Concerto 24 settembre 2016- programma di sala
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Concerto 24 settembre 2016- programma di sala
Casa del Divin Redentore - Novara Un sogno. Un progetto coraggioso di una piccola donna forte, fortissima, generosa, altruista, pronta a mettersi in gioco, a lottare per un’idea, un cuore grande. Dopo aver superato innumerevoli difficoltà, Cronilde Del Ponte in Musso, il 28 ottobre 1951, vede finalmente l’inaugurazione della sua grande fatica: la Casa del Divin Redentore, una struttura di accoglienza e di lavoro per il recupero e il reinserimento sociale di persone che vivevano o avevano vissuto l’esperienza del carcere. Una casa, un ambiente gradevole, fiducia, un lavoro: in altre parole l’opportunità di un riscatto. Vennero allestiti un laboratorio per il confezionamento di scatole di cartone, una piccola azienda agricola, in seguito una falegnameria e via via altri laboratori. Dopo quasi trent’anni di esercizio, la “Casa” come la chiamava Rina Musso, cessò la sua attività dopo una lenta agonia. La struttura venne, negli anni seguenti, utilizzata per diverse finalità: centro per anziani, indigenti, soggetti con disturbi psichici, tossicodipendenti. All’inizio del Duemila la Caritas Diocesana utilizzò buona parte degli stabili impiantandovi un Centro di Ascolto per stranieri e senza fissa dimora, con annesso magazzino di alimentari e depositi per indumenti riciclati e mobili usati. Nell’aprile del 1984 Rina Musso annotava sul suo diario: “…Sono molto angosciata per quello che succederà alla Casa…distruggeranno ancora di più quest’opera che è costata tanta fatica e tanti sacrifici…”. Oggi, la Casa, la sua vecchia Casa, sta rinascendo. Sono iniziati i lavori di recupero dell’immobile di via Ansaldi (di proprietà della Diocesi di Novara e gestito dall’Opera Pia Casa Divin Redentore). L’idea è quella di creare una Casa della Carità, un centro della solidarietà, per soddisfare l’esigenza abitativa e lavorativa di persone che si trovano in situazioni di disagio sociale e di emarginazione, in un percorso di accompagnamento volto alla riacquisizione e al mantenimento della propria autonomia dopo esperienze di accoglienza o assistenza protetti. Gli alloggi e le attività per mantenere economicamente gli ospiti e la struttura saranno realizzate da una rete di cooperative sociali. La Gerico, capofila dell’iniziativa, operante in stretto collegamento con la Caritas, affronterà l’impegno di ristrutturazione della zona adibita a residenza; la Emmaus si occuperà della sartoria delle griffe già attiva all’ex campo Tav e la Multidea invece realizzerà delle serre professionali per la coltivazione di ortaggi nel parco interno. Nell’edificio resterà il Centro d’Ascolto Caritas e saranno creati anche uno “sportello delle opportunità” per dare informazioni a chi è in difficoltà e uno spazio di documentazione. La raccolta di fondi di questa sera è finalizzata all’acquisto di arredi per i nuovi alloggi. Associazione Erato Coro del Civico Istituto Musicale Brera - Novara Rotary Club Novara GABRIEL FAURÉ MESSE DES PÊCHEURS DE VILLERVILLE Gabriel Fauré-André Messager REQUIEM op. 48 Gabriel Fauré CANTIQUE DE JEAN RACINE op. 11 Gabriel Fauré Chiesa di Sant’Eufemia-Novara Sabato 24 settembre, ore 21 Concerto a favore del progetto Casa del Divin Redentore -NovaraIngresso libero La Casa negli anni ’50 La Casa oggi alla ripresa dei lavori Il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza, a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. E’ la memoria dell’eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli. Papa Francesco Immagine tratta da “Le pauvre pêcheur” di Pierre Puvis de Chavannes dipinto nel 1881 in Normandia. Oggi esposto al Musée d’Orsay -Parigi. Con il patrocinio Rotary Club Val Ticino Novara e Rotary Novara San Gaudenzio Gabriel Fauré - André Messager MESSE DES PECHÊURS DE VILLERVILLE Kyrie (A. Messager) Gloria (G. Fauré) Sanctus (G. Fauré) O salutaris (A. Messager) Agnus Dei (G. Fauré) Violino: Livia Hagiu Organo: Andrea Albertini Artiste del Coro del Civico Istituto Musicale Brera di Novara Gabriel Fauré REQUIEM op. 48 Introït et Kyrie Offertorium Sanctus Pie Jesu Agnus Dei Libera me In Paradisum CANTIQUE DE JEAN RACINE op. 11 Orchestra Euphonia Coro del Civico Istituto Musicale Brera di Novara Baritono Desaret Lika Direttore Francesco Iorio Gabriel Fauré (1845-1924) Messe des pêcheurs de Villerville L’origine di questa piccola Messa è del tutto fortuito. Intorno al 1880, Faurè e Messager furono spesso ospiti dei loro amici Camille e Marie Clerc, industriali di Le Havre e melomani appassionati, che ricevevano in estate numerosi musicisti nella loro villa a Villerville sulla costa normanna. I due compositori erano amici di lunga data: Messager era stato il primo allievo di Fauré, quando per un breve periodo questi aveva insegnato alla Scuola Niedermayer nel 1871. Fu durante il soggiorno a Villerville, nell’agosto del 1881, che venne loro l’idea di scrivere insieme un’opera nuova, con il progetto di farla cantare a qualche dama del villaggio e a qualche fanciulla in vacanza a favore dell’associazione dei pescatori del posto. Il 3 settembre, nella Chiesa parrocchiale che aveva più volte accolto Gounod, venne eseguita con accompagnamento di harmonium e violino, preceduta da una processione di pescatori per le vie del villaggio. Madame Clerc (che peraltro cantò) raccontò di un grande successo e che vennero raccolti 560 franchi (…ce qui est gentil pour un petit trou comme Villerville). Un anno più tardi Messager mise mano alla Messa orchestrandola per flauto, oboe, clarinetto, quintetto d’archi e organo. Non esente da qualche leggerezza, questa Messa (che viene questa sera presentata nella versione originale) rivela comunque il candore e la tenerezza di Fauré e il gusto armonico tipico della produzione francese del periodo, con momenti di grande afflato melodico (si ascolti ad esempio il Qui tollis, che Fauré riprenderà nella sua Messe basse adattandovi le parole del Benedictus). Requiem Fauré compone la maggior parte del Requiem agli inizi del 1888. Solo negli ultimi anni si è riusciti a ricostruire la genesi dell’opera, che subisce nel tempo modifiche ed amplificazioni. Introït et Kyrie, Sanctus, Pie Jesu, Agnus Dei furono eseguiti il 16 Gennaio a Parigi nella chiesa della Madeleine, con un organico orchestrale che comprendeva solamente viole, violoncelli, contrabbasso, violino solo, arpa e organo; voce solista, nel Pie Jesu, il giovane Louis Aubert, futuro compositore. Offertorio e Libera me (con baritono solo) vedono la luce nel ’91, e all’organico si aggiungono 2 corni. Del 1900 la versione per grande orchestra che oggigiorno normalmente si esegue, ma che forse penalizza il carattere intimistico e di raccoglimento delle origini. “È stato detto che il mio Requiem non esprime il terrore della morte, qualcuno l’ha definito una ninna nanna. Ma è così che io sento la morte: come una liberazione, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà, piuttosto che un passaggio doloroso …”.così Fauré ad un amico giornalista, e queste parole ben descrivono il carattere di una musica di intensa luminosità, serenità e leggerezza, che scavalca la sofferenza e la morte, le libera dal peso del terrore e dell’angoscia e le guarda come dal Paradiso, senza fragore, paura, dolore. “Un Requiem doux comme moimême”, e la dolcezza la si ritrova nel rifiuto di una magniloquenza romantica e di un manierismo caro a certi suoi contemporanei, nella scelta di escludere la potente sequenza del Dies irae, nell’affidarsi, spesso anche nelle parti corali, ad un canto piano scevro da intricati polifonismi, nella delicatezza della melodia e dell’accompagnamento armonico. L’esecuzione di questa sera prevede un “ritorno alle origini”, con l’organico voluto da Fauré nella prima stesura. Cantique de Jean Racine E’ nel 1863 che il diciottenne Fauré scrive questo breve pezzo dedicato a César Franck, con il quale vince il Primo Premio di Composizione a chiusura dei suoi studi alla Scuola Niedermayer di Parigi. Nella semplicità melodica e nella limpidezza della polifonia l’autore mostra di aver assimilato perfettamente la lezione di grandi autori del passato, componendo un brano pervaso da un senso di solennità e dolcezza, profondo ma non drammatico. Il testo, composto da Racine parafrasando l’inno attribuito a Sant’Ambrogio Consors paterni luminis, è un’invocazione a Cristo (“unica speranza”), luce che si contrappone all’inferno (“che fugge al suono della Sua voce”) e alla pigra sonnolenza dell’uomo dimentico della Sua parola; il brano chiude con una richiesta di benevolenza nei confronti del popolo riunito e benedicente.