1 Silvia Bordini ARTE E DECRESCITA? Nell`autunno 2009 i colleghi

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1 Silvia Bordini ARTE E DECRESCITA? Nell`autunno 2009 i colleghi
Silvia Bordini
ARTE E DECRESCITA?
Nell’autunno 2009 i colleghi Lorraine Verner (Ecole supérieure d'arts de Rueil-Malmaison) e
Roberto Barbanti (Université Paris8, Vincennes-Saint Denis), mi hanno invitato a partecipare a un
progetto di ricerca e di attività didattica interdisciplinare riguardante le relazioni tra arte, filosofia,
ecologia, secondo le linee di un documento fondativo così formulato: Il mondo dell’arte nel mondo.
Il mondo nel mondo dell’arte. Come si colloca l’arte nel processo generale della crisi ecologica?
Come può contribuire ad analizzarla? Quale è il ruolo dell’arte in questa crisi? Qual’è l’apporto
dell’arte alla sua “risoluzione”? In che modo l’arte si unisce alla pratica del mondo in questo
contesto? Sotto quali forme l’arte vi si presenta? Dove incontrarla? In che modo la crisi ecologica
influenza l’arte? In quali direzioni questa crisi orienta l’arte? E quale è il senso di questa crisi
nell’arte? Come interpretare l’arte alla luce di questa crisi?1.
Questi temi sono stati trattati a livello teorico e didattico, inaugurando un’importante esperienza di
condivisione e scambio tra istituzioni, studenti e docenti, in particolare nell’ambito dei corsi di
Verner e Barbanti. Con il coinvolgimento di artisti e studiosi di varie discipline sono stati inoltre
organizzati vari incontri2. In tale contesto - e partendo dallo specifico di un’indagine sulla varietà di
modi e dispositivi con cui gli artisti hanno percepito e definito il “paesaggio”, sia nelle pratiche
delle loro esperienze, sia a livello teorico – ho avuto modo di interrogarmi su come l’arte
contemporanea interagisca attualmente con la nozione generale di impegno “ecologico” e come
questo avvenga per il tramite di istituzioni espositive. Prendendo in considerazione le principali
mostre dedicate a questi temi in Europa nell’ultimo decennio del nostro secolo mi sono posta ad
analizzare i modi con cui l’attuale mondo dell’arte ha acquisito, rielaborato e divulgato - e anche
strumentalizzato - le istanze ambientaliste3.
1
Le monde de l’art dans le monde. Le monde dans le monde de l’art. Comment l’art s’inscrit-il dans le processus
général de la crise écologique ? Comment l’art peut-il contribuer à l’analyser? Quel est le rôle de l’art dans cette crise?
Quel est l’apport de l’art à sa « résolution »? Comment l'art rejoint-il notre pratique du monde dans ce contexte? Sous
quelles formes l'art s'y présente-t-il ? Où le rencontrer ? Comment la crise écologique influence l’art ? Dans quelles
directions, cette crise l’oriente-t-il ? Et quel est le sens de celle-ci dans l’art ? Comment interpréter l’art à la lumière de
cette crise ? Un punto di riferimento importante è F. Guattari, Les trois écologies , Galilée, Paris 1989. Cfr R. Barbanti,
S. Bordini, L. Verner, Art, paradigme esthétique et écosophie, in corso di pubblicazione sulla rivista Chimères.
2
« Paysage et identité », all’École supérieure d'arts di Rueil-Malmaison, 16 dicembre 2009 ; « Expérience de
paysage(s) », all’ESARM, 13 gennaio 2010 ; « Expérience de paysage(s). Pratiques et pensées écosophiques »,
all'Università Paris 8, 5 maggio 2010 ; « Art et écosophie », all’INHA, 30 ottobre 2010 ; « Art et écosophie encore un
effort », con la direzione di Roberto Martinez, all’INHA, 12 febbraio 2011 ; inoltre la partecipazione al Colloque
International «Ecosophie», , Parigi, Université Nanterre e INHA, 16-18 marzo 2011, a cura di Manola Antonioli.
3
Greenwashing. Ambiente: pericoli, promesse e perplessità, a cura di Ilaria Bonacossa e Latitudes - Max
Andrews & Mariana Cànepa Luna, Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, 8 febbraio–18 maggio
2008; Terre Natale. Ailleurs commence ici, a cura di Raymond Depardon et Paul Virilio, Fondation Cartier,
Paris, 21 novembre 2008-15 marzo 2009; Green Platform. Arte, Ecologia, Sostenibilità, a cura di Lorenzo
Giusti et Valentina Gensini, Firenze, Palazzo Strozzi, 24 aprile-19 luglio 2009; Radical Nature, Art and
Architecture for a Changing Planet,1969-2009, a cura di Francesco Manacorda, Barbican Art Gallery 19
giugno-18 ottobre 2009; Earth: art of a changing world, Royal Academy, London, a cura di Kathleen
Soriano, Daniel Buckland (dir. Cape Farewell), Edith Devaney. 3 dicembre 2009-31 gennaio 2010;
Trasparenze. L’arte per le Energie rinnovabili, a cura di Laura Cherubini, Roma, Macro Testaccio, 2 luglio22 agosto 2010. Cfr S. Bordini, Appunti sul paesaggio nell’arte mediale, Postmedia, Milano 2010, pp. 47-57
1
In queste mostre vari artisti – a volte gli stessi - evidenziano il deterioramento profondo del rapporto
tra esseri umani e natura, mostrando e raccontando l’inquinamento, il surriscaldamento, il
saccheggio delle risorse, la deforestazione e altre catastrofi. Uno sguardo su questi interventi e sulle
strutture istituzionali che li supportano, concorre a mettere a fuoco uno specifico trend dell’identità
dell’arte, in una zona di relazioni complesse tra natura e cultura. Tenendo presente che il sistema
dell’arte, con le sue leggi di mercato e la complessa dialettica tra gallerie, critici, collezionisti,
sponsor e musei, è fortemente condizionante e produttore di consenso, ma anche che l’arte conserva
pur sempre una fondamentale attitudine critica, la potenzialità di proporre domande e dubbi,
mettendo implicitamente a confronto estetica e etica. Con una peculiare capacità di stare sul filo
delle trasformazioni dei linguaggi (dalla pittura al digitale, ecc.), l’arte visiva riesce sempre a
inventare qualcosa, a dire, a far circolare delle idee, e – importante – a far pensare e a far
immaginare. Non tanto il “nuovo” (altro codice usurato) quanto piuttosto il diverso, il differente, al
di là dei sistemi determinati, accogliendo e elaborando interrogativi e contraddizioni nelle pieghe e
nelle fessure del sistema stesso: perché spesso dalle fessure entra una luce molto viva e tagliente, e
dalle crepe di un mondo cementificato vengono fuori piante resistenti e “vagabonde”.
A mio avviso, inoltre, le riflessioni su questi rapporti tra artisti e sistema e sulle potenzialità
critiche dell’arte introducono implicitamente ad un discorso sulla possibile relazione tra arte e
“decrescita”.
La decrescita è una teoria economica che tenta di lanciare una critica radicale allo sviluppo e di
definire gli elementi di un progetto alternativo, una logica diversa: non una crescita negativa né un
arcaismo utopico, ma un riequilibrio diverso tra produzione e consumo “per ridare spazio
all’inventiva e alla creatività dell’immaginario bloccato dal totalitarismo economicista, sviluppista
e progressista”4.
Dunque il concetto di decrescita può essere interpretato come un progetto culturale e non
unicamente economico. Un progetto che implica un’opposizione alle forze di produzione e allo
sfruttamento delle risorse naturali, all’aumento forzato della produzione, agli sprechi,
all’inquinamento, al consumo; e che riguarda anche e soprattutto la messa in discussione del
livellamento culturale e della standardizzazione dell’immaginario, chiamando la collettività a
inventare e realizzare cambiamenti di abitudini, mentalità e comportamenti, sia soggettivi sia
collettivi.« Decolonizzare l’immaginario » e mirare a « un reincanto del mondo», come scrive Serge
Latouche5.
Sembra ovvio che l'arte potrebbe avere un ruolo in queste ipotesi, come dispositivo di analisi e di
comunicazione, di sensibilizzazione e di denuncia nei confronti dei codici consumistici dominanti.
Per rendersi conto, inoltre, dei meccanismi del potere in cui anche l’arte (e in generale la cultura) è
implicata, e “inquinata” , e poterli evitare e contrastare nei limiti del possibile. Anche l’arte infatti
ha bisogno di decrescita; se le sue modalità di produzione sono ancora legate alla soggettività
dell’artista, le modalità di valutazione, diffusione e fruizione sono all’interno della logica del
mercato e del consumo, regolate come un’operazione finanziaria.
4
S. Latouche, Petit traité de la décroissance sereine, Paris, Mille et une nuits, 2007, trad. it., Breve trattato sulla
decrescita serena, Torino, Bollati Boringhieri 2008, p. 18-19
5
S. Latouche, Breve trattato cit, p. 123 e S. Latouche, Survivre au développement. De la décolonisation de
l'imaginaire à la construction d'une société alternative, Paris, Mille et Une Nuits, 2004.
2
Va notato che il paradigma arte-decrescita sta avendo una certa diffusione negli ultimi anni,
nell’ambito di situazioni votate a modelli di comportamento eco-sostenibili. Piccole
comunità, associazioni militanti, centri sociali, laboratori autogestiti, gruppi e più raramente singoli
artisti inseriscono periodicamente nell’ambito delle proprie iniziative un’arte della decrescita legata
all’idea di una creatività diffusa e condivisa, libera dai vincoli tradizionali del sistema. Il ricorso a
materiali naturali, al riciclo e al riuso, alla produzione e gestione collettiva, sono caratteri comuni ed
esprimono in genere una forte carica di motivazioni etiche, ecologiche e, al loro interno, anche
estetiche6. Ma se il clima di queste attività è decisamente interessante (anche sulla scia di una
6
A titolo di esempio riporto qui gli indirizzi di alcuni siti internet che trattano di arte e decrescita:
http://arteentropiazero.wordpress.com/larte-della-decrescita/
http://comunitaprovvisoria.files.wordpress.com/2009/03/cairano-7x-15309.pdf
http://www.undo.net/it/mostra/99483
www.decroissant.com/
http://www.20km.info/eventi/cormons/associazione-centro-di-accoglienza-e-balducci/mostra-darte-de-art-l-arte-per-la-decrescita-3-espressioni-artistiche-sul-tema/evt=10237/1
http://www.museomadre.it/eventi_show.cfm?id=145
http://www.google.it/
hl=it&xhr=t&q=decrescita+arte&cp=15&pf=p&sclient=psy&source=hp&aq=0v&aqi=gv1&aql=&oq=decrescita+arte&pbx=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.&fp=74096073bb498a1d&biw=102
4&bih=438
3
tradizione militante nel sociale che affonda le sue radici negli anni Settanta), ha dei limiti piuttosto
evidenti proprio per quel che concerne la definizione artistica: le manifestazioni che contengono al
loro interno la componente arte-decrescita hanno paradossalmente scarsi collegamenti tra loro e
rimangono generalmente circoscritte a realtà locali. Inoltre l’intenzionale indipendenza da alcuni
codici dominanti si traduce spesso in una dimensione ludica, spontaneista, di tipo amatoriale, in cui
l’aspetto pionieristico di un’idea alternativa di arte, creatività e cultura si stempera e si banalizza,
perdendo specificità e mordente. E’ evitato un confronto diretto tra la nozione di decrescita (con le
sue articolazioni) e quella di arte contemporanea (con le sue affascinanti e difficili contraddizioni);
un confronto che sarebbe importante affrontare nella sua specifica complessità, non facile ma
sicuramente estremamente stimolante e significativa nel contesto dell’oggi.
Su tali questioni ho cercato di entrare, per contribuire ad una minima verifica, facendo girare
alcune semplici domande, tra la fine di settembre e la fine di ottobre 2010, nella cerchia di persone
con cui mi trovo in contatto, artisti e “addetti ai lavori”, scrittori, poeti, saggisti, musicisti, anche
qualcuno che aveva studiato storia dell’arte con me condividendo opinioni e passioni. (In questo
senso questa ricerca mi coinvolge in qualche misura anche a livello personale).
Questa la lettera che ho inviato:
Buongiorno. Vorrei fare un discorso su "Arte e decrescita?" . Ci sto lavorando; e tra l’altro ho
pensato di girare la domanda ad alcuni amici, artisti, poeti e scrittori, e comunque persone
sensibili e attente.
- Cosa pensi della possibilità di un'arte che sia in relazione con il corrente concetto di
"decrescita"?
- Si possono estendere al campo artistico – e al suo sistema – i concetti critici, le analisi della
realtà e gli intenti di cambiamento propri della decrescita?
- Può l’arte, cioè gli artisti, le opere, la comunicazione dell’arte dare un contributo a far capire e a
diffondere cosa significa decrescita? E se sì, come?
- Si possono pensare e realizzare opere che significhino esteticamente decrescita?
Se ti va di rispondere puoi farlo come ti viene meglio, con parole, immagini, suoni, con un
discorso, una frase, una parola, un esempio, un’opera…. O con tutte queste cose insieme, o con il
silenzio.....
Grazie.
Silvia
Ho ricevuto molte risposte: alcune che manifestano interesse e che dicono che mi scriveranno
ancora dopo averci pensato, altre immediate. La maggioranza sono venute dagli artisti, che sono
stati a volte rapidissimi, mentre gli scrittori in generale hanno preferito pensarci e ripensarci, più
prudenti forse, o meno convinti. Alcuni hanno suggerito di coinvolgere altre persone, il cerchio si
è allargato, si va allargando. Per il momento si tratta di una ricerca in fieri, un processo collettivo.
4
Gli artisti in molti casi mi hanno mandato delle immagini delle loro opere già fatte in precedenza,
manifestando la tendenza a ritrovare, forse a scoprire, nel loro lavoro degli elementi di decrescita.
Spesso parlano delle proprie esperienze (anche collettive, con gli studenti e con altri artisti), delle
proprie aspirazioni, di pezzi di vita; come se il loro modo di pensare e fare arte fosse già in
controtendenza e come se l’idea di decrescita potesse fornire una chiave di lettura per capire meglio
o mettere a fuoco con maggiore nitidezza. Insomma molti collegano all’idea di decrescita le proprie
personali e inascoltate o addirittura inconsapevoli utopie. Forse per trovare in questa denominazione
– decrescita – un luogo in cui parlare e riconoscersi, aperto, e opposto agli stereotipi più comuni.
(Tra l’altro bisognerebbe parlare di decrescite, al plurale, per dare un senso più stemperato e nello
stesso tempo più ampio e problematico a questa parola già così usurata).
Nelle risposte si possono individuare alcuni elementi ricorrenti, che qui riassumo brevemente.
I procedimenti utilizzati o indicati dagli artisti che mi hanno risposto sono la fotografia, il video,
le installazioni, i dispositivi interattivi, il cinema e la poesia, le azioni-evento. Molti tra i lavori
proposti come “decrescita” si pongono sotto il segno della semplicità, della purezza, quasi del
primordiale. La contrapposizione di processi di rarefazione ai processi di accumulazione: dal tanto
al poco, dal pesante al leggero, dal ridondante all’essenziale, dalla velocità alla lentezza, dal
rumore al silenzio. Alcune opere si proiettano sul terreno e utilizzano come materiale vari
elementi della natura vivente, quali la terra e le piante, ma anche il tempo, la luce, lo spazio. La
dimensione concettuale e metaforica è prevalente mentre abbastanza rari sono invece i lavori di
riciclaggio, un processo che viene comunque reinterpretato simbolicamente, come ad esempio
nell’accostamento semantico tra riciclo e ciclo stagionale in Bertol, o come nel radicale processo
di decostruzione collettiva del concetto stesso di opera d’arte nelle elaborazioni-distruzioni,
frammentazioni-dispersioni di Sgambati e allievi. Sporadiche sono anche le rivendicazioni dirette
di un impegno ideologico in senso stretto: l’input proviene direttamente dall’arte, dal suo interno,
più che da un rispecchiamento della situazione ambientale, di cui tutti tengono comunque conto
con varie angolature, dal senso del paesaggio alla denuncia, dall’esperienza sociale e alla messa in
discussione del sistema dell’arte. Tutti aspetti che si intersecano in una varietà di processi.
Una tendenza comune nelle risposte di scrittori e saggisti è stata il riferimento alla storia dell’arte
del Novecento e, al suo interno, l’indicazione di premesse e tracce – concettuali, ideologiche,
formali - di decrescita: sono stati citati Debord e i Situazionisti, Beuys e Kiefer; qualche accenno
più generico alle avanguardie storiche e agli anni Sessanta. Tra i testi letterari Malevich e Hesse.
(Strano che nessuno abbia citato Calvino). Abbastanza diffusa anche l’idea di decrescita come
opposizione agli sprechi e ai gigantismi degli apparati espositivi.
Ci sono state anche voci dubbiose e critiche: è stato denunciato in particolare il pericolo di
proporre un ennesimo -ismo artistico, un codice rigido, ricorrendo al concetto di decrescita. Altri
considerano irrealizzabile l’idea di decrescita, secondo me riferendola solo al contenuto
strettamente economico – d’altronde io non avevo dato nessuna indicazione su cosa intendessi per
“decrescita”.
Ho inserito tutto questo materiale in un documento, poi l’ho riassunto e organizzato in un power
point e l’ho presentato al colloquio Art et écosophie, 30 ottobre 2010, INAHA. Sembra sia
piaciuto. Varie domande. Sto pensando a come continuare. Intanto riporto qui di seguito una
sintesi delle risposte ricevute con l’invito a chi legge ad allargare e approfondire il discorso.
(continua)
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