Leggi la rivista PDF - Missionari Saveriani

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Leggi la rivista PDF - Missionari Saveriani
Notizie
testimonianze
proposte
per gli amici
dei missionari
BURUNDI
CAMERUN
CIAD
CONGO R. D. MOZAMBICO
SIERRA LEONE
BANGLADESH
FILIPPINE
GIAPPONE
INDONESIA
TAIWAN
THAILANDIA
AMAZZONIA
BRASILE
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2016 MARZO n. 3
Mal d’Africa e... tanto altro
Vi scrivo dal tormentato ma amato Burundi
i lettori di MissioQ uando
nari Saveriani leggeranno
questo editoriale, sarò già partito
per il Burundi. Là resterò soltanto per due mesi, purtroppo. Fra
le ragioni per cui mi recherò
laggiù anche quest’anno non
c’è più l’insegnamento della teologia nel seminario maggiore
nazionale. La direzione avrebbe
voluto che prolungassi quel servizio anche quest’anno. Ma io
ho pensato bene di non accettare, per non impedire ai sacerdoti
locali di assumersi il compito di
formare i futuri loro confratelli.
Questa volta mi reco in Burundi per tenere alcuni corsi ai
futuri saveriani burundesi e agli
aspiranti religiosi e religiose di
altri istituti internazionali che
frequentano un anno di propedeutica. È un’introduzione alla
scuola di filosofia.
Come mai vai proprio ora?
Più di qualcuno, sapendo che
sto per partire per il Burundi, mi
guarda con uno sguardo misto di
sorpresa e di paura. “Come mai
vai ora, mentre quel Paese sta attraversando un periodo di turbolenza in cui sta rinascendo quella
guerra civile che ha insanguinato il Paese fino al 2005? Non è
una mancanza di prudenza?”.
Sì, forse lo è, visto che da
aprile 2015 ci sono dei disordini provocati da coloro che sono
contrari all’attuale corso politico. Ci sono stati già molti morti,
oltre quattrocento quelli conosciuti, più gli altri che in queste
circostanze non si possono neanche contare. C’è stato un colpo
di stato fallito con un’inevitabile
repressione che ha moltiplicato
il rischio di una nuova guerra.
A nulla sono servite le pressioni
internazionali per portare al dialogo le parti in conflitto... “E tu
ci vai? Che cosa credi o speri di
poter fare?”
Vado perché
sono missionario
Queste domande me le sono poste anch’io in questi mesi e ho cercato di trovare delle
risposte. La prima ragione è
che sono missionario e quella
è la missione per la quale sono diventato saveriano oltre
cinquant’anni fa; è la missione
nella quale ho speso la mia giovinezza pastorale, prima di essere “sequestrato” in Europa per
FERMARE LE GUERRE E ABBATTERE I MURI
Perché evitare l’intervento militare in Libia
Anche “Missionari Saveriani”
e “Missione Oggi” hanno firmato l’appello “No alle guerre
e No ai muri”. Qui ne pubblichiamo una parte. Per leggere
la versione integrale, clicca su:
saveriani.bs.it
rappresentanti di
N oi,
movimenti, associazioni
e gruppi del mondo della pace e della nonviolenza siamo
preoccupati delle pressioni
esercitate sul nostro governo
perché assuma un ruolo guida
nell’intervento militare in Libia
a fianco di altre potenze occidentali. La guerra non è il mezzo adeguato per sconfiggere il
terrorismo, né tantomeno per
portare stabilità alla Libia. Gli
interventi militari non hanno
risolto i problemi, li hanno invece aggravati.
A partire dalla dissennata guerra lanciata dalla Nato
nel 2011 contro il regime di
Gheddafi, la Libia è precipitata nel caos e nella
guerra interna. Nessuno
dei conflitti iniziati dal
1991 ad oggi - Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Siria - ha risolto i
problemi sul campo, anzi si sono tragicamente
aggravati. Il fallimento
di tali operazioni è sot-
to gli occhi di tutti: milioni di
profughi abbandonati al loro
destino che fuggono a causa
delle nefaste conseguenze delle recenti guerre.
Saranno i civili a pagare il
prezzo più alto di imprese militari, anche nel caso di attacchi effettuati dai droni. Per
un terrorista colpito, i droni
uccidono altre trenta persone
circa, tra cui donne e bambini.
Se un intervento armato di polizia internazionale in Libia ci
dovrà essere, sarà da considerarsi come extrema ratio, fatto
nell’ambito delle Nazioni Unite
e in seguito all’esplicita richiesta del governo unitario libico.
Va aggiunto che la lotta al
terrorismo dello Stato Islamico
non potrà mai essere vinta con
un dispiegamento di forze militari. Anche la macchina bellica più potente è inefficace di
fronte al fanatismo e alla capa-
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copia) - Contiene I. R.
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L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia.
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cità di mimetizzarsi dei terroristi, in grado di colpire ovunque
nel mondo cittadini inermi con
attentati sanguinari.
Ci rivolgiamo al governo italiano perché assuma un ruolo
guida per indicare alla comunità internazionale la ricerca
paziente e perseverante di una
soluzione politica alla grave crisi libica. Sulla base della nostra
Carta costituzionale che sancisce che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
della libertà degli altri popoli
e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali”, chiediamo al governo di
adoperarsi con determinazione e concretamente al fine di
promuovere e restituire pace e
giustizia al popolo della Libia.
Desideriamo rivolgere un
appello a papa Francesco che
negli anni del suo pontificato
non si è stancato di dichiarare
la propria ferma opposizione alla guerra. Che
anche in questo caso levi
la sua voce profetica per
denunciare l’assurdità e
l’immoralità di un intervento armato in Libia,
sollecitando la comunità
internazionale a cercare
soluzioni pacifiche e giu■
ste.
p. GABRIELE FERRARI, sx
compiti direttivi. Là ho speso
le mie migliori energie e ancora
oggi posso raccogliere qualche
frutto, conoscendo la gente, la
lingua locale - il kirundi - e la
cultura del Paese. Inoltre, i miei
confratelli sono là, esposti più di
me ai rischi di questa situazione e vi rimangono senza troppi
dubbi.
In terzo luogo, andare senza
avere dei compiti fissi, all’infuori di quei pochi corsi scolastici, mi offre l’occasione di
essere a disposizione
del clero locale, che
in questi ultimi anni
mi ha chiesto di offrire
delle sessioni di formazione e di recyclage (“aggiornamento”
in lingua francese).
Là mi è più facile
vivere il vangelo
C’è infine quella
ragione che tutti chiamano il “mal d’Africa”, un virus che
attacca chi ha passato
qualche tempo in quel
continente magnifico e
provato. È una malattia
inguaribile che ha
come causa, da una
parte, la bellezza della natura, la simpatia
della gente, la facilità
delle relazioni. Non
si può dimenticare la
sofferenza di quella
popolazione. E questo
non ti permette più di
abbandonarla.
C’è un’altra ragione che voglio - pur con un certo pudore
- affermare: là mi è più facile
incontrare Gesù Cristo e vivere il vangelo. Andando là, avrò
l’occasione di vivere il tempo
pasquale con la gente. Con loro
potrò vivere la speranza della
risurrezione, che la guerra cioè
trovi una soluzione, che si ristabilisca un clima di giustizia, pace e riconciliazione. In tal modo
la gente potrà credere nel futuro
e far crescere il loro Paese.
Il Risorto è il punto di coagulo,
l’unico, attorno al quale si costruirà il nuovo Burundi. Come posso mancare all’appello del mio
Signore che laggiù soffre e che
attende la sua risurrezione? Buona Pasqua, anche a tutti voi! ■
Anche la simpatia della gente e la bellezza
della natura spingono ogni anno p. Gabriele
Ferrari a raggiungere il Burundi, ancora sulla
via della riconciliazione (foto S. Bellu).
2016 marzo n.
ANNO 69°
3
2
Anche il “branco” ha un’anima?
3
Viaggio... dall’altra parte del mondo
4/5
E... state con i saveriani
6
Negli occhi di Rode
Tocca a me cercare chi si perde
P. Remigio Serra, una vita per il Brasile
Argentina: due bandiere, un’unica famiglia
Yemen, il martirio delle suore
2016 MARZO
M IS SION E E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
Negli occhi di Rode
La giovane domestica di cui Dio si serve
aver fatto uccidere di
D opo
spada l’apostolo Giacomo,
fratello di Giovanni (12,2), Erode Agrippa ha imprigionato Pietro, per ottenere il consenso popolare. Siamo poco dopo il 40,
nei giorni di Pasqua. A dispetto
dei suoi progetti, però, Pietro si
ritrova miracolosamente libero
in piena notte. Dove andare?
Il suo pensiero va a quella
casa conosciuta e frequentata,
dove i nuovi discepoli di Gesù
si riunivano per ascoltare la testimonianza degli apostoli, spezzare il pane (della vita eterna e
della vita terrena) e pregare. È
la casa di Maria, aperta giorno e
notte a questa comunità di gente
che crede che colui che fu crocifisso pochi anni prima è
stato da Dio risuscitato e
costituito Signore dell’universo e Salvatore. In nome
suo affrontano il rischio di
credere, incontrarsi e condividere.
Maria non è povera: la
sua casa, dotata di un cortile e di una porta esterna,
è abbastanza spaziosa per
accogliere un gran numero di persone; ha almeno
una domestica, la giovane
Rode, o Rosa, dal senso
del nome greco. Credere
in Gesù risorto per Maria
ha voluto dire spalancare le porte di casa, senza
temere furti, disagio, disturbo. E cresce in questo
LA PAROLA
sr. TERESINA CAFFI, mM
ambiente quel suo figlio ancora
adolescente, Giovanni Marco,
che si apre al fascino di Gesù
e familiarizza con Pietro. Poi,
con ogni probabilità, sarà lui ad
accompagnarlo, ormai vecchio,
per le strade dell’impero, fino a
trasmettercene la testimonianza
nel primo Vangelo.
Al centro dell’episodio c’è
però un’altra donna, Rode, la
giovane domestica, anch’essa
credente in Gesù, come rivela
la sua gioia. È lei che corre alla
porta quando sente bussare, come è suo dovere. Lei che sente
la voce conosciuta e subito non
ha dubbi: è Pietro! Colui per il
quale la comunità sta pregando notte e giorno è alla porta!
Troppo grande è la sua gioia e il
desiderio di trasmetterla alla comunità ansiosa, e subito corre a
darne notizia: Pietro è alla porta!
Certo, Rode capì, in quel mo-
MISSIONE RAGAZZI
TOCCA A ME CERCARE CHI SI PERDE
p. OLIVIERO FERRO, sx
C
i racconta il pastore… “Come ogni sera, contavo le mie pecore. Ne avevo cento ed ero contento di stare con loro. Una sera
di marzo, c’era brutto tempo, ho cercato di farle entrare in fretta
nell’ovile. Le ho contate e ne mancava una. Chissà dove era andata.
Poi ho pensato che le avevo dato il nome di Birba, perché faceva
sempre quello che voleva. Ho chiuso bene il cancelletto e ho detto
al cane di custodirle bene. Ho preso il mio mantello, un bastone e la
mia lanterna e sono andato a cercarla. Pioveva forte, ma volevo che
a tutti i costi tornasse con le sue compagne…”. Il pastore cominciò
ad andare dappertutto, su per le montagne, in fondo ai burroni,
ma di Birba nessuna traccia. Ormai era l’alba. Il pastore era stanco,
affamato e assetato, ma non smetteva di cercarla, di chiamarla.
Lei, con tutte le altre, faceva parte della sua vita e non poteva perderla. Si siede un attimo per riposare e riprendere le forze,
quando “sogno o sono sveglio” (si stava dicendo) sente la sua voce. Si alza in piedi subito. La stanchezza gli era passata tutta e corre verso una roccia e la vede. E lei, Birba, tutta infreddolita, forse
si era anche spezzata una zampa. Pieno di gioia, se la mette sulle
spalle. Non le dice niente e corre per riportarla a casa. Per strada
incontra gli altri pastori e dice di andare da lui che farà una grande
festa, perché l’aveva ritrovata. Ora non la lascerà più, le starà sempre vicino. È vita della sua vita e senza di lei, come delle altre novantanove, non può farne a meno. Tutte sono importanti per lui. ■
2
Vignetta di Patxi Velasco Fano
mento, quello che dovette provare Maria di Magdala il mattino di
Pasqua. Non viene creduta: c’è
chi la considera fuori di senno e
chi pensa che si tratti di uno spirito. Come un giorno Gesù apparve direttamente ai suoi, ora è Pietro in persona che deve insistere
a bussare, far sentire la sua voce
perché gli aprano e si aprano i
loro occhi e il loro cuore. Allora
le parole si moltiplicano, ma non
quelle di Pietro. Ora egli li invia a
informare Giacomo, responsabile della chiesa di Gerusalemme,
e i fratelli, prima di proseguire il
suo cammino. Rode è la sorellina
della serva di Naaman.
Rode è la rappresentante
di tutto un popolo di piccoli ai
quali appartiene il Regno perché
sono i primi ad accoglierlo in
semplicità. Loro, che quotidianamente contano su Dio, sanno
che fa meraviglie e sono pronti a
lasciarsi sorprendere da lui. Per
questo Dio ha bisogno di passare
da loro per dirsi al mondo.
Forse è nei loro occhi che possiamo ancora oggi cogliere l’annuncio e bere la certezza della Pasqua: è risorto! La speranza prende corpo nella storia, una
vita nuova è possibile, per noi e
per il mondo. E se è possibile,
perché non osarla?
■
MISSIONE GIOVANI
Per vedere l’effetto che fa
Pietro liberato dall’angelo, prima
di bussare alla porta di Maria
(dipinto di F. Lippi, Firenze)
12
Dopo aver riflettuto, Pietro si recò alla casa di Maria, madre di
Giovanni, detto Marco, dove molti erano riuniti e pregavano. 13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia
non aprì la porta, ma corse ad annunciare che fuori c’era Pietro. 15“Tu
vaneggi!”, le dissero. Ma ella insisteva che era proprio così. E quelli
invece dicevano: “È l’angelo di Pietro”.
16
Questi intanto continuava a bussare e, quando aprirono e lo videro, rimasero stupefatti. 17Egli allora fece loro cenno con la mano di
tacere e narrò loro come il Signore lo aveva tratto fuori dal carcere,
e aggiunse: “Riferite questo a Giacomo e ai fratelli”. Poi uscì e se ne
andò verso un altro luogo.
At 12,12-17
ragazzina di 12 anni si
U naè gettata
dal balcone del-
la sua cameretta, al secondo piano. Non è morta per miracolo.
Ai soccorritori ha detto: “Non
me la sentivo di tornare in classe”. Sulla scrivania due bigliettini, uno per i genitori, “Scusatemi”, uno per i compagni di classe, “Ora sarete contenti”.
Questa volta, lascio la parola a
Bianca, una giovane di Lecce, che
ha scritto un pensiero esemplare.
a cura di DIEGO PIOVANI - [email protected]
re classe o scuola. Sono sicura
che ti aiuteranno. Sei viva, cara
bambina, e se la vita ha deciso
che oggi non era il tuo momento significa che tu sei in grado di
superare questo ostacolo.
Magari sarai una capra in
matematica, come me, ma riderai e ti divertirai quando farai il
primo viaggio da sola, dormirai
in spiaggia, ti comprerai il primo
paio di scarpe con i soldi di un lavoretto estivo. Sarai felice quando supererai gli esami di maturità, farai l’amore per la prima
volta, prenderai la patente e dovrai iscriverti all’Università. Sarai emozionata nel giorno del tuo
matrimonio e quando il tuo test di
gravidanza sarà positivo. Ricorderai questi giorni con tenerezza
quando sarai nonna e stringerai
forte al petto i tuoi nipoti, raccontando loro la tua storia di donna”.
Sulla scia di quanto accaduto, la 1ªA dell’Istituto “Galilei-
“Quindici anni fa, quando
anch’io avevo 12 anni, ero già
altissima e non mi facevo mancare niente: occhiali, apparecchio, busto per la schiena. Ero
un po’ più infantile delle mie
compagne, non mi interessavano trucchi né ragazzi. Al liceo
stessa storia, pensavo allo studio
più che ad altro; ero un po’ chiusa nel mio mondo fatto di musica e ho sofferto anche io per le
prese in giro dei miei compagni.
Sono stata vittima di
bullismo (cattiverie e
frasi irripetibili), ma
sono sempre rimasta me stessa, e oggi
a 27 anni sono fiera
di ciò.
Allora, cara bambina (a 12 anni si è
ancora bambini, per
me), con le fratture nel cuore prima
che sul corpo, perché non cerchi qual- I ragazzi di Lecce promotori dell’iniziativa anti-bullismo
cosa che ti dia la forINTENZIONE MISSIONARIA
za di andare avanti? Non la troE PREGHIERA DEL MESE
vi? Chiedi aiuto! Chiedere aiuto
Le famiglie in difficoltà rinon è da deboli, piangere non è
cevano
i necessari sostegni e i
da deboli. Ci sono tante persone
bambini
crescano in ambienche ci vogliono bene “a prescinti sani e sereni.
dere”, in primis la nostra famiI cristiani perseguitati rimanglia, non vergognarti di chiedegano fedeli al vangelo, grazie
re una mano a loro, per cambiaalla preghiera della chiesa.
Conforti: “La riconciliazione sia sincera e venga dal
fondo del cuore”.
Costa” di Lecce ha dato vita a un
nuovo progetto chiamato “MABASTA!”. Oltre ad essere un’esplicita esclamazione, è anche
un acronimo che sta per “Movimento anti bullismo animato da
studenti adolescenti”. I ragazzi
hanno creato un logo, aperto una
pagina su facebook (www.facebook.com/mabasta.bullismo) e
stanno lavorando alla realizzazione di un sito internet. Hanno lanciato una campagna con piccoli
video-spot e fotografie realizzati in proprio, in cui ci mettono la
faccia nel dire “Ma basta!”. Spiegano: “Siccome i prof ci dicono
sempre che è molto meglio fare
qualcosa anziché semplicemente
parlarne, allora ci siamo chiesti
cosa potevamo mettere in piedi
di concreto per tentare di frenare il fenomeno del bullismo. Crediamo di poter dare una mano sia
ai “bullati”, spingendoli a tirare
fuori le loro storie, che ai “bulli”, perché, secondo noi, forse sono proprio loro che ne
hanno più bisogno”.
In un mondo in
cui tutto parla di
morte e disperazione,
in città dove la cocaina porta a uccidere
amici (?) per… vedere l’effetto che fa,
in questo marzo dal
sapore di resurrezione, leggere certi incoraggiamenti e iniziative è una boccata
d’ossigeno, perché il bene esiste, perché prevale il desiderio
di vivere, di “darsi da fare”, di
sporcarsi le mani per gli altri, rischiando in prima persona. Perché solo vivendo si può scoprire… l’effetto che fa. Buona Pa■
squa!
2016 MARZO
V ITA SAV ERIA N A
Anche il “branco” ha un’anima?
Più che imprecare contro le tenebre, accendiamo luci p. ARNALDO DE VIDI, sx
C
arissimi, Pace e bene!
È scritto sul giornale locale di oggi: nello Stato il 29%
delle nascite è figlio di ragazze dai 10 ai 19 anni. Lo Stato in
questione è il Parà, in Amazzonia, dove svolgo il mio apostolato; qui le nascite “precoci” sono
più di 30mila all’anno.
L’altro lato è che in una resa dei conti, un ragazzo che fa
uso di droga è stato ucciso. Alla messa del settimo giorno, la
chiesa si è riempita di giovani
con maglietta uniformizzata che
lo ritratta. Penso con ammirazione che si tratti dei compagni di
scuola. Ma mi dicono di no: sono colleghi del branco della droga, intimati dai trafficanti. Piange il cuore sapere che chi più
“organizza” la gioventù sono i
trafficanti di droga (come la criminalità organizzata in Italia?).
Mettere il collirio
negli occhi…
Questi due “tasselli” aiutano a riflettere sulla realtà. Non
c’è né il buon selvaggio di Jean Jacques Rousseau, né il paradiso verde dell’Amazzonia,
né l’innocenza dei ragazzi delle
missioni. È il calvario del vener-
dì santo. Arrendersi? Adattarsi?
Mai! Al contrario, con tenacia,
promuovere il bene. Non dobbiamo imprecare contro le tenebre, ma accendere luci. Bisogna
mettere il collirio negli occhi per
vedere le numerose piccole azioni di resistenza e creatività.
In questo Gesù (e Papa Francesco) ci è maestro. Lui, fece
l’opzione per i poveri, provocando in tal modo la rottura col sistema di allora. Si è unito agli ultimi: li ha difesi; li ha animati per
ricuperare la dignità di figli e figlie di Dio. Ammonito perché tacesse e si ritirasse, ha continuato
fedele a Dio e ai fratelli, fino...
alla morte, fino alla risurrezione!
Non abbiate paura...
Come missionario in un paese
dove i giovani sono tra i più poveri, questo devo fare: dire loro
“non abbiate paura; cominciamo a fare qualcosa e vedremo
quanto Dio ci aiuta!”. Ho sperimentato questo con l’apertura
della scuola di informatica: gli
iscritti sono oltre 200, con giovani professori volontari. C’è
poi il corso di chitarra e di pianola, di artigianato, di preparazione agli esami (dove ho accet-
I giovani della periferia di Abaetetuba, l’altra faccia del quartiere...
P. Arnaldo De Vidi, saveriano trevigiano, missionario ad Abaetetuba
tato di insegnare “attualità”)...
Sono sorte anche vocazioni:
due giovani sono entrati in seminario e una ragazza in convento.
A coordinare la Pastorale Giovanile della diocesi ci sono tre dei
Possiamo essere
il Buon Samaritano
Sentivo il dovere di dire tutto questo, ricordando che la misericordia di Dio si esprime nel
P. REMIGIO SERRA,
UNA VITA PER IL BRASILE
INTERVISTA
A RADIO VATICANA
SAVERIANI E LAICI
Una lampada a olio per il dialogo
PAOLA FARINA
A Desio i laici saveriani, in collaborazione con i rappresentanti del coordinamento Desio Città Aperta e ai pakistani dell’associazione culturale Minhaj Ul Quran, continuano a
fare proposte per sensibilizzare la cittadinanza sul tema del
dialogo interreligioso.
La proposta di quest’anno è: una lampada ad olio, segno
di speranza, che illuminerà il percorso del dialogo tra religioni. L’iniziativa dell’equipe del dialogo prevede di accendere
una lampada a olio, che passerà di parrocchia in parrocchia,
a Desio e dintorni, fino al mese di maggio. Il percorso si concluderà alla festa dei popoli di maggio.
L’esperienza positiva dello scorso anno, con la “staffetta
dello striscione per la pace”, ha stimolato il gruppo a proseguire su questo cammino. Un cammino sempre più necessario per promuovere una cultura di pace, soprattutto tra i
più giovani, in un mondo sconvolto dagli attentati terroristici e dalla minaccia dell’Isis, dove la risposta più diffusa è,
purtroppo, l’innalzamento di barriere e una cultura di odio,
razzismo e pregiudizi.
Prendendo spunto dal Giubileo della Misericordia, con la
figura di Maria a fare da guida, è stato proposto ai parroci di accogliere in chiesa la lampada ad olio, per almeno una
settimana, durante la quale i fedeli potranno pregare in modo particolare per la pace. La Luce resterà accesa, di luogo in
luogo, fino alla festa dei popoli di maggio. Allora, con i saveriani, faremo una preghiera tutti insieme per la pace, cristiani e musulmani.
La staffetta della lampada è partita a fine gennaio con una
preghiera interreligiosa tenutasi presso la casa dei missionari (vedi foto). Un’anticipazione del progetto è stata data il 22
gennaio, quando il gruppo ha partecipato alla marcia della
pace promossa dal decanato. Come lo scorso anno, all’iniziativa saranno presenti anche i musulmani dell’associazione pakistana, che cammineranno fianco a fianco dei cristiani.
miei giovani. Più prosaicamente,
in quaresima costruiremo... gabinetti biologici nelle palafitte,
per evitare che nelle alte maree
le feci, galleggiando, viaggino a
seminare malattie.
P. Remigio Serra,
Terralba 26.1.1927 - Londrina 7.2.2016
Domenica 7 febbraio, a
Londrina in Brasile, è morto
p. Remigio Serra. Da qualche
tempo andava visibilmente
peggiorando a causa dei suoi
vari problemi di salute. Aveva
89 anni compiuti ed era nato
a Terralba (CA) il 26 gennaio
1927. Vocazione adulta, entrò
all’Istituto di San Pietro in Vincoli nel 1957 e fu ordinato sacerdote a Parma nel 1961.
Dopo un anno a Glasgow
per studiare l’inglese, nel 1964
fu destinato al Brasile Sud, il
campo di lavoro di tutta la sua
vita. Prestò il suo servizio nella
pastorale parrocchiale (in particolare a Laranjeiras do Sul,
Lupianopolis, Rolandia, Melo
Viana), nell’insegnamento (seminario minore di Jaguapità) e
nell’amministrazione (seminario di Jaguapità). Dal 2010 era
archivista della circoscrizione.
Sull’immagine ricordo per il
50° di sacerdozio (1961 - 2011)
aveva scritto: “Il Signore mi ha
chiamato per insegnare alle
genti a vedere Dio, cercare Dio,
amare Dio in tutto, così come
viveva san Guido Conforti”. ■
Durante il viaggio di papa
Francesco in Messico, Radio Vaticana ha intervistato in diretta telefonica, p. Javier Peguero
Pérez, della direzione generale, chiedendogli le sue impressioni su alcuni momenti significativi della visita (incontro con
i vescovi, i giovani, i sacerdoti,
religiose e religiosi e l’importanza dell’Anno della Misericordia). Il nostro consigliere è
stato esauriente e preciso. Come si dice… buona la prima!
Tra i tanti discorsi del papa
ricordiamo quello alle autorità: “La principale ricchezza del
Messico oggi ha un volto giovane; sì, sono i suoi giovani…
Questo permette di pensare e
progettare un futuro, un domani. Un popolo ricco di gioventù è un popolo capace di
rinnovarsi, di trasformarsi”. ■
NUOVA CAUSA
DI CANONIZZAZIONE
Il 28 settembre 2015 il superiore generale p. Luigi Menegazzo aveva incaricato p. Guglielmo Camera di esplorare la
possibilità di iniziare il processo di canonizzazione di p. Carrara, fratel Faccin e p. Didonè,
martirizzati in Congo nel 1964
nostro impegno: impegno coi
ragazzi e giovani, e ancora con
l’affamato, il nudo, il carcerato,
il migrante, l’ammalato..., e con
chi è prigioniero del pessimismo, della depressione e dell’egoismo!
Sento il dovere e la gioia di
ringraziare gli amici che mi hanno aiutato e mi aiutano ad essere
un buon samaritano. Buona Pa■
squa di misericordia!
assieme all’abbé Joubert. Il
16 febbraio, il segretario della congregazione per le cause
dei santi rispondeva: “Ritengo
che emergano elementi sufficienti e adeguati per procedere ad ulteriora in ordine alla prova del martirio; il mio parere è pertanto positivo”. Il 19
febbraio, quindi, p. Menegazzo ha affidato al postulatore
p. Camera il compito di seguire questa causa.
■
IL RITIRO DEGLI
ANIMATORI AD ASSISI
Otto animatori saveriani in
Italia hanno trascorso alcuni
giorni di ritiro ad Assisi per riflettere sulla vocazione missionaria e sulla presenza in Italia
in questo periodo. I primi due
giorni sono stati guidati da p.
Gabriele Squinzi, salesiano, che
ha trattato alcuni temi: misericordia nella relazione, ascolto
come alta forma di misericordia, perdono.
Uno di loro, p. Emmanuel
Adili, racconta: “Abbiamo respirato aria di fraternità, trasparenza e fiducia tra noi; tutti manifestavano il desiderio di
capire cosa il Signore vuole da
noi oggi, i dubbi erano condivisi e ciascuno dava il suo contributo”.
■
Il selfie degli animatori missionari ad Assisi... C’è chi è a suo agio e chi è sorpreso
3
2016 MARZO
DIARIO DI VIAGGIO... DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO
IL NATALE
“NOCHE BUENA” CON LUNA PIENA
Un messaggio che non scalda i cuori
p. MARCELLO STORGATO, sx
C
on Mario andiamo a Empalme, dal suo barbiere amico.
Quando arriva il mio turno, la conversazione si sposta
su un tema insolito per un saloon: “Quando le persone si trovano insieme, parlano e discutono di tutto: calcio, politica,
mercato, agricoltura, finanze… Ma se uno cerca di inserire il
tema di Dio, se ne vanno tutti; non hanno tempo per ascoltare
e parlare di Dio. I nostri giovani hanno perso il senso cristiano
della vita, non pregano più e la gente non ha più tempo per
Dio…”. Aggiungo: “Anche se Dio ha sempre tempo per la
gente, e non si dimentica mai di nessuno!”.
In collegamento con il Vaticano
È la prima volta che vivo il Natale in clima estivo. Dopo
giorni di tempo variabile, che ha portato inondazioni in varie regioni dell’Argentina, provocando oltre 25mila sfollati e
danni enormi, la vigilia di Natale è assolata, raggiungendo i
30 gradi. La celebrazione della “Noche Buena” avviene con
il cielo stellato e la luna piena.
Con Maria, abbiamo concordato di partecipare alla Messa serale nella parrocchia di Empalme, alle 20,30, con l’anziano prete don Monton. Mario è contento. Intanto, alla TV annunciano
l’inizio della Messa serale con papa Francesco nella basilica di
San Pietro, in Vaticano. Qui sono le 17,30, in piena luce solare.
Seguiamo la Messa in diretta sulla TV cattolica EWTN.
Tutti notiamo la basilica piena zeppa di fedeli e i molti vescovi e cardinali, accomodati vicino all’altare della Confessione. Ascoltiamo le parole del papa: “La gioia di questa notte
viene veramente da Dio: non siamo più soli e abbandonati, e
la luce ci indica la strada; non
ci è lecito restare fermi; dobbiamo andare verso quel Bambino che è nato per noi, e che
da duemila anni percorre tutte
le strade del mondo per donare
a tutti gioia e pace. Lasciamoci
abbracciare da lui, dall’amore
di Dio, ci viene l’invito a un
comportamento sobrio e sensibile, a un forte senso di giustizia e di compassione, rafforzato nella preghiera”.
Senza campane e con i mortaretti
Tornato da una Messa in un altro paese, don Monton cerca di attivare le campane e l’impianto audio, ma scopre che
il fulmine del 22
dicembre ha danneggiato l’impianto. Deve fare senza
campane e senza microfono. La chiesa è
quasi piena, e fa caldo-umido. All’inizio
della Messa la gente
viene a dare il bacio
al Bambinello, offerto da don Monton, 82
anni suonati. Il coro
anima con canti natalizi argentini, che
inneggiano alla “Noche Buena”. L’omelia
è chiara e corta, con
Eliseo (figlio di Mario) con il gattone di casa
riferimento a papa
Francesco e all’anno della Misericordia.
Al termine, don Monton mi invita ad andare fuori della
chiesa per salutare i fedeli e scambiare gli auguri di Natale.
La gente è molto affabile e il saluto reciproco è sempre un momento di gioiosa fraternità. Ci starebbe bene anche nelle parrocchie italiane, per scaldarle un po’. Purtroppo, nessuno delle
tre famiglie dei figli di Maria che vivono nel paese (Adriano,
Marcelo e Fabio) ha partecipato alla Messa. Probabilmente,
perché non sono suonate le campane…
A mezzanotte siamo sommersi da uno scoppio continuo e
assordante: nel paese e nelle campagne, tutti danno il benvenuto alla “Noche Buena”. Mi viene un pensiero: tante famiglie
festeggiano la nascita di Uno che non riconoscono più! Tutti gli argentini sono orgogliosi di papa Francesco, ma il suo
messaggio deve ancora scendere nel cuore e nella vita di tanti!
In camera, il ventilatore gira, sbattendo l’aria calda dell’estate
argentina, anche a Natale.
Gli ultimi giorni intensi
Mario vuole andare fino al filare dell’uva, per vedere cosa
si può fare per tenere lontani i passeri… Ispezioniamo il filare
delle viti: ci sono dei bei grappoli di uva: bianca, nera e rosata;
è bella e sta maturando. Mario strappa vari grappoli di uva
bianca e nera e li mangia, anche se è calda e non è ben matura… Gli dico: “Vedo che non sei più preoccupato dei passeri;
il passero più vorace sei proprio tu!”. Lui fa una risatina.
Verso le 3 di notte, sento Mario esclamare: “Grazie Signore,
Maria (figlia di Mario) mostra
mi hai sempre aiutato!”. E aggiunge: “Grazie a Dio che ti ha
il libretto-ricordo del battesimo,
prima Comunione e Cresima,
mandato ad aiutarmi!”… Poi domanda: “Dove sono?”. “Sei in
che lei ha conservato con molta cura
casa tua, a Villa Constituçion!”, rispondo. “E io credevo di essere a Cornuda!
Quante volte sono andato a Cornuda
(TV) con l’asino e il carro, e non mi è
mai successo niente; il Signore mi ha
p. M. STORGATO, sx
sempre aiutato: grazie Signore!”. PreSeduti sotto la veranda, parliamo dei tempi antichi, quando la nostra famiglia viveva
ghiamo un po’ insieme, abbracciati l’uancora a Trevignano (TV): “Nonno Cice (Felice) a me voleva bene”. Ribatto: “Lo so; Aldo
no all’altro. Poi Mario si addormenta.
I RICORDI GIOVANILI DI MARIO
ne parlava sempre, che tu andavi da nonno quando era all’osteria, e gli chiedevi i soldi…”. “Sì, sì, andavo da nonno quando giocava a carte con gli amici e gli chiedevo dieci
schei; lui me ne dava subito venti: «Cosa vutu far con dieci schei; to’ venti!». Solo io avevo il coraggio di andare da nonno e chiedergli i soldi davanti a tutti!”. “Aldo raccontava che tu rubavi i suoi crostoli (chiacchiere)!”, continuo. “Sì, anche quello facevo, perché
Aldo cercava di conservare la sua parte in una cassa di legno; ma io, con un chiodo piegato in punta, riuscivo ad aprire il lucchetto e mi mangiavo anche i suoi!”.
Dal Veneto, all’inizio della seconda guerra, la nostra famiglia è migrata a Roma, in
una località chiamata Mazzalupo sulla via Boccea. Mario ricorda che “in una grotta e nei
buchi scavati in collina, tra gli arbusti della macchia, Aldo, io e Ferruccio ci nascondevamo per evitare di essere reclutati e andare in guerra. Papà Duilio ogni giorno ci portava acqua e cibo, in un cesto, facendo finta di raccogliere erba per i conigli, sia nell’andata che al ritorno… Di notte ci cambiavano casa, per depistare le ricerche ed evitare
le denunce”…
Carlo (figlio minore di Mario) e una parte
della mandria di sua proprietà, a 450 km dalla
casa di Mario, nel paese di Villa Trinidad
(Rafaela), al nord della provincia di Santa Fé
4
La Messa in casa di Eliseo
Celebro Messa in casa di Eliseo.
La sala si riempie di amiche e amici;
vari restano in piedi. Dopo la Messa,
con una breve processione, ci rechiamo fuori, per benedire la “cappellina”
appena costruita: è in pietra e legno,
con due belle statue del Sacro Cuore e
della Madonna del Rosario.
Mercoledì 13 gennaio è stato un
giorno intenso. Ho passato un’oretta
nella vigna, per appendere bottiglie di
plastica e sacchi di tela sulle viti, come
regalo a Mario, che ci tiene tanto alla
sua uva: spero che siano serviti a qualcosa… Ho passato un bel po’ di tempo con lui, facendo gli esercizi al braccio destro libero dal gesso, scherzando
e parlando, per godere della sua compagnia nelle ultime ore. Alle 17,30 l’ho
salutato, guancia a guancia, ringraziandolo per la sua fraterna compagnia. Entrambi senza parole, solo baci. Poi sono partito per l’aeroporto, il primo aereo fino a Buenos Aires e ripartenza
per Roma Fiumicino, dove arrivo con
largo anticipo il 14 gennaio (grazie alle
correnti d’aria favorevoli, dicono!). ■
ARGENTINA: DUE BANDIERE, UN’UNICA FAMIGLIA
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
È
stata per me una grazia immensa aver potuto
trascorrere un mese intero (11 dicembre 2015-14
gennaio 2016) con mio fratello Mario, senza altri pensieri se
non quello di stare con lui più tempo possibile, comprendere
la sua mente e il suo cuore, condividere le sofferenze e i ricordi
della lunga e laboriosa vita. Ho anche cercato di percepire e
imparare cosa passa nell’animo di un fratello anziano, ricco di
fede e di esperienza, e ora bisognoso di assistenza.
Ringrazio il Signore per avermi dato questa grande opportunità, che desidero condividere - anche attraverso questa
specie di “diario” - con i familiari e gli amici in Argentina e
in Italia, con quanti hanno conosciuto e amato quest’uomo,
che è vissuto interamente per la famiglia, sostenuto dalla
grande donna Sonia, “la mamma”, come egli la chiama in
questi lunghi giorni vissuti fisicamente separato da lei.
Ho molto apprezzato il bel servizio dei figli Maria ed Eliseo verso il papà, giorno e notte (Carlos è presente più raramente, a causa della lontananza), per fargli avere quell’affetto filiale che un genitore merita. Certo, se anche i nipoti
potessero passare qualche ora con “nonno Mario”, portandogli i loro bambini, sarebbe per lui una gioia immensa, un
respiro di infanzia, che rende più facile la vita in vecchiaia. ■
Mario e Sonia Storgato in famiglia, 2014 / foto archivio MS
L’ARRIVO
TRE COMPLEANNI PER DUE FRATELLI
Tutto ruota intorno al numero 18!
p. MARCELLO STORGATO, sx
S
ono partito da Roma-Fiumicino giovedì 10 dicembre.
Arrivato a Buenos Aires dopo 14 ore di volo, ho preso la
connessione per la città di Rosario, appena 30 minuti di volo.
All’aeroporto c’erano Mario (con il braccio ingessato), Eliseo e Mirta: un abbraccio davvero affettuoso e gioioso! In
macchina procediamo verso Villa Constituçion (50 chilometri
circa), la cittadina dove vivono Mario e le famiglie di Eliseo
e Maria. Sono lei ed Eliseo che assistono Mario una notte
ciascuno, a turno. Dico loro che per un mese penserò io volentieri all’assistenza notturna.
La presenza spirituale di Sonia
Sonia, la sposa di Mario, è in paradiso dal 1° novembre
del 2014. Eppure, la sua presenza è vivissima, in ogni angolo
della casa e nel cuore di tutti: in famiglia, tra i parenti, tra gli
amici. La sua saggezza, la sua fede, la sua gentile discrezione,
la sua sofferenza segreta… sono nella memoria di tutti.
I ricordi sono davvero tanti. I cassetti degli armadi sono
ancora ordinati come li teneva lei; i quadri appesi alle pareti,
le foto sugli scaffali, le carte da lei scritte e lette… tutto è
conservato come lei lo aveva disposto.
Con Mario sono stato varie volte alla tomba di Sonia, nel
reparto della “Società Italiana”, insieme a Eliseo e a Maria.
Abbiamo recitato il “Requiem” per lei e per tutti i defunti…
Ogni volta, al momento di uscire, Mario guarda nuovamente
quel volto e ripete: “Ciao,
Mamma! Ciao, Mamma!”. È commovente
sentire Mario chiamare
“mamma” la sposa che
lui chiamava abitualmente “Vieja” (Vecchia)
e che lei ricambiava con
“Viejo” (Vecchio)!
Con nipoti
e pro-nipotini
Il compleanno di Mario
e il mio cade nello stesso
giorno: il 18 dicembre,
con 18 anni di differenza.
È la prima volta che lo festeggiamo insieme. Per l’eccezionale
occasione, è stato organizzato una specie di “triduo”, con tre
feste. La sera del compleanno ci siamo radunati in casa Mariani: una festa organizzata da Maria. Mario è felice di trovarsi
immerso dai nipoti e pronipoti, che ha occasione di vedere
molto raramente.
Invece, anche senza solito arrosto alla griglia, abbiamo
mangiato bene. Il rito richiede la “torta con le candeline”. C’era anche questa: una torta rettangolare, con i colori della bandiera italiana, e ai due angoli due cifre: a destra 90, a sinistra
72 - gli anni di Mario e i miei. Al soffio sulle 4 candeline, la
stessa ingenua gioia è sbocciata sui nostri volti e sui volti dei
bambini, che applaudivano e cantavano: “Tanti auguri a te…”.
E tante foto scattate da adulti e bambini con i loro cellulari.
Abbiamo passato una bella serata insieme. Nonno e nipotini, tutti felici e… incantati, che si capivano perfettamente.
Avremmo voluto scrivere gli “Auguri” sul gesso di Mario,
ancora bianco, ma mancavano i pennarelli a colori. Pazienza!
Il maialino a farci “compagnia”
Eliseo ha organizzato due cene: una ristretta a pochi amici, il 16 dicembre; l’altra con una trentina di ospiti, sabato
19. Ambedue le cene sono state… onorate da un “lechón”,
maialetto alla griglia, cotto pazientemente secondo il rituale
argentino dallo stesso Eliseo. Il rito si è svolto nella grande
“parrilla” costruita nell’angolo di entrata del salone per eventi. Per cuocere bene il maialino più grande, oltre alle braci
sotto la griglia, sopra su una lamiera ardeva il fuoco a legna.
Mario e io, primi ospiti, siamo arrivati in tempo per accogliere e salutare gli altri ospiti. Ma il primo atto di Mario è stato di ispezionare lo stato del porcello e di strappare via la coda:
secondo lui è l’assaggio
più delizioso e saporito!
Ogni ospite offre il tradizionale bacio di saluto sulla guancia, augurando il bene del festeggiato, e offrendo lo stesso saluto a tutti i
presenti, uno a uno. Salutarsi con il bacio è una bella tradizione argentina; anche in famiglia, al mattino e
alla notte, genitori e figli si
salutano con affetto.
■
Mario e Marcello Storgato
tra i nipotini il giorno del loro
compleanno, il 18 dicembre
2015: la torta non poteva
che essere tricolore!
2016 MARZO
LA CHIESA
SE BASTASSE PAPA FRANCESCO...
“Non siamo santi come in Italia”
p. MARCELLO STORGATO, sx
sta vivendo in un nuovo clima di speranza.
L’ Argentina
Le elezioni di domenica 13 dicembre hanno portato al
governo il signor Maurizio Macri, come nuovo presidente dopo la lunga era di Cristina e dei Kirchner. Si è costruito una
buona squadra di governo, con persone esperte e piuttosto giovani, e un buon numero di donne. La maggioranza della gente
apprezza e ne parla bene. Al tempo sono affidate le risposte.
I poster con il papa e un successo d’esportazione
Papa Francesco è molto apprezzato e amato in Argentina. La
gente ne è orgogliosa ed entusiasta, segue con commozione ciò
che egli fa e dice. Le televisioni ne fanno una bandiera e ne
presentano filmati e fotografie; raccontano episodi di quando
era superiore dei gesuiti in Argentina e vescovo di Buenos Aires.
Ho portato con me in Argentina 200 poster e 500 immagini
del papa sorridente con la scritta in spagnolo: “¡Hola! ¿Cómo
va la alegria in tu casa? ¿Y en tu corazón?”. Le ho distribuite
ai parenti e agli amici, e ne ho portato varie copie anche nelle
chiese dove sono andato a celebrare la Messa. Tutti ne sono
entusiasti e le prendono volentieri: se lo stringono al petto, il
volto si illumina, gli occhi brillano di commozione… In molte
case l’hanno messo in cornice e appeso nella saletta d’entrata.
Ne sono felice; è stata una bella idea. Vengono a chiederne
altre copie per donarle agli amici, come la signora Mariela:
“Questo è il mio caro papa; sono molto emozionata e contenta
di lui! È il mio papa!”. È la quinta donna di Walter, mi dicono. “La quinta?”, esclamo sorpreso! Mirta commenta: “Qui in
Argentina siamo peccatori, non siamo santi come in Italia!”.
Molti chiedono se il papa argentino piace a me e alla gente
in Italia. Rispondo: “A me piace molto e cerco di imitarlo più
che posso; la gente è entusiasta di ciò che egli dice e fa, del
suo stile di vita e della sua predicazione; anche i preti e i vescovi sono contenti, ma non tutti!”. “E come mai?”. Rispondo:
“Forse hanno paura di cambiare lo stile di vita o di perdere
il potere clericale… ma questo è il papa giusto, che mette il
vangelo di Gesù al primo posto. Ma un papa da solo non ce
la fa a cambiare la chiesa e il mondo: non basta apprezzarlo,
bisogna imitarlo nella vita concreta, saper perdonare, avere
misericordia verso tutti…”.
Padre Ignatius, prete della consolazione
“È stata una grazia immensa aver
potuto trascorrere un po’ di tempo
con mio fratello Mario, comprendere
la sua mente e il suo cuore, condividere
le sofferenze e i ricordi della lunga
e laboriosa vita”
dere la bocca… questo ha un doppio guadagno: hai evitato di
parlar male e hai la possibilità di parlar bene”.
Nella Messa di p. Ignatius la consacrazione è il momento
culminante: un lungo momento di adorazione, la consacrazione pronunciata lentamente, parola per parola, l’elevazione
prolungata dell’ostia e del calice, a 190 gradi. In totale, un’ora
e un quarto pieno per una celebrazione intensamente partecipata. Eliseo e Mirta lo informano della mia presenza. Padre
Ignatius si interessa alla mia vita missionaria in Bangladesh.
Gli domando da che parte dell’India viene: “Sono dello Sri
Lanka - mi ha risposto - ma sono stato alcuni anni in Kerala
(Sud India)”. Mi abbraccia più volte e mi dà una manciata di
medagliette per i malati; ricambio con alcune immaginette di
papa Francesco. Le accoglie con sorpresa.
Le parrocchie di Villa Constituçion
Nella cittadina di Villa Constituçion ci sono tre parrocchie cattoliche. Di queste parrocchie fanno parte anche
alcune altre “cappelle”, che in futuro potranno diventare
parrocchie. A parte le qualità e i limiti che caratterizzano i
sacerdoti, non mi è sembrato che essi lavorino in sintonia,
coordinando la loro azione pastorale nelle parrocchie dello stesso territorio; ognuno
agisce secondo la propria
convinzione e formazione.
Il 17 dicembre c’è stato
un evento che ha avuto una
certa risonanza nei media
locali: su invito del sindaco
Jorge Berti, si è tenuto un
incontro con i rappresentanti
delle chiese di Villa Constituçion, cattolici e protestanti.
Ai 19 religiosi partecipanti il
sindaco ha chiesto di pregare
per la città e di lavorare uniti
in progetti di ordine sociale e
comunitario. I commenti dei
religiosi erano tutti entusiasti. Come si dice, se son rose
■
fioriranno.
Sonia, la sposa di Mario, in cielo dal
2014, ma tutto ancora parla di lei
VESTI COLORATE IN REGALO
p. M. STORGATO, sx
Il mattino di Capodanno, Eliseo e Mirta mi hanno invitato a
partecipare alla Messa delle 8,30 e conoscere personalmente
p. Ignatius, il “santone indiano” che attira migliaia di devoti. Arriviamo alla chiesa “Natividad del Senor” alle 7,40. La
gente è già in fila davanti all’entrata della chiesa. Ci accolgono alcune persone, che ci fanno disporre sui banchi, senza
lasciare posti vuoti.
Padre Ignatius parla in modo semplice, ispirato, lento, con
frequenti intercalazioni, come di chi cerca le parole giuste per
contenuti profondi ed essenziali. “Non dobbiamo preoccuparci del giorno di ieri, perché è già passato e non possiamo cambiarlo; dobbiamo preoccuparci dell’oggi e approfittare dell’esperienza di ieri per vivere meglio il domani… La Madonna
è modello di vita cristiana: ascolta e medita nel cuor suo, per
vivere al massimo la volontà di Dio. Tagliare la lingua, chiu-
Ho dato da lavare la veste liturgica che ho portato con me dall’Italia. Vedendola, Mirta vuole farmene
una in regalo, ma con stoffa colorata. Speravo che la
cosa finisse lì; invece, ha contattato Susanna, che è una
brava sarta. Susanna ha preso la cosa sul serio e ha voluto che l’accompagnassi a Rosario, nella “via dei tessuti”, per sceglierne uno. Siamo andati in auto con Eliseo, che poi si fermava per partecipare alla “Messa per
gli uomini” del carismatico padre Ignatius.
Con Susanna e Mirta entriamo in un negozio; prendiamo il numero e ci mettiamo in coda. Una commessa ci serve con attenzione e cortesia. Compresa la nostra esigenza, ci indica varie stoffe, finché ne scelgo
una, color violetto chiaro. Susanna mi chiede di scegliere anche un altro pezzo di diverso colore per una
seconda veste che vogliono farmi in regalo. Scelgo un
celeste chiaro. Occorrono due metri e mezzo di stoffa
per ciascuna veste, al modico prezzo di 50 e 40 pesos
al metro rispettivamente.
Conversando, Mirta accenna ai bei tessuti utilizzati
da padre Ignatius. La commessa conosce il religioso e
commenta con entusiasmo le vesti liturgiche nelle sue
celebrazioni. Le tre donne sono concordi nell’apprezzamento. Faccio notare che io sono “missionario” e
non mi si addicono tessuti ricchi e ricercati; anche papa
Francesco dà l’esempio di modestia negli abiti…
5
2016 MARZO
IL M ON D O IN CA SA
SUD/NORD NOTIZIE
Quando i fatti?
Burundi: c’è delusione. Organizzare un “dialogo inclusivo”
al quale sono chiamati a partecipare “tutti gli attori più importanti” della crisi, sotto l’egida
del presidente ugandese Yoweri
Museveni. È questo l’annuncio
della missione dell’Unione Africana, inviata in Burundi per cercare di risolvere la crisi politica
nata dal terzo mandato del presidente Nkurunziza.
Ma l’opposizione burundese
contesta il risultato della missione
Onu che non ha potuto incontrare diversi rappresentanti dell’opposizione in esilio e perché insiste nel mantenere come mediatore Museveni, appena rieletto presidente dell’Uganda in elezioni
contestate, dopo 30 anni di potere.
●
● Congo RD: dialogo, ma...
Ban Ki-moon, nella sua visita
in Congo, ha chiesto alla classe
politica di privilegiare il dialogo, per concordare un calendario elettorale. Nello stesso tempo
però, si è detto preoccupato per
il timore che il presidente Kabila intenda presentarsi per un terzo mandato, per l’aumento delle violazioni dei diritti umani e
per la crescente restrizione dello
E... state con i saveriani
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
spazio democratico.
“Rete Pace per il Congo”
sottolinea che è l’ostinazione di
voler rimanere al potere a deteriorare, rallentare e bloccare
il processo elettorale. “Se è necessario continuare a parlare di
dialogo, è altrettanto necessario
passare alla fase delle inchieste e
procedure giudiziarie, delle pressioni e sanzioni nei confronti di
chi viola i diritti umani e reprime
le libertà”.
■
Iniziative interessanti
Libano: finestra di pace. Un
nuovo canale satellitare all news
del network televisivo NoursatTele Lumiere è stato inaugurato a
Dora, in Libano. Lo scopo è costruire ponti di pace, offrire punti di riferimento a chi vuole operare per il bene comune, trasmettere la verità così com’è e fare
“guerra alla guerra” nel cuore del
Medio Oriente dilaniato da conflitti sanguinari. Mons. Caccia,
nunzio apostolico in Libano, ha
affermato che Noursat-Tele Lumiere è una finestra per la pace.
●
● L’Europa protegga i rifugiati. In occasione del vertice dei
capi di stato e di governo della
Ue con la Turchia, 26 ong hanno
lanciato l’appello affinché l’Europa rispetti i diritti e le persone. Le organizzazioni esprimono gravi preoccupazioni in merito alle politiche restrittive che
mettono in pericolo i diritti dei
migranti. Il rischio è che certe
scelte costringano i migranti ad
affidarsi ai trafficanti o a cercare nuove e sempre più rischiose
vie per continuare il loro viaggio. Ognuno ha il diritto di chiedere asilo, di far esaminare la richiesta e, in caso di rifiuto, che
il processo di rimpatrio avvenga
all’interno del più ampio rispetto dei diritti umani.
Fa’ la cosa giusta. Dal 18 al
20 marzo si è tenuta a Milano
Fa’ la cosa giusta!, la prima e
più importante fiera nazionale
del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Fa’ la cosa giusta! ha l’obiettivo di far
conoscere e diffondere le buone pratiche di consumo e produzione e di valorizzare le specificità. Erano più di 300 gli appuntamenti in programma. E anche quest’anno è stato un successo!
■
●
Yemen: non ce ne andiamo.
“La popolazione amava le suore
di Madre Teresa uccise a Aden,
ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all’appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più
bisogno; questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo e forse dava fastidio”. Così il vescovo Hinder commenta la strage
terrorista compiuta il 4 marzo,
che ha coinvolto quattro suore
(vedi foto) e altre 12 persone, tra
i collaboratori, gli anziani e i disabili da loro assistiti presso la
“Mother Theresa’s Home.
Le missionarie della Carità
hanno reso noto che non abbandoneranno la loro opera in Yemen, ma che “continueranno a
servire i poveri e i bisognosi”.
●
Brasile: nel ricordo di suor
Dorothy. Numerose famiglie di
agricoltori di Anapu, nel sud del
Pará (Brasile), si sono incontrate
il 12 febbraio per ricordare l’assassinio avvenuto 11 anni fa di
suor Dorothy Stang, la religiosa impegnata nella Commissione pastorale della terra (Cpt) a
fianco dei lavoratori dei campi
e contro lo strapotere dei fazendeiros. Secondo la Cpt, nel 2015
●
6
LA QUARESIMA IN TENDA
don GIANLUCA, don ANDREA, don ALESSANDRO e don EMANUELE
Pubblichiamo la lettera di quattro sacerdoti della diocesi di Bergamo
che hanno spiegato ai loro parrocchiani e non solo la scelta di vivere
quaranta giorni sulla strada.
Abbiamo deciso di abitare in una tenda allestita sul sagrato della
chiesa di Ambivere, con un po’ di cibo e acqua da bere, un bagno per
lavarci e un materasso per dormire. È più di quanto molti essere umani
possono permettersi. I poveri speravano che l’Europa fosse un luogo
dove l’umanità venisse prima della cittadinanza, del benessere, delle
differenze religiose, prima di ogni altra cosa. Si sbagliavano.
Il pensiero diffuso è che la loro situazione non dipenda da noi che
abbiamo già i nostri grattacapi. Al pari dei singoli Paesi europei, anche
i diversi settori dell’amministrazione statale scaricano sugli altri la responsabilità, adducendo confusione normativa, paventando rischi di
terrorismo e brandendo contro i poveri le croniche insufficienze dell’assistenza ai cittadini italiani.
Si usano i poveri di casa nostra contro i poveri alla nostra porta. A cominciare dalle regioni fino ad arrivare a molte amministrazioni comunali
la risposta è sempre la stessa: per loro non c’è posto. Le parrocchie e i cristiani non si stanno comportando meglio. “Ci pensi la Caritas”, dicono.
Neppure l’invito dell’amato papa Francesco riesce a scuoterli (“Pensate
ai tanti profughi che sbarcano in Europa e non sanno dove andare”).
Noi sacerdoti non possiamo rovesciare le sorti dei poveri. Però possiamo stare dalla loro parte. Stiamo in una tenda per dire che non siamo
disposti ad accettare un sistema che procura benessere a noi, provocando sofferenza a qualcun altro. Si tratta di un segno temporaneo, fino
a Pasqua. Poi si vedrà.
I quattro sacerdoti di Bergamo hanno ospitato
nella loro tenda mons. Shlemon Warduni (al centro),
vescovo ausiliare dei cattolici caldei di Baghdad
MISSIONI NOTIZIE
Martiri senza tempo
MESSAGGIO DALLE CHIESE
il numero di omicidi derivati dai
conflitti nelle zone rurali è stato
il più alto negli
ultimi 12 anni.
● Terra Santa:
cristiani in calo.
La piccola realtà cristiana della
Striscia di Gaza
continua ad assottigliarsi. Negli
ultimi mesi, sono
almeno trenta i giovani che hanno lasciato la terra in cui erano
nati per emigrare. I cristiani sono ormai poco più di un migliaio.
Insieme al parroco, i ragazzi e
le suore si recano periodicamente a distribuire aiuti alle famiglie più povere. “Abbiamo sentito racconti strazianti di persone disperate e affamate, nessuno
lavora, i bambini sono numerosi,
spesso ci sono malati gravi che
necessitano di cure; le abitazioni sono fatiscenti perché le pareti
e il tetto sono di lamiera e senza
energia elettrica”.
■
Una storia speciale
● In Europa non torno più! “Il
mio sogno era di andare in Africa quando fosse arrivato il momento della pensione, per vivere nella preghiera e nella solidarietà con i fratelli di quel continente; la salute però non aiuta il
mio sogno e non voglio essere
di peso a nessuno, ma in Europa
non torno più e rimango nel terzo mondo”.
Lo ha detto mons. Pedro Casaldáliga, vescovo emerito di Sao
Félix do Araguia (Mato Grosso)
in Amazzonia. Clarettiano spagnolo, 88 anni, è considerato la
voce dei poveri, degli indigeni e
dei senza terra dell’Amazzonia
brasiliana. Si trova in Brasile dal
1968, è uno dei rappresentanti
della teologia della liberazione
ed ha aspramente criticato la dittatura militare che ha governato
il Brasile tra il 1964
e il 1985. Nonostante le ripetute minacce
di morte ricevute durante tutta la vita, si
è sempre rifiutato di
abbandonare la realtà
amazzonica. Cinque
anni fa il governo gli
ha conferito un premio
speciale per il suo lavoro a favore dei diritti
umani.
■
- Abbiamo pensato
anche a un’esperienza missionaria in Congo RD tra il 1° e il 30
agosto e a un cammino Loyola
Pamplona-Javier (Spagna) dal 18 al 28 agosto per i giovani oltre i
18 anni, insieme ai coetanei della Spagna.
Campi missionari per i giovani
I saveriani anche quest’anno offrono diverse opportunità estive per far vivere intensamente ai giovani l’annuncio del regno
di Dio, alternando formazione, lavoro e riflessione. Il senso di
queste attività missionarie è quello di ascoltare, osservare, condividere, servire persone,
incontrare i non cristiani, i poveri e i popoli, conoscere altri cammini di comunità e di
chiesa. L’annuncio è fatto
con la testimonianza
dell’amicizia, dell’attenzione, dei gesti. I
giovani sono chiamati
a imparare la missione
per poi praticarla nella
vita.
- Per i giovani dai 15
ai 19 anni sono previsti due campi di volontariato missionario
ad Ancona dal 23 al 30 giugno e dal 18
al 24 luglio. Si trascorrerà la mattinata
con gli emarginati, mentre il pomeriggio
è il momento della
condivisone con videoclip, celebrazioni,
testimonianze, giochi ed escursioni.
- Per i giovani
dai 18 anni in su,
c’è il campo missionario di volontariato a Udine dal 1°
all’8 agosto, con lo
stesso stile dei precedenti, ma ancor
più profondo, maturo ed esigente.
- È possibile
vivere anche due
esperienze d’accoglienza
tra gli immigrati a Ceuta
(Spagna africana) dal 30 luglio al 15 agosto e a
Siracusa in Sicilia dal 16 al 27 agosto.
Per informazioni: p. Benjamin (345 4205934), p. Francois (347 8596272), p. Simone (349 1314499),
p. Enzo (347 5889413), p. Alberto (333 8856374), sr. Laura (333 2102370), sr. Olivia (333 9292729).
2016 MARZO
D IA L OG O E SOLID A RIETÀ
LETTERE AL DIRETTORE
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saverianibrescia.it/ FB: Missionari Saveriani
IL PIANTO DI CRISTO
Caro Rota direttore,
ho conosciuto un caro amico Rota nel ‘47 a san Pietro in Vincoli... ma
mi pare che poi sia morto in India. È stata un’amicizia meravigliosa.
Ho anch’io due altri fratelli missionari saveriani. Ciao. Buon lavoro.
Vittorio
Caro p. Filippo,
ho ricevuto, dal fratello di p. Giovanni Carrara, la copia di “Missionari Saveriani” di febbraio. Così ho l’opportunità di augurarle buon
lavoro. Ora, con la triste chiusura di Misna, ci teniamo informati
tramite Fides e Iwacu-Burundi. Padre Giovanni è l’ultimo missionario tutto nostro che ci è rimasto, della generazione seguente alla mia
cresciuto in oratorio con don Pierino Corvo di Colognola (BG) e nel
fascino dei suoi racconti su p. Fasolini. Un’osservazione tipografica
per la rivista: è impaginata bene in modo leggero: solo i caratteri, pur
nitidi, sono un po’ piccoli per noi anziani; d’altra parte capisco che
anche qui lo spazio costa. Di nuovo buon lavoro.
Angelo Calvi - Albino (BG)
Non vedono la prima stella/ la lacrima di Cristo/nessuno più la
scorge/ha un tremito la terra/muore il sole fra nubi/di fumo nero.
Il cielo appallottolato/come carta straccia/e quella lacrima
crocifissa/è goccia d’amore/fra le mura sventrate.
Nelle crudeltà sgorga ancora il suo sangue/la pioggia si immola/al
fiume della morte.
In quel pianto inconsolabile/di un bambino per mano alla madre/
nelle lacrime dietro agli occhi/di un vecchio nella impotenza/nello
strepitio lacerante/dentro un rifugio/c’è il pianto di Cristo.
Anna M. Pedon - Vicenza
Cari lettori e lettrici,
vorrei ringraziare Vittorio. È vero, voi familiari diventate, a vostra
volta, missionari che partecipate alla nostra missione in tanti modi:
con la presenza, l’amicizia, il sostegno, la preghiera… Quando rientriamo in Italia sappiamo di trovare una famiglia, anche qui. Questo
ci fa tanto bene.
Grazie anche ad Angelo per i suoi auguri. Dispiace anche a noi della
chiusura di Misna. Circa la grandezza dei caratteri della rivista, molti
lettori ci hanno fatto la stessa osservazione. Aumentare i caratteri significa occupare più pagine, oppure ridurre il contenuto, magari facendo anche qualche ritocco grafico… Insomma, ci penseremo.
“Dulcis in fundo”, la bellissima poesia di Anna, ci ricorda che la
sofferenza di Cristo si prolunga in quella dell’umanità sofferente di
oggi (famiglie in difficoltà, anziani, disoccupati, profughi, immigrati,
carcerati). Nel suo recente viaggio in Messico, Francesco ci ha detto
che bisogna piangere per l’ingiustizia, per il degrado e per l’oppressione: “Sono le lacrime che possono aprire la strada alla trasformazione;
sono le lacrime che possono ammorbidire il cuore (…) che riescono
a sensibilizzare lo sguardo e l’atteggiamento indurito e specialmente
addormentato davanti alla sofferenza degli altri”. Chiediamo
il dono delle lacrime, il dono della conversione.
p. Filippo, sx
STRUMENTI D’ANIMAZIONE
MISERICORDIA E PAPA FRANCESCO
Essere “guaritori” significa essere coscienti delle proprie debolezze e del fatto che ognuno di noi porta
con sé l’eredità delle sue ferite. È questa la particolare
e personale interpretazione dell’opera di misericordia
del “visitare gli infermi” che ci offre Angelo Cupini,
missionario clarettiano, da anni impegnato nel recupero dei tossicodipendenti con la sua onlus Comunità
di via Gaggio.
L’autore affida le sue riflessioni al libro Visitare gli
infermi. Lasciamoci arricchire dalla debolezza
(Emi, pp. 64, euro 7), parte della collana “Fare misericordia”, dedicata alle opere di
misericordia e predisposta per l’Anno giubilare.
Sono in particolare sette donne a testimoniare
la forza che coloro che chiamiamo malati hanno
saputo trasmettere loro. Sono le loro sofferenze a risvegliare le nostre coscienze e a renderci
consapevoli.
Per festeggiare i tre anni di pontificato (13
marzo) di papa Francesco, Emi propone un’offerta speciale su tutti i suoi libri. Sono 9 i testi
firmati come autore o co-autore da Jorge Mario Bergoglio. Per informazioni e acquisti vai direttamente al sito www.emi.it/i-libriemi-di-papa-francesco
Richiedere a: EMI, Bologna (tel. 051 326027, fax 051 327552,
e-mail: [email protected], oppure direttamente dal sito www.emi.it).
I MISSIONARI SCRIVONO
In Mozambico, tra siccità e tensioni non è un anno facile
Ultimamente anche qui si vive un po’ nel tempo “zippato”. Parlando francamente le cose in Mozambico
non vanno bene. Vi scrivo con quaranta gradi in casa mentre non cade una goccia dal cielo. La siccità sta
colpendo la zona centrale e meridionale del Mozambico e questa dovrebbe essere la stagione delle piogge.
In più si sta aggravando la tensione politico-militare. Nelle ultime settimane sono ricominciati i combattimenti e ci sono stati morti. La tensione per ora non colpisce la nostra zona.
Sono stato a Dondo, dove c’è p. D’Agostina, a 500 chilometri da Chemba. In un lungo tratto di strada c’è
la scorta militare obbligatoria per evitare di essere attaccati. Ma, nonostante la scorta, un camion e una macchina, sono stati colpiti. Insomma, questo pare non sia un anno facile. Quando pregate ricordatevi di questo angolo di Africa e della sua bella gente.
p. Andrea Facchetti, sx - Chemba, Mozambico
Anche così vivono e muoiono tante mamme a Bukavu, in Congo RD
Ci troviamo in un contesto critico a causa della crisi sociale che affligge gran parte della popolazione e per le crescenti tensioni politiche
che inquietano tutti. Uno dei sintomi del degrado sociale è l’aumento dei
bambini malnutriti. Il loro numero nel Centro Nutrizionale in questi ultimi mesi è praticamente raddoppiato. Il nostro impegno in questo anno
della “misericordia” dovrà dunque essere più intenso.
Il mese scorso ci ha particolarmente colpito e rattristato la morte di una
mamma che ammiravo molto per il coraggio con cui aveva affrontato le
vicende dolorose della sua vita e la dedizione per i figli. È morta poco
dopo aver subito un “cesareo”, lasciando orfani il neonato Timoteo
e i suoi due fratelli. La sua storia è un esempio di come vivono e
muoiono tante mamme qui in Congo.
Munyerenkana,il suo nome, era originaria di un villaggio distante una sessantina di chilometri da Bukavu, in una zona resa insicura dai gruppi armati. Aveva perso, uno dietro l’altro,
i primi quattro figli. Per questo, il marito decide di trasferirsi
con lei nella periferia della città. A Bukavu hanno il quinto
figlio, Alliance, e due anni dopo Samuel, nato disabile.
A questo punto il marito, rifiutando di avere un figlio
in quello stato, se ne va abbandonando moglie e figli.
La povera donna viveva con i suoi bambini in una baracca sgangherata.
Non abbiamo esitato a darle alloggio e assistenza nel quartiere Elila, dove
si trovavano già altre mamme. Qui riprende a vivere serena e gioiosa, dedicandosi con impegno ai suoi figli, grazie anche all’aiuto di Eliane, la nipote. Frequenta i corsi di taglio e cucito nel nostro Centro sociale di Cimpunda, ottenendo il diploma di sarta e una macchina da cucire in dono.
Qualche mese fa, dopo più di sei anni di assenza, è ricomparso il marito che l’ha messa incinta ed è ripartito. Di sua iniziativa, Munyerenkana
si è recata in un Centro sanitario a noi sconosciuto, dove le hanno praticato il “cesareo” che le è stato fatale.
A chi affidare il neonato Timoteo, Samuel, col suo pesante handicap,
e Alliance? La nonna materna, Beatrice, è venuta a prendersi cura dei tre
bambini, sempre con l’aiuto di Eliana. Naturalmente il nostro aiuto costante non verrà meno. Timoteo è nutrito con il latte in polvere che alcuni amici di Faenza e il Comitato contro la fame nel mondo di Forlì ci inviano. Riceverà anche l’aiuto della Parrocchia di Gaiano-Casanola della
diocesi di Faenza. La Provvidenza almeno qui è stata puntuale!
p. Giovanni Querzani, sx - Bukavu, Congo RD
Padre Giovanni Querzani con Munyerenkana, a destra, alla consegna
del diploma di sarta
P. Querzani con il piccolo Timoteo, Samuel, Alliance, nonna Beatrice e zia Eliana
SOLIDARIETÀ
CAMERUN: CENTRO PER RAGAZZI CON HANDICAP
Vorremmo “bussare al vostro cuore”, in favore di una
categoria di persone, le più deboli ed emarginate della
nostra società. Esse formano un’associazione Madame
Tchamba Chantale, composta da un centinaio di famiglie con bambini che hanno deficit mentali e fisici. La
presidente ha una figlia portatrice di handicap e abita in
una casa, giorno e notte, insieme ad altri 25-30 bambini.
L’associazione accoglie tutti i bambini e ragazzi della
città, colpiti da ritardo di sviluppo psicomotorio e da
vari tipi di scompensi. Ora ha bisogno di ambienti appropriati per assistere al meglio il maggior numero di
ragazzi. Essa si propone di acquistare un terreno, per
una spesa di 30 mila euro, e in seguito di costruire un
locale adeguato per offrire una buona assistenza agli
ospiti colpiti da handicap.
I saveriani di Bafoussam sostengono tale associazione,
ma hanno bisogno di voi. Il Signore sta già scrivendo i
vostri nomi nel libro della vita, sigillato da sette sigilli
che Egli steso aprirà nell’ultimo giorno. Un riconoscente
grazie e un abbraccio con assicurata preghiera, da noi
tutti. p. Paolo Maran e saveriani di Bafoussam
PICCOLI PROGETTI
2/2016 - Camerun
Centro per ragazzi con handicap
A Bafoussam, in Camerun, i saveriani sostengono un’associazione che offre assistenza ai ragazzi il cui sviluppo ha subito ritardi
e scompensi psicomotori. Necessitano di un
terreno e di un locale appropriato per una
spesa di 30mila euro.
• Responsabili del progetto sono p. Paolo
Maran e i saveriani di Bafoussam.
1/2016 - Brasile
Accogliere i familiari dei detenuti
A Hortolandia, in Brasile, i saveriani desiderano accogliere i familiari dei detenuti nel vicino
carcere. La cappella ha bisogno di manutenzione (10mila euro di spesa). Chiedono un aiuto.
• Responsabile del progetto è il saveriano
p. Alfiero Ceresoli (Bergamo).
Per contribuire:
- “Associazione Missionari Saveriani Onlus”
P. Maran con gli ospiti dell’associazione Madame Tchamba
Chantale, a Bafoussam
IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281
C.f. 92166010345 (5 per mille)
C/c postale 1004361281
Inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax
al n. 0521 960645 oppure via e-mail a [email protected] - con nome,
cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale).
Per offerte non detraibili utilizzare:
- Conto corrente postale accluso
- Bonifico a Procura delle Missioni Saveriane
IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
2016 MARZO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
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IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.)
Un anniversario importante
Il mio giubileo sacerdotale a Villa di Serio
I
l 16 settembre 1990, assieme ad altri cinque confratelli saveriani, il Cardinal W.
Kasper, allora vescovo di Stoccarda, mi ha ordinato presbitero.
Tre di loro sono attualmente in
missione all’estero, mentre altri
tre sono impegnati in servizi in
Italia. Due siamo nella stessa
comunità di Tavernerio: p. Paolo
Gallo e il sottoscritto.
Il 15 settembre 2015 abbiamo
concelebrato l’Eucarestia con i
Padre Filippo Rondi è sacerdote da 25
anni: ad multos annos!
Al paese natale
L’8 dicembre, solennità
dell’Immacolata, ho avuto la
gioia di celebrare il XXV a Villa
di Serio, mio paese natale. Con
me hanno concelebrato il nuovo
parroco don Paolo e due carissimi confratelli della comunità
saveriana di Alzano, i padri Giuseppe Rinaldi e Pilade Rossini.
Circondato da tutti i parenti e
familiari, ho ricordato, nella
celebrazione, i miei cari genitori defunti. Ancora una volta,
ho potuto sentire tutto l’affetto
della mia comunità di origine,
del gruppo missionario e della
famiglia saveriana. Durante la
celebrazione, ho detto ciò che
più mi stava a cuore. Il ricordo è
andato ai giorni della mia prima
messa in paese quando, accompagnato dall’allora parroco don
Franco Cavalieri e dal curato
don Ettore Galbusera, sono stato
accolto dalla comunità in un paese vestito a festa.
Le tre tappe
della mia vita fino ad oggi
Ho tracciato a sommi capi le
tre tappe della mia vita dall’ordinazione a oggi: a Desio, come
sia il meglio per noi.
Riconoscente alla Madonna
Infine, ho ricordato come, nel
2015, su invito di amici e parenti, ho avuto la gioia di ringraziare la Madonna per il dono della
sua protezione materna, recandomi pellegrino prima a Lourdes
e poi a Medjugorje. Maria, venerata e pregata da noi Villesi con
il nome di Madre del Buon Consiglio, mi è sempre stata vicina
con il suo esempio di fede, con
la sua ispirazione e con i suoi
ammonimenti. A lei che, ancora oggi dice “fate/fai quello che
vi/ti dirà”, chiedo la grazia della semplicità e della fedeltà alla
vocazione ricevuta in dono. ■
L’8 dicembre p. Filippo ha celebrato i 25 anni di sacerdozio a Villa di Serio, suo paese natale, con familiari ed amici
Chiuso l’anno della vita consacrata
L’ ENTE DEI BERGAMASCHI NEL MONDO
Insieme per ravvivare lo spirito missionario
I missionari raggiungono uomini e donne in
varie parti del mondo, nelle situazioni e nelle
condizioni più diverse, annunciando il Cristo
della Pasqua. San Guido Conforti ci invitava a
fare del mondo una sola famiglia. Il direttore
dell’ente bergamaschi nel mondo, il dott. Massimo Fabretti (nella foto) scrive: “È con grande
amicizia che invio il più affettuoso saluto ai saveriani di Alzano, pensando alla piena collaborazione che
ci unisce
da tanti
anni. Come Ente bergamaschi nel mondo vantiamo, nei cinque continenti, 34 circoli formati da bergamaschi e 20 delegazioni.
Tutto ciò grazie anche al contributo dei missionari orobici che sono e saranno un preciso punto di riferimento per gli
emigranti bergamaschi. Un abbraccio fraterno a p. Alessandro Zanchi, missionario in Brasile, originario di Nembro e presi- Padre Alessandro Zanchi, missionario in
dente del circolo dei bergama- Brasile, nel giorno dell’80° compleanno
di papà Franco
schi di San Paolo.
veramente ricU ncomomento
e bello, che la nostra
8
nostri confratelli ammalati della
casa Madre. Il giorno 16, anniversario della nostra ordinazione presbiterale missionaria, ci
siamo recati al santuario di Fontanellato dove - sull’esempio di
Mons. Conforti - 25 anni prima,
avevamo celebrato una messa
di ringraziamento. Il ricordo di
tale anniversario è continuato
poi a Tavernerio, prima con i
benefattori italiani e, in seguito,
il 3 dicembre, durante la festa
di San Francesco Saverio, con
i sacerdoti e gli amici della nostra comunità. Momenti belli e
sentiti di profonda preghiera e
ringraziamento al Signore.
p. FILIPPO RONDI, sx
animatore missionario; in Bangladesh e a Tavernerio (Como).
Durante l’omelia ho manifestato almeno due importanti sentimenti maturati dentro di me
lungo questo tratto di strada: la
convinzione di scoprirmi, nonostante le mie fragilità, sempre
più amato dal Signore e degno
del sacerdozio ricevuto in dono;
e poi la chiamata ad accettare
con fede l’interruzione dell’attività missionaria in Bangladesh a
causa della malattia.
L’accettazione del limite,
così difficile per tutti, è la prova più vera di una vita vissuta
nella fede, dove lasciamo a Dio
la “guida” e gli permettiamo di
guidarci là dove Lui ritiene ci
Serio (che è anche chiesa giubilare) il 30 gennaio scorso.
C’erano anche moltissime suore
venute da Alzano, Ranica, Villa
di Serio e Torre Boldone.
Ci ha accompagnato la lettera
che il papa ha preparato per questo anno speciale. Vorrei metter-
p. GERARDO CAGLIONI, sx
ne in luce solo un aspetto importante: “Per ravvivare lo spirito
comunità saveriana ha voluto
missionario della chiesa, a volvivere insieme a tutti i preti e
te spento o sopito, il papa chiareligiosi del vicariato, è stata
ma i religiosi e le religiose ad es“l’Eucarestia di ringraziamento”
sere in prima fila in tale rinnovaper l’anno della vita consacrata,
mento. Quando la chiesa chiama
al santuario mariano di Villa di
all’impegno di evangelizzare, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale”. Questo
è proprio di noi saveriani, religiosi e missionari di professione,
per esplicita volontà di
S. Guido Conforti. È
lo spirito che ci guida
non solo in quaresima,
ma per tutto l’anno.
Per vivere l’impegno
battesimale, dobbiamo
essere tutti missionari
e “contagiare” gli altri
con l’amore per il Cristo e il per il suo VanAlcune religiose presenti alla chiusura dell’anno della vita consacrata al santuario di Villa di Serio
■
gelo.
p. G. CAGLIONI, sx
BUONA PASQUA!
I saveriani bergamaschi nel mondo (dal Giappone all’Indonesia, dal
Bangladesh al Congo, dal Burundi al Camerun, dalla Sierra Leone al
Messico, dalla Colombia al Brasile, dagli Stati Uniti all’Italia), insieme a
coloro che si dedicano alla preparazione dei catecumeni e alla comunità di Alzano, vi augurano una Buona e Santa Pasqua!
2016 MARZO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
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IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
Il viaggio del papa in Africa
È bello parlarne e commentarlo ancora
al 30 novembre
D al201525papa
Francesco ha
compiuto il suo primo viaggio in Africa, visitando Kenya,
Uganda e Repubblica Centrafricana (RCA). Il viaggio è stato
commentato dai saveriani mons.
Giorgio Biguzzi (vescovo emerito in Sierra Leone) e p. Filippo Rota Martir, in un incontro
tenutosi presso i comboniani di
Brescia il 14 gennaio 2016.
Tre nazioni simbolo
di un intero continente
Mons. Biguzzi ha detto che
l’Africa sub sahariana è caratte-
rizzata da una striscia di sangue
che colpisce tanti paesi per guerre tribali, religiose, economiche,
sociali, con radici non solo locali ma anche internazionali. Essa
è un continente ricco di risorse
e lì si radunano “le aquile e gli
avvoltoi”. I conflitti sono spesso
strumentalizzati, attribuendo loro una radice etnica o religiosa.
Francesco ha scelto di visitare
tre paesi rappresentativi, che, in
modi diversi, vivono le difficoltà proprie di tutto il continente:
grandi ricchezze concentrate
nelle mani di pochi, una diffusa povertà che rende difficile lo
GABRIELE SMUSSI
sviluppo di un popolo.
Il viaggio diviso in tre parti
Padre Filippo ha citato la
stampa missionaria, che suddivide il viaggio del papa in tre
parti: passato, presente e futuro.
Passato: il Papa ha affermato che
“il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo
nome non deve mai essere usato
per giustificare odio e violenza”.
Presente: vincere il tribalismo è
un lavoro di tutti i giorni; dell’orecchio (ascoltare), del cuore
(aprire il mio cuore), della mano
(darsi la mano l’uno con l’altro).
Notizie della famiglia saveriana
Ricordiamo l’amico Silvano Boschi
C
aro Silvano,
un paio di anni fa ti abbiamo conosciuto durante una riunione dei volontari che si accingevano ad allestire la mostra annuale presentata dai missionari
saveriani di Brescia. Subito abbiamo trovato in te una grande
disponibilità, unita a competenza e capacità collaborativa. I tuoi
interventi arrivavano con tono
pacato e con grande concretezza.
Sembravi parte del nostro gruppo da sempre e trovavamo in te
un aiuto puntuale e pertinente.
Nello scorso mese di luglio
avevi cominciato ad assemblare
“scarfoi” di mais
e pezzetti di legno
per preparare le capanne del villaggio
Kayapò di cui ti eri
preso carico. Avevi anche costruito
un realistico armadillo col muso appuntito ed unghie
aguzze. Il villaggio è il centro focale della mostra e
l’armadillo anima
con la sua forma la
leggenda del cielo. Ora ci sei anda-
Festa nella famiglia... Festa!
L’
11 settembre 1965 la nostra famiglia nasce dall’unione di Anna ed Ernesto. Accanto a noi c’è sempre stato un
piccolo uomo, ma grande nel
cuore: lo zio (fratello di Anna)
p. Mario Festa, missionario saveriano. Avere in famiglia persone come lui offre l’opportunità di
vivere la vita con una prospettiva
diversa. Egli ha insegnato a noi
tutti la semplicità, l’onestà, il rispetto per chi ti sta vicino. Ci ha
aiutato a credere in quel Dio che
ha voluto a tutti i costi insegnar-
8
Gabriele Smussi, collaboratore
di “Missione Oggi” e autore
di questa recensione
Un segno di rispetto
per tutti
Per Mons. Biguzzi la visita del
papa in RCA e i contatti con i
musulmani hanno mostrato che,
nonostante tutto, pace e riconciliazione sono possibili. Con
la sua presenza ha donato gran-
de speranza alla gente. La pace
implica dare fiducia all’altro e il
primo passo da fare è avere un
approccio disarmato.
Per l’arcivescovo di Bangui
scegliendo il suo paese, il Papa ha preferito il piccolo, il debole, il povero che grida e che
il Signore ascolta: “Siamo tutti commossi di fronte a tanta attenzione; sono per primi i musulmani a dire ‘il Papa è venuto, vogliamo la pace, non vogliamo più la guerra’… È significativo che i giovani musulmani del quartiere PK5 abbiano deposto le armi per parlare con i
loro fratelli cristiani”. Francesco
è andato a raccogliersi, si è fatto prossimo ai musulmani e ha
detto: “Se non fossi venuto qui,
dai musulmani, mi sarebbe mancato qualcosa… una parte di noi
si trova nell’altro”. Egli, andando in Africa, ha mostrato rispetto, facendo crescere l’autostima
in coloro che normalmente sono
■
scartati.
GRAZIA DE GIULI
to anche tu, caro
e prezioso amico.
Ti abbiamo voluto bene e ti ringraziamo per il dono prezioso della tua amicizia e
della tua vicinanza che continueremo a portare con
■
noi!
Silvano Boschi, volontario dei saveriani per
troppo poco tempo,
è salito al cielo
improvvisamente
il 27 dicembre 2015
CATERINA
ci ad amare. Certo, questo non ti
rende immune dai dolori e dalle delusioni che la vita ti può dare. Ma, se alla base esistono certi
valori, tutto si può superare.
L’11 settembre 2015, Anna,
sorella di p. Mario, e lo sposo
Ernesto hanno voluto ripresentarsi davanti a Dio per festeggiare i 50 anni di matrimonio,
proprio nella chiesa dei saveriani di Brescia. Erano circondati
dalle persone generate dalla loro unione e abbracciati dai missionari della comunità. È stata
una cerimonia semplice, piena
di emozioni, ricca di ricordi per
le persone che non ci sono più
ma, nello stesso tempo, piena di
entusiasmo per il futuro.
Il nostro grazie va a mamma
e papà per tanti motivi, ma soprattutto perché ci hanno dato la
possibilità della vita. Grazie ai
missionari che ci hanno accolto
nella loro casa con tanto affetto.
Grazie allo zio p. Mario che, con
la sua presenza-assenza, è riuscito a infondere nella nostra famiglia quel qualcosa di magico che
non produce ricchezza materiale
ma spirituale.
■
Anna ed Ernesto hanno festeggiato 50 anni di matrimonio dai saveriani di Brescia attorniati da familiari
(nella foto, le quattro figlie) e amici; era spiritualmente presente anche p. Mario Festa, fratello di Anna
Mons. Biguzzi ha festeggiato il suo 80° compleanno
il 4 febbraio con la comunità di Brescia... Auguri Eccellenza!
Ad multos annos...
CON OCCHI DI MISERICORDIA
Leggiamo insieme la Parola
I Missionari Saveriani vi
invitano a partecipare, in
questo anno della Misericordia, agli incontri di preghiera (Lectio Divina Missionaria), fatti di ascolto,
meditazione e contemplazione. Leggeremo e gusteremo insieme la Parola di
Dio, pane che alimenta il
cammino e rinvigorisce la
missione.
C’è già stato un primo
incontro, il 7 marzo. Ecco
i temi dei prossimi appuntamenti: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato (4 aprile); Ascende il Signore tra canti di gioia (2
maggio); Togli, Signore, la
mia colpa e il mio peccato
(6 giugno). Siete tutti invitati, lunedì alle 18.45. Vi
aspettiamo numerosi...
Approfittiamo dell’occasione per augurare a tutti i lettori ed amici:
Buona Pasqua!
2016 MARZO
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 290891
E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094
IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari)
Il tredicesimo apostolo
Le delegate sono parte della famiglia saveriana a cura di p. G. ZAMPINI, sx
I
l 13° apostolo per noi missionari sono tutte le nostre
delegate, che in ogni angolo della Sardegna, sostengono con la
preghiera, le sofferenze e la collaborazione materiale, le attività
missionarie. Ogni tanto le incontriamo, visitandole nelle loro case. Soprattutto nei momenti forti
dell’avvento e della quaresima e
per gli esercizi spirituali durante
le vacanze ci riuniamo assieme
per pregare, a Macomer o a Cagliari.
Fanno parte della nostra famiglia saveriana e quando ci lasciano per raggiungere la comune
meta del paradiso ci rattristiamo, anche se siamo sereni perché hanno combattuto la buona
battaglia. Ultimamente, ci hanno
lasciato le seguenti delegate: Luisa Zancudi di Solarussa (OR),
Antonietta Grallinu di Orune
(NU), Caterina Pinna di Sagama
(OR), Salvatorica Perra di Milis
(OR), Giuseppina Delogu di Bitti (NU) e Mimma Marchesi di
Pozzomaggiore (SS), mamma
del defunto p. Pietro Marchesi.
Le affidiamo tutte al Signore, il
quale ricambierà del bene fatto
in terra con l’abbondanza della
gioia del paradiso.
I figli di Luisa Zancudi ci
hanno lasciato una commovente
testimonianza.
La fede
è l’eredità più grande
“Ciao mamma, non sembra
vero che tu non ci sei più. So
bene che tu ci sei sempre, che ci
proteggi, aiuti e guidi, che continui a fare quello che hai sempre
fatto per noi. Ti vogliamo dire
‘grazie’ per tutto ciò che ci hai
dato: la vita, l’educazione, la
fede in Dio e nella Mamma Celeste che non fanno mai niente
per caso, ma che vegliano su di
noi costantemente.
La tua fede è sempre stata
incrollabile, il tuo amore per
Gesù e la Madonna immenso, a
tal punto d’aver fatto restaurare
con amore e devozione la statua
dell’Immacolata, che ha trovato
fin da subito posto nella tua casa
accanto a tutti noi. L’8 dicembre, dopo grandi sofferenze, te
ne sei andata a festeggiare la nascita di Gesù bambino accanto
a Lui e con immensa devozione
hai baciato i suoi piedini.
Mamma, dai un bacio, anche
da parte nostra a Gesù e alla Madonnina… Proteggici dall’alto e
colma i nostri cuori del tuo grande amore. Hai aiutato sempre il
prossimo, sei sempre stata impegnata accanto alla tua famiglia,
nell’Azione Cattolica e come
delegata del giornale dei saveriani, a te molto cari. Mamma hai
Salutiamo don Nino Onnis
In memoria di un missionario sardo
Onnis, classe
D on1932,Antonio
era nato a Samassi,
8
sto 1957, fino al 1959 è stato vice parroco di San Giorgio mara mezz’ora da Cagliari. Ma ha
tire a Sestu, poi, fino alla fine
vissuto per oltre 16 anni in Bradel 1974, è stato direttore spirisile, Paese che aveva molto amatuale del seminario diocesano di
to. Della missione don Antonio
Cagliari. Nel gennaio 1975 ragaveva fatto la sua ragione di vigiunge come fidei domun il Brata, prima come fidei donum, poi
sile, e lì si dedica con amore alcome direttore del Centro misla parrocchia di San Sebastiao a
sionario di Cagliari. È venuto a
Bacurî nel Maranhao, nord est
mancare tra il 16 e il 17 febbraio
del Brasile, fino al 1991, rivee desideriamo salutarlo con aflandosi il sacerdote della diocesi
fetto, ricordando il suo percorso
di Cagliari con l’esperienza mismissionario e la sua storia.
sionaria più lunga. In seguito diventerà direttore del Cmd di CaTracce indelebili
gliari, succedendo a don Luciadella sua presenza
no Vacca.
Ordinato sacerdote il 4 agoDi lui i suoi collaboratori hanno detto: “È stato
un prete con il
rigore del preconcilio, ma con
l’adattabilità al
concilio Vaticano
II, sempre in linea con il tempo
nel quale si trovava a vivere; ha
saputo tessere relazioni umane in
tutti i luoghi in
cui ha operato, lasciando tracce indelebili della sua
presenza”.
L’esperienza
brasiliana aveva
Don Nino Onnis, storico direttore del Centro
sviluppato il suo
missionario diocesano di Cagliari
senso missionae fidei donum in Brasile, ci ha lasciato
rio, inteso come
improvvisamente a metà febbraio
capacità di anda-
lasciato un grande vuoto in noi,
ma un bellissimo ricordo di te
che non svanirà mai, anche nei
cuori delle tante persone che ti
hanno conosciuta.
Anche i tuoi nipoti ti vogliono
ringraziare per tutto ciò che hai
voluto insegnare, per il grande
bene che hai voluto loro e per
essere stata una nonna che ha
sempre vegliato su tutti con la
tua preghiera. Sei stata orgogliosa di tutti loro, delle famiglie che
hanno creato e delle belle persone che sono diventate. Come facevi qui, cara Mamma, continua
anche da lassù a pregare per noi
e per tutti. Come ha detto papa
Francesco ‘la più grande eredità
che un genitore possa lasciare ai
figli è il dono della fede’. Il tuo
ricordo e il nostro amore per te
rimarrà sempre vivo in noi.
Ti vogliamo bene mamma…
Per sempre, con tanto amore, i
tuoi figli Remedina e fratelli” ■
Luisa Zancudi, una delle delegate
saveriane che hanno raggiunto il
cielo recentemente; la gratitudine dei
missionari per loro è infinita: è stato
un privilegio conoscervi!
Il gruppo Gams di Cagliari durante un incontro dai saveriani.
a cura di p. GIANNI ZAMPINI, sx
re sempre verso le persone, attento ai loro problemi. Rientrava periodicamente in Brasile per
incontrare i suoi tanti figliocci e
le persone che aveva conosciuto. Fino alla fine ha prestato il
suo servizio di parroco a Sanluri-Stato ed è stato un infaticabile
collaboratore del Cmd.
Capace di comprendere
e ascoltare
Ho conosciuto don Nino Onnis nelle mie varie visite a Cagliari, chiamato da lui stesso, da
mons. Dettori e da altri sacerdoti, per animare alcuni convegni
regionali e diocesani sulla missione; in particolare ricordo i
convegni sulla “Parrocchia missionaria” e su “Dialogo interreligioso”. Don Nino, nella sua
bella età, mi è apparso sempre
“giovane” nello spirito, nell’anima, nel volto amichevole e sorridente; capace di comprendere,
ascoltare, incoraggiare; vicino ai
laici intraprendenti e volenterosi
nell’impegno a tutto campo.
Prego il Signore della vita
di accogliere questo suo gioioso servo tra le sue braccia amorose, di dargli il premio del pastore fedele e sincero; e chiedo
umilmente l’intercessione di don
Nino Onnis - ora che è diversamente vivo - per tutti i missionari e per la chiesa e la società in
Sardegna, di cui egli è stato figlio esemplare e generoso. ■
p. Marcello Storgato, sx
VIRGINIO È IN RIPRESA
ANITA SIMONCELLI
Cari amici,
p. Virginio si trova sempre nella struttura “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) e devo dire che dopo esattamente 11 mesi e mezzo sono
veramente felice di vedere la ripresa fatta dal mio fratellone! Quando
fa le sue ore di riabilitazione, lo fanno camminare con le stampelle,
poi durante il resto della giornata è sempre in carrozzella. Però, per
spostarsi dalla carrozzella al letto fa tutto da solo con un po’ di aiuto.
Non potete immaginare la gioia nel vederlo così, non voglio nemmeno pensare al tempo passato. Bisogna sempre guardare avanti e
quello che vedo è un fratello rinato; purtroppo ci sono ancora cose da
sistemare, con il tempo speriamo di riuscirci.
Grazie, prima di tutto a Virginio che non si è mai arreso con l’aiuto
vostro e di quello “Lassù” che penso fosse stufo di sentir parlare (pregando) di lui. Speriamo presto di rivederci in Sardegna!
Carissimi tutti, il primo sentimento è sempre quello del ringraziamento a tutti voi che mi avete sostenuto in questi mesi con la vostra
preghiera. So che quasi tutti avete visto il video, nel quale cammino
con le stampelle, è un bel passo.
Vi ricordo tutti al Signore e spero di rivedervi appena potrò camminare decentemente. Invoco la benedizione del Signore su voi e le vostre famiglie. Buona Pasqua!
p. Virginio Simoncelli, sx
Padre Virginio e la tavolata con gli altri ospiti di “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC)
2016 MARZO
CREMONA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
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C’è chi parte e chi arriva...
Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun
A
fine novembre 2015 ho
chiuso il mio mandato di
rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni
molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e
anche qualche momento difficile.
e ’60. E anch’io sono un frutto di
quegli anni.
Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che,
periodicamente, rientrano dalle
missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare.
I tempi
del “grande alveare”
Questa è una comunità che ha
cambiato fisionomia nel corso
degli anni. Il grande complesso
in cui abitiamo risale addirittura
a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo
di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva
della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che
di qui avrebbero spiccato il volo
verso paesi lontani. Più avanti la
casa venne chiamata “il grande
alveare”, quando straripava di
giovani nei decenni del boom
vocazionale, i favolosi anni ’50
Confratelli,
animazione e santuario
L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione
del grande edificio, che ospita
attualmente diversi confratelli
anziani e malati. Un gruppo di
saveriani è interamente al loro
servizio, insieme al personale
infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della
casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho
cercato di coordinare con le mie
ricchezze e i miei limiti queste
due realtà.
Sono stato anche rettore del
santuario “San Guido Conforti”,
dove arrivano persone e gruppi
p. RENZO LARCHER, sx
per pregare all’urna del Santo o
davanti al grande crocifisso, per
partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere
una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di
una preghiera ben fatta, con il
desiderio di aprire menti e cuori
ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo.
Ringrazio i miei confratelli e
tutti gli amici e benefattori che ci
seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari
Saveriani” e gli aderenti al Gams.
Pronto a tornare in Camerun
Ora è tempo di tornare in
Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al
2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua
identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per
servire altrove l’annuncio del
vangelo. Parto volentieri in uno
spirito di fede, anche se vi con-
In ascolto di un pensiero umile
Resoconto di una bella conferenza
27 novembre 2015,
V enerdì
presso lo Studio Teologico
Interdiocesano di Reggio Emilia,
dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una
conferenza intitolata Il pensiero
umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una
riflessione interessante, avendo
come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile.
Tutto relativo,
nulla è vincolante
Don Repole ha cominciato
8
sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede
di sempre, ma continuamente
si rinnova per rispondere alle
nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni
epoca, quindi, è occasione per
fare emergere un dato aspetto
della fede, in passato non del
tutto approfondito. Nell’attuale
contesto culturale, dominato dal
pensiero debole, ossia dal rifiuto
di ogni principio stabile, perfino
della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della
fede. Un’umiltà che prima di
essere un atteggiamento morale
o spirituale è una caratteristica
Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista
di un’interessante conferenza presso lo
Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia
ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx
di Dio e del suo rivelarsi agli
uomini.
Il relatore ha fatto osservare
come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo
lo stesso principio del pensiero
forte che vorrebbe combattere.
Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che
chiede di rinunciare all’esistenza
di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso:
l’imposizione a tutti di questo
pensiero debole.
Stile di presenza
e testimonianza
Al contrario, il cristianesimo
mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè
è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi
e di desiderare ciò che è oltre. Il
pensiero cristiano è umile perché
si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo
umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare
lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■
stiano ovunque si trovi.
Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma,
al suo successore p. Gabriele Cimarelli
fido che alcuni strappi ci sono.
Dopo i settant’anni non è così
facile cambiare abitudini, stile e
ritmi di vita in un paese lontano,
ma amato. Confido nella forza
del Signore, secondo la celebre
espressione dell’apostolo Paolo:
“Quando sono debole, è allora
che sono forte” (2Cor 12,10).
Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede
nel ruolo di rettore.
■
Una nuova tappa della mia vita
p. GABRIELE CIMARELLI, sx
C
ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori
mi hanno nominato rettore della
Casa Madre in sostituzione di p.
Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto
per ben sei anni.
Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980.
Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il
Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia
alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e
dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione.
Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle
mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in
mezzo a confratelli che hanno
speso tutta la loro vita a servizio
del vangelo. Grazie per la vostra
amicizia e generosità.
■
IN MEMORIA DI GIOVANNA BETTINI
p. FABRIZIO TOSOLINI, sx
Ci ha improvvisamente lasciato Giovanna Bettini, di Gussola, che
ha partecipato attivamente al gruppo giovani della casa saveriana di
Cremona. Manifestiamo al marito Umberto e ai figli Jacopo e Samuele il nostro dolore e la nostra preghiera. Il testo che riportiamo, è stato letto ai suoi funerali:
“Ti ringraziamo, Signore, per il grande dono che ci hai fatto, di poter vivere e condividere con Giovanna il nostro impegno di catechiste. Ti ringraziamo, per aver potuto conoscere il suo grande amore
per i ragazzi e la profondità della sua
fede, nei momenti di preghiera vissuti
insieme.
Ti ringraziamo, perché abbiamo conosciuto una persona che ha vissuto il
vangelo con una straordinaria coerenza in ogni situazione della vita, affrontando con serenità un quotidiano non
semplice.
Ti preghiamo, Signore, perché la sua
umanità e la sua coerenza restino come
esempio e come modello per i familiari
e per tutti quelli che le hanno voluto bene, perché lei possa godere sempre della
tua luce e del tuo amore”.
L’amica Giovanna Bettini, di Gussola,
che ci ha lasciato troppo presto
2016 MARZO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
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Tra passato, presente e futuro
Salutiamo l’arrivo di p. Franco Manganello
saveriani in Italia, tra
N oigiovani
e anziani, siamo
circa 174. E spesso c’è sempre
qualcuno in arrivo dalle missioni per sistemare la “macchina”.
Il problema maggiore sono le
strutture, costruite tanti anni fa
per accogliere coloro che desiderano diventare missionari.
Tutti sappiamo che i tempi sono
cambiati e che i ragazzi, da oltre 20 anni, non occupano più le
nostre case.
I superiori da tempo stanno
pensando come affrontare il futuro, tenendo in considerazione che
diventiamo sempre più anziani e
le vocazioni calano. Il prossimo
capitolo regionale, in maggio,
avrà come compito arduo cercare di illuminare la situazione del
momento per ristrutturare, riposizionarsi, ripartire…
Accoglienza e testimonianza
Noi intanto a Desio continueremo a lavorare nel modo
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
Padre Franco Manganello, missionario
pianista, è il nuovo arrivato nella
comunità saveriana di Desio
migliore, cercando di inserirci
soprattutto nei decanati più vicini alla nostra casa (zona V di
Monza) e prestando il servizio
di ministero ogni volta che ce lo
chiedono. Particolare attenzione
è data al dialogo interreligioso,
in particolare con i musulmani
provenienti dal Pakistan e con
i buddhisti. Da alcuni anni si
sta occupando di loro p. Luciano Mazzocchi, che ha trascorso
quasi 20 anni in Giappone.
Continua anche l’accompagnamento dei gruppi missionari
parrocchiali nei vari decanati di
Desio, Carate, Lissone e Vimercate, l’accoglienza dei gruppi
La lampada a olio della pace
Musulmani e cristiani uniti in preghiera
U
na rappresentanza della
comunità pakistana ha
partecipato il 29 gennaio alla
marcia della pace organizzata
dal decanato di Desio (le parrocchie desiane e di Nova, Bovisio
e Muggiò). Così, ad accendere
la lampada della speranza nella
chiesa di San Giovanni Battista,
insieme al decano don Luigi
Caimi, c’era anche Shabbir Mohammad, rappresentante dell’associazione culturale Minhaj Ul
Quran. In chiesa c’erano anche
le donne velate con i loro bambini, che hanno preso parte poi alla
marcia, fino alla Basilica. Hanno
camminato insieme ai tanti parrocchiani e giovani degli oratori,
guidati dai sacerdoti.
Un comune percorso
di dialogo
Erano presenti anche i sindaci
delle città del decanato; in pri-
8
PAOLA FARINA
ma fila, con la fascia, il
sociazione pakistana
primo cittadino desiano
Minhaj Ul Quran proRoberto Corti, che ha ripongono un momento
cordato l’importanza di
di riflessione, silenzio
ritrovarsi tutti insieme,
e preghiera per la pace
tutti gli anni, per pregare
nel mondo. L’iniziativa
per la pace. “Vinci l’ininaugura un percorso di
differenza e conquista la
dialogo che si conclupace” era il titolo dell’iderà a maggio, in ocniziativa che ha preso
casione della festa dei
spunto dal messaggio
popoli e della marcia
di papa Francesco. La
della pace.
marcia si è conclusa in
Una lampada a olio
Basilica con la testimorimarrà sempre accesa
nianza di don Augusto
e sarà ospitata, a turPanzeri, cappellano del
no, nelle chiese, nella
La lampada a olio è
carcere di Monza.
moschea e nei luoghi
Il dialogo per la pa- rimasta accesa nei di incontro di Desio e
luoghi di incontro tra
ce è continuato sabato musulmani e cristiani della Brianza. È un se30 gennaio nella casa a Desio e in Brianza gno tangibile di quella
dei saveriani in via don
pace che entrambe le
Milani. Cristiani e musulmani si
comunità auspicano, attraversono trovati di nuovo insieme
so la preghiera comune, si posper pregare. I giovani dei grupsa un giorno davvero realizza■
pi missionari, i saveriani e l’asre.
che arrivano per prepararsi alle
prime comunioni o alle cresime e non mancano le richieste
di testimonianze missionarie
nei gruppi parrocchiali o nelle
scuole.
Il missionario pianista
Ora è definitivo e ufficiale.
Padre Franco Manganello farà
parte della comunità di Desio.
A dire la verità, conosce bene
la zona perché l’ha frequentata
quando faceva il liceo classico
nella magnifica villa “Tittoni”.
Padre Franco ha messo subito
in luce il suo talento speciale per
la musica, studiando organo e
pianoforte e poi come direttore
della banda, che in quegli anni
era molto seguita e apprezzata.
È stato ordinato presbitero
nell’ottobre del 1965 a Parma
dal card. Confalonieri, ma continua a studiare organo e chitarra classica in vari conservatori.
Terminata la teologia, gli viene
richiesto di svolgere alcuni servizi nelle comunità saveriane in
Italia. Quindi, lo vediamo ancora a Desio nella villa Tittoni, dove intesse numerosi contatti con
i tanti amici che frequentano la
casa dei missionari.
Una lunga esperienza
in Sierra Leone
Finalmente, nel 1974 parte
per la Sierra Leone. L’esperienza vissuta in quella missione
è veramente intensa, ricca anche di avventure e di fruttuoso
apostolato. Quando si trova in
compagnia, non tralascia mai di
raccontare qualche episodio che
ha vissuto in Africa. Tra l’altro,
durante il periodo della guerra
è stato fatto anche prigioniero
assieme al confratello p. Vittorino Mosele. Qualche volta dice:
“Certe cose che ho vissuto e visto, è meglio non raccontarle”.
Anche per motivi di salute, un
anno fa viene richiamato in Italia
per rimettersi al meglio. Del resto,
ha vissuto una lunga stagione in
Sierra Leone di 41 anni, mancando
solo qualche tempo per periodi di
aggiornamento o vacanze. Noi siamo ben contenti di averlo ora con
noi. Potrà arricchirci con tutte le
sue esperienze, anche culturali, di
una vita spesa con le tribù Limba.
Benvenuto p. Franco, anche a
nome di tutti i nostri amici che,
pian piano, imparerai a conoscere. E sono sicuro anche che lo
farai molto in fretta conoscendo
■
la tua ricca personalità.
L’ ACCOGLIENZA NOTTURNA
DAI SAVERIANI
CLAUDIO
Il Cant è un acronimo che significa “Centro accoglienza notturna
temporanea”. È questa la nostra “ragione sociale” e insieme lo scopo
della nostra iniziativa. Nata nel 2006 da un’idea di p. Benigno Franceschetti, allora rettore della comunità di Desio, ottenute le necessarie
autorizzazioni di legge, la nostra organizzazione, grazie all’ospitalità dei saveriani, nel periodo invernale accoglie persone indigenti che
non hanno un tetto sotto il quale trovare ricovero.
I servizi sociali dei comuni di Desio e Seregno segnalano di volta in
volta persone in difficoltà, cui viene fornito oltre al ricovero, un pasto
caldo serale. Inoltre, la costante opera di numerosi volontari assicura
altri generi di conforto e soprattutto un continuo dialogo con gli ospiti. Cerchiamo, per quanto ci è possibile, di stare vicini a chi è costretto, suo malgrado, a una vita di disagio e solitudine. Tante volte basta
una stretta di mano e un quarto d’ora per ascoltare chi è nel bisogno.
In dieci anni, abbiamo accolto mediamente dieci-undici persone per
ogni stagione, italiane e straniere. Per lunghi periodi, abbiamo ospitato anche i rifugiati che, dopo un viaggio estenuante e pericoloso, hanno potuto dormire in un letto. Lo spirito missionario è la motivazione
principale che ci spinge a collaborare per il buon funzionamento di
tutta l’iniziativa.
Desidero ringraziare i volontari che, in ogni momento, prestano la
loro opera per tendere una mano a chi ne ha più bisogno. Grazie anche ai saveriani, presenti e passati, che non hanno mai mancato di farci sentire il loro prezioso sostegno.
Cristiani e musulmani insieme dopo la preghiera nella casa dei saveriani di Desio a fine gennaio
Volontari e ospiti del Centro accoglienza notturna dai saveriani di Desio,
in un’immagine di qualche anno fa
2016 MARZO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
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La mostra sull’immigrazione
Nella casa dei saveriani di Udine
quando il mondo è stato
D acreato,
l’uomo si è sempre
spostato da un posto a un altro in
cerca di una vita migliore. Leggendo la storia della salvezza, ci
si accorge che Dio ha accompagnato il suo popolo illuminando
ogni suo passo nei suoi sposta-
menti. Il popolo eletto fu costretto a lasciare la propria terra.
Dopo tanta sofferenza il Signore
mandò Mosé a liberarlo.
La nostra storia contemporanea è stata segnata da conflitti,
guerre, carestie e povertà. Tutto
questo ha creato il flusso migratorio a cui stiamo assistendo
da qualche decennio. Sono
oltre 25 anni
che l’Italia è
coinvolta da
tale fenomeno.
E ritornano al-
RAYMOND TRÉSOR, sx
la memoria i primi episodi che
hanno segnato la storia dell’immigrazione. Sono vicende tragiche di persone che hanno sofferto per arrivare in Italia.
Una storia fatta
di speranze e tragedie
È importante ricordare tutto
questo, a partire dalla storia di
uomini e donne concrete. È una
storia difficile fatta di speranze
e spesso, troppo spesso, di tragedie. Parlare di immigrazione
non significa parlare di numeri,
ma di volti, di donne e uomini
concreti (e qualche volta anche
Un mese indimenticabile
La mia emozionante visita in Indonesia
p. CARLO TREPPO, sx
È
stato un mese meraviglioso, indimenticabile!
Volato via in fretta! Così la mia
recente visita in missione (Indonesia: Sumatra e isola di Nias).
Rivedere alcuni luoghi dove ho
vissuto per 35 anni, il miglior
tempo della mia vita di missionario, dopo quasi dieci anni di
assenza, è stato per me un rivivere tanti ricordi, avvenimenti
belli e meno belli, un rinascere
spiritualmente e psicologicamente. Mi ha fatto bene anche
fisicamente, perché ho tanto sudato da calare di peso di sei chili. Un beneficio imprevisto, ma
tanto gradito!
Desidero condividere con voi
alcune riflessioni e sentimenti
che mi sono affiorati alla mente
e al cuore, durante e dopo questo
mio viaggio, di cui ringrazio anche i superiori.
Soddisfare
una triplice fame…
Il principio missionario che
mi ha guidato nella mia vita di
missione è stato soddisfare la
triplice fame di quella gente che
8
La Messa nella concattedrale a Gunungsìtoli sulll’isola di Nias
il Signore mi affidava: la fame
della mente (scuola), quella del
cuore (educazione ai valori) e
quella dello stomaco (capacità di
procurarsi il pane quotidiano!).
E la soddisfazione più grande
l’ho avuta proprio a Nias, un’isoletta a occidente di Sumatra.
Nella mia attività pastorale - annunciare il vangelo - vari ragazzi
hanno potuto frequentare scuole
d’obbligo, di arti e mestieri, tante ragazze hanno frequentato la
scuola di cucito; parecchie sono
arrivate all’università a Medan,
si sono laureate, hanno trovato
Nias, Indonesia, p. Carlo Treppo con il parroco e la moglie di un capo comunità
un lavoro, si sono ben sposate e
ora vivono contente con la loro
famiglia.
Nella mia breve sosta a Medan, metropoli di Sumatra del
nord, ho incontrato alcune di
queste famiglie. Che meraviglia!
Queste coppie erano contente di
essere riuscite a cambiare il loro destino di raccoglitrici della
gomma dell’omonima pianta
nei boschi del Nias, come continuano a fare ancora ora gran
parte dei loro famigliari, rimasti
a Nias.
Un visibile cambiamento
in meglio….
A Nias, girando per qualche
villaggio che ben conoscevo, ho
avuto la sensazione di un visibile cambiamento in meglio: strade rinnovate, case rifatte e nuove, attività economiche floride,
comunicazioni efficienti da e
per l’isola. Fino al 2006 vi poteva atterrare soltanto un aereo fino a 10 posti; ora atterra l’aereo
da 80 posti e quasi ogni giorno,
una cosa inimmaginabile fino a
10 anni fa! Diciamo, allora, che
governo locale e privati si sono
dati da fare dopo il terremoto del
2005, anche in campo sociale. ■
di bambini), tutti alla ricerca
di un futuro per le loro famiglie. Come ricordò Benedetto
XVI, “il diritto della persona
ad emigrare … è iscritto tra i
diritti umani fondamentali, con
facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per
una migliore realizzazione delle
sue capacità e aspirazioni e dei
suoi progetti” (Messaggio per
la Giornata del migrante e del
rifugiato, Città del Vaticano, 12
ottobre 2012). Un diritto che però spesso si concretizza come un
“calvario” senza fine: una fuga
da realtà inaccettabili verso un
nuovo contesto, dove l’integrazione risulta essere spesso un
muro invalicabile.
Promuovere la cultura
della condivisione
Noi missionari, insieme al laicato saveriano, siamo da sempre
impegnati nella promozione di
una cultura della condivisione,
dell’integrazione e del rispetto.
Per questo motivo abbiamo tracciato, attraverso la mostra interculturale (dal titolo “Le mille e
una rotta”), un percorso di crescita verso un modello di cultura
che riconosca questi diritti.
Come cristiani, non possiamo
rimanere indifferenti davanti
alla sofferenza dell’uomo, qualunque sia la sua origine o la
sua religione. Qualche volta ci
dimentichiamo che anche Gesù
è stato un immigrato, quando i
suoi genitori scapparono in Egitto per mettere in salvo la sua
vita. Pur nella sua semplicità,
questa mostra sull’immigrazione
rivela, ancora una volta, quanto
sia prezioso l’impegno della nostra famiglia religiosa in questo
campo.
Un bel viaggio…
Il visitatore partirà, accompa-
L’arrivo di un’imbarcazione alla mostra
“Le mille e una rotta” allestita dai
saveriani di Udine
gnato dalle guide, per un viaggio, attraverso un percorso di
conoscenza della storia minuta
di uomini, donne e bambini,
protagonisti degli odierni flussi
migratori. Essi sono segnati da
esperienze di convivenza e integrazione, passando anche per la
tragedia di fronte alla quale troppo spesso la nostra società mostra indifferenza e volta le spalle.
L’esperienza espositiva approda presso la nostra casa dei missionari saveriani a Udine in via
Monte San Michele 70. Per due
mesi (febbraio e marzo 2016) vivremo questa bella avventura e
accoglieremo scolaresche, gruppi e persone interessate. La visita alla mostra è a offerta libera e
chi desidera avere più informazioni o prenotare, basta telefona■
re (tel. 0432 471818).
PASQUA... PRIMAVERA
Viviamo la stagione più cara
dell’anno: il passaggio dall’inverno all’estate, dal
freddo al caldo,
dall’oscurità alla
luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio”
dal niente alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il mare, i vegetali, gli
animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e crea l’uomo e la donna con un
corpo ed un’anima.
È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore di Dio siano avvenute in primavera.
La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, inizia una vita nuova, un nuovo esodo verso
la vita eterna, una vera primavera.
Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche
notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta.
p. Giuseppe Pettenuzzo e saveriani di Udine
2016 MARZO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
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Il tredicesimo apostolo
Le delegate sono parte della famiglia saveriana a cura di p. G. ZAMPINI, sx
I
l 13° apostolo per noi missionari sono tutte le nostre
delegate, che in ogni angolo della Sardegna, sostengono con la
preghiera, le sofferenze e la collaborazione materiale, le attività
missionarie. Ogni tanto le incontriamo, visitandole nelle loro case. Soprattutto nei momenti forti
dell’avvento e della quaresima e
per gli esercizi spirituali durante
le vacanze ci riuniamo assieme
per pregare, a Macomer o a Cagliari.
Fanno parte della nostra famiglia saveriana e quando ci lasciano per raggiungere la comune
meta del paradiso ci rattristiamo, anche se siamo sereni perché hanno combattuto la buona
battaglia. Ultimamente, ci hanno
lasciato le seguenti delegate: Luisa Zancudi di Solarussa (OR),
Antonietta Grallinu di Orune
(NU), Caterina Pinna di Sagama
(OR), Salvatorica Perra di Milis
(OR), Giuseppina Delogu di Bitti (NU) e Mimma Marchesi di
Pozzomaggiore (SS), mamma
del defunto p. Pietro Marchesi.
Le affidiamo tutte al Signore, il
quale ricambierà del bene fatto
in terra con l’abbondanza della
gioia del paradiso.
I figli di Luisa Zancudi ci
hanno lasciato una commovente
testimonianza.
La fede
è l’eredità più grande
“Ciao mamma, non sembra
vero che tu non ci sei più. So
bene che tu ci sei sempre, che ci
proteggi, aiuti e guidi, che continui a fare quello che hai sempre
fatto per noi. Ti vogliamo dire
‘grazie’ per tutto ciò che ci hai
dato: la vita, l’educazione, la
fede in Dio e nella Mamma Celeste che non fanno mai niente
per caso, ma che vegliano su di
noi costantemente.
La tua fede è sempre stata
incrollabile, il tuo amore per
Gesù e la Madonna immenso, a
tal punto d’aver fatto restaurare
con amore e devozione la statua
dell’Immacolata, che ha trovato
fin da subito posto nella tua casa
accanto a tutti noi. L’8 dicembre, dopo grandi sofferenze, te
ne sei andata a festeggiare la nascita di Gesù bambino accanto
a Lui e con immensa devozione
hai baciato i suoi piedini.
Mamma, dai un bacio, anche
da parte nostra a Gesù e alla Madonnina… Proteggici dall’alto e
colma i nostri cuori del tuo grande amore. Hai aiutato sempre il
prossimo, sei sempre stata impegnata accanto alla tua famiglia,
Il mio Parkinson... in un libro
Racconto la sfida lanciata a me stesso
E
ra una sera calda d’estate,
quando una mano innocente stringeva la mia pronunciando questa frase: “Nonno
perché tremi?”. Era mia nipote
Ramona e aveva poco più di
8 anni. Non detti peso alle sue
parole, ma, nella mia mente si
mise in moto una voce che mi
ripeteva all’infinito quella frase.
Il neurologo sentenziò: morbo di
Parkinson! Nacque così la sfida
a me stesso. I libri che ho letto e
sfogliato non si contavano più,
ho chiesto spiegazioni a medici
e amici. Informandomi qua e là,
sono riuscito a organizzare un
convegno che ebbe grande apprezzamento.
Un libro scritto
per necessità
Riuscito nell’intento di avere
8
una sezione Parkinson a Simaxis
(OR), incominciai a scrivere e
mettere da parte tutto quello che
mi sembrava utile per fornire
notizie a chi ha avuto la sfortuna di incontrare “mister Parkinson”. Forte delle mie esperienze
di vita, chiesi aiuto a un amico
redattore, che mi ha incoraggiato
a proseguire verso la pubblicazione di un libro.
Qualcuno mi chiede perché
l’ho fatto. La mia risposta è:
“Non per timore di pena o speranza di ricompensa, ma per intima persuasione dell’intrinseca
necessità”.
Bisogna vincere la guerra!
L’associazione di cui faccio
parte e di cui sono il delegato
conta oltre mille iscritti e nella
mia sezione di Simaxis in pochi
IGNAZIO FADDA
giorni siamo arrivati a 150. Si
chiama Asampa (Associazione sarda malati di Parkinson),
sezione di Simaxis. Ho avuto
anche il plauso per questa mia
iniziativa dai medici e dall’Asl
della mia provincia. È diventata
un’iniziativa storica, perché mai
nessuno aveva pensato di osare
tanto.
Intanto, il 26 gennaio tutto si
è compiuto. È nato il libro e l’8
febbraio 2016 l’ho presentato a
Roma. È stata l’occasione di un
gemellaggio tra la sezione carabinieri in congedo di Oristano,
di cui faccio parte, e quella di
Roma Trionfale, in cui si annoverano molti iscritti, tra cui mio
fratello e mio nipote. Il libro,
oltre ai fatti della malattia, contiene tutte le mie preghiere, che
qualche volta avete letto anche
su “Missionari Saveriani”.
Il mio pensiero principale era
di poter avere una risposta per
me stesso. Sono convinto che
vincere una battaglia non basti,
bisogna vincere la guerra! Grazie ad Angiolino e Marco, amici sinceri che mi avete accolto
nella vostra sezione, siete stati i
miei maestri e vi ringrazio. Il ricavato dalla vendita del libro sarà devoluto in beneficienza per
la ricerca, impegnata a sconfiggere questa terribile malattia. ■
nell’Azione Cattolica e come
delegata del giornale dei saveriani, a te molto cari. Mamma hai
lasciato un grande vuoto in noi,
ma un bellissimo ricordo di te
che non svanirà mai, anche nei
cuori delle tante persone che ti
hanno conosciuta.
Anche i tuoi nipoti ti vogliono
ringraziare per tutto ciò che hai
voluto insegnare, per il grande
bene che hai voluto loro e per
essere stata una nonna che ha
sempre vegliato su tutti con la
tua preghiera. Sei stata orgogliosa di tutti loro, delle famiglie che
hanno creato e delle belle persone che sono diventate. Come facevi qui, cara Mamma, continua
anche da lassù a pregare per noi
e per tutti. Come ha detto papa
Francesco ‘la più grande eredità
che un genitore possa lasciare ai
figli è il dono della fede’. Il tuo
ricordo e il nostro amore per te
rimarrà sempre vivo in noi.
Ti vogliamo bene mamma…
Per sempre, con tanto amore, i
tuoi figli Remedina e fratelli” ■
Luisa Zancudi, una delle delegate
saveriane che hanno raggiunto il
cielo recentemente; la gratitudine dei
missionari per loro è infinita: è stato
un privilegio conoscervi!
Ci vediamo presto…
Ricordiamo a tutti gli amici di Macomer e a quanti vorranno
venire a trovarci dai paesi attorno che saremo presenti nella casa di via Toscana una settimana al mese ed è sempre la seconda
settimana. Ci siamo incontrati e siamo molto contenti della vostra partecipazione, dal 6 al 13 marzo.
Ora ci vedremo dal 3 al 10 aprile e poi a seguire dall’8 al 15
maggio. Uno di noi rimarrà in sede a disposizione della gente per confessioni e colloqui. Gli appuntamenti fissi sono i soliti: rosario missionario il martedì alle 15,30, messa comunitaria il
mercoledì alle 19 e adorazione eucaristica il giovedì alle 18,45.
VIRGINIO È IN RIPRESA
ANITA SIMONCELLI
Cari amici,
p. Virginio si trova sempre nella struttura “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) e devo dire che dopo esattamente 11 mesi e mezzo sono
veramente felice di vedere la ripresa fatta dal mio fratellone! Quando
fa le sue ore di riabilitazione, lo fanno camminare con le stampelle,
poi durante il resto della giornata è sempre in carrozzella. Però, per
spostarsi dalla carrozzella al letto fa tutto da solo con un po’ di aiuto.
Non potete immaginare la gioia nel vederlo così, non voglio nemmeno pensare al tempo passato. Bisogna sempre guardare avanti e
quello che vedo è un fratello rinato; purtroppo ci sono ancora cose da
sistemare, con il tempo speriamo di riuscirci.
Grazie, prima di tutto a Virginio che non si è mai arreso con l’aiuto
vostro e di quello “Lassù” che penso fosse stufo di sentir parlare (pregando) di lui. Speriamo presto di rivederci in Sardegna!
Carissimi tutti, il primo sentimento è sempre quello del ringraziamento a tutti voi che mi avete sostenuto in questi mesi con la vostra
preghiera. So che quasi tutti avete visto il video, nel quale cammino
con le stampelle, è un bel passo.
Vi ricordo tutti al Signore e spero di rivedervi appena potrò camminare decentemente. Invoco la benedizione del Signore su voi e le vostre famiglie. Buona Pasqua!
p. Virginio Simoncelli, sx
Chi è interessato, può contattare l’autore all’indirizzo email: [email protected]
Padre Virginio e la tavolata con gli altri ospiti di “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC)
2016 MARZO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
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DIARIO DELLA COMUNITÀ
New entry dai saveriani di Ancona
Mi presento a tutti gli amici lettori
R
ingrazio il Signore e i saveriani che mi hanno dato
la possibilità di cominciare una
nuova tappa della mia vita nella
comunità di Ancona. Sono stato
ben accolto dal rettore p. Giancarlo e dagli altri confratelli che mi
hanno subito fatto sentire a casa.
Dal 9 gennaio mi hanno coinvolto nelle attività di animazione missionaria e di aiuto alle
parrocchie. Padre Giancarlo e
p. Alberto hanno lavorato come
me in Brasile; con p. Benjamin
siamo stati insieme a Parma per
la festa del fondatore; con p.
Giuseppe e p. Battista abbiamo
fatto il noviziato insieme a Nizza Monferrato.
Quarant’anni
di missione in Brasile!
Arrivo ad Ancona da Perugia
dove, negli ultimi tempi, ho avuto
il permesso di assistere mia mamma dai 96 ai 102 anni. Allo stesso
tempo ho lavorato come vicario
parrocchiale e membro del centro
missionario diocesano.
Dopo gli studi nel seminario
di Perugia e il primo anno di
teologia nel seminario regionale di Assisi, si è decisa la mia
vocazione missionaria. A Parma
ho fatto la professione perpetua,
finita la quale mi dettero il crocifisso per la mia partenza, avvenuta con la nave, da Genova,
il 25 settembre 1965. Dopo 14
p. DANTE VOLPINI, sx
giorni di viaggio e tre mesi di
studio della lingua portoghese,
sono cominciati i miei 40 anni
di missione in Brasile fino al 20
gennaio 2006.
Padre Barsotti mi mandò nel
sudovest del Paranà per i primi
sei anni e poi rimasi nel sud del
Brasile. Oltre a insegnare ai seminaristi, ero viceparroco e visitavo alcune delle 70 cappelle o
piccole scuole dell’interno, tra
cui una riserva di indio Cainguàgues e Guaranìs.
Tra cattedra e parrocchia
Dal 1971 a fine 1976 sono stato mandato nel seminario di Jaguapitã per insegnare ai semina-
È bello ascoltare... “Voci di strada”
Il bel giornalino dei “senza fissa dimora”
tre mesi, riuniti nel
O gni
centro culturale “La stra-
da”, con i “senza fissa dimora”
di Ancona elaboriamo e poi
pubblichiamo un giornalino che
si chiama “Voci di strada”. Il
giornalino viene poi distribuito
ampiamente nelle parrocchie e
negli spazi della società. Bellissimo è il contenuto e più ancora
il metodo che persone in così
difficili condizioni esprimono!
Laboratorio
di arte poetica popolare
Quindici giorni fa abbiamo
preparato l’ultimo numero che
è già uscito. Ed è nato così. Il
giovedì, nell’ora e mezza di
condivisione che viviamo dalle
14,30 alle 16, ci siamo distribuiti un foglio ciascuno. Eravamo
una ventina di persone, immigrate e italiane, disoccupate, a
volte dipendenti da sostanze,
malate. Tutti hanno cominciato
a scrivere qualcosa su un tema
8
a piacimento, magari facendosi
aiutare a scrivere, specialmente
gli immigrati.
Un vero laboratorio di arte poetica e letteraria popolare di gente
che soffre ma ama la vita, Dio, gli
altri, se stessa! Anch’io ho scritto
a mia volta alcune righe sul dialogo, ma sicuramente inferiori al
pathos e alle emozioni espresse
da tanti amici! Tra loro ci sono
ex-insegnanti d’italiano, poeti,
semianalfabeti, sofferenti, gente senz’arte, lavoratori manuali,
artisti, laureati; vi si nasconde un
mondo di ricchezze impreviste,
così condivise e sorprendenti! Si
sente la presenza di Dio.
Imparare e sperare insieme
Il giovedì seguente, abbiamo
letto il giornale stampato. Ognuno leggeva, anche a fatica, l’articolo dell’altra/o, fino a concluderlo tutto! Ci piace molto leggere quel che ciascuno ha scritto;
siamo avidi e curiosi… E sono
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
venute fuori tante cose belle,
sulla protezione del creato, sulla
solidarietà tra noi, sulla bontà di
Gesù-Allah che fa tante grazie,
sull’amore ritrovato tra due di
noi, sul teatro ecologico realizzato per Natale... Ci siamo commossi e a volte abbiamo sorriso!
Quanta saggezza, quanto cuore
e quanta volontà, dentro di loro,
di vivere, sperare, lottare! È l’esatto contrario dei nostri preconcetti, di quanto a volte noi pensiamo dei poveri: pigri, abituati male, rassegnati, tristi, “bruttisporchi-cattivi”. Il giornalino rivela invece la delicatezza di comportamenti, sentimenti e amore
squisito tra noi e verso tutti, anche verso l’esterno. Qui trionfa il
rispetto! Come vorrei che poteste
leggere questo giornalino, che ci
vede tutti alla pari, l’uomo della
notte in strada, il missionario, la
laureata, l’immigrato di un’altra
cultura, magari primordiale… E
■
s’impara insieme.
I “Senza fissa dimora” mostrano orgogliosi il loro giornale “Voci di strada”, fresco di stampa
Padre Dante Volpini, nuovo arrivato nella comunità saveriana di Ancona,
è stato per 40 anni missionario in Brasile; nella foto con la mamma Anna
e alcuni parenti della sua numerosa famiglia
risti, accompagnarli nella piccola piantagione di caffè e seguire
i gruppi dei giovani delle nostre
parrocchie. Per due anni, ho aiutato i giovani della parrocchia
di Londrina dove era parroco il
marchigiano p. Giuliano Sincini.
Per tre anni fui vicerettore di un
altro marchigiano, p. Raffaele
Bartoletti, di cui fui successore.
Dal 1977 al 1981 sono diventato rettore del seminario saveriano di filosofia e teologia alla
periferia di Curitiba, capitale del
Paranà. Oltre a seguire la formazione dei 28 studenti, insegnai
nello Studium Theologicum e
ho fatto lavoro pastorale nella
cappella San José do Pilarzinho
e Vila Galia dove, con alcuni seminaristi, abbiamo formato sette gruppi di comunità ecclesiali
di base, confrontando la Parola
di Dio e la liturgia con la realtà
sociale dei poveri e affrontando
varie emergenze.
Il vangelo tra i casermoni
Dal 1981 al 1985 feci parte di
un’equipe di cinque saveriani,
incaricati dal cardinale di San Paolo (e dal vescovo ausiliare per la
regione episcopale di San Miguel
Paulista) di fare una pastorale
specifica per le Cohab e le zone
povere. Le Cohab sono centinaia
di casermoni di cinque piani con
scale esterne e 40 o 60 miniappartamenti, con alcune file di case
embrione di 16 metri quadrati.
Molte di queste famiglie arrivano dal nordest del Brasile,
non hanno parenti vicini, hanno
dimenticato le loro radici sociali
e religiose. Non c’erano chiese,
ma solo centri comunitari in cui
si avvicendavano gli orari della chiesa cattolica e delle altre
chiese, gli spiritisti, le riunioni di
condomini, le scuole di balletto
o della lotta chiamata capoeira,
■
e altro.
(continua nel riquadro)
TUTTI I POPOLI SIANO FRATELLI
p. D. VOLPINI, sx
Nell’equipe dei cinque c’era anche il marchigiano p. Gino Nasini. Animavamo le comunità ecclesiali di base, celebravamo le messe e i battesimi nei centri comunitari, nonché la catechesi, le comunioni e le cresime
in sale delle scuole. Il cardinale ci faceva le sue congratulazioni e dove
cominciammo ci sono oggi otto parrocchie, gestite dal clero diocesano.
Per due anni ho poi lavorato al Matão de Sumaré, come vicerettore dei seminaristi di teologia. Seguivamo le nove comunità cristiane
di un’area poco urbanizzata, ex rifugio di schiavi. C’erano comunità
di base e rivendicazioni sociali, per ottenere migliori servizi di autobus e bonifica del torrente.
Ho sempre dato molta attenzione
alla pastorale dei bambini, che pesa Padre Volpini
mensilmente i piccoli malnutriti da 0 durante un incontro
a 2 anni, fornendo latte in polvere a Piracicaba,
e farine integrative. Le mamme ven- in Brasile
gono orientate ad asili per i bambini
delle favelas e alle comunità cristiane con i laici impegnati come ministri, catechisti o vincenziani.
In Italia, lavoro in modo missionario in varie attività sul territorio, senza perdere di vista la missione universale della chiesa. Promuoviamo
preghiere, conoscenza, solidarietà
con e tra i poveri e cura del creato,
in un mondo nuovo, in cui tutti i popoli si sentano fratelli e capaci di dialogare e condividere fra loro.
2016 MARZO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
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C’è chi parte e chi arriva...
Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun
A
fine novembre 2015 ho
chiuso il mio mandato di
rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni
molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e
anche qualche momento difficile.
e ’60. E anch’io sono un frutto di
quegli anni.
Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che,
periodicamente, rientrano dalle
missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare.
I tempi
del “grande alveare”
Questa è una comunità che ha
cambiato fisionomia nel corso
degli anni. Il grande complesso
in cui abitiamo risale addirittura
a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo
di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva
della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che
di qui avrebbero spiccato il volo
verso paesi lontani. Più avanti la
casa venne chiamata “il grande
alveare”, quando straripava di
giovani nei decenni del boom
vocazionale, i favolosi anni ’50
Confratelli,
animazione e santuario
L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione
del grande edificio, che ospita
attualmente diversi confratelli
anziani e malati. Un gruppo di
saveriani è interamente al loro
servizio, insieme al personale
infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della
casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho
cercato di coordinare con le mie
ricchezze e i miei limiti queste
due realtà.
Sono stato anche rettore del
santuario “San Guido Conforti”,
dove arrivano persone e gruppi
p. RENZO LARCHER, sx
per pregare all’urna del Santo o
davanti al grande crocifisso, per
partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere
una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di
una preghiera ben fatta, con il
desiderio di aprire menti e cuori
ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo.
Ringrazio i miei confratelli e
tutti gli amici e benefattori che ci
seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari
Saveriani” e gli aderenti al Gams.
Pronto a tornare in Camerun
Ora è tempo di tornare in
Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al
2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua
identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per
servire altrove l’annuncio del
vangelo. Parto volentieri in uno
spirito di fede, anche se vi con-
In ascolto di un pensiero umile
Resoconto di una bella conferenza
27 novembre 2015,
V enerdì
presso lo Studio Teologico
Interdiocesano di Reggio Emilia,
dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una
conferenza intitolata Il pensiero
umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una
riflessione interessante, avendo
come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile.
Tutto relativo,
nulla è vincolante
Don Repole ha cominciato
8
sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede
di sempre, ma continuamente
si rinnova per rispondere alle
nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni
epoca, quindi, è occasione per
fare emergere un dato aspetto
della fede, in passato non del
tutto approfondito. Nell’attuale
contesto culturale, dominato dal
pensiero debole, ossia dal rifiuto
di ogni principio stabile, perfino
della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della
fede. Un’umiltà che prima di
essere un atteggiamento morale
o spirituale è una caratteristica
Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista
di un’interessante conferenza presso lo
Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia
ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx
di Dio e del suo rivelarsi agli
uomini.
Il relatore ha fatto osservare
come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo
lo stesso principio del pensiero
forte che vorrebbe combattere.
Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che
chiede di rinunciare all’esistenza
di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso:
l’imposizione a tutti di questo
pensiero debole.
Stile di presenza
e testimonianza
Al contrario, il cristianesimo
mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè
è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi
e di desiderare ciò che è oltre. Il
pensiero cristiano è umile perché
si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo
umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare
lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■
stiano ovunque si trovi.
Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma,
al suo successore p. Gabriele Cimarelli
fido che alcuni strappi ci sono.
Dopo i settant’anni non è così
facile cambiare abitudini, stile e
ritmi di vita in un paese lontano,
ma amato. Confido nella forza
del Signore, secondo la celebre
espressione dell’apostolo Paolo:
“Quando sono debole, è allora
che sono forte” (2Cor 12,10).
Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede
nel ruolo di rettore.
■
Una nuova tappa della mia vita
p. GABRIELE CIMARELLI, sx
C
ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori
mi hanno nominato rettore della
Casa Madre in sostituzione di p.
Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto
per ben sei anni.
Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980.
Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il
Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia
alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e
dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione.
Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle
mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in
mezzo a confratelli che hanno
speso tutta la loro vita a servizio
del vangelo. Grazie per la vostra
amicizia e generosità.
■
CREATO, BENE COMUNE
Mostra al museo d’Arte cinese ed etnografico
p. EMILIO IURMAN, sx
È allestita dai saveriani di Parma, presso il museo d’Arte cinese ed
etnografico, la mostra didattica “Creato, Bene Comune” che si basa
sull’enciclica di papa Francesco Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Fra immagini, oggetti, frasi, manufatti antichi e nuovi, il museo
offre l’opportunità a visitatori, scuole e gruppi, di riflettere sulla bellezza della natura, sulla necessità di superare la cultura dello scarto e
di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi da rifiuti!
Il nuovo materiale (video didattico) con “Ben Said e la Civetta” e
con la nuova multi-visione “La Leggenda dell’Arcobaleno” si colloca
sulla linea di approccio multiculturale del museo d’Arte cinese ed etnografico dei missionari saveriani. Esso ha, come target privilegiato,
le scuole di ogni genere e grado. Intendiamo
sottolineare i seguenti temi: natura che nutre, che insegna, da custodire, prendersi cura I Care, abitiamo una casa comune.
Per informazioni e
prenotazioni: chiamare
il numero 0521 257337,
consultare il sito www.
museocineseparma.
org o scrivere all’indirizzo e-mail: mail@
museocineseparma.org
2016 MARZO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
C’è chi parte e chi arriva...
Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun
A
fine novembre 2015 ho
chiuso il mio mandato di
rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni
molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e
anche qualche momento difficile.
e ’60. E anch’io sono un frutto di
quegli anni.
Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che,
periodicamente, rientrano dalle
missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare.
I tempi
del “grande alveare”
Questa è una comunità che ha
cambiato fisionomia nel corso
degli anni. Il grande complesso
in cui abitiamo risale addirittura
a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo
di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva
della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che
di qui avrebbero spiccato il volo
verso paesi lontani. Più avanti la
casa venne chiamata “il grande
alveare”, quando straripava di
giovani nei decenni del boom
vocazionale, i favolosi anni ’50
Confratelli,
animazione e santuario
L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione
del grande edificio, che ospita
attualmente diversi confratelli
anziani e malati. Un gruppo di
saveriani è interamente al loro
servizio, insieme al personale
infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della
casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho
cercato di coordinare con le mie
ricchezze e i miei limiti queste
due realtà.
Sono stato anche rettore del
santuario “San Guido Conforti”,
dove arrivano persone e gruppi
p. RENZO LARCHER, sx
per pregare all’urna del Santo o
davanti al grande crocifisso, per
partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere
una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di
una preghiera ben fatta, con il
desiderio di aprire menti e cuori
ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo.
Ringrazio i miei confratelli e
tutti gli amici e benefattori che ci
seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari
Saveriani” e gli aderenti al Gams.
Pronto a tornare in Camerun
Ora è tempo di tornare in
Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al
2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua
identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per
servire altrove l’annuncio del
vangelo. Parto volentieri in uno
spirito di fede, anche se vi con-
In ascolto di un pensiero umile
Resoconto di una bella conferenza
27 novembre 2015,
V enerdì
presso lo Studio Teologico
Interdiocesano di Reggio Emilia,
dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una
conferenza intitolata Il pensiero
umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una
riflessione interessante, avendo
come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile.
Tutto relativo,
nulla è vincolante
Don Repole ha cominciato
8
sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede
di sempre, ma continuamente
si rinnova per rispondere alle
nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni
epoca, quindi, è occasione per
fare emergere un dato aspetto
della fede, in passato non del
tutto approfondito. Nell’attuale
contesto culturale, dominato dal
pensiero debole, ossia dal rifiuto
di ogni principio stabile, perfino
della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della
fede. Un’umiltà che prima di
essere un atteggiamento morale
o spirituale è una caratteristica
Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista
di un’interessante conferenza presso lo
Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia
ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx
di Dio e del suo rivelarsi agli
uomini.
Il relatore ha fatto osservare
come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo
lo stesso principio del pensiero
forte che vorrebbe combattere.
Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che
chiede di rinunciare all’esistenza
di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso:
l’imposizione a tutti di questo
pensiero debole.
Stile di presenza
e testimonianza
Al contrario, il cristianesimo
mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè
è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi
e di desiderare ciò che è oltre. Il
pensiero cristiano è umile perché
si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo
umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare
lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■
stiano ovunque si trovi.
Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma,
al suo successore p. Gabriele Cimarelli
fido che alcuni strappi ci sono.
Dopo i settant’anni non è così
facile cambiare abitudini, stile e
ritmi di vita in un paese lontano,
ma amato. Confido nella forza
del Signore, secondo la celebre
espressione dell’apostolo Paolo:
“Quando sono debole, è allora
che sono forte” (2Cor 12,10).
Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede
nel ruolo di rettore.
■
Una nuova tappa della mia vita
p. GABRIELE CIMARELLI, sx
C
ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori
mi hanno nominato rettore della
Casa Madre in sostituzione di p.
Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto
per ben sei anni.
Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980.
Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il
Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia
alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e
dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione.
Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle
mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in
mezzo a confratelli che hanno
speso tutta la loro vita a servizio
del vangelo. Grazie per la vostra
amicizia e generosità.
■
CREATO, BENE COMUNE
Mostra al museo d’Arte cinese ed etnografico
p. EMILIO IURMAN, sx
È allestita dai saveriani di Parma, presso il museo d’Arte cinese ed
etnografico, la mostra didattica “Creato, Bene Comune” che si basa
sull’enciclica di papa Francesco Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Fra immagini, oggetti, frasi, manufatti antichi e nuovi, il museo
offre l’opportunità a visitatori, scuole e gruppi, di riflettere sulla bellezza della natura, sulla necessità di superare la cultura dello scarto e
di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi da rifiuti!
Il nuovo materiale (video didattico) con “Ben Said e la Civetta” e
con la nuova multi-visione “La Leggenda dell’Arcobaleno” si colloca
sulla linea di approccio multiculturale del museo d’Arte cinese ed etnografico dei missionari saveriani. Esso ha, come target privilegiato,
le scuole di ogni genere e grado. Intendiamo
sottolineare i seguenti temi: natura che nutre, che insegna, da custodire, prendersi cura I Care, abitiamo una casa comune.
Per informazioni e
prenotazioni: chiamare
il numero 0521 257337,
consultare il sito www.
museocineseparma.
org o scrivere all’indirizzo e-mail: mail@
museocineseparma.org
2016 MARZO
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
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Il saveriano dei quattro continenti
In memoria di p. Francesco Gugliotta
P
adre Francesco Gugliotta
era nato il 2 maggio 1924
a Carbone, piccolo paese della
Basilicata di seicento anime,
che vantava la presenza di un
monastero di monaci Basiliani,
costretti a lasciare la Grecia a
causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella
sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano
le numerose e differenti fasi di
un’esistenza spesso avventurosa.
Dalla Lucania
agli Stati Uniti
A quattordici anni Francesco
avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore
a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del
ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli,
un montanaro parmense. Questi
seppe piantare anche nel cuore
degli aquilotti lucani un grande
amore per la missione e per i
saveriani. Il resto della famiglia
Gugliotta salpò invece per gli
Stati Uniti in cerca di fortuna.
Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a
Piacenza il 26 ottobre 1952.
L’anno dopo raggiunse la sua
famiglia negli Stati Uniti, dove
riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi
nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan
Orientale, oggi chiamato
Bangladesh.
Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in
Bangladesh e infine in Brasile
del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto
molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata
l’immensa povertà della gente a
impressionarmi. Il mio istinto mi
ha portato a fare opere di carità.
Nel 1962 scoppiò la guerra di
confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la
polizia estorse dalla loro bocca
un’accusa contro di me. Per sette
mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi
come persona non gradita”.
Il Bangladesh e la prigionia
P. Valter Taini, in occasione
del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una
memoria scritta sulla sua vita.
L’Amazzonia
e la cura dei mendicanti
“Dal 1970 sono vissuto in
Amazzonia. Ho trascorso molti
anni a Belem, al santuario della
“Zio, ma tu sei Dio?”
Due storie dalle strade di Abaetetuba
I
n questi giorni ho ricevuto
per posta un pacco inviato
da amici italiani. C’era un po’ di
tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo e un po’ di caramelle. Ho
consegnato i vestiti a Domenica,
responsabile della Pastorale del
Minore, perché li distribuisca ai
bambini più bisognosi. Ma il materiale scolastico, i giocattoli e le
caramelle li ho consegnati a una
bambina veramente povera e bisognosa. Si chiama Anna Maria.
I regali per Anna Maria
Anna Maria è una bambina
molto timida, di poche parole,
ma ha due occhi che brillano di
riconoscenza. Le ho detto che la
sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se
eravamo già alla fine di gennaio)
ha voluto mandarle qualcosa di
utile. Davvero, Anna Maria non
era ancora riuscita ad acquistare
i quaderni, le matite, i colori per
l’inizio del nuovo anno scola-
8
p. VITO SCAGLIUSO, sx
stico (qui in Brasile comincia a
febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il
bambolotto e un bel cagnolino
hanno riempito il suo cuore di
gioia e tenerezza. Le caramelle
ha preferito portarle a casa per
dividerle con i fratellini.
La vetrina del fornaio
Mentre le consegnavo il tutto,
mi sono ricordato di un fatto che
mi è successo pochi giorni prima
di Natale. Stavo camminando
per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni
bambini che si rincorrevano e
giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che
si chiama “Angelo Custode”. Il
padrone Ugo è un mio amico.
Dalla porta aperta, l’ho visto
mentre, canterellando, metteva
in ordine i pani, i dolci e le torte
che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane
fresco, che metteva l’acquolina.
Fuori c’era un
bambino di sette-otto anni. Era magro,
non aveva camicia,
ma solo un paio di
pantaloncini sdruciti. Le sue manine
erano appoggiate
alla vetrina della
panetteria e il naso
schiacciato contro
il vetro. Ma io ho
continuato il mio
cammino.
p. SIRO BRUNELLO, sx
Da tre giorni a digiuno
Quando sono ritornato, circa
dieci minuti più tardi, il bambino
era ancora là con il naso contro la
vetrina. Certamente sognava un
pezzetto di quei dolci che la sua
povertà non gli permettevano di
raggiungere. Allora, entrai nella
panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel
bambino appoggiato alla vetrina”.
Me li diede senza farmeli pagare.
Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto
“Come ti chiami?”. “José”. “Hai
molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce,
rispose: “Sono tre giorni che non
mangio quasi niente!” “Allora
prendi questi dolci e riempi il
tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il
sacchetto e sgranò gli occhi, ma
non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino.
Preghiera arrivata al cuore
Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio,
tu sei Dio?”. Sono rimasto senza
parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo
il panettiere che preparava quei
pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno
di questi pani, perché io e la mia
famiglia abbiamo tanta fame!»”.
Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore,
perché mi hai suggerito un gesto così semplice, ma tanto pre■
zioso!
Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti,
ad Abaetetuba in Brasile
P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio;
è stato il missionario dei quattro continenti
Madonna della Mercede. È stata
davvero una bella esperienza.
Mi piaceva ascoltare le persone,
confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo
ostello per i mendicanti della
città. Si riempì in poco tempo.
Non potendo ospitare tutti, diedi
la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una
piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni
di Dio. Gradualmente l’opera è
cresciuta. Ogni giorno centinaia
di mendicanti sono nostri ospiti.
Le suore al loro servizio sono
già quindici”.
“Siamo eternamente scolari”
P. Taini aveva chiesto a p.
Francesco un consiglio da dare
a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto
cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in
missione per aiutare la gente, ma
per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi
missionari siamo eternamente
scolari, non professori. Dalla
gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua.
Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”.
Una nuova stella in cielo
Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente
a Parma. Vi resterà cinque anni
per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti.
Noi siamo stati testimoni delle
sue scorribande un po’ meno
avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi
della Casa Madre, nelle navate
del santuario San Guido per le
sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale.
Un anno fa chiese agli altri
missionari anziani di fare ciò che
faceva lui: lasciare da parte la
carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli
infatti non ci vedeva più bene e
non riusciva più a comprendere
le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi
si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■
PASQUA... PRIMAVERA
Viviamo la stagione più cara
dell’anno: il passaggio dall’inverno
all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente
alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il
mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e
crea l’uomo e la donna con un corpo
ed un’anima.
È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore
di Dio siano avvenute in primavera.
La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo
verso la vita eterna, una vera primavera.
Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche
notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta.
missionari Saveriani
2016 MARZO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
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Una bella giornata a Faggiano
Per concludere l’anno della vita consacrata
I
l parroco di Faggiano, don
Alessandro Giovi, ha voluto concludere l’anno della vita
consacrata con la testimonianza
del carisma religioso-missionario ispirato a san Guido Conforti, fondatore dei missionari
saveriani.
Un dono non più apprezzato
La consacrazione religiosa, con
la quale ci doniamo totalmente
a Dio in un unico amore, è uno
dei valori dimenticati dalla nostra società; oggi la vita religiosa
sembra non essere più di moda…
Tuttavia, la luce della Parola di
Dio ci fa vedere che la consacrazione religiosa è un grande dono
di Dio. Quante persone nella storia del cristianesimo, consapevoli
di essere state scelte da Dio, hanno preferito anche il martirio, pur
di vivere in questo amore unicototale-sponsale!
Certo questo genere di vita non
è ordinario, ma straordinario.
Non è naturale, ma soprannaturale vivere così. Il dono speciale
di Dio ci rende anticipatori della
p. CARMELO SANFELICE, sx
vita del cielo. Questa testimonianza è un segno che il vangelo
non può essere di origine umana.
Ciò non significa però che chi è
chiamato alla vita consacrata sia
da ritenere superiore; ma i doni
di Dio sono differenti e chi riceve di più deve rispondere di più.
Invece oggi questo dono non è
apprezzato… E ciò è grave!
Il carisma saveriano
e san Conforti
Dopo questa parte generale,
abbiamo presentato la finalità
Padre Carmelo Sanfelice con don Giovi, i diaconi e i chierichetti della parrocchia di Faggiano,
dopo la Messa di chiusura dell’anno dedicato alla vita consacrata
I
l gioiello di Faggiano è il
giovane Pierangelo Capuzzimati. All’età di 18 anni non
ancora compiuti, dopo quattro
anni di lotta, una leucemia acuta promielocitica lo ha sottratto
agli occhi di questo mondo,
negli ultimi minuti del 30
aprile 2008.
8
Anima modellata
dalla preghiera
È morto rispondendo “Sì,
sì, sì…” alla mamma che
gli diceva: “Affidati a Gesù, è tuo amico, vero? Lo
hai detto tu che è tuo amico!”. Questo giovane, vivo
nel cuore dei Faggianesi,
era stato un apostolo anche
per i suoi genitori. Diceva
al suo papà: “Papà, tu devi
convincerti che questa esperienza di malattia io l’ho vista, fin dal primo momento,
come un dono del Signore.
La nostra mente è umana e
non può capire quale disegno del Signore si nasconde
dietro la mia malattia. Non
c’è nulla da capire, bisogna
solo credere fino in fondo e
pregare”.
La preghiera aveva modellato
l’anima di questo giovane intelligente e maturo, davvero molto
al di sopra della media dei ragazzi della sua età.
tà a tutta prova per tutti i membri
che la compongono” (L.T. n.10).
In attesa
del risveglio vocazionale…
Questa spiritualità è da vivere
sotto lo sguardo di Gesù Crocifisso e della Madonna, le due
icone della vita di san Guido.
Da bambino, infatti, si fermava dinanzi al grande Crocifisso
della chiesa della Pace. Da giovane, poi, quando la malattia gli
sbarrava la strada al sacerdozio,
si trovò guarito col ricorso alla
Madonna del santuario del Rosario di Fontanellato.
L’incontro è proseguito con
l’appello vocazionale preceduto
dalla testimonianza di una lunga
vita ‘felice anche nelle difficoltà’ nelle missioni del Congo. A
Taranto c’è un buon risveglio
vocazionale, ma non ancora in
campo saveriano. Negli anni ’60
avevamo cinque saveriani di Taranto. Ora ne abbiamo solo tre:
p. D’Erchie (Montemesola) e p.
Coronese (Massafra) che hanno
85 e 84 anni! Solo p. D’Elia della parrocchia S. Rita, missionario in Giappone, è ancora giovane (46 anni)…
L’appello ai giovani di Faggiano è pressante. E con gli anziani preghiamo il ‘Padrone del■
la messe’…
LA PARROCCHIA DI FAGGIANO
p. CARMELO SANFELICE, sx
Una scheggia di Paradiso
La straordinaria testimonianza di Pierangelo
del carisma ispirato a san Guido
Conforti, che scriveva: “Ognuno di noi sia quindi intimamente
persuaso che la vocazione, alla
quale siamo stati chiamati, non
potrebbe essere più nobile e
grande... Il Signore non poteva
essere più buono con noi!” (Lettera Testamento n. 1).
“Fare del mondo una famiglia” è uno dei motti del fondatore. Sapersi tutti personalmente amati in una famiglia divina
rende la vita bella! E poi sapere
che questa finalità non è un’utopia, ma una missione, anzi è la
missione iniziata da Gesù, rende
questo nostro carisma anche di
grande attualità nel mondo di
oggi lacerato da razzismo, guerre, divisioni, chiusure di ogni
genere, depressioni e paure.
Nella Lettera Testamento è
indicata con più precisione la
spiritualità saveriana. “La caratteristica che dovrà distinguere
i membri presenti e futuri della
pia nostra Società sia sempre la
risultante di questi coefficienti:
spirito di viva fede che ci faccia
veder Dio, cercar Dio, amar Dio
in tutto; spirito di obbedienza
pronta, generosa, costante in
tutto e ad ogni costo; spirito di
amore intenso per la nostra famiglia religiosa, che dobbiamo
considerare qual madre e di cari-
p. C. SANFELICE, sx
Un angelo
per i giovani di Faggiano
Ecco uno stralcio della sua
preghiera, presa dal suo biografo Giuseppe Grasso. “Da quando ha lasciato la fanciullezza,
la preghiera di Pierangelo,
già quotidiana, assume l’espressione di un vero rapporto con Dio, espressione
individuale, ma che diviene
anche comunitaria con la
partecipazione alla messa
domenicale, dove spesso
gli viene affidato l’incarico
di lettore. E non c’è mai una
messa domenicale in cui
tralasci di nutrirsi del Cibo
Eucaristico. Per tutto il periodo della malattia, il suo
piccolo vangelo è sempre lì,
a portata di mano sul comodino accanto al suo letto e
diventa, ogni giorno di più,
guida, alimento spirituale,
via di saggezza… Oltre al
Rosario, a Pierangelo piace
recitare la sequenza dello
Spirito Santo…”.
Senza dubbio Pierangelo
è diventato un “angelo per
Pierangelo Capuzzimati ha dato una straordinaria
testimonianza di fede a tutta Faggiano
i giovani di Faggiano”. ■
Faggiano si chiama così perché è la terra dei faggi. La storia documentata di Faggiano parte dal Medioevo. Nei pressi dell’attuale borgo, abitavano alcuni monaci basiliani che vi si rifugiarono in seguito a persecuzioni.
Tracce si trovano in alcune cave di tufo, dove sono presenti alcune cripte.
Il principale edificio religioso è la chiesa madre di Santa Maria Assunta, risalente forse al XIV secolo: le prime notizie certe sono documentate da una lapide sulla facciata della chiesa e risalgono alla relazione della visita effettuata dall’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio il 4 maggio 1578. In questa chiesa, a navata unica e lastricata
di lapidi sepolcrali, si celebrava la Messa con il rito greco, che fu conservato fino a tutto il XVIII secolo a testimoniare il forte attaccamento alle tradizioni greco-albanesi della comunità.
La cittadina di Faggiano è nota per il “presepe vivente” che si pone nello scenario rupestre di contrada “La Campana”, con oltre cento figuranti che riproducono in costumi tradizionali scene della vita contadina della
tradizione ionica.
La manifestazione è
stata più volte premiata come miglior
presepe vivente d’Italia dall’associazione culturale “Amici
dei Presepi”.
La popolazione
di Faggiano non è
ricca, ma laboriosa:
il settore trainante
dell’economia è l’agricoltura, incentrata sull’olivicoltura e
la viticoltura. Sono
attive anche piccole industrie alimentari, specie per la lavorazione del caffè
e della carne.
Immagine notturna
della parrocchiale
S. Maria Assunta
di Faggiano
2016 MARZO
REGGIO
CALABRIA
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Il saveriano dei quattro continenti
In memoria di p. Francesco Gugliotta
P
adre Francesco Gugliotta
era nato il 2 maggio 1924
a Carbone, piccolo paese della
Basilicata di seicento anime,
che vantava la presenza di un
monastero di monaci Basiliani,
costretti a lasciare la Grecia a
causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella
sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano
le numerose e differenti fasi di
un’esistenza spesso avventurosa.
Dalla Lucania
agli Stati Uniti
A quattordici anni Francesco
avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore
a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del
ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli,
un montanaro parmense. Questi
p. VITO SCAGLIUSO, sx
seppe piantare anche nel cuore
degli aquilotti lucani un grande
amore per la missione e per i
saveriani. Il resto della famiglia
Gugliotta salpò invece per gli
Stati Uniti in cerca di fortuna.
Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a
Piacenza il 26 ottobre 1952.
L’anno dopo raggiunse la sua
famiglia negli Stati Uniti, dove
riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi
nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan
Orientale, oggi chiamato
Bangladesh.
Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in
Bangladesh e infine in Brasile
del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto
molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata
l’immensa povertà della gente a
impressionarmi. Il mio istinto mi
ha portato a fare opere di carità.
Nel 1962 scoppiò la guerra di
confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la
polizia estorse dalla loro bocca
un’accusa contro di me. Per sette
mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi
come persona non gradita”.
Il Bangladesh e la prigionia
P. Valter Taini, in occasione
del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una
memoria scritta sulla sua vita.
L’Amazzonia
e la cura dei mendicanti
“Dal 1970 sono vissuto in
Amazzonia. Ho trascorso molti
anni a Belem, al santuario della
L’affetto e il calore di “Pace e Bene”
Occasioni di formazione e relazione
la partenza dei saveD opo
riani, non sono state ap-
portate modifiche rivoluzionarie nelle attività della chiesa né
in quelle del parco. Anzi, la volontà da parte dei padri Somaschi e di p. Gianni Biancotto è
di potenziare e valorizzare il
ruolo dell’una e dell’altro, promuovendo una maggiore interazione con il territorio e offrendo
occasioni di formazione religiosa e culturale.
Ogni mercoledì…
Una delle realtà che testimonia la volontà di proseguire sulla
strada intrapresa è il gruppo Pace e Bene.
Nata nel 2000 per volere dei
saveriani, l’associazione “Pace e
Bene” svolge per gli anziani della vallata un ruolo di aggregazione sociale, di formazione spirituale e di informazione culturale ammirevole. Ispirandosi ai valori fondamentali del cristianesimo, offre agli aderenti esperienze di vita comunitaria, di condivisione di interessi e di operati-
8
vità. È quanto avviene ogni mercoledì per circa due ore nella sala azzurra del parco della Mondialità, scelta come sede.
Tre momenti definiti
I componenti di Pace e Bene
vivono intensamente i loro incontri, che prevedono abitualmente tre momenti di formazione: uno dedicato all’ascolto
di esperti nei vari campi culturali, religiosi, medico-sanitari, con
i quali si discutono argomenti di
interesse comune; un secondo
che ha come fulcro la celebrazione eucaristica e, a conclusione di
ogni incontro, quello della convivialità durante il quale si ascolta musica, si canta, ci si racconta
e si consumano in allegria e serenità buoni dolci preparati dalle
signore del gruppo. È questo un
momento particolarmente sentito da tutti, perché ognuno si sente parte di un gruppo che si nutre
di affetto e di calore umano.
Amicizia e semplicità
Pace e Bene non vive isola-
NANÀ BERTÈ
to, anzi s’interessa alla vita delle altre parrocchie e organizza uscite sul territorio per curare la relazione con i fedeli della vallata. Pace e Bene è attento
anche alle necessità dei fratelli
più sfortunati e, a conclusione dell’anno sociale, promuove
una vendita di oggetti artigianali, il cui ricavato è devoluto alle
missioni.
Il gruppo, cui partecipano circa cinquanta persone, ha un organigramma e ognuno ha una
mansione, ma il ruolo è annullato dal lavoro comunitario che
è svolto in amicizia, correttezza,
semplicità e nello spirito di servizio religioso e sociale, come
sottolineano le due referenti, le
signore Maria Postorino Crupi e
Angela Tramontana.
È una realtà positiva, soprattutto utile perché promuove in
tutti gli aderenti il bene-essere fisico e spirituale, la testimonianza della parola di Dio, il miglioramento del rapporto con gli
altri... Auguri a Pace e Bene per
■
quanto ancora realizzerà.
Il gruppo “Pace e Bene” è pronto per un nuovo incontro e aspetta anche voi ogni mercoledì nella sala Azzurra, a Gallico
P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio;
è stato il missionario dei quattro continenti
Madonna della Mercede. È stata
davvero una bella esperienza.
Mi piaceva ascoltare le persone,
confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo
ostello per i mendicanti della
città. Si riempì in poco tempo.
Non potendo ospitare tutti, diedi
la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una
piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni
di Dio. Gradualmente l’opera è
cresciuta. Ogni giorno centinaia
di mendicanti sono nostri ospiti.
Le suore al loro servizio sono
già quindici”.
“Siamo eternamente scolari”
P. Taini aveva chiesto a p.
Francesco un consiglio da dare
a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto
cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in
missione per aiutare la gente, ma
per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi
missionari siamo eternamente
scolari, non professori. Dalla
gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua.
Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”.
Una nuova stella in cielo
Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente
a Parma. Vi resterà cinque anni
per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti.
Noi siamo stati testimoni delle
sue scorribande un po’ meno
avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi
della Casa Madre, nelle navate
del santuario San Guido per le
sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale.
Un anno fa chiese agli altri
missionari anziani di fare ciò che
faceva lui: lasciare da parte la
carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli
infatti non ci vedeva più bene e
non riusciva più a comprendere
le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi
si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■
PASQUA... PRIMAVERA
Viviamo la stagione più cara
dell’anno: il passaggio dall’inverno
all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente
alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il
mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e
crea l’uomo e la donna con un corpo
ed un’anima.
È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore
di Dio siano avvenute in primavera.
La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo
verso la vita eterna, una vera primavera.
Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche
notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta.
missionari Saveriani
2016 MARZO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
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Il saveriano dei quattro continenti
In memoria di p. Francesco Gugliotta
P
adre Francesco Gugliotta
era nato il 2 maggio 1924
a Carbone, piccolo paese della
Basilicata di seicento anime,
che vantava la presenza di un
monastero di monaci Basiliani,
costretti a lasciare la Grecia a
causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella
sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano
le numerose e differenti fasi di
un’esistenza spesso avventurosa.
Dalla Lucania
agli Stati Uniti
A quattordici anni Francesco
avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore
a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del
ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli,
un montanaro parmense. Questi
seppe piantare anche nel cuore
degli aquilotti lucani un grande
amore per la missione e per i
saveriani. Il resto della famiglia
Gugliotta salpò invece per gli
Stati Uniti in cerca di fortuna.
Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a
Piacenza il 26 ottobre 1952.
L’anno dopo raggiunse la sua
famiglia negli Stati Uniti, dove
riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi
nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan
Orientale, oggi chiamato
Bangladesh.
Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in
Bangladesh e infine in Brasile
del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto
molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata
l’immensa povertà della gente a
impressionarmi. Il mio istinto mi
ha portato a fare opere di carità.
Nel 1962 scoppiò la guerra di
confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la
polizia estorse dalla loro bocca
un’accusa contro di me. Per sette
mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi
come persona non gradita”.
Il Bangladesh e la prigionia
P. Valter Taini, in occasione
del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una
memoria scritta sulla sua vita.
L’Amazzonia
e la cura dei mendicanti
“Dal 1970 sono vissuto in
Amazzonia. Ho trascorso molti
anni a Belem, al santuario della
“Zio, ma tu sei Dio?”
Due storie dalle strade di Abaetetuba
I
n questi giorni ho ricevuto
per posta un pacco inviato
da amici italiani. C’era un po’ di
tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo e un po’ di caramelle. Ho
consegnato i vestiti a Domenica,
responsabile della Pastorale del
Minore, perché li distribuisca ai
bambini più bisognosi. Ma il materiale scolastico, i giocattoli e le
caramelle li ho consegnati a una
bambina veramente povera e bisognosa. Si chiama Anna Maria.
I regali per Anna Maria
Anna Maria è una bambina
molto timida, di poche parole,
ma ha due occhi che brillano di
riconoscenza. Le ho detto che la
sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se
eravamo già alla fine di gennaio)
ha voluto mandarle qualcosa di
utile. Davvero, Anna Maria non
era ancora riuscita ad acquistare
i quaderni, le matite, i colori per
l’inizio del nuovo anno scola-
8
p. VITO SCAGLIUSO, sx
stico (qui in Brasile comincia a
febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il
bambolotto e un bel cagnolino
hanno riempito il suo cuore di
gioia e tenerezza. Le caramelle
ha preferito portarle a casa per
dividerle con i fratellini.
La vetrina del fornaio
Mentre le consegnavo il tutto,
mi sono ricordato di un fatto che
mi è successo pochi giorni prima
di Natale. Stavo camminando
per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni
bambini che si rincorrevano e
giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che
si chiama “Angelo Custode”. Il
padrone Ugo è un mio amico.
Dalla porta aperta, l’ho visto
mentre, canterellando, metteva
in ordine i pani, i dolci e le torte
che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane
fresco, che metteva l’acquolina.
Fuori c’era un
bambino di sette-otto anni. Era magro,
non aveva camicia,
ma solo un paio di
pantaloncini sdruciti. Le sue manine
erano appoggiate
alla vetrina della
panetteria e il naso
schiacciato contro
il vetro. Ma io ho
continuato il mio
cammino.
p. SIRO BRUNELLO, sx
Da tre giorni a digiuno
Quando sono ritornato, circa
dieci minuti più tardi, il bambino
era ancora là con il naso contro la
vetrina. Certamente sognava un
pezzetto di quei dolci che la sua
povertà non gli permettevano di
raggiungere. Allora, entrai nella
panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel
bambino appoggiato alla vetrina”.
Me li diede senza farmeli pagare.
Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto
“Come ti chiami?”. “José”. “Hai
molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce,
rispose: “Sono tre giorni che non
mangio quasi niente!” “Allora
prendi questi dolci e riempi il
tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il
sacchetto e sgranò gli occhi, ma
non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino.
Preghiera arrivata al cuore
Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio,
tu sei Dio?”. Sono rimasto senza
parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo
il panettiere che preparava quei
pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno
di questi pani, perché io e la mia
famiglia abbiamo tanta fame!»”.
Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore,
perché mi hai suggerito un gesto così semplice, ma tanto pre■
zioso!
Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti,
ad Abaetetuba in Brasile
P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio;
è stato il missionario dei quattro continenti
Madonna della Mercede. È stata
davvero una bella esperienza.
Mi piaceva ascoltare le persone,
confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo
ostello per i mendicanti della
città. Si riempì in poco tempo.
Non potendo ospitare tutti, diedi
la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una
piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni
di Dio. Gradualmente l’opera è
cresciuta. Ogni giorno centinaia
di mendicanti sono nostri ospiti.
Le suore al loro servizio sono
già quindici”.
“Siamo eternamente scolari”
P. Taini aveva chiesto a p.
Francesco un consiglio da dare
a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto
cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in
missione per aiutare la gente, ma
per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi
missionari siamo eternamente
scolari, non professori. Dalla
gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua.
Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”.
Una nuova stella in cielo
Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente
a Parma. Vi resterà cinque anni
per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti.
Noi siamo stati testimoni delle
sue scorribande un po’ meno
avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi
della Casa Madre, nelle navate
del santuario San Guido per le
sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale.
Un anno fa chiese agli altri
missionari anziani di fare ciò che
faceva lui: lasciare da parte la
carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli
infatti non ci vedeva più bene e
non riusciva più a comprendere
le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi
si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■
PASQUA... PRIMAVERA
Viviamo la stagione più cara
dell’anno: il passaggio dall’inverno
all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente
alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il
mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e
crea l’uomo e la donna con un corpo
ed un’anima.
È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore
di Dio siano avvenute in primavera.
La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo
verso la vita eterna, una vera primavera.
Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche
notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta.
missionari Saveriani
2016 MARZO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Esperienza che cambia la vita
Intervista al cesenate mons. Giorgio Biguzzi
Giorgio Biguzzi, otM ons.
tant’anni, cesenate, ve-
scovo emerito di Makeni, è tornato in Italia dopo 35 anni vissuti in Sierra Leone, “la casa lontano da casa” come la definisce
con affetto venato di nostalgia.
C’è in lui una serena pienezza
che forse ha proprio quel nome:
felicità. Ha superato dieci anni
di guerra, il rischio del contagio
di Ebola, contatti a dir poco azzardati con bande di ribelli feroci. È stato testimone di crudeltà sconvolgenti, ha affrontato un
impegno di evangelizzazione in
un Paese a stragrande maggioranza islamica, ma anche qualche attacco di malaria.
Cosa l’ha spinta
verso la missione?
Sono cresciuto a Cesena e ho
fatto il seminario a Bologna, poi
verso i vent’anni mi sono chiesto cosa avrei voluto fare della
mia vita. Beh, lì ho sentito come un grande amore, ho capito
che la cosa che desideravo sopra
ogni altra era andare in missione. Ho scelto di entrare nell’ordine dei saveriani.
Cosa ha lasciato
in Sierra Leone?
Tanto, anche perché la mia vita da adulto l’ho vissuta lì. Ho lasciato persone che ho conosciuto bambine e che ora sono genitori, ho visto un popolo crescere
attraverso la tragedia della guerra, da cui è emersa una nuova società, molto diversa dalla nostra,
caratterizzata da un miscuglio di
etnie e di lingue, da una scolarizzazione molto bassa e da un al-
a cura di ELIDE GIORDANI
tissimo rischio sanitario. C’è una
maggioranza di musulmani, ma i
rapporti sono cordiali e con loro
sono cresciuto anch’io.
È diventato un po’ africano?
(Ride di gran gusto) Non sono
andato come turista o imprenditore, ma come missionario cattolico, ad annunciare Cristo e condividerlo con chi lo vuole accettare. Poi, come impone la nostra
fede, se c’è un fratello che ha bisogno, ti fermi con lui.
C’è qualcosa della realtà
africana migliore di quella
di casa?
Sì. Per esempio, se vuoi fare
un bagno di umanità è proprio in
Africa che devi andare. È gente gioiosa e cordiale e ci si sente coinvolti dai suoni, dai colo-
ri sgargianti, dalla musica alta,
dagli odori pungenti, dal movimento continuo della gente, da
un’umanità che pulsa. Ti salutano, ti vengono incontro e anche sui mezzi pubblici non è
che s’immergono nel giornale.
Si parla e qualche volta si raccontano anche cose dolorose. Il
rapporto umano è molto aperto
e spontaneo.
Mai avuto dubbi o voglia
di arrendersi?
Ho avuto una vita piena, e ringrazio il Signore perché ancora
oggi a 80 anni posso sentirmi immerso in questo fiume vivo di cui
sono stato parte, ma, certo, ci sono stati momenti in cui mi sono
detto ‘ma chi me l’ha fatto fare?’.
E in quei frangenti cos’ha
fatto?
Il Signore c’è sempre stato e qualche volta gliel’ho detto, ‘ma dove mi hai cacciato?!
Io non sono venuto qua per i
miei capricci’, poi però mi sono
rimboccato le maniche.
Quando è capitato?
In molte occasioni. Durante
la guerra ho visto cose terribili,
ho vissuto nella violenza, in situazioni da cui non si vedeva via
d’uscita. Ma anche quando i ribelli hanno rapito alcune consorelle, tra cui Lucia Santarelli, anche lei di Cesena, e le hanno tenute prigioniere per 55 giorni...
beh, la tentazione di raggiungere l’aeroporto o di passare il confine e andare verso la Romagna
solatia c’è stata. Anche con un
abito talare addosso restiamo uomini con le nostre debolezze. Ma
sono contento di essere rimasto
là. Nessun missionario del resto
parte mai da solo. Parte appoggiato da una famiglia, da una comunità, da una cultura e da una
■
fede che lo sorreggono.
Resto del Carlino,
17 gennaio 2016, pagina 4
Due incontri sulla misericordia
È proprio vero: Dio ci tiene sul suo cuore
L
a parrocchia di San Pietro
in Vincoli lunedì 18 gennaio ha organizzato una serata
con canti, rappresentazioni, testimonianze e preghiere per riflettere sull’anno giubilare della
Misericordia. Era presente il
vescovo mons. Lino Pizzi e il
vicario emerito.
Dio, che è misericordia, tiene
il nome dei suoi figli sul cuore. Noi viviamo per la misericordia di una donna che ci ha
portati nel suo ventre. Oggi le
paure ci fermano e ci bloccano
nel nostro vivere, perché non
abbiamo più la fiducia reciproca. Senza la misericordia siamo
burocrati delle regole e analfabeti del cuore di Dio.
La parabola
del Buon Samaritano
Col canto “Misericordias
Domini in aeternum cantabo”
la solista Felicia si avvicinava
all’altare, alla croce e allo schermo dove erano state proiettate
le slide di Gesù misericordioso,
la croce, un uomo, la colomba.
Elena della Caritas di Forlì ha
raccontato la sua bella storia di
laureata in economia internazionale, che da impiegata di banca
ha formato una casa famiglia
con figli naturali e adottati, cioè
una famiglia di misericordia.
La misericordia di Dio è più
grande della nostra miseria.
Abbiamo concluso con la realistica rappresentazione della
parabola del buon samaritano
che invita a far misericordia o a
diventare misericordia. L’uomo
viandante nel mondo s’imbatte
in due briganti che lo derubano
e malmenano, lasciandolo ferito sulla strada. Il sacerdote e il
levita passano oltre per non insanguinarsi. Solo il samaritano
si ferma, lo benda e lo porta alla
locanda.
L’aggiornamento
di laici e sacerdoti
È stato invitato mons. Luigi
Bettazzi, vescovo emerito di
Ivrea, di 92 anni, che ha parlato
Il gruppo protagonista del recital sulla misericordia,
nella parrocchia di S. Pietro in Vincoli
8
p. DINO MARCONI, sx
Mons. Biguzzi ha festeggiato il suo 80° compleanno il 4 febbraio con la comunità di Brescia, dove vive da qualche anno.
Auguri Eccellenza! Ad multos annos...
Mons. Luigi
Bettazzi ha parlato
sulla misericordia a
laici e sacerdoti
I NOSTRI MISSIONARI MARTIRI
p. D. MARCONI, sx
ai laici e sacerdoti. Dal 1962 ha
potuto partecipare al Concilio
Vaticano II. Ha ricordato di essere stato uno dei 50 firmatari del
patto delle catacombe di Domitilla, per la missione della chiesa a favore dei poveri. Egli ha
sottolineato che nel documento
conciliare Nostra Aetate ebrei e
musulmani sono riconosciuti come nostri fratelli. Così fece Giovanni Paolo II e così fa oggi anche papa Francesco, con la visita
alla sinagoga e alla moschea. Le
religioni sono vie di salvezza nel
dialogo culturale fraterno.
In occasione del ritiro dei giovani preti a San Pietro in Vincoli
p. Marano, reduce dal Burundi,
ha allestito la mostra di pannelli sulle opere di misericordia
dell’editrice Emi, per illustrare
la carità dei cristiani.
■
Nel cinquantenario del martirio di
Dom Helder Camera, è iniziata l’inchiesta tra i missionari del Congo Belga,
Zaire e Congo Democratico sul martirio e le virtù di p. Carrara, p. Didonè,
Fr. Faccin (nelle foto), e l’abbè Anastasio. Si potrà avviare la causa di beatificazione dei nostri martiri del Congo da sottoporre alla Congregazione della causa dei Santi.
Sarebbe profetico unire tutti i martiri missionari della diocesi di Uvira e Bukavu, dalla fondazione delle diocesi locali fino al martirio del
vescovo mons. Munzuhirhwa. Padre De Zen commentò la tragedia
dell’uccisione dei missionari saveriani: “La nostra certezza è che Uvira
non è morta; ma che è stata soltanto purificata d’una grande passione che l’ha disposta ai nuovi itinerari divini”.
I martiri moderni africani, riconosciuti dalla chiesa, vissero nel periodo coloniale come catechisti e suore, e morirono per
la fede in Gesù Cristo e i suoi valori. Basta pensare a
suor Bakita la più conosciuta, ai catechisti Lwanga e
compagni beatificati da Paolo VI nel 1964 e visitati da
papa Francesco nel 2015. Nyerere, che è già stato riconosciuto venerabile, disse: “Vorrei accendere una candela e metterla in cima al monte Kilimanjaro, affinché illumini al di là delle nostre frontiere, dando speranza a quanti sono disperati, portando amore dove
c’è odio e dignità dove prima c’era solo umiliazione”.
2016 MARZO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
IBAN - IT 91 L 03359 01600 100000107863 (Banca Prossima, Salerno)
Non più ospiti, ma fratelli
Come rispondiamo al fenomeno dei migranti?
diocesano MigranL’ Ufficio
tes è stato attento all’evol-
versi dei fenomeni migratori che
hanno caratterizzato il territorio
della diocesi (solo nel porto di
Salerno sei sbarchi di oltre seimila profughi e richiedenti asilo). Sua missione principale è
stata promuovere la nascita di
nuove comunità di immigrati,
che contribuiscano a formare,
nel territorio che li ha accolti,
uno spirito di accoglienza.
Supporto reciproco
e accordi…
La nascita di nuove realtà associative ha dato forza a questo
processo di integrazione, dando
vita a una volontà condivisa:
vedersi non più ospiti ma fratel-
li. Queste comunità godono di
completa autonomia e sono state
inserite nella rete delle politiche
sociali degli enti e delle amministrazioni di riferimento.
Non è possibile dimenticare
le innumerevoli emergenze che
hanno investito il nostro territorio. L’ufficio Migrantes, in
accordo con le diocesi vicine e
gli altri enti assistenziali e diocesani, ha garantito supporto
spirituale, di prima accoglienza
e accompagnamento. Sono stati
avviati protocolli d’intesa con le
istituzioni ed è stata rafforzata la
collaborazione con le realtà diocesane che s’impegnano a promuovere l’uguaglianza dei diritti, fondamento inalienabile per
un mondo che mira alla verità.
don ROSARIO PETRONE
Tanti momenti
di condivisione
Nel territorio della diocesi è
sorta una fitta rete collaborativa,
che vede la partecipazione, a vario titolo, di sacerdoti, religiosi e
collaboratori laici. Da segnalare
la cooperazione con la Caritas, i
saveriani, l’ufficio missionario,
il Laicato saveriano, l’associazione “Migranti senza frontiere”
e le Acli, i quali promuovono vari momenti di condivisione con
tutte le comunità presenti.
Incontri periodici sono promossi dai saveriani di Salerno
con tutte le comunità presenti
sul territorio, per venire incontro alle problematiche che si
presentano (lavoro, scuola, difficoltà). Sono organizzati anche
Una famiglia più grande
Le emozioni di un viaggio missionario
C
i soffermiamo a guardare
qualche foto e il breve video dell’ultimo viaggio in Burkina, dal 9 al 29 gennaio 2016.
Ogni sguardo ci ricorda un istante metabolizzato e inciso nel
cuore. Ci soffermiamo solo sui
piccoli gesti che hanno lasciato
in noi un segno indelebile.
La quarta valigia…
In Burkina Faso abbiamo
pensato davvero come bloccare
il tempo, ma non ne siamo stati
capaci. Ricordiamo con gioia i
volti di quei piccoli che correvano a piedi scalzi in silenzio
tra le nostre braccia e vediamo
nei nostri occhi il sorriso di quei
bambini al momento di un bon
bon. Non dimenticheremo mai la
loro accoglienza che ci ha fatto
8
sentire subito a casa.
Ogni anno, tanti incontri confermano l’efficacia degli aiuti
ricevuti: una ragazza ci ha ringraziato per aver avuto la possibilità
di diventare insegnante, un giovane ci ha fermato lungo la strada
ringraziandoci ancora per aver
dato alla sorella la possibilità di
una visita oculistica a Ouaga.
Nulla può essere depennato, solo alimentato dalla gioia.
Siamo partiti con tre valigie,
tornando con quattro. La quarta
(quella del cuore) sarà sempre
piena, alimentata di anno in anno da piccole emozioni.
La visita a famiglie
e ammalati
Malgrado il breve soggiorno,
abbiamo realizzato tutti i progetti
Don Pasquale Mastrangelo, direttore del Centro missionario di Salerno,
e Bernardetta Russo, della parrocchia di San Paolo di Salerno, sono stati
in Burkina Faso per controllare alcuni progetti
B. RUSSO e don P. MASTRANGELO
in programma (alfabetizzazione,
salute, alimentazione, infrastrutture). La parrocchia di San Giovanni Evangelista di Gelgen ha
un’estensione di circa 30 chilometri. Il territorio è diviso in sette
settori con 24 succursali. Siamo
diventati i canali che raccolgono
piccoli sacrifici e offrono grandi
gioie; così circa 300 ragazzi hanno avuto la possibilità di studiare.
Con la visita alle famiglie abbiamo incontrato anziani e ammalati. Abbiamo offerto sei carrozzine per i diversamente abili
e la possibilità di effettuare uno
screening di controllo per la salute. Anche sotto una tenda e seduti
sulle pietre, con strumenti musicali semplici, le celebrazioni sono gioiose e tutti partecipano.
Speranza
di un nuovo futuro
Nel Paese ci sono tante realtà
e ognuna è affrontata in modo
differente. Abbiamo conosciuto
fra Vincenzo e suor Bartolomea,
missionari camilliani al servizio
della Parola di Dio. Oggi, una
grande famiglia di “ultimi” (lebbrosi, donne anziane abbandonate, bambini malnutriti) li considera come il papà e la madre,
attraverso i quali giunge loro la
misericordia di Dio.
Malgrado la tensione del postattentato che ha turbato la calma
del popolo del Burkina, siamo
riusciti a portare a termine il programma previsto, incontrando
vecchi e nuovi amici con cui abbiamo condiviso la speranza di
■
un nuovo futuro.
Migranti al confine della Serbia... una scena che si vede sempre di più
momenti di condivisione (Messa di Natale, Via Crucis vivente,
convegni), senza dimenticare la
“Festa dei Popoli”, giunta nel
2016 alla settima edizione. In
questa occasione, tutte le comunità della diocesi, attraverso cultura e folklore, manifestano la
gioia dello stare insieme. Queste
giornate di festa, precedute dalla
celebrazione Eucaristica, vedono la partecipazione anche di
comunità extra-diocesane, mostrando così al territorio ospitante, che non esistono divisioni
e fazioni, ma si è tutti partecipi
della stessa gioia.
Immagine
di una chiesa unita
Nell’ultimo incontro a Pompei, con mons. De Luca si è
analizzato e promosso il vademecum dell’accoglienza nelle
parrocchie, costituendo un’equipe divisa per metropolita.
Essa andrà a informare, spiegare, testimoniare, sensibilizzare
le numerose realtà parrocchiali
sull’accoglienza.
La presenza numerosa e multiculturale ha portato a una stret-
ta sinergia con gli Uffici diocesani, mostrando all’immigrato
un’immagine unita della chiesa.
L’ufficio Migrantes si è fatto,
inoltre, promotore di uno sportello per immigrati a Salerno, richiedendo l’accreditamento per
il servizio civile, in modo che
i giovani della diocesi possano
capire il fenomeno migratorio
da vicino.
Il Signore
nelle difficoltà degli ultimi
Stiamo pensando anche a una
casa di accoglienza per detenuti
stranieri, in collaborazione con
comune e ministero di Grazia e
Giustizia, che sono alla fine della pena, per impegnarli in lavori
socialmente utili.
Il fenomeno immigrazione,
purtroppo, mostra anche tanti lati negativi. Le chiusure sono tante e il lavoro pastorale ha molteplici difficoltà. Ma siamo in tanti a credere che pregare e operare insieme come unica chiesa
porti i suoi frutti. Ringraziamo il
Signore per l’opportunità di incontrarlo ogni volta proprio nel■
la difficoltà degli ultimi.
LA MISERICORDIA È PERDONO
p. NAZZARENO CORRADINI, sx
“Dio è innamorato della nostra piccolezza”. Così il papa definisce in
modo sintetico ciò che noi affermiamo quando diciamo che Dio è misericordioso. Vero Dio e vero uomo nella sua incarnazione ha assunto volontariamente e liberamente i due estremi della nostra fragilità:
la nascita e la morte. Da onnipotente si è fatto quasi impotente, dalla vita è passato alla morte.
Ero carcerato e mi avete visitato. Tra le opere di misericordia questa ci sembra la più strana. Dio, capace del vero genio dell’amore, vede un potenziale santo in un attuale peccatore. Dove ha abbondato
il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Dio fatto uomo è il rifiutato
per eccellenza, ma per conto suo non rifiuta nessuno.
Due santi confessori a Roma. Papa Francesco ha voluto che venissero a Roma nel centro della cattolicità due santi confessori: padre Pio
e padre Leopoldo, veri santi martiri del confessionale. La misericordia si attua soprattutto attraverso il perdono dei peccatori. Chi è esperto della confessione sa molto bene che questo
sacramento è spesso più un refugium lamentorum che… peccatorum. D’altra parte se il sacerdote non è capace di consolare gli afflitti,
è meglio che cambi mestiere. Quante persone hanno trovato nel confessionale sacerdoti che li hanno consolati, confortati e rifatti al
nuovo! Ancora incontriamo fedeli che hanno
una certa paura del confessore. Se l’anno della
misericordia ottenesse che i confessori fossero
più somiglianti a Gesù buon pastore, il primo
a goderne sarebbe proprio papa Francesco...
2016 MARZO
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TAVERNERIO
In Africa tra tam tam e internet
Bugwana, una grande piazza animata
proprio arrivare
D ovevo
di persona, per rendermi
conto che Bugwana non era un
villaggio. Era una sorta di grande piazza, dove erano cresciute
la chiesa, le scuole elementari e
secondarie del comune; il liceo
statale e la scuola di arti e mestieri, con relativo collegio, gestita dai missionari.
Telefonare sulla collina
Durante le mattinate della settimana, la grande piazza
brulicava di ragazzi, ragazze,
insegnanti e professori. La domenica, invece, era la chiesa
a riempirsi di gente e di canti.
Tutto intorno non c’era nient’altro che savana africana, incolta,
inaridita dal sole equatoriale,
trapuntata qua e là da piccole
capanne di paglia e fango. Sullo
sfondo, il paesaggio sembrava
non aver mai cambiato nulla, da
quando era stato creato.
Quando giunsi, a Bugwana
esistevano solo tre telefonini:
quello del parroco, il mio, che
avevo portato con me dal Messico e quello che il parroco aveva
concesso in dote a un catechista.
E ci volle altro tempo, prima che
il sindaco disponesse di un telefonino. Alla fine anche il direttore scolastico prese a comunicare
col cellulare. E allora succedeva
che, quando qualcuno voleva
telefonare, doveva arrampicarsi sulla collina, alle spalle della chiesa, per cercare… campo
libero. Poi alzava il braccio in
alto, teneva il telefonino lontano
dalla bocca e finalmente poteva
cominciare a parlare, gridando
ad alta voce. Intorno, nel frat-
p. OSCAR ZAPATERO, sx
tempo, si formava un cerchio di
bambini e giovani, in preda alla
curiosità. Anche le donne arrivavano e restavano lì, incantate.
Gli uomini, invece, volevano
spiegazioni da me, perché non
capivano come la voce di mia
mamma, che abitava lontano, in
Messico, potesse entrare in quella piccola scatola di plastica che
tenevo in mano.
I cellulari venduti dai cinesi
Dopo i missionari, a Bugwana arrivarono anche i cinesi che
hanno iniziato a vendere cellulari di tutti i tipi: nuovi, usati, rotti. Tanto ci pensavano i giovani
che hanno imparato subito a farli
funzionare. Il giorno di mercato,
i cinesi vendevano anche piccoli pannelli solari per caricare le
batterie dei telefonini. I prezzi
Pasqua dell’accoglienza
L’esperienza dei saveriani di Tavernerio
È
Pasqua ed è tempo di auguri. Noi, saveriani di Tavernerio, inseriamo gli auguri in
un’esperienza di accoglienza che
abbiamo iniziato, per assecondare le richieste pastorali del papa.
Coraggio e generosità
Francesco ha lo stile concreto,
diretto, del pastore. Sa bene che
in questo nostro mondo pieno di
conflitti vivono uomini e donne che portano in cuore sangue
buono e che possono dare molto.
Per questo motivo, si prende il
coraggio e la libertà di affermare: “Preferisco una chiesa disastrata, in uscita, rispetto a una
chiesa perfetta, ma chiusa nel
recinto”.
Quando la tragedia dei gommoni del mar Mediterraneo e
dell’Egeo ha cominciato a mie-
8
tere vittime tra i bambini, una
domenica, in piazza san Pietro
il papa ha esortato: “Ogni parrocchia accolga una famiglia di
migranti; i conventi vuoti non
sono nostri, sono per la carne
di Cristo che sono i rifugiati... Il
Signore chiama a vivere con generosità e coraggio l’accoglienza
nei conventi vuoti”.
Non possiamo restare
indifferenti
Noi saveriani ci siamo sentiti doppiamente interpellati. Per
prima cosa perché papa Francesco ci incoraggiava: “Bisogna
andare oltre la semplice elemosina, occorre accompagnare con
gesti concreti il percorso di integrazione di immigrati, profughi
e rifugiati”.
Inoltre, noi missionari ab-
La Pasqua di Cristo illumina di Misericordia la volontà che Dio
ha di salvare la vita sulla terra
p. LINO MAGGIONI, sx
biamo condiviso per anni le
condizioni di vita degli africani
che ci accoglievano nelle loro
capanne. Ci siamo riuniti, abbiamo cominciato a mettere gli
occhi su cinque stanzette, isolate
dal Centro di spiritualità. Erano
lì, vuote, pronte per eventuali
emergenze. Ci siamo detti che
avremmo potuto destinare quelle
cinque stanzette all’accoglienza
di due coppie di sposi rifugiati.
Il secondo passo è stato rivolgerci alla Caritas che si sarebbe fatta carico della prassi burocratica
e delle richieste per ospitare dei
rifugiati. Certo non era qualcosa
di semplice; occorrevano criterio, responsabilità e coraggio.
Auguri densi di gratitudine
Così, le due giovani coppie di
nigeriani celebreranno la prima
Pasqua in Italia, in una casa.
Intanto, la cooperativa Symploké, promossa dalla Caritas
diocesana di Como, ha adattato
e arredato le due abitazioni in
base alle esigenze degli ospiti.
In seguito, superato il momento dell’ambientazione, la stessa
cooperativa Simploké assicurerà
loro un corso di lingua, perché
possano imparare a parlare e
scrivere in italiano.
Il parroco di Tavernerio, da
parte sua è attivo per favorire
l’integrazione degli ospiti nella comunità. E siccome i nostri
ospiti sono battezzati, esprimono
la loro riconoscenza augurandoci
una “buona e santa Pasqua”. ■
Dieci anni fa, p. Oscar Zapatero partì dal Messico. I saveriani lo avevano destinato a Bugwana, una missione del Burundi,
con sessantacinquemila abitanti. Bugwana è situata nella terra
di mezzo, tra il Burundi e il Ruanda. A volte l’espressione “terra di mezzo” prende il significato di “terra di incontro”; a volte,
invece, prende il significato di “terra di nessuno”.
Noi di Tavernerio abbiamo avuto la possibilità di incontrare p.
Oscar e non ci è sembrato vero di ascoltare da lui come sia seminato il vangelo a Bugwana.
erano stracciatissimi. Ma i
giovani, arrivavano perfino a
digiunare, per
raccimolare i
soldi necessari
a pagarli…
Due anni fa,
alcuni amici
di un saveriano italiano,
erano arrivati
in safari fino
a Bugwana e
non mancarono di commentare: “L’Europa ha impiegato cento anni
ad eliminare le
distanze, cento
anni per andare
sempre più veloci e arrivare
così a conoscere il mondo
stando fermi al
proprio posto; A Bugwana, in Burundi, i cellulari sono davvero di ogni tipo!
a Bugwana, intam a “internet”.
■
vece, sono bastati dieci anni. In
(continua nel riquadro)
dieci anni siete passati dal tam
CENTRO DI INFORMATICA
NELLA SAVANA
p. O. ZAPATERO, sx
Quegli stessi amici ottennero da una fondazione tedesca, specializzata nella diffusione dei “social media”, di raggiungere Bugwana per
installare gratuitamente un Centro d’informatica aperto a tutti. E, di
fatto, installarono un laboratorio “internet”, molto più veloce del laboratorio che i saveriani hanno a Bujumbura, la capitale del Burundi.
Ora, da un anno a questa parte, studenti, professori, giovani e adulti, hanno cominciato ad avere
l’accesso informatico alle biblioteche di tutto il mondo e si appassionano nelle ricerche. Gli insegnanti attingono da internet
molto materiale per le loro lezioni. Perfino alcune donne, vestite
umilmente, e con il bambino che
dorme sulla schiena, si siedono
davanti a uno schermo e apprendono le nuove tecnologie digitali.
È come se Bugwana avesse aperto per la prima volta una grande finestra sul mondo. La gente
impara a uscire dal chiuso, sogna
una vita più degna, una vita senza
guerre, che oggi è possibile in altre parti del mondo e che un giorno sarà forse possibile anche per
i figli che dormono sulla schiena
delle mamme burundesi.
Io, come missionario, invece, ho
già cominciato a chiedermi: come
si fa a seminare il vangelo di Gesù
nei computer del Burundi? QueP. Oscar Zapatero, saveriano
sto chiedo anche agli amici dei
messicano, ci racconta la missione
missionari saveriani di Tavernedi Bugwana, in Burundi; a gennaio
è stato a Tavernerio per il corso
rio: ricordatevi di pregare anche
sui social media
per noi di Bugwana.
2016 MARZO
VICENZA
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“Zio, ma tu sei Dio?”
Due storie dalle strade di Abaetetuba
I
n questi giorni ho ricevuto
per posta un pacco inviato da amici italiani. Il Gruppo
missionario di Lonigo non mi
dimentica mai e anche altre persone, che hanno adottato bambini brasiliani, ogni tanto mandano
qualcosa per i loro “figliocci”.
Nel pacco c’era un po’ di tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo
e un po’ di caramelle. Ho consegnato i vestiti a Domenica,
responsabile della Pastorale del
Minore, perché li distribuisca
ai bambini più bisognosi. Ma il
materiale scolastico, i giocattoli
e le caramelle li ho consegnati a
una bambina veramente povera
e bisognosa. Si chiama Anna
Maria.
I regali per Anna Maria
Anna Maria è una bambina
molto timida, di poche parole,
ma ha due occhi che brillano di
riconoscenza. Le ho detto che la
sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se
eravamo già alla fine di gennaio)
ha voluto mandarle qualcosa di
utile. Davvero, Anna Maria non
era ancora riuscita ad acquistare
i quaderni, le matite, i colori per
l’inizio del nuovo anno scolastico (qui in Brasile comincia a
febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il
bambolotto e un bel cagnolino
hanno riempito il suo cuore di
gioia e tenerezza. Le caramelle
ha preferito portarle a casa per
dividerle con i fratellini.
La vetrina del fornaio
Mentre le consegnavo il tutto,
mi sono ricordato di un fatto che
mi è successo pochi giorni prima
p. SIRO BRUNELLO, sx
di Natale. Stavo camminando
per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni
bambini che si rincorrevano e
giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che
si chiama “Angelo Custode”. Il
padrone Ugo è un mio amico.
Dalla porta aperta, l’ho visto
mentre, canterellando, metteva
in ordine i pani, i dolci e le torte
che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane
fresco, che metteva l’acquolina.
Fuori c’era un bambino di
sette-otto anni. Era magro, non
aveva camicia, ma solo un paio di pantaloncini sdruciti. Le
sue manine erano appoggiate
alla vetrina della panetteria e
il naso schiacciato contro il vetro. Ma io ho continuato il mio
cammino.
Echi del viaggio in Thailandia
Assaggio di missione nella terra del sorriso
2015 è stata caratL’ estate
terizzata da un viaggio
che ci ha portato a immergerci
in una cultura estranea alla nostra. La Thailandia ci ha regalato
emozioni e nuove amicizie, facendoci aprire gli occhi su alcuni
aspetti della nostra vita.
Così, dopo un po’ di mesi
dal nostro ritorno, ospiti di don
Giampaolo e della parrocchia di
Caldogno (VI), ci siamo rincontrati, per raccontare alcuni tratti
salienti di questa esperienza.
Rispetto reciproco
e confronto
Fin da subito siamo stati accolti non come “farang” (occidentali), ma come amici di quei
missionari che affrontano la sfida di portare il vangelo. L’entusiasmo che li spinge a mettersi
al servizio degli ultimi non ha
lasciato indifferente la comunità in cui vivono. Così, attorno a
loro si sono radunati cristiani e
buddhisti, in un clima di collaborazione e reciproco rispetto.
Abbiamo partecipato alle ore
di religione nelle scuole cattoliche dove, nonostante la presenza
di crocefissi o immagini cristiane sacre, anche chi non professa
la fede cristiana non è infastidito, ma anzi accoglie con rispetto
questi segni gettando la base di
un dialogo interreligioso.
I “ragazzi delle fabbriche”
sono giovani che lavorano sette
giorni su sette nelle fabbriche
di Bangkok e nel tempo libero
frequentano la parrocchia. Con
loro abbiamo trascorso momenti
di divertimento, confronto e preghiera.
Una “sveglia”
per la nostra fede
Condividere la giornata dei
saveriani ci ha permesso di conoscere gli slums, i villaggi del
nord o i campi profughi birmani.
Proprio in questi luoghi, si vede
il bisogno essenziale di figure
come i missionari, che si dedicano interamente a persone spesso
abbandonate a se stesse.
Nonostante le difficoltà economiche e sociali, abbiamo
constatato che la Thailandia è la
terra del sorriso. L’accoglienza
dimostrata è stata sorprendente.
Eravamo invitati senza diffidenza ad entrare nelle loro case,
dove ci offrivano dell’acqua o
talvolta, come se non bastasse,
la cena.
In generale, questo assaggio di
missione ha risvegliato la nostra
fede, permettendoci di riscoprire
la bellezza e il valore della preghiera e della Messa. A casa dei
ragazzi delle fabbriche, ci siamo
radunati per terra, attorno a uno
scatolone che faceva da altare,
e abbiamo partecipato alla celebrazione. Qui abbiamo riscoperto un nuovo valore di chiesa,
che non dipende dalla struttura
o dalla cerimonia, ma dal condividere il desiderio dell’incontro
con Dio.
Grazie a Dio per l’opportunità concessa di conoscere persone
di un’altra parte di mondo. Grazie ai saveriani, testimoni gioiosi
della presenza di Dio in mezzo
ai non cristiani e ai più poveri. ■
I ragazzi di Vicenza in Thailandia con p. Alex Brai,
a sinistra, durante il viaggio della scorsa estate
8
FEDERICO COSTA
Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti, ad Abaetetuba in Brasile
Da tre giorni a digiuno
Quando sono ritornato, circa
dieci minuti più tardi, il bambino
era ancora là con il naso contro la
vetrina. Certamente sognava un
pezzetto di quei dolci che la sua
povertà non gli permettevano di
raggiungere. Allora, entrai nella
panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel
bambino appoggiato alla vetrina”.
Me li diede senza farmeli pagare.
Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto
“Come ti chiami?”. “José”. “Hai
molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce,
rispose: “Sono tre giorni che non
mangio quasi niente!” “Allora
prendi questi dolci e riempi il
tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il
sacchetto e sgranò gli occhi, ma
non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino.
Preghiera arrivata al cuore
Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio,
tu sei Dio?”. Sono rimasto senza
parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo
il panettiere che preparava quei
pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno
di questi pani, perché io e la mia
famiglia abbiamo tanta fame!»”.
Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore,
perché mi hai suggerito un gesto
così semplice, ma tanto prezioso!
■
CARO P. UCCELLI, TI SCRIVO
Il servo di Dio p. Pietro Uccelli nacque a Barco (RE) il 10 marzo 1874
e morì a Vicenza il 29 ottobre 1954. Le sue spoglie riposano nella cappella S. Pietro di Alcantara, presso i saveriani di Vicenza. Accanto alla tomba, in un grande quaderno, si succedono pagine di preghiere fiduciose. Così, tanti devoti comunicano a noi lettori speranze ed
emozioni.
Caro p. Uccelli, ti raccomando C., per le decisioni che sente di dover prendere (p. G.V.).
Caro p. Uccelli, ti affido la mia famiglia, proteggi i miei figli e i miei
nipoti e tutti i bambini del mondo. In particolare ti affido papa Francesco, il nostro vescovo Beniamino e tutti i sacerdoti e le vocazioni.
Grazie! Amen! (N.N.).
Grazie per avermi aiutato nel trovare lavoro. Sono certo del tuo
aiuto (C).
Caro Padre, ti prego di intercedere per ristabilire amore, pace e armonia in famiglia. Ringrazio e confido nel tuo aiuto e in quello di san
Giuseppe protettore delle famiglie. Solo pace tra i fratelli e tutto il resto viene da sé. Con affetto, (C).
Non so come, ma sono sicura che ci aiuterai, che continuerai a proteggerci. Grazie (N.N.).
Caro p. Uccelli, oggi ti conosco per la prima volta e spero di imparare da te cosa è la carità cristiana e la missione in questo mondo così
difficile. Un bacio (E).
Caro Padre grazie di tutto. Continua se puoi a proteggerci con
l’aiuto di S. Giuseppe, nella nostra vita quotidiana e nei nostri
viaggi. Con infinita riconoscenza
(Fam. M).
Chi ha ricevuto grazie dal Signore, per intercessione del servo di
Dio di p. Pietro Uccelli, può comunicarlo a p. Gianni Viola, Postulazione Saveriana viale S. Martino 8,
43123 Parma; e-mail: gianniviola@
email.it
2016 MARZO
ZELARINO
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Cambiare il mondo si può
I missionari del nordest s’incontrano
I
n una giornata piena di sole, il 5 febbraio, gli Istituti
missionari del Nordest (Veneto e
dintorni), facenti parte del Suam
(Segretariato unitario d’animazione missionaria) si sono ritrovati nella casa della comunità di
Villaregia a Pordenone. Erano
presenti i comboniani e le comboniane, i saveriani, i padri Bianchi, lo Sma (società missioni africane) e le suore dell’Nsa (nostra
signora dell’Africa), la Consola-
ta, i Verbiti e l’Alm (associazione laicale missionaria). Era un
miscuglio di gioventù e di saggezza, provenienti dall’Italia e da
altre parti del mondo missionario.
Misericordia
è amare al futuro
Ci ha aiutato a riflettere Magi della comunità di Villaregia
sul tema della “Misericordia di
Dio”. Dopo averci donato le sette parole con cui la misericordia
I missionari del nordest si sono ritrovati a Pordenone per confrontarsi
e migliorare l’animazione missionaria sul territorio
p. OLIVIERO FERRO, sx
viene nominata nella Bibbia, ci
siamo immedesimati nella missione di Mosè che ha percepito
il nome di Dio come il misericordioso (Es 34,5-8). L’uomo è
il primo destinatario della misericordia e Dio si fa carico di lui,
perché è sempre eterna la sua
misericordia.
L’ascolto di due testimonianze
(un palestinese e una del Burundi) ci hanno fatto capire come in
concreto la misericordia di Dio
agisce nel cuore degli uomini.
Dio s’interessa dell’uomo per
farlo uscire dalle sue difficoltà.
La misericordia, inoltre, va coniugata con il verbo “amare” al
futuro. L’amore non può fermarsi, è sempre in movimento.
Basta poco
per lavorare bene insieme
Dopo questa meditazione pro-
3a puntata: in casa e nel territorio
Piccola storia della casa saveriana di Zelarino
l’arrivo a Zelarino, si
D opo
lavora sia per ristrutturare
la casa che per trovare altri alloggi agli inquilini che vi abitano. Finalmente, nell’agosto
1949, i lavori possono cominciare in modo continuativo.
Subito ben inseriti
Abbiamo sistemato i vari ambienti per renderli sempre più vivibili per una comunità di circa
80-90 ragazzi più i missionari e
le suore. Oltre a questo, venivano seminate le piante nel parco,
coltivato l’orto, curato un pollaio, un porcile e un vigneto, così
come i campi vicino alla Villa,
dove si va a trebbiare il grano.
Tra le costruzioni, la più importante è l’inaugurazione della nuova chiesa il 28 agosto 1960. I saveriani partecipano al Congresso
nazionale missionario a Venezia
(1954) e al Convegno missionario
a Padova (1958). Celebrano tante
giornate missionarie nelle diocesi
vicine, oltre a Venezia. Collaborano con le parrocchie (messe, ritiri,
predicazioni, confessioni) in particolare con quella di Trivignano e
di Zelarino (festa del Corpus Domini, mese di maggio alla collina
di Fatima...). Buono è il rapporto
con i religiosi e le religiose (anche
per le confessioni), con le suore
(cucina, guardaroba, lavanderia).
Siamo presenti anche negli Uffici
missionari di Venezia e Padova.
La vita degli “apostolini”
Dopo i primi arrivi alla chetichella, i ragazzi salgono a un
numero notevole (80-90). Le
principali attività sono la formazione religiosa e quella umana,
oltre alla scuola media (esami
pubblici a Padova, Mogliano e
Mestre e nel 1964 una commissione in casa per gli esami).
Gli “apostolini” arrivano dalle varie case saveriane (Cremona, Vicenza, Udine, Nizza M.,
Ancona, Vallo della Lucania
8
Gli “apostolini” saveriani della casa di Zelarino: chi si riconosce?
p. OLIVIERO FERRO, sx
e Sardegna). Nel periodo estivo trascorrono un mese di vacanza a Lamon (BL). Ma nella
vita all’Istituto, ci sono molte
attività: lavoro manuale (aiuto
per le costruzioni della casa e
lavoro dei campi), ritiri, veglie
di preghiera, banda musicale,
olimpiadi e calcio, teatro, pesche di beneficienza, aiuto alle
mostre missionarie, costruzione del presepe a Mestre, gite e
pellegrinaggi, visioni di film
e televisione. Senza contare le
celebrazioni, tra cui quelle della
promessa apostolica e della vestizione (per gli “apostolini” che
passano in noviziato).
Quelle visite… illustri
Naturalmente, non mancavano le visite dei superiori generali, di altri saveriani e anche
dei vescovi (Bassi, Battaglierin,
Tissot, Azzolini). Erano accolti
i vari patriarchi (Roncalli, Urbani, Cè, Luciani, Scola, Moraglia) e i vescovi Negrin di
Treviso e Olivotti, ausiliare
di Venezia.
I benefattori erano sempre i benvenuti, comprese le
famiglie degli
apostolini, così pure anche i
parroci di Zelarino e din■
torni.
lungata, è stato il momento di
condividere quello che ogni Istituto missionario fa nel proprio
ambiente. Si parte dall’accoglienza e collaborazione sui rifugiatimigranti, alla collaborazione con
i gruppi di volontariato. Si stanno
formando comunità miste: religiosi e laici. Si lavora nel dialogo
interreligioso e nel promuovere
la stampa missionaria, mentre
è buona la collaborazione con i
centri missionari diocesani. E tante altre sono le attività programmate, tutte interessanti…
Quest’anno dal 7 al 9 marzo
accoglieremo il Suam nazionale,
con i rappresentanti di diverse
regioni italiane a Verona. Altri
obiettivi sono in cantiere, per
rendere più viva la fraternità e il
lavoro congiunto dei missionari e
delle missionarie. Insomma, basta
poco per lavorare bene insieme.
Facciamo nostri i verbi che
papa Francesco ci ha donato
qualche tempo fa. Per arrivare ad accogliere, bisogna partire
dal comunicare, passando per il
condividere e l’ascoltare. Insomma “bisogna camminare a lungo
■
negli stivali degli altri”.
Come viviamo la misericordia?
I
l quarto incontro di formazione dei gruppi missionari del Patriarcato di Venezia
si è svolto domenica 21 febbraio. Era guidato dal direttore del
Centro missionario don Paolo
sul tema “abitare il mondo”.
Grandi sfide da affrontare
Come sempre si è partiti da
alcune situazioni che fanno
riflettere, perché abitando il
mondo non possiamo girare
la faccia dall’altra parte. La
parola di Dio ci spinge con
forza e tenerezza a capire che
dobbiamo trovare delle risposte. Papa Francesco ai giovani
della GMG di Rio ricordava
che la missione è costruire un
mondo migliore. Certo ci sono
dei problemi che non possiamo
far finta di non vedere: le grandi trasformazioni, le questioni
ambientali, la gestione dell’economia, la scarsa democrazia
e la corruzione dilagante. Sono
sfide che portano in sé grandi
conseguenze.
La risposta deve essere molto chiara: dobbiamo prenderci
la responsabilità di lavorare per
cambiare il mondo. Molti si impegnano e così anche i cristiani
non possono restare con le mani
in mano. Anche noi che abitiamo il mondo, dobbiamo fare la
nostra parte con coraggio.
Dobbiamo dare spazio alle ragioni del cuore, alla tenerezza
(verso noi stessi, il prossimo, il
creato e tutti i popoli), farsi accoglienza, saper ringraziare per
l’altro e infine costruire relazioni nuove. Allora domandiamoci
con sincerità: come vivo la misericordia? Ciò che succede nel
mondo come mi interpella? ■
DOMENICA 22 MAGGIO:
FESTA PER LE MISSIONI
p. FRANCO LIZZIT, sx
Una storia del 1956 parla del sacchetto di grano e del bambino che
l’ha ricevuto. Tornato a casa, il bambino dice alla mamma. “El Padre
il me gà dito che lo impegnimo e che ghe o portemo indrio stasera a
e funsion. E po’ el gà dito che lu el va in Cina, e che se non ghe demo
da magnare noialtri ai tosi che i va con lu, no i diventa grandi, e xe pezo par noialtri, perché no ghe va nissun in Cina e inveze bisogna che
ghe vaga, se no no va in paradiso. Mi vago impegnirlo”. E la mamma
rispose: “Speta che vegno anca mi”.
E la storia continua: “Una cesta arriva ogni giorno dal forno, è distribuita, sparisce e diventa muscoli, ossa, e vita. Siete voi che date loro la vita di ogni giorno”. A quel tempo il sacchetto del grano “pane
per i missionari” era una strategia in tutte le nostre case per sollecitare i benefattori e far mangiare i ragazzi.
Oggi non c’è il sacchetto del grano, ma i saveriani di Zelarino aspettano tutti i loro amici per la Festa per le missioni di domenica 22
maggio. Ricordate le emozioni degli anni scorsi? Le novità per i piccoli che per la prima volta vedevano chioccia e pulcini, pony e la mucca Ercolina, reduce gloriosa di tante lotte, sempre vicina ai contadini; la passeggiata in carrozza e il pranzo sociale con tanta cordialità
e vivacità! Non dimentichiamo poi la riconoscenza delle missioni che
hanno ricevuto in dono il ricavato della festa. Anche quest’anno non
mancherà tutto questo e tanto altro.
Salvate questa data tra gli appuntamenti importanti e poi… passate parola. Vi aspettiamo numerosi!