C`è un tipo di invidia che mi fa andare in bestia
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C`è un tipo di invidia che mi fa andare in bestia
“Futtetenne!” C’è un tipo di invidia che mi fa andare in bestia. Non è quella per i soldi, anche perché non penso che qualcuno che io conosco mi abbia mai invidiato per i miei soldi, solo per il fatto che non ne ho mai avuti così tanti da essere invidiato. Non è quella per la famiglia che ho. Più di un compagno di Corso “pluridivorziato” qualche volta per telefono o di persona me lo ha ammesso: “Guido, beato te che sei riuscito a farti una famiglia ed a rimanere con tua moglie”. Penso che la sua non sia invidia “cattiva”, sia più il rimpianto di avere fatto delle scelte troppo affrettate…. E poi, problemi e problemini in famiglia li abbiamo un po’ tutti, io sono felice anche quando riesco a risolverli con l’aiuto di mia moglie… litigandoci sopra, magari. Non è quella per il mio aspetto fisico, perché effettivamente nessuno mi ha mai invidiato per come sono fatto esteriormente, soprattutto dopo il superamento del quintale, dopo l’accentuarsi dei piedi a papera, dopo l’allargamento della mia gentile faccina. Non sono decisamente da invidiare… almeno per i “canoni” di bellezza moderna. Non è quella per la mia salute… e non aggiungo altro per la “privacy”. È quella per il “poco” bene che faccio. Mi sono reso conto che mi fa piacere motivare una persona, aiutarla a studiare, a capire, ad imparare, ma soprattutto mi fa piacere aiutare una persona a realizzarsi, ad imbarcare, a trovare un lavoro, ecc… Credo che sia nel “DNA” dell’insegnante appassionato, che non si vuole fermare al Diploma, perché lo considera un punto di partenza e non di arrivo. Aiutare una persona a “partire” (se si vuol far aiutare, si intende) mi fa stare bene. È uno stato di benessere interiore che mi fa dire, come se avessi davanti un elenco “virtuale”: “Bene, anche questo è andato!”. Non ho debiti di coscienza o rimorsi, non lo faccio perché devo “riequilibrare” qualche marachella del passato, non sono così “contorto”, mi piace e basta. Le frasi più comuni che mi sento dire sono le seguenti, posizionate in pura e semplice “escalation”: Perché lo fai? …perché mi piace Ma chi te lo fa fare? …tanto non mi pesa Guarda che dai le perle ai porci! …vabbè Ma… ti pagano? …no Ma perché non ti pagano? …non glielo chiedo Ti devi far pagare! …ma fammi il piacere! Dimmi la verità… c’è sotto qualcosa! …no Ma non c’è motivo perché ti comporti così! …vabbè Ma ti ricordi che sei precario? …è chi se lo scorda Ma scusa… cosa ti ha dato in cambio? …niente I giovani d’oggi sono tutti “sballati” …non è vero Vedrai che ti dimenticheranno presto! …pazienza Vedrai che non saranno riconoscenti! …pazienza al quadrato Vedrai che parlano male di te lo stesso! …pazienza al cubo Vedrai, vedrai, vedrai!!! …pazienza, pazienza, pazienza La tua è mania di onnipotenza! …no, non è vero Guarda che non sei Dio! …lo so Sei superbo e vanitoso! …noooo Ma tu… ce l’hai la coscienza a posto? …si Non mancano le più volgari Ho capito… punti alla mamma! …ma fammi il piacere Non lo fai per lui… lo fai per le tette di mamma! …ma non rompere Vecchio marpione! Eh, eh, eh! …ma vaffan…. Appurato che fare del bene non è “di moda” o forse è di moda ma chi lo fa non si fa vedere (proprio perché è meglio che l’atto di bene rimanga sottotraccia e non provochi tali reazioni), mi sono chiuso, nego di essere stato io, mi metto volontariamente in incognito, rifiuto le attenzioni, sono allergico ai complimenti, e mi “incazzo” tremendamente quando scopro di essere invidiato per quello che faccio… Egoisticamente mi ripeto una frase che ho sentito da un americano circa 15 anni fa: “Dà sempre il meglio di te stesso perché non sai mai chi ti trovi davanti! Vuoi vedere che si ricorderà di te (…quando sarà ricco….) e te ne sarà riconoscente?”. Poi, con rimorso sincero mi forzo a tagliare la frase e citare Madre Teresa: “Dà sempre il meglio di te stesso” (…senza vedere chi hai di fronte… perché tutti meritano il tuo meglio…). Devo ammettere che per me è difficile “tagliare la frase”. Più di qualche volta “spero” nella riconoscenza… e non dovrebbe essere così. Meno male che il filosofo di famiglia (papà Michele, mio suocero) ogni tanto mi “raddrizza” e mi rincuora con i molto salutari: “fregatenne”, “futtetenne”, “pienz' a campà”, “...o tavuto nun tene e sacche”, “Forza Napoli” ecc… Ci provo a non arrabbiarmi, ma non mi provocate! Civitavecchia, 6 ottobre 2011