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alfalibri.04 ASSECONDARE L’ERRANZA Lucia Tozzi collocarsi in maniera «dialettica» per «sondare» quanto ereditato, trasformando o discriminando «figure», pratiche, «morfologie». «Il binomio è sempre uguale: coerenza e contraddizione», afferma nel luglio 1966. E ancora, in chiave storicistica e neoaccademica: «Il discorso se oggi possa darsi del nuovo è troppo complicato e contraddittorio». Le prospettive critiche si definiscono in opposizione a egemonie culturali e di mercato in via di consolidamento. Una valutazione sempre più allarmata accompagna, da parte di Fossati, le strategie di internazionalizzazione dell’Arte povera: alla «facilità con cui la nostra cultura e critica […] si è lasciata intimidire», scrive nel 1969, «tutta presa da una sterile opera di contestazione romantica della società moderna [e] da un’esteriore fretta di importazione di fenomeni vistosi e non vagliati» corrisponde, negli anni a venire, una mobilitazione crescente sul piano filologico e editoriale: l’impegno a ricostruire, in chiave problematica e non subalterna, la storia culturale italiana. Nato a Arezzo nel 1938 da genitori piemontesi, Paolo Fossati studia Filologia romanza all’università di Torino con D’Arco Silvio Avalle. In Einaudi dal 1965, mantiene un’intensa attività critica e pubblicistica. Collabora con le gallerie torinesi Notizie e Martano. Nel 1969, insieme a Giulio Bollati, vara la collana Einaudi Letteratura: l’idea è quella di procurare un diverso contesto espositivo a opere e artisti. Nel 1971 pubblica (come i libri successivi, da Einaudi) la sua prima monografia, L’immagine sospesa: le vicende dell’astrattismo italiano sono trattate sullo sfondo della scena storica e sociale. Nel settembre dello stesso anno, a Como, cura la mostra L’azione concreta: la proposta è alternativa a quella poveristica. Del 1972 è Il design in Italia: l’attenzione va alla crisi del modello modernista. Cura l’edizione di Ugo Mulas, La fotografia: riflette sulle relazioni tra immagine e parola. Nel 1977 pubblica La realtà attrezzata. Scene e spettacolo dei futuristi. Interessato all’indagine circa specificità e costanti culturali italiane, contribuisce al progetto di opere einaudiane di grande prestigio come la Storia d’Italia, la Storia dell’arte italiana e l’Enciclopedia. «Valori plastici» 19181922 (1981) apre la serie di volumi dedicati all’arte tra le due guerre. Seguono, con significativo spostamento di ambito storiografico e scrittura, La «pittura metafisica» (1988), Storie di immagini e figure (1995) e nel 1998 (da Bruno Mondadori) Autoritratti, specchi, palestre: contemporaneamente all’uscita del libro, muore a Torino. m. d. Che due case editrici come DeriveApprodi e Quodlibet si prodi, e ancora di più per Quodlibet, che negli ultimi anni contendano i titoli di Gilles Clément è un fenomeno da osha immesso sul mercato una serie significativa di classici delservare con grande interesse. Ha cominciato Quodlibet nel l’antimodernismo in architettura. Il fraseggio sincopato ed 2005, precipitandosi a tradurre il testo più radicale, Manievocativo di Clément («L’attaccamento che abbiamo per le feste pour le Tiers-paysage (2004). Nel 2011 escono Il giarstrutture ci porta a desiderare che queste siano immutabili. dino in movimento, sempre per Quodlibet – il libro che nel Ma il giardino è il terreno privilegiato dei cambiamenti per1991 trasformò ufficialmente il giardiniere in un pensatore manenti». Oppure, sulle erbe vagabonde: «Sfuggono alla – e per DeriveApprodi Nuvole, il diario di viaggio di una progettazione. Entrano nel disegno per uscirne, non si riesce traversata atlantica a bordo di un cargo containers, a un ana controllarle») è straordinariamente malleabile, si presta a no di distanza dall’Elogio delle vagabonde (2010, ed. francediventare un’arma appuntita contro la pianificazione urbase 2002). nistica, contro l’autoritarismo statale, contro le politiche In cataloghi densi di filosofia e politica, in mezzo a della sicurezza. Tronti, Negri e Piperno o tra gli scritti di Koolhaas e Yona Del resto, da che esiste la metafora, il giardino si è semFriedman, può essere disorientante trovare le lunghe discetpre rivelato una risorsa straordinaria: chi potrebbe dimentitazioni di Clément sulla camomilla bastarda e il tasso barcare la faccia del Presidente degli Stati Uniti in Being there (il basso, le enagre e gli onopordi, o anche sul cumulonembo film) quando Peter Sellers-Chauncey gli dice «Fintanto che a incudine e il cumulus mediocris. Ma i le radici non sono recise va tutto beprincìpi che informano il pensiero e il ne. E andrà tutto bene nel giardino. fare di questo jardinier engagé – che alCi sarà la crescita in primavera»? TorGilles Clément l’insediamento di Sarkozy ha manifementato dalla crisi economica, gli riIl giardino in movimento. stato con rara forza e chiarezza un dissponde grato: «Signor Gardener, le Da La Vallée al giardino senso totale rispetto alle politiche amdo atto che non sentivo una dichiaraplanetario bientali del presidente – sono indubzione così ottimista e confortante da traduzione di Emanuela Borio, biamente molto attraenti: l’elogio delmolto, molto tempo. Ammiro il suo Quodlibet, pp. 320 illustrate l’incolto, dell’entropia, della diversità solido buonsenso. È proprio quello a colori, € 28,00 contro l’ordine razionale imposto, il che ci manca in Campidoglio». Nuvole controllo, la purezza endemica. OsserNonostante la forma poetica della traduzione di Roberto Gelini, vando con insolita acribia i terreni abscrittura, però, Gilles Clément non DeriveApprodi, pp. 120, € 14,00 bandonati o marginali (le «friches»), in appartiene a quella schiera di intelletgenere disprezzati o addirittura temuti tuali-profeti usi ad alimentare l’ambiElogio delle vagabonde come potenziali portatori di sventura, guità e la pluralità semantica delle traduzione di Patrizia Caporaso Clément ha mostrato che questi spazi proprie idee. Dalla teorizzazione del e Olga Zangrillo sono di gran lunga i più importanti giardino in movimento alla formulaDeriveApprodi 2010, pp. 144, € 15,00 perché più ricchi di biodiversità e più zione del terzo paesaggio il suo penveloci a evolversi nel tempo e nello spasiero si è evoluto nel senso di una razio. Assecondare la mescolanza e l’erranza delle specie, limidicalizzazione politica, da una gestione blandamente manitare l’intervento umano al minimo dispendio energetico inpolatoria della natura alla proposta di un’astensione totale vece di distruggere, ricostruire e difendere artificialmente dall’intervento umano sulle zone residuali: è necessario «eleda ogni intrusione le specie selezionate, è una rivoluzione vare l’indecisione (e l’improduttività) fino a conferirle dignicopernicana. E non solo rispetto all’universo delle pratiche tà politica. Porla in equilibrio col potere». Ma, lo stesso Clédel giardinaggio, ma in una visione più ampia – il passagment ha tenuto a precisare in più occasioni, il discorso è cirgio al giardino planetario, coincidente con la biosfera – ricoscritto ai rapporti tra l’uomo e gli spazi délaissés: non è asguardo alla stessa idea di ecologia: una delle grandi battaglie similabile al laissez-faire dell’economia liberale né ad altri politiche di Clément è rivolta contro quei movimenti ecoprincìpi riferiti al consesso umano, perché natura e società logisti che propugnano (inutilmente peraltro) la conservasono sistemi incomparabili. zione delle specie locali attraverso l’impedimento di qualIn Nuvole questa opposizione viene spiegata alla luce del siasi intrusione straniera. concetto di elasticità biologica, cioè la tendenza conservatriArgomenti preziosi per un editore iperattivo sul fronte ce, comune ai sistemi antropizzati e non, di ritornare al pundelle migrazioni e degli studi sul confine come DeriveApto di partenza dopo un trauma (una tempesta, ad esempio): laddove gli umani si irrigidiscono in una edificazione aggressiva uguale a se stessa, le specie si riorganizzano inventando nuovi schemi, lasciandosi correggere dalle forze esterne. Nel viaggio marino del 2004, dedicato all’osservazione delle nuvole e più in generale dell’acqua come medium totale in cui siamo immersi, Clément affronta la scala più ampia della relazione tra uomo e natura: il clima. «La piccola macchina umana, con la sua esile nuvola espiratoria, avrebbe il potere, per addizione di miliardi di anime in combustione, di fare e disfare il clima?». La risposta non è netta: nella catena delle concause il riscaldamento c’è «ma c’è da sperare nella risposta dell’ambiente», in quella che la teoria del caos chiama retroazione. Se in una sola nuvola piccola (un cumulus mediocris, ad esempio) si trova energia sufficiente per illuminare una città, in effetti si può immaginare che Gaia non avrà difficoltà a tornare in equilibrio. Ma tornando alle politiche dell’uomo per l’uomo, quanti cicloni devastanti potrebbe costarci la retroazione? E quale parte dell’umanità ne patirà maggiormente le conseguenze? Il pozzo “cantante" di Dubluk, Etiopia meridionale, 2007 re. 13