Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro
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Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro
Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro PLUS sabato 21 settembre 2002 La storia / I signori del Nord-Est Un impero che fattura otto miliardi di euro La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti Il fatturato di Benetton Group 2,1 miliardi di euro. Altri numeri rendono meglio le dimensioni di una leadership tessile: 60 milioni di chilometri di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6 milioni e mezzo di chili di lana, 110 milioni di pezzi in un anno per una superficie pari a due volte e mezzo il Belgio. La storia di come i quattro fratelli Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943) siano diventati i re del pullover ormai un business case che appartiene alla cultura industriale e non solo italiana. La chiave del successo? Innovazione ovunque: nei processi, nel marketing, nellorganizzazione per cavalcare il mutare di tempi e mercato. Ma oggi con il gruppo che sta accelerando verso i megastore dopo il boom del franchising il tessile abbigliamento, pur rimanendo lasset pi importante di Edizione Holding la cassaforte di famiglia controllata al 97,7% da una Sapa, la Ragione di Gilberto Benetton e C. rappresenta solo un terzo del business di gruppo. Re del pullover, con la voglia crescente di conquistare altri regni in settori a pi alto cash flow: cosBenetton negli ultimi anni ha diversificato nella ristorazione, nelle autostrade e nei telefoni, tre comparti dove gli italiani hanno da sempre una buona propensione a spendere. Era il 1995 quando in partnership con Leonardo Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di privatizzazione della Sme, che voleva dire Autogrill e Gs (questultima veniva poi venduta a Carrefour). Poi stata la volta di Autostrade, quindi di Grandi Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom con Pirelli. Altri numeri da protagonista si sono aggiunti a quelli giconquistati nel tessile. Autogrill con unOpa da mille miliardi di lire faceva sua lamericana Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2 miliardi con quote di assoluto primato nella ristorazione on the road. Nel frattempo cresciuto attorno a Villa Minnelli, sede storica del gruppo, anche un impero immobiliare: i Benetton hanno comprato palazzi e proprietun po ovunque, nelle pi belle cittdel mondo, da Venezia a Tokio, ma soprattutto in Argentina che detengono unimmensa tenuta di 900mila ettari: unestancia da cui ricavano il 10% del fabbisogno di lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni con i quali non sono mancate frizioni, che i Benetton possono attraversare tutta la Patagonia senza mai uscire dai propri terreni. Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato listintivo desiderio di restare fuori del coro. Pare che Luciano, il leader, fino a 45 anni non abbia posseduto una giacca. Fecero scalpore le campagne pubblicitarie per lanciare gli «United colors» con le gigantografie realizzate da Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare lItalia anche di profilattici variopinti (che la Benetton tuttora commercializza in cobrand con Durex). Si affermata limmagine di unazienda e di un imprenditore diventato leader mondiale senza mai frequentare il salotto buono di Mediobanca; capace di battere due volte Agnelli, sulle piste della Formula Uno e nella gara per la Sme; risoluto a dire no a una candidatura Romiti nellultima corsa al vertice di Confindustria. Ma con quasi 8 miliardi di euro di fatturato, non si puessere né naif né isolati. E i Benetton grazie alla tela finanziaria tessuta da Gilberto hanno stretto rapporti proficui con lambiente dellIri, in particolare almeno fino al divorzio di questi mesi con Giancarlo Elia Valori, uno dei manager pi potenti delle vecchie Partecipazioni statali, oggi presidente degli industriali romani, cui sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade. Con il gruppo Fininvest i Benetton hanno avviato intese a pi livelli: cedendo alla holding di Berlusconi una quota della 21 Investimenti, autentica palestra di rodaggio per la nuova generazione di famiglia, in particolare per Alessandro Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme un fondo chiuso in Usa; concorrendo nella telefonia mobile, alleati in Blu, la societdel «futuro che non cera» e che non ci sar Ma se Blu stato venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton nelle tlc appena cominciata. Ed unavventura che conferma uno degli assi portanti del capitalismo di casa, quello che vede alleati Marco Tronchetti Provera e i Benetton (che da anni sono entrati nel patto di Pirellina con una quota superiore al 6%). Loperazione Telecom la punta delliceberg, ma insieme nella Schemaventiquattro avevano gi rilevato nel 2000 con Caltagirone e la francese Sncf il 40% di Grandi Stazioni per 407 miliardi. «Quando nel 1996 abbiamo acquistato la prima quota in Pirellina sapevamo che quellinvestimento avrebbe dato delle soddisfazioni», ha pi volte ripetuto Gilberto Benetton che di Telecom oggi il vicepresidente. E i Benetton in Telecom vogliono giocare un ruolo niente affatto subalterno. Altrimenti non vi avrebbero messo pi di un miliardo di euro, anche a costo di far lievitare lindebitamento di casa. Pur avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton, per leffetto filiera sul controllo, molto pi lunga quella di Tronchetti rispetto a quella di Edizione, detiene di fatto la maggiore quota di possesso integrato sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5% di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima puntata? Il mercato sta monitorando le mosse di Ponzano, mette sotto la lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga di Edizione su Benetton sulla falsariga di ZignagoMarzotto. I debiti post Olimpia e il recente taglio di stime di Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero alla prudenza. Ma non sono tali da far riscrivere una storia di successo, iniziata nemmeno quarantanni fa, di quattro fratelli un po strani che, a ridosso di Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla, si erano messi a lavorare con la lana quando ancora gli italiani impazzivano per lacrilico. Aldo Bernacchi . PLUS sabato 21 settembre 2002 La storia / I signori del Nord-Est Un impero che fattura otto miliardi di euro La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti Il fatturato di Benetton Group 2,1 miliardi di euro. Altri numeri rendono meglio le dimensioni di una leadership tessile: 60 milioni di chilometri di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6 milioni e mezzo di chili di lana, 110 milioni di pezzi in un anno per una superficie pari a due volte e mezzo il Belgio. La storia di come i quattro fratelli Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943) siano diventati i re del pullover ormai un business case che appartiene alla cultura industriale e non solo italiana. La chiave del successo? Innovazione ovunque: nei processi, nel marketing, nellorganizzazione per cavalcare il mutare di tempi e mercato. Ma oggi con il gruppo che sta accelerando verso i megastore dopo il boom del franchising il tessile abbigliamento, pur rimanendo lasset pi importante di Edizione Holding la cassaforte di famiglia controllata al 97,7% da una Sapa, la Ragione di Gilberto Benetton e C. rappresenta solo un terzo del business di gruppo. Re del pullover, con la voglia crescente di conquistare altri regni in settori a pi alto cash flow: cosBenetton negli ultimi anni ha diversificato nella ristorazione, nelle autostrade e nei telefoni, tre comparti dove gli italiani hanno da sempre una buona propensione a spendere. Era il 1995 quando in partnership con Leonardo Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di privatizzazione della Sme, che voleva dire Autogrill e Gs (questultima veniva poi venduta a Carrefour). Poi stata la volta di Autostrade, quindi di Grandi Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom con Pirelli. Altri numeri da protagonista si sono aggiunti a quelli giconquistati nel tessile. Autogrill con unOpa da mille miliardi di lire faceva sua lamericana Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2 miliardi con quote di assoluto primato nella ristorazione on the road. Nel frattempo cresciuto attorno a Villa Minnelli, sede storica del gruppo, anche un impero immobiliare: i Benetton hanno comprato palazzi e proprietun po ovunque, nelle pi belle cittdel mondo, da Venezia a Tokio, ma soprattutto in Argentina che detengono unimmensa tenuta di 900mila ettari: unestancia da cui ricavano il 10% del fabbisogno di lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni con i quali non sono mancate frizioni, che i Benetton possono attraversare tutta la Patagonia senza mai uscire dai propri terreni. Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato listintivo desiderio di restare fuori del coro. Pare che Luciano, il leader, fino a 45 anni non abbia posseduto una giacca. Fecero scalpore le campagne pubblicitarie per lanciare gli «United colors» con le gigantografie realizzate da Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare lItalia anche di profilattici variopinti (che la Benetton tuttora commercializza in cobrand con Durex). Si affermata limmagine di unazienda e di un imprenditore diventato leader mondiale senza mai frequentare il salotto buono di Mediobanca; capace di battere due volte Agnelli, sulle piste della Formula Uno e nella gara per la Sme; risoluto a dire no a una candidatura Romiti nellultima corsa al vertice di Confindustria. Ma con quasi 8 miliardi di euro di fatturato, non si puessere né naif né isolati. E i Benetton grazie alla tela finanziaria tessuta da Gilberto hanno stretto rapporti proficui con lambiente dellIri, in particolare almeno fino al divorzio di questi mesi con Giancarlo Elia Valori, uno dei manager pi potenti delle vecchie Partecipazioni statali, oggi presidente degli industriali romani, cui sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade. Con il gruppo Fininvest i Benetton hanno avviato intese a pi livelli: cedendo alla holding di Berlusconi una quota della 21 Investimenti, autentica palestra di rodaggio per la nuova generazione di famiglia, in particolare per Alessandro Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme un fondo chiuso in Usa; concorrendo nella telefonia mobile, alleati in Blu, la societdel «futuro che non cera» e che non ci sar Ma se Blu stato venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton nelle tlc appena cominciata. Ed unavventura che conferma uno degli assi portanti del capitalismo di casa, quello che vede alleati Marco Tronchetti Provera e i Benetton (che da anni sono entrati nel patto di Pirellina con una quota superiore al 6%). Loperazione Telecom la punta delliceberg, ma insieme nella Schemaventiquattro avevano gi rilevato nel 2000 con Caltagirone e la francese Sncf il 40% di Grandi Stazioni per 407 miliardi. «Quando nel 1996 abbiamo acquistato la prima quota in Pirellina sapevamo che quellinvestimento avrebbe dato delle soddisfazioni», ha pi volte ripetuto Gilberto Benetton che di Telecom oggi il vicepresidente. E i Benetton in Telecom vogliono giocare un ruolo niente affatto subalterno. Altrimenti non vi avrebbero messo pi di un miliardo di euro, anche a costo di far lievitare lindebitamento di casa. Pur avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton, per leffetto filiera sul controllo, molto pi lunga quella di Tronchetti rispetto a quella di Edizione, detiene di fatto la maggiore quota di possesso integrato sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5% di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima puntata? Il mercato sta monitorando le mosse di Ponzano, mette sotto la lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga di Edizione su Benetton sulla falsariga di ZignagoMarzotto. I debiti post Olimpia e il recente taglio di stime di Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero alla prudenza. Ma non sono tali da far riscrivere una storia di successo, iniziata nemmeno quarantanni fa, di quattro fratelli un po strani che, a ridosso di Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla, si erano messi a lavorare con la lana quando ancora gli italiani impazzivano per lacrilico. Aldo Bernacchi . PLUS sabato 21 settembre 2002 La storia / I signori del Nord-Est Un impero che fattura otto miliardi di euro La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti Il fatturato di Benetton Group 2,1 miliardi di euro. Altri numeri rendono meglio le dimensioni di una leadership tessile: 60 milioni di chilometri di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6 milioni e mezzo di chili di lana, 110 milioni di pezzi in un anno per una superficie pari a due volte e mezzo il Belgio. La storia di come i quattro fratelli Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943) siano diventati i re del pullover ormai un business case che appartiene alla cultura industriale e non solo italiana. La chiave del successo? Innovazione ovunque: nei processi, nel marketing, nellorganizzazione per cavalcare il mutare di tempi e mercato. Ma oggi con il gruppo che sta accelerando verso i megastore dopo il boom del franchising il tessile abbigliamento, pur rimanendo lasset pi importante di Edizione Holding la cassaforte di famiglia controllata al 97,7% da una Sapa, la Ragione di Gilberto Benetton e C. rappresenta solo un terzo del business di gruppo. Re del pullover, con la voglia crescente di conquistare altri regni in settori a pi alto cash flow: cosBenetton negli ultimi anni ha diversificato nella ristorazione, nelle autostrade e nei telefoni, tre comparti dove gli italiani hanno da sempre una buona propensione a spendere. Era il 1995 quando in partnership con Leonardo Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di privatizzazione della Sme, che voleva dire Autogrill e Gs (questultima veniva poi venduta a Carrefour). Poi stata la volta di Autostrade, quindi di Grandi Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom con Pirelli. Altri numeri da protagonista si sono aggiunti a quelli giconquistati nel tessile. Autogrill con unOpa da mille miliardi di lire faceva sua lamericana Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2 miliardi con quote di assoluto primato nella ristorazione on the road. Nel frattempo cresciuto attorno a Villa Minnelli, sede storica del gruppo, anche un impero immobiliare: i Benetton hanno comprato palazzi e proprietun po ovunque, nelle pi belle cittdel mondo, da Venezia a Tokio, ma soprattutto in Argentina che detengono unimmensa tenuta di 900mila ettari: unestancia da cui ricavano il 10% del fabbisogno di lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni con i quali non sono mancate frizioni, che i Benetton possono attraversare tutta la Patagonia senza mai uscire dai propri terreni. Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato listintivo desiderio di restare fuori del coro. Pare che Luciano, il leader, fino a 45 anni non abbia posseduto una giacca. Fecero scalpore le campagne pubblicitarie per lanciare gli «United colors» con le gigantografie realizzate da Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare lItalia anche di profilattici variopinti (che la Benetton tuttora commercializza in cobrand con Durex). Si affermata limmagine di unazienda e di un imprenditore diventato leader mondiale senza mai frequentare il salotto buono di Mediobanca; capace di battere due volte Agnelli, sulle piste della Formula Uno e nella gara per la Sme; risoluto a dire no a una candidatura Romiti nellultima corsa al vertice di Confindustria. Ma con quasi 8 miliardi di euro di fatturato, non si puessere né naif né isolati. E i Benetton grazie alla tela finanziaria tessuta da Gilberto hanno stretto rapporti proficui con lambiente dellIri, in particolare almeno fino al divorzio di questi mesi con Giancarlo Elia Valori, uno dei manager pi potenti delle vecchie Partecipazioni statali, oggi presidente degli industriali romani, cui sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade. Con il gruppo Fininvest i Benetton hanno avviato intese a pi livelli: cedendo alla holding di Berlusconi una quota della 21 Investimenti, autentica palestra di rodaggio per la nuova generazione di famiglia, in particolare per Alessandro Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme un fondo chiuso in Usa; concorrendo nella telefonia mobile, alleati in Blu, la societdel «futuro che non cera» e che non ci sar Ma se Blu stato venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton nelle tlc appena cominciata. Ed unavventura che conferma uno degli assi portanti del capitalismo di casa, quello che vede alleati Marco Tronchetti Provera e i Benetton (che da anni sono entrati nel patto di Pirellina con una quota superiore al 6%). Loperazione Telecom la punta delliceberg, ma insieme nella Schemaventiquattro avevano gi rilevato nel 2000 con Caltagirone e la francese Sncf il 40% di Grandi Stazioni per 407 miliardi. «Quando nel 1996 abbiamo acquistato la prima quota in Pirellina sapevamo che quellinvestimento avrebbe dato delle soddisfazioni», ha pi volte ripetuto Gilberto Benetton che di Telecom oggi il vicepresidente. E i Benetton in Telecom vogliono giocare un ruolo niente affatto subalterno. Altrimenti non vi avrebbero messo pi di un miliardo di euro, anche a costo di far lievitare lindebitamento di casa. Pur avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton, per leffetto filiera sul controllo, molto pi lunga quella di Tronchetti rispetto a quella di Edizione, detiene di fatto la maggiore quota di possesso integrato sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5% di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima puntata? Il mercato sta monitorando le mosse di Ponzano, mette sotto la lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga di Edizione su Benetton sulla falsariga di ZignagoMarzotto. I debiti post Olimpia e il recente taglio di stime di Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero alla prudenza. Ma non sono tali da far riscrivere una storia di successo, iniziata nemmeno quarantanni fa, di quattro fratelli un po strani che, a ridosso di Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla, si erano messi a lavorare con la lana quando ancora gli italiani impazzivano per lacrilico. Aldo Bernacchi . PLUS sabato 21 settembre 2002 La storia / I signori del Nord-Est Un impero che fattura otto miliardi di euro La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti Il fatturato di Benetton Group 2,1 miliardi di euro. Altri numeri rendono meglio le dimensioni di una leadership tessile: 60 milioni di chilometri di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6 milioni e mezzo di chili di lana, 110 milioni di pezzi in un anno per una superficie pari a due volte e mezzo il Belgio. La storia di come i quattro fratelli Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943) siano diventati i re del pullover ormai un business case che appartiene alla cultura industriale e non solo italiana. La chiave del successo? Innovazione ovunque: nei processi, nel marketing, nellorganizzazione per cavalcare il mutare di tempi e mercato. Ma oggi con il gruppo che sta accelerando verso i megastore dopo il boom del franchising il tessile abbigliamento, pur rimanendo lasset pi importante di Edizione Holding la cassaforte di famiglia controllata al 97,7% da una Sapa, la Ragione di Gilberto Benetton e C. rappresenta solo un terzo del business di gruppo. Re del pullover, con la voglia crescente di conquistare altri regni in settori a pi alto cash flow: cosBenetton negli ultimi anni ha diversificato nella ristorazione, nelle autostrade e nei telefoni, tre comparti dove gli italiani hanno da sempre una buona propensione a spendere. Era il 1995 quando in partnership con Leonardo Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di privatizzazione della Sme, che voleva dire Autogrill e Gs (questultima veniva poi venduta a Carrefour). Poi stata la volta di Autostrade, quindi di Grandi Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom con Pirelli. Altri numeri da protagonista si sono aggiunti a quelli giconquistati nel tessile. Autogrill con unOpa da mille miliardi di lire faceva sua lamericana Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2 miliardi con quote di assoluto primato nella ristorazione on the road. Nel frattempo cresciuto attorno a Villa Minnelli, sede storica del gruppo, anche un impero immobiliare: i Benetton hanno comprato palazzi e proprietun po ovunque, nelle pi belle cittdel mondo, da Venezia a Tokio, ma soprattutto in Argentina che detengono unimmensa tenuta di 900mila ettari: unestancia da cui ricavano il 10% del fabbisogno di lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni con i quali non sono mancate frizioni, che i Benetton possono attraversare tutta la Patagonia senza mai uscire dai propri terreni. Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato listintivo desiderio di restare fuori del coro. Pare che Luciano, il leader, fino a 45 anni non abbia posseduto una giacca. Fecero scalpore le campagne pubblicitarie per lanciare gli «United colors» con le gigantografie realizzate da Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare lItalia anche di profilattici variopinti (che la Benetton tuttora commercializza in cobrand con Durex). Si affermata limmagine di unazienda e di un imprenditore diventato leader mondiale senza mai frequentare il salotto buono di Mediobanca; capace di battere due volte Agnelli, sulle piste della Formula Uno e nella gara per la Sme; risoluto a dire no a una candidatura Romiti nellultima corsa al vertice di Confindustria. Ma con quasi 8 miliardi di euro di fatturato, non si puessere né naif né isolati. E i Benetton grazie alla tela finanziaria tessuta da Gilberto hanno stretto rapporti proficui con lambiente dellIri, in particolare almeno fino al divorzio di questi mesi con Giancarlo Elia Valori, uno dei manager pi potenti delle vecchie Partecipazioni statali, oggi presidente degli industriali romani, cui sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade. Con il gruppo Fininvest i Benetton hanno avviato intese a pi livelli: cedendo alla holding di Berlusconi una quota della 21 Investimenti, autentica palestra di rodaggio per la nuova generazione di famiglia, in particolare per Alessandro Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme un fondo chiuso in Usa; concorrendo nella telefonia mobile, alleati in Blu, la societdel «futuro che non cera» e che non ci sar Ma se Blu stato venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton nelle tlc appena cominciata. Ed unavventura che conferma uno degli assi portanti del capitalismo di casa, quello che vede alleati Marco Tronchetti Provera e i Benetton (che da anni sono entrati nel patto di Pirellina con una quota superiore al 6%). Loperazione Telecom la punta delliceberg, ma insieme nella Schemaventiquattro avevano gi rilevato nel 2000 con Caltagirone e la francese Sncf il 40% di Grandi Stazioni per 407 miliardi. «Quando nel 1996 abbiamo acquistato la prima quota in Pirellina sapevamo che quellinvestimento avrebbe dato delle soddisfazioni», ha pi volte ripetuto Gilberto Benetton che di Telecom oggi il vicepresidente. E i Benetton in Telecom vogliono giocare un ruolo niente affatto subalterno. Altrimenti non vi avrebbero messo pi di un miliardo di euro, anche a costo di far lievitare lindebitamento di casa. Pur avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton, per leffetto filiera sul controllo, molto pi lunga quella di Tronchetti rispetto a quella di Edizione, detiene di fatto la maggiore quota di possesso integrato sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5% di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima puntata? Il mercato sta monitorando le mosse di Ponzano, mette sotto la lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga di Edizione su Benetton sulla falsariga di ZignagoMarzotto. I debiti post Olimpia e il recente taglio di stime di Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero alla prudenza. Ma non sono tali da far riscrivere una storia di successo, iniziata nemmeno quarantanni fa, di quattro fratelli un po strani che, a ridosso di Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla, si erano messi a lavorare con la lana quando ancora gli italiani impazzivano per lacrilico. Aldo Bernacchi . PLUS sabato 21 settembre 2002 La storia / I signori del Nord-Est Un impero che fattura otto miliardi di euro La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti Il fatturato di Benetton Group 2,1 miliardi di euro. Altri numeri rendono meglio le dimensioni di una leadership tessile: 60 milioni di chilometri di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6 milioni e mezzo di chili di lana, 110 milioni di pezzi in un anno per una superficie pari a due volte e mezzo il Belgio. La storia di come i quattro fratelli Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943) siano diventati i re del pullover ormai un business case che appartiene alla cultura industriale e non solo italiana. La chiave del successo? Innovazione ovunque: nei processi, nel marketing, nellorganizzazione per cavalcare il mutare di tempi e mercato. Ma oggi con il gruppo che sta accelerando verso i megastore dopo il boom del franchising il tessile abbigliamento, pur rimanendo lasset pi importante di Edizione Holding la cassaforte di famiglia controllata al 97,7% da una Sapa, la Ragione di Gilberto Benetton e C. rappresenta solo un terzo del business di gruppo. Re del pullover, con la voglia crescente di conquistare altri regni in settori a pi alto cash flow: cosBenetton negli ultimi anni ha diversificato nella ristorazione, nelle autostrade e nei telefoni, tre comparti dove gli italiani hanno da sempre una buona propensione a spendere. Era il 1995 quando in partnership con Leonardo Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di privatizzazione della Sme, che voleva dire Autogrill e Gs (questultima veniva poi venduta a Carrefour). Poi stata la volta di Autostrade, quindi di Grandi Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom con Pirelli. Altri numeri da protagonista si sono aggiunti a quelli giconquistati nel tessile. Autogrill con unOpa da mille miliardi di lire faceva sua lamericana Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2 miliardi con quote di assoluto primato nella ristorazione on the road. Nel frattempo cresciuto attorno a Villa Minnelli, sede storica del gruppo, anche un impero immobiliare: i Benetton hanno comprato palazzi e proprietun po ovunque, nelle pi belle cittdel mondo, da Venezia a Tokio, ma soprattutto in Argentina che detengono unimmensa tenuta di 900mila ettari: unestancia da cui ricavano il 10% del fabbisogno di lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni con i quali non sono mancate frizioni, che i Benetton possono attraversare tutta la Patagonia senza mai uscire dai propri terreni. Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato listintivo desiderio di restare fuori del coro. Pare che Luciano, il leader, fino a 45 anni non abbia posseduto una giacca. Fecero scalpore le campagne pubblicitarie per lanciare gli «United colors» con le gigantografie realizzate da Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare lItalia anche di profilattici variopinti (che la Benetton tuttora commercializza in cobrand con Durex). Si affermata limmagine di unazienda e di un imprenditore diventato leader mondiale senza mai frequentare il salotto buono di Mediobanca; capace di battere due volte Agnelli, sulle piste della Formula Uno e nella gara per la Sme; risoluto a dire no a una candidatura Romiti nellultima corsa al vertice di Confindustria. Ma con quasi 8 miliardi di euro di fatturato, non si puessere né naif né isolati. E i Benetton grazie alla tela finanziaria tessuta da Gilberto hanno stretto rapporti proficui con lambiente dellIri, in particolare almeno fino al divorzio di questi mesi con Giancarlo Elia Valori, uno dei manager pi potenti delle vecchie Partecipazioni statali, oggi presidente degli industriali romani, cui sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade. Con il gruppo Fininvest i Benetton hanno avviato intese a pi livelli: cedendo alla holding di Berlusconi una quota della 21 Investimenti, autentica palestra di rodaggio per la nuova generazione di famiglia, in particolare per Alessandro Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme un fondo chiuso in Usa; concorrendo nella telefonia mobile, alleati in Blu, la societdel «futuro che non cera» e che non ci sar Ma se Blu stato venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton nelle tlc appena cominciata. Ed unavventura che conferma uno degli assi portanti del capitalismo di casa, quello che vede alleati Marco Tronchetti Provera e i Benetton (che da anni sono entrati nel patto di Pirellina con una quota superiore al 6%). Loperazione Telecom la punta delliceberg, ma insieme nella Schemaventiquattro avevano gi rilevato nel 2000 con Caltagirone e la francese Sncf il 40% di Grandi Stazioni per 407 miliardi. «Quando nel 1996 abbiamo acquistato la prima quota in Pirellina sapevamo che quellinvestimento avrebbe dato delle soddisfazioni», ha pi volte ripetuto Gilberto Benetton che di Telecom oggi il vicepresidente. E i Benetton in Telecom vogliono giocare un ruolo niente affatto subalterno. Altrimenti non vi avrebbero messo pi di un miliardo di euro, anche a costo di far lievitare lindebitamento di casa. Pur avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton, per leffetto filiera sul controllo, molto pi lunga quella di Tronchetti rispetto a quella di Edizione, detiene di fatto la maggiore quota di possesso integrato sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5% di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima puntata? Il mercato sta monitorando le mosse di Ponzano, mette sotto la lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga di Edizione su Benetton sulla falsariga di ZignagoMarzotto. I debiti post Olimpia e il recente taglio di stime di Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero alla prudenza. Ma non sono tali da far riscrivere una storia di successo, iniziata nemmeno quarantanni fa, di quattro fratelli un po strani che, a ridosso di Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla, si erano messi a lavorare con la lana quando ancora gli italiani impazzivano per lacrilico. Aldo Bernacchi .