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Titolo: ANIME -INFERNOTitolo della scultura: TRICHIEROTAURO (Tri sta per trino: tre teste, chiero da “chierottero”, il nome scientifico dei pipistrelli e tauro, perché la scultura è costituita principalmente da ossa di toro) Dettagli scultura: Apertura alare circa 8 mt, lunghezza ( dalla testa alla coda circa 5 mt) altezza circa 2,50 mt MINOTAURO Personaggio della mitologia classica, il mostro fu relegato nel labirinto creato da Dedalo e ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che gli fornì il filo necessario a ritrovare l'uscita. Dante lo colloca a guardia del VII cerchio dell'Inferno, dove sono puniti i violenti e lo introduce all'inizio del Canto XII. Il mostro, non appena vede Dante e Virgilio, si morde dalla rabbia, ma il poeta latino lo ammansisce ricordandogli che nessuno dei due è Teseo e che Dante non è lì ammaestrato dalla sorella Arianna, bensì per vedere le pene dei dannati. Il demone a quel punto si allontana saltellando come un toro che ha ricevuto il colpo mortale. Il Minotauro era spesso accostato al peccato di lussuria per le sue mostruose origini (l’unione innaturale tra Pasifae, moglie di Minosse e un toro bianco), tuttavia Dante ne fa il simbolo della violenza, in quanto condivide natura umana e bestiale. Alcuni commentatori hanno ipotizzato che il Medioevo, Dante incluso, lo rappresentasse con corpo taurino e testa umana, ma è quasi certo che Dante lo intendesse secondo l'iconografia classica, con corpo umano e testa di toro. Il Minotauro trova il suo riferimento alla testa del toro centrale ed alle ossa della scultura in prevalenza costituite dal toro (la testa, il collo principale, la cassa toracica, le scapole, la spina dorsale e le zampe.) Gustave Dore Giotto - Giudizio Universale Cappella degli Scrovegni William Blake Drago rosso Nei dipinti di Blake si può trovare il riferimento alla testa con le corna del muflone. La testa di capra, anche secondo la tradizione popolare, è un chiaro riferimento al diavolo. L’Illustrazione di Baphomet di Eliphas Levi, nel suo Dogme et Rituel de la Haute Magie, 1855, accompagnava il primo suggerimento di un antico dio cornuto reso clandestino dalla diffusione del Cristianesimo. Sabbat di Francisco de Goya, (1789) Raffaello Sanzio, S Michele e Satana 1518 Museo del Louvre Bassorilievo RiferimentI ai GARGOIL Satana L'immagine di Satana come un mostro simile a una capra cornuta e ungulata è comune in tutte le descrizioni dei Sabba delle streghe del Medioevo, accanto ad altri vari dipinti del Diavolo, dove era spesso descritto come un uomo vestito di nero, un cane o una sinistra capra. Quando dipinto come figura composita umana/animale, il diavolo aveva spesso ali di pipistrello, gli artigli di un rapace e così via. L'aggiunta della forca, che spesso accompagna le immagini moderne del diavolo non divenne popolare sino al XIX secolo. Rappresentazione delle raccolte della Sabba dalle cronache di Johann Jakob Wick (1560– 1587). La scultura è costituita dalle ossa di 8 animali -Testa centrale, collo principale, cassa toracica, spina dorsale, scapole, zampe: TORO - I colli delle due teste laterali: CAVALLO - Una testa laterale: CAPRA - Seconda testa laterale: CINGHIALE - Corna della seconda testa laterale: MUFLONE - Zampe anteriori, parte del bacino, Ali: STRUZZO - Prima parte della coda, spina dorsale: ASINO - Seconda parte della coda, spina dorsale: PECORA L’installazione descrive e raffigura le anime che sono finite all’inferno, in continuità all’installazione “Anime” realizzata presso la Basilica di Gandino. Vicino alla scultura, a diverse altezze, saranno posizionati alcuni palloncini rossi, con inserita una luce led rossa; è previsto inoltre un sottofondo musicale con suoni di temporale e rumori ultraterreni. Sono state inserite anche delle urla dei maiali prima del macello, come riferimento alle anime dell’inferno. La buca del corno Altro elemento di notevole rilevanza che si trova nella Valle Cavallina, è senza dubbio la Buca del Corno, situata sulle pendici a nord delle monte Sega, sopra Entratico, a quota m. 470. E’ una caverna che si sviluppa con le sue diramazioni per 385 metri nei calcari del periodo giurassico. La sua origine è da collegarsi all'azione erosiva delle acque lungo la direttrice di un reticolo di fessure, presenti nella roccia prima che il fiume Cherio scavasse la sua valle. Successivamente il corso d'acqua interno modellò le pareti della galleria principale, determinando la formazione della sala principale con il movimento vorticoso delle acque. Vi si accede tramite un ampio imbocco seguito da una galleria iniziale meandriforme, nella quale si apre un alto vano a camino, detto sala della cascata, con la parete concrezionata a drappeggi. A circa 180 metri dall'ingresso, si giunge nella sala del vortice, la sala più grande, dalla quale dipartono due gallerie: una sopraelevata e asciutta e l'altra percorsa da acqua. La grotta ospita varie specie del regno vegetale appartenenti a gruppi molto diversi, che colonizzano l'ambiente cavernicolo dall'ingresso fino al limite dell'oscurità e oltre. La ricerca archeologica ha evidenziato l'uso della caverna come grotta sepolcrale nell'età del rame. I reperti rinvenuti in vari punti della grotta consistono in frammenti ceramici, cuspidi di freccia in selce, accette in pietra, una collana con anellini di calcite e numerosi resti umani, importanti per la ricostruzione della storia del popolamento nella fascia prealpina bergamasca. Interessante il particolare che in questa galleria siano state rinvenuta ossa umane: in epoche passate pare che la grotta sia stata usata come cimitero, quindi è un riferimento particolare per l’installazione.