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CLUB ALPINO ITALIANO
SEZIONE DI NOVI LIGURE
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Dati GITA
14 aprile 2013
PARCO DI MARCAROLO
Sentiero naturalistico del CAI di Bolzaneto
Responsabile: Maria Grazia Gavazza ( 014373271) Accompagnatori: Massimo Traverso 380 4220559
Ritrovo
Novi Ligure – P.zza Corriere – ore 7.45
Partenza
08.00
Trasferimento
Mezzi propri
Accesso
Novi – Serravalle – Gavi-Voltaggio Capanne di Marcarolo - Piani di Praglia Prou Renè
Dislivello / Sviluppo 500 mt circa
Tempi percorrenza: 6 ore escluse le soste
Difficoltà
E
Pranzo
Al sacco
Rientro Previsto:
19.00
Equipaggiamento:
escursionismo leggero
Itinerario
Prou Renè – Giogo di Paravanico – Lago Lungo – Lago Bruno – Sacrario di Passo Mezzano –
Osservatorio Naturalistico CAI Bolzaneto – Prou Renè
Note
Interessante e vario percorso ad anello che attraversa sistemi ambientali diversi (zone acquitrinose,
boschi di castagno, laghi) e permette di affiancare all’attività escursionistica l’aspetto didattico sia riferito
alla natura che alle attività antropiche. Nella parte centrale il
percorso è sprovvisto di copertura
telefonica. Notizie ricavate dalla guida “Al Sentiero naturalistico Laghi del Gorzente” - CAI Bolzaneto.
TEMPI di PERCORRENZA
Prou Renè (inizio percorso)
***
Zona Umida
10'
Neviera
25'
Pietra del Grano
30'
Rio Lischeo
55'
Carbonaia
1h 25'
Bosco misto
1h 35'
Ponte sul Lago Bruno
1h 50'
Sacrario di Passomezzano
2h 50'
Bric Lagolungo o Bric Nasciu (punto panoramico)
3h 00'
Osservatorio Naturalistico C.A.I.
3h 30'
Fontana dei "segaggin"
3h 35'
Passo Prato Leone
3h 45'
Neviera e Bric Roncasci (punto panoramico)
4h 00'
Termine Tavola di Polcevera
4h 20'
Prou Renè
4h 45'
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ITINERARIO:
Dal valico di Prou Renè m 825 (Bacheca descrittiva del percorso)si segue sul versante nord una sterrata
per circa 100 metri, poi oltrepassata una costruzione, si prende un sentiero sulla destra in leggera discesa. Il
sentiero raggiunge un prato sul fondo di una valletta e continua per radure seguendo la sponda destra orografica
del Rio Gorzente fino ad un primo guado. Attraversatolo il percorso prosegue in una zona acquitrinosa: qui un
cartello ci avverte che siamo in una piccola zona umida. E' importante, in questo tratto di percorso, porre attenzione
a non deviare dalla traccia del sentiero per non compromettere il delicatissimo equilibrio ecologico di questa zona.
Si continua per boschi di castagni riattraversando il ruscello e, poco dopo, si arriva al bivio sulla destra per il Giogo
di Paravanico. Noi proseguiamo a sinistra fino ad arrivare ad una neviera, ved. Fig. 1.
Lasciata la neviera si attraversa un fosso e, svoltando a sinistra, ci si immette sull'antica mulattiera che
conduceva da Campomorone alle Capanne di Marcarolo. Superata una piccola radura paludosa si arriva ad un
grosso masso detto "Pietra del Grano" (ved. Nota n° 1).
Si prosegue, con un altro guado sulla sponda sinistra, in piano mentre più avanti la valle si stringe e si
abbassa rispetto al sentiero che prosegue pianeggiante, fino a valicare un intaglio in corrispondenza della dorsale
che divide i due bracci del Lago Lungo. Sempre in piano si arriva alla confluenza tra il Rio dei Chiappuzzi e il Rio
Lischeo. Si attraversa il torrente e, abbandonando l'antica strada per le Capanne di Marcarolo, si svolta a destra per
entrare in un bosco di noccioli con grossi massi affioranti. Si passa ora quasi a pelo d'acqua, (dipende dalle
piogge), per arrivare alla briglia di cemento dove inizia il Lago Lungo. Ora per un lungo tratto si costeggia il lago in
direzione della diga fino ad un bivio dove il sentiero pianeggiante prosegue fino ad un cancello chiuso che da
l'accesso alla diga. Noi invece proseguiamo a sinistra prendendo un ripido pendio in un bosco fino ad uno spiazzo
dove esisteva una carbonaia (vedi nota n°2).
Si continua a salire sempre in mezzo al bosco di faggi, castagni, roveri e frassini. Oltre il percorso, dopo un
saliscendi, ridiscende sovrastando la diga del Lago lungo fino alla strada di servizio dei Laghi del Gorzente che
prendiamo in direzione destra fino ad attraversare il Lago Bruno con un ponte di ferro. Dalla sponda opposta la
strada raggiunge la casa dei guardiani e, dopo 50 metri, si lascia la strada per prendere un sentiero a sinistra che
affronta un pendio boscoso, prima in diagonale, poi più ripido fino ad una spalla. Ora il sentiero segue a mezza
costa, il bosco è più rado e lasciato un bivio a sinistra si sale il pendio che porta in breve al Sacrario dei Martiri di
Passo Mezzano. (Sorge nel punto dove l'8 aprile 1944, furono trucidati 14 partigiani che erano sfuggiti al
rastrellamento nazi-fascista del 6 aprile alla Benedicta).
Si continua a salire con brevi tornanti il ripido tratto che porta in vetta al Bric Nasciu, detto anche Bric Lago
Lungo m. 916 (punto più alto del percorso). Ora scendiamo verso est e continuiamo prima in piano e poi in leggera
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salita fino ad incontrare il sentiero dell'Alta Via dei Monti Liguri che segue lo spartiacque Ligure/Padano. Dopo la si
abbandona per seguire il crinale che porta, in breve, all'Osservatorio Naturalistico del CAI di Bolzaneto (vedere nota
n°4). Interessante la teleferica di cui rimane il tratto di svalicamento (Vedere nota n° 5).
Da qui si ritorna indietro al bivio dell'AVML per scendere, superata una sorgente detta "Fontana dei
Segaggin", al Valico di Prato Leone. Si incontra qui la sterrata che porta ai Laghi del Gorzente, noi invece seguiamo
il sentiero che risale le pendici del Bric Roncasci. Superatolo il sentiero continua fino a raggiungere di nuovo la
strada per i laghi e risale, seguendo sempre il tracciato dell'AVML, il crinale.Infine il sentiero continua sull'AVML
raggiungendo infine il Valico di Prou Renè dove era partito il nostro percorso.
Le neviere erano costituite da buche a pianta circolare scavate nel
terreno contornate da muri a secco, in cui , a partire dal 1600 fin
verso i primi del 1900 , nel periodo invernale, veniva accumulata e
pressata una grande quantità di neve. Successivamente tale
accumulo veniva ricoperto con paglia e foglie . la parte sommatale
era ricoperta da un tetto conico di paglia sorretto da assi di legno.
in modo da isolarlo il più possibile. Nel periodo estivo la neve
ormai trasformata in ghiaccio era trasportata (esclusivamente di
notte) a Genova per la conservazione dei cibi e per l’uso negli
ospedali.
fig. 1 neviera
Nota n° 1
Presso la pietra del grano, grosso masso di “metagabbro “ sulla dx del sentiero, sec. la tradizione locale
avvenivano gli scambi di grano e vino prodotti nell’entroterra con sale, olio ed altre mercanzie provenienti dalla
costa. Si pensache la notevole dimensione del masso che ne facilitasse l’individuazione; e fosse al centro di una
fitta rete di mulattiere che collegava le varie località della costa e dell’entroterra.
Nota n° 2
La carbonaia
Un’attività esercitata adi boscaioli, in luoghi dove era difficile il trasporto della legna, era la produzione dl carbone.
Era necessario ricavare nei boschi delle apposite piazzole di circa 8 m. di diametro leggermente convesse al centro
sulla quale si costruiva un “castello” di legna spaccata e con lunghezza di circa 50 cm. Fino ad una altezza di 1 m
attorno ad esso veniva disposta la legna dal diametro variabile dai 5 ai 10 cm. tagliata a lunghezza di circa 1 metro
in posizione verticale dandovi un po’ di “piede” per aumentare la stabilità. Ad un primo strato solitamente se ne
aggiungeva un secondo e talvolta un terzo. Finito l’accatastamento della legna era necessario tamponare gli spazi
fra i tronchi con foglie umide o zolle erbose e quindi ricoprire con uno strato di terra, lasciando al culmine
un’apertura chiamata camino. Veniva appiccato il fuoco attraverso questo camino e controllata la combustione
dall’occhio esperto di carbonai che si regolava con il colore del fumo sia attraverso il camino che attraverso i vari
sfiatatoi. A combustione ultimata avveniva la scarbonatura. Si hanno notizie che in un perimetro di base di circa 20
m si poteva accatastare circa 250 ql. di legna e ricavarne 50 di carbone. Si calcola che per l’ottenimento di un ql. di
carbone, a partire dal taglio della legna occorresse 1 giornata di lavoro.
Nota n° 3
Le origine storiche della Valpolcevera sono rintracciabili nella famosa “Tavola Bronzea” o “Tavola del Polcevera “,
rinvenuta nel torrente Pernecco, in località Isola di Pedemonte (vicino a Serra Riccò), dal contadino Agostino
Pedemonte. Sulla tavola costituta da una piastra di bronzo di 50 cm di lato e dello spessore di alcuni mm . è inciso
il testo di una sentenza pronunciata in Roma nel 17 a.C. da parte dei magistrati romani Quinto e Marco Minucio
Rufo in merito ad una controversia sorta tra le tribù liguri dei Genuati e dei Veturi Langanesi circa lo sfruttamento
dei terreni e l’esatta ubicazione dei confini. Alla sommità della quota 840 è posto l’unico termine della tavola che sia
tuttora visibile. La tavola Bronzea è ora custodita nel Museo di Archeologia Ligure di Villa Pallavicini a Pegli.
Nota n° 4
L’osservatorio naturalistico CAI di Bolzaneto è utilizzato come appoggio e sosta per le visite guidate ospita al suo
interno una piccola mostra permanente.
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Nota n° 5
Per la costruzione e la manutenzione delle dighe venne messa in opera una teleferica costruita su tralicci in legno
che venne poi smontata per scopi bellici durante la 1° guerra mondiale e successivamente ricostruita con tralicci in
ferro . si rimanda per maggiori dettagli alla visita del manufatto presso l’Osservatorio CAI.
I laghi del Gorzente fanno parte del bacino artificiale della riserva idrica dell'Acquedotto De Ferrari Galliera di
Genova. La società, fondata nel 1880, aveva lo scopo di provvedere alle necessità idriche dell'intera città.
In quell'anno si iniziò la costruzione del lago Bruno, cui seguirono nel 1884 quello del lago Lungo e nel 1906 del
lago Badana. Il lago Bruno fu oggetto di ampliamenti successivi terminati nel 1926. Questo articolato complesso di
ingegneria idraulica comprende anche i laghi della Lavagnina posti più a valle. La capacità ricettiva dei tre laghi è di
ben
12,375
milioni
di
metri
cubi.
Le acque attraversano l'Appennino con una galleria di 2300 metri lineari e ad una quota di m. 622 s.l.m. sul
versante della val Polcevera, entrano in una condotta forzata che alimenta la centrale idroelettrica di Gallaneto dopo
un salto di 352 metri.
caratteristiche
Lago Lungo
Lago Bruno
H sul livello del mare m.
684
647
H diga m.
38,75
37
Coronamento m.
220
148
Capacità milioni di m3
4,7
2,9
Anno di costruzione
1884
1880
Erogazione mq/ora
3442
Area bacino Kmq
24
Piogge nel bacino in milioni di m3/anno – indic- 23,8
Lago Badana
717
51,50
216
4,49
1906
La Processionaria del pino
Su molte punte dei pini sono visibili i nidi di processionaria che è un insetto parassita appartenente all’ordine dei
lepidotteri. Le larve cioè i bruchi sono densamente pelosi, escono di notte e procedono lunghe file (da cui deriva il
nome). Le larve sono voracissime, possono causare danni alle singole piante defogliandole completamente. La
costruzione del nido all’apice di una pianta causa la morte della punta stessa inibendo quindi la crescita della
pianta. Oltre a quella citata esiste anche la Processionaria della quercia meno conosciuta ma altrettanto dannosa. I
predatori sono gli uccelli insettivori (picchi, Cuculo, Cince) e alcuni insetti che predano le larve.
Alcuni cenni agli animali che si trovano nel parco
Capriolo, Daino, Volpe, Faina, Tasso, Donnola, Ghiro, Cinghiale
Rettili
Sono presenti ben 8 specie di serpenti:il Colubro Liscio, Il Colubro di Riccioli, la Natrice dal collare, la Natrice
viperina, la Natrice tassellata, La vipera Aspis, il Biacco, il Saettone.e con la possibilità di un nuovo arrivo del
Colubro lacertini proveniente dalla costa occidentale ligure.
I serpenti menzionati tranne la vipera sono tutti innocui.
La Vipera presenta una leggera protuberanza della mandibola superore (naso)le pupille sono verticali, la
colorazione del manto bruno-rossastro o grigio-cenerino con evidenti striature nere, una coda particolarmente corta
e spesso terminante all’apice con una colorazione rossastra.
La latenza invernale generalmente termina a marzo. I predatori naturali sono il Biancone e il Tasso.
Si sconsiglia l’uso del vaccuìino al di fuori del controllo medico.
Farfalle:
sono presenti la Vanessa antiopa, la Vanessa io, il Papillo macaone, il Podalirio.
Nelle zone umide si trovano rospi, rane e salamandre e nelle zone acquitrinose vive il Tritone alpestre con la sua
splendida livrea che nel maschio è di color blu cobalto sul dorso e arancione sull’addome.
Da menzionare la presenza di due sauri: l’Orbettino, o serpente di vetro e la rara Luscengola, molto simile
all’Orbettino ma differenziata per la presenza di minuscoli arti quasi del tutto atrofizzati.
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Alcuni esemplari di avifauna davvero interessanti sono il Picchio verde, Il Picchio rosso maggiore , il Rampichino, la
Cincia dal ciuffo (uccello tipicamente alpino adattatosi nelle nostre zone in tempi recenti), le Allodole, i Prispoli, nelle
zone aride tra i pini silvestri vive il Succiacapre e inoltre Codirossi, Culbianchi, sterpazzole, Rigogoli, e pernici rosse.
Rapaci
Sono presenti con sei specie diurne (Astore, Sparviere, Gheppio, Falco pecchiaiolo, Poiana e Biancone ) e tre
notturne (l’Allocco, il Barbagianni e il Gufo ).