Leggi la rivista PDF - Missionari Saveriani
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Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO PIA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO SAVERIO PER LE MISSIONI ESTERE Viale San Martino 8 - 431213 Parma Tel. 0521 920511 – Fax 0521 960645 E-mail: [email protected] [email protected] Direttore: Filippo Rota Martir Redazione: Diego Piovani - Tel. 030 3772780 Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2016 MARZO n. 3 Mal d’Africa e... tanto altro Vi scrivo dal tormentato ma amato Burundi i lettori di MissioQ uando nari Saveriani leggeranno questo editoriale, sarò già partito per il Burundi. Là resterò soltanto per due mesi, purtroppo. Fra le ragioni per cui mi recherò laggiù anche quest’anno non c’è più l’insegnamento della teologia nel seminario maggiore nazionale. La direzione avrebbe voluto che prolungassi quel servizio anche quest’anno. Ma io ho pensato bene di non accettare, per non impedire ai sacerdoti locali di assumersi il compito di formare i futuri loro confratelli. Questa volta mi reco in Burundi per tenere alcuni corsi ai futuri saveriani burundesi e agli aspiranti religiosi e religiose di altri istituti internazionali che frequentano un anno di propedeutica. È un’introduzione alla scuola di filosofia. Come mai vai proprio ora? Più di qualcuno, sapendo che sto per partire per il Burundi, mi guarda con uno sguardo misto di sorpresa e di paura. “Come mai vai ora, mentre quel Paese sta attraversando un periodo di turbolenza in cui sta rinascendo quella guerra civile che ha insanguinato il Paese fino al 2005? Non è una mancanza di prudenza?”. Sì, forse lo è, visto che da aprile 2015 ci sono dei disordini provocati da coloro che sono contrari all’attuale corso politico. Ci sono stati già molti morti, oltre quattrocento quelli conosciuti, più gli altri che in queste circostanze non si possono neanche contare. C’è stato un colpo di stato fallito con un’inevitabile repressione che ha moltiplicato il rischio di una nuova guerra. A nulla sono servite le pressioni internazionali per portare al dialogo le parti in conflitto... “E tu ci vai? Che cosa credi o speri di poter fare?” Vado perché sono missionario Queste domande me le sono poste anch’io in questi mesi e ho cercato di trovare delle risposte. La prima ragione è che sono missionario e quella è la missione per la quale sono diventato saveriano oltre cinquant’anni fa; è la missione nella quale ho speso la mia giovinezza pastorale, prima di essere “sequestrato” in Europa per FERMARE LE GUERRE E ABBATTERE I MURI Perché evitare l’intervento militare in Libia Anche “Missionari Saveriani” e “Missione Oggi” hanno firmato l’appello “No alle guerre e No ai muri”. Qui ne pubblichiamo una parte. Per leggere la versione integrale, clicca su: saveriani.bs.it rappresentanti di N oi, movimenti, associazioni e gruppi del mondo della pace e della nonviolenza siamo preoccupati delle pressioni esercitate sul nostro governo perché assuma un ruolo guida nell’intervento militare in Libia a fianco di altre potenze occidentali. La guerra non è il mezzo adeguato per sconfiggere il terrorismo, né tantomeno per portare stabilità alla Libia. Gli interventi militari non hanno risolto i problemi, li hanno invece aggravati. A partire dalla dissennata guerra lanciata dalla Nato nel 2011 contro il regime di Gheddafi, la Libia è precipitata nel caos e nella guerra interna. Nessuno dei conflitti iniziati dal 1991 ad oggi - Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Siria - ha risolto i problemi sul campo, anzi si sono tragicamente aggravati. Il fallimento di tali operazioni è sot- to gli occhi di tutti: milioni di profughi abbandonati al loro destino che fuggono a causa delle nefaste conseguenze delle recenti guerre. Saranno i civili a pagare il prezzo più alto di imprese militari, anche nel caso di attacchi effettuati dai droni. Per un terrorista colpito, i droni uccidono altre trenta persone circa, tra cui donne e bambini. Se un intervento armato di polizia internazionale in Libia ci dovrà essere, sarà da considerarsi come extrema ratio, fatto nell’ambito delle Nazioni Unite e in seguito all’esplicita richiesta del governo unitario libico. Va aggiunto che la lotta al terrorismo dello Stato Islamico non potrà mai essere vinta con un dispiegamento di forze militari. Anche la macchina bellica più potente è inefficace di fronte al fanatismo e alla capa- Abbonamento annuo € 10,00 (€ 1 una singola copia) - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue cità di mimetizzarsi dei terroristi, in grado di colpire ovunque nel mondo cittadini inermi con attentati sanguinari. Ci rivolgiamo al governo italiano perché assuma un ruolo guida per indicare alla comunità internazionale la ricerca paziente e perseverante di una soluzione politica alla grave crisi libica. Sulla base della nostra Carta costituzionale che sancisce che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, chiediamo al governo di adoperarsi con determinazione e concretamente al fine di promuovere e restituire pace e giustizia al popolo della Libia. Desideriamo rivolgere un appello a papa Francesco che negli anni del suo pontificato non si è stancato di dichiarare la propria ferma opposizione alla guerra. Che anche in questo caso levi la sua voce profetica per denunciare l’assurdità e l’immoralità di un intervento armato in Libia, sollecitando la comunità internazionale a cercare soluzioni pacifiche e giu■ ste. p. GABRIELE FERRARI, sx compiti direttivi. Là ho speso le mie migliori energie e ancora oggi posso raccogliere qualche frutto, conoscendo la gente, la lingua locale - il kirundi - e la cultura del Paese. Inoltre, i miei confratelli sono là, esposti più di me ai rischi di questa situazione e vi rimangono senza troppi dubbi. In terzo luogo, andare senza avere dei compiti fissi, all’infuori di quei pochi corsi scolastici, mi offre l’occasione di essere a disposizione del clero locale, che in questi ultimi anni mi ha chiesto di offrire delle sessioni di formazione e di recyclage (“aggiornamento” in lingua francese). Là mi è più facile vivere il vangelo C’è infine quella ragione che tutti chiamano il “mal d’Africa”, un virus che attacca chi ha passato qualche tempo in quel continente magnifico e provato. È una malattia inguaribile che ha come causa, da una parte, la bellezza della natura, la simpatia della gente, la facilità delle relazioni. Non si può dimenticare la sofferenza di quella popolazione. E questo non ti permette più di abbandonarla. C’è un’altra ragione che voglio - pur con un certo pudore - affermare: là mi è più facile incontrare Gesù Cristo e vivere il vangelo. Andando là, avrò l’occasione di vivere il tempo pasquale con la gente. Con loro potrò vivere la speranza della risurrezione, che la guerra cioè trovi una soluzione, che si ristabilisca un clima di giustizia, pace e riconciliazione. In tal modo la gente potrà credere nel futuro e far crescere il loro Paese. Il Risorto è il punto di coagulo, l’unico, attorno al quale si costruirà il nuovo Burundi. Come posso mancare all’appello del mio Signore che laggiù soffre e che attende la sua risurrezione? Buona Pasqua, anche a tutti voi! ■ Anche la simpatia della gente e la bellezza della natura spingono ogni anno p. Gabriele Ferrari a raggiungere il Burundi, ancora sulla via della riconciliazione (foto S. Bellu). 2016 marzo n. ANNO 69° 3 2 Anche il “branco” ha un’anima? 3 Viaggio... dall’altra parte del mondo 4/5 E... state con i saveriani 6 Negli occhi di Rode Tocca a me cercare chi si perde P. Remigio Serra, una vita per il Brasile Argentina: due bandiere, un’unica famiglia Yemen, il martirio delle suore 2016 MARZO M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Negli occhi di Rode La giovane domestica di cui Dio si serve aver fatto uccidere di D opo spada l’apostolo Giacomo, fratello di Giovanni (12,2), Erode Agrippa ha imprigionato Pietro, per ottenere il consenso popolare. Siamo poco dopo il 40, nei giorni di Pasqua. A dispetto dei suoi progetti, però, Pietro si ritrova miracolosamente libero in piena notte. Dove andare? Il suo pensiero va a quella casa conosciuta e frequentata, dove i nuovi discepoli di Gesù si riunivano per ascoltare la testimonianza degli apostoli, spezzare il pane (della vita eterna e della vita terrena) e pregare. È la casa di Maria, aperta giorno e notte a questa comunità di gente che crede che colui che fu crocifisso pochi anni prima è stato da Dio risuscitato e costituito Signore dell’universo e Salvatore. In nome suo affrontano il rischio di credere, incontrarsi e condividere. Maria non è povera: la sua casa, dotata di un cortile e di una porta esterna, è abbastanza spaziosa per accogliere un gran numero di persone; ha almeno una domestica, la giovane Rode, o Rosa, dal senso del nome greco. Credere in Gesù risorto per Maria ha voluto dire spalancare le porte di casa, senza temere furti, disagio, disturbo. E cresce in questo LA PAROLA sr. TERESINA CAFFI, mM ambiente quel suo figlio ancora adolescente, Giovanni Marco, che si apre al fascino di Gesù e familiarizza con Pietro. Poi, con ogni probabilità, sarà lui ad accompagnarlo, ormai vecchio, per le strade dell’impero, fino a trasmettercene la testimonianza nel primo Vangelo. Al centro dell’episodio c’è però un’altra donna, Rode, la giovane domestica, anch’essa credente in Gesù, come rivela la sua gioia. È lei che corre alla porta quando sente bussare, come è suo dovere. Lei che sente la voce conosciuta e subito non ha dubbi: è Pietro! Colui per il quale la comunità sta pregando notte e giorno è alla porta! Troppo grande è la sua gioia e il desiderio di trasmetterla alla comunità ansiosa, e subito corre a darne notizia: Pietro è alla porta! Certo, Rode capì, in quel mo- MISSIONE RAGAZZI TOCCA A ME CERCARE CHI SI PERDE p. OLIVIERO FERRO, sx C i racconta il pastore… “Come ogni sera, contavo le mie pecore. Ne avevo cento ed ero contento di stare con loro. Una sera di marzo, c’era brutto tempo, ho cercato di farle entrare in fretta nell’ovile. Le ho contate e ne mancava una. Chissà dove era andata. Poi ho pensato che le avevo dato il nome di Birba, perché faceva sempre quello che voleva. Ho chiuso bene il cancelletto e ho detto al cane di custodirle bene. Ho preso il mio mantello, un bastone e la mia lanterna e sono andato a cercarla. Pioveva forte, ma volevo che a tutti i costi tornasse con le sue compagne…”. Il pastore cominciò ad andare dappertutto, su per le montagne, in fondo ai burroni, ma di Birba nessuna traccia. Ormai era l’alba. Il pastore era stanco, affamato e assetato, ma non smetteva di cercarla, di chiamarla. Lei, con tutte le altre, faceva parte della sua vita e non poteva perderla. Si siede un attimo per riposare e riprendere le forze, quando “sogno o sono sveglio” (si stava dicendo) sente la sua voce. Si alza in piedi subito. La stanchezza gli era passata tutta e corre verso una roccia e la vede. E lei, Birba, tutta infreddolita, forse si era anche spezzata una zampa. Pieno di gioia, se la mette sulle spalle. Non le dice niente e corre per riportarla a casa. Per strada incontra gli altri pastori e dice di andare da lui che farà una grande festa, perché l’aveva ritrovata. Ora non la lascerà più, le starà sempre vicino. È vita della sua vita e senza di lei, come delle altre novantanove, non può farne a meno. Tutte sono importanti per lui. ■ 2 Vignetta di Patxi Velasco Fano mento, quello che dovette provare Maria di Magdala il mattino di Pasqua. Non viene creduta: c’è chi la considera fuori di senno e chi pensa che si tratti di uno spirito. Come un giorno Gesù apparve direttamente ai suoi, ora è Pietro in persona che deve insistere a bussare, far sentire la sua voce perché gli aprano e si aprano i loro occhi e il loro cuore. Allora le parole si moltiplicano, ma non quelle di Pietro. Ora egli li invia a informare Giacomo, responsabile della chiesa di Gerusalemme, e i fratelli, prima di proseguire il suo cammino. Rode è la sorellina della serva di Naaman. Rode è la rappresentante di tutto un popolo di piccoli ai quali appartiene il Regno perché sono i primi ad accoglierlo in semplicità. Loro, che quotidianamente contano su Dio, sanno che fa meraviglie e sono pronti a lasciarsi sorprendere da lui. Per questo Dio ha bisogno di passare da loro per dirsi al mondo. Forse è nei loro occhi che possiamo ancora oggi cogliere l’annuncio e bere la certezza della Pasqua: è risorto! La speranza prende corpo nella storia, una vita nuova è possibile, per noi e per il mondo. E se è possibile, perché non osarla? ■ MISSIONE GIOVANI Per vedere l’effetto che fa Pietro liberato dall’angelo, prima di bussare alla porta di Maria (dipinto di F. Lippi, Firenze) 12 Dopo aver riflettuto, Pietro si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni, detto Marco, dove molti erano riuniti e pregavano. 13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunciare che fuori c’era Pietro. 15“Tu vaneggi!”, le dissero. Ma ella insisteva che era proprio così. E quelli invece dicevano: “È l’angelo di Pietro”. 16 Questi intanto continuava a bussare e, quando aprirono e lo videro, rimasero stupefatti. 17Egli allora fece loro cenno con la mano di tacere e narrò loro come il Signore lo aveva tratto fuori dal carcere, e aggiunse: “Riferite questo a Giacomo e ai fratelli”. Poi uscì e se ne andò verso un altro luogo. At 12,12-17 ragazzina di 12 anni si U naè gettata dal balcone del- la sua cameretta, al secondo piano. Non è morta per miracolo. Ai soccorritori ha detto: “Non me la sentivo di tornare in classe”. Sulla scrivania due bigliettini, uno per i genitori, “Scusatemi”, uno per i compagni di classe, “Ora sarete contenti”. Questa volta, lascio la parola a Bianca, una giovane di Lecce, che ha scritto un pensiero esemplare. a cura di DIEGO PIOVANI - [email protected] re classe o scuola. Sono sicura che ti aiuteranno. Sei viva, cara bambina, e se la vita ha deciso che oggi non era il tuo momento significa che tu sei in grado di superare questo ostacolo. Magari sarai una capra in matematica, come me, ma riderai e ti divertirai quando farai il primo viaggio da sola, dormirai in spiaggia, ti comprerai il primo paio di scarpe con i soldi di un lavoretto estivo. Sarai felice quando supererai gli esami di maturità, farai l’amore per la prima volta, prenderai la patente e dovrai iscriverti all’Università. Sarai emozionata nel giorno del tuo matrimonio e quando il tuo test di gravidanza sarà positivo. Ricorderai questi giorni con tenerezza quando sarai nonna e stringerai forte al petto i tuoi nipoti, raccontando loro la tua storia di donna”. Sulla scia di quanto accaduto, la 1ªA dell’Istituto “Galilei- “Quindici anni fa, quando anch’io avevo 12 anni, ero già altissima e non mi facevo mancare niente: occhiali, apparecchio, busto per la schiena. Ero un po’ più infantile delle mie compagne, non mi interessavano trucchi né ragazzi. Al liceo stessa storia, pensavo allo studio più che ad altro; ero un po’ chiusa nel mio mondo fatto di musica e ho sofferto anche io per le prese in giro dei miei compagni. Sono stata vittima di bullismo (cattiverie e frasi irripetibili), ma sono sempre rimasta me stessa, e oggi a 27 anni sono fiera di ciò. Allora, cara bambina (a 12 anni si è ancora bambini, per me), con le fratture nel cuore prima che sul corpo, perché non cerchi qual- I ragazzi di Lecce promotori dell’iniziativa anti-bullismo cosa che ti dia la forINTENZIONE MISSIONARIA za di andare avanti? Non la troE PREGHIERA DEL MESE vi? Chiedi aiuto! Chiedere aiuto Le famiglie in difficoltà rinon è da deboli, piangere non è cevano i necessari sostegni e i da deboli. Ci sono tante persone bambini crescano in ambienche ci vogliono bene “a prescinti sani e sereni. dere”, in primis la nostra famiI cristiani perseguitati rimanglia, non vergognarti di chiedegano fedeli al vangelo, grazie re una mano a loro, per cambiaalla preghiera della chiesa. Conforti: “La riconciliazione sia sincera e venga dal fondo del cuore”. Costa” di Lecce ha dato vita a un nuovo progetto chiamato “MABASTA!”. Oltre ad essere un’esplicita esclamazione, è anche un acronimo che sta per “Movimento anti bullismo animato da studenti adolescenti”. I ragazzi hanno creato un logo, aperto una pagina su facebook (www.facebook.com/mabasta.bullismo) e stanno lavorando alla realizzazione di un sito internet. Hanno lanciato una campagna con piccoli video-spot e fotografie realizzati in proprio, in cui ci mettono la faccia nel dire “Ma basta!”. Spiegano: “Siccome i prof ci dicono sempre che è molto meglio fare qualcosa anziché semplicemente parlarne, allora ci siamo chiesti cosa potevamo mettere in piedi di concreto per tentare di frenare il fenomeno del bullismo. Crediamo di poter dare una mano sia ai “bullati”, spingendoli a tirare fuori le loro storie, che ai “bulli”, perché, secondo noi, forse sono proprio loro che ne hanno più bisogno”. In un mondo in cui tutto parla di morte e disperazione, in città dove la cocaina porta a uccidere amici (?) per… vedere l’effetto che fa, in questo marzo dal sapore di resurrezione, leggere certi incoraggiamenti e iniziative è una boccata d’ossigeno, perché il bene esiste, perché prevale il desiderio di vivere, di “darsi da fare”, di sporcarsi le mani per gli altri, rischiando in prima persona. Perché solo vivendo si può scoprire… l’effetto che fa. Buona Pa■ squa! 2016 MARZO V ITA SAV ERIA N A Anche il “branco” ha un’anima? Più che imprecare contro le tenebre, accendiamo luci p. ARNALDO DE VIDI, sx C arissimi, Pace e bene! È scritto sul giornale locale di oggi: nello Stato il 29% delle nascite è figlio di ragazze dai 10 ai 19 anni. Lo Stato in questione è il Parà, in Amazzonia, dove svolgo il mio apostolato; qui le nascite “precoci” sono più di 30mila all’anno. L’altro lato è che in una resa dei conti, un ragazzo che fa uso di droga è stato ucciso. Alla messa del settimo giorno, la chiesa si è riempita di giovani con maglietta uniformizzata che lo ritratta. Penso con ammirazione che si tratti dei compagni di scuola. Ma mi dicono di no: sono colleghi del branco della droga, intimati dai trafficanti. Piange il cuore sapere che chi più “organizza” la gioventù sono i trafficanti di droga (come la criminalità organizzata in Italia?). Mettere il collirio negli occhi… Questi due “tasselli” aiutano a riflettere sulla realtà. Non c’è né il buon selvaggio di Jean Jacques Rousseau, né il paradiso verde dell’Amazzonia, né l’innocenza dei ragazzi delle missioni. È il calvario del vener- dì santo. Arrendersi? Adattarsi? Mai! Al contrario, con tenacia, promuovere il bene. Non dobbiamo imprecare contro le tenebre, ma accendere luci. Bisogna mettere il collirio negli occhi per vedere le numerose piccole azioni di resistenza e creatività. In questo Gesù (e Papa Francesco) ci è maestro. Lui, fece l’opzione per i poveri, provocando in tal modo la rottura col sistema di allora. Si è unito agli ultimi: li ha difesi; li ha animati per ricuperare la dignità di figli e figlie di Dio. Ammonito perché tacesse e si ritirasse, ha continuato fedele a Dio e ai fratelli, fino... alla morte, fino alla risurrezione! Non abbiate paura... Come missionario in un paese dove i giovani sono tra i più poveri, questo devo fare: dire loro “non abbiate paura; cominciamo a fare qualcosa e vedremo quanto Dio ci aiuta!”. Ho sperimentato questo con l’apertura della scuola di informatica: gli iscritti sono oltre 200, con giovani professori volontari. C’è poi il corso di chitarra e di pianola, di artigianato, di preparazione agli esami (dove ho accet- I giovani della periferia di Abaetetuba, l’altra faccia del quartiere... P. Arnaldo De Vidi, saveriano trevigiano, missionario ad Abaetetuba tato di insegnare “attualità”)... Sono sorte anche vocazioni: due giovani sono entrati in seminario e una ragazza in convento. A coordinare la Pastorale Giovanile della diocesi ci sono tre dei Possiamo essere il Buon Samaritano Sentivo il dovere di dire tutto questo, ricordando che la misericordia di Dio si esprime nel P. REMIGIO SERRA, UNA VITA PER IL BRASILE INTERVISTA A RADIO VATICANA SAVERIANI E LAICI Una lampada a olio per il dialogo PAOLA FARINA A Desio i laici saveriani, in collaborazione con i rappresentanti del coordinamento Desio Città Aperta e ai pakistani dell’associazione culturale Minhaj Ul Quran, continuano a fare proposte per sensibilizzare la cittadinanza sul tema del dialogo interreligioso. La proposta di quest’anno è: una lampada ad olio, segno di speranza, che illuminerà il percorso del dialogo tra religioni. L’iniziativa dell’equipe del dialogo prevede di accendere una lampada a olio, che passerà di parrocchia in parrocchia, a Desio e dintorni, fino al mese di maggio. Il percorso si concluderà alla festa dei popoli di maggio. L’esperienza positiva dello scorso anno, con la “staffetta dello striscione per la pace”, ha stimolato il gruppo a proseguire su questo cammino. Un cammino sempre più necessario per promuovere una cultura di pace, soprattutto tra i più giovani, in un mondo sconvolto dagli attentati terroristici e dalla minaccia dell’Isis, dove la risposta più diffusa è, purtroppo, l’innalzamento di barriere e una cultura di odio, razzismo e pregiudizi. Prendendo spunto dal Giubileo della Misericordia, con la figura di Maria a fare da guida, è stato proposto ai parroci di accogliere in chiesa la lampada ad olio, per almeno una settimana, durante la quale i fedeli potranno pregare in modo particolare per la pace. La Luce resterà accesa, di luogo in luogo, fino alla festa dei popoli di maggio. Allora, con i saveriani, faremo una preghiera tutti insieme per la pace, cristiani e musulmani. La staffetta della lampada è partita a fine gennaio con una preghiera interreligiosa tenutasi presso la casa dei missionari (vedi foto). Un’anticipazione del progetto è stata data il 22 gennaio, quando il gruppo ha partecipato alla marcia della pace promossa dal decanato. Come lo scorso anno, all’iniziativa saranno presenti anche i musulmani dell’associazione pakistana, che cammineranno fianco a fianco dei cristiani. miei giovani. Più prosaicamente, in quaresima costruiremo... gabinetti biologici nelle palafitte, per evitare che nelle alte maree le feci, galleggiando, viaggino a seminare malattie. P. Remigio Serra, Terralba 26.1.1927 - Londrina 7.2.2016 Domenica 7 febbraio, a Londrina in Brasile, è morto p. Remigio Serra. Da qualche tempo andava visibilmente peggiorando a causa dei suoi vari problemi di salute. Aveva 89 anni compiuti ed era nato a Terralba (CA) il 26 gennaio 1927. Vocazione adulta, entrò all’Istituto di San Pietro in Vincoli nel 1957 e fu ordinato sacerdote a Parma nel 1961. Dopo un anno a Glasgow per studiare l’inglese, nel 1964 fu destinato al Brasile Sud, il campo di lavoro di tutta la sua vita. Prestò il suo servizio nella pastorale parrocchiale (in particolare a Laranjeiras do Sul, Lupianopolis, Rolandia, Melo Viana), nell’insegnamento (seminario minore di Jaguapità) e nell’amministrazione (seminario di Jaguapità). Dal 2010 era archivista della circoscrizione. Sull’immagine ricordo per il 50° di sacerdozio (1961 - 2011) aveva scritto: “Il Signore mi ha chiamato per insegnare alle genti a vedere Dio, cercare Dio, amare Dio in tutto, così come viveva san Guido Conforti”. ■ Durante il viaggio di papa Francesco in Messico, Radio Vaticana ha intervistato in diretta telefonica, p. Javier Peguero Pérez, della direzione generale, chiedendogli le sue impressioni su alcuni momenti significativi della visita (incontro con i vescovi, i giovani, i sacerdoti, religiose e religiosi e l’importanza dell’Anno della Misericordia). Il nostro consigliere è stato esauriente e preciso. Come si dice… buona la prima! Tra i tanti discorsi del papa ricordiamo quello alle autorità: “La principale ricchezza del Messico oggi ha un volto giovane; sì, sono i suoi giovani… Questo permette di pensare e progettare un futuro, un domani. Un popolo ricco di gioventù è un popolo capace di rinnovarsi, di trasformarsi”. ■ NUOVA CAUSA DI CANONIZZAZIONE Il 28 settembre 2015 il superiore generale p. Luigi Menegazzo aveva incaricato p. Guglielmo Camera di esplorare la possibilità di iniziare il processo di canonizzazione di p. Carrara, fratel Faccin e p. Didonè, martirizzati in Congo nel 1964 nostro impegno: impegno coi ragazzi e giovani, e ancora con l’affamato, il nudo, il carcerato, il migrante, l’ammalato..., e con chi è prigioniero del pessimismo, della depressione e dell’egoismo! Sento il dovere e la gioia di ringraziare gli amici che mi hanno aiutato e mi aiutano ad essere un buon samaritano. Buona Pa■ squa di misericordia! assieme all’abbé Joubert. Il 16 febbraio, il segretario della congregazione per le cause dei santi rispondeva: “Ritengo che emergano elementi sufficienti e adeguati per procedere ad ulteriora in ordine alla prova del martirio; il mio parere è pertanto positivo”. Il 19 febbraio, quindi, p. Menegazzo ha affidato al postulatore p. Camera il compito di seguire questa causa. ■ IL RITIRO DEGLI ANIMATORI AD ASSISI Otto animatori saveriani in Italia hanno trascorso alcuni giorni di ritiro ad Assisi per riflettere sulla vocazione missionaria e sulla presenza in Italia in questo periodo. I primi due giorni sono stati guidati da p. Gabriele Squinzi, salesiano, che ha trattato alcuni temi: misericordia nella relazione, ascolto come alta forma di misericordia, perdono. Uno di loro, p. Emmanuel Adili, racconta: “Abbiamo respirato aria di fraternità, trasparenza e fiducia tra noi; tutti manifestavano il desiderio di capire cosa il Signore vuole da noi oggi, i dubbi erano condivisi e ciascuno dava il suo contributo”. ■ Il selfie degli animatori missionari ad Assisi... C’è chi è a suo agio e chi è sorpreso 3 2016 MARZO DIARIO DI VIAGGIO... DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO IL NATALE “NOCHE BUENA” CON LUNA PIENA Un messaggio che non scalda i cuori p. MARCELLO STORGATO, sx C on Mario andiamo a Empalme, dal suo barbiere amico. Quando arriva il mio turno, la conversazione si sposta su un tema insolito per un saloon: “Quando le persone si trovano insieme, parlano e discutono di tutto: calcio, politica, mercato, agricoltura, finanze… Ma se uno cerca di inserire il tema di Dio, se ne vanno tutti; non hanno tempo per ascoltare e parlare di Dio. I nostri giovani hanno perso il senso cristiano della vita, non pregano più e la gente non ha più tempo per Dio…”. Aggiungo: “Anche se Dio ha sempre tempo per la gente, e non si dimentica mai di nessuno!”. In collegamento con il Vaticano È la prima volta che vivo il Natale in clima estivo. Dopo giorni di tempo variabile, che ha portato inondazioni in varie regioni dell’Argentina, provocando oltre 25mila sfollati e danni enormi, la vigilia di Natale è assolata, raggiungendo i 30 gradi. La celebrazione della “Noche Buena” avviene con il cielo stellato e la luna piena. Con Maria, abbiamo concordato di partecipare alla Messa serale nella parrocchia di Empalme, alle 20,30, con l’anziano prete don Monton. Mario è contento. Intanto, alla TV annunciano l’inizio della Messa serale con papa Francesco nella basilica di San Pietro, in Vaticano. Qui sono le 17,30, in piena luce solare. Seguiamo la Messa in diretta sulla TV cattolica EWTN. Tutti notiamo la basilica piena zeppa di fedeli e i molti vescovi e cardinali, accomodati vicino all’altare della Confessione. Ascoltiamo le parole del papa: “La gioia di questa notte viene veramente da Dio: non siamo più soli e abbandonati, e la luce ci indica la strada; non ci è lecito restare fermi; dobbiamo andare verso quel Bambino che è nato per noi, e che da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per donare a tutti gioia e pace. Lasciamoci abbracciare da lui, dall’amore di Dio, ci viene l’invito a un comportamento sobrio e sensibile, a un forte senso di giustizia e di compassione, rafforzato nella preghiera”. Senza campane e con i mortaretti Tornato da una Messa in un altro paese, don Monton cerca di attivare le campane e l’impianto audio, ma scopre che il fulmine del 22 dicembre ha danneggiato l’impianto. Deve fare senza campane e senza microfono. La chiesa è quasi piena, e fa caldo-umido. All’inizio della Messa la gente viene a dare il bacio al Bambinello, offerto da don Monton, 82 anni suonati. Il coro anima con canti natalizi argentini, che inneggiano alla “Noche Buena”. L’omelia è chiara e corta, con Eliseo (figlio di Mario) con il gattone di casa riferimento a papa Francesco e all’anno della Misericordia. Al termine, don Monton mi invita ad andare fuori della chiesa per salutare i fedeli e scambiare gli auguri di Natale. La gente è molto affabile e il saluto reciproco è sempre un momento di gioiosa fraternità. Ci starebbe bene anche nelle parrocchie italiane, per scaldarle un po’. Purtroppo, nessuno delle tre famiglie dei figli di Maria che vivono nel paese (Adriano, Marcelo e Fabio) ha partecipato alla Messa. Probabilmente, perché non sono suonate le campane… A mezzanotte siamo sommersi da uno scoppio continuo e assordante: nel paese e nelle campagne, tutti danno il benvenuto alla “Noche Buena”. Mi viene un pensiero: tante famiglie festeggiano la nascita di Uno che non riconoscono più! Tutti gli argentini sono orgogliosi di papa Francesco, ma il suo messaggio deve ancora scendere nel cuore e nella vita di tanti! In camera, il ventilatore gira, sbattendo l’aria calda dell’estate argentina, anche a Natale. Gli ultimi giorni intensi Mario vuole andare fino al filare dell’uva, per vedere cosa si può fare per tenere lontani i passeri… Ispezioniamo il filare delle viti: ci sono dei bei grappoli di uva: bianca, nera e rosata; è bella e sta maturando. Mario strappa vari grappoli di uva bianca e nera e li mangia, anche se è calda e non è ben matura… Gli dico: “Vedo che non sei più preoccupato dei passeri; il passero più vorace sei proprio tu!”. Lui fa una risatina. Verso le 3 di notte, sento Mario esclamare: “Grazie Signore, Maria (figlia di Mario) mostra mi hai sempre aiutato!”. E aggiunge: “Grazie a Dio che ti ha il libretto-ricordo del battesimo, prima Comunione e Cresima, mandato ad aiutarmi!”… Poi domanda: “Dove sono?”. “Sei in che lei ha conservato con molta cura casa tua, a Villa Constituçion!”, rispondo. “E io credevo di essere a Cornuda! Quante volte sono andato a Cornuda (TV) con l’asino e il carro, e non mi è mai successo niente; il Signore mi ha p. M. STORGATO, sx sempre aiutato: grazie Signore!”. PreSeduti sotto la veranda, parliamo dei tempi antichi, quando la nostra famiglia viveva ghiamo un po’ insieme, abbracciati l’uancora a Trevignano (TV): “Nonno Cice (Felice) a me voleva bene”. Ribatto: “Lo so; Aldo no all’altro. Poi Mario si addormenta. I RICORDI GIOVANILI DI MARIO ne parlava sempre, che tu andavi da nonno quando era all’osteria, e gli chiedevi i soldi…”. “Sì, sì, andavo da nonno quando giocava a carte con gli amici e gli chiedevo dieci schei; lui me ne dava subito venti: «Cosa vutu far con dieci schei; to’ venti!». Solo io avevo il coraggio di andare da nonno e chiedergli i soldi davanti a tutti!”. “Aldo raccontava che tu rubavi i suoi crostoli (chiacchiere)!”, continuo. “Sì, anche quello facevo, perché Aldo cercava di conservare la sua parte in una cassa di legno; ma io, con un chiodo piegato in punta, riuscivo ad aprire il lucchetto e mi mangiavo anche i suoi!”. Dal Veneto, all’inizio della seconda guerra, la nostra famiglia è migrata a Roma, in una località chiamata Mazzalupo sulla via Boccea. Mario ricorda che “in una grotta e nei buchi scavati in collina, tra gli arbusti della macchia, Aldo, io e Ferruccio ci nascondevamo per evitare di essere reclutati e andare in guerra. Papà Duilio ogni giorno ci portava acqua e cibo, in un cesto, facendo finta di raccogliere erba per i conigli, sia nell’andata che al ritorno… Di notte ci cambiavano casa, per depistare le ricerche ed evitare le denunce”… Carlo (figlio minore di Mario) e una parte della mandria di sua proprietà, a 450 km dalla casa di Mario, nel paese di Villa Trinidad (Rafaela), al nord della provincia di Santa Fé 4 La Messa in casa di Eliseo Celebro Messa in casa di Eliseo. La sala si riempie di amiche e amici; vari restano in piedi. Dopo la Messa, con una breve processione, ci rechiamo fuori, per benedire la “cappellina” appena costruita: è in pietra e legno, con due belle statue del Sacro Cuore e della Madonna del Rosario. Mercoledì 13 gennaio è stato un giorno intenso. Ho passato un’oretta nella vigna, per appendere bottiglie di plastica e sacchi di tela sulle viti, come regalo a Mario, che ci tiene tanto alla sua uva: spero che siano serviti a qualcosa… Ho passato un bel po’ di tempo con lui, facendo gli esercizi al braccio destro libero dal gesso, scherzando e parlando, per godere della sua compagnia nelle ultime ore. Alle 17,30 l’ho salutato, guancia a guancia, ringraziandolo per la sua fraterna compagnia. Entrambi senza parole, solo baci. Poi sono partito per l’aeroporto, il primo aereo fino a Buenos Aires e ripartenza per Roma Fiumicino, dove arrivo con largo anticipo il 14 gennaio (grazie alle correnti d’aria favorevoli, dicono!). ■ ARGENTINA: DUE BANDIERE, UN’UNICA FAMIGLIA a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx È stata per me una grazia immensa aver potuto trascorrere un mese intero (11 dicembre 2015-14 gennaio 2016) con mio fratello Mario, senza altri pensieri se non quello di stare con lui più tempo possibile, comprendere la sua mente e il suo cuore, condividere le sofferenze e i ricordi della lunga e laboriosa vita. Ho anche cercato di percepire e imparare cosa passa nell’animo di un fratello anziano, ricco di fede e di esperienza, e ora bisognoso di assistenza. Ringrazio il Signore per avermi dato questa grande opportunità, che desidero condividere - anche attraverso questa specie di “diario” - con i familiari e gli amici in Argentina e in Italia, con quanti hanno conosciuto e amato quest’uomo, che è vissuto interamente per la famiglia, sostenuto dalla grande donna Sonia, “la mamma”, come egli la chiama in questi lunghi giorni vissuti fisicamente separato da lei. Ho molto apprezzato il bel servizio dei figli Maria ed Eliseo verso il papà, giorno e notte (Carlos è presente più raramente, a causa della lontananza), per fargli avere quell’affetto filiale che un genitore merita. Certo, se anche i nipoti potessero passare qualche ora con “nonno Mario”, portandogli i loro bambini, sarebbe per lui una gioia immensa, un respiro di infanzia, che rende più facile la vita in vecchiaia. ■ Mario e Sonia Storgato in famiglia, 2014 / foto archivio MS L’ARRIVO TRE COMPLEANNI PER DUE FRATELLI Tutto ruota intorno al numero 18! p. MARCELLO STORGATO, sx S ono partito da Roma-Fiumicino giovedì 10 dicembre. Arrivato a Buenos Aires dopo 14 ore di volo, ho preso la connessione per la città di Rosario, appena 30 minuti di volo. All’aeroporto c’erano Mario (con il braccio ingessato), Eliseo e Mirta: un abbraccio davvero affettuoso e gioioso! In macchina procediamo verso Villa Constituçion (50 chilometri circa), la cittadina dove vivono Mario e le famiglie di Eliseo e Maria. Sono lei ed Eliseo che assistono Mario una notte ciascuno, a turno. Dico loro che per un mese penserò io volentieri all’assistenza notturna. La presenza spirituale di Sonia Sonia, la sposa di Mario, è in paradiso dal 1° novembre del 2014. Eppure, la sua presenza è vivissima, in ogni angolo della casa e nel cuore di tutti: in famiglia, tra i parenti, tra gli amici. La sua saggezza, la sua fede, la sua gentile discrezione, la sua sofferenza segreta… sono nella memoria di tutti. I ricordi sono davvero tanti. I cassetti degli armadi sono ancora ordinati come li teneva lei; i quadri appesi alle pareti, le foto sugli scaffali, le carte da lei scritte e lette… tutto è conservato come lei lo aveva disposto. Con Mario sono stato varie volte alla tomba di Sonia, nel reparto della “Società Italiana”, insieme a Eliseo e a Maria. Abbiamo recitato il “Requiem” per lei e per tutti i defunti… Ogni volta, al momento di uscire, Mario guarda nuovamente quel volto e ripete: “Ciao, Mamma! Ciao, Mamma!”. È commovente sentire Mario chiamare “mamma” la sposa che lui chiamava abitualmente “Vieja” (Vecchia) e che lei ricambiava con “Viejo” (Vecchio)! Con nipoti e pro-nipotini Il compleanno di Mario e il mio cade nello stesso giorno: il 18 dicembre, con 18 anni di differenza. È la prima volta che lo festeggiamo insieme. Per l’eccezionale occasione, è stato organizzato una specie di “triduo”, con tre feste. La sera del compleanno ci siamo radunati in casa Mariani: una festa organizzata da Maria. Mario è felice di trovarsi immerso dai nipoti e pronipoti, che ha occasione di vedere molto raramente. Invece, anche senza solito arrosto alla griglia, abbiamo mangiato bene. Il rito richiede la “torta con le candeline”. C’era anche questa: una torta rettangolare, con i colori della bandiera italiana, e ai due angoli due cifre: a destra 90, a sinistra 72 - gli anni di Mario e i miei. Al soffio sulle 4 candeline, la stessa ingenua gioia è sbocciata sui nostri volti e sui volti dei bambini, che applaudivano e cantavano: “Tanti auguri a te…”. E tante foto scattate da adulti e bambini con i loro cellulari. Abbiamo passato una bella serata insieme. Nonno e nipotini, tutti felici e… incantati, che si capivano perfettamente. Avremmo voluto scrivere gli “Auguri” sul gesso di Mario, ancora bianco, ma mancavano i pennarelli a colori. Pazienza! Il maialino a farci “compagnia” Eliseo ha organizzato due cene: una ristretta a pochi amici, il 16 dicembre; l’altra con una trentina di ospiti, sabato 19. Ambedue le cene sono state… onorate da un “lechón”, maialetto alla griglia, cotto pazientemente secondo il rituale argentino dallo stesso Eliseo. Il rito si è svolto nella grande “parrilla” costruita nell’angolo di entrata del salone per eventi. Per cuocere bene il maialino più grande, oltre alle braci sotto la griglia, sopra su una lamiera ardeva il fuoco a legna. Mario e io, primi ospiti, siamo arrivati in tempo per accogliere e salutare gli altri ospiti. Ma il primo atto di Mario è stato di ispezionare lo stato del porcello e di strappare via la coda: secondo lui è l’assaggio più delizioso e saporito! Ogni ospite offre il tradizionale bacio di saluto sulla guancia, augurando il bene del festeggiato, e offrendo lo stesso saluto a tutti i presenti, uno a uno. Salutarsi con il bacio è una bella tradizione argentina; anche in famiglia, al mattino e alla notte, genitori e figli si salutano con affetto. ■ Mario e Marcello Storgato tra i nipotini il giorno del loro compleanno, il 18 dicembre 2015: la torta non poteva che essere tricolore! 2016 MARZO LA CHIESA SE BASTASSE PAPA FRANCESCO... “Non siamo santi come in Italia” p. MARCELLO STORGATO, sx sta vivendo in un nuovo clima di speranza. L’ Argentina Le elezioni di domenica 13 dicembre hanno portato al governo il signor Maurizio Macri, come nuovo presidente dopo la lunga era di Cristina e dei Kirchner. Si è costruito una buona squadra di governo, con persone esperte e piuttosto giovani, e un buon numero di donne. La maggioranza della gente apprezza e ne parla bene. Al tempo sono affidate le risposte. I poster con il papa e un successo d’esportazione Papa Francesco è molto apprezzato e amato in Argentina. La gente ne è orgogliosa ed entusiasta, segue con commozione ciò che egli fa e dice. Le televisioni ne fanno una bandiera e ne presentano filmati e fotografie; raccontano episodi di quando era superiore dei gesuiti in Argentina e vescovo di Buenos Aires. Ho portato con me in Argentina 200 poster e 500 immagini del papa sorridente con la scritta in spagnolo: “¡Hola! ¿Cómo va la alegria in tu casa? ¿Y en tu corazón?”. Le ho distribuite ai parenti e agli amici, e ne ho portato varie copie anche nelle chiese dove sono andato a celebrare la Messa. Tutti ne sono entusiasti e le prendono volentieri: se lo stringono al petto, il volto si illumina, gli occhi brillano di commozione… In molte case l’hanno messo in cornice e appeso nella saletta d’entrata. Ne sono felice; è stata una bella idea. Vengono a chiederne altre copie per donarle agli amici, come la signora Mariela: “Questo è il mio caro papa; sono molto emozionata e contenta di lui! È il mio papa!”. È la quinta donna di Walter, mi dicono. “La quinta?”, esclamo sorpreso! Mirta commenta: “Qui in Argentina siamo peccatori, non siamo santi come in Italia!”. Molti chiedono se il papa argentino piace a me e alla gente in Italia. Rispondo: “A me piace molto e cerco di imitarlo più che posso; la gente è entusiasta di ciò che egli dice e fa, del suo stile di vita e della sua predicazione; anche i preti e i vescovi sono contenti, ma non tutti!”. “E come mai?”. Rispondo: “Forse hanno paura di cambiare lo stile di vita o di perdere il potere clericale… ma questo è il papa giusto, che mette il vangelo di Gesù al primo posto. Ma un papa da solo non ce la fa a cambiare la chiesa e il mondo: non basta apprezzarlo, bisogna imitarlo nella vita concreta, saper perdonare, avere misericordia verso tutti…”. Padre Ignatius, prete della consolazione “È stata una grazia immensa aver potuto trascorrere un po’ di tempo con mio fratello Mario, comprendere la sua mente e il suo cuore, condividere le sofferenze e i ricordi della lunga e laboriosa vita” dere la bocca… questo ha un doppio guadagno: hai evitato di parlar male e hai la possibilità di parlar bene”. Nella Messa di p. Ignatius la consacrazione è il momento culminante: un lungo momento di adorazione, la consacrazione pronunciata lentamente, parola per parola, l’elevazione prolungata dell’ostia e del calice, a 190 gradi. In totale, un’ora e un quarto pieno per una celebrazione intensamente partecipata. Eliseo e Mirta lo informano della mia presenza. Padre Ignatius si interessa alla mia vita missionaria in Bangladesh. Gli domando da che parte dell’India viene: “Sono dello Sri Lanka - mi ha risposto - ma sono stato alcuni anni in Kerala (Sud India)”. Mi abbraccia più volte e mi dà una manciata di medagliette per i malati; ricambio con alcune immaginette di papa Francesco. Le accoglie con sorpresa. Le parrocchie di Villa Constituçion Nella cittadina di Villa Constituçion ci sono tre parrocchie cattoliche. Di queste parrocchie fanno parte anche alcune altre “cappelle”, che in futuro potranno diventare parrocchie. A parte le qualità e i limiti che caratterizzano i sacerdoti, non mi è sembrato che essi lavorino in sintonia, coordinando la loro azione pastorale nelle parrocchie dello stesso territorio; ognuno agisce secondo la propria convinzione e formazione. Il 17 dicembre c’è stato un evento che ha avuto una certa risonanza nei media locali: su invito del sindaco Jorge Berti, si è tenuto un incontro con i rappresentanti delle chiese di Villa Constituçion, cattolici e protestanti. Ai 19 religiosi partecipanti il sindaco ha chiesto di pregare per la città e di lavorare uniti in progetti di ordine sociale e comunitario. I commenti dei religiosi erano tutti entusiasti. Come si dice, se son rose ■ fioriranno. Sonia, la sposa di Mario, in cielo dal 2014, ma tutto ancora parla di lei VESTI COLORATE IN REGALO p. M. STORGATO, sx Il mattino di Capodanno, Eliseo e Mirta mi hanno invitato a partecipare alla Messa delle 8,30 e conoscere personalmente p. Ignatius, il “santone indiano” che attira migliaia di devoti. Arriviamo alla chiesa “Natividad del Senor” alle 7,40. La gente è già in fila davanti all’entrata della chiesa. Ci accolgono alcune persone, che ci fanno disporre sui banchi, senza lasciare posti vuoti. Padre Ignatius parla in modo semplice, ispirato, lento, con frequenti intercalazioni, come di chi cerca le parole giuste per contenuti profondi ed essenziali. “Non dobbiamo preoccuparci del giorno di ieri, perché è già passato e non possiamo cambiarlo; dobbiamo preoccuparci dell’oggi e approfittare dell’esperienza di ieri per vivere meglio il domani… La Madonna è modello di vita cristiana: ascolta e medita nel cuor suo, per vivere al massimo la volontà di Dio. Tagliare la lingua, chiu- Ho dato da lavare la veste liturgica che ho portato con me dall’Italia. Vedendola, Mirta vuole farmene una in regalo, ma con stoffa colorata. Speravo che la cosa finisse lì; invece, ha contattato Susanna, che è una brava sarta. Susanna ha preso la cosa sul serio e ha voluto che l’accompagnassi a Rosario, nella “via dei tessuti”, per sceglierne uno. Siamo andati in auto con Eliseo, che poi si fermava per partecipare alla “Messa per gli uomini” del carismatico padre Ignatius. Con Susanna e Mirta entriamo in un negozio; prendiamo il numero e ci mettiamo in coda. Una commessa ci serve con attenzione e cortesia. Compresa la nostra esigenza, ci indica varie stoffe, finché ne scelgo una, color violetto chiaro. Susanna mi chiede di scegliere anche un altro pezzo di diverso colore per una seconda veste che vogliono farmi in regalo. Scelgo un celeste chiaro. Occorrono due metri e mezzo di stoffa per ciascuna veste, al modico prezzo di 50 e 40 pesos al metro rispettivamente. Conversando, Mirta accenna ai bei tessuti utilizzati da padre Ignatius. La commessa conosce il religioso e commenta con entusiasmo le vesti liturgiche nelle sue celebrazioni. Le tre donne sono concordi nell’apprezzamento. Faccio notare che io sono “missionario” e non mi si addicono tessuti ricchi e ricercati; anche papa Francesco dà l’esempio di modestia negli abiti… 5 2016 MARZO IL M ON D O IN CA SA SUD/NORD NOTIZIE Quando i fatti? Burundi: c’è delusione. Organizzare un “dialogo inclusivo” al quale sono chiamati a partecipare “tutti gli attori più importanti” della crisi, sotto l’egida del presidente ugandese Yoweri Museveni. È questo l’annuncio della missione dell’Unione Africana, inviata in Burundi per cercare di risolvere la crisi politica nata dal terzo mandato del presidente Nkurunziza. Ma l’opposizione burundese contesta il risultato della missione Onu che non ha potuto incontrare diversi rappresentanti dell’opposizione in esilio e perché insiste nel mantenere come mediatore Museveni, appena rieletto presidente dell’Uganda in elezioni contestate, dopo 30 anni di potere. ● ● Congo RD: dialogo, ma... Ban Ki-moon, nella sua visita in Congo, ha chiesto alla classe politica di privilegiare il dialogo, per concordare un calendario elettorale. Nello stesso tempo però, si è detto preoccupato per il timore che il presidente Kabila intenda presentarsi per un terzo mandato, per l’aumento delle violazioni dei diritti umani e per la crescente restrizione dello E... state con i saveriani pagina a cura di DIEGO PIOVANI spazio democratico. “Rete Pace per il Congo” sottolinea che è l’ostinazione di voler rimanere al potere a deteriorare, rallentare e bloccare il processo elettorale. “Se è necessario continuare a parlare di dialogo, è altrettanto necessario passare alla fase delle inchieste e procedure giudiziarie, delle pressioni e sanzioni nei confronti di chi viola i diritti umani e reprime le libertà”. ■ Iniziative interessanti Libano: finestra di pace. Un nuovo canale satellitare all news del network televisivo NoursatTele Lumiere è stato inaugurato a Dora, in Libano. Lo scopo è costruire ponti di pace, offrire punti di riferimento a chi vuole operare per il bene comune, trasmettere la verità così com’è e fare “guerra alla guerra” nel cuore del Medio Oriente dilaniato da conflitti sanguinari. Mons. Caccia, nunzio apostolico in Libano, ha affermato che Noursat-Tele Lumiere è una finestra per la pace. ● ● L’Europa protegga i rifugiati. In occasione del vertice dei capi di stato e di governo della Ue con la Turchia, 26 ong hanno lanciato l’appello affinché l’Europa rispetti i diritti e le persone. Le organizzazioni esprimono gravi preoccupazioni in merito alle politiche restrittive che mettono in pericolo i diritti dei migranti. Il rischio è che certe scelte costringano i migranti ad affidarsi ai trafficanti o a cercare nuove e sempre più rischiose vie per continuare il loro viaggio. Ognuno ha il diritto di chiedere asilo, di far esaminare la richiesta e, in caso di rifiuto, che il processo di rimpatrio avvenga all’interno del più ampio rispetto dei diritti umani. Fa’ la cosa giusta. Dal 18 al 20 marzo si è tenuta a Milano Fa’ la cosa giusta!, la prima e più importante fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Fa’ la cosa giusta! ha l’obiettivo di far conoscere e diffondere le buone pratiche di consumo e produzione e di valorizzare le specificità. Erano più di 300 gli appuntamenti in programma. E anche quest’anno è stato un successo! ■ ● Yemen: non ce ne andiamo. “La popolazione amava le suore di Madre Teresa uccise a Aden, ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all’appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più bisogno; questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo e forse dava fastidio”. Così il vescovo Hinder commenta la strage terrorista compiuta il 4 marzo, che ha coinvolto quattro suore (vedi foto) e altre 12 persone, tra i collaboratori, gli anziani e i disabili da loro assistiti presso la “Mother Theresa’s Home. Le missionarie della Carità hanno reso noto che non abbandoneranno la loro opera in Yemen, ma che “continueranno a servire i poveri e i bisognosi”. ● Brasile: nel ricordo di suor Dorothy. Numerose famiglie di agricoltori di Anapu, nel sud del Pará (Brasile), si sono incontrate il 12 febbraio per ricordare l’assassinio avvenuto 11 anni fa di suor Dorothy Stang, la religiosa impegnata nella Commissione pastorale della terra (Cpt) a fianco dei lavoratori dei campi e contro lo strapotere dei fazendeiros. Secondo la Cpt, nel 2015 ● 6 LA QUARESIMA IN TENDA don GIANLUCA, don ANDREA, don ALESSANDRO e don EMANUELE Pubblichiamo la lettera di quattro sacerdoti della diocesi di Bergamo che hanno spiegato ai loro parrocchiani e non solo la scelta di vivere quaranta giorni sulla strada. Abbiamo deciso di abitare in una tenda allestita sul sagrato della chiesa di Ambivere, con un po’ di cibo e acqua da bere, un bagno per lavarci e un materasso per dormire. È più di quanto molti essere umani possono permettersi. I poveri speravano che l’Europa fosse un luogo dove l’umanità venisse prima della cittadinanza, del benessere, delle differenze religiose, prima di ogni altra cosa. Si sbagliavano. Il pensiero diffuso è che la loro situazione non dipenda da noi che abbiamo già i nostri grattacapi. Al pari dei singoli Paesi europei, anche i diversi settori dell’amministrazione statale scaricano sugli altri la responsabilità, adducendo confusione normativa, paventando rischi di terrorismo e brandendo contro i poveri le croniche insufficienze dell’assistenza ai cittadini italiani. Si usano i poveri di casa nostra contro i poveri alla nostra porta. A cominciare dalle regioni fino ad arrivare a molte amministrazioni comunali la risposta è sempre la stessa: per loro non c’è posto. Le parrocchie e i cristiani non si stanno comportando meglio. “Ci pensi la Caritas”, dicono. Neppure l’invito dell’amato papa Francesco riesce a scuoterli (“Pensate ai tanti profughi che sbarcano in Europa e non sanno dove andare”). Noi sacerdoti non possiamo rovesciare le sorti dei poveri. Però possiamo stare dalla loro parte. Stiamo in una tenda per dire che non siamo disposti ad accettare un sistema che procura benessere a noi, provocando sofferenza a qualcun altro. Si tratta di un segno temporaneo, fino a Pasqua. Poi si vedrà. I quattro sacerdoti di Bergamo hanno ospitato nella loro tenda mons. Shlemon Warduni (al centro), vescovo ausiliare dei cattolici caldei di Baghdad MISSIONI NOTIZIE Martiri senza tempo MESSAGGIO DALLE CHIESE il numero di omicidi derivati dai conflitti nelle zone rurali è stato il più alto negli ultimi 12 anni. ● Terra Santa: cristiani in calo. La piccola realtà cristiana della Striscia di Gaza continua ad assottigliarsi. Negli ultimi mesi, sono almeno trenta i giovani che hanno lasciato la terra in cui erano nati per emigrare. I cristiani sono ormai poco più di un migliaio. Insieme al parroco, i ragazzi e le suore si recano periodicamente a distribuire aiuti alle famiglie più povere. “Abbiamo sentito racconti strazianti di persone disperate e affamate, nessuno lavora, i bambini sono numerosi, spesso ci sono malati gravi che necessitano di cure; le abitazioni sono fatiscenti perché le pareti e il tetto sono di lamiera e senza energia elettrica”. ■ Una storia speciale ● In Europa non torno più! “Il mio sogno era di andare in Africa quando fosse arrivato il momento della pensione, per vivere nella preghiera e nella solidarietà con i fratelli di quel continente; la salute però non aiuta il mio sogno e non voglio essere di peso a nessuno, ma in Europa non torno più e rimango nel terzo mondo”. Lo ha detto mons. Pedro Casaldáliga, vescovo emerito di Sao Félix do Araguia (Mato Grosso) in Amazzonia. Clarettiano spagnolo, 88 anni, è considerato la voce dei poveri, degli indigeni e dei senza terra dell’Amazzonia brasiliana. Si trova in Brasile dal 1968, è uno dei rappresentanti della teologia della liberazione ed ha aspramente criticato la dittatura militare che ha governato il Brasile tra il 1964 e il 1985. Nonostante le ripetute minacce di morte ricevute durante tutta la vita, si è sempre rifiutato di abbandonare la realtà amazzonica. Cinque anni fa il governo gli ha conferito un premio speciale per il suo lavoro a favore dei diritti umani. ■ - Abbiamo pensato anche a un’esperienza missionaria in Congo RD tra il 1° e il 30 agosto e a un cammino Loyola Pamplona-Javier (Spagna) dal 18 al 28 agosto per i giovani oltre i 18 anni, insieme ai coetanei della Spagna. Campi missionari per i giovani I saveriani anche quest’anno offrono diverse opportunità estive per far vivere intensamente ai giovani l’annuncio del regno di Dio, alternando formazione, lavoro e riflessione. Il senso di queste attività missionarie è quello di ascoltare, osservare, condividere, servire persone, incontrare i non cristiani, i poveri e i popoli, conoscere altri cammini di comunità e di chiesa. L’annuncio è fatto con la testimonianza dell’amicizia, dell’attenzione, dei gesti. I giovani sono chiamati a imparare la missione per poi praticarla nella vita. - Per i giovani dai 15 ai 19 anni sono previsti due campi di volontariato missionario ad Ancona dal 23 al 30 giugno e dal 18 al 24 luglio. Si trascorrerà la mattinata con gli emarginati, mentre il pomeriggio è il momento della condivisone con videoclip, celebrazioni, testimonianze, giochi ed escursioni. - Per i giovani dai 18 anni in su, c’è il campo missionario di volontariato a Udine dal 1° all’8 agosto, con lo stesso stile dei precedenti, ma ancor più profondo, maturo ed esigente. - È possibile vivere anche due esperienze d’accoglienza tra gli immigrati a Ceuta (Spagna africana) dal 30 luglio al 15 agosto e a Siracusa in Sicilia dal 16 al 27 agosto. Per informazioni: p. Benjamin (345 4205934), p. Francois (347 8596272), p. Simone (349 1314499), p. Enzo (347 5889413), p. Alberto (333 8856374), sr. Laura (333 2102370), sr. Olivia (333 9292729). 2016 MARZO D IA L OG O E SOLID A RIETÀ LETTERE AL DIRETTORE p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saverianibrescia.it/ FB: Missionari Saveriani IL PIANTO DI CRISTO Caro Rota direttore, ho conosciuto un caro amico Rota nel ‘47 a san Pietro in Vincoli... ma mi pare che poi sia morto in India. È stata un’amicizia meravigliosa. Ho anch’io due altri fratelli missionari saveriani. Ciao. Buon lavoro. Vittorio Caro p. Filippo, ho ricevuto, dal fratello di p. Giovanni Carrara, la copia di “Missionari Saveriani” di febbraio. Così ho l’opportunità di augurarle buon lavoro. Ora, con la triste chiusura di Misna, ci teniamo informati tramite Fides e Iwacu-Burundi. Padre Giovanni è l’ultimo missionario tutto nostro che ci è rimasto, della generazione seguente alla mia cresciuto in oratorio con don Pierino Corvo di Colognola (BG) e nel fascino dei suoi racconti su p. Fasolini. Un’osservazione tipografica per la rivista: è impaginata bene in modo leggero: solo i caratteri, pur nitidi, sono un po’ piccoli per noi anziani; d’altra parte capisco che anche qui lo spazio costa. Di nuovo buon lavoro. Angelo Calvi - Albino (BG) Non vedono la prima stella/ la lacrima di Cristo/nessuno più la scorge/ha un tremito la terra/muore il sole fra nubi/di fumo nero. Il cielo appallottolato/come carta straccia/e quella lacrima crocifissa/è goccia d’amore/fra le mura sventrate. Nelle crudeltà sgorga ancora il suo sangue/la pioggia si immola/al fiume della morte. In quel pianto inconsolabile/di un bambino per mano alla madre/ nelle lacrime dietro agli occhi/di un vecchio nella impotenza/nello strepitio lacerante/dentro un rifugio/c’è il pianto di Cristo. Anna M. Pedon - Vicenza Cari lettori e lettrici, vorrei ringraziare Vittorio. È vero, voi familiari diventate, a vostra volta, missionari che partecipate alla nostra missione in tanti modi: con la presenza, l’amicizia, il sostegno, la preghiera… Quando rientriamo in Italia sappiamo di trovare una famiglia, anche qui. Questo ci fa tanto bene. Grazie anche ad Angelo per i suoi auguri. Dispiace anche a noi della chiusura di Misna. Circa la grandezza dei caratteri della rivista, molti lettori ci hanno fatto la stessa osservazione. Aumentare i caratteri significa occupare più pagine, oppure ridurre il contenuto, magari facendo anche qualche ritocco grafico… Insomma, ci penseremo. “Dulcis in fundo”, la bellissima poesia di Anna, ci ricorda che la sofferenza di Cristo si prolunga in quella dell’umanità sofferente di oggi (famiglie in difficoltà, anziani, disoccupati, profughi, immigrati, carcerati). Nel suo recente viaggio in Messico, Francesco ci ha detto che bisogna piangere per l’ingiustizia, per il degrado e per l’oppressione: “Sono le lacrime che possono aprire la strada alla trasformazione; sono le lacrime che possono ammorbidire il cuore (…) che riescono a sensibilizzare lo sguardo e l’atteggiamento indurito e specialmente addormentato davanti alla sofferenza degli altri”. Chiediamo il dono delle lacrime, il dono della conversione. p. Filippo, sx STRUMENTI D’ANIMAZIONE MISERICORDIA E PAPA FRANCESCO Essere “guaritori” significa essere coscienti delle proprie debolezze e del fatto che ognuno di noi porta con sé l’eredità delle sue ferite. È questa la particolare e personale interpretazione dell’opera di misericordia del “visitare gli infermi” che ci offre Angelo Cupini, missionario clarettiano, da anni impegnato nel recupero dei tossicodipendenti con la sua onlus Comunità di via Gaggio. L’autore affida le sue riflessioni al libro Visitare gli infermi. Lasciamoci arricchire dalla debolezza (Emi, pp. 64, euro 7), parte della collana “Fare misericordia”, dedicata alle opere di misericordia e predisposta per l’Anno giubilare. Sono in particolare sette donne a testimoniare la forza che coloro che chiamiamo malati hanno saputo trasmettere loro. Sono le loro sofferenze a risvegliare le nostre coscienze e a renderci consapevoli. Per festeggiare i tre anni di pontificato (13 marzo) di papa Francesco, Emi propone un’offerta speciale su tutti i suoi libri. Sono 9 i testi firmati come autore o co-autore da Jorge Mario Bergoglio. Per informazioni e acquisti vai direttamente al sito www.emi.it/i-libriemi-di-papa-francesco Richiedere a: EMI, Bologna (tel. 051 326027, fax 051 327552, e-mail: [email protected], oppure direttamente dal sito www.emi.it). I MISSIONARI SCRIVONO In Mozambico, tra siccità e tensioni non è un anno facile Ultimamente anche qui si vive un po’ nel tempo “zippato”. Parlando francamente le cose in Mozambico non vanno bene. Vi scrivo con quaranta gradi in casa mentre non cade una goccia dal cielo. La siccità sta colpendo la zona centrale e meridionale del Mozambico e questa dovrebbe essere la stagione delle piogge. In più si sta aggravando la tensione politico-militare. Nelle ultime settimane sono ricominciati i combattimenti e ci sono stati morti. La tensione per ora non colpisce la nostra zona. Sono stato a Dondo, dove c’è p. D’Agostina, a 500 chilometri da Chemba. In un lungo tratto di strada c’è la scorta militare obbligatoria per evitare di essere attaccati. Ma, nonostante la scorta, un camion e una macchina, sono stati colpiti. Insomma, questo pare non sia un anno facile. Quando pregate ricordatevi di questo angolo di Africa e della sua bella gente. p. Andrea Facchetti, sx - Chemba, Mozambico Anche così vivono e muoiono tante mamme a Bukavu, in Congo RD Ci troviamo in un contesto critico a causa della crisi sociale che affligge gran parte della popolazione e per le crescenti tensioni politiche che inquietano tutti. Uno dei sintomi del degrado sociale è l’aumento dei bambini malnutriti. Il loro numero nel Centro Nutrizionale in questi ultimi mesi è praticamente raddoppiato. Il nostro impegno in questo anno della “misericordia” dovrà dunque essere più intenso. Il mese scorso ci ha particolarmente colpito e rattristato la morte di una mamma che ammiravo molto per il coraggio con cui aveva affrontato le vicende dolorose della sua vita e la dedizione per i figli. È morta poco dopo aver subito un “cesareo”, lasciando orfani il neonato Timoteo e i suoi due fratelli. La sua storia è un esempio di come vivono e muoiono tante mamme qui in Congo. Munyerenkana,il suo nome, era originaria di un villaggio distante una sessantina di chilometri da Bukavu, in una zona resa insicura dai gruppi armati. Aveva perso, uno dietro l’altro, i primi quattro figli. Per questo, il marito decide di trasferirsi con lei nella periferia della città. A Bukavu hanno il quinto figlio, Alliance, e due anni dopo Samuel, nato disabile. A questo punto il marito, rifiutando di avere un figlio in quello stato, se ne va abbandonando moglie e figli. La povera donna viveva con i suoi bambini in una baracca sgangherata. Non abbiamo esitato a darle alloggio e assistenza nel quartiere Elila, dove si trovavano già altre mamme. Qui riprende a vivere serena e gioiosa, dedicandosi con impegno ai suoi figli, grazie anche all’aiuto di Eliane, la nipote. Frequenta i corsi di taglio e cucito nel nostro Centro sociale di Cimpunda, ottenendo il diploma di sarta e una macchina da cucire in dono. Qualche mese fa, dopo più di sei anni di assenza, è ricomparso il marito che l’ha messa incinta ed è ripartito. Di sua iniziativa, Munyerenkana si è recata in un Centro sanitario a noi sconosciuto, dove le hanno praticato il “cesareo” che le è stato fatale. A chi affidare il neonato Timoteo, Samuel, col suo pesante handicap, e Alliance? La nonna materna, Beatrice, è venuta a prendersi cura dei tre bambini, sempre con l’aiuto di Eliana. Naturalmente il nostro aiuto costante non verrà meno. Timoteo è nutrito con il latte in polvere che alcuni amici di Faenza e il Comitato contro la fame nel mondo di Forlì ci inviano. Riceverà anche l’aiuto della Parrocchia di Gaiano-Casanola della diocesi di Faenza. La Provvidenza almeno qui è stata puntuale! p. Giovanni Querzani, sx - Bukavu, Congo RD Padre Giovanni Querzani con Munyerenkana, a destra, alla consegna del diploma di sarta P. Querzani con il piccolo Timoteo, Samuel, Alliance, nonna Beatrice e zia Eliana SOLIDARIETÀ CAMERUN: CENTRO PER RAGAZZI CON HANDICAP Vorremmo “bussare al vostro cuore”, in favore di una categoria di persone, le più deboli ed emarginate della nostra società. Esse formano un’associazione Madame Tchamba Chantale, composta da un centinaio di famiglie con bambini che hanno deficit mentali e fisici. La presidente ha una figlia portatrice di handicap e abita in una casa, giorno e notte, insieme ad altri 25-30 bambini. L’associazione accoglie tutti i bambini e ragazzi della città, colpiti da ritardo di sviluppo psicomotorio e da vari tipi di scompensi. Ora ha bisogno di ambienti appropriati per assistere al meglio il maggior numero di ragazzi. Essa si propone di acquistare un terreno, per una spesa di 30 mila euro, e in seguito di costruire un locale adeguato per offrire una buona assistenza agli ospiti colpiti da handicap. I saveriani di Bafoussam sostengono tale associazione, ma hanno bisogno di voi. Il Signore sta già scrivendo i vostri nomi nel libro della vita, sigillato da sette sigilli che Egli steso aprirà nell’ultimo giorno. Un riconoscente grazie e un abbraccio con assicurata preghiera, da noi tutti. p. Paolo Maran e saveriani di Bafoussam PICCOLI PROGETTI 2/2016 - Camerun Centro per ragazzi con handicap A Bafoussam, in Camerun, i saveriani sostengono un’associazione che offre assistenza ai ragazzi il cui sviluppo ha subito ritardi e scompensi psicomotori. Necessitano di un terreno e di un locale appropriato per una spesa di 30mila euro. • Responsabili del progetto sono p. Paolo Maran e i saveriani di Bafoussam. 1/2016 - Brasile Accogliere i familiari dei detenuti A Hortolandia, in Brasile, i saveriani desiderano accogliere i familiari dei detenuti nel vicino carcere. La cappella ha bisogno di manutenzione (10mila euro di spesa). Chiedono un aiuto. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Alfiero Ceresoli (Bergamo). Per contribuire: - “Associazione Missionari Saveriani Onlus” P. Maran con gli ospiti dell’associazione Madame Tchamba Chantale, a Bafoussam IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 C.f. 92166010345 (5 per mille) C/c postale 1004361281 Inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 0521 960645 oppure via e-mail a [email protected] - con nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale). Per offerte non detraibili utilizzare: - Conto corrente postale accluso - Bonifico a Procura delle Missioni Saveriane IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 2016 MARZO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.) Un anniversario importante Il mio giubileo sacerdotale a Villa di Serio I l 16 settembre 1990, assieme ad altri cinque confratelli saveriani, il Cardinal W. Kasper, allora vescovo di Stoccarda, mi ha ordinato presbitero. Tre di loro sono attualmente in missione all’estero, mentre altri tre sono impegnati in servizi in Italia. Due siamo nella stessa comunità di Tavernerio: p. Paolo Gallo e il sottoscritto. Il 15 settembre 2015 abbiamo concelebrato l’Eucarestia con i Padre Filippo Rondi è sacerdote da 25 anni: ad multos annos! Al paese natale L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata, ho avuto la gioia di celebrare il XXV a Villa di Serio, mio paese natale. Con me hanno concelebrato il nuovo parroco don Paolo e due carissimi confratelli della comunità saveriana di Alzano, i padri Giuseppe Rinaldi e Pilade Rossini. Circondato da tutti i parenti e familiari, ho ricordato, nella celebrazione, i miei cari genitori defunti. Ancora una volta, ho potuto sentire tutto l’affetto della mia comunità di origine, del gruppo missionario e della famiglia saveriana. Durante la celebrazione, ho detto ciò che più mi stava a cuore. Il ricordo è andato ai giorni della mia prima messa in paese quando, accompagnato dall’allora parroco don Franco Cavalieri e dal curato don Ettore Galbusera, sono stato accolto dalla comunità in un paese vestito a festa. Le tre tappe della mia vita fino ad oggi Ho tracciato a sommi capi le tre tappe della mia vita dall’ordinazione a oggi: a Desio, come sia il meglio per noi. Riconoscente alla Madonna Infine, ho ricordato come, nel 2015, su invito di amici e parenti, ho avuto la gioia di ringraziare la Madonna per il dono della sua protezione materna, recandomi pellegrino prima a Lourdes e poi a Medjugorje. Maria, venerata e pregata da noi Villesi con il nome di Madre del Buon Consiglio, mi è sempre stata vicina con il suo esempio di fede, con la sua ispirazione e con i suoi ammonimenti. A lei che, ancora oggi dice “fate/fai quello che vi/ti dirà”, chiedo la grazia della semplicità e della fedeltà alla vocazione ricevuta in dono. ■ L’8 dicembre p. Filippo ha celebrato i 25 anni di sacerdozio a Villa di Serio, suo paese natale, con familiari ed amici Chiuso l’anno della vita consacrata L’ ENTE DEI BERGAMASCHI NEL MONDO Insieme per ravvivare lo spirito missionario I missionari raggiungono uomini e donne in varie parti del mondo, nelle situazioni e nelle condizioni più diverse, annunciando il Cristo della Pasqua. San Guido Conforti ci invitava a fare del mondo una sola famiglia. Il direttore dell’ente bergamaschi nel mondo, il dott. Massimo Fabretti (nella foto) scrive: “È con grande amicizia che invio il più affettuoso saluto ai saveriani di Alzano, pensando alla piena collaborazione che ci unisce da tanti anni. Come Ente bergamaschi nel mondo vantiamo, nei cinque continenti, 34 circoli formati da bergamaschi e 20 delegazioni. Tutto ciò grazie anche al contributo dei missionari orobici che sono e saranno un preciso punto di riferimento per gli emigranti bergamaschi. Un abbraccio fraterno a p. Alessandro Zanchi, missionario in Brasile, originario di Nembro e presi- Padre Alessandro Zanchi, missionario in dente del circolo dei bergama- Brasile, nel giorno dell’80° compleanno di papà Franco schi di San Paolo. veramente ricU ncomomento e bello, che la nostra 8 nostri confratelli ammalati della casa Madre. Il giorno 16, anniversario della nostra ordinazione presbiterale missionaria, ci siamo recati al santuario di Fontanellato dove - sull’esempio di Mons. Conforti - 25 anni prima, avevamo celebrato una messa di ringraziamento. Il ricordo di tale anniversario è continuato poi a Tavernerio, prima con i benefattori italiani e, in seguito, il 3 dicembre, durante la festa di San Francesco Saverio, con i sacerdoti e gli amici della nostra comunità. Momenti belli e sentiti di profonda preghiera e ringraziamento al Signore. p. FILIPPO RONDI, sx animatore missionario; in Bangladesh e a Tavernerio (Como). Durante l’omelia ho manifestato almeno due importanti sentimenti maturati dentro di me lungo questo tratto di strada: la convinzione di scoprirmi, nonostante le mie fragilità, sempre più amato dal Signore e degno del sacerdozio ricevuto in dono; e poi la chiamata ad accettare con fede l’interruzione dell’attività missionaria in Bangladesh a causa della malattia. L’accettazione del limite, così difficile per tutti, è la prova più vera di una vita vissuta nella fede, dove lasciamo a Dio la “guida” e gli permettiamo di guidarci là dove Lui ritiene ci Serio (che è anche chiesa giubilare) il 30 gennaio scorso. C’erano anche moltissime suore venute da Alzano, Ranica, Villa di Serio e Torre Boldone. Ci ha accompagnato la lettera che il papa ha preparato per questo anno speciale. Vorrei metter- p. GERARDO CAGLIONI, sx ne in luce solo un aspetto importante: “Per ravvivare lo spirito comunità saveriana ha voluto missionario della chiesa, a volvivere insieme a tutti i preti e te spento o sopito, il papa chiareligiosi del vicariato, è stata ma i religiosi e le religiose ad es“l’Eucarestia di ringraziamento” sere in prima fila in tale rinnovaper l’anno della vita consacrata, mento. Quando la chiesa chiama al santuario mariano di Villa di all’impegno di evangelizzare, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale”. Questo è proprio di noi saveriani, religiosi e missionari di professione, per esplicita volontà di S. Guido Conforti. È lo spirito che ci guida non solo in quaresima, ma per tutto l’anno. Per vivere l’impegno battesimale, dobbiamo essere tutti missionari e “contagiare” gli altri con l’amore per il Cristo e il per il suo VanAlcune religiose presenti alla chiusura dell’anno della vita consacrata al santuario di Villa di Serio ■ gelo. p. G. CAGLIONI, sx BUONA PASQUA! I saveriani bergamaschi nel mondo (dal Giappone all’Indonesia, dal Bangladesh al Congo, dal Burundi al Camerun, dalla Sierra Leone al Messico, dalla Colombia al Brasile, dagli Stati Uniti all’Italia), insieme a coloro che si dedicano alla preparazione dei catecumeni e alla comunità di Alzano, vi augurano una Buona e Santa Pasqua! 2016 MARZO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Il viaggio del papa in Africa È bello parlarne e commentarlo ancora al 30 novembre D al201525papa Francesco ha compiuto il suo primo viaggio in Africa, visitando Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana (RCA). Il viaggio è stato commentato dai saveriani mons. Giorgio Biguzzi (vescovo emerito in Sierra Leone) e p. Filippo Rota Martir, in un incontro tenutosi presso i comboniani di Brescia il 14 gennaio 2016. Tre nazioni simbolo di un intero continente Mons. Biguzzi ha detto che l’Africa sub sahariana è caratte- rizzata da una striscia di sangue che colpisce tanti paesi per guerre tribali, religiose, economiche, sociali, con radici non solo locali ma anche internazionali. Essa è un continente ricco di risorse e lì si radunano “le aquile e gli avvoltoi”. I conflitti sono spesso strumentalizzati, attribuendo loro una radice etnica o religiosa. Francesco ha scelto di visitare tre paesi rappresentativi, che, in modi diversi, vivono le difficoltà proprie di tutto il continente: grandi ricchezze concentrate nelle mani di pochi, una diffusa povertà che rende difficile lo GABRIELE SMUSSI sviluppo di un popolo. Il viaggio diviso in tre parti Padre Filippo ha citato la stampa missionaria, che suddivide il viaggio del papa in tre parti: passato, presente e futuro. Passato: il Papa ha affermato che “il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo nome non deve mai essere usato per giustificare odio e violenza”. Presente: vincere il tribalismo è un lavoro di tutti i giorni; dell’orecchio (ascoltare), del cuore (aprire il mio cuore), della mano (darsi la mano l’uno con l’altro). Notizie della famiglia saveriana Ricordiamo l’amico Silvano Boschi C aro Silvano, un paio di anni fa ti abbiamo conosciuto durante una riunione dei volontari che si accingevano ad allestire la mostra annuale presentata dai missionari saveriani di Brescia. Subito abbiamo trovato in te una grande disponibilità, unita a competenza e capacità collaborativa. I tuoi interventi arrivavano con tono pacato e con grande concretezza. Sembravi parte del nostro gruppo da sempre e trovavamo in te un aiuto puntuale e pertinente. Nello scorso mese di luglio avevi cominciato ad assemblare “scarfoi” di mais e pezzetti di legno per preparare le capanne del villaggio Kayapò di cui ti eri preso carico. Avevi anche costruito un realistico armadillo col muso appuntito ed unghie aguzze. Il villaggio è il centro focale della mostra e l’armadillo anima con la sua forma la leggenda del cielo. Ora ci sei anda- Festa nella famiglia... Festa! L’ 11 settembre 1965 la nostra famiglia nasce dall’unione di Anna ed Ernesto. Accanto a noi c’è sempre stato un piccolo uomo, ma grande nel cuore: lo zio (fratello di Anna) p. Mario Festa, missionario saveriano. Avere in famiglia persone come lui offre l’opportunità di vivere la vita con una prospettiva diversa. Egli ha insegnato a noi tutti la semplicità, l’onestà, il rispetto per chi ti sta vicino. Ci ha aiutato a credere in quel Dio che ha voluto a tutti i costi insegnar- 8 Gabriele Smussi, collaboratore di “Missione Oggi” e autore di questa recensione Un segno di rispetto per tutti Per Mons. Biguzzi la visita del papa in RCA e i contatti con i musulmani hanno mostrato che, nonostante tutto, pace e riconciliazione sono possibili. Con la sua presenza ha donato gran- de speranza alla gente. La pace implica dare fiducia all’altro e il primo passo da fare è avere un approccio disarmato. Per l’arcivescovo di Bangui scegliendo il suo paese, il Papa ha preferito il piccolo, il debole, il povero che grida e che il Signore ascolta: “Siamo tutti commossi di fronte a tanta attenzione; sono per primi i musulmani a dire ‘il Papa è venuto, vogliamo la pace, non vogliamo più la guerra’… È significativo che i giovani musulmani del quartiere PK5 abbiano deposto le armi per parlare con i loro fratelli cristiani”. Francesco è andato a raccogliersi, si è fatto prossimo ai musulmani e ha detto: “Se non fossi venuto qui, dai musulmani, mi sarebbe mancato qualcosa… una parte di noi si trova nell’altro”. Egli, andando in Africa, ha mostrato rispetto, facendo crescere l’autostima in coloro che normalmente sono ■ scartati. GRAZIA DE GIULI to anche tu, caro e prezioso amico. Ti abbiamo voluto bene e ti ringraziamo per il dono prezioso della tua amicizia e della tua vicinanza che continueremo a portare con ■ noi! Silvano Boschi, volontario dei saveriani per troppo poco tempo, è salito al cielo improvvisamente il 27 dicembre 2015 CATERINA ci ad amare. Certo, questo non ti rende immune dai dolori e dalle delusioni che la vita ti può dare. Ma, se alla base esistono certi valori, tutto si può superare. L’11 settembre 2015, Anna, sorella di p. Mario, e lo sposo Ernesto hanno voluto ripresentarsi davanti a Dio per festeggiare i 50 anni di matrimonio, proprio nella chiesa dei saveriani di Brescia. Erano circondati dalle persone generate dalla loro unione e abbracciati dai missionari della comunità. È stata una cerimonia semplice, piena di emozioni, ricca di ricordi per le persone che non ci sono più ma, nello stesso tempo, piena di entusiasmo per il futuro. Il nostro grazie va a mamma e papà per tanti motivi, ma soprattutto perché ci hanno dato la possibilità della vita. Grazie ai missionari che ci hanno accolto nella loro casa con tanto affetto. Grazie allo zio p. Mario che, con la sua presenza-assenza, è riuscito a infondere nella nostra famiglia quel qualcosa di magico che non produce ricchezza materiale ma spirituale. ■ Anna ed Ernesto hanno festeggiato 50 anni di matrimonio dai saveriani di Brescia attorniati da familiari (nella foto, le quattro figlie) e amici; era spiritualmente presente anche p. Mario Festa, fratello di Anna Mons. Biguzzi ha festeggiato il suo 80° compleanno il 4 febbraio con la comunità di Brescia... Auguri Eccellenza! Ad multos annos... CON OCCHI DI MISERICORDIA Leggiamo insieme la Parola I Missionari Saveriani vi invitano a partecipare, in questo anno della Misericordia, agli incontri di preghiera (Lectio Divina Missionaria), fatti di ascolto, meditazione e contemplazione. Leggeremo e gusteremo insieme la Parola di Dio, pane che alimenta il cammino e rinvigorisce la missione. C’è già stato un primo incontro, il 7 marzo. Ecco i temi dei prossimi appuntamenti: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato (4 aprile); Ascende il Signore tra canti di gioia (2 maggio); Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato (6 giugno). Siete tutti invitati, lunedì alle 18.45. Vi aspettiamo numerosi... Approfittiamo dell’occasione per augurare a tutti i lettori ed amici: Buona Pasqua! 2016 MARZO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari) Il tredicesimo apostolo Le delegate sono parte della famiglia saveriana a cura di p. G. ZAMPINI, sx I l 13° apostolo per noi missionari sono tutte le nostre delegate, che in ogni angolo della Sardegna, sostengono con la preghiera, le sofferenze e la collaborazione materiale, le attività missionarie. Ogni tanto le incontriamo, visitandole nelle loro case. Soprattutto nei momenti forti dell’avvento e della quaresima e per gli esercizi spirituali durante le vacanze ci riuniamo assieme per pregare, a Macomer o a Cagliari. Fanno parte della nostra famiglia saveriana e quando ci lasciano per raggiungere la comune meta del paradiso ci rattristiamo, anche se siamo sereni perché hanno combattuto la buona battaglia. Ultimamente, ci hanno lasciato le seguenti delegate: Luisa Zancudi di Solarussa (OR), Antonietta Grallinu di Orune (NU), Caterina Pinna di Sagama (OR), Salvatorica Perra di Milis (OR), Giuseppina Delogu di Bitti (NU) e Mimma Marchesi di Pozzomaggiore (SS), mamma del defunto p. Pietro Marchesi. Le affidiamo tutte al Signore, il quale ricambierà del bene fatto in terra con l’abbondanza della gioia del paradiso. I figli di Luisa Zancudi ci hanno lasciato una commovente testimonianza. La fede è l’eredità più grande “Ciao mamma, non sembra vero che tu non ci sei più. So bene che tu ci sei sempre, che ci proteggi, aiuti e guidi, che continui a fare quello che hai sempre fatto per noi. Ti vogliamo dire ‘grazie’ per tutto ciò che ci hai dato: la vita, l’educazione, la fede in Dio e nella Mamma Celeste che non fanno mai niente per caso, ma che vegliano su di noi costantemente. La tua fede è sempre stata incrollabile, il tuo amore per Gesù e la Madonna immenso, a tal punto d’aver fatto restaurare con amore e devozione la statua dell’Immacolata, che ha trovato fin da subito posto nella tua casa accanto a tutti noi. L’8 dicembre, dopo grandi sofferenze, te ne sei andata a festeggiare la nascita di Gesù bambino accanto a Lui e con immensa devozione hai baciato i suoi piedini. Mamma, dai un bacio, anche da parte nostra a Gesù e alla Madonnina… Proteggici dall’alto e colma i nostri cuori del tuo grande amore. Hai aiutato sempre il prossimo, sei sempre stata impegnata accanto alla tua famiglia, nell’Azione Cattolica e come delegata del giornale dei saveriani, a te molto cari. Mamma hai Salutiamo don Nino Onnis In memoria di un missionario sardo Onnis, classe D on1932,Antonio era nato a Samassi, 8 sto 1957, fino al 1959 è stato vice parroco di San Giorgio mara mezz’ora da Cagliari. Ma ha tire a Sestu, poi, fino alla fine vissuto per oltre 16 anni in Bradel 1974, è stato direttore spirisile, Paese che aveva molto amatuale del seminario diocesano di to. Della missione don Antonio Cagliari. Nel gennaio 1975 ragaveva fatto la sua ragione di vigiunge come fidei domun il Brata, prima come fidei donum, poi sile, e lì si dedica con amore alcome direttore del Centro misla parrocchia di San Sebastiao a sionario di Cagliari. È venuto a Bacurî nel Maranhao, nord est mancare tra il 16 e il 17 febbraio del Brasile, fino al 1991, rivee desideriamo salutarlo con aflandosi il sacerdote della diocesi fetto, ricordando il suo percorso di Cagliari con l’esperienza mismissionario e la sua storia. sionaria più lunga. In seguito diventerà direttore del Cmd di CaTracce indelebili gliari, succedendo a don Luciadella sua presenza no Vacca. Ordinato sacerdote il 4 agoDi lui i suoi collaboratori hanno detto: “È stato un prete con il rigore del preconcilio, ma con l’adattabilità al concilio Vaticano II, sempre in linea con il tempo nel quale si trovava a vivere; ha saputo tessere relazioni umane in tutti i luoghi in cui ha operato, lasciando tracce indelebili della sua presenza”. L’esperienza brasiliana aveva Don Nino Onnis, storico direttore del Centro sviluppato il suo missionario diocesano di Cagliari senso missionae fidei donum in Brasile, ci ha lasciato rio, inteso come improvvisamente a metà febbraio capacità di anda- lasciato un grande vuoto in noi, ma un bellissimo ricordo di te che non svanirà mai, anche nei cuori delle tante persone che ti hanno conosciuta. Anche i tuoi nipoti ti vogliono ringraziare per tutto ciò che hai voluto insegnare, per il grande bene che hai voluto loro e per essere stata una nonna che ha sempre vegliato su tutti con la tua preghiera. Sei stata orgogliosa di tutti loro, delle famiglie che hanno creato e delle belle persone che sono diventate. Come facevi qui, cara Mamma, continua anche da lassù a pregare per noi e per tutti. Come ha detto papa Francesco ‘la più grande eredità che un genitore possa lasciare ai figli è il dono della fede’. Il tuo ricordo e il nostro amore per te rimarrà sempre vivo in noi. Ti vogliamo bene mamma… Per sempre, con tanto amore, i tuoi figli Remedina e fratelli” ■ Luisa Zancudi, una delle delegate saveriane che hanno raggiunto il cielo recentemente; la gratitudine dei missionari per loro è infinita: è stato un privilegio conoscervi! Il gruppo Gams di Cagliari durante un incontro dai saveriani. a cura di p. GIANNI ZAMPINI, sx re sempre verso le persone, attento ai loro problemi. Rientrava periodicamente in Brasile per incontrare i suoi tanti figliocci e le persone che aveva conosciuto. Fino alla fine ha prestato il suo servizio di parroco a Sanluri-Stato ed è stato un infaticabile collaboratore del Cmd. Capace di comprendere e ascoltare Ho conosciuto don Nino Onnis nelle mie varie visite a Cagliari, chiamato da lui stesso, da mons. Dettori e da altri sacerdoti, per animare alcuni convegni regionali e diocesani sulla missione; in particolare ricordo i convegni sulla “Parrocchia missionaria” e su “Dialogo interreligioso”. Don Nino, nella sua bella età, mi è apparso sempre “giovane” nello spirito, nell’anima, nel volto amichevole e sorridente; capace di comprendere, ascoltare, incoraggiare; vicino ai laici intraprendenti e volenterosi nell’impegno a tutto campo. Prego il Signore della vita di accogliere questo suo gioioso servo tra le sue braccia amorose, di dargli il premio del pastore fedele e sincero; e chiedo umilmente l’intercessione di don Nino Onnis - ora che è diversamente vivo - per tutti i missionari e per la chiesa e la società in Sardegna, di cui egli è stato figlio esemplare e generoso. ■ p. Marcello Storgato, sx VIRGINIO È IN RIPRESA ANITA SIMONCELLI Cari amici, p. Virginio si trova sempre nella struttura “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) e devo dire che dopo esattamente 11 mesi e mezzo sono veramente felice di vedere la ripresa fatta dal mio fratellone! Quando fa le sue ore di riabilitazione, lo fanno camminare con le stampelle, poi durante il resto della giornata è sempre in carrozzella. Però, per spostarsi dalla carrozzella al letto fa tutto da solo con un po’ di aiuto. Non potete immaginare la gioia nel vederlo così, non voglio nemmeno pensare al tempo passato. Bisogna sempre guardare avanti e quello che vedo è un fratello rinato; purtroppo ci sono ancora cose da sistemare, con il tempo speriamo di riuscirci. Grazie, prima di tutto a Virginio che non si è mai arreso con l’aiuto vostro e di quello “Lassù” che penso fosse stufo di sentir parlare (pregando) di lui. Speriamo presto di rivederci in Sardegna! Carissimi tutti, il primo sentimento è sempre quello del ringraziamento a tutti voi che mi avete sostenuto in questi mesi con la vostra preghiera. So che quasi tutti avete visto il video, nel quale cammino con le stampelle, è un bel passo. Vi ricordo tutti al Signore e spero di rivedervi appena potrò camminare decentemente. Invoco la benedizione del Signore su voi e le vostre famiglie. Buona Pasqua! p. Virginio Simoncelli, sx Padre Virginio e la tavolata con gli altri ospiti di “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) 2016 MARZO CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) C’è chi parte e chi arriva... Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun A fine novembre 2015 ho chiuso il mio mandato di rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e anche qualche momento difficile. e ’60. E anch’io sono un frutto di quegli anni. Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che, periodicamente, rientrano dalle missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare. I tempi del “grande alveare” Questa è una comunità che ha cambiato fisionomia nel corso degli anni. Il grande complesso in cui abitiamo risale addirittura a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che di qui avrebbero spiccato il volo verso paesi lontani. Più avanti la casa venne chiamata “il grande alveare”, quando straripava di giovani nei decenni del boom vocazionale, i favolosi anni ’50 Confratelli, animazione e santuario L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione del grande edificio, che ospita attualmente diversi confratelli anziani e malati. Un gruppo di saveriani è interamente al loro servizio, insieme al personale infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho cercato di coordinare con le mie ricchezze e i miei limiti queste due realtà. Sono stato anche rettore del santuario “San Guido Conforti”, dove arrivano persone e gruppi p. RENZO LARCHER, sx per pregare all’urna del Santo o davanti al grande crocifisso, per partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di una preghiera ben fatta, con il desiderio di aprire menti e cuori ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo. Ringrazio i miei confratelli e tutti gli amici e benefattori che ci seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari Saveriani” e gli aderenti al Gams. Pronto a tornare in Camerun Ora è tempo di tornare in Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al 2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per servire altrove l’annuncio del vangelo. Parto volentieri in uno spirito di fede, anche se vi con- In ascolto di un pensiero umile Resoconto di una bella conferenza 27 novembre 2015, V enerdì presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una conferenza intitolata Il pensiero umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una riflessione interessante, avendo come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile. Tutto relativo, nulla è vincolante Don Repole ha cominciato 8 sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede di sempre, ma continuamente si rinnova per rispondere alle nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni epoca, quindi, è occasione per fare emergere un dato aspetto della fede, in passato non del tutto approfondito. Nell’attuale contesto culturale, dominato dal pensiero debole, ossia dal rifiuto di ogni principio stabile, perfino della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della fede. Un’umiltà che prima di essere un atteggiamento morale o spirituale è una caratteristica Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista di un’interessante conferenza presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx di Dio e del suo rivelarsi agli uomini. Il relatore ha fatto osservare come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo lo stesso principio del pensiero forte che vorrebbe combattere. Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che chiede di rinunciare all’esistenza di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso: l’imposizione a tutti di questo pensiero debole. Stile di presenza e testimonianza Al contrario, il cristianesimo mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi e di desiderare ciò che è oltre. Il pensiero cristiano è umile perché si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■ stiano ovunque si trovi. Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma, al suo successore p. Gabriele Cimarelli fido che alcuni strappi ci sono. Dopo i settant’anni non è così facile cambiare abitudini, stile e ritmi di vita in un paese lontano, ma amato. Confido nella forza del Signore, secondo la celebre espressione dell’apostolo Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede nel ruolo di rettore. ■ Una nuova tappa della mia vita p. GABRIELE CIMARELLI, sx C ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori mi hanno nominato rettore della Casa Madre in sostituzione di p. Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto per ben sei anni. Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980. Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione. Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in mezzo a confratelli che hanno speso tutta la loro vita a servizio del vangelo. Grazie per la vostra amicizia e generosità. ■ IN MEMORIA DI GIOVANNA BETTINI p. FABRIZIO TOSOLINI, sx Ci ha improvvisamente lasciato Giovanna Bettini, di Gussola, che ha partecipato attivamente al gruppo giovani della casa saveriana di Cremona. Manifestiamo al marito Umberto e ai figli Jacopo e Samuele il nostro dolore e la nostra preghiera. Il testo che riportiamo, è stato letto ai suoi funerali: “Ti ringraziamo, Signore, per il grande dono che ci hai fatto, di poter vivere e condividere con Giovanna il nostro impegno di catechiste. Ti ringraziamo, per aver potuto conoscere il suo grande amore per i ragazzi e la profondità della sua fede, nei momenti di preghiera vissuti insieme. Ti ringraziamo, perché abbiamo conosciuto una persona che ha vissuto il vangelo con una straordinaria coerenza in ogni situazione della vita, affrontando con serenità un quotidiano non semplice. Ti preghiamo, Signore, perché la sua umanità e la sua coerenza restino come esempio e come modello per i familiari e per tutti quelli che le hanno voluto bene, perché lei possa godere sempre della tua luce e del tuo amore”. L’amica Giovanna Bettini, di Gussola, che ci ha lasciato troppo presto 2016 MARZO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Tra passato, presente e futuro Salutiamo l’arrivo di p. Franco Manganello saveriani in Italia, tra N oigiovani e anziani, siamo circa 174. E spesso c’è sempre qualcuno in arrivo dalle missioni per sistemare la “macchina”. Il problema maggiore sono le strutture, costruite tanti anni fa per accogliere coloro che desiderano diventare missionari. Tutti sappiamo che i tempi sono cambiati e che i ragazzi, da oltre 20 anni, non occupano più le nostre case. I superiori da tempo stanno pensando come affrontare il futuro, tenendo in considerazione che diventiamo sempre più anziani e le vocazioni calano. Il prossimo capitolo regionale, in maggio, avrà come compito arduo cercare di illuminare la situazione del momento per ristrutturare, riposizionarsi, ripartire… Accoglienza e testimonianza Noi intanto a Desio continueremo a lavorare nel modo p. DOMENICO MENEGUZZI, sx Padre Franco Manganello, missionario pianista, è il nuovo arrivato nella comunità saveriana di Desio migliore, cercando di inserirci soprattutto nei decanati più vicini alla nostra casa (zona V di Monza) e prestando il servizio di ministero ogni volta che ce lo chiedono. Particolare attenzione è data al dialogo interreligioso, in particolare con i musulmani provenienti dal Pakistan e con i buddhisti. Da alcuni anni si sta occupando di loro p. Luciano Mazzocchi, che ha trascorso quasi 20 anni in Giappone. Continua anche l’accompagnamento dei gruppi missionari parrocchiali nei vari decanati di Desio, Carate, Lissone e Vimercate, l’accoglienza dei gruppi La lampada a olio della pace Musulmani e cristiani uniti in preghiera U na rappresentanza della comunità pakistana ha partecipato il 29 gennaio alla marcia della pace organizzata dal decanato di Desio (le parrocchie desiane e di Nova, Bovisio e Muggiò). Così, ad accendere la lampada della speranza nella chiesa di San Giovanni Battista, insieme al decano don Luigi Caimi, c’era anche Shabbir Mohammad, rappresentante dell’associazione culturale Minhaj Ul Quran. In chiesa c’erano anche le donne velate con i loro bambini, che hanno preso parte poi alla marcia, fino alla Basilica. Hanno camminato insieme ai tanti parrocchiani e giovani degli oratori, guidati dai sacerdoti. Un comune percorso di dialogo Erano presenti anche i sindaci delle città del decanato; in pri- 8 PAOLA FARINA ma fila, con la fascia, il sociazione pakistana primo cittadino desiano Minhaj Ul Quran proRoberto Corti, che ha ripongono un momento cordato l’importanza di di riflessione, silenzio ritrovarsi tutti insieme, e preghiera per la pace tutti gli anni, per pregare nel mondo. L’iniziativa per la pace. “Vinci l’ininaugura un percorso di differenza e conquista la dialogo che si conclupace” era il titolo dell’iderà a maggio, in ocniziativa che ha preso casione della festa dei spunto dal messaggio popoli e della marcia di papa Francesco. La della pace. marcia si è conclusa in Una lampada a olio Basilica con la testimorimarrà sempre accesa nianza di don Augusto e sarà ospitata, a turPanzeri, cappellano del no, nelle chiese, nella La lampada a olio è carcere di Monza. moschea e nei luoghi Il dialogo per la pa- rimasta accesa nei di incontro di Desio e luoghi di incontro tra ce è continuato sabato musulmani e cristiani della Brianza. È un se30 gennaio nella casa a Desio e in Brianza gno tangibile di quella dei saveriani in via don pace che entrambe le Milani. Cristiani e musulmani si comunità auspicano, attraversono trovati di nuovo insieme so la preghiera comune, si posper pregare. I giovani dei grupsa un giorno davvero realizza■ pi missionari, i saveriani e l’asre. che arrivano per prepararsi alle prime comunioni o alle cresime e non mancano le richieste di testimonianze missionarie nei gruppi parrocchiali o nelle scuole. Il missionario pianista Ora è definitivo e ufficiale. Padre Franco Manganello farà parte della comunità di Desio. A dire la verità, conosce bene la zona perché l’ha frequentata quando faceva il liceo classico nella magnifica villa “Tittoni”. Padre Franco ha messo subito in luce il suo talento speciale per la musica, studiando organo e pianoforte e poi come direttore della banda, che in quegli anni era molto seguita e apprezzata. È stato ordinato presbitero nell’ottobre del 1965 a Parma dal card. Confalonieri, ma continua a studiare organo e chitarra classica in vari conservatori. Terminata la teologia, gli viene richiesto di svolgere alcuni servizi nelle comunità saveriane in Italia. Quindi, lo vediamo ancora a Desio nella villa Tittoni, dove intesse numerosi contatti con i tanti amici che frequentano la casa dei missionari. Una lunga esperienza in Sierra Leone Finalmente, nel 1974 parte per la Sierra Leone. L’esperienza vissuta in quella missione è veramente intensa, ricca anche di avventure e di fruttuoso apostolato. Quando si trova in compagnia, non tralascia mai di raccontare qualche episodio che ha vissuto in Africa. Tra l’altro, durante il periodo della guerra è stato fatto anche prigioniero assieme al confratello p. Vittorino Mosele. Qualche volta dice: “Certe cose che ho vissuto e visto, è meglio non raccontarle”. Anche per motivi di salute, un anno fa viene richiamato in Italia per rimettersi al meglio. Del resto, ha vissuto una lunga stagione in Sierra Leone di 41 anni, mancando solo qualche tempo per periodi di aggiornamento o vacanze. Noi siamo ben contenti di averlo ora con noi. Potrà arricchirci con tutte le sue esperienze, anche culturali, di una vita spesa con le tribù Limba. Benvenuto p. Franco, anche a nome di tutti i nostri amici che, pian piano, imparerai a conoscere. E sono sicuro anche che lo farai molto in fretta conoscendo ■ la tua ricca personalità. L’ ACCOGLIENZA NOTTURNA DAI SAVERIANI CLAUDIO Il Cant è un acronimo che significa “Centro accoglienza notturna temporanea”. È questa la nostra “ragione sociale” e insieme lo scopo della nostra iniziativa. Nata nel 2006 da un’idea di p. Benigno Franceschetti, allora rettore della comunità di Desio, ottenute le necessarie autorizzazioni di legge, la nostra organizzazione, grazie all’ospitalità dei saveriani, nel periodo invernale accoglie persone indigenti che non hanno un tetto sotto il quale trovare ricovero. I servizi sociali dei comuni di Desio e Seregno segnalano di volta in volta persone in difficoltà, cui viene fornito oltre al ricovero, un pasto caldo serale. Inoltre, la costante opera di numerosi volontari assicura altri generi di conforto e soprattutto un continuo dialogo con gli ospiti. Cerchiamo, per quanto ci è possibile, di stare vicini a chi è costretto, suo malgrado, a una vita di disagio e solitudine. Tante volte basta una stretta di mano e un quarto d’ora per ascoltare chi è nel bisogno. In dieci anni, abbiamo accolto mediamente dieci-undici persone per ogni stagione, italiane e straniere. Per lunghi periodi, abbiamo ospitato anche i rifugiati che, dopo un viaggio estenuante e pericoloso, hanno potuto dormire in un letto. Lo spirito missionario è la motivazione principale che ci spinge a collaborare per il buon funzionamento di tutta l’iniziativa. Desidero ringraziare i volontari che, in ogni momento, prestano la loro opera per tendere una mano a chi ne ha più bisogno. Grazie anche ai saveriani, presenti e passati, che non hanno mai mancato di farci sentire il loro prezioso sostegno. Cristiani e musulmani insieme dopo la preghiera nella casa dei saveriani di Desio a fine gennaio Volontari e ospiti del Centro accoglienza notturna dai saveriani di Desio, in un’immagine di qualche anno fa 2016 MARZO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine) La mostra sull’immigrazione Nella casa dei saveriani di Udine quando il mondo è stato D acreato, l’uomo si è sempre spostato da un posto a un altro in cerca di una vita migliore. Leggendo la storia della salvezza, ci si accorge che Dio ha accompagnato il suo popolo illuminando ogni suo passo nei suoi sposta- menti. Il popolo eletto fu costretto a lasciare la propria terra. Dopo tanta sofferenza il Signore mandò Mosé a liberarlo. La nostra storia contemporanea è stata segnata da conflitti, guerre, carestie e povertà. Tutto questo ha creato il flusso migratorio a cui stiamo assistendo da qualche decennio. Sono oltre 25 anni che l’Italia è coinvolta da tale fenomeno. E ritornano al- RAYMOND TRÉSOR, sx la memoria i primi episodi che hanno segnato la storia dell’immigrazione. Sono vicende tragiche di persone che hanno sofferto per arrivare in Italia. Una storia fatta di speranze e tragedie È importante ricordare tutto questo, a partire dalla storia di uomini e donne concrete. È una storia difficile fatta di speranze e spesso, troppo spesso, di tragedie. Parlare di immigrazione non significa parlare di numeri, ma di volti, di donne e uomini concreti (e qualche volta anche Un mese indimenticabile La mia emozionante visita in Indonesia p. CARLO TREPPO, sx È stato un mese meraviglioso, indimenticabile! Volato via in fretta! Così la mia recente visita in missione (Indonesia: Sumatra e isola di Nias). Rivedere alcuni luoghi dove ho vissuto per 35 anni, il miglior tempo della mia vita di missionario, dopo quasi dieci anni di assenza, è stato per me un rivivere tanti ricordi, avvenimenti belli e meno belli, un rinascere spiritualmente e psicologicamente. Mi ha fatto bene anche fisicamente, perché ho tanto sudato da calare di peso di sei chili. Un beneficio imprevisto, ma tanto gradito! Desidero condividere con voi alcune riflessioni e sentimenti che mi sono affiorati alla mente e al cuore, durante e dopo questo mio viaggio, di cui ringrazio anche i superiori. Soddisfare una triplice fame… Il principio missionario che mi ha guidato nella mia vita di missione è stato soddisfare la triplice fame di quella gente che 8 La Messa nella concattedrale a Gunungsìtoli sulll’isola di Nias il Signore mi affidava: la fame della mente (scuola), quella del cuore (educazione ai valori) e quella dello stomaco (capacità di procurarsi il pane quotidiano!). E la soddisfazione più grande l’ho avuta proprio a Nias, un’isoletta a occidente di Sumatra. Nella mia attività pastorale - annunciare il vangelo - vari ragazzi hanno potuto frequentare scuole d’obbligo, di arti e mestieri, tante ragazze hanno frequentato la scuola di cucito; parecchie sono arrivate all’università a Medan, si sono laureate, hanno trovato Nias, Indonesia, p. Carlo Treppo con il parroco e la moglie di un capo comunità un lavoro, si sono ben sposate e ora vivono contente con la loro famiglia. Nella mia breve sosta a Medan, metropoli di Sumatra del nord, ho incontrato alcune di queste famiglie. Che meraviglia! Queste coppie erano contente di essere riuscite a cambiare il loro destino di raccoglitrici della gomma dell’omonima pianta nei boschi del Nias, come continuano a fare ancora ora gran parte dei loro famigliari, rimasti a Nias. Un visibile cambiamento in meglio…. A Nias, girando per qualche villaggio che ben conoscevo, ho avuto la sensazione di un visibile cambiamento in meglio: strade rinnovate, case rifatte e nuove, attività economiche floride, comunicazioni efficienti da e per l’isola. Fino al 2006 vi poteva atterrare soltanto un aereo fino a 10 posti; ora atterra l’aereo da 80 posti e quasi ogni giorno, una cosa inimmaginabile fino a 10 anni fa! Diciamo, allora, che governo locale e privati si sono dati da fare dopo il terremoto del 2005, anche in campo sociale. ■ di bambini), tutti alla ricerca di un futuro per le loro famiglie. Come ricordò Benedetto XVI, “il diritto della persona ad emigrare … è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti” (Messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato, Città del Vaticano, 12 ottobre 2012). Un diritto che però spesso si concretizza come un “calvario” senza fine: una fuga da realtà inaccettabili verso un nuovo contesto, dove l’integrazione risulta essere spesso un muro invalicabile. Promuovere la cultura della condivisione Noi missionari, insieme al laicato saveriano, siamo da sempre impegnati nella promozione di una cultura della condivisione, dell’integrazione e del rispetto. Per questo motivo abbiamo tracciato, attraverso la mostra interculturale (dal titolo “Le mille e una rotta”), un percorso di crescita verso un modello di cultura che riconosca questi diritti. Come cristiani, non possiamo rimanere indifferenti davanti alla sofferenza dell’uomo, qualunque sia la sua origine o la sua religione. Qualche volta ci dimentichiamo che anche Gesù è stato un immigrato, quando i suoi genitori scapparono in Egitto per mettere in salvo la sua vita. Pur nella sua semplicità, questa mostra sull’immigrazione rivela, ancora una volta, quanto sia prezioso l’impegno della nostra famiglia religiosa in questo campo. Un bel viaggio… Il visitatore partirà, accompa- L’arrivo di un’imbarcazione alla mostra “Le mille e una rotta” allestita dai saveriani di Udine gnato dalle guide, per un viaggio, attraverso un percorso di conoscenza della storia minuta di uomini, donne e bambini, protagonisti degli odierni flussi migratori. Essi sono segnati da esperienze di convivenza e integrazione, passando anche per la tragedia di fronte alla quale troppo spesso la nostra società mostra indifferenza e volta le spalle. L’esperienza espositiva approda presso la nostra casa dei missionari saveriani a Udine in via Monte San Michele 70. Per due mesi (febbraio e marzo 2016) vivremo questa bella avventura e accoglieremo scolaresche, gruppi e persone interessate. La visita alla mostra è a offerta libera e chi desidera avere più informazioni o prenotare, basta telefona■ re (tel. 0432 471818). PASQUA... PRIMAVERA Viviamo la stagione più cara dell’anno: il passaggio dall’inverno all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e crea l’uomo e la donna con un corpo ed un’anima. È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore di Dio siano avvenute in primavera. La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, inizia una vita nuova, un nuovo esodo verso la vita eterna, una vera primavera. Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta. p. Giuseppe Pettenuzzo e saveriani di Udine 2016 MARZO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 (dalle 15,30 alle 18); 070 290891 (Cagliari) E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari) Il tredicesimo apostolo Le delegate sono parte della famiglia saveriana a cura di p. G. ZAMPINI, sx I l 13° apostolo per noi missionari sono tutte le nostre delegate, che in ogni angolo della Sardegna, sostengono con la preghiera, le sofferenze e la collaborazione materiale, le attività missionarie. Ogni tanto le incontriamo, visitandole nelle loro case. Soprattutto nei momenti forti dell’avvento e della quaresima e per gli esercizi spirituali durante le vacanze ci riuniamo assieme per pregare, a Macomer o a Cagliari. Fanno parte della nostra famiglia saveriana e quando ci lasciano per raggiungere la comune meta del paradiso ci rattristiamo, anche se siamo sereni perché hanno combattuto la buona battaglia. Ultimamente, ci hanno lasciato le seguenti delegate: Luisa Zancudi di Solarussa (OR), Antonietta Grallinu di Orune (NU), Caterina Pinna di Sagama (OR), Salvatorica Perra di Milis (OR), Giuseppina Delogu di Bitti (NU) e Mimma Marchesi di Pozzomaggiore (SS), mamma del defunto p. Pietro Marchesi. Le affidiamo tutte al Signore, il quale ricambierà del bene fatto in terra con l’abbondanza della gioia del paradiso. I figli di Luisa Zancudi ci hanno lasciato una commovente testimonianza. La fede è l’eredità più grande “Ciao mamma, non sembra vero che tu non ci sei più. So bene che tu ci sei sempre, che ci proteggi, aiuti e guidi, che continui a fare quello che hai sempre fatto per noi. Ti vogliamo dire ‘grazie’ per tutto ciò che ci hai dato: la vita, l’educazione, la fede in Dio e nella Mamma Celeste che non fanno mai niente per caso, ma che vegliano su di noi costantemente. La tua fede è sempre stata incrollabile, il tuo amore per Gesù e la Madonna immenso, a tal punto d’aver fatto restaurare con amore e devozione la statua dell’Immacolata, che ha trovato fin da subito posto nella tua casa accanto a tutti noi. L’8 dicembre, dopo grandi sofferenze, te ne sei andata a festeggiare la nascita di Gesù bambino accanto a Lui e con immensa devozione hai baciato i suoi piedini. Mamma, dai un bacio, anche da parte nostra a Gesù e alla Madonnina… Proteggici dall’alto e colma i nostri cuori del tuo grande amore. Hai aiutato sempre il prossimo, sei sempre stata impegnata accanto alla tua famiglia, Il mio Parkinson... in un libro Racconto la sfida lanciata a me stesso E ra una sera calda d’estate, quando una mano innocente stringeva la mia pronunciando questa frase: “Nonno perché tremi?”. Era mia nipote Ramona e aveva poco più di 8 anni. Non detti peso alle sue parole, ma, nella mia mente si mise in moto una voce che mi ripeteva all’infinito quella frase. Il neurologo sentenziò: morbo di Parkinson! Nacque così la sfida a me stesso. I libri che ho letto e sfogliato non si contavano più, ho chiesto spiegazioni a medici e amici. Informandomi qua e là, sono riuscito a organizzare un convegno che ebbe grande apprezzamento. Un libro scritto per necessità Riuscito nell’intento di avere 8 una sezione Parkinson a Simaxis (OR), incominciai a scrivere e mettere da parte tutto quello che mi sembrava utile per fornire notizie a chi ha avuto la sfortuna di incontrare “mister Parkinson”. Forte delle mie esperienze di vita, chiesi aiuto a un amico redattore, che mi ha incoraggiato a proseguire verso la pubblicazione di un libro. Qualcuno mi chiede perché l’ho fatto. La mia risposta è: “Non per timore di pena o speranza di ricompensa, ma per intima persuasione dell’intrinseca necessità”. Bisogna vincere la guerra! L’associazione di cui faccio parte e di cui sono il delegato conta oltre mille iscritti e nella mia sezione di Simaxis in pochi IGNAZIO FADDA giorni siamo arrivati a 150. Si chiama Asampa (Associazione sarda malati di Parkinson), sezione di Simaxis. Ho avuto anche il plauso per questa mia iniziativa dai medici e dall’Asl della mia provincia. È diventata un’iniziativa storica, perché mai nessuno aveva pensato di osare tanto. Intanto, il 26 gennaio tutto si è compiuto. È nato il libro e l’8 febbraio 2016 l’ho presentato a Roma. È stata l’occasione di un gemellaggio tra la sezione carabinieri in congedo di Oristano, di cui faccio parte, e quella di Roma Trionfale, in cui si annoverano molti iscritti, tra cui mio fratello e mio nipote. Il libro, oltre ai fatti della malattia, contiene tutte le mie preghiere, che qualche volta avete letto anche su “Missionari Saveriani”. Il mio pensiero principale era di poter avere una risposta per me stesso. Sono convinto che vincere una battaglia non basti, bisogna vincere la guerra! Grazie ad Angiolino e Marco, amici sinceri che mi avete accolto nella vostra sezione, siete stati i miei maestri e vi ringrazio. Il ricavato dalla vendita del libro sarà devoluto in beneficienza per la ricerca, impegnata a sconfiggere questa terribile malattia. ■ nell’Azione Cattolica e come delegata del giornale dei saveriani, a te molto cari. Mamma hai lasciato un grande vuoto in noi, ma un bellissimo ricordo di te che non svanirà mai, anche nei cuori delle tante persone che ti hanno conosciuta. Anche i tuoi nipoti ti vogliono ringraziare per tutto ciò che hai voluto insegnare, per il grande bene che hai voluto loro e per essere stata una nonna che ha sempre vegliato su tutti con la tua preghiera. Sei stata orgogliosa di tutti loro, delle famiglie che hanno creato e delle belle persone che sono diventate. Come facevi qui, cara Mamma, continua anche da lassù a pregare per noi e per tutti. Come ha detto papa Francesco ‘la più grande eredità che un genitore possa lasciare ai figli è il dono della fede’. Il tuo ricordo e il nostro amore per te rimarrà sempre vivo in noi. Ti vogliamo bene mamma… Per sempre, con tanto amore, i tuoi figli Remedina e fratelli” ■ Luisa Zancudi, una delle delegate saveriane che hanno raggiunto il cielo recentemente; la gratitudine dei missionari per loro è infinita: è stato un privilegio conoscervi! Ci vediamo presto… Ricordiamo a tutti gli amici di Macomer e a quanti vorranno venire a trovarci dai paesi attorno che saremo presenti nella casa di via Toscana una settimana al mese ed è sempre la seconda settimana. Ci siamo incontrati e siamo molto contenti della vostra partecipazione, dal 6 al 13 marzo. Ora ci vedremo dal 3 al 10 aprile e poi a seguire dall’8 al 15 maggio. Uno di noi rimarrà in sede a disposizione della gente per confessioni e colloqui. Gli appuntamenti fissi sono i soliti: rosario missionario il martedì alle 15,30, messa comunitaria il mercoledì alle 19 e adorazione eucaristica il giovedì alle 18,45. VIRGINIO È IN RIPRESA ANITA SIMONCELLI Cari amici, p. Virginio si trova sempre nella struttura “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) e devo dire che dopo esattamente 11 mesi e mezzo sono veramente felice di vedere la ripresa fatta dal mio fratellone! Quando fa le sue ore di riabilitazione, lo fanno camminare con le stampelle, poi durante il resto della giornata è sempre in carrozzella. Però, per spostarsi dalla carrozzella al letto fa tutto da solo con un po’ di aiuto. Non potete immaginare la gioia nel vederlo così, non voglio nemmeno pensare al tempo passato. Bisogna sempre guardare avanti e quello che vedo è un fratello rinato; purtroppo ci sono ancora cose da sistemare, con il tempo speriamo di riuscirci. Grazie, prima di tutto a Virginio che non si è mai arreso con l’aiuto vostro e di quello “Lassù” che penso fosse stufo di sentir parlare (pregando) di lui. Speriamo presto di rivederci in Sardegna! Carissimi tutti, il primo sentimento è sempre quello del ringraziamento a tutti voi che mi avete sostenuto in questi mesi con la vostra preghiera. So che quasi tutti avete visto il video, nel quale cammino con le stampelle, è un bel passo. Vi ricordo tutti al Signore e spero di rivedervi appena potrò camminare decentemente. Invoco la benedizione del Signore su voi e le vostre famiglie. Buona Pasqua! p. Virginio Simoncelli, sx Chi è interessato, può contattare l’autore all’indirizzo email: [email protected] Padre Virginio e la tavolata con gli altri ospiti di “Villa Beretta” di Costa Masnaga (LC) 2016 MARZO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo) DIARIO DELLA COMUNITÀ New entry dai saveriani di Ancona Mi presento a tutti gli amici lettori R ingrazio il Signore e i saveriani che mi hanno dato la possibilità di cominciare una nuova tappa della mia vita nella comunità di Ancona. Sono stato ben accolto dal rettore p. Giancarlo e dagli altri confratelli che mi hanno subito fatto sentire a casa. Dal 9 gennaio mi hanno coinvolto nelle attività di animazione missionaria e di aiuto alle parrocchie. Padre Giancarlo e p. Alberto hanno lavorato come me in Brasile; con p. Benjamin siamo stati insieme a Parma per la festa del fondatore; con p. Giuseppe e p. Battista abbiamo fatto il noviziato insieme a Nizza Monferrato. Quarant’anni di missione in Brasile! Arrivo ad Ancona da Perugia dove, negli ultimi tempi, ho avuto il permesso di assistere mia mamma dai 96 ai 102 anni. Allo stesso tempo ho lavorato come vicario parrocchiale e membro del centro missionario diocesano. Dopo gli studi nel seminario di Perugia e il primo anno di teologia nel seminario regionale di Assisi, si è decisa la mia vocazione missionaria. A Parma ho fatto la professione perpetua, finita la quale mi dettero il crocifisso per la mia partenza, avvenuta con la nave, da Genova, il 25 settembre 1965. Dopo 14 p. DANTE VOLPINI, sx giorni di viaggio e tre mesi di studio della lingua portoghese, sono cominciati i miei 40 anni di missione in Brasile fino al 20 gennaio 2006. Padre Barsotti mi mandò nel sudovest del Paranà per i primi sei anni e poi rimasi nel sud del Brasile. Oltre a insegnare ai seminaristi, ero viceparroco e visitavo alcune delle 70 cappelle o piccole scuole dell’interno, tra cui una riserva di indio Cainguàgues e Guaranìs. Tra cattedra e parrocchia Dal 1971 a fine 1976 sono stato mandato nel seminario di Jaguapitã per insegnare ai semina- È bello ascoltare... “Voci di strada” Il bel giornalino dei “senza fissa dimora” tre mesi, riuniti nel O gni centro culturale “La stra- da”, con i “senza fissa dimora” di Ancona elaboriamo e poi pubblichiamo un giornalino che si chiama “Voci di strada”. Il giornalino viene poi distribuito ampiamente nelle parrocchie e negli spazi della società. Bellissimo è il contenuto e più ancora il metodo che persone in così difficili condizioni esprimono! Laboratorio di arte poetica popolare Quindici giorni fa abbiamo preparato l’ultimo numero che è già uscito. Ed è nato così. Il giovedì, nell’ora e mezza di condivisione che viviamo dalle 14,30 alle 16, ci siamo distribuiti un foglio ciascuno. Eravamo una ventina di persone, immigrate e italiane, disoccupate, a volte dipendenti da sostanze, malate. Tutti hanno cominciato a scrivere qualcosa su un tema 8 a piacimento, magari facendosi aiutare a scrivere, specialmente gli immigrati. Un vero laboratorio di arte poetica e letteraria popolare di gente che soffre ma ama la vita, Dio, gli altri, se stessa! Anch’io ho scritto a mia volta alcune righe sul dialogo, ma sicuramente inferiori al pathos e alle emozioni espresse da tanti amici! Tra loro ci sono ex-insegnanti d’italiano, poeti, semianalfabeti, sofferenti, gente senz’arte, lavoratori manuali, artisti, laureati; vi si nasconde un mondo di ricchezze impreviste, così condivise e sorprendenti! Si sente la presenza di Dio. Imparare e sperare insieme Il giovedì seguente, abbiamo letto il giornale stampato. Ognuno leggeva, anche a fatica, l’articolo dell’altra/o, fino a concluderlo tutto! Ci piace molto leggere quel che ciascuno ha scritto; siamo avidi e curiosi… E sono p. ALBERTO PANICHELLA, sx venute fuori tante cose belle, sulla protezione del creato, sulla solidarietà tra noi, sulla bontà di Gesù-Allah che fa tante grazie, sull’amore ritrovato tra due di noi, sul teatro ecologico realizzato per Natale... Ci siamo commossi e a volte abbiamo sorriso! Quanta saggezza, quanto cuore e quanta volontà, dentro di loro, di vivere, sperare, lottare! È l’esatto contrario dei nostri preconcetti, di quanto a volte noi pensiamo dei poveri: pigri, abituati male, rassegnati, tristi, “bruttisporchi-cattivi”. Il giornalino rivela invece la delicatezza di comportamenti, sentimenti e amore squisito tra noi e verso tutti, anche verso l’esterno. Qui trionfa il rispetto! Come vorrei che poteste leggere questo giornalino, che ci vede tutti alla pari, l’uomo della notte in strada, il missionario, la laureata, l’immigrato di un’altra cultura, magari primordiale… E ■ s’impara insieme. I “Senza fissa dimora” mostrano orgogliosi il loro giornale “Voci di strada”, fresco di stampa Padre Dante Volpini, nuovo arrivato nella comunità saveriana di Ancona, è stato per 40 anni missionario in Brasile; nella foto con la mamma Anna e alcuni parenti della sua numerosa famiglia risti, accompagnarli nella piccola piantagione di caffè e seguire i gruppi dei giovani delle nostre parrocchie. Per due anni, ho aiutato i giovani della parrocchia di Londrina dove era parroco il marchigiano p. Giuliano Sincini. Per tre anni fui vicerettore di un altro marchigiano, p. Raffaele Bartoletti, di cui fui successore. Dal 1977 al 1981 sono diventato rettore del seminario saveriano di filosofia e teologia alla periferia di Curitiba, capitale del Paranà. Oltre a seguire la formazione dei 28 studenti, insegnai nello Studium Theologicum e ho fatto lavoro pastorale nella cappella San José do Pilarzinho e Vila Galia dove, con alcuni seminaristi, abbiamo formato sette gruppi di comunità ecclesiali di base, confrontando la Parola di Dio e la liturgia con la realtà sociale dei poveri e affrontando varie emergenze. Il vangelo tra i casermoni Dal 1981 al 1985 feci parte di un’equipe di cinque saveriani, incaricati dal cardinale di San Paolo (e dal vescovo ausiliare per la regione episcopale di San Miguel Paulista) di fare una pastorale specifica per le Cohab e le zone povere. Le Cohab sono centinaia di casermoni di cinque piani con scale esterne e 40 o 60 miniappartamenti, con alcune file di case embrione di 16 metri quadrati. Molte di queste famiglie arrivano dal nordest del Brasile, non hanno parenti vicini, hanno dimenticato le loro radici sociali e religiose. Non c’erano chiese, ma solo centri comunitari in cui si avvicendavano gli orari della chiesa cattolica e delle altre chiese, gli spiritisti, le riunioni di condomini, le scuole di balletto o della lotta chiamata capoeira, ■ e altro. (continua nel riquadro) TUTTI I POPOLI SIANO FRATELLI p. D. VOLPINI, sx Nell’equipe dei cinque c’era anche il marchigiano p. Gino Nasini. Animavamo le comunità ecclesiali di base, celebravamo le messe e i battesimi nei centri comunitari, nonché la catechesi, le comunioni e le cresime in sale delle scuole. Il cardinale ci faceva le sue congratulazioni e dove cominciammo ci sono oggi otto parrocchie, gestite dal clero diocesano. Per due anni ho poi lavorato al Matão de Sumaré, come vicerettore dei seminaristi di teologia. Seguivamo le nove comunità cristiane di un’area poco urbanizzata, ex rifugio di schiavi. C’erano comunità di base e rivendicazioni sociali, per ottenere migliori servizi di autobus e bonifica del torrente. Ho sempre dato molta attenzione alla pastorale dei bambini, che pesa Padre Volpini mensilmente i piccoli malnutriti da 0 durante un incontro a 2 anni, fornendo latte in polvere a Piracicaba, e farine integrative. Le mamme ven- in Brasile gono orientate ad asili per i bambini delle favelas e alle comunità cristiane con i laici impegnati come ministri, catechisti o vincenziani. In Italia, lavoro in modo missionario in varie attività sul territorio, senza perdere di vista la missione universale della chiesa. Promuoviamo preghiere, conoscenza, solidarietà con e tra i poveri e cura del creato, in un mondo nuovo, in cui tutti i popoli si sentano fratelli e capaci di dialogare e condividere fra loro. 2016 MARZO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) C’è chi parte e chi arriva... Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun A fine novembre 2015 ho chiuso il mio mandato di rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e anche qualche momento difficile. e ’60. E anch’io sono un frutto di quegli anni. Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che, periodicamente, rientrano dalle missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare. I tempi del “grande alveare” Questa è una comunità che ha cambiato fisionomia nel corso degli anni. Il grande complesso in cui abitiamo risale addirittura a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che di qui avrebbero spiccato il volo verso paesi lontani. Più avanti la casa venne chiamata “il grande alveare”, quando straripava di giovani nei decenni del boom vocazionale, i favolosi anni ’50 Confratelli, animazione e santuario L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione del grande edificio, che ospita attualmente diversi confratelli anziani e malati. Un gruppo di saveriani è interamente al loro servizio, insieme al personale infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho cercato di coordinare con le mie ricchezze e i miei limiti queste due realtà. Sono stato anche rettore del santuario “San Guido Conforti”, dove arrivano persone e gruppi p. RENZO LARCHER, sx per pregare all’urna del Santo o davanti al grande crocifisso, per partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di una preghiera ben fatta, con il desiderio di aprire menti e cuori ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo. Ringrazio i miei confratelli e tutti gli amici e benefattori che ci seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari Saveriani” e gli aderenti al Gams. Pronto a tornare in Camerun Ora è tempo di tornare in Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al 2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per servire altrove l’annuncio del vangelo. Parto volentieri in uno spirito di fede, anche se vi con- In ascolto di un pensiero umile Resoconto di una bella conferenza 27 novembre 2015, V enerdì presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una conferenza intitolata Il pensiero umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una riflessione interessante, avendo come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile. Tutto relativo, nulla è vincolante Don Repole ha cominciato 8 sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede di sempre, ma continuamente si rinnova per rispondere alle nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni epoca, quindi, è occasione per fare emergere un dato aspetto della fede, in passato non del tutto approfondito. Nell’attuale contesto culturale, dominato dal pensiero debole, ossia dal rifiuto di ogni principio stabile, perfino della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della fede. Un’umiltà che prima di essere un atteggiamento morale o spirituale è una caratteristica Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista di un’interessante conferenza presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx di Dio e del suo rivelarsi agli uomini. Il relatore ha fatto osservare come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo lo stesso principio del pensiero forte che vorrebbe combattere. Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che chiede di rinunciare all’esistenza di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso: l’imposizione a tutti di questo pensiero debole. Stile di presenza e testimonianza Al contrario, il cristianesimo mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi e di desiderare ciò che è oltre. Il pensiero cristiano è umile perché si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■ stiano ovunque si trovi. Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma, al suo successore p. Gabriele Cimarelli fido che alcuni strappi ci sono. Dopo i settant’anni non è così facile cambiare abitudini, stile e ritmi di vita in un paese lontano, ma amato. Confido nella forza del Signore, secondo la celebre espressione dell’apostolo Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede nel ruolo di rettore. ■ Una nuova tappa della mia vita p. GABRIELE CIMARELLI, sx C ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori mi hanno nominato rettore della Casa Madre in sostituzione di p. Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto per ben sei anni. Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980. Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione. Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in mezzo a confratelli che hanno speso tutta la loro vita a servizio del vangelo. Grazie per la vostra amicizia e generosità. ■ CREATO, BENE COMUNE Mostra al museo d’Arte cinese ed etnografico p. EMILIO IURMAN, sx È allestita dai saveriani di Parma, presso il museo d’Arte cinese ed etnografico, la mostra didattica “Creato, Bene Comune” che si basa sull’enciclica di papa Francesco Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Fra immagini, oggetti, frasi, manufatti antichi e nuovi, il museo offre l’opportunità a visitatori, scuole e gruppi, di riflettere sulla bellezza della natura, sulla necessità di superare la cultura dello scarto e di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi da rifiuti! Il nuovo materiale (video didattico) con “Ben Said e la Civetta” e con la nuova multi-visione “La Leggenda dell’Arcobaleno” si colloca sulla linea di approccio multiculturale del museo d’Arte cinese ed etnografico dei missionari saveriani. Esso ha, come target privilegiato, le scuole di ogni genere e grado. Intendiamo sottolineare i seguenti temi: natura che nutre, che insegna, da custodire, prendersi cura I Care, abitiamo una casa comune. Per informazioni e prenotazioni: chiamare il numero 0521 257337, consultare il sito www. museocineseparma. org o scrivere all’indirizzo e-mail: mail@ museocineseparma.org 2016 MARZO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) C’è chi parte e chi arriva... Dalla casa madre spicco il volo verso il Camerun A fine novembre 2015 ho chiuso il mio mandato di rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e anche qualche momento difficile. e ’60. E anch’io sono un frutto di quegli anni. Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che, periodicamente, rientrano dalle missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare. I tempi del “grande alveare” Questa è una comunità che ha cambiato fisionomia nel corso degli anni. Il grande complesso in cui abitiamo risale addirittura a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che di qui avrebbero spiccato il volo verso paesi lontani. Più avanti la casa venne chiamata “il grande alveare”, quando straripava di giovani nei decenni del boom vocazionale, i favolosi anni ’50 Confratelli, animazione e santuario L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione del grande edificio, che ospita attualmente diversi confratelli anziani e malati. Un gruppo di saveriani è interamente al loro servizio, insieme al personale infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho cercato di coordinare con le mie ricchezze e i miei limiti queste due realtà. Sono stato anche rettore del santuario “San Guido Conforti”, dove arrivano persone e gruppi p. RENZO LARCHER, sx per pregare all’urna del Santo o davanti al grande crocifisso, per partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di una preghiera ben fatta, con il desiderio di aprire menti e cuori ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo. Ringrazio i miei confratelli e tutti gli amici e benefattori che ci seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari Saveriani” e gli aderenti al Gams. Pronto a tornare in Camerun Ora è tempo di tornare in Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al 2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per servire altrove l’annuncio del vangelo. Parto volentieri in uno spirito di fede, anche se vi con- In ascolto di un pensiero umile Resoconto di una bella conferenza 27 novembre 2015, V enerdì presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una conferenza intitolata Il pensiero umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole, presbitero di Torino e presidente dell’Associazione teologica italiana (ATI), ha proposto una riflessione interessante, avendo come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile. Tutto relativo, nulla è vincolante Don Repole ha cominciato 8 sottolineando il carattere vivo della fede. È la stessa fede di sempre, ma continuamente si rinnova per rispondere alle nuove domande che l’umanità le pone lungo i secoli. Ogni epoca, quindi, è occasione per fare emergere un dato aspetto della fede, in passato non del tutto approfondito. Nell’attuale contesto culturale, dominato dal pensiero debole, ossia dal rifiuto di ogni principio stabile, perfino della trascendenza, è significativa la categoria dell’umiltà della fede. Un’umiltà che prima di essere un atteggiamento morale o spirituale è una caratteristica Don Roberto Repole, a sinistra, protagonista di un’interessante conferenza presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia ARNAUD GIEGUE TAMÉTSOP, sx di Dio e del suo rivelarsi agli uomini. Il relatore ha fatto osservare come, paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo lo stesso principio del pensiero forte che vorrebbe combattere. Si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario a un pensiero debole, che chiede di rinunciare all’esistenza di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso: l’imposizione a tutti di questo pensiero debole. Stile di presenza e testimonianza Al contrario, il cristianesimo mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile. Esso cioè è profondamente incarnato nelle vicende degli uomini, ma capace di guardare oltre se stessi e di desiderare ciò che è oltre. Il pensiero cristiano è umile perché si coinvolge con gli interrogativi degli altri e perché è adesione a un Dio che si rivela in modo umile. Questo cristianesimo umile (Dio è umile) deve diventare lo stile di presenza e di testimonianza della chiesa e di ogni cri■ stiano ovunque si trovi. Padre Renzo Larcher, dopo sei anni, consegna le chiavi della casa madre di Parma, al suo successore p. Gabriele Cimarelli fido che alcuni strappi ci sono. Dopo i settant’anni non è così facile cambiare abitudini, stile e ritmi di vita in un paese lontano, ma amato. Confido nella forza del Signore, secondo la celebre espressione dell’apostolo Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede nel ruolo di rettore. ■ Una nuova tappa della mia vita p. GABRIELE CIMARELLI, sx C ari amici di “Missionari Saveriani”, i superiori mi hanno nominato rettore della Casa Madre in sostituzione di p. Larcher, che ringrazio per il servizio prezioso che ha compiuto per ben sei anni. Sono originario delle Marche e sono entrato dai saveriani all’età di 10 anni, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1980. Dopo un periodo di studio a Roma, ho lavorato come vice rettore, formatore e insegnante nello Studentato Teologico di Parma. Nel 1993 sono partito per il Congo, dove ho alternato il servizio missionario in parrocchia alla formazione per una ventina di anni. In mezzo a gioie e dolori, ho accompagnato alcuni giovani che si sono consacrati al Signore e comunità cristiane che stanno diventando adulte nella fede e protagoniste della missione. Inizio questa nuova tappa della mia vita con trepidazione, cosciente dei miei limiti e delle mie fragilità. Vi invito pertanto a pregare per me, perché possa continuare la mia missione in mezzo a confratelli che hanno speso tutta la loro vita a servizio del vangelo. Grazie per la vostra amicizia e generosità. ■ CREATO, BENE COMUNE Mostra al museo d’Arte cinese ed etnografico p. EMILIO IURMAN, sx È allestita dai saveriani di Parma, presso il museo d’Arte cinese ed etnografico, la mostra didattica “Creato, Bene Comune” che si basa sull’enciclica di papa Francesco Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Fra immagini, oggetti, frasi, manufatti antichi e nuovi, il museo offre l’opportunità a visitatori, scuole e gruppi, di riflettere sulla bellezza della natura, sulla necessità di superare la cultura dello scarto e di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi da rifiuti! Il nuovo materiale (video didattico) con “Ben Said e la Civetta” e con la nuova multi-visione “La Leggenda dell’Arcobaleno” si colloca sulla linea di approccio multiculturale del museo d’Arte cinese ed etnografico dei missionari saveriani. Esso ha, come target privilegiato, le scuole di ogni genere e grado. Intendiamo sottolineare i seguenti temi: natura che nutre, che insegna, da custodire, prendersi cura I Care, abitiamo una casa comune. Per informazioni e prenotazioni: chiamare il numero 0521 257337, consultare il sito www. museocineseparma. org o scrivere all’indirizzo e-mail: mail@ museocineseparma.org 2016 MARZO PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Il saveriano dei quattro continenti In memoria di p. Francesco Gugliotta P adre Francesco Gugliotta era nato il 2 maggio 1924 a Carbone, piccolo paese della Basilicata di seicento anime, che vantava la presenza di un monastero di monaci Basiliani, costretti a lasciare la Grecia a causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano le numerose e differenti fasi di un’esistenza spesso avventurosa. Dalla Lucania agli Stati Uniti A quattordici anni Francesco avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli, un montanaro parmense. Questi seppe piantare anche nel cuore degli aquilotti lucani un grande amore per la missione e per i saveriani. Il resto della famiglia Gugliotta salpò invece per gli Stati Uniti in cerca di fortuna. Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a Piacenza il 26 ottobre 1952. L’anno dopo raggiunse la sua famiglia negli Stati Uniti, dove riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan Orientale, oggi chiamato Bangladesh. Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in Bangladesh e infine in Brasile del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata l’immensa povertà della gente a impressionarmi. Il mio istinto mi ha portato a fare opere di carità. Nel 1962 scoppiò la guerra di confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la polizia estorse dalla loro bocca un’accusa contro di me. Per sette mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi come persona non gradita”. Il Bangladesh e la prigionia P. Valter Taini, in occasione del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una memoria scritta sulla sua vita. L’Amazzonia e la cura dei mendicanti “Dal 1970 sono vissuto in Amazzonia. Ho trascorso molti anni a Belem, al santuario della “Zio, ma tu sei Dio?” Due storie dalle strade di Abaetetuba I n questi giorni ho ricevuto per posta un pacco inviato da amici italiani. C’era un po’ di tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo e un po’ di caramelle. Ho consegnato i vestiti a Domenica, responsabile della Pastorale del Minore, perché li distribuisca ai bambini più bisognosi. Ma il materiale scolastico, i giocattoli e le caramelle li ho consegnati a una bambina veramente povera e bisognosa. Si chiama Anna Maria. I regali per Anna Maria Anna Maria è una bambina molto timida, di poche parole, ma ha due occhi che brillano di riconoscenza. Le ho detto che la sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se eravamo già alla fine di gennaio) ha voluto mandarle qualcosa di utile. Davvero, Anna Maria non era ancora riuscita ad acquistare i quaderni, le matite, i colori per l’inizio del nuovo anno scola- 8 p. VITO SCAGLIUSO, sx stico (qui in Brasile comincia a febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il bambolotto e un bel cagnolino hanno riempito il suo cuore di gioia e tenerezza. Le caramelle ha preferito portarle a casa per dividerle con i fratellini. La vetrina del fornaio Mentre le consegnavo il tutto, mi sono ricordato di un fatto che mi è successo pochi giorni prima di Natale. Stavo camminando per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni bambini che si rincorrevano e giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che si chiama “Angelo Custode”. Il padrone Ugo è un mio amico. Dalla porta aperta, l’ho visto mentre, canterellando, metteva in ordine i pani, i dolci e le torte che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane fresco, che metteva l’acquolina. Fuori c’era un bambino di sette-otto anni. Era magro, non aveva camicia, ma solo un paio di pantaloncini sdruciti. Le sue manine erano appoggiate alla vetrina della panetteria e il naso schiacciato contro il vetro. Ma io ho continuato il mio cammino. p. SIRO BRUNELLO, sx Da tre giorni a digiuno Quando sono ritornato, circa dieci minuti più tardi, il bambino era ancora là con il naso contro la vetrina. Certamente sognava un pezzetto di quei dolci che la sua povertà non gli permettevano di raggiungere. Allora, entrai nella panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel bambino appoggiato alla vetrina”. Me li diede senza farmeli pagare. Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto “Come ti chiami?”. “José”. “Hai molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce, rispose: “Sono tre giorni che non mangio quasi niente!” “Allora prendi questi dolci e riempi il tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il sacchetto e sgranò gli occhi, ma non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino. Preghiera arrivata al cuore Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio, tu sei Dio?”. Sono rimasto senza parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo il panettiere che preparava quei pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno di questi pani, perché io e la mia famiglia abbiamo tanta fame!»”. Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore, perché mi hai suggerito un gesto così semplice, ma tanto pre■ zioso! Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti, ad Abaetetuba in Brasile P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio; è stato il missionario dei quattro continenti Madonna della Mercede. È stata davvero una bella esperienza. Mi piaceva ascoltare le persone, confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo ostello per i mendicanti della città. Si riempì in poco tempo. Non potendo ospitare tutti, diedi la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni di Dio. Gradualmente l’opera è cresciuta. Ogni giorno centinaia di mendicanti sono nostri ospiti. Le suore al loro servizio sono già quindici”. “Siamo eternamente scolari” P. Taini aveva chiesto a p. Francesco un consiglio da dare a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in missione per aiutare la gente, ma per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi missionari siamo eternamente scolari, non professori. Dalla gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua. Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”. Una nuova stella in cielo Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente a Parma. Vi resterà cinque anni per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti. Noi siamo stati testimoni delle sue scorribande un po’ meno avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi della Casa Madre, nelle navate del santuario San Guido per le sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale. Un anno fa chiese agli altri missionari anziani di fare ciò che faceva lui: lasciare da parte la carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli infatti non ci vedeva più bene e non riusciva più a comprendere le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■ PASQUA... PRIMAVERA Viviamo la stagione più cara dell’anno: il passaggio dall’inverno all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e crea l’uomo e la donna con un corpo ed un’anima. È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore di Dio siano avvenute in primavera. La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo verso la vita eterna, una vera primavera. Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta. missionari Saveriani 2016 MARZO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 16A 01030 15803 000063210055 (Monte Paschi Siena, Taranto) Una bella giornata a Faggiano Per concludere l’anno della vita consacrata I l parroco di Faggiano, don Alessandro Giovi, ha voluto concludere l’anno della vita consacrata con la testimonianza del carisma religioso-missionario ispirato a san Guido Conforti, fondatore dei missionari saveriani. Un dono non più apprezzato La consacrazione religiosa, con la quale ci doniamo totalmente a Dio in un unico amore, è uno dei valori dimenticati dalla nostra società; oggi la vita religiosa sembra non essere più di moda… Tuttavia, la luce della Parola di Dio ci fa vedere che la consacrazione religiosa è un grande dono di Dio. Quante persone nella storia del cristianesimo, consapevoli di essere state scelte da Dio, hanno preferito anche il martirio, pur di vivere in questo amore unicototale-sponsale! Certo questo genere di vita non è ordinario, ma straordinario. Non è naturale, ma soprannaturale vivere così. Il dono speciale di Dio ci rende anticipatori della p. CARMELO SANFELICE, sx vita del cielo. Questa testimonianza è un segno che il vangelo non può essere di origine umana. Ciò non significa però che chi è chiamato alla vita consacrata sia da ritenere superiore; ma i doni di Dio sono differenti e chi riceve di più deve rispondere di più. Invece oggi questo dono non è apprezzato… E ciò è grave! Il carisma saveriano e san Conforti Dopo questa parte generale, abbiamo presentato la finalità Padre Carmelo Sanfelice con don Giovi, i diaconi e i chierichetti della parrocchia di Faggiano, dopo la Messa di chiusura dell’anno dedicato alla vita consacrata I l gioiello di Faggiano è il giovane Pierangelo Capuzzimati. All’età di 18 anni non ancora compiuti, dopo quattro anni di lotta, una leucemia acuta promielocitica lo ha sottratto agli occhi di questo mondo, negli ultimi minuti del 30 aprile 2008. 8 Anima modellata dalla preghiera È morto rispondendo “Sì, sì, sì…” alla mamma che gli diceva: “Affidati a Gesù, è tuo amico, vero? Lo hai detto tu che è tuo amico!”. Questo giovane, vivo nel cuore dei Faggianesi, era stato un apostolo anche per i suoi genitori. Diceva al suo papà: “Papà, tu devi convincerti che questa esperienza di malattia io l’ho vista, fin dal primo momento, come un dono del Signore. La nostra mente è umana e non può capire quale disegno del Signore si nasconde dietro la mia malattia. Non c’è nulla da capire, bisogna solo credere fino in fondo e pregare”. La preghiera aveva modellato l’anima di questo giovane intelligente e maturo, davvero molto al di sopra della media dei ragazzi della sua età. tà a tutta prova per tutti i membri che la compongono” (L.T. n.10). In attesa del risveglio vocazionale… Questa spiritualità è da vivere sotto lo sguardo di Gesù Crocifisso e della Madonna, le due icone della vita di san Guido. Da bambino, infatti, si fermava dinanzi al grande Crocifisso della chiesa della Pace. Da giovane, poi, quando la malattia gli sbarrava la strada al sacerdozio, si trovò guarito col ricorso alla Madonna del santuario del Rosario di Fontanellato. L’incontro è proseguito con l’appello vocazionale preceduto dalla testimonianza di una lunga vita ‘felice anche nelle difficoltà’ nelle missioni del Congo. A Taranto c’è un buon risveglio vocazionale, ma non ancora in campo saveriano. Negli anni ’60 avevamo cinque saveriani di Taranto. Ora ne abbiamo solo tre: p. D’Erchie (Montemesola) e p. Coronese (Massafra) che hanno 85 e 84 anni! Solo p. D’Elia della parrocchia S. Rita, missionario in Giappone, è ancora giovane (46 anni)… L’appello ai giovani di Faggiano è pressante. E con gli anziani preghiamo il ‘Padrone del■ la messe’… LA PARROCCHIA DI FAGGIANO p. CARMELO SANFELICE, sx Una scheggia di Paradiso La straordinaria testimonianza di Pierangelo del carisma ispirato a san Guido Conforti, che scriveva: “Ognuno di noi sia quindi intimamente persuaso che la vocazione, alla quale siamo stati chiamati, non potrebbe essere più nobile e grande... Il Signore non poteva essere più buono con noi!” (Lettera Testamento n. 1). “Fare del mondo una famiglia” è uno dei motti del fondatore. Sapersi tutti personalmente amati in una famiglia divina rende la vita bella! E poi sapere che questa finalità non è un’utopia, ma una missione, anzi è la missione iniziata da Gesù, rende questo nostro carisma anche di grande attualità nel mondo di oggi lacerato da razzismo, guerre, divisioni, chiusure di ogni genere, depressioni e paure. Nella Lettera Testamento è indicata con più precisione la spiritualità saveriana. “La caratteristica che dovrà distinguere i membri presenti e futuri della pia nostra Società sia sempre la risultante di questi coefficienti: spirito di viva fede che ci faccia veder Dio, cercar Dio, amar Dio in tutto; spirito di obbedienza pronta, generosa, costante in tutto e ad ogni costo; spirito di amore intenso per la nostra famiglia religiosa, che dobbiamo considerare qual madre e di cari- p. C. SANFELICE, sx Un angelo per i giovani di Faggiano Ecco uno stralcio della sua preghiera, presa dal suo biografo Giuseppe Grasso. “Da quando ha lasciato la fanciullezza, la preghiera di Pierangelo, già quotidiana, assume l’espressione di un vero rapporto con Dio, espressione individuale, ma che diviene anche comunitaria con la partecipazione alla messa domenicale, dove spesso gli viene affidato l’incarico di lettore. E non c’è mai una messa domenicale in cui tralasci di nutrirsi del Cibo Eucaristico. Per tutto il periodo della malattia, il suo piccolo vangelo è sempre lì, a portata di mano sul comodino accanto al suo letto e diventa, ogni giorno di più, guida, alimento spirituale, via di saggezza… Oltre al Rosario, a Pierangelo piace recitare la sequenza dello Spirito Santo…”. Senza dubbio Pierangelo è diventato un “angelo per Pierangelo Capuzzimati ha dato una straordinaria testimonianza di fede a tutta Faggiano i giovani di Faggiano”. ■ Faggiano si chiama così perché è la terra dei faggi. La storia documentata di Faggiano parte dal Medioevo. Nei pressi dell’attuale borgo, abitavano alcuni monaci basiliani che vi si rifugiarono in seguito a persecuzioni. Tracce si trovano in alcune cave di tufo, dove sono presenti alcune cripte. Il principale edificio religioso è la chiesa madre di Santa Maria Assunta, risalente forse al XIV secolo: le prime notizie certe sono documentate da una lapide sulla facciata della chiesa e risalgono alla relazione della visita effettuata dall’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio il 4 maggio 1578. In questa chiesa, a navata unica e lastricata di lapidi sepolcrali, si celebrava la Messa con il rito greco, che fu conservato fino a tutto il XVIII secolo a testimoniare il forte attaccamento alle tradizioni greco-albanesi della comunità. La cittadina di Faggiano è nota per il “presepe vivente” che si pone nello scenario rupestre di contrada “La Campana”, con oltre cento figuranti che riproducono in costumi tradizionali scene della vita contadina della tradizione ionica. La manifestazione è stata più volte premiata come miglior presepe vivente d’Italia dall’associazione culturale “Amici dei Presepi”. La popolazione di Faggiano non è ricca, ma laboriosa: il settore trainante dell’economia è l’agricoltura, incentrata sull’olivicoltura e la viticoltura. Sono attive anche piccole industrie alimentari, specie per la lavorazione del caffè e della carne. Immagine notturna della parrocchiale S. Maria Assunta di Faggiano 2016 MARZO REGGIO CALABRIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 16A 01030 15803 000063210055 (Monte Paschi Siena, Taranto) Il saveriano dei quattro continenti In memoria di p. Francesco Gugliotta P adre Francesco Gugliotta era nato il 2 maggio 1924 a Carbone, piccolo paese della Basilicata di seicento anime, che vantava la presenza di un monastero di monaci Basiliani, costretti a lasciare la Grecia a causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano le numerose e differenti fasi di un’esistenza spesso avventurosa. Dalla Lucania agli Stati Uniti A quattordici anni Francesco avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli, un montanaro parmense. Questi p. VITO SCAGLIUSO, sx seppe piantare anche nel cuore degli aquilotti lucani un grande amore per la missione e per i saveriani. Il resto della famiglia Gugliotta salpò invece per gli Stati Uniti in cerca di fortuna. Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a Piacenza il 26 ottobre 1952. L’anno dopo raggiunse la sua famiglia negli Stati Uniti, dove riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan Orientale, oggi chiamato Bangladesh. Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in Bangladesh e infine in Brasile del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata l’immensa povertà della gente a impressionarmi. Il mio istinto mi ha portato a fare opere di carità. Nel 1962 scoppiò la guerra di confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la polizia estorse dalla loro bocca un’accusa contro di me. Per sette mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi come persona non gradita”. Il Bangladesh e la prigionia P. Valter Taini, in occasione del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una memoria scritta sulla sua vita. L’Amazzonia e la cura dei mendicanti “Dal 1970 sono vissuto in Amazzonia. Ho trascorso molti anni a Belem, al santuario della L’affetto e il calore di “Pace e Bene” Occasioni di formazione e relazione la partenza dei saveD opo riani, non sono state ap- portate modifiche rivoluzionarie nelle attività della chiesa né in quelle del parco. Anzi, la volontà da parte dei padri Somaschi e di p. Gianni Biancotto è di potenziare e valorizzare il ruolo dell’una e dell’altro, promuovendo una maggiore interazione con il territorio e offrendo occasioni di formazione religiosa e culturale. Ogni mercoledì… Una delle realtà che testimonia la volontà di proseguire sulla strada intrapresa è il gruppo Pace e Bene. Nata nel 2000 per volere dei saveriani, l’associazione “Pace e Bene” svolge per gli anziani della vallata un ruolo di aggregazione sociale, di formazione spirituale e di informazione culturale ammirevole. Ispirandosi ai valori fondamentali del cristianesimo, offre agli aderenti esperienze di vita comunitaria, di condivisione di interessi e di operati- 8 vità. È quanto avviene ogni mercoledì per circa due ore nella sala azzurra del parco della Mondialità, scelta come sede. Tre momenti definiti I componenti di Pace e Bene vivono intensamente i loro incontri, che prevedono abitualmente tre momenti di formazione: uno dedicato all’ascolto di esperti nei vari campi culturali, religiosi, medico-sanitari, con i quali si discutono argomenti di interesse comune; un secondo che ha come fulcro la celebrazione eucaristica e, a conclusione di ogni incontro, quello della convivialità durante il quale si ascolta musica, si canta, ci si racconta e si consumano in allegria e serenità buoni dolci preparati dalle signore del gruppo. È questo un momento particolarmente sentito da tutti, perché ognuno si sente parte di un gruppo che si nutre di affetto e di calore umano. Amicizia e semplicità Pace e Bene non vive isola- NANÀ BERTÈ to, anzi s’interessa alla vita delle altre parrocchie e organizza uscite sul territorio per curare la relazione con i fedeli della vallata. Pace e Bene è attento anche alle necessità dei fratelli più sfortunati e, a conclusione dell’anno sociale, promuove una vendita di oggetti artigianali, il cui ricavato è devoluto alle missioni. Il gruppo, cui partecipano circa cinquanta persone, ha un organigramma e ognuno ha una mansione, ma il ruolo è annullato dal lavoro comunitario che è svolto in amicizia, correttezza, semplicità e nello spirito di servizio religioso e sociale, come sottolineano le due referenti, le signore Maria Postorino Crupi e Angela Tramontana. È una realtà positiva, soprattutto utile perché promuove in tutti gli aderenti il bene-essere fisico e spirituale, la testimonianza della parola di Dio, il miglioramento del rapporto con gli altri... Auguri a Pace e Bene per ■ quanto ancora realizzerà. Il gruppo “Pace e Bene” è pronto per un nuovo incontro e aspetta anche voi ogni mercoledì nella sala Azzurra, a Gallico P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio; è stato il missionario dei quattro continenti Madonna della Mercede. È stata davvero una bella esperienza. Mi piaceva ascoltare le persone, confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo ostello per i mendicanti della città. Si riempì in poco tempo. Non potendo ospitare tutti, diedi la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni di Dio. Gradualmente l’opera è cresciuta. Ogni giorno centinaia di mendicanti sono nostri ospiti. Le suore al loro servizio sono già quindici”. “Siamo eternamente scolari” P. Taini aveva chiesto a p. Francesco un consiglio da dare a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in missione per aiutare la gente, ma per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi missionari siamo eternamente scolari, non professori. Dalla gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua. Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”. Una nuova stella in cielo Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente a Parma. Vi resterà cinque anni per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti. Noi siamo stati testimoni delle sue scorribande un po’ meno avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi della Casa Madre, nelle navate del santuario San Guido per le sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale. Un anno fa chiese agli altri missionari anziani di fare ciò che faceva lui: lasciare da parte la carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli infatti non ci vedeva più bene e non riusciva più a comprendere le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■ PASQUA... PRIMAVERA Viviamo la stagione più cara dell’anno: il passaggio dall’inverno all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e crea l’uomo e la donna con un corpo ed un’anima. È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore di Dio siano avvenute in primavera. La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo verso la vita eterna, una vera primavera. Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta. missionari Saveriani 2016 MARZO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 IBAN - IT 30 P 02008 05008 000400097150 (UniCredit Banca Roma, Conciliazione B) Il saveriano dei quattro continenti In memoria di p. Francesco Gugliotta P adre Francesco Gugliotta era nato il 2 maggio 1924 a Carbone, piccolo paese della Basilicata di seicento anime, che vantava la presenza di un monastero di monaci Basiliani, costretti a lasciare la Grecia a causa della persecuzione iconoclastica dell’anno 1000. Nella sua lunga esistenza ha dovuto affrontare con la pazienza e la determinazione di un vero lucano le numerose e differenti fasi di un’esistenza spesso avventurosa. Dalla Lucania agli Stati Uniti A quattordici anni Francesco avvertì la chiamata alla vita missionaria. Il suo primo formatore a Massa della Lucania, dall’ottobre del 1938 fino al termine del ginnasio, fu p. Pietro Spinabelli, un montanaro parmense. Questi seppe piantare anche nel cuore degli aquilotti lucani un grande amore per la missione e per i saveriani. Il resto della famiglia Gugliotta salpò invece per gli Stati Uniti in cerca di fortuna. Terminati i suoi studi, p. Francesco fu ordinato sacerdote a Piacenza il 26 ottobre 1952. L’anno dopo raggiunse la sua famiglia negli Stati Uniti, dove riuscì a formare alcune comunità di animazione e formazione missionaria. Vi ritornerà poi nel 1966 dopo la sua prima avventura missionaria in Pakistan Orientale, oggi chiamato Bangladesh. Così si raccontava… “Sono stato prima negli Stati Uniti, poi in Bangladesh e infine in Brasile del nord. La missione in Bangladesh ha avuto un impatto molto forte su di me, causandomi problemi di salute. Ma è stata l’immensa povertà della gente a impressionarmi. Il mio istinto mi ha portato a fare opere di carità. Nel 1962 scoppiò la guerra di confine con l’India. Torturando quattro contrabbandieri, la polizia estorse dalla loro bocca un’accusa contro di me. Per sette mesi sono stato a domicilio coatto, finché decisero di espellermi come persona non gradita”. Il Bangladesh e la prigionia P. Valter Taini, in occasione del 50° di sacerdozio di p. Francesco nel 2012, ha raccolto una memoria scritta sulla sua vita. L’Amazzonia e la cura dei mendicanti “Dal 1970 sono vissuto in Amazzonia. Ho trascorso molti anni a Belem, al santuario della “Zio, ma tu sei Dio?” Due storie dalle strade di Abaetetuba I n questi giorni ho ricevuto per posta un pacco inviato da amici italiani. C’era un po’ di tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo e un po’ di caramelle. Ho consegnato i vestiti a Domenica, responsabile della Pastorale del Minore, perché li distribuisca ai bambini più bisognosi. Ma il materiale scolastico, i giocattoli e le caramelle li ho consegnati a una bambina veramente povera e bisognosa. Si chiama Anna Maria. I regali per Anna Maria Anna Maria è una bambina molto timida, di poche parole, ma ha due occhi che brillano di riconoscenza. Le ho detto che la sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se eravamo già alla fine di gennaio) ha voluto mandarle qualcosa di utile. Davvero, Anna Maria non era ancora riuscita ad acquistare i quaderni, le matite, i colori per l’inizio del nuovo anno scola- 8 p. VITO SCAGLIUSO, sx stico (qui in Brasile comincia a febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il bambolotto e un bel cagnolino hanno riempito il suo cuore di gioia e tenerezza. Le caramelle ha preferito portarle a casa per dividerle con i fratellini. La vetrina del fornaio Mentre le consegnavo il tutto, mi sono ricordato di un fatto che mi è successo pochi giorni prima di Natale. Stavo camminando per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni bambini che si rincorrevano e giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che si chiama “Angelo Custode”. Il padrone Ugo è un mio amico. Dalla porta aperta, l’ho visto mentre, canterellando, metteva in ordine i pani, i dolci e le torte che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane fresco, che metteva l’acquolina. Fuori c’era un bambino di sette-otto anni. Era magro, non aveva camicia, ma solo un paio di pantaloncini sdruciti. Le sue manine erano appoggiate alla vetrina della panetteria e il naso schiacciato contro il vetro. Ma io ho continuato il mio cammino. p. SIRO BRUNELLO, sx Da tre giorni a digiuno Quando sono ritornato, circa dieci minuti più tardi, il bambino era ancora là con il naso contro la vetrina. Certamente sognava un pezzetto di quei dolci che la sua povertà non gli permettevano di raggiungere. Allora, entrai nella panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel bambino appoggiato alla vetrina”. Me li diede senza farmeli pagare. Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto “Come ti chiami?”. “José”. “Hai molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce, rispose: “Sono tre giorni che non mangio quasi niente!” “Allora prendi questi dolci e riempi il tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il sacchetto e sgranò gli occhi, ma non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino. Preghiera arrivata al cuore Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio, tu sei Dio?”. Sono rimasto senza parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo il panettiere che preparava quei pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno di questi pani, perché io e la mia famiglia abbiamo tanta fame!»”. Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore, perché mi hai suggerito un gesto così semplice, ma tanto pre■ zioso! Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti, ad Abaetetuba in Brasile P. Francesco Gugliotta, lucano di Carbone (PZ), è salito al cielo sabato 6 febbraio; è stato il missionario dei quattro continenti Madonna della Mercede. È stata davvero una bella esperienza. Mi piaceva ascoltare le persone, confessare, aiutarle e incoraggiarle. Con l’aiuto di gente generosa, avevo aperto un piccolo ostello per i mendicanti della città. Si riempì in poco tempo. Non potendo ospitare tutti, diedi la preferenza ai mendicanti ammalati. Una suora infermiera accettò di assisterli, fondando una piccola congregazione, chiamata missionarie di san Giovanni di Dio. Gradualmente l’opera è cresciuta. Ogni giorno centinaia di mendicanti sono nostri ospiti. Le suore al loro servizio sono già quindici”. “Siamo eternamente scolari” P. Taini aveva chiesto a p. Francesco un consiglio da dare a un giovane missionario. Questi rispose così: “Prima di tutto cerchi di capire bene il comandamento del vangelo: ‘Va’, predica, cura!...’. Noi andiamo in missione per aiutare la gente, ma per aiutarla veramente, dobbiamo prima capirla e amarla. Noi missionari siamo eternamente scolari, non professori. Dalla gente abbiamo sempre da imparare. Una persona che non è disposta ad ascoltare e ad imparare, è meglio che resti a casa sua. Ma anche a casa sua, ne sono sicuro, uno così farà poca strada”. Una nuova stella in cielo Nel 2011, p. Francesco Gugliotta tornava definitivamente a Parma. Vi resterà cinque anni per cure mediche e come confessore nel santuario Conforti. Noi siamo stati testimoni delle sue scorribande un po’ meno avventurose di quelle pakistane e brasiliane lungo i corridoi della Casa Madre, nelle navate del santuario San Guido per le sue visite al tabernacolo, al crocifisso del Conforti e al confessionale. Un anno fa chiese agli altri missionari anziani di fare ciò che faceva lui: lasciare da parte la carrozzina o il bastone per andare a confessare nel santuario. Egli infatti non ci vedeva più bene e non riusciva più a comprendere le confidenze dei suoi penitenti. Sabato 6 febbraio, i suoi occhi si sono spenti e una nuova stella si è accesa nel cielo di Dio. ■ PASQUA... PRIMAVERA Viviamo la stagione più cara dell’anno: il passaggio dall’inverno all’estate, dal freddo al caldo, dall’oscurità alla luce, dalla morte alla Risurrezione. Il “passaggio” dal niente alla vita: Dio crea il cielo, la terra, il mare, i vegetali, gli animali; poi, dopo una pausa di silenzio, disegna e crea l’uomo e la donna con un corpo ed un’anima. È bello e forse giusto pensare che tutte queste meraviglie dell’amore di Dio siano avvenute in primavera. La Pasqua cristiana, Cristo che per noi muore e risorge è il più grande passaggio che esista, introduce una vita nuova, un nuovo esodo verso la vita eterna, una vera primavera. Auguri di Buona Pasqua dalla comunità saveriana di Udine. Chiediamo al Signore una Pasqua di primavera, un cammino verso la vera luce. Ci sono nuvole, servono per farci sognare il sole; c’è qualche notte ma, per chi ama, la notte è sempre corta. missionari Saveriani 2016 MARZO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Esperienza che cambia la vita Intervista al cesenate mons. Giorgio Biguzzi Giorgio Biguzzi, otM ons. tant’anni, cesenate, ve- scovo emerito di Makeni, è tornato in Italia dopo 35 anni vissuti in Sierra Leone, “la casa lontano da casa” come la definisce con affetto venato di nostalgia. C’è in lui una serena pienezza che forse ha proprio quel nome: felicità. Ha superato dieci anni di guerra, il rischio del contagio di Ebola, contatti a dir poco azzardati con bande di ribelli feroci. È stato testimone di crudeltà sconvolgenti, ha affrontato un impegno di evangelizzazione in un Paese a stragrande maggioranza islamica, ma anche qualche attacco di malaria. Cosa l’ha spinta verso la missione? Sono cresciuto a Cesena e ho fatto il seminario a Bologna, poi verso i vent’anni mi sono chiesto cosa avrei voluto fare della mia vita. Beh, lì ho sentito come un grande amore, ho capito che la cosa che desideravo sopra ogni altra era andare in missione. Ho scelto di entrare nell’ordine dei saveriani. Cosa ha lasciato in Sierra Leone? Tanto, anche perché la mia vita da adulto l’ho vissuta lì. Ho lasciato persone che ho conosciuto bambine e che ora sono genitori, ho visto un popolo crescere attraverso la tragedia della guerra, da cui è emersa una nuova società, molto diversa dalla nostra, caratterizzata da un miscuglio di etnie e di lingue, da una scolarizzazione molto bassa e da un al- a cura di ELIDE GIORDANI tissimo rischio sanitario. C’è una maggioranza di musulmani, ma i rapporti sono cordiali e con loro sono cresciuto anch’io. È diventato un po’ africano? (Ride di gran gusto) Non sono andato come turista o imprenditore, ma come missionario cattolico, ad annunciare Cristo e condividerlo con chi lo vuole accettare. Poi, come impone la nostra fede, se c’è un fratello che ha bisogno, ti fermi con lui. C’è qualcosa della realtà africana migliore di quella di casa? Sì. Per esempio, se vuoi fare un bagno di umanità è proprio in Africa che devi andare. È gente gioiosa e cordiale e ci si sente coinvolti dai suoni, dai colo- ri sgargianti, dalla musica alta, dagli odori pungenti, dal movimento continuo della gente, da un’umanità che pulsa. Ti salutano, ti vengono incontro e anche sui mezzi pubblici non è che s’immergono nel giornale. Si parla e qualche volta si raccontano anche cose dolorose. Il rapporto umano è molto aperto e spontaneo. Mai avuto dubbi o voglia di arrendersi? Ho avuto una vita piena, e ringrazio il Signore perché ancora oggi a 80 anni posso sentirmi immerso in questo fiume vivo di cui sono stato parte, ma, certo, ci sono stati momenti in cui mi sono detto ‘ma chi me l’ha fatto fare?’. E in quei frangenti cos’ha fatto? Il Signore c’è sempre stato e qualche volta gliel’ho detto, ‘ma dove mi hai cacciato?! Io non sono venuto qua per i miei capricci’, poi però mi sono rimboccato le maniche. Quando è capitato? In molte occasioni. Durante la guerra ho visto cose terribili, ho vissuto nella violenza, in situazioni da cui non si vedeva via d’uscita. Ma anche quando i ribelli hanno rapito alcune consorelle, tra cui Lucia Santarelli, anche lei di Cesena, e le hanno tenute prigioniere per 55 giorni... beh, la tentazione di raggiungere l’aeroporto o di passare il confine e andare verso la Romagna solatia c’è stata. Anche con un abito talare addosso restiamo uomini con le nostre debolezze. Ma sono contento di essere rimasto là. Nessun missionario del resto parte mai da solo. Parte appoggiato da una famiglia, da una comunità, da una cultura e da una ■ fede che lo sorreggono. Resto del Carlino, 17 gennaio 2016, pagina 4 Due incontri sulla misericordia È proprio vero: Dio ci tiene sul suo cuore L a parrocchia di San Pietro in Vincoli lunedì 18 gennaio ha organizzato una serata con canti, rappresentazioni, testimonianze e preghiere per riflettere sull’anno giubilare della Misericordia. Era presente il vescovo mons. Lino Pizzi e il vicario emerito. Dio, che è misericordia, tiene il nome dei suoi figli sul cuore. Noi viviamo per la misericordia di una donna che ci ha portati nel suo ventre. Oggi le paure ci fermano e ci bloccano nel nostro vivere, perché non abbiamo più la fiducia reciproca. Senza la misericordia siamo burocrati delle regole e analfabeti del cuore di Dio. La parabola del Buon Samaritano Col canto “Misericordias Domini in aeternum cantabo” la solista Felicia si avvicinava all’altare, alla croce e allo schermo dove erano state proiettate le slide di Gesù misericordioso, la croce, un uomo, la colomba. Elena della Caritas di Forlì ha raccontato la sua bella storia di laureata in economia internazionale, che da impiegata di banca ha formato una casa famiglia con figli naturali e adottati, cioè una famiglia di misericordia. La misericordia di Dio è più grande della nostra miseria. Abbiamo concluso con la realistica rappresentazione della parabola del buon samaritano che invita a far misericordia o a diventare misericordia. L’uomo viandante nel mondo s’imbatte in due briganti che lo derubano e malmenano, lasciandolo ferito sulla strada. Il sacerdote e il levita passano oltre per non insanguinarsi. Solo il samaritano si ferma, lo benda e lo porta alla locanda. L’aggiornamento di laici e sacerdoti È stato invitato mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, di 92 anni, che ha parlato Il gruppo protagonista del recital sulla misericordia, nella parrocchia di S. Pietro in Vincoli 8 p. DINO MARCONI, sx Mons. Biguzzi ha festeggiato il suo 80° compleanno il 4 febbraio con la comunità di Brescia, dove vive da qualche anno. Auguri Eccellenza! Ad multos annos... Mons. Luigi Bettazzi ha parlato sulla misericordia a laici e sacerdoti I NOSTRI MISSIONARI MARTIRI p. D. MARCONI, sx ai laici e sacerdoti. Dal 1962 ha potuto partecipare al Concilio Vaticano II. Ha ricordato di essere stato uno dei 50 firmatari del patto delle catacombe di Domitilla, per la missione della chiesa a favore dei poveri. Egli ha sottolineato che nel documento conciliare Nostra Aetate ebrei e musulmani sono riconosciuti come nostri fratelli. Così fece Giovanni Paolo II e così fa oggi anche papa Francesco, con la visita alla sinagoga e alla moschea. Le religioni sono vie di salvezza nel dialogo culturale fraterno. In occasione del ritiro dei giovani preti a San Pietro in Vincoli p. Marano, reduce dal Burundi, ha allestito la mostra di pannelli sulle opere di misericordia dell’editrice Emi, per illustrare la carità dei cristiani. ■ Nel cinquantenario del martirio di Dom Helder Camera, è iniziata l’inchiesta tra i missionari del Congo Belga, Zaire e Congo Democratico sul martirio e le virtù di p. Carrara, p. Didonè, Fr. Faccin (nelle foto), e l’abbè Anastasio. Si potrà avviare la causa di beatificazione dei nostri martiri del Congo da sottoporre alla Congregazione della causa dei Santi. Sarebbe profetico unire tutti i martiri missionari della diocesi di Uvira e Bukavu, dalla fondazione delle diocesi locali fino al martirio del vescovo mons. Munzuhirhwa. Padre De Zen commentò la tragedia dell’uccisione dei missionari saveriani: “La nostra certezza è che Uvira non è morta; ma che è stata soltanto purificata d’una grande passione che l’ha disposta ai nuovi itinerari divini”. I martiri moderni africani, riconosciuti dalla chiesa, vissero nel periodo coloniale come catechisti e suore, e morirono per la fede in Gesù Cristo e i suoi valori. Basta pensare a suor Bakita la più conosciuta, ai catechisti Lwanga e compagni beatificati da Paolo VI nel 1964 e visitati da papa Francesco nel 2015. Nyerere, che è già stato riconosciuto venerabile, disse: “Vorrei accendere una candela e metterla in cima al monte Kilimanjaro, affinché illumini al di là delle nostre frontiere, dando speranza a quanti sono disperati, portando amore dove c’è odio e dignità dove prima c’era solo umiliazione”. 2016 MARZO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 IBAN - IT 91 L 03359 01600 100000107863 (Banca Prossima, Salerno) Non più ospiti, ma fratelli Come rispondiamo al fenomeno dei migranti? diocesano MigranL’ Ufficio tes è stato attento all’evol- versi dei fenomeni migratori che hanno caratterizzato il territorio della diocesi (solo nel porto di Salerno sei sbarchi di oltre seimila profughi e richiedenti asilo). Sua missione principale è stata promuovere la nascita di nuove comunità di immigrati, che contribuiscano a formare, nel territorio che li ha accolti, uno spirito di accoglienza. Supporto reciproco e accordi… La nascita di nuove realtà associative ha dato forza a questo processo di integrazione, dando vita a una volontà condivisa: vedersi non più ospiti ma fratel- li. Queste comunità godono di completa autonomia e sono state inserite nella rete delle politiche sociali degli enti e delle amministrazioni di riferimento. Non è possibile dimenticare le innumerevoli emergenze che hanno investito il nostro territorio. L’ufficio Migrantes, in accordo con le diocesi vicine e gli altri enti assistenziali e diocesani, ha garantito supporto spirituale, di prima accoglienza e accompagnamento. Sono stati avviati protocolli d’intesa con le istituzioni ed è stata rafforzata la collaborazione con le realtà diocesane che s’impegnano a promuovere l’uguaglianza dei diritti, fondamento inalienabile per un mondo che mira alla verità. don ROSARIO PETRONE Tanti momenti di condivisione Nel territorio della diocesi è sorta una fitta rete collaborativa, che vede la partecipazione, a vario titolo, di sacerdoti, religiosi e collaboratori laici. Da segnalare la cooperazione con la Caritas, i saveriani, l’ufficio missionario, il Laicato saveriano, l’associazione “Migranti senza frontiere” e le Acli, i quali promuovono vari momenti di condivisione con tutte le comunità presenti. Incontri periodici sono promossi dai saveriani di Salerno con tutte le comunità presenti sul territorio, per venire incontro alle problematiche che si presentano (lavoro, scuola, difficoltà). Sono organizzati anche Una famiglia più grande Le emozioni di un viaggio missionario C i soffermiamo a guardare qualche foto e il breve video dell’ultimo viaggio in Burkina, dal 9 al 29 gennaio 2016. Ogni sguardo ci ricorda un istante metabolizzato e inciso nel cuore. Ci soffermiamo solo sui piccoli gesti che hanno lasciato in noi un segno indelebile. La quarta valigia… In Burkina Faso abbiamo pensato davvero come bloccare il tempo, ma non ne siamo stati capaci. Ricordiamo con gioia i volti di quei piccoli che correvano a piedi scalzi in silenzio tra le nostre braccia e vediamo nei nostri occhi il sorriso di quei bambini al momento di un bon bon. Non dimenticheremo mai la loro accoglienza che ci ha fatto 8 sentire subito a casa. Ogni anno, tanti incontri confermano l’efficacia degli aiuti ricevuti: una ragazza ci ha ringraziato per aver avuto la possibilità di diventare insegnante, un giovane ci ha fermato lungo la strada ringraziandoci ancora per aver dato alla sorella la possibilità di una visita oculistica a Ouaga. Nulla può essere depennato, solo alimentato dalla gioia. Siamo partiti con tre valigie, tornando con quattro. La quarta (quella del cuore) sarà sempre piena, alimentata di anno in anno da piccole emozioni. La visita a famiglie e ammalati Malgrado il breve soggiorno, abbiamo realizzato tutti i progetti Don Pasquale Mastrangelo, direttore del Centro missionario di Salerno, e Bernardetta Russo, della parrocchia di San Paolo di Salerno, sono stati in Burkina Faso per controllare alcuni progetti B. RUSSO e don P. MASTRANGELO in programma (alfabetizzazione, salute, alimentazione, infrastrutture). La parrocchia di San Giovanni Evangelista di Gelgen ha un’estensione di circa 30 chilometri. Il territorio è diviso in sette settori con 24 succursali. Siamo diventati i canali che raccolgono piccoli sacrifici e offrono grandi gioie; così circa 300 ragazzi hanno avuto la possibilità di studiare. Con la visita alle famiglie abbiamo incontrato anziani e ammalati. Abbiamo offerto sei carrozzine per i diversamente abili e la possibilità di effettuare uno screening di controllo per la salute. Anche sotto una tenda e seduti sulle pietre, con strumenti musicali semplici, le celebrazioni sono gioiose e tutti partecipano. Speranza di un nuovo futuro Nel Paese ci sono tante realtà e ognuna è affrontata in modo differente. Abbiamo conosciuto fra Vincenzo e suor Bartolomea, missionari camilliani al servizio della Parola di Dio. Oggi, una grande famiglia di “ultimi” (lebbrosi, donne anziane abbandonate, bambini malnutriti) li considera come il papà e la madre, attraverso i quali giunge loro la misericordia di Dio. Malgrado la tensione del postattentato che ha turbato la calma del popolo del Burkina, siamo riusciti a portare a termine il programma previsto, incontrando vecchi e nuovi amici con cui abbiamo condiviso la speranza di ■ un nuovo futuro. Migranti al confine della Serbia... una scena che si vede sempre di più momenti di condivisione (Messa di Natale, Via Crucis vivente, convegni), senza dimenticare la “Festa dei Popoli”, giunta nel 2016 alla settima edizione. In questa occasione, tutte le comunità della diocesi, attraverso cultura e folklore, manifestano la gioia dello stare insieme. Queste giornate di festa, precedute dalla celebrazione Eucaristica, vedono la partecipazione anche di comunità extra-diocesane, mostrando così al territorio ospitante, che non esistono divisioni e fazioni, ma si è tutti partecipi della stessa gioia. Immagine di una chiesa unita Nell’ultimo incontro a Pompei, con mons. De Luca si è analizzato e promosso il vademecum dell’accoglienza nelle parrocchie, costituendo un’equipe divisa per metropolita. Essa andrà a informare, spiegare, testimoniare, sensibilizzare le numerose realtà parrocchiali sull’accoglienza. La presenza numerosa e multiculturale ha portato a una stret- ta sinergia con gli Uffici diocesani, mostrando all’immigrato un’immagine unita della chiesa. L’ufficio Migrantes si è fatto, inoltre, promotore di uno sportello per immigrati a Salerno, richiedendo l’accreditamento per il servizio civile, in modo che i giovani della diocesi possano capire il fenomeno migratorio da vicino. Il Signore nelle difficoltà degli ultimi Stiamo pensando anche a una casa di accoglienza per detenuti stranieri, in collaborazione con comune e ministero di Grazia e Giustizia, che sono alla fine della pena, per impegnarli in lavori socialmente utili. Il fenomeno immigrazione, purtroppo, mostra anche tanti lati negativi. Le chiusure sono tante e il lavoro pastorale ha molteplici difficoltà. Ma siamo in tanti a credere che pregare e operare insieme come unica chiesa porti i suoi frutti. Ringraziamo il Signore per l’opportunità di incontrarlo ogni volta proprio nel■ la difficoltà degli ultimi. LA MISERICORDIA È PERDONO p. NAZZARENO CORRADINI, sx “Dio è innamorato della nostra piccolezza”. Così il papa definisce in modo sintetico ciò che noi affermiamo quando diciamo che Dio è misericordioso. Vero Dio e vero uomo nella sua incarnazione ha assunto volontariamente e liberamente i due estremi della nostra fragilità: la nascita e la morte. Da onnipotente si è fatto quasi impotente, dalla vita è passato alla morte. Ero carcerato e mi avete visitato. Tra le opere di misericordia questa ci sembra la più strana. Dio, capace del vero genio dell’amore, vede un potenziale santo in un attuale peccatore. Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Dio fatto uomo è il rifiutato per eccellenza, ma per conto suo non rifiuta nessuno. Due santi confessori a Roma. Papa Francesco ha voluto che venissero a Roma nel centro della cattolicità due santi confessori: padre Pio e padre Leopoldo, veri santi martiri del confessionale. La misericordia si attua soprattutto attraverso il perdono dei peccatori. Chi è esperto della confessione sa molto bene che questo sacramento è spesso più un refugium lamentorum che… peccatorum. D’altra parte se il sacerdote non è capace di consolare gli afflitti, è meglio che cambi mestiere. Quante persone hanno trovato nel confessionale sacerdoti che li hanno consolati, confortati e rifatti al nuovo! Ancora incontriamo fedeli che hanno una certa paura del confessore. Se l’anno della misericordia ottenesse che i confessori fossero più somiglianti a Gesù buon pastore, il primo a goderne sarebbe proprio papa Francesco... 2016 MARZO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio) TAVERNERIO In Africa tra tam tam e internet Bugwana, una grande piazza animata proprio arrivare D ovevo di persona, per rendermi conto che Bugwana non era un villaggio. Era una sorta di grande piazza, dove erano cresciute la chiesa, le scuole elementari e secondarie del comune; il liceo statale e la scuola di arti e mestieri, con relativo collegio, gestita dai missionari. Telefonare sulla collina Durante le mattinate della settimana, la grande piazza brulicava di ragazzi, ragazze, insegnanti e professori. La domenica, invece, era la chiesa a riempirsi di gente e di canti. Tutto intorno non c’era nient’altro che savana africana, incolta, inaridita dal sole equatoriale, trapuntata qua e là da piccole capanne di paglia e fango. Sullo sfondo, il paesaggio sembrava non aver mai cambiato nulla, da quando era stato creato. Quando giunsi, a Bugwana esistevano solo tre telefonini: quello del parroco, il mio, che avevo portato con me dal Messico e quello che il parroco aveva concesso in dote a un catechista. E ci volle altro tempo, prima che il sindaco disponesse di un telefonino. Alla fine anche il direttore scolastico prese a comunicare col cellulare. E allora succedeva che, quando qualcuno voleva telefonare, doveva arrampicarsi sulla collina, alle spalle della chiesa, per cercare… campo libero. Poi alzava il braccio in alto, teneva il telefonino lontano dalla bocca e finalmente poteva cominciare a parlare, gridando ad alta voce. Intorno, nel frat- p. OSCAR ZAPATERO, sx tempo, si formava un cerchio di bambini e giovani, in preda alla curiosità. Anche le donne arrivavano e restavano lì, incantate. Gli uomini, invece, volevano spiegazioni da me, perché non capivano come la voce di mia mamma, che abitava lontano, in Messico, potesse entrare in quella piccola scatola di plastica che tenevo in mano. I cellulari venduti dai cinesi Dopo i missionari, a Bugwana arrivarono anche i cinesi che hanno iniziato a vendere cellulari di tutti i tipi: nuovi, usati, rotti. Tanto ci pensavano i giovani che hanno imparato subito a farli funzionare. Il giorno di mercato, i cinesi vendevano anche piccoli pannelli solari per caricare le batterie dei telefonini. I prezzi Pasqua dell’accoglienza L’esperienza dei saveriani di Tavernerio È Pasqua ed è tempo di auguri. Noi, saveriani di Tavernerio, inseriamo gli auguri in un’esperienza di accoglienza che abbiamo iniziato, per assecondare le richieste pastorali del papa. Coraggio e generosità Francesco ha lo stile concreto, diretto, del pastore. Sa bene che in questo nostro mondo pieno di conflitti vivono uomini e donne che portano in cuore sangue buono e che possono dare molto. Per questo motivo, si prende il coraggio e la libertà di affermare: “Preferisco una chiesa disastrata, in uscita, rispetto a una chiesa perfetta, ma chiusa nel recinto”. Quando la tragedia dei gommoni del mar Mediterraneo e dell’Egeo ha cominciato a mie- 8 tere vittime tra i bambini, una domenica, in piazza san Pietro il papa ha esortato: “Ogni parrocchia accolga una famiglia di migranti; i conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati... Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio l’accoglienza nei conventi vuoti”. Non possiamo restare indifferenti Noi saveriani ci siamo sentiti doppiamente interpellati. Per prima cosa perché papa Francesco ci incoraggiava: “Bisogna andare oltre la semplice elemosina, occorre accompagnare con gesti concreti il percorso di integrazione di immigrati, profughi e rifugiati”. Inoltre, noi missionari ab- La Pasqua di Cristo illumina di Misericordia la volontà che Dio ha di salvare la vita sulla terra p. LINO MAGGIONI, sx biamo condiviso per anni le condizioni di vita degli africani che ci accoglievano nelle loro capanne. Ci siamo riuniti, abbiamo cominciato a mettere gli occhi su cinque stanzette, isolate dal Centro di spiritualità. Erano lì, vuote, pronte per eventuali emergenze. Ci siamo detti che avremmo potuto destinare quelle cinque stanzette all’accoglienza di due coppie di sposi rifugiati. Il secondo passo è stato rivolgerci alla Caritas che si sarebbe fatta carico della prassi burocratica e delle richieste per ospitare dei rifugiati. Certo non era qualcosa di semplice; occorrevano criterio, responsabilità e coraggio. Auguri densi di gratitudine Così, le due giovani coppie di nigeriani celebreranno la prima Pasqua in Italia, in una casa. Intanto, la cooperativa Symploké, promossa dalla Caritas diocesana di Como, ha adattato e arredato le due abitazioni in base alle esigenze degli ospiti. In seguito, superato il momento dell’ambientazione, la stessa cooperativa Simploké assicurerà loro un corso di lingua, perché possano imparare a parlare e scrivere in italiano. Il parroco di Tavernerio, da parte sua è attivo per favorire l’integrazione degli ospiti nella comunità. E siccome i nostri ospiti sono battezzati, esprimono la loro riconoscenza augurandoci una “buona e santa Pasqua”. ■ Dieci anni fa, p. Oscar Zapatero partì dal Messico. I saveriani lo avevano destinato a Bugwana, una missione del Burundi, con sessantacinquemila abitanti. Bugwana è situata nella terra di mezzo, tra il Burundi e il Ruanda. A volte l’espressione “terra di mezzo” prende il significato di “terra di incontro”; a volte, invece, prende il significato di “terra di nessuno”. Noi di Tavernerio abbiamo avuto la possibilità di incontrare p. Oscar e non ci è sembrato vero di ascoltare da lui come sia seminato il vangelo a Bugwana. erano stracciatissimi. Ma i giovani, arrivavano perfino a digiunare, per raccimolare i soldi necessari a pagarli… Due anni fa, alcuni amici di un saveriano italiano, erano arrivati in safari fino a Bugwana e non mancarono di commentare: “L’Europa ha impiegato cento anni ad eliminare le distanze, cento anni per andare sempre più veloci e arrivare così a conoscere il mondo stando fermi al proprio posto; A Bugwana, in Burundi, i cellulari sono davvero di ogni tipo! a Bugwana, intam a “internet”. ■ vece, sono bastati dieci anni. In (continua nel riquadro) dieci anni siete passati dal tam CENTRO DI INFORMATICA NELLA SAVANA p. O. ZAPATERO, sx Quegli stessi amici ottennero da una fondazione tedesca, specializzata nella diffusione dei “social media”, di raggiungere Bugwana per installare gratuitamente un Centro d’informatica aperto a tutti. E, di fatto, installarono un laboratorio “internet”, molto più veloce del laboratorio che i saveriani hanno a Bujumbura, la capitale del Burundi. Ora, da un anno a questa parte, studenti, professori, giovani e adulti, hanno cominciato ad avere l’accesso informatico alle biblioteche di tutto il mondo e si appassionano nelle ricerche. Gli insegnanti attingono da internet molto materiale per le loro lezioni. Perfino alcune donne, vestite umilmente, e con il bambino che dorme sulla schiena, si siedono davanti a uno schermo e apprendono le nuove tecnologie digitali. È come se Bugwana avesse aperto per la prima volta una grande finestra sul mondo. La gente impara a uscire dal chiuso, sogna una vita più degna, una vita senza guerre, che oggi è possibile in altre parti del mondo e che un giorno sarà forse possibile anche per i figli che dormono sulla schiena delle mamme burundesi. Io, come missionario, invece, ho già cominciato a chiedermi: come si fa a seminare il vangelo di Gesù nei computer del Burundi? QueP. Oscar Zapatero, saveriano sto chiedo anche agli amici dei messicano, ci racconta la missione missionari saveriani di Tavernedi Bugwana, in Burundi; a gennaio è stato a Tavernerio per il corso rio: ricordatevi di pregare anche sui social media per noi di Bugwana. 2016 MARZO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza) “Zio, ma tu sei Dio?” Due storie dalle strade di Abaetetuba I n questi giorni ho ricevuto per posta un pacco inviato da amici italiani. Il Gruppo missionario di Lonigo non mi dimentica mai e anche altre persone, che hanno adottato bambini brasiliani, ogni tanto mandano qualcosa per i loro “figliocci”. Nel pacco c’era un po’ di tutto: vestiti nuovi e usati, materiale scolastico, qualche giocattolo e un po’ di caramelle. Ho consegnato i vestiti a Domenica, responsabile della Pastorale del Minore, perché li distribuisca ai bambini più bisognosi. Ma il materiale scolastico, i giocattoli e le caramelle li ho consegnati a una bambina veramente povera e bisognosa. Si chiama Anna Maria. I regali per Anna Maria Anna Maria è una bambina molto timida, di poche parole, ma ha due occhi che brillano di riconoscenza. Le ho detto che la sua madrina italiana si è ricordata di lei e per Natale (anche se eravamo già alla fine di gennaio) ha voluto mandarle qualcosa di utile. Davvero, Anna Maria non era ancora riuscita ad acquistare i quaderni, le matite, i colori per l’inizio del nuovo anno scolastico (qui in Brasile comincia a febbraio). È stata una vera provvidenza! Certamente anche il bambolotto e un bel cagnolino hanno riempito il suo cuore di gioia e tenerezza. Le caramelle ha preferito portarle a casa per dividerle con i fratellini. La vetrina del fornaio Mentre le consegnavo il tutto, mi sono ricordato di un fatto che mi è successo pochi giorni prima p. SIRO BRUNELLO, sx di Natale. Stavo camminando per una strada di Abaetetuba, osservando le persone che si affrettavano per le loro spese e alcuni bambini che si rincorrevano e giocavano. Quasi all’angolo della strada c’è una panetteria che si chiama “Angelo Custode”. Il padrone Ugo è un mio amico. Dalla porta aperta, l’ho visto mentre, canterellando, metteva in ordine i pani, i dolci e le torte che stava preparando. Sulla strada si sentiva un profumo di pane fresco, che metteva l’acquolina. Fuori c’era un bambino di sette-otto anni. Era magro, non aveva camicia, ma solo un paio di pantaloncini sdruciti. Le sue manine erano appoggiate alla vetrina della panetteria e il naso schiacciato contro il vetro. Ma io ho continuato il mio cammino. Echi del viaggio in Thailandia Assaggio di missione nella terra del sorriso 2015 è stata caratL’ estate terizzata da un viaggio che ci ha portato a immergerci in una cultura estranea alla nostra. La Thailandia ci ha regalato emozioni e nuove amicizie, facendoci aprire gli occhi su alcuni aspetti della nostra vita. Così, dopo un po’ di mesi dal nostro ritorno, ospiti di don Giampaolo e della parrocchia di Caldogno (VI), ci siamo rincontrati, per raccontare alcuni tratti salienti di questa esperienza. Rispetto reciproco e confronto Fin da subito siamo stati accolti non come “farang” (occidentali), ma come amici di quei missionari che affrontano la sfida di portare il vangelo. L’entusiasmo che li spinge a mettersi al servizio degli ultimi non ha lasciato indifferente la comunità in cui vivono. Così, attorno a loro si sono radunati cristiani e buddhisti, in un clima di collaborazione e reciproco rispetto. Abbiamo partecipato alle ore di religione nelle scuole cattoliche dove, nonostante la presenza di crocefissi o immagini cristiane sacre, anche chi non professa la fede cristiana non è infastidito, ma anzi accoglie con rispetto questi segni gettando la base di un dialogo interreligioso. I “ragazzi delle fabbriche” sono giovani che lavorano sette giorni su sette nelle fabbriche di Bangkok e nel tempo libero frequentano la parrocchia. Con loro abbiamo trascorso momenti di divertimento, confronto e preghiera. Una “sveglia” per la nostra fede Condividere la giornata dei saveriani ci ha permesso di conoscere gli slums, i villaggi del nord o i campi profughi birmani. Proprio in questi luoghi, si vede il bisogno essenziale di figure come i missionari, che si dedicano interamente a persone spesso abbandonate a se stesse. Nonostante le difficoltà economiche e sociali, abbiamo constatato che la Thailandia è la terra del sorriso. L’accoglienza dimostrata è stata sorprendente. Eravamo invitati senza diffidenza ad entrare nelle loro case, dove ci offrivano dell’acqua o talvolta, come se non bastasse, la cena. In generale, questo assaggio di missione ha risvegliato la nostra fede, permettendoci di riscoprire la bellezza e il valore della preghiera e della Messa. A casa dei ragazzi delle fabbriche, ci siamo radunati per terra, attorno a uno scatolone che faceva da altare, e abbiamo partecipato alla celebrazione. Qui abbiamo riscoperto un nuovo valore di chiesa, che non dipende dalla struttura o dalla cerimonia, ma dal condividere il desiderio dell’incontro con Dio. Grazie a Dio per l’opportunità concessa di conoscere persone di un’altra parte di mondo. Grazie ai saveriani, testimoni gioiosi della presenza di Dio in mezzo ai non cristiani e ai più poveri. ■ I ragazzi di Vicenza in Thailandia con p. Alex Brai, a sinistra, durante il viaggio della scorsa estate 8 FEDERICO COSTA Padre Siro Brunello durante il battesimo degli adulti, ad Abaetetuba in Brasile Da tre giorni a digiuno Quando sono ritornato, circa dieci minuti più tardi, il bambino era ancora là con il naso contro la vetrina. Certamente sognava un pezzetto di quei dolci che la sua povertà non gli permettevano di raggiungere. Allora, entrai nella panetteria e chiesi a Ugo di prepararmi un sacchetto con qualche pane e alcuni dolci per “quel bambino appoggiato alla vetrina”. Me li diede senza farmeli pagare. Uscendo mi sono avvicinato al bambino e gli ho chiesto “Come ti chiami?”. “José”. “Hai molta fame?”. Il bambino abbassò gli occhi in terra e, sottovoce, rispose: “Sono tre giorni che non mangio quasi niente!” “Allora prendi questi dolci e riempi il tuo stomaco!”. Sorrise, aprì il sacchetto e sgranò gli occhi, ma non mi disse niente. E io ho proseguito il mio cammino. Preghiera arrivata al cuore Avevo fatto pochi passi, quando mi sono sentito tirare la camicia. Era lui, José… Stava morsicando un pane e mi chiese: “Zio, tu sei Dio?”. Sono rimasto senza parole, ma poi gli ho chiesto perché. E lui… “Mentre guardavo il panettiere che preparava quei pani, dicevo nel mio cuore: «Papà del cielo, mandami qualcuno di questi pani, perché io e la mia famiglia abbiamo tanta fame!»”. Quella preghiera m’era arrivata al cuore. Grazie, Signore, perché mi hai suggerito un gesto così semplice, ma tanto prezioso! ■ CARO P. UCCELLI, TI SCRIVO Il servo di Dio p. Pietro Uccelli nacque a Barco (RE) il 10 marzo 1874 e morì a Vicenza il 29 ottobre 1954. Le sue spoglie riposano nella cappella S. Pietro di Alcantara, presso i saveriani di Vicenza. Accanto alla tomba, in un grande quaderno, si succedono pagine di preghiere fiduciose. Così, tanti devoti comunicano a noi lettori speranze ed emozioni. Caro p. Uccelli, ti raccomando C., per le decisioni che sente di dover prendere (p. G.V.). Caro p. Uccelli, ti affido la mia famiglia, proteggi i miei figli e i miei nipoti e tutti i bambini del mondo. In particolare ti affido papa Francesco, il nostro vescovo Beniamino e tutti i sacerdoti e le vocazioni. Grazie! Amen! (N.N.). Grazie per avermi aiutato nel trovare lavoro. Sono certo del tuo aiuto (C). Caro Padre, ti prego di intercedere per ristabilire amore, pace e armonia in famiglia. Ringrazio e confido nel tuo aiuto e in quello di san Giuseppe protettore delle famiglie. Solo pace tra i fratelli e tutto il resto viene da sé. Con affetto, (C). Non so come, ma sono sicura che ci aiuterai, che continuerai a proteggerci. Grazie (N.N.). Caro p. Uccelli, oggi ti conosco per la prima volta e spero di imparare da te cosa è la carità cristiana e la missione in questo mondo così difficile. Un bacio (E). Caro Padre grazie di tutto. Continua se puoi a proteggerci con l’aiuto di S. Giuseppe, nella nostra vita quotidiana e nei nostri viaggi. Con infinita riconoscenza (Fam. M). Chi ha ricevuto grazie dal Signore, per intercessione del servo di Dio di p. Pietro Uccelli, può comunicarlo a p. Gianni Viola, Postulazione Saveriana viale S. Martino 8, 43123 Parma; e-mail: gianniviola@ email.it 2016 MARZO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino) Cambiare il mondo si può I missionari del nordest s’incontrano I n una giornata piena di sole, il 5 febbraio, gli Istituti missionari del Nordest (Veneto e dintorni), facenti parte del Suam (Segretariato unitario d’animazione missionaria) si sono ritrovati nella casa della comunità di Villaregia a Pordenone. Erano presenti i comboniani e le comboniane, i saveriani, i padri Bianchi, lo Sma (società missioni africane) e le suore dell’Nsa (nostra signora dell’Africa), la Consola- ta, i Verbiti e l’Alm (associazione laicale missionaria). Era un miscuglio di gioventù e di saggezza, provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo missionario. Misericordia è amare al futuro Ci ha aiutato a riflettere Magi della comunità di Villaregia sul tema della “Misericordia di Dio”. Dopo averci donato le sette parole con cui la misericordia I missionari del nordest si sono ritrovati a Pordenone per confrontarsi e migliorare l’animazione missionaria sul territorio p. OLIVIERO FERRO, sx viene nominata nella Bibbia, ci siamo immedesimati nella missione di Mosè che ha percepito il nome di Dio come il misericordioso (Es 34,5-8). L’uomo è il primo destinatario della misericordia e Dio si fa carico di lui, perché è sempre eterna la sua misericordia. L’ascolto di due testimonianze (un palestinese e una del Burundi) ci hanno fatto capire come in concreto la misericordia di Dio agisce nel cuore degli uomini. Dio s’interessa dell’uomo per farlo uscire dalle sue difficoltà. La misericordia, inoltre, va coniugata con il verbo “amare” al futuro. L’amore non può fermarsi, è sempre in movimento. Basta poco per lavorare bene insieme Dopo questa meditazione pro- 3a puntata: in casa e nel territorio Piccola storia della casa saveriana di Zelarino l’arrivo a Zelarino, si D opo lavora sia per ristrutturare la casa che per trovare altri alloggi agli inquilini che vi abitano. Finalmente, nell’agosto 1949, i lavori possono cominciare in modo continuativo. Subito ben inseriti Abbiamo sistemato i vari ambienti per renderli sempre più vivibili per una comunità di circa 80-90 ragazzi più i missionari e le suore. Oltre a questo, venivano seminate le piante nel parco, coltivato l’orto, curato un pollaio, un porcile e un vigneto, così come i campi vicino alla Villa, dove si va a trebbiare il grano. Tra le costruzioni, la più importante è l’inaugurazione della nuova chiesa il 28 agosto 1960. I saveriani partecipano al Congresso nazionale missionario a Venezia (1954) e al Convegno missionario a Padova (1958). Celebrano tante giornate missionarie nelle diocesi vicine, oltre a Venezia. Collaborano con le parrocchie (messe, ritiri, predicazioni, confessioni) in particolare con quella di Trivignano e di Zelarino (festa del Corpus Domini, mese di maggio alla collina di Fatima...). Buono è il rapporto con i religiosi e le religiose (anche per le confessioni), con le suore (cucina, guardaroba, lavanderia). Siamo presenti anche negli Uffici missionari di Venezia e Padova. La vita degli “apostolini” Dopo i primi arrivi alla chetichella, i ragazzi salgono a un numero notevole (80-90). Le principali attività sono la formazione religiosa e quella umana, oltre alla scuola media (esami pubblici a Padova, Mogliano e Mestre e nel 1964 una commissione in casa per gli esami). Gli “apostolini” arrivano dalle varie case saveriane (Cremona, Vicenza, Udine, Nizza M., Ancona, Vallo della Lucania 8 Gli “apostolini” saveriani della casa di Zelarino: chi si riconosce? p. OLIVIERO FERRO, sx e Sardegna). Nel periodo estivo trascorrono un mese di vacanza a Lamon (BL). Ma nella vita all’Istituto, ci sono molte attività: lavoro manuale (aiuto per le costruzioni della casa e lavoro dei campi), ritiri, veglie di preghiera, banda musicale, olimpiadi e calcio, teatro, pesche di beneficienza, aiuto alle mostre missionarie, costruzione del presepe a Mestre, gite e pellegrinaggi, visioni di film e televisione. Senza contare le celebrazioni, tra cui quelle della promessa apostolica e della vestizione (per gli “apostolini” che passano in noviziato). Quelle visite… illustri Naturalmente, non mancavano le visite dei superiori generali, di altri saveriani e anche dei vescovi (Bassi, Battaglierin, Tissot, Azzolini). Erano accolti i vari patriarchi (Roncalli, Urbani, Cè, Luciani, Scola, Moraglia) e i vescovi Negrin di Treviso e Olivotti, ausiliare di Venezia. I benefattori erano sempre i benvenuti, comprese le famiglie degli apostolini, così pure anche i parroci di Zelarino e din■ torni. lungata, è stato il momento di condividere quello che ogni Istituto missionario fa nel proprio ambiente. Si parte dall’accoglienza e collaborazione sui rifugiatimigranti, alla collaborazione con i gruppi di volontariato. Si stanno formando comunità miste: religiosi e laici. Si lavora nel dialogo interreligioso e nel promuovere la stampa missionaria, mentre è buona la collaborazione con i centri missionari diocesani. E tante altre sono le attività programmate, tutte interessanti… Quest’anno dal 7 al 9 marzo accoglieremo il Suam nazionale, con i rappresentanti di diverse regioni italiane a Verona. Altri obiettivi sono in cantiere, per rendere più viva la fraternità e il lavoro congiunto dei missionari e delle missionarie. Insomma, basta poco per lavorare bene insieme. Facciamo nostri i verbi che papa Francesco ci ha donato qualche tempo fa. Per arrivare ad accogliere, bisogna partire dal comunicare, passando per il condividere e l’ascoltare. Insomma “bisogna camminare a lungo ■ negli stivali degli altri”. Come viviamo la misericordia? I l quarto incontro di formazione dei gruppi missionari del Patriarcato di Venezia si è svolto domenica 21 febbraio. Era guidato dal direttore del Centro missionario don Paolo sul tema “abitare il mondo”. Grandi sfide da affrontare Come sempre si è partiti da alcune situazioni che fanno riflettere, perché abitando il mondo non possiamo girare la faccia dall’altra parte. La parola di Dio ci spinge con forza e tenerezza a capire che dobbiamo trovare delle risposte. Papa Francesco ai giovani della GMG di Rio ricordava che la missione è costruire un mondo migliore. Certo ci sono dei problemi che non possiamo far finta di non vedere: le grandi trasformazioni, le questioni ambientali, la gestione dell’economia, la scarsa democrazia e la corruzione dilagante. Sono sfide che portano in sé grandi conseguenze. La risposta deve essere molto chiara: dobbiamo prenderci la responsabilità di lavorare per cambiare il mondo. Molti si impegnano e così anche i cristiani non possono restare con le mani in mano. Anche noi che abitiamo il mondo, dobbiamo fare la nostra parte con coraggio. Dobbiamo dare spazio alle ragioni del cuore, alla tenerezza (verso noi stessi, il prossimo, il creato e tutti i popoli), farsi accoglienza, saper ringraziare per l’altro e infine costruire relazioni nuove. Allora domandiamoci con sincerità: come vivo la misericordia? Ciò che succede nel mondo come mi interpella? ■ DOMENICA 22 MAGGIO: FESTA PER LE MISSIONI p. FRANCO LIZZIT, sx Una storia del 1956 parla del sacchetto di grano e del bambino che l’ha ricevuto. Tornato a casa, il bambino dice alla mamma. “El Padre il me gà dito che lo impegnimo e che ghe o portemo indrio stasera a e funsion. E po’ el gà dito che lu el va in Cina, e che se non ghe demo da magnare noialtri ai tosi che i va con lu, no i diventa grandi, e xe pezo par noialtri, perché no ghe va nissun in Cina e inveze bisogna che ghe vaga, se no no va in paradiso. Mi vago impegnirlo”. E la mamma rispose: “Speta che vegno anca mi”. E la storia continua: “Una cesta arriva ogni giorno dal forno, è distribuita, sparisce e diventa muscoli, ossa, e vita. Siete voi che date loro la vita di ogni giorno”. A quel tempo il sacchetto del grano “pane per i missionari” era una strategia in tutte le nostre case per sollecitare i benefattori e far mangiare i ragazzi. Oggi non c’è il sacchetto del grano, ma i saveriani di Zelarino aspettano tutti i loro amici per la Festa per le missioni di domenica 22 maggio. Ricordate le emozioni degli anni scorsi? Le novità per i piccoli che per la prima volta vedevano chioccia e pulcini, pony e la mucca Ercolina, reduce gloriosa di tante lotte, sempre vicina ai contadini; la passeggiata in carrozza e il pranzo sociale con tanta cordialità e vivacità! Non dimentichiamo poi la riconoscenza delle missioni che hanno ricevuto in dono il ricavato della festa. Anche quest’anno non mancherà tutto questo e tanto altro. Salvate questa data tra gli appuntamenti importanti e poi… passate parola. Vi aspettiamo numerosi!