Cambiano le banche, cambia la clientela, cambia il mercato…
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Cambiano le banche, cambia la clientela, cambia il mercato…
CAMBIANO LE BANCHE, CAMBIA LA CLIENTELA, CAMBIA IL MERCATO CAMBIANO LE BANCHE, CAMBIA LA CLIENTELA, CAMBIA IL MERCATO ............................................2 1. I fattori del cambiamento ................................................................................................................2 1.1 Le direttive .............................................................................................................................2 1.1.1 Markets in Financial Instruments Directive – MiFID.......................................................3 1.1.2 Trasparenza.....................................................................................................................3 1.1.3 Divieto di Inducement .....................................................................................................5 1.2 L’evoluzione tecnologica........................................................................................................5 2. Gli effetti del cambiamento .........................................................................................................6 2.1 Ricavi e Margini: passato, presente, futuro...........................................................................6 2.1.1 Passato ............................................................................................................................6 2.1.2 Presente ..........................................................................................................................7 2.1.3 Futuro..............................................................................................................................7 3. La consulenza ...............................................................................................................................9 Pagina 1 di 10 CAMBIANO LE BANCHE, CAMBIA LA CLIENTELA, CAMBIA IL MERCATO Fattori, effetti e prospettive del cambiamento del sistema bancario e finanziario Dalle direttive europee per il sistema bancario e finanziario, alla creazione di un mercato unico integrato, efficace e competitivo. Ridurre i maggiori oneri finanziari gravanti sulle attività produttive europee nei confronti della concorrenza internazionale, attraverso la semplificazione del sistema e l’emersione dei costi occulti. Tra le conseguenze, una crescita del settore consulenziale che nei prossimi anni, anche per effetto della progressiva digitalizzazione della clientela, è ragionevole attendersi che divenga il primo settore di questo mercato. 1. I fattori del cambiamento Nei prossimi dieci anni, guidate dalle nuove direttive europee, le banche cambieranno in modo profondo e muterà, in particolare, il rapporto tra l’istituto di credito e il cliente. Quest’ultimo si recherà sempre meno in filiale preferendo ricevere il servizio a casa propria, sfruttando a pieno sia l’evoluzione tecnologica sia quella strategica del settore consulenziale. 1.1 Le direttive I cambiamenti che riguardano le banche e contestualmente l’intero mercato finanziario, saranno dettati principalmente dall’attuazione e dall’aggregazione delle direttive europee inerenti il sistema bancario e finanziario del Vecchio Continente. Con l’istituzione della moneta unica e della Banca Centrale Europea, si era già tentato di ovviare l’annoso problema degli alti costi della finanza. Troppe monete, troppe banche centrali, dimensioni poco significative degli istituti di credito, difficilmente paragonabili ai grandi gruppi del sistema finanziario anglosassone, il tutto “in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza”. Come abbiamo potuto constatare, purtroppo, tutto questo non è bastato e lo svantaggio competitivo perdura per la maggior parte dei Paesi dell’Unione. Basti pensare all’utilizzo stesso della moneta unica: gli europei non riescono a far utilizzare l’euro all’estero e in certi casi non se ne servono neppure per gli scambi interni, mentre dollaro e sterlina hanno continuato a consolidare la loro posizione competitiva nel mercato finanziario internazionale. Per questo motivo sono state avviate direttive comunitarie indirizzate sostanzialmente verso due obiettivi risolutivi che di fatto rappresentano le cause principali del prossimo cambiamento: • Convergere tutte le direttive europee in un'unica normativa • Efficientare il mercato finanziario L’approvazione da parte della Commissione Europea (11 giugno 1999) del Piano d’Azione sui Servizi Finanziari (Financial Services Action Plan - FSAP concretizzatosi in 42 direttive) ha infatti tracciato, con riferimento agli anni compresi tra il 1999 e il 2005, le linee guida per procedere alla creazione di un mercato finanziario europeo integrato, che si riassumono in tre punti cardine: • Integrazione dei mercati finanziari all’ingrosso • Apertura dei mercati e dei servizi al dettaglio • Armonizzazione e il rafforzamento delle regole di vigilanza Pagina 2 di 10 1.1.1 Markets in Financial Instruments Directive – MiFID MiFID, Markets in Financial Instruments Directive, è il nome con cui è nota la direttiva 2004/39/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004. Essa costituisce un passo importante verso la costruzione di un mercato finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Unione Europea e si inquadra nel più ampio Piano di Azione per i Servizi Finanziari. La direttiva risponde all'esigenza di creare un terreno competitivo uniforme (level playing field) tra tutti gli intermediari finanziari dell'Unione Europea, senza però pregiudicare la necessaria protezione degli investitori e la libertà di svolgimento dei servizi di investimento in tutta la Comunità. Gli obiettivi di fondo della direttiva MiFID sono: • La tutela degli investitori, differenziata a seconda del diverso grado di esperienza finanziaria; • L’integrità dei mercati; • Il rafforzamento dei meccanismi concorrenziali, con l'abolizione dell'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati; • L'efficienza dei mercati, finalizzata anche a ridurre il costo dei servizi offerti; • Il miglioramento dei sistemi di governante delle imprese di investimento ed una migliore gestione dei conflitti di interesse. La MiFID segue il cosiddetto Metodo Lamfalussy, approvato dal Consiglio europeo di Stoccolma nel 2001. Tale metodo prevede quattro livelli regolamentari. La MiFID corrisponde al primo di questi livelli ed è la direttiva in cui sono definiti i principi generali. Al secondo livello si prevedono le misure di esecuzione, adottate dalla Commissione con l’ausilio di due Comitati (il Committee of European Securities Regulators – CESR, di natura tecnica, il quale svolge la sua attività in consultazione con operatori di mercato e consumatori, e lo European Securities Commettee – CESR, di natura politica). Al terzo livello, al fine di chiarire l’applicazione pratica delle disposizioni delle direttive di primo e secondo livello, sono previsti gli orientamenti interpretativi non vincolanti della Commissione, del CESR e delle Autorità nazionali di vigilanza. Infine, il quarto livello prevede il c.d. enforcement, ossia il controllo sull’osservanza della disciplina1. La direttiva MiFID si applica a tutte e tre le macro-categorie di soggetti operanti nei mercati finanziari: • Gli intermediari, ossia le banche e le imprese di investimento, che in Italia sono le SIM (Società Intermediazione Mobiliare) e le SGR (Società Gestione Risparmio); • Le cosiddette trading venues (luoghi di contrattazione), che comprendono i gestori di mercati regolamentati, i gestori di sistemi MTF (Multilateral Trading Facility) e gli Internalizzatori Sistematici (queste ultime due categorie sono state introdotte proprio dalla MiFID); • I soggetti che forniscono servizi di consulenza finanziaria 1.1.2 Trasparenza L’obiettivo principale del mercato unico è quello di diminuire sia costi sia i prezzi della finanza. Aiutare dunque le istituzioni finanziarie a diminuire i costi dei loro servizi e conseguentemente spingerle a diminuire proporzionalmente i costi sostenuti dalla clientela. In 1 Michele De Mari, La nuova disciplina degli intermediari dopo le direttive MiFID: prime valutazioni e tendenze applicative, CEDAM, 2009, p. 158 Pagina 3 di 10 sostanza: diminuire i prezzi. Uno dei metodi per avviare questo processo consiste nel fare emergere i costi rendendoli estremamente disponibili e immediati nella percezione della clientela, in maniera tale che possa nascere una vera e propria concorrenza nel sistema bancario. Secondo l’Antitrust, per intensificare le dinamiche competitive virtuose finalizzate alla riduzione dei prezzi e all’aumento del benessere dei consumatori occorre muoversi lungo tre direttrici2: • • • Migliorare il grado di trasparenza delle informazioni. Vanno in particolare ripensate le forme di comunicazione dell’ISC (Indicatore Sintetico di Costo). Solo così l’indicatore, introdotto dalla Banca d’Italia nel 2010, e proposto dall’Antitrust nel 2007, può rappresentare uno strumento utile per raffrontare le varie offerte sul mercato (analogamente a quanto accaduto con l’introduzione di TAN e TAEG, ndr). Per questo l’indagine propone di utilizzare gli sportelli bancomat dove il cliente deve potere trovare le migliore offerte proposte dalla sua banca. La stessa informazione dovrebbe essere trovata presso gli sportelli bancomat delle banche concorrenti con l’obiettivo di rendere semplice e rapida la ricerca delle migliori condizioni. Le banche dovrebbero inoltre essere obbligate a comunicare alla propria clientela, almeno annualmente e con adeguata evidenza grafica, i nuovi conti disponibili informandola dell’esistenza di offerte a condizioni migliori. Andrebbero infine sviluppati uno o più motori di ricerca indipendenti dalle banche che consentano il confronto tra conti diversi. Tagliare il legame esistente tra conto corrente ed altri servizi bancari. In particolare, secondo l’Autorità, occorre garantire l’eliminazione di tutti i vincoli, contrattuali o di fatto, non necessari tra conto corrente e altri servizi, quali mutuo, risparmio amministrato e polizze assicurative. Sui fogli informativi e sulle comunicazioni periodiche le banche dovranno chiarire che per avere i servizi bancari accessori non occorre avere obbligatoriamente il conto corrente presso la banca. Ridurre i tempi di chiusura del conto corrente. L’Antitrust propone di rendere obbligatoria la chiusura del conto entro 15 giorni, in linea con quanto previsto dalla proposta di direttiva comunitaria attualmente in discussione. Per agevolare la chiusura del conto anche in presenza di strumenti che comportano addebiti (carte di credito e Viacard), si potrebbe prevedere che la nuova banca si sostituisca alla vecchia nell’assunzione di tutti gli eventuali rischi. La direttiva Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari: correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti, persegue l’obiettivo, nel rispetto dell’autonomia negoziale, di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali del rapporto contrattuale e le loro variazioni, favorendo in tal modo anche la concorrenza nei mercati bancario e finanziario. Il rispetto delle regole e dei principi di trasparenza e correttezza nei rapporti con la clientela attenua i rischi legali e di reputazione e concorre alla sana e prudente gestione dell’intermediario. I principali strumenti di trasparenza evidenziati dalla direttiva sono: • Forme di pubblicità su tassi, prezzi e altre condizioni contrattuali praticate per le operazioni e per i servizi e sui principali strumenti di tutela previsti in favore dei clienti; 2 AGCM – Autorità Garante della concorrenza e del mercato, Banche: Antitrust, ci sono spazi per ridurre i costi dei conti correnti. possibili risparmi fino a 180 euro ma occorre una maggiore informazione ai cittadini, 12 settembre 2013 Pagina 4 di 10 • • • • Requisiti di forma e contenuto minimo dei contratti; Forme di tutela nei casi di variazione delle condizioni contrattuali e comunicazioni periodiche idonee a informare il cliente sull'andamento del rapporto contrattuale; Regole specifiche per il caso di impiego di tecniche di comunicazione a distanza; Requisiti organizzativi volti a presidiare i rischi legali e di reputazione degli intermediari attraverso il mantenimento di rapporti trasparenti e corretti con i clienti. Le informazioni previste ai sensi delle presenti disposizioni sono rese alla clientela in modo corretto, chiaro ed esauriente, nonché adeguato alla forma di comunicazione utilizzata e alle caratteristiche dei servizi e della clientela. In applicazione del principio di proporzionalità, la disciplina si articola secondo modalità differenziate in relazione alle esigenze delle diverse fasce di clientela e alle caratteristiche dei servizi. 1.1.3 Divieto di Inducement Secondo la definizione data dal CESR (Committee of European Securities Regulators), gli inducement sono “qualsiasi forma di denaro, beni e servizi (diversi dalle commissioni e competenze normalmente fatturate per il servizio) che un’impresa di investimento o i suoi dipendenti ricevono da un terzo in relazione al servizio prestato al cliente”. Le tipologie di incentivo che potenzialmente possono rientrarvi, tuttavia, sono molte per cui da più parti si chiede una maggior chiarezza per l’applicazione delle disposizioni della normativa comunitaria. Il problema si pone, ad esempio, nel rapporto tra gestioni patrimoniali in fondi e OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio), tra società di gestione e collocatori, e ancora, tra fondi interni alle polizze e compagnie di assicurazione. La definizione e la regolamentazione degli inducement non è contenuta nella Direttiva MiFID ma in quella di attuazione, cosiddetta di secondo livello (n. 2006/73/CE). In linea con l’impostazione di fondo della MiFID, anche la normativa sugli incentivi è imperniata sull’esigenza primaria di tutelare l’investitore. Una volta stabilito un divieto generale in merito a tali pratiche, il legislatore ha ammesso un ristretto numero di casi in cui l’incentivo è lecito. Il primo, e meno contraddittorio, è quello del pagamento fatto dal cliente o per conto del cliente stesso (ad esempio le commissioni). Il secondo caso di inducement lecito è vincolato a particolari condizioni che l’intermediario deve rispettare: la comunicazione chiara e preventiva al cliente della natura, dell’importo o del metodo di calcolo delle competenze, l’accrescimento della qualità del servizio e il “non ostacolo” all’obbligo di servire al meglio gli interessi dell’investitore finale. Il terzo ed ultimo caso è quello delle cosiddette “proper fee”, ossia le commissioni “adeguate” e “necessarie”, che “non possono entrare in conflitto con il dovere dell’impresa di agire in modo onesto, equo e professionale per servire al meglio gli interessi del cliente”. Sono, ad esempio, i costi di custodia, le competenze di regolamento e cambio, oltre a quelle legali3. 1.2 L’evoluzione tecnologica Negli ultimi anni, la clientela che gestisce il flusso di denaro del mercato finanziario, si è notevolmente ringiovanita. Se prima questi attori erano persone piuttosto anziane e poco digitalizzate, col tempo, per effetto della complicazione della gestione finanziaria e dell’estrema 3 Sara Silano, Morningstar, Gli inducement nella MiFID, Estratto dell'articolo pubblicato su TuttoFondi, n. 12, Quarto trimestre 2007. Pagina 5 di 10 diffusione degli strumenti digitali, la clientela si è rinnovata e digitalizzata. Nei prossimi anni, il substrato culturale e comportamentale del cliente finale della banca cambierà ulteriormente e diverrà ancora più aggiornato di quanto sia oggi. Allo stesso modo, anche gli istituti di credito, grazie all’avvento della tecnologia, hanno cominciato il loro processo evolutivo. Basti pensare al fenomeno del Internet Banking, servizio che consente di gestire on-line i propri conti correnti, con la possibilità di verificare liquidità, disporre pagamenti, gestire gli incassi, risparmiando sul costo di tutte le operazioni. Una “telebanca” che rende possibile l'abbattimento dei costi del personale e delle infrastrutture necessarie all'attività bancaria. 2. Gli effetti del cambiamento Con gli anni le disposizioni comunitarie diverranno direttive applicative, con l’obiettivo principale di allineare i mercati interni dei singoli paesi europei e raggiungere il traguardo del mercato unico, con regole uniche, che abbia come must quello di diminuire sia i costi sia i prezzi della finanza. In previsione delle nuove esigenze della clientela e sulle linee guida delle direttive europee, il mercato finanziario muterà in maniera considerevole, molto più di quanto abbia fatto negli ultimi cinquanta anni. Ciò anche grazie all’acquisita consapevolezza della migliorabilità del business. Con meno persone, meno investimenti e meno fatica, si possono avere performance migliori. Tradotto: meno risorse, meno costi. Il cliente digitalizzato tenderà a fare diminuire il fatturato generale per i servizi delle banche, ma le stimolerà a divenire più efficienti, a diminuire costi e investimenti e ad avere una marginalità in crescita. Conseguentemente, gli effetti di questo cambiamento risultano essere due: • Diminuzione del fatturato generale dei servizi bancari • Aumento della marginalità per effetto dell’innovazione relativa ai processi produttivi e distributivi da parte della banca 2.1 Ricavi e Margini: passato, presente, futuro L’evoluzione che è ragionevole attendersi per il futuro vedrà un aumento dei margini, anche a fronte di una riduzione dei ricavi, compensati da una più che proporzionale riduzione dei costi. Infatti, il maggiore impatto prevedibilmente sarà relativo alla contrazione del sistema distributivo, che attualmente è la componente di maggiore rilievo dei costi del sistema finanziario. Nel nuovo scenario, maggiormente trasparente e competitivo, la consulenza avrà maggiori possibilità di esprimere il proprio valore aggiunto, riducendo le asimmetrie informative tra gli operatori e i clienti. 2.1.1 Passato In un passato neppure troppo lontano, in Italia, le quote di mercato erano determinate esclusivamente dagli sportelli bancari, unico sistema distributivo e primo attore del mercato finanziario. In questo scenario, il cliente era spesso vessato dai pagamenti delle commissioni, nella maggior parte dei casi nascoste o incorporate all’interno dei prodotti acquistati. La consulenza rappresentava solo l’1% dei ricavi. Pagina 6 di 10 2.1.2 Presente Oggi i ricavi sono aumentati e con loro il valore del sistema distributivo. Nel sistema bancario italiano la rete di sportelli si è sviluppata oltre la media europea anche in un contesto di concentrazione dei player del mercato. In Italia, il livello di prossimità del sistema bancario verso la clientela è molto alto, anche confrontato con gli altri paesi europei. I gruppi bancari italiani, infatti, possono contare su circa 56 filiali ogni 100.000 abitanti rispetto alle 20 filiali in paesi come il Regno Unito, la Svezia e rispetto ad una media europea che si aggira intorno alle 45 filiali. Mentre il numero delle banche ha registrato una diminuzione quasi costante, essendo passate da 938 nel 1996 a 706 nel 2012, il numero degli sportelli in Italia ha registrato un costante aumento, passando dai 24.421 nel 1996 ai 34.139 nel 2008. In quell’anno si è avviato un cambio di tendenza che ha portato il numero degli sportelli nel 2012 a 32.881 (tendenza tuttora confermata, ndr). La proliferazione degli sportelli ha determinato per i gruppi attivi nel commercial banking, una quota importante dei costi operativi, considerando che il costo della rete incide in media tra il 60% e il 70% sul totale dei costi operativi. Lo scenario caratterizzato dalla riduzione dei margini e dalla pressione sui costi, ha suggerito una seria riflessione da parte degli istituti di credito sull’opportunità di razionalizzare le reti di sportelli e sulla possibilità di conseguire significativi risparmi in termini di costo anche alla luce dello sviluppo delle nuove tecnologie e dell’evoluzione delle abitudini ed esigenze della clientela. Recentemente, infatti, i principali gruppi bancari italiani hanno già annunciato la chiusura di un numero anche consistente di filiali. Per questo il numero di sportelli per 100.000 abitanti, in costante incremento dal 1996 al 2008, come abbiamo visto, negli ultimi anni ha cominciato a ridursi4. Le performance del sistema produttivo hanno invece perso ulteriore valore. La clientela, seppur al cospetto di nuove tecnologie e di un sistema informativo più evoluto, si è dimostrata spesso incapace di scegliere tra i diversi prodotti offerti dal mercato perché ancora complicati e poco trasparenti. La consulenza, ha guadagnato un solo punto percentuale in termini di revenues rispetto al passato, nonostante nel 2007 sia nata la nuova figura professionale del Consulente Finanziario Indipendente, un professionista remunerato esclusivamente a parcella, che studia i mercati finanziari e prospetta le alternative migliori, spiegando al cliente vantaggi, costi e rischi di ogni alternativa. 2.1.3 Futuro Lo scenario futuro potrebbe veder sparire quasi completamente gli sportelli bancari che con l’avvento della tecnologia rischiano di divenire un servizio quasi esclusivamente sociale. Il processo evolutivo che stiamo vivendo quotidianamente, potrebbe ulteriormente concretizzarsi: sfruttando Internet e gli smartphone, i costi si ridurranno sempre di più e i servizi saranno sempre più all’avanguardia. Il sistema produttivo, dopo anni di contrazioni, potrebbe quindi tornare a crescere grazie a fattori positivi come la capacità di “performare”, di innovare e di assecondare le esigenze della clientela. Quest’ultima, potrà facilmente confrontare i prezzi e le prestazioni degli operatori e passare con grande facilità dall’uno all’altro. Il sistema distributivo, nella prospettiva di quanto appena detto, dovrà impegnare tutte le sue risorse per risultare efficiente, ma nonostante ciò, potrebbe comunque perdere drasticamente il suo valore in termini di revenues. Il sistema consulenziale invece, è ragionevole supporre che possa divenire il primo attore del mercato finanziario, aiutando aziende e famiglie a colmare le asimmetrie informative che esistono tra loro e gli operatori finanziari. 4 KPMG Advisory S.p.A, Sportelli bancari e nuovi sistemi distributivi, 2013, p. 8 Pagina 7 di 10 RICAVI SETTORE FINANZIARIO 140 3 VALORI ASSOLUTI 120 100 1 80 110 60 84 52 Consulenza Distribuzione Produzione 40 20 0 15 12 PASSATO PRESENTE 4 24 FUTURO RICAVI SETTORE FINANZIARIO % 100% VALORI PERCENTUALI 90% 80% 70% 60% Consulenza Distribuzione Produzione 50% 40% 30% 20% 10% 0% PASSATO PRESENTE FUTURO Pagina 8 di 10 3. La consulenza Il recepimento della Direttiva MiFID nell’ordinamento nazionale ha elevato l’attività di consulenza in materia di investimento a servizio finanziario riservato a soggetti autorizzati. La consulenza finanziaria ai risparmiatori è da sempre considerata importante ed essenziale al fine di consentire alla clientela meno esperta di conseguire positivi risultati reddituali, di evitare errori comportamentali e di ridurre rischi di portafoglio non coerenti con le aspettative di rendimento. I risultati insoddisfacenti o le perdite rilevanti del portafoglio di strumenti finanziari gestito in autonomia dal risparmiatore sono normalmente attribuibili alla mancanza di un sufficiente grado di informazioni, di conoscenza degli strumenti e dei mercati finanziari, oppure, a comportamenti incoerenti che si sostanziano in scelte di investimento prive di metodologia e spesso influenzate da emotività e irrazionalità. In particolare, i portafogli dei risparmiatori non assistiti da un adeguato servizio di consulenza tendono a mostrare un basso grado di diversificazione del portafoglio (concentrazione su asset class, scarsa diversificazione internazionale, limitato numero di strumenti finanziari), una minore partecipazione al mercato azionario, un minor ricorso agli strumenti del risparmio gestito (fondi di investimento in particolare) e un eccessivo livello di movimentazione del portafoglio. Il servizio di consulenza in materia di investimento è quindi un processo che prevede da un lato una componente di educazione finanziaria alla clientela e dall’altro una metodologia di allocazione e di costruzione del portafoglio fondata su strumenti appropriati. È necessario quindi evidenziare due distinte fasi del processo di consulenza che, tra l’altro, corrispondono spesso a due segmenti di risparmiatori: da un lato vi è la consulenza generica che mira ad accrescere, tramite programmi di educazione finanziaria e campagne di informazioni, il grado di conoscenze nel campo finanziario e la capacità di pianificazione finanziaria dei risparmiatori; dall’altro la consulenza professionale che mira a un’ottimizzazione del portafoglio, fornendo adeguati supporti alle decisioni di investimento e di indebitamento delle famiglie. Il processo di educazione finanziaria è la base di un servizio di consulenza efficace. L’asimmetria informativa tra gli addetti ai lavori e i risparmiatori è un fenomeno che persiste e si accresce in funzione dello sviluppo su scala globale dei mercati finanziari e dei prodotti finanziari innovativi; tuttavia la maggiore accessibilità delle informazioni finanziarie aumenta la quota dei risparmiatori “evoluti” e informati. La crescente domanda di consulenza da parte della clientela è alimentata dalla maggiore diffusione delle conoscenze in materia finanziaria presso i risparmiatori associata a un più elevato grado di scolarità e da una maggiore disponibilità delle informazioni (Internet, stampa finanziaria). Mentre nel servizio di gestione il cliente delega al gestore le decisioni di investimento sul proprio portafoglio, nella consulenza i ruoli, e le relative responsabilità, sono diversi: il risparmiatore sceglie di farsi “consigliare” da un soggetto ritenuto più esperto e informato, ma rimane titolare della scelta finale sul proprio portafoglio; quindi un’insufficiente comprensione dei contenuti della consulenza ricevuta riduce il valore del servizio prestato. Il grado di soddisfazione nei confronti del servizio di consulenza è associato alla capacità da parte del consulente di coinvolgere il cliente nelle scelte di investimento rendendolo edotto delle potenzialità di rendimento e dei rischi connessi a ogni scelta di investimento. Da questa osservazione trae origine la necessità da parte del consulente di raccogliere le informazioni sul proprio cliente e di valutare attentamente il grado di conoscenza ed esperienza in materia finanziaria, gli obiettivi di investimento, l’orizzonte temporale e la propensione al rischio prima di avviare un rapporto continuativo di consulenza. Pagina 9 di 10 Il requisito dell’indipendenza e un adeguato grado di qualificazione professionale del consulente sono infine condizioni essenziali al fine di assicurare la qualità del servizio di consulenza professionale5. 5 Massimo Scolari, Il valore della consulenza finanziaria in Dalla produzione alla distribuzione: il ruolo dell’investment advice, ASCOSIM, 2009 Pagina 10 di 10