Roma città aperta, di Roberto Rossellini, 1945, Italia, bianco e nero
Transcript
Roma città aperta, di Roberto Rossellini, 1945, Italia, bianco e nero
Roma città aperta, di Roberto Rossellini, 1945, Italia, bianco e nero, 100 minuti Nella Roma occupata dai nazisti si incrociano alcune storie Il film venne realizzato mentre in Italia infuriava ancora la guerra, quando Roma, occupata dai nazisti, fu dichiarata 'zona non di guerra'; ma poiché i nazisti non la considerarono mai tale, quel periodo è stato uno dei più tragici e oscuri della sua storia. Proprio durante quei mesi, un eterogeneo gruppo di intellettuali, politici e cineasti antifascisti (comunisti, cattolici, liberali) ebbe l'idea di documentare su pellicola quanto la città stava vivendo. L'ingegner Giorgio Manfredi, un dirigente comunista della Resistenza ricercato dalla Gestapo, trova rifugio in casa di Francesco, un tipografo antifascista. Lo accoglie la fidanzata di Francesco, Pina, una popolana ragazza madre, reduce dall'assalto a un forno insieme ad altre donne. Manfredi le chiede di chiamare il parroco, don Pietro, e Pina manda il figlio Marcello, distogliendolo dalle attività cospirative con Romoletto, un ragazzo monco di una gamba. Don Pietro compie la missione affidatagli da Manfredi: ritirare nella tipografia clandestina de "l'Unità" una somma destinata a un gruppo partigiano e recapitarla a un altro intermediario. Don Pietro trova anche modo di dare ospitalità a un soldato austriaco disertore e di confessare Pina. Durante la notte i ragazzini della zona, comandati da Romoletto, eseguono un attentato allo scalo ferroviario all'insaputa dei genitori. La mattina dopo la Gestapo attua, con l'aiuto della polizia italiana, un rastrellamento; il condominio di Francesco è circondato e i suoi abitanti vengono radunati nel cortile e per la strada. Manfredi riesce a fuggire, ma Francesco viene catturato. Pina corre dietro al camion che sta portando via il suo uomo (si sarebbero sposati quel giorno) e viene uccisa a colpi di mitra. Appena fuori Roma, i partigiani guidati da Manfredi attaccano la colonna con i prigionieri e tutti vengono liberati. Manfredi e Francesco rientrano in città e accettano l'ospitalità di Marina, un'attrice di varietà con cui Manfredi ha una relazione, ignaro che la ragazza è una confidente della Gestapo. Ma quella sera Marina e Manfredi hanno un diverbio: lui, dopo aver trovato cocaina nell'appartamento, le rimprovera una vita priva di ideali e di moralità e tronca il rapporto. Il giorno seguente, dopo essere andati a ritirare i documenti falsi che don Pietro ha preparato, Manfredi, il disertore austriaco e il prete vengono arrestati dalla Gestapo e portati in via Tasso, in seguito alla denuncia di Marina. Manfredi è sottoposto a tortura sotto gli occhi di don Pietro, per far sì che almeno il sacerdote ceda; ma don Pietro si rifiuta di parlare e Manfredi muore. Anche don Pietro è condannato; il giorno della sua fucilazione, i ragazzi della parrocchia riusciranno a essere presenti per l'ultimo saluto. L’uomo che verrà, di Giorgio Diritti , 2009, Italia, colore, 116 min. La strage di Marzabotto raccontata attraverso gli occhi di una bambina. Nei titoli di coda si dichiara che i personaggi e le vicende del film sono frutto di finzione, mentre lo sfondo storico (la strage di Marzabotto) è reale. Tuttavia alcuni personaggi del film sono realmente esistiti. Frutto di approfondite ricerche bibliografiche, interviste ai partigiani, ai sopravvissuti e agli storici, il film è stato girato vicino Bologna “due colline più in là rispetto ai luoghi reali.” Il 29 settembre del 1944 le SS uccisero circa 770 persone tra bambini, donne e anziani in quella che la storia ricorda come ‘la strage di Marzabotto’. I nazisti si scagliarono ferocemente contro i civili come risposta alle azioni dei partigiani della zona. Il massacro si prolungò per giorni nell’area di Monte Sole. Ma l’intento di Giorgio Diritti, regista del film, non è quello di raccontare un pezzo di storia, quanto quello di narrare con sguardo privato una vicenda, prima di tutto umana. "Ho inventato una famiglia e l'ho inserita in un contesto di eventi davvero accaduti, puntando l'attenzione sul martirio che subiscono i civili in tempi di guerra, quando vengono negate loro alcune cose fondamentali della vita, come il diritto di crescere una famiglia. L'evolversi dei racconti è l'evolversi di quei tempi, dove la grande "Storia", quella che troviamo nei libri e negli studi accademici, entra nelle case, sui sagrati, nelle chiese, ed uccide". Nell'inverno 1943-1944 sull'appennino emiliano, la piccola Martina, di otto anni, vive con i genitori e con la numerosa famiglia contadina, che fatica ogni giorno per sopravvivere. Dalla morte del fratello più piccolo Martina ha smesso di parlare e questo la rende oggetto di scherno da parte dei coetanei, tuttavia il suo sguardo sul mondo che la circonda è molto profondo. La seconda guerra mondiale arriva anche sulle sue colline ricoperte di neve, con la presenza sempre più invadente di soldati tedeschi e squadre di partigiani. Lena, la madre della bambina, resta nuovamente incinta e Martina segue con attenzione i nove mesi della gestazione, mentre le complesse vicende della guerra si intersecano con la quotidianità della vita contadina: il bucato, le ceste intrecciate nella stalla, la macellazione del maiale, gli amoreggiamenti dei giovani, la Prima Comunione. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il bambino viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto. I piccoli maestri, di Daniele Lucchetti, 1997, colore, Italia, 116 min. Dall'omonimo romanzo di Luigi Meneghello, l’esperienza di un gruppo di giovani universitari che partecipano alla lotta partigiana sull’altopiano di Asiago. E' l'autunno del 1943, quando alcuni studenti universitari vicentini, tra cui Lelio, Gigi, Enrico, Simonetta, decidono di opporsi all'invasione nazista dell'Italia e partono per l'altopiano di Asiago per unirsi ad altri gruppi di partigiani. Ben presto però i ragazzi, tutti bravi sui libri, si accorgono di non essere capaci di fare la guerra. Nessuno dei ragazzi vuole veramente uccidere. Mentre si muovono tra i villaggi, si aggiungono al loro gruppo un operaio, un marinaio, il loro professore antifascista, il capitano Toni Giurolo, e Dante, giovane sottufficiale alpino. Nel procedere di questa esperienza, i ragazzi si rendono sempre più conto della complessità dell'impresa: ogni decisione da prendere, ogni azione da effettuare comportano discussioni e gravi difficoltà. Quella che inizialmente era stata intrapresa come un'avventura idealistica e forse sottovalutata si è trasformata in cruda e pericolosa realtà. Al primo rastrellamento dei nazisti, il gruppo si sfalda; con l'inverno arrivano gli stenti; qualcuno viene ucciso. C'è il momento del ripensamento, alcuni ritornano a Padova, sempre pensando a qualche azione dimostrativa, altri restano sulle montagne . Il Comitato Partigiano decide di tentare la conquista di Padova; accorrono in città tutte le bande partigiane dei dintorni, tra cui quella che Gigi aveva lasciato sulle montagne. La battaglia vede i partigiani avere la meglio sui nazifascisti, cosicché la città verrà liberata prima dell'arrivo degli alleati. Gigi e Simonetta vanno incontro ad una colonna di carri armati che sta entrando in città. Dopo la paura, il sollievo: sono inglesi. Il Partigiano Johnny, di Guido Chiesa, 2000, Italia, colore, 135 min. Dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1978, la guerra partigiana di un giovane studente piemontese Il rapporto con la fonte letteraria è reso particolarmente complesso dal fatto che Il partigiano Johnny è un romanzo incompiuto, di cui esistono più versioni. Per la sceneggiatura Guido Chiesa ed Antonio Leotti hanno attinto alle varie stesure del libro, colmando alcune lacune narrative rifacendosi alla vita dello scrittore ed utilizzando anche un romanzo precedente che aveva per protagonista lo stesso personaggio di Johnny, Primavera di bellezza. Dopo l'8 settembre Johnny, uno studente universitario appassionato di letteratura inglese, tornato ad Alba deve nascondersi in una villetta nelle vicinanze, in quanto disertore. Certo di dover combattere contro il nazifascismo deve ancora scegliere, però, i suoi compagni di lotta. Troppo anglofilo per seguire nelle bande comuniste i suoi due professori, Chiodi e Cocito, si avvia solitario nelle Langhe dove si unisce alla prima banda che incontra che è, comunque, guidata da un comunista. I partigiani sono male armati e Johnny scopre presto che la loro vita non è quell'avventura poetica che aveva immaginato. Quando, in seguito ad un attacco dei tedeschi, il suo gruppo si sbanda, il giovane va a cercare le formazioni “azzurre”, composte da ex-militari dell'esercito regio, in contatto con gli alleati angloamericani; Johnny non riesce ad entrare in sintonia neanche con loro, troppo presi da strategie formali. Tra loro ritrova il suo caro amico Ettore e con lui partecipa, seppure non convinto, alla temporanea occupazione di Alba. Alba viene persa e Johnny, dopo giorni di fuga insieme a Ettore e Pierre, riesce a salvarsi rifugiandosi nella cascina di Rina, una contadina amica dei partigiani, mentre Pierre viene ferito. Quando Ettore è fatto prigioniero insieme a Rina, Johnny tenta invano di scambiarlo con un soldato fascista catturato, poi passa l'inverno da solo. In questa condizione estrema trova finalmente la ragione del suo essere partigiano e il senso di tanta violenza. Alla fine dell'inverno è uno dei pochi partigiani sopravvissuti, insieme con Pierre, che nel frattempo è guarito, ma dal quale ormai si sente lontano. Tuttavia, quando Pierre organizza un attacco a una formazione fascista, Johnny è il primo a farsi avanti: si tratta però di un'imboscata, nella quale deve assistere impotente alla morte di due suoi compagni; sordo all'invito a ritirarsi, Johnny continua a combattere. Si ode un colpo di fucile, mentre sullo schermo una scritta ci informa che da lì a due mesi la guerra sarebbe finita.