Tutto è acqua. L`acqua nel lavoro e nel processo - casa-di

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Tutto è acqua. L`acqua nel lavoro e nel processo - casa-di
Tutto è acqua. L’acqua nel lavoro e nel processo produttivo
L’acqua è un bene prezioso, è una fonte di vita importane e gioca un ruolo essenziale per la
sopravvivenza. Tutti gli esseri viventi sono costituiti da acqua in percentuale variabile dal 50% al
95%, gli esseri umani da circa il 60%.
L’acqua è la risorsa più importante sulla terra, infatti la civiltà è nata lungo i principali fiumi.
Proprio in considerazione della sua importanza dovrebbe essere utilizzata in maniera intelligente,
senza sprechi inutili: questo non sempre accade. Circa il 30% delle risorse idriche viene sperperato,
direttamente o indirettamente. È come se su dieci bottiglie di acqua ne venissero consumate solo
sette.
La maggior parte degli acquedotti italiani, specie nel territorio meridionale, sono vecchi di
cinquant’anni. Questo comporta che per ogni cento litri d’acqua immessi nelle reti idriche, circa
trenta/quaranta vengano perduti prima di arrivare in casa.
Pensiamo alla nostra giornata tipo. La mattina ci alziamo e come prima cosa facciamo la doccia.
Mangiamo, laviamo le stoviglie. Durante la giornata utilizziamo i servizi, facciamo il bucato,
annaffiamo le piante. Tutte queste azioni comportano un uso eccessivo di acqua, perché non
prestiamo attenzione agli sprechi. Ad esempio, durante lo shampoo non chiudiamo il rubinetto, per
irrigare le piante non utilizziamo acqua riciclata, e via dicendo. Anche per le più banali abitudini
sprechiamo molte risorse idriche: 200 litri per una lattina di Coca-Cola, 140 litri per una tazzina di
caffè, 7,5 litri per lavarci i denti, circa 300 litri per una doccia.
Evitare di sprecare acqua in casa non risolverebbe il problema della sua carenza ma sarebbe
comunque una buona abitudine. Per favorire una diminuzione dei consumi si potrebbe far diventare
d’uso comune un differenziatore d’acqua a doppia canalizzazione, il wc a doppio comando.
Nel mondo quasi una persona su cinque non ha accesso all’acqua potabile. Può sembrare strano
visto che la Terra ne è ricoperta per i suoi 3/4, tanto che dallo spazio appare come un pianeta
azzurro, ma di questi 3/4 solo circa il 3% è acqua dolce. Inoltre 1/3 delle falde profonde è inquinato
e secondo alcuni studi nel 2100 l’acqua sarà esaurita.
Negli ultimi anni il consumo globale di acqua è più che raddoppiato in seguito all’incremento
demografico e all’aumento dei consumi.
Gli usi di cui si è detto, che rappresentano circa il 10% dei consumi, sono destinati a scopi civili.
L’acqua, tuttavia, viene impiegata anche nei processi produttivi: il 70% nell’uso agricolo ed il 20%
nell’industria.
L’agricoltura incide in particolar modo sullo sfruttamento idrico. I fabbisogni dipendono da diversi
fattori come il clima, la temperatura, la conformazione del terreno, le diverse tecniche di agricoltura
e di irrigazione. Le colture più diffuse sono quelle cerealicole, che richiedono ingenti quantitativi di
acqua, soprattutto se localizzate in terreni poco adatti.
Anche la quantità d’acqua impiegata nell’industria dipende da numerosi fattori, quali il tipo di
attività e le tecnologie utilizzate. In questo settore possiamo individuare tre differenti modalità di
utilizzo dell’acqua: come materia prima nel processo produttivo, per il raffreddamento dei
macchinari e per il lavaggio degli impianti. Il grosso problema è che spesso le acque utilizzate nei
cicli produttivi industriali vengono restituite all’ambiente notevolmente inquinate.
Per porre un argine a questo problema a partire dagli anni ’90 sono state approvate in territorio
europeo numerose leggi che hanno posto delle limitazioni all’utilizzo degli agenti inquinanti,
l’obbligo di adozione di tecnologie adeguate per la depurazione ed il riciclo delle acque reflue.
Sempre a livello europeo nel 2002 è stata adottata la Direttiva Quadro sulle risorse idriche, che si
prefiggeva per il 2015 la protezione di tutte le acque costiere, fiumi, laghi e falde acquifere
richiedendo la collaborazione internazionale di tutti i Paesi.
L’acqua, un diritto fondamentale, è oggi negato a centinaia di milioni di esseri umani. Ad esempio
in Africa oltre 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e per procurarsela
impiegano circa 6 chilometri di viaggio a piedi, con un carico nel viaggio di ritorno di venti chili
medi. Tutto ciò è necessario anche se il continente Africano è uno dei più ricchi di risorse idriche
nel sottosuolo. In Africa Sub Sahariana per mancanza d’acqua si stima muoia un bambino ogni
diciassette secondi.
L’acqua è un bene comune, eppure la soluzione proposta in Italia e nel mondo, sempre più spesso è
la privatizzazione della fornitura. Molte aziende municipalizzate, che nelle città gestiscono le utenze
necessarie, si stanno trasformando in grandi società per azioni che investono nel mercato mondiale.
Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso dell’acqua minerale, ma nella maggior parte dei casi si
tratta di semplice acqua del rubinetto, venduta come se avesse proprietà particolari.
In Italia un traguardo importante è stato raggiunto nel 2011, anno che ha portato ben 27 milioni di
aventi diritto a votare per il referendum sulla privatizzazione dell’acqua. A seguito del risultato
elettorale l’acqua può esser considerata un bene pubblico, anche se nel breve periodo questa
modifica non ha portato molti risultati.
Vogliamo concludere dicendo che l’acqua è un bene importantissimo, non andrebbe sprecato e
bisognerebbe farne un uso più attento e consapevole.
Patrizio Costanzo
Adrian Marchis