Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 17/12/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
16/12/2015 IlFarmacistaOnline.it 09:18
Efedrina. Sifap contro il decreto ministeriale: "Va punito l'uso scorretto, non la
galenica". Si valuta il ricorso al Tar
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SANITÀ NAZIONALE
17/12/2015 Il Sole 24 Ore
Medici: da gennaio 6mila assunzioni con contratti a tempo
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17/12/2015 Panorama
Un filtro nasale italiano contro lo smog in Cina
11
17/12/2015 Panorama
Sono nato con il camice
13
17/12/2015 La Stampa - Nazionale
«Un processo mediatico, noi medici siamo i capri espiatori»
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17/12/2015 La Stampa - Nazionale
Agenzia del farmaco il presidente lascia
17
17/12/2015 Il Messaggero - Nazionale
Medici in sciopero, rinviate 40.000 operazioni chirurgiche
18
17/12/2015 ItaliaOggi
Sanità, dal 1° gennaio in regione assunzioni con contratti essibili
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17/12/2015 ItaliaOggi
Farmacia, sì alle insegne agli incroci
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17/12/2015 ItaliaOggi
Sempre più vicini alle famiglie
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17/12/2015 Avvenire - Nazionale
IL MEDICO NON SIA ESECUTORE DEL PAZIENTE
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17/12/2015 Avvenire - Nazionale
Medici, il 75% ha scioperato «Nuovo patto per la salute»
24
17/12/2015 Avvenire - Nazionale
Ludopatie, arrivano 50 milioni l'anno
25
17/12/2015 Avvenire - Nazionale
«Nascita Down, possibile rifiutare il risarcimento»
26
17/12/2015 Avvenire - Nazionale
Pecorelli lascia la presidenza dell'Aifa dopo le accuse di conflitti di interesse
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17/12/2015 Avvenire - Nazionale
Malattie genetiche, la ricerca che funziona
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17/12/2015 Il Giornale - Nazionale
Medici, uno sciopero in corsia
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17/12/2015 Libero - Nazionale
Un convegno per esplorare le nuove frontiere della flebologia
31
17/12/2015 Il Fatto Quotidiano
Conflitto d ' interessi del presidente Aifa Arrivano le dimissioni di Sergio Pecorelli
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17/12/2015 L'Unità - Nazionale
Via libera alle assunzioni di medici e infermieri
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17/12/2015 L'Unità - Nazionale
Definitiva la condanna a 9 anni per Pierangelo Daccò
35
17/12/2015 Il Manifesto - Nazionale
«Una protesta sacrosanta: i tagli mettono a rischio l'aspettativa di vita»
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17/12/2015 Il Manifesto - Nazionale
Medici in prima linea contro Renzi
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17/12/2015 QN - Il Giorno - Nazionale
Rapina in farmacia I banditi fuggono con 400 euro
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17/12/2015 QN - La Nazione - Nazionale
Le farmacie restano chiuse tutte le notti
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17/12/2015 QN - La Nazione - Nazionale
Schwazer ora condanna il doping (in tribunale) «È il momento di cambiare, chi
sbaglia paghi»
42
17/12/2015 Il Mattino - Nazionale
Attesa troppo lunga esce dall'ospedale ucciso da un infarto
43
17/12/2015 Il Tempo - Nazionale
Trentamila malati romani non hanno i soldi per le medicine
44
17/12/2015 BenEssere
Omeopatia: serve davvero?
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17/12/2015 La Notizia Giornale
I regali di Palazzo Chigi all'editore di Libero Grazie all'amico Denis
47
VITA IN FARMACIA
17/12/2015 Corriere della Sera - Milano
Caso Aurora I pediatri di famiglia accusano l'Asl
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17/12/2015 Corriere della Sera - Milano
SANITÀ E ARRESTI DALLA RIFORMA AL «QUIZZONE»
50
17/12/2015 La Repubblica - Firenze
Maratona emendamenti forse fino a Natale Saccardi: io ci sto
51
17/12/2015 Il Messaggero - Civitavecchia
Il Comune non rifornisce le medicine alla farmacia
53
17/12/2015 Il Giornale - Milano
Allarme dei pediatri: spariti 1.640 bimbi dai computer dell'Asl
54
17/12/2015 QN - Il Resto del Carlino - Modena
«Si è trovato davanti la famiglia all'improvviso E' prudente, in 60 anni mai un
incidente»
55
17/12/2015 QN - Il Giorno - Milano
Muore in ospedale, caso prescritto dopo 8 anni
56
17/12/2015 QN - La Nazione - Pontedera
Raccolta giochi usati E in cambio c'è un omaggio
57
17/12/2015 QN - La Nazione - Umbria Terni
«Umbria Salute» diventa realtà Ecco la Centrale unica di acquisto
58
17/12/2015 Il Gazzettino - Venezia
Dopo la sicurezza,"Ocio alla salute"
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PROFESSIONI
17/12/2015 Brand News Today
Montefarmaco OTC affida la gestione del media a Mindshare
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17/12/2015 Pubblicita Today
MONTEFARMACO OTC SCEGLIE MINDSHARE PER IL MEDIA IN ITALIA
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17/12/2015 Pubblicom Now
Montefarmaco affida a Mindshare il media in Italia
63
PERSONAGGI
17/12/2015 Il Cittadino di Monza e Brianza
Primi 200 milioni per la Mm5 in Villa In città botta e risposta comitati-giunta
65
IN PRIMO PIANO
1 articolo
16/12/2015 09:18
Sito Web
IlFarmacistaOnline.it
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Efedrina. Sifap contro il decreto ministeriale: "Va punito l'uso scorretto,
non la galenica". Si valuta il ricorso al Tar
La società dei farmacisti preparatori aveva già presentato ricorso contro i precedenti decreti che avevano
vietato l'uso di altre molecole dimagranti. Le sentenze sono attese per febbraio, ma intanto è arrivato un
nuovo stop, quello all'efedrina. Intervista alla presidente Paola Minghetti: "L'efedrina è importante per il
trattamento dell'obesità. Vietarla non aiuta i pazienti e discrimina il prodotto galenico rispetto ai farmaci
industriali".
16 DIC - "Penalizza la galenica e non aiuta i pazienti". E' questa la posizione della società italiana dei
farmacisti preparatori (Sifap) sul decreto ministeriale del 2 dicembre scorso che vieta ai medici di
prescrivere preparazioni magistrali contenenti il principio attivo della efedrina, a scopo dimagrante e ai
farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti il predetto principio attivo, a scopo dimagrante. Un
decreto contro il quale la Sifap sta valutando il ricorso al Tar, come già fatto nei mesi scorsi contro gli altri
decreti ministeriali che vietavano l'uso galenico di altre molecole anoressizzanti. A chiarire al nostro
giornale la posizione della Sifap rispetto al decreto è la presidente Paola Minghetti: "I principi attivi - spiega
- possono essere pericolosi o non esserlo, o esserlo a seconda dell'uso che se ne fa. Questo è il caso
dell'efedrina: un principio attivo non pericoloso di per sé ma al centro di comportamenti scorretti da parte
dei medici. Una distinzione importante, perché se è vero che i comportamenti scorretti sono inaccettabili e
vanno perseguiti, è altrettanto vero che l'uso corretto di una preparazione galenica a base di efedrina
rappresenta una soluzione terapeutica più appropriata per alcuni casi di obesità, come dimostrato da alcuni
studi scientifici. Il divieto assoluto imposto dal ministero, dunque, discrimina i pazienti, oltre a penalizzare il
prodotto galenico rispetto al farmaco industriale a base di efedrina, che resta invece in commercio, anche
sotto forma di Otc, cioè farmaci da banco dispensabili senza ricetta medica, a conferma che si tratta di un
principio attivo non pericoloso di per sé. Lo stesso vale per altre molecole dimagranti vietati da precedenti
decreti ministeriali e contro i quali abbiamo già presentato ricorso al Tar ". Secondo lei, dunque, il ministero
avrebbe fatto meglio a non intervenire lasciando alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria il compito di
perseguire i singoli autori dei singoli casi di uso scorretto di efedrina? Sicuramente, come ho già detto, i
casi di uso scorretto sono inaccettabili e vanno perseguiti. Quanto al ministero, non contesto il fatto che sia
intervenuto sulla materia dal momento che erano emersi casi di uso scorretto, ma non condivido il modo in
cui lo ha fatto. Più opportuno sarebbe stato, a mio parere, stabilire delle regole più stringenti e che queste
fossero individuate sulla base delle necessità terapeutiche per il trattamento dell'obesità, che è una
patologia ed è anche complessa. Ad esempio, si sarebbe potuto decidere di limitare la prescrizione ai
medici specialisti. Oppure stabilire il limite delle prescrizioni ai soli pazienti con indice di massa corporea
superiore a 30. Insomma, si sarebbe dovuto trovare il modo di rendere indisponibile la molecola per i casi
inappropriati, garantendo la sua disponibilità ai pazienti che ne hanno bisogno. Peraltro, il rischio di questi
divieti è anche quello di alimentare il mercato online illegale, aspetto da non sottovalutare se si vuole
parlare di sicurezza dei pazienti. Non c'è mai stato un confronto con il ministero sull'uso delle molecole
dimagranti, tenuto conto che non è la prima volta che il ministero interviene? Prima della scorsa estate è
stato istituito presso il ministero della Salute un tavolo in materia, ma non è mai stato convocato. Peraltro
nessun delegato della Sifap è stato chiamato a farne parte, nonostante ne avessimo fatto richiesta. È vero
che tra i componenti c'è il nostro vicepresidente, ma in quanto rappresentante della Fofi che, considerata la
materia, ha ritenuto opportuno indicare il nome di un rappresentante della Società italiana dei farmacisti
preparatori. In ogni caso, poco conta di fa parte del tavolo se questo non viene mai convocato. C'è una
sottovalutazione del ruolo della galenica da parte del ministero, secondo lei? Temo di sì. La sensazione,
come in questo caso, è che a volte ci sia un atteggiamento un po' punitivo nei confronti della galenica.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 17/12/2015
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16/12/2015 09:18
Sito Web
IlFarmacistaOnline.it
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Credo che molti fatti di cronaca diano anche una immagine sbagliata della galenica, spesso associata a
prodotti dimagranti legati più a questioni estetiche che non al trattamento di patologie. La galenica è invece
una specialità molto importante e se si vuole andare verso una medicina sempre più personalizzata,
andrebbe utilizzata più spesso e valorizzata. Ma già oggi, senza galenica, mancherebbero anche tanti
trattamenti per molte patologie pediatriche o per molti pazienti oncologici. La Sifap ha presentato ricorso al
Tar contro i due precedenti decreti che vietavano l'uso di altre molecole dimagranti. Presenterete ricorso
anche contro questo decreto? Lo stiamo valutando. Purtroppo dobbiamo tenere conto anche del fatto che
avviare questi procedimenti è molto costoso e impegnativo per una piccola associazione come la nostra. A
che punto è l'iter degli altri ricorsi? L'udienza è attesa per febbraio. Il magistrato aveva infatti deciso di
prendere tempo in attesa di avere a disposizione i risultati del tavolo ministeriale in materia. Dati che, come
dicevo, ancora non però sono disponibili. L'auspicio è che lo diventino presto, come una immediata
convocazione del tavolo a inizio anno.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 17/12/2015
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SANITÀ NAZIONALE
29 articoli
17/12/2015
Pag. 1
diffusione:150811
tiratura:209613
Medici: da gennaio 6mila assunzioni con contratti a tempo
Roberto Turno
pagina 12 pPromette 6mila assunzioni che si concluderanno solo a fine 2017 senza nuove spese, ma con
329 milioni frutto dei risparmi che le regioni dovranno realizzare tra ospedali in rosso, acquisto di beni e
servizi con la le centrali uniche regionali e la «siringa unica nazionale», le nuove regole contro gli sprechi
della medicina difensiva. Annuncia i nuovi Lea per fine febbraio e prestissimo l'Albo dei manager in stile
"trasparenza" secondo la "Legge Madia".E liscia il pelo ai medici ieri in sciopero generale col 75% di
adesioni: «Senza di voi il sistema non avrebbe retto. Comprendo i disagi, ma il Governo non è fermo. La
stagione dei tagli è finita». Ma solo se si risparmia davvero. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha
illustrato ieri in conferenza stampa dettagli e prospettive delle novità inserite all'ultimo momento nella
manovra 2016.A partire da quelle votate per mettere riparo ai disagi per l'orario corto europeo che sta
sguarnendo le corsie. Parole, quelle di Lorenzin, che non convincono i sindacati. Contro il depotenziamento
della sanità pubblica, il disagio professionale, le risorse che mancano sempre più. E quanto alle nuove
assunzioni previste, lo scetticismo impera: «Assunzioni del tutto ipotetiche, senza risorse aggiuntive».A
gennaio, senza risposte, potrebbero esserci altri due giorni di piazza. Sul capitolo assunzioni, Lorenzin
confida nella massima celerità. Da gennaio scatteranno contratti flessibili, prorogabili finoa ottobre.A
febbraio le regioni valuterannoi fabbisogniea marzo potranno bandire i concorsi, sempreché tutto fili liscio. I
concorsi potranno concludersi al massimo a fine 2017: riguarderanno per metài medicie per metà gli
infermieri,e il 50% dovrà essere riservato ai precari. Si stimano 329 milioni di spesa («ma potranno essere
anche molto meno») e i governatori dovranno attingere ai 111 miliardi del Fondo 2016. Utilizzando parte dei
risparmi attesi dalla Stabilità 2016 tra piani di rientro triennali degli ospedali in rosso (per i bilanci finanziarie
di salute), gli acquisti a "buon prezzo", le norme attivate nella manovra contro il rischio professionale e
quelle che arriveranno con la legge complessiva che avrà una corsia preferenziale in Parlamento per il varo
entro la primavera. Insomma, ora più che mai la palla passa alle regioni. Tra le quali ieri sono state indicate
quelle benchmark per il 2015. Si tratta, nell'ordine, di Marche, Emilia Romagna, Umbria, Veneto,
Lombardia. Le Marche dovranno essere obbligatoriamente nella rosa finale delle tre indicate per il
benchmark, le altre2 le sceglieranno (politicamente) i governatori. Che faranno bene i contie troveranno un
buon compromesso per trovare la soluzione che scontenta meno tutti.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SANITÀ
17/12/2015
Pag. 32 N.51 - 22 dicembre 2015
diffusione:202678
tiratura:282958
Un filtro nasale italiano contro lo smog in Cina
Il gruppo Florio è cresciuto con i farmaci generici. Ma ora scommette su un prodotto tutto suo.
(Elisabetta Tonni)
Il poliziotto cinese immerso nelle nebbie da smog di Pechino, con la mascherina su naso e bocca, andrà
presto in pensione. Al suo posto ci sarà un collega più dinamico, libero di utilizzare anche il fischietto in
maniera più agevole, perché può inserire direttamente nelle narici dei filtri nasali per salvaguardare la sua
salute dai gas cancerogeni.A trovare la soluzione alternativa è stato il gruppo farmaceutico italiano Florio,
che da luglio ha immesso sul mercato, per il tramite della Esseti farmaceutici, un filtro di forma spiroidale
contenente un gel in grado di imprigionare le molecole che sono fra le cause dei tumori. L'invenzioneè stata
considerata da subito rivoluzionaria ed è diventata il fiore all'occhiello della società, che si è posta il
problema di rendere la vita più agevole ai cittadini cinesi. Anche se indossano la mascherina come parte
del loro abbigliamento, per molte figure professionali rappresenta un impedimento. Come fa un vigilea
usare il fischietto se la boccaè coperta dalla protezione antismog? Partendo da questa domanda,
Massimiliano Florio, amministratore delegato del gruppo di famiglia, spiega quanto questo prodotto sia
stato ben accolto: «In Cina hanno capito subito i vantaggi dei filtri nasali come forma di prevenzionee li
hanno inseriti frai prodotti più innovativi del 2015. Un traguardo eccezionale». Forte di questo successo, il
gruppo Florio prevede di rifornire la Cina con circa un milione di confezioni entro luglio 2016. Una
previsione previdente, considerato il numero di abitanti della Cina e considerato che la nazione è in grado
di produrre da sola circa la metà dell'inquinamento di tutta la Terra. Ci sono fabbriche che riesconoa velare
di polveri sottili Pechino pur standoa 400 chilometri di distanza, per non parlare dei Villaggi del cancro, così
definiti proprio dal governo cinese, dove l'ariaè talmente irrespirabile chei cittadini hanno probabilità molto
alte di sviluppare la malattia. I filtri nasali non sono destinati solo al mercato cinese. Gli stabilimenti del polo
chimico del basso Lazio sono all'opera anche per rifornire il mercato italiano. A commercializzarli è però la
Special Product's Line, che fa parte sempre del gruppo. «Per l'Italia» precisa Florio «abbiamo pensato a un
prodotto che contrasti le allergie, soprattutto quelle più serie che scatenano le crisi asmatiche,ea
contrastare le roncopatie, un disturbo ben conosciuto da chi russa durante il sonno». Il gruppo si aspetta di
replicare in Italia lo stesso entusiasmo registrato in Cina.I filtri antiallergici sono stati sperimentati da alcuni
ospedali con un risultato definito da molti medici «incoraggiante». Il gruppo Florio non si è lasciato sfuggire
l'occasione e si convinto che anche questa intuizione sarà ancora una volta quella giusta. L'intuito è sempre
stato l'elemento vincente di questa realtà produttiva che mantiene il carattere di impresa familiare
nonostante abbia assunto dimensioni che la fanno rientrare a pieno titolo nelle realtà di medie dimensioni a
livello mondiale. L'intero gruppo ha un fatturato aggregato di circa 100 milioni l'anno, dà lavoroa circa 400
dipendenti e distribuisce i prodotti in 43 Paesi. L'iniziativa si devea Orazio Armando Florio, un informatore
farmaceutico che nel 1978 decise di diventare imprenditore e scelse le aree di Pomezia e Anagni per
insediare il polo produttivo della prima società, la So.Se. Pharm. Una quindicina di anni dopo fece un
ulterioree decisivo passo avanti e nella metà degli anni Novanta iniziòa produrre farmaci generici, affidando
poi questa attività alla Special Product's Line. Una sfida enorme affrontata negli anni in cui il mercato dei
farmaci era soggetto allo strapotere delle grandi multinazionali. Ma sarebbero dovuti passare ancora alcuni
anni prima che, nel 2005, scattasse l'obbligo per il farmacista di proporre al paziente un farmaco alternativo
a quello originale prescritto dal medico, contenente lo stesso principio attivo nella stessa misura. Il gruppo
si concentrò sempre di più sulla produzione del generico. Quando, con il passare degli anni, l'alternativa del
generico al farmaco di marca ha conquistato la fiducia dei consumatori, il gruppo Florio si è trovato pronto
ad avere l'offerta giusta alla nuova domanda nascente. Purtroppo Orazio Armando Florio non fece in tempo
a vedere l'entrata in vigore della legge che diede l'ulteriore sferzata positiva alla realtà produttiva che aveva
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SCENARI _ECONOMIA
17/12/2015
Pag. 32 N.51 - 22 dicembre 2015
diffusione:202678
tiratura:282958
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
creato. Aveva però posto le basi per l'ingresso dei tre figli nel gruppo di famiglia. A ognuno di loro affidò un
settore in base alle loro propensioni e quando nel 2004 venne a mancare, il gruppo chimico si ritrovò ad
avere comunque un'impostazione ben definita. I fratelli Florio interagiscono fra di loro nelle società del
gruppo pur mantenendo ognuno competenze e ruoli specifici. Massimiliano, laureato in farmacia (e per
questo considerato il vero tecnico del settore),è amministratore delegatoe presidente della Product's Line,
nonché amministratore delegato della So.Se.Pharm. Francesco si occupa di export, mentre Sabrina,
laureata in Economia, presiede la So.Se.Pharm, società forte sul mercato con la produzione di parafarmaci
per l'igiene intima femminile e della nuova produzione di filtri nasali per le allergie. A guardare i dati
dell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità sulle allergie, ancora una volta la So.Se.Pharm potrebbe
aver fatto centro: in Italia si ammalano nove milioni di persone all'anno per malattie respiratorie da allergiee
un po' meno della metà (quattro milioni) ha bisogno di cure, mentre il numero dei malati di asma- secondo il
Global initiative for asthma (Gina) - è stimato intorno ai 30 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA QILAI
SHEN/BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES
1.000.000 Il numero di confezioni di filtri nasali che il gruppo farmaceutico Florio prevede di vendere sul
mercato cinese.
Foto: Un poliziotto cinese in piazza Tienanmen con l'ormai diffusissima mascherina antismog.
17/12/2015
Pag. 82 N.51 - 22 dicembre 2015
diffusione:202678
tiratura:282958
Sono nato con il camice
Paolo Rotelli, 26 anni, guida il gruppo ospedaliero che ha salvato il San Raffaele. «Questo è il lavoro giusto
per me» dice. «Ora vogliamo crescere, e dare a Milano il primato della ricerca medica».
Sergio Luciano
Il San Raffaele ormai è in salvo. Ma vogliamo fare ben di più, vogliamo farlo crescere moltissimo».
Ambizioso, il ragazzo. «Siamo arrivati alla frontiera della medicina chimica, e grazie alla ricerca nell'ambito
della terapia genica abbiamo sviluppato un nuovo vaccino contro l'emofilia A e B, ma investiremo sempre di
più nella ricerca». Che si creda di essere Bill Gates? «Il San Donato diventerà, per la prevenzione
cardiovascolare, quello che per il tumore è lo Ieo». No, si sente Mark Zuckerberg. «Il rapporto con mio
padre? Parlavamo molto di lavoro. Mi raccontava le sue cose, io le mie a lui, m'indirizzava. Lavorava
sempre la sera tardi, la notte...». Forse davvero buon sangue non mente. Uno si aspetterebbe un figlio di
papà, incontrando Paolo Rotelli, 26 anni, abbigliamento metrosexual, da sei mesi presidente del Gruppo
ospedaliero San Donato, fondato dal nonno Luigi e reso grandissimo dal padre Giuseppe, morto due anni e
mezzo fa. Ma poi lo senti parlare con molta lucidità: «Mai ci quoteremo in Borsa, abbiamo una gestione
leggera ed efficiente, basata su fiducia e responsabilità, non compatibile con il breve termine cui guarda il
mercato». Lo vedi determinato: «Nei prossimi anni investiremo 300 milioni anche per ristrutturare e
costruire 550 letti di un ospedale nuovo che unirà il Galeazzi e il Sant'Ambrogio». Ti colpisce quando
immagina: «La sfida dei prossimi dieci anni è il ricambio generazionale». E ti dimentichi che è così giovane.
Poi pensi che è meglio chiedergliela apertamente, questa cosa dell'età. Dunque, dottor Rotelli, come si
sente a 26 anni nei panni del capo di un gruppo con 18 ospedali, 15 mila dipendenti e 4 milioni di pazienti
all'anno? Mi diverto, mi piace moltissimo. Si diverte? Dopo la laurea sono stato un anno accanto a Nicola
Bedin, il nostro amministratore delegato, ed è allora che ho scoperto che questo lavoro era giusto per me.
Mi è piaciuto molto. Anche Bedin è giovane: ha 38 anni e ne aveva 27 quando suo padre lo assunse. Papà
credeva nei giovani. Già: e in lei? Avevamo un rapporto molto forte. Glielo dicevo, parlavamo molto di
lavoro, m'insegnava, mi correggeva. Anche sul San Raffaele non ha deciso da solo: ha consultato me, la
mamma, Marco e Giulia (i fratelli minori, ndr). Cominciamo dal San Raffaele, allora. Era fallito, e l'avete
salvato. Il San Raffaele è salvo eccome. Se non fanno altri tagli al Servizio sanitario nazionale, sta in piedi
da solo. Qualche banchiere pensa sia stata fortuna. Macché. Sapevamo dal principio che potevamo
portarlo in pareggio applicando ai loro fornitori i nostri listini del San Donato, ma non è bastato... E non solo
abbiamo dovuto rientrare dal deficit della vecchia gestione, 60 milioni all'anno: abbiamo anche dovuto
assorbire tagli per altri 30. Ma è stato bravissimo Bedin nel recuperare 30 milioni sugli appalti, 30 sugli
acquisti: abbiamo purtroppo dovuto agire anche sul personale per i tagli che abbiamo subito. Senza toccare
la qualità. E chi è Bedin, il mago di Oz? No, è un bravo manager. Ha responsabilizzato al massimo i
primari: per ciascuno di loro il reparto è come una miniazienda, devono avere un forte spirito
autoimprenditoriale, possono e devono esprimersi al meglio, gliene abbiamo dato il modo, è stato decisivo.
Il modello San Donato ha funzionato, un solo capo con il potere di spendere, l'amministratore delegato, e
molta autonomia e responsabilità ai primari. E poi abbiamo mandato via chi non sapeva lavorare in questo
modo: ma quelli capaci della vecchia guardia, come il direttore amministrativo Alberto Nughedu, li abbiamo
tenuti. Dunque siete contenti? No, non basta. Il San Raffaele va bene ma non quanto vogliamo: quindi
investiremo 60 milioni all'anno nei prossimi tre anni. E il nostro obiettivo non è galleggiare. È vero che stava
fallendo e oggi fa clinica, ricerca e didattica meglio di prima, senza più perdere, ma vorremmo dare all'Italia
un San Raffaele più forte, sotto tutti i punti di vista. Vogliamo che il San Raffaele convinca i migliori
professionisti del mondo a venire a lavorare qui. Ce la faremo. E allora parliamo di futuro. Quindi di tutto il
gruppo, perché il San Raffaele è solo il 40 per cento del totale. Bene, nei prossimi anni vogliamo far
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
INTERVISTA SANITÀ PRIVATA
17/12/2015
Pag. 82 N.51 - 22 dicembre 2015
diffusione:202678
tiratura:282958
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
diventare la Gruppo San Donato Foundation il punto di riferimento per fare fund-raising attorno alla ricerca
e alla prevenzione cardiovascolare. Siamo già avanti, con un progetto sull'«Educazione alimentare dei
teen-ager», in sigla si chiama Eat, che va avanti dal 2009: così preverremo l'inversione dell'aumento della
longevità causata dalle malattie da sovralimentazione. Con quattro lezioni all'anno, gli studenti sovrappeso
o obesi hanno perso un decimo della loro massa grassa, e oggi facciamo educazione alimentare in 20
scuole medie e in un liceo, venendo in contatto con oltre 2 mila giovani. Aumenteranno. Poi, che altro?
Abbiamo varato il progetto dell'ospedale senza fumo, a San Donato. Aiutiamo pazienti e dipendenti a
smettere di fumare, è un'operazione in perdita ma ci sta. Fumo, obesità, diabete... causano le malattie
cardiovascolari, cioè la prima causa di morte in Italia e nel mondo, 17 milioni di decessi all'anno. L'unico
modo di combatterla è tramite la prevenzione e la ricerca. Ogni anno in Italia 4.500 bambini nascono
malformati al cuore. Trent'anni fa morivano, ora per la grande maggioranza arrivano all'età adulta. Si
guadagna con la prevenzione? La prevenzione è un obbligo morale, prima che un business. Voglio che il
gruppo sia identificato come quello che fa prevenzione meglio di tutti. Che l'ospedale diventi il luogo in cui
chiedere consigli su come non stare male prima che curarsi quando ci si ammala. La gente segue i consigli
del personal trainer più di quelli del medico. E poi la ricerca. Quale? Il motto del San Raffaele è: «Non c'è
cura senza ricerca». La medicina molecolare e genica hanno aperto frontiere fantastiche. Si deve
intervenire sul sistema immunitario. L'abbiamo già fatto col vaccino per l'emofilia. Sviluppato grazie ai fondi
Telethon. La sperimentazione ha funzionato bene, presto potremo usarlo sui malati. Si riscrive il Dna delle
cellule, agendo sulla tastiera dei geni. Stiamo studiando questa tastiera. Occorre investire tantissimo. Ma
dipendete dai prezzi del Servizio sanitario. Scomoda posizione. Per nove decimi del business sì, certo che
lavoriamo con il pubblico, e per questo crediamo che siano le Regioni a doverci aprire, giuridicamente, la
strada alle ulteriori innovazioni che la medicina chiede. A noi la riforma Maroni sembra valida, va attuata
correttamente ma funziona. E in Lombardia i conti tornano. Il modello lombardo ha permesso al privato di
competere col pubblico ad armi pari, e i risultati sono di eccellenza, tanto che se si applicassero i famosi
costi standard la Lombardia avrebbe 8 miliardi in più da spendere nella sanità, altro che posizione
scomoda. Del resto: al San Raffaele facciamo addirittura i trapianti d'organo. E intendete sviluppare anche
la didattica o fermarvi? Il mio obiettivo è che si pensi all'Università vita e salute come punto di riferimento
sulle scienze umane e alla tecnologia avanzata, è una tematica su cui siamo fortissimi, gli altri dovrebbero
inventare da zero linee di ricerca che abbiamo da anni. E poi voglio che Milano diventi il centro della ricerca
sulla sostenibilità. Anche inserendoci nel dopo-Expo. Però, sia chiaro: la ricerca deve portare obiettivi
concreti. Ogni euro messo nel San Raffaele porta risultati concreti, il ricercatore non si sente chiuso in una
torre d'avorio ma porta risultati della ricerca direttamente al letto del paziente. A proposito di ricerca: si è
letto del progetto Cor. Che cosa intende farne? Lo slogan è: dare vita agli anni. Cioè: non basta allungare
l'attesa di vita dei malati di cuore, bisogna vivere bene. Per dare vita agli anni occorrono biomateriali e
nuove tecnologie, giovani bioingegneri italiani, statistici, data manager, biologi e naturalmente medici. Tutto
il ricavato del primo anno di attività vogliamo spenderlo in assunzioni di giovani di talento, anche ricorrendo
al fund-raising, visto che fondi per l'occupazione dei cervelli di talento non se ne trovano. Estero? Dubai:
stiamo facendo sondaggi, prendendo contatti. Ma il cuore è l'Italia. L'ho detto: entro quattro anni un
ospedale con 550 posti letto, fondendo il Galeazzi e il Sant'Ambrogio, in centro. Milano deve diventare la
meta prediletta del turismo sanitario. Dobbiamo e possiamo farlo. Abbiamo una posizione finanziaria netta
fantastica, con un indebitamento assolutamente sostenibile. A meno di non fare un'altra operazione come il
San Raffaele, entro quattro anni azzeriamo il debito! Ma investeremo comunque 300 milioni. Quanto
lavora? Tanto. Poi quando posso viaggio. Molto tra Milano e la Francia, ci ho vissuto vent'anni. Cosa le
piace, oltre che lavorare? Gli orologi e le macchine, e non solo. ALBERTO BERNASCONI
Foto: Paolo Rotelli, 26 anni, presidente del Gruppo ospedaliero San Donato.
17/12/2015
Pag. 82 N.51 - 22 dicembre 2015
diffusione:202678
tiratura:282958
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Foto: L'ospedale San Raffaele di Milano, acquistato dal Gruppo San Donato nel 2012 per 405 milioni di
euro oltre a 320 milioni di debiti.
17/12/2015
Pag. 18
diffusione:189394
tiratura:278795
«Un processo mediatico, noi medici siamo i capri espiatori»
ILARIO LOMBARDO
Aldo Fierro torna a essere un imputato e ripiomba in «un incubo» da quale pensava «di essere uscito»
dopo l'assoluzione in appello nel processo per la morte di Stefano Cucchi. E invece la sentenza della
Cassazione ha riavvolto i nastri e, mentre ha assolto i tre agenti della polizia penitenz i a r i a e gl i i n fe r m
i e r i , h a chiesto di giudicare nuovamente il primario dell'ospedale Pertini di Roma, difeso dall'avvocato
Gaetano Scalise, assieme ad altri quattro colleghi medici. Come vive la mancata assoluzione? «Con una
profonda ferita nell'anima. Un incubo». I tre agenti penitenziari sono stati assolti definitivamente, e anche
l'avvocato della famiglia ha rinunciato al ricorso contro di loro. Su voi medici invece persistono i sospetti. Il
collegio non ha creduto alla tesi della «morte misteriosa» della sentenza di appello... «Se mi chiede come
sia possibile che solo i medici non siano stati assolti anche in Cassazione, le rispondo che è perché siamo
un elemento "debole" della catena, e perché bisogna sempre trovare un colpevole. Restiamo comunque
strumentali ad eventuali nuovi accertamenti». La Procura di Roma intanto ha avviato un'altra inchiesta su
tre carabinieri accusati di essere gli autori materiali del pestaggio di Cucchi. Cosa successe dopo, in quella
notte? «Sicuramente è stata una morte improvvisa ed imprevedibile, se a mezzanotte ha chiesto una tazza
di cioccolato era difficile immaginare che alle tre sarebbe poi morto. Questo è stato un processo, diciamo,
quasi esclusivamente mediatico, e le nuove indagini della procura hanno segnato la decisione della
Cassazione che, come dice il mio avvocato, in questo caso si è discostata dal suo ruolo di giudice di
legittimità». Lei disse: «Non ho mai visto Cucchi, non capisco come sia possibile che io sia coinvolto in
questa storia». Si risponda da solo: com'è possibile che l'hanno incriminata e non è stato assolto anche lei?
«Perché mi sono occupato di Cucchi la sera precedente la morte: una collega mi ha posto il problema della
difficoltà di gestire questo ragazzo ed io le ho chiesto di predisporre una informativa per il magistrato al fine
di provare a ve d e re s e e ra p o s s i b i l e un'alternativa alla detenzione. Se me ne fossi disinteressato
non starei qui oggi a rispondere della morte di una persona che non ho mai visto in vita mia». Le
responsabilità dei medici starebbero nel non averlo curato. «Tutto è opinabile, in cinque giorni il paziente ha
deciso almeno 14 rifiuti riguardanti terapie, esami del sangue e approfondimenti diagnostici quali tac,
elettrocardiogramma ed altri esami. Nessuno può dire in tutta onestà che non vi siano state cure. Purtroppo
il decesso è avvenuto per un evento improvviso ed imprevedibile». ROMA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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5domande a Aldo Fierro imputato
17/12/2015
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diffusione:189394
tiratura:278795
Agenzia del farmaco il presidente lascia
PAOLO RUSSO
Bufera sull'Aifa. Dopo uno stillicidio durato venti giorni cade la testa del Presidente della potente Agenzia
Italiana del Farmaco, Sergio Pecorelli, che ha rassegnato ieri le sue dimissioni, accolte dal Ministro della
salute Beatrice Lorenzin. Che però ha concesso l'onore della armi al professore, dicendosi sicura che
Pecorelli «avrà modo di dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati». L'accusa è quella di conflitto
d'interessi, mossa dal comitato di controllo interno della stessa Agenzia, che governa un mercato da oltre
30 miliardi, determinando prezzi e rimborsabilità di pillole e sciroppi. È pronto anche il successore di
Pecorelli: si tratta di Mario Melazzini, assessore alle attività produttive della Regione Lombardia, conosciuto
perché è malato di Sla, è medico e ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita alla ricerca sulla Sla
Tornando a Pecorelli: iI comitato dell'Aifa il mese scorso aveva rilevato un conflitto d'interesse di livello 3
(incompatibile con qualsiasi incarico), per il ruolo di advisor in un fondo di investimenti, Principia srl. Che,
secondo l'accusa, avrebbe investito anche nelle biotecnologie farmaceutiche - i diretti interessati
smentiscono -. E poi c'è il ruolo di capo della Healty Foundation, che avrebbe incamerato 80 mila euro per
una pubblicazione sui vaccini dello stesso Pecorelli. Te r z a i n co m p at i b i l i t à : l a presidenza della
Fondazione Lorenzini, che promuove studi e ricerche farmacologici. Pecorelli ha sempre respinto le
accuse, definendole «killeraggio", ma la questione non si chiude qui perché il Procuratore di Roma,
Giuseppe Pignatone, ha aperto un fascicolo. A smuovere le fondamenta dell'Aifa c'è però altro. I revisori dei
conti della stessa Agenzia hanno chiesto indietro al direttore generale, Luca Pani, ben 700mila euro. Soldi
percepiti per tre anni di incarico all'Ema, l'Agenzia del farmaco europea, che gli avrebbero fatto sforare il
tetto dei 240mila euro di stipendio fissato dalla legge per tutti i manager pubblici. Un attacco che la dice
lunga sulla stagione dei veleni in Aifa. Da tempo anche nel mirino dei 5 Stelle, che pochi giorni fa hanno
presentato un esposto all'Antitrust e all'Anticorruzione sul cambiamento dello modalità di rimborso del
costoso Sovaldi, il super-farmaco contro l'Epatite C prodotto dalla Gilead. In un primo momento l'Aifa e
l'azienda produttrice si erano accordate per uno sconto progressivo in base alle quantità vendute. Le
Regioni avrebbero pagato inizialmente sui 38mila euro, poi la Gilead, con il meccanismo del pay back,
avrebbe restituito la parte soggetta a sconto. Q ualcosa come 193milioni, documenta la capogruppo
pentastellata in commissione Affari sociali della Camera, Giulia Grillo. Poi l'Agenzia ha deciso di far
liquidare gli importi con note di credito. Ossia altre confezioni di Sovaldi anziché contanti. Un sistema che
secondo i 5 Stelle favorirebbe la Gilead rispetto ai suoi concorrenti che hanno anche prodotti meno costosi.
L'Aifa si è difesa specificando che il meccanismo delle note di credito vale per tutti. La Grillo replica che gli
importi relativi agli altri farmaci sono nettamente inferiori. Le dimissioni di Pecorelli sono forse solo l'inizio
della battaglia per la presa della pastiglia.
Foto: Cambio al vertice A sinistra Sergio Pecorelli, a destra Mario Melazzini, medico malato di Sla: da 10
anni studia la sua malattia
Foto: IMAGOECONOMICA
Foto: IMAGOECONOMICA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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AL POSTO DI PECORELLI MARIO MELAZZINI, MEDICO MALATO DI SLA
17/12/2015
Pag. 18
diffusione:135752
tiratura:185831
Medici in sciopero, rinviate 40.000 operazioni chirurgiche
I SINDACATI: HA ADERITO IL 75% DI CAMICI BIANCHI E VETERINARI SCETTICISMO SULLE 6.000
ASSUNZIONI PROMESSE DAL GOVERNO
Quarantamila interventi chirurgici rinviati, 350.000 visite specialistiche saltate e oltre un milione di
appuntamenti dal medico di base annullati. Ci hanno rimesso anche i pazienti più piccini, visto che alla
protesta hanno partecipato pure i pediatri. Salvo le urgenze, ieri la sanità pubblica si è fermata per lo
sciopero generale dei medici. Una protesta alla quale hanno aderito anche i veterinari del servizio pubblico.
Secondo le organizzazioni sindacali, hanno aderito tra il 75 e l'80% dei camici bianchi non precettati. Non è
bastata a disinnescare la protesta, quindi, l'approvazione nella legge di Stabilità dell'emendamento che
renderà possibili fino a seimila assunzioni nella sanità pubblica: i medici non ci credono, delegare le
Regioni a reperire le risorse è ammettere che i soldi non ci sono, attaccano. «Non c'è alcuna risorsa
economica aggiuntiva prevista finalizzata. Le risorse dovrebbero venire da risparmi delle Regioni che non
sappiamo come possano essere fatti» denuncia il presidente dell'Anaao, il sindacato dei dirigenti medici,
Domenico Iscaro. «I budget regionali sono già al limite» ricorda Massimo Cozza, Fp Cgil. Una tesi
condivisa dal governatore della Lombardia, Roberto Maroni: «Dico ai medici attenzione, non fatevi prendere
in giro dal governo che promette qualche cosa scaricando sulle Regioni promesse che non potranno essere
mantenute». Ma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, non è d'accordo: «Le risorse per le assunzioni ci
sono, perché il fondo sanitario 2016, pari a 11 miliardi, è superiore di 1,3 miliardi rispetto allo scorso anno;
inoltre, vanno considerati i risparmi che sono legati all'applicazione delle riforme». In particolare - spiega - i
soldi per «le procedure di assunzione e di stabilizzazione del personale medico è infermieristico verranno
dai risparmi conseguiti la centralizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi, dai piani di rientro
aziendali e dal cosiddetto risk management». In totale, secondo il governo, per le seimila assunzioni
servono 329 milioni di euro. «Ma la stima è in eccesso - dice il ministro poiché le regioni dovranno
presentare il loro reale fabbisogno entro febbraio, e a quel punto i numeri potrebbero essere rimodulati sulla
base delle esigenze effettive». Intanto, per fare fronte all'emergenza innescata dall' entrata in vigore della
direttiva Ue che impone limiti precisi all' orario di lavoro dei medici, dal primo gennaio 2016 «le Regioni
possono iniziare ad assumere con contratti flessibili e a marzo, sulla base dei fabbisogni, le Regioni
indiranno i concorsi finalizzando il 50% dei posti per la stabilizzazione dei precari».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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LA PROTESTA
17/12/2015
Pag. 20
diffusione:41112
tiratura:81689
Giovanni Galli
Dal 1° gennaio le regioni potranno assumere con contratti essibili per rispondere a situazioni di emergenza
nella sanità. Lo ha detto il ministro della salute Beatrice Lorenzin illustrando ieri alcune misure contenute
nella legge di Stabilità. «Nel mese di marzo sulla base dei fabbisogni comunicati dalle Regioni saranno
indetti i concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato di medici e infermieri di cui un 50% sarà riservato
alla stabilizzazione dei precari». I concorsi, ha specifi cato «dovranno terminare il loro iter entro il 31
dicembre 2017». Intanto sono stati vincolati 800 milioni del fondo sanitario per i Lea (Livelli essenziali di
assistenza) che entreranno in vigore entro la fi ne di febbraio 2016, mentre è stata istituita una
«commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea e per l'appropriatezza del Servizio sanitario
nazionale». Lorenzin ha spiegato che ne faranno parte 15 esperti qualifi cati che dovranno lavorare per
l'aggiornamento costante dei Lea con l'introduzione di nuove tecnologie. «Così avremo chiari gli obiettivi da
raggiungere, anche sotto il profi lo economico». Per quanto riguarda le altre novità della legge, gli ospedali
e gli istituti di ricovero e cura attualmente in defi cit o in piano di rientro dovranno avere i conti in regola in
capo a tre anni o l'intero management decadrà. «Se entro tre anni l'ospedale non si è rimesso in regola
sotto il profi lo economico, organizzativo o qualitativo, il management decade. Tutto», ha detto Lorenzin. La
quale ha anche annunciato l'imminente presentazione in consiglio dei ministri di una norma sull'istituzione
di un albo dei manager in Sanità che riguarderà non solo i direttori generali ma anche gli amministrativi.
«L'obiettivo è una selezione verso l'alto con requisiti di grande eccellenza. Si tratta di un tassello che rende
sempre più meritocratico l'accesso alla dirigenza sanitaria. A questa norma sarà anche agganciato un
master ad hoc». Relativamente alle assunzioni del personale sanitario, il ministero ha fatto una stima di 329
milioni di euro per 6 mila assunzioni, per metà di infermieri e per metà di medici, da realizzare nel 2016.
«Solo quando avremo dalle regioni l'analisi dei fabbisogni, capiremo di quanto personale hanno
effettivamente bisogno. Dalle prime indicazioni ricevute pensiamo che potrebbero servire anche meno di
329 milioni. La copertura di queste risorse dovrà avvenire con risparmi di spesa», ha concluso il ministro.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Sanità , dal 1° gennaio in regione assunzioni con contratti essibili
17/12/2015
Pag. 25
diffusione:41112
tiratura:81689
Farmacia , sì alle insegne agli incroci
L'insegna di una farmacia assume una valenza informativa in favore dell'utenza e ciò giustifi ca la
collocazione dell'insegna, nel punto di congiunzione di due strade, con la finalità di consentire a coloro che
ignorino l'esatta collocazione della farmacia, di individuarne la sede. È quanto sostiene il Tar Lombardia,
sez. IV, con la sentenza del 9 dicembre 2015 n. 2600. Il fatto in sintesi: una società presentava ricorso al
Tar per la concessione di un'autorizzazione rilasciata dal comune ad una farmacia per l'esposizione di
un'insegna verde bifacciale luminosa su palo di m 0,80 x 0,80, avente forma di croce, da posizionarsi
nell'intersezione tra due vie, in adiacenza all'edifi cio di proprietà della ricorrente. Secondo la difesa
comunale e della società, l'insegna non avrebbe le caratteristiche di cui all'art. 47, dpr n. 495/92, non
essendo fi nalizzata a contraddistinguere la sede della farmacia, né collocata in prossimità della stessa,
quanto invece ad una distanza di circa 100 m, avendo pertanto una finalità pubblicitaria, come peraltro
dimostrato dalla presenza di un'ulteriore insegna, invece posta sulla facciata della farmacia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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TAR LOMBARDIA
17/12/2015
Pag. 27
diffusione:41112
tiratura:81689
Sempre più vicini alle famiglie
Progetto scuola, welfare e misure ad hoc per la prevenzione
Gennaio. Dalla fantasia dei bambini l'immagine Cadiprof Dalla fantasia dei bambini nasce il progetto
«Cadiprof e la Scuola». L'iniziativa mira a unire educazione, creatività e salute e, attraverso i disegni dei
bambini, si prefi gge di raccontare le prestazioni sanitarie e socio-assistenziali erogate dalla Cassa. Il primo
progetto pilota è partito lo scorso ottobre e ha coinvolto una novantina di bambini della scuola elementare
Usai di via Savinio 43 a Roma, che hanno accettato con entusiasmo e partecipazione la «sfi da» lanciata
dalla Cassa. Grazie alla sensibilità della dirigente scolastica, Angela Maria Marducci, e alla passione delle
maestre Daniela e Anita, che hanno accolto con grande spirito di collaborazione l'iniziativa di Cadiprof, il
progetto ha preso il via sulle ali della creatività e del divertimento. Febbraio. Al via il progetto «Dentista per
la famiglia» Per i dipendenti degli studi arrivano cure odontoiatriche a costi agevolati e il rimborso delle
spese su un'ampia gamma di prestazioni. Grazie al progetto «Dentista per la famiglia» sottoscritto a Roma
tra l'Associazione nazionale dentisti italiani e Cadiprof circa 350 mila lavoratori iscritti a Cadiprof e i loro
familiari (per una platea di oltre 1 milione di cittadini) potranno usufruire di prestazioni terapeutiche di
qualità in odontoiatria messe a disposizione dai 24 mila dentisti Andi aderenti su tutto il territorio nazionale
e potranno inoltre contare su un contributo erogato da Cadiprof per le spese sostenute. Marzo. Ok
dall'assemblea al varo di nuovi servizi Nella relazione di bilancio preventivo 2015, approvata il 31 marzo
scorso, l'assemblea dei soci della Cassa ha dato il via libera al varo di nuovi servizi rivolti ai propri associati.
Nell'ambito del programma sulla cultura della salute orale, la convenzione stipulata con Andi prevede
anche il lancio delle prestazioni di ortodonzia (apparecchi) per i fi gli in età evolutiva degli associati.
Parallelamente, prenderà il via la convenzione per la fornitura di prestazioni a condizioni agevolate di
sostegno psicologico con Plp, l'Associazione degli psicologi liberi professionisti. Aprile. Assistenza
familiare, al via la convenzione Cadiprof-Umana Una rete di servizi qualifi cati per l'assistenza familiare e la
cura della persona a disposizione dei dipendenti degli studi. A Venezia, presso la sede di Umana, il
presidente di Cadiprof, Gaetano Stella, e l'a.d. di Umana, Giuseppe Venier, hanno sottoscritto una
convenzione per offrire ai dipendenti e collaboratori di studio una serie di servizi di nuova domiciliarità
dedicati ai familiari non autosufficienti. L'intesa punta a incrociare la domanda di assistenza familiare degli
iscritti a Cadiprof e l'offerta di personale formato ai servizi di cura alla persona messo a disposizione
dall'area specialistica dedicata ai servizi alla persona di Umana, l'agenzia del lavoro autorizzata dal
Ministero del lavoro. Maggio. Al via la Gestione assistenza professionisti Con il rinnovo del Ccnl degli studi
il welfare contrattuale si estende a tutti i soggetti che operano all'interno di uno studio professionale. Non
più solo i dipendenti, ma anche i titolari di studio, gli associati, i professionisti e i praticanti potranno
accedere a un'ampia gamma prestazioni garantite dal contratto degli studi. È questa una delle novità più
rilevanti del Ccnl, la cui ipotesi di accordo è stata siglata il 17 aprile dalle parti sociali e approvata
all'unanimità dal Consiglio generale di Confprofessioni il 15 maggio a Roma, che ha previsto di estendere
forme di assistenza e tutela anche ai liberi professionisti attraverso la creazione di una gestione autonoma,
denominata Assistenza Professionisti, che verrà gestita da Ebipro e Cadiprof sotto la direzione e la
vigilanza di Confprofessioni. Giugno. Welfare a tutto campo per battere la crisi Aumentano le adesioni,
crescono le prestazioni di assistenza sanitaria e, grazie a una gestione finanziaria oculata e prudente,
Cadiprof guarda con cauto ottimismo al 2015. Su questi capisaldi, il 23 giugno scorso il Comitato esecutivo
della Cassa ha approvato il bilancio consuntivo 2014. «Un anno diffi cile, ma anche ricco di iniziative che
hanno permesso di tenere alta la bandiera del welfare negli studi professionali», ha commenta il presidente
di Cadiprof, Gaetano Stella. Luglio. Siglata la convenzione tra Cadiprof e l'Ulss4 Alto Vicentino Cadiprof
raddoppia il suo programma di prevenzione sanitaria dedicata ai dipendenti degli studi. Il 17 luglio il
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Nell'anno del decennale le principali iniziative di Cadiprof per i dipendenti degli studi
17/12/2015
Pag. 27
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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presidente della Cassa, Gaetano Stella, e il direttore generale dell'Ulss4 Alto Vicentino, Daniela Carraro,
hanno sottoscritto una convenzione biennale per consentire ai 4.290 iscritti Cadiprof della provincia di
Vicenza la possibilità di eseguire accertamenti clinici e diagnostici, tarati sulle caratteristiche di genere e di
età dei lavoratori, avvalendosi di un team medico altamente professionale, senza alcun onere a carico
dell'iscritto. Settembre. Dieci anni Cadiprof: una storia di successo A dieci anni di distanza dal via alle prime
prestazioni di sanità integrativa, Cadiprof si presenta oggi come una delle principali realtà nel panorama
nazionale dei fondi sanitari integrativi. Oltre 381 mila dipendenti assistiti, circa 107 mila studi professionali
iscritti e più di 90 milioni di euro rimborsati a fronte di circa 1 milione di sinistri. Sono i numeri dei primi dieci
anni di attività di Cadiprof, che ha celebrato l'evento il 22 ottobre a Roma, in occasione del convegno
«Cadiprof un modello in evoluzione: La nuova sanità integrativa nel rapporto con il Ssn», Ottobre. Il
messaggio del ministro Lorenzin (foto Lorenzin) In occasione del convegno «Cadiprof un modello in
evoluzione: La nuova sanità integrativa nel rapporto con il Ssn», il ministro della salute, Beatrice Lorenzin,
ha inviato un messaggio alla Cassa per esprimere il suo «apprezzamento per l'importante iniziativa,
incentrata su una tematica destinata ad occupare uno spazio sempre più signifi cativo nel nostro settore». Il
ministro Lorenzin ha sottolineato che «lo sviluppo del settore dei fondi sanitari integrativi appare destinato a
produrre esternalità positive sulla stabilità del nostro Paese; ciò, grazie a formule innovative e
complementari di assistenza alla persona, che si correlano alle forme tradizionali di impegno sociale in
subiecta materia». Novembre. Lo psicologo entra in studio Prende forma il progetto sperimentale
«BenEssere in famiglia» elaborato dall'associazione Psicologi liberi professionisti (Plp) e rivolto ai
dipendenti degli studi professionali iscritti a Cadiprof con lo scopo di offrire un'azione di consulenza
psicologica che possa «favorire atteggiamenti attivi e positivi nelle persone coinvolte in diffi coltà familiari,
che stimoli la capacità e le risorse personali per un empowerment attivo. Un lavoro di valorizzazione e
sostegno della resilienza personale e sociale di cui tutti sono dotati». La convenzione «BenEssere in
famiglia» è stata siglata il 25 novembre a Roma dal presidente di Cadiprof, Gaetano Stella, e dal presidente
di Plp, Dominella Quagliata, e sarà operativa dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016.
17/12/2015
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diffusione:85021
tiratura:120193
IL MEDICO NON SIA ESECUTORE DEL PAZIENTE
Gian Luigi Gigli*
Caro direttore, sembrerebbe ormai assodato: esiste in Italia un diritto assoluto all'autodeterminazione del
paziente; esiste un diritto all'aborto; esiste un diritto al figlio sano; esiste una responsabilità del sanitario se,
per difetto di informazione, i primi tre diritti non possono realizzarsi, verificandosi a seguito di tale condotta
la nascita di un figlio che si voleva a tutti i costi sano e bello. È quanto, in estrema sintesi, si può evincere
dalla lettura della sentenza depositata nei giorni scorsi dalla Suprema Corte. Ribaltando due precedenti
sentenze e spazzando via (!) la stessa legge 194/98, la Cassazione ha deciso che il sanitario ha l'obbligo di
informare «in vista dell'esercizio della gestante di interrompere la gravidanza». Ne prenda atto il
Parlamento, ancora una volta scavalcato per via giudiziaria... La Corte ha deciso che «il diritto
all'autodeterminazione è diverso dal diritto alla salute» e può essere oggetto di rivendicazione da parte del
paziente che se ne veda precluso l'esercizio a causa delle decisioni del medico. L'autodeterminazione,
dunque, secondo questa visione potrà estendersi dal diritto alla tutela della salute, a scelte che non hanno
potuto esprimersi a causa di un deficit d'informazione, anche senza che ne siano derivati danni per la
salute del paziente. Per la Corte, infatti, «l'inadempimento dell'obbligo d'informazione assume autonomo
rilievo nel rapporto contrattuale, a prescindere dalla correttezza o meno del trattamento sanitario eseguito».
Da alleanza terapeutica, il rapporto medico-paziente è così ridotto a prestazione d'opera finalizzata, come
da contratto, all'adempimento dei voleri del paziente e gli scenari che si aprono per altre condizioni di salute
o altre età della vita sono inquietanti. Restando in tema di gravidanza, i giudici ritengono che è il sanitario
su cui incombe l'obbligo di informare il paziente che «deve dare prova di aver adempiuto a tale obbligo,
restando a suo carico, in caso contrario, la responsabilità per lesione del diritto del paziente
all'autodeterminazione», ivi compresa «la lesione del diritto di autodeterminarsi anche in merito all'Ivg e del
diritto di procedervi». Ciò tanto più perché la gestante aveva dichiarato che «non avrebbe accettato un figlio
affetto da sindrome di Down», un'indicazione confermata dal mancato riconoscimento della figlia dopo la
nascita. Per la Cassazione, dunque, non esisterebbe solo un diritto all'aborto, ma anche un diritto al figlio
sano e il "contratto" che lega il medico al paziente a ciò sarebbe finalizzato. Viene così sentenziata la
valenza eugenetica, sempre negata, della legge 194. Del resto, anche in Italia le persone affette da
sindrome di Down sono una specie umana in via di estinzione e in altri Paesi, come la Danimarca, le
autorità sanitarie si sono addirittura proposte l'obiettivo di diventare "Down free" entro il 2030. Ma se il
rapporto medicopaziente è ridotto a contratto e la nascita di un disabile, non per colpa del sanitario, ma
solo perché non gli è stato impedito di nascere, è equiparata a un danno patrimoniale, è inevitabile che ne
derivi una forte spinta alla medicina difensiva. Il medico cercherà di coprirsi da rischi facendo firmare al
paziente complessi fogli di spiegazioni e autorizzazioni, come in banca per l'apertura di un mutuo o di un
conto corrente, prevedendo tutto il prevedibile, non per un'informazione consapevole del paziente, ma per
la tutela del professionista: più una check-list da sottoscrivere che un consenso informato. Il medico si
difenderà anche facendo eseguire esami inutili, spesso costosi, talora invasivi, non per tutelare la salute del
paziente, ma per coprire se stesso da possibili imprevisti, con inevitabile lievitazione della spesa sanitaria.
Infine, paradossalmente, se il desiderio dei genitori biologici si fosse limitato a un figlio«prodotto» privo di
difetti, da acquistare con contratto e sul quale lucrare un risarcimento se fallato, allora è meglio per la
piccola che sua madre e suo padre l'abbiano disconosciuta. Siamo fiduciosi che nel frattempo abbia trovato
buoni genitori, dai quali sia stata accolta con affetto, rispetto e umanità, come un dono. Qualcuno capace,
come nel caso di Chiara di cui ha dato recentemente conto "Avvenire", di accompagnarla magari anche alla
laurea, nonostante la trisomia 21. *Presidente del Movimento per la Vita
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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La sentenza della Cassazione sulla bimba Down
17/12/2015
Pag. 1.11
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Investimenti e meno tagli: cosa chiedono i dottori Secondo Boscia (Amci) carità e autonomia vanno
coniugate con una gestione efficiente. Per Papotto (Cisl medici) serve una nuova alleanza tra medici,
pazienti e politici. Troise (Anaao): non disperdere la sanità pubblica, che è un bene comune
ALESSIA GUERRIERI
La parola più ricorrente è «nuovo patto sociale per la salute», «recuperata alleanza tra medici, pazienti e
politica» per non perdere «il bene comune della sanità pubblica». Lo sciopero di ventiquattro ore dei medici,
per protestare contro la politica di tagli del governo e difendere la dignità dei camici bianchi e pazienti, ora
infatti deve servire a pensare a quale sistema sanitario l'Italia vuole avere nel futuro. A chiederselo sono i
responsabili delle associazioni di medici e malati proprio nel giorno in cui lo stetoscopio è riposto nel
cassetto (la manifestazione ha avuto un'adesione del 75% facendo saltare 2 milioni di prestazioni e 40mila
interventi). Certo un meccanismo basato su criteri economici, piuttosto che su quelli clinici, limitando la
libertà e l'autonomia del medico, non piace a nessuno. Ma neppure un sistema in cui gli investimenti
economici non arrivano a produrre migliori servizi per i cittadini in egual misura su tutto il territorio
nazionale. Il ministro Beatrice Lorenzin difende l'aumento del fondo sanitario di 1,3 miliardi per il 2016 e
l'emendamento inserito in Stabilità in cui si prevedono 6mila assunzioni tra medici e infermieri, con 339
milioni di euro che le Regioni recupereranno dalla spending review. I medici e i pazienti, però, chiedono di
non fare riforme della sanità senza i diretti interessati, investendo di più sul «ruolo sociale» dell'operatore
sanitario, sul reale potenziamento della medicina territoriale e su quella relazione di fiducia medico-paziente
che non può essere minata dalle norme sulla responsabilità professionale. Non si può far perdere al
medico, insomma, il compito di «essere tutore dell'assistenza medica» e far diventare la sanità «una catena
di montaggio» in cui «la valutazione economica si fa accanto al letto del paziente». Il «guasto della
medicina sta proprio nella politica» e nell'anteporre il problema dei costi alle questioni cliniche, secondo il
presidente dell'associazione nazionale medici cattolici (Amci) Filippo Maria Boscia , che chiede di
«coniugare responsabilità, trasparenza e carità, con efficienza e efficacia gestionale». Un «modo di
essere», non un obiettivo a cui tendere. Finanziamenti adeguati, stabilizzazione di precari, nuovo contratto
del comparto e l'adeguamento degli standard ai livelli europei, così, sono i punti su cui si dovrà ripartire.
Stando tutti intorno ad un tavolo. Per chiedere «una forte risposta a questo bisogno di una sanità comune
accessibile a tutti e che rispetti la dignità dell'uomo», dice il segretario generale della Cisl medici Biagio
Papotto . E per scampare il pericolo «che possa curarsi solo chi ha i soldi», serve una «legge nazionale che
imponga alle Regioni standard unici». L'unità, intanto, l'hanno recuperata i medici, che dopo undici anni
hanno ricompattato il loro fronte in occasione dello sciopero. Tuttavia «stiamo perdendo il bene comune
della sanità pubblica che si sta smantellando», è il parere del segretario generale del principale sindacato
dei dirigenti medici (Anaao) Costantino Troise . Per migliorare l'appropriatezza, comunque, «occorre anche
recuperare l'alleanza medici-cittadini, che passa pure attraverso l'educazione al "consumo" di salute». Il
punto da cui partire per arginare «una tutela sanitaria in contrazione», per il segretario nazionale dei medici
di medicina generale (Fimmg) Giacomo Milillo , è smettere di prendere «decisioni in funzioni di bilancio e
consenso», cambiando il sistema di governance e perseguendo la «vera appropriatezza». Preoccupazioni
condivisibili, ma non condivisibile «la modalità dello sciopero che ha causato disagi di nuovo ai cittadini».
Meglio è, per Tonino Aceti , coordinatore nazionale del Tribunale del malato e delle associazioni malati
cronici (Cnamc), «coinvolgere tutti per capire cosa fare insieme». Poi, volendo guardare al futuro, la
richiesta è «invertire la logica dei costi con quella di migliorare l'accesso ai servizi dei cittadini», attuare il
cambiamento «con standard territoriali nazionali» e una rinnovata centralità del medico di famiglia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Medici, il 75% ha scioperato «Nuovo patto per la salute»
17/12/2015
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Cresce la mobilitazione sul territorio: alleanza di tre Comuni in Abruzzo Stabilizzate le risorse ogni dodici
mesi Consulta Antiusura: il divieto di spot? Soddisfatti, ma resta ancora da fare
FULVIO FULVI
Un fondo stabile di 50 milioni di euro l'anno, a decorrere dal 2016, per curare e riabilitare le persone affette
dalle patologie causate dall'azzardo. La cifra, stanziata dal ministero della Salute, servirà anche per
prevenire l'insorgere delle ludopatie. «Il fondo - ha precisato il ministro Beatrice Lorenzin - verrà ripartito tra
le Regioni e le Province autonome sulla base di criteri stabiliti con un decreto ministeriale da approvare
entro 60 giorni». Non ci sarà dunque un carattere di una tantum per le risorse destinate alla lotta contro le
ludopatie ma, almeno stando a quanto detto ieri, l'impegno finanziario verrà riproposto ogni dodici mesi.
Confermata anche la serie di divieti alla pubblicità televisiva e radiofonica dei giochi con vincita di denaro.
Limiti che però saranno validi soltanto per le emittenti generaliste e nella fascia oraria che va dalle 7 alle 22.
Resterebbero fuori, dunque, tv e radio tematiche e trasmissioni notturne. «In particolare - spiega il ministro è vietata la pubblicità che incoraggia il gioco eccessivo e incontrollato, che ne neghi i rischi o lo presenti
come un modo per risolvere i problemi finanziari». Ma saranno proibiti anche gli spot che inducono
l'ascoltatore a ritenere che la competenza del giocatore possa permettere di vincere sistematicamente, che
si rivolgono o facciano riferimento ai minori, che presentino l'astensione dal gioco come un valore negativo
o contengano dichiarazioni infondate sulle possibilità di vincita. Sui divieti alle pubblicità è intervenuta, con
una nota, la Consulta Nazionale Antiusura "Giovani Paolo II". «Siamo soddisfatti ma ancora resta da fare»
ha detto monsignor Alberto D'Urso, vicepresidente della Consulta, secondo cui è auspicabile che «si arrivi
con sollecitudine a una legge nazionale sull'azzardo online che oggi costituisce il vero problema avendo
raggiunto nel 2015 un consumo pari a 89 miliardi di euro». Intanto, tre Comuni abruzzesi dell'area
metropolitana Chieti-Pescara, cioè Cepagatti, San Giovanni Teatino e Spoltore si sono uniti in un progetto
di aiuto a chi è diventato "schiavo del gioco". Il progeto si chiama "Stop the game": previsti sportelli di
ascolto e informazione, consultazioni con un'équipe di esperti, agevolazioni sulla Tari agli esercizi che
tolgono le slot machine e interventi di sostegno alle famiglie coinvolte. Verranno promossi incontri nelle
scuole e nelle associazioni, saranno formate, per dodici mesi, unità terapeutiche composte da una decina
di persone per la consulenza diagnostica e l'avvio gruppi di mutuo-aiuto.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Ludopatie, arrivano 50 milioni l'anno
17/12/2015
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Malgrado la sentenza della Cassazione sul caso della bambina poi non riconosciuta, la Corte d'Appello
potrebbe ritenere mancante la dimostrazione di un danno conseguente alle scelte del medico
Marcello Palmieri
Questa sentenza fa notizia perché riguarda un presunto diritto all'aborto, ma avrebbe potuto riguardare un
qualsiasi altro caso medico». Vincenzo Antonelli, docente di Diritto sanitario alla Luiss di Roma, del
verdetto assai discusso in questi giorni propone «una lettura sul piano strettamente giuridico». La sua voce
si aggiunge alle tante che hanno espresso forti perplessità sulla sentenza della Corte di Cassazione,
numero 24220, pubblicata il 27 novembre. Il caso rigurda la nascita di un bimbo con la sindrome di Down: i
genitori chiedevano che il ginecologo li risarcisse, poiché - nonostante la madre (ventenne, originaria della
Repubblica Ceca) avesse dichiarato l'intenzione di ricorrere all'aborto in caso di malformazioni del feto - il
medico non le avrebbe indicato gli esami idonei a diagnosticarle. Il sanitario sosteneva di aver operato
secondo i protocolli, dal momento che i controlli omessi - amniocentesi e analisi dei villi coriali - da un lato
sarebbero stati costosi e pericolosi, dall'altro non sarebbero apparsi necessari alla luce dello specifico
quadro clinico. Una tesi a cui i genitori avevano sempre risposto rivendicando un diritto a conoscere tutti gli
esami possibili e immaginabili, sul presupposto che la scelta finale sarebbe spettata a loro. Ribaltando i
precedenti due gradi di giudizio, la Cassazione ha dato ragione alla coppia. E rimandato la causa alla Corte
d'Appello di Brescia perché riveda la propria decisione. Antonelli osserva che i giudici di Cassazione
«hanno ribadito l'obbligo di informazione gravante sul medico nei confronti del paziente», ma stavolta - e
questa è una sua perplessità - «sembra l'abbiano dilatato senza un limite certo». Immaginiamo che per una
patologia un medico australiano abbia appena scoperto una nuova terapia. Un collega italiano, per evitare
guai giudiziari, è costretto a darne informazione ai pazienti? Se così fosse, teme il docente, «da una parte il
sanitario non avrebbe mai quella tranquillità indispensabile per compiere bene il suo lavoro, dall'altra il
paziente rimarrebbe con il dubbio che il proprio medico abbia omesso di presentargli soluzioni
astrattamente idonee a risolvere il suo caso». Con la conseguenza dello sfilacciamento del rapporto
fiduciario che sempre dovrebbe legare queste figure. La Suprema Corte ha poi precisato che nel caso in
esame non è stata accertata una colpa medica per «omessa o tardiva esecuzione di indagini
diagnostiche», e nemmeno la circostanza per cui - se sottoposta agli esami in verità omessi - la donna si
sarebbe trovata nelle condizioni cui la legge subordina la possibilità di aborto. C'è solo la violazione di un
obbligo d'informazione. Dunque non c'è la prova che un diverso comportamento del ginecologo avrebbe
impedito la nascita indesiderata. E attenzione: «Perché il giudice possa disporre un risarcimento - avverte
Antonelli - non basta la dimostrazione del danno. Serve anche la prova del nesso causale tra l'azione o
l'omissione contestata e l'evento dannoso», che nel caso concreto sembra non esserci. Morale: non è
escluso che la Corte d'Appello, decidendo nel merito, rigetti nuovamente - e a ragione - le domande della
coppia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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«Nascita Down, possibile rifiutare il risarcimento»
17/12/2015
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Pecorelli lascia la presidenza dell' Aifa dopo le accuse di conflitti di
interesse
Ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha accolto le dimissioni presentate dal professor Sergio
Pecorelli da presidente del Consiglio di amministrazione dellAgenzia italiana del farmaco (Aifa). Pecorelli
era stato sospeso dal direttore generale della stessa Aifa, Luca Pani, alla fine del mese scorso per
decisione del «comitato per la valutazione dei conitti di interesse» interno allAgenzia. «Ho presentato le mie
dimissioni da presidente del Consiglio di amministrazione dellAifa al ministro della Salute in quanto ritengo
non sussistano le condizioni minime di serenità per continuare a lavorare in unistituzione pubblica quale
oggi è lAifa». «Per il profondo rispetto che nutro nei confronti dellAgenzia ha aggiunto Pecorelli preferisco
fare un passo indietro, pur certo dellinconsistenza delle cause di incompatibilità sollevate». «Lo ringrazio
ha detto il ministro Lorenzin per il lavoro svolto e per il gesto di sensibilità istituzionale. Sono sicura che il
professore Pecorelli avrà modo di dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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NEWS
17/12/2015
Pag. 16
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Dal Sud alla Svizzera e ritorno: così il biologo Giuseppe Merla ha aperto la strada per fare luce sulla
«sindrome Kabuki»
Enrico Negrotti
Un "cervello" rientrato in Italia per fare ricerca, in un grande istituto del Sud Italia; una sindrome rara su cui
si comincia a fare luce; un progetto finanziato da Telethon che sfrutta le famose cellule Ipsc (le staminali
pluripotenti indotte, che hanno fruttato il premio Nobel per la Medicina 2012 a Shinya Yamanaka). Tutto
questo fa parte della storia di Giuseppe Merla, biologo specializzato in genetica medica, che dal 2004
lavora all'Ircss Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia), coordinando un gruppo di
ricerca che investiga i meccanismi molecolari della sindrome Kabuki, della sindrome Williams-Beuren e di
altre patologie rare. «A San Giovanni Rotondo sono tornato (perché ci sono nato) - racconta Merla - nel
2004. Lavoravo all'Università di Ginevra, dove l'organizzazione era "svizzera". Ma decisi di rientrare nel mio
Paese per mettermi alla prova. Anche se devo ammettere che i primi tempi sono stati duri». Già allenato
all'ambiente nostrano grazie alle esperienze al Tigem, prima presso il San Raffaele di Milano poi a Napoli,
Giuseppe Merla si è dedicato totalmente alla ricerca: «Mi sono sempre occupato di malattie rare, ma nella
sindrome Kabuki mi sono imbattuto quasi per caso. Il mio primario medico, Leopoldo Zelante (scomparso
proprio la settimana scorsa), aveva incontrato alcuni casi durante l'attività di consulenza genetica e mi
aveva chiesto di tenere da parte i campioni biologici per futuri studi». Poco nota ai non specialisti, la
sindrome Kabuki «ha origine genetica, a trasmissione dominante, e presenta - chiarisce Merla - alcuni tratti
tipici: rime delle palpebre allungate, sopracciglia arcuate e larghe, padiglioni auricolari a coppa. Sono
possibili anomalie cardiache (talora serie), sordità, ritardo cognitivo di grado medio-lieve e statura inferiore
alle attese. In più si presentano deficit immunitari, che rendono le persone con sindrome Kabuki soggetti
facili a subire infezioni, specie le otiti. La sindrome è denominata così perché i tratti del volto ricordano
quelli di una maschera del teatro giapponese, e giapponesi sono stati i ricercatori che l'hanno descritta per
primi». In assenza di terapie specifiche, la cura consiste nel controllo dei sintomi: «Molto importante sottolinea Merla - è il tipo di supporto che si riesce a dare al bambino sin dalla più tenera età, per non
perdere importanti tappe dello sviluppo». Quella prima raccolta di dati non fu inutile: «A un congresso
dell'Associazione americana di genetica umana a Washington, nel 2010, venni a sapere che era stato
individuato il primo gene associato alla sindrome Kabuki. Tornato in Italia, cominciammo a effettuare la
caratterizzazione molecolare delle cellule dei nostri primi 70 pazienti». Il lavoro cresce, i pazienti anche:
«Adesso siamo punto di riferimento nazionale per la sindrome Kabuki e vantiamo una casistica di circa 500
pazienti». Molti i fronti di ricerca aperti: «Dirigo la biobanca che abbiamo creato (una delle undici finanziate
da Telethon) con i campioni biologici dei pazienti e dei loro genitori o parenti più prossimi. Avere a
disposizione linee cellulari è fondamentale perché permette di lavorare su materiale biologico per capire
meglio le cause genetiche e svolgere studi funzionali». Sono proprio gli studi del gruppo guidato da
Giuseppe Merla che Telethon sta finanziando: «Attualmente si conoscono due geni associati alla sindrome,
che fanno parte di un gruppo di geni e proteine che regolano la struttura della cromatina (una sostanza che
"tiene insieme" il Dna nel nucleo della cellula). Se la cromatina è difettosa, alcuni geni non più controllati
funzionano male e provocano danni "a valle" in diversi organi e tessuti». Per la ricerca occorre lavorare sui
tessuti interessati dalle anomalie: «Per procurarceli abbiamo effettuato biopsie cutanee dei pazienti; poi le
cellule (fibroblasti) sono state trattate con un cocktail di geni che le ha riprogrammate in Ipsc. Queste sono
state poi indirizzate a svilupparsi in neuroni di diversi tipi, in cardiomiociti e in cellule muscolari». «Su
queste cellule - spiega Merla - stiamo valutando come cambiano l'espressione dei geni e i vari processi
cellulari nei pazienti Kabuki rispetto a controlli non affetti. Questo approccio ci permetterà di identificare tutti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Malattie genetiche, la ricerca che funziona
17/12/2015
Pag. 16
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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quei geni che non funzionano più correttamente a causa delle mutazioni associate alla sindrome Kabuki,
che diventano, quindi, possibili "bersagli" di una terapia». Un altro fronte della ricerca è quello
immunologico: «Stiamo cercando di capire perché questi pazienti sono così soggetti alle infezioni». «La
strada per la ricerca in Italia - conclude Merla - è sempre in salita, specie nel Sud, sia per la scarsità di fondi
sia per il limitato interesse che il Paese vi dedica. Ma la sfida vera, che con il mio gruppo di ricerca
affrontiamo ogni giorno, è proprio quella di vincere tutte le avversità. E di provarci».
Foto: Giuseppe Merla al centro del gruppo di ricercatori che coordina
17/12/2015
Pag. 20
diffusione:83734
tiratura:155835
Medici, uno sciopero in corsia
Una protesta senza grandi disagi per i pazienti
MS
Hanno aderito in massa allo sciopero. Ma, alla fine, anziché scendere in piazza, tanti medici hanno lavorato
lo stesso. «Non vogliamo certo danneggiare la popolazione», mette in chiaro Giacomo Milillo, segretario
nazionale Fimmg, la federazione italiana medici di medicina generale. Eppure «qualche» disagio c'è stato:
sono stati circa 40mila gli interventi rimandati e per tutta la giornata è stata messa a rischio l'erogazione di
quasi 2 milioni di prestazioni tra visite e esami. A incrociare le braccia, medici ospedalieri, medici di
famiglia, pediatri e veterinari: una protesta che, hanno affermato i sindacati di categoria, ha toccato
un'adesione di oltre il 75%, su un totale di circa 250mila professionisti. «Protestiamo per dire no
all'impoverimento della sanità pubblica - ha affermato Massimo Cozza, Fp Cgil, al sit-in organizzato dai
camici bianchi all'Ospedale San Camillo di Roma - che è la migliore assicurazione sulla salute dei
cittadini».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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CAMICI BIANCHI IN TRINCEA
17/12/2015
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Un convegno per esplorare le nuove frontiere della flebologia
Prende il via oggi il congresso nazionale sulle nuove frontiere della Flebologia. Per tre giorni presso
l'Università San Raffaele di Roma (via di Val Cannuta 247) si parlerà di varici, vene varicose, flebiti e
trombosi, patologie che rientrano nel campo d'intervento e ricerca della Flebologia. Si tratta di una specifica
branca dell'Angiologia che sta facendo passi da gigante come quelli già fatti grazie alle innovazioni
mediche e ai progetti di ricerca di alto valore scientifico ideati e perfezionati da un pool di scienziati riunitisi
nel parco PST "Technoscience", risultato di una felice intesa dell'Università Telematica San Raffaele, la
Seph (Scuola di eccellenza in Flebologia) e due spin-off dell'Università Tor Vergata. Durante il congresso
"Formazione e Ricerca in Flebolinfologia" (tra i partner spicca l'IRCCS San Raffaele Pisana) saranno
presentati risultati e progressi di 3 progetti di ricerca: l'Human Simulator, il Seph Ultrasound System e
Avatar. Strumenti che promettono notevoli progressi nella diagnostica e nel trattamento delle malattie
venose croniche. «Lo Human Simulator per esempio - ha spiegato Augusto Orsini, presidente della Seph è uno strumento in grado di simulare il comportamento di un paziente rispetto a terapie, interventi chirurgici
e riabilitazione». L'obiettivo del PST "Technoscience" è anche quello di perfezionare strumenti che
permettano un miglioramento delle procedure diagnostiche, attraverso ad esempio il Seph Ultrasound
System, capace di fornire, in sede diagnostica, una scala di valutazione oggettiva per ogni tipo di patologia
venosa cronica. «È un ecocolor doppler - ha aggiunto Orsini - che aggiunge alle normali funzionalità quelle
proprie della flebologia». Sarà inoltre presentato il nuovo Master integrato in Flebologia: parte a gennaio
2016 presso l'Università Telematica San Raffaele, a Roma. «Si tratta dell'unico Master in Italia di questo
tipo - ha detto il rettore Enrico Garaci - poiché integrato»: si avvale infatti della modalità e-learnin e
utilizzerà il metodo "hands-on training" (addestramento sul campo). Il Master sarà di I livello e aperto a
fisioterapisti, laureati in scienze motorie, infermieri e tecnici radiologi. Nei prossimi mesi sarà attivato anche
quello di II livello, aperto ai medici.
Foto: L'Università San Raffaele di Roma
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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In partenza un master all'Univesità Telematica San Raffaele di Roma
17/12/2015
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tiratura:96288
Conflitto d ' interessi del presidente Aifa Arrivano le dimissioni di Sergio
Pecorelli
qDOPO LA SOSPENSIONE e cco le dimissioni: Sergio Pecorelli lascia la guida dell ' Agenzia del farmaco (
Aifa) per le accuse di conflitto di interessi.Alprofessore, presidentedell ' ente dal 2009, viene contestato il
fatto di avere, o aver avuto, ruoli apicali in fondazioni - come la Healthy Foundation, creata da Pecorelli
stesso - che raccolgono finanziamenti anche da industrie farmaceutiche. Una circostanza che si pone in
netto contrasto con l ' essere alverticedell ' a u to r i t à nazionale che regola proprio i farmaci. Due
settimane fa, il consiglio di amministrazione dell ' Aifa aveva sospeso Pecorelli affidando al caso un " livello
3 " di conflitto di interessi: il più alto possibile. La decisione finale spettava alla ministra della Salute
Beatrice Lorenzin ma il passo indietro spontaneo del presidente ha tolto le castagne dal fuoco. " I fatti
contestati - afferma Pecorelli - non esistono, ma mi dimetto per permettere all ' agenzia di lavorare in
serenità " . Anche la Lorenzin lo difende: " Dimostrerà la sua estraneità, ne sono certa " . I parlamentari
M5S però rilanciano: " Le dimissioni non chiudono la vicenda - scrivono in una nota - la ministra deve
chiarire il risultato degli accertamenti svolti dopo le dimissioni " .
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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IL CASO La difesa della Lorenzin : " Si dimostrerà estraneo "
17/12/2015
Pag. 6
L'Unità
Dopo 36 ore di dibattito la Camera scioglie l'ultimo nodo della Stabilità La decisione non ferma lo sciopero
che registra il 75% di adesioni Lorenzin : credo che le Regioni non avranno problemi a recuperare i fondi
necessari
Il via libera arriva solo a tarda sera, sul filo della 36esima ora di lavori, per le assunzioni straordinarie di
medici e infermieri. Assunzioni che saranno «a tempo» e con contratti essibili, rinnovabili al massimo fino a
ottobre 2016, in attesa che sia bandito il concorso straordinario, con posti per metà riservati ai precari
storici. La nuova pianta organica stabile dovrà essere completata entro la fine del 2017. Così il nodo sanità
è l'ultimo a sciogliersi tra quelli della legge di Stabilità. «Quella delle seimila assunzioni è solo una stima spiega Federico Gelli, responsabile Sanità del Pd - La norma di fatto è di titpo ordinamentale, cioè concede
alle Regioni la possibilità di sbloccare il turn over. Starà a loro poi determinare l'effettivo fabbisogno, relativo
in primis ai servizi h24, come il pronto soccorso e le emergenze, e reperire le risorse nei risparmi del
proprio bilancio. Ci sembra un modo importante per responsabilizzare le singole Regioni». Non ci sono
numeri, quindi, né tantomento risorse. Soltanto l'indicazione di voci a cui attingere. Una prima stima parla di
una possibiole spesa di 300 milioni, che si ridurrebbe a circa la metà se si considera che metà della platea
sarà fatta da stabilizzazioni di precari che oggi già vengono pagati. L'iter La soluzione arriva nel giorno dello
sciopero dei medici, che non si è fermato neanche davanti alle assunzioni approvate.La protesta è stata
indetta «in difesa del Servizio sanitario nazionale» (dicono le sigle sindacali) e contro la mancanza di
risorse che mette a rischio la sopravvivenza stessa del Servizio sanitario pubblico. Circa 40mila gli
interventi saltati ed a rischio era l'erogazione di quasi 2 milioni di prestazioni tra visite ed esami. Ad
incrociare le braccia, medici ospedalieri, medici di famiglia, pediatri e veterinari: una protesta che secondo i
sindacati di categoria, ha toccato un'adesione di oltre il 75%, su un totale di circa 250mila professionisti.
«Protestiamo per dire no all'impoverimento della sanità pubblica - ha aermato Massimo Cozza, Fp Cgil, al
sit-in organizzato dai camici bianchi all'Ospedale San Camillo di Roma - che è la migliore assicurazione
sulla salute dei cittadini». Il via libera al testo della Stabilità è stato preceduto da un contorto iter legislativo:
una prima proposta è stata sostituita da un'altra riformulata. In sostanza si prevedono, da subito, la
possibilità di assunzioni a tempo determinato o essibili, mentre, solo dopo una verifica della situazione del
fabbisogno, è prevista la possibilità di indire concorsi per assunzioni a tempo indeterminato. Il nodo
centrale, che spiega il percorso complicato di questa misura, sta nelle risorse necessarie a garantire
l'assunzione dei medici, parte dei quali saranno i precari «storici» del settore. Nella prima versione
dell'emendamento, infatti, si prevedeva che la copertura dovesse derivare dagli attesi risparmi oerti dalle
norme sulla responsabilità medica - anch'esse inserite nella Legge di Stabilità - ancora da attuare. Le
norme in questione sono finalizzate ad evitare gli altissimi costi della cosiddetta medicina difensiva.
L'impianto, tuttavia, era poco convincente. Di qui la riformulazione. A spiegarne la ratio è stata la stessa
ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. «Abbiamo cambiato il sistema alla base delle assunzioni - ha detto
- non più legate alla legge sulla responsabilità dei medici e cioè alla riduzione della medicina difensiva. I
fondi arriveranno invece dai risparmi generati da altri provvedimenti entrati in stabilità: su appropriatezza,
centrali uniche di acquisto, piani di rientro delle Asl in deficit». Risparmi che sono in capo alle Regioni:
''Penso - ha aggiunto Lorenzin - che le Regioni non avranno problemi a recuperare i 300 milioni necessari,
perché abbiamo permesso gli strumenti per le assunzioni previste. È una scommessa che le Regioni
possono assolutamente vincere». Non la pensano così tuttavia gli amministratori locali. L'assessore alla
Sanità del Veneto accusa: i soldi non ci sono. Sulla stessa linea sono i sindacati medici, che avvertono:
«sembra siano consentiti contratti cocopro che il jobs act ha cancellato per il privato e che rappresentano
un danno per i medici. Noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere con forza contratti a tempo
determinato». Novità delle ultime ore è poi stata anche l'approvazione di un emendamento presentato dal
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Via libera alle assunzioni di medici e infermieri
17/12/2015
Pag. 6
L'Unità
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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ministero della Salute con l'obiettivo di rendere più facile ed «esigibile» il diritto di cura dei pazienti al di
fuori della Regione di residenza. Diventano infatti obbligatori gli accordi bilaterali tra Regioni per la mobilità
sanitaria interregionale.
Foto: Il testo non contiene cifre ma misure ordinamentali sul turn over
Foto: Camici bianchi. Il corridoio dell'ospedale Monaldi di Napoli nella giornata di sciopero. Foto: Ansa
17/12/2015
Pag. 11
L'Unità
Definitiva la condanna a 9 anni per Pierangelo Daccò
-La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 9 anni di carcere per Pierangelo Daccò, l'uomo
d'aari che avrebbe fatto da intermediario tra al Regione Lombardia e l'ospedale San Raaele. Daccò era
accusato di concorso in bancarotta fraudolenta. Daccò, arrestato il 16 novembre 2011, dovrà quindi
rimanere in carcere a Bollate. La Cassazione, infatti, ha respinto il ricorso presentato dal collegio difensivo
dell'ex imprenditore della sanità lombarda, composto dagli avvocati Massimo Krogh, Luigi Panella e
Antonio Mazzone.
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SAN RAFFAELE
17/12/2015
Pag. 2
diffusione:10709
tiratura:41364
«Una protesta sacrosanta: i tagli mettono a rischio l'aspettativa di vita»
L'unitarietà dello sciopero e la massiccia adesione del 75% sono lo specchio del profondo disagio in cui
vivono medici e infermieri. «È stato uno sciopero storico - sostiene Massimo Cozza, segretario nazionale
della Fp Cgil Medici - Per il governo è un segnale fortissimo. È rara una mobilitazione di tutte le sigle dei
sindacati dei medici ospedalieri, quelli di famiglia, i medici pediatrici, gli specialisti ambulatoriali, i veterinari,
i sindacati confederali e quelli autonomi». Frustrazione, senso di abbandono, precarietà. Questi i concetti
più ricorrenti tra i medici. Mi può fare un esempio del disagio che si vive oggi? Parliamo dei medici del
pronto soccorso. Sono quelli che stanno in primo linea, le persone che sentono di più sulla loro pelle le
picconate che i governi hanno dato al sistema sanitario in questi anni. Se ne trovano sempre di meno, a
causa dei tagli. Sono sempre più anziani a causa del blocco del turn-over. Ci sono sempre più precari
perché non si viene stabilizzati. Non hanno le risorse per affrontare i cambiamenti tecnologici. Il pronto
soccorso è una zona di frontiera delicatissima a stretto contatto con il cittadino. Qui si misura il dramma
sociale italiano: i cittadini non hanno più risorse per curarsi e si legano al pronto soccorso, mentre negli
ospedali si perdono posti letto e aumentano i tempi di attesa. Per ragioni diverse, la sanità diventa un
inferno per i medici e soprattutto per i pazienti. Com'è stata recepita la direttiva europea sull'orario di
lavoro? È stata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si sapeva che la norma sarebbe entrata in
vigore il 25 novembre, ma nessuno ha fatto niente. Il governo ha scaricato le responsabilità sulle regioni, e
le regioni si sono bloccate perché non hanno risorse. In questi giorni c'è il caos in tutte le aziende sanitarie.
Non ci sono risorse per rispettare il nuovo orario di lavoro. Si rispetta la normativa sulle 11 ore di riposo, ma
nelle altre 12 ore si lavora il doppio. Prima il medico che faceva il turno di notte aveva la responsabilità di
due reparti. Oggi ce n'è uno su quattro reparti. Si sta passando dal medico stanco al medico stressato. C'è
una deriva ragionieristica e aziendalistica nella sanità. Si risponde ai conti e non ai pazienti. L'autonomia
professionale del personale è in ostaggio di questo meccanismo. Il governo Renzi sta contribuendo a
questa deriva aziendalistica ? Nella legge di stabilità c'è una norma che imporrà i piani di rientroaziendali
sul modello della sanità regionale. Questa è una tagliola diabolica: si nomina un manager che avrà tre anni
di tempo per far rientrare un ospedale come il San Camillo a Roma che ha 190 milioni di disavanzo. Se non
ci riesce, decadrà automaticamente. Questa norma può portare a tagli indiscriminati. Per non decadere il
manager sarà costretto a tagliare servizi e prestazioni, dato che ci sono ospedali gravemente esposti. Vi
preoccupa l'annuncio degli 8 miliardi di tagli entro il 2019? È quello che prevede l'ufficio parlamentare di
bilancio secondo il quale la tendenza in atto porterà la spesa sanitaria al 6,5% del Pil. In termini assoluti
corrisponde alla cifra che lei ha citato. Gli esperti dicono che sotto questo livello comincia a ridursi
l'aspettativa di vita. La gente finirà per non curarsi perché non avrà i soldi per pagarsi le cure. È una
prospettiva devastante. Per questo il nostro allarme è forte. La migliore assicurazione sanitaria è il sistema
sanitario nazionale. Il ministro della salute Lorenzin sostiene che il suo governo non ha fatto tagli lineari e
c'è stato un aumento graduale del fondo sanitario. Condivide? In realtà gli aumenti che ci sono stati,
quando ci sono stati, sono insufficienti rispetto a quelli che servivano e per rimediare al definanziamento
rispetto al patto per la salute. Per il ministro le risorse per le assunzioni ci sono. il fondo sanitario è
superiore di 1,3 miliardi rispetto allo scorso anno. Per lei, invece, no. A chi credere? Il governo non ha
trovato i soldi per fare le assunzioni. Quello che chiediamo sono risorse aggiuntive e certe. Ad oggi queste
risorse non esistono. Lo ha confermato lo stesso ministro ieri. Il miliardo e 300 milioni di cui parla il ministro
è ciò che avanza dai tagli fatti al fondo sanitario. Il patto per la salute prevede oltre 115 miliardi, poi tagliati
a 111,3. Per potere garantire le prestazioni essenziali servono molti più fondi. Senza contare che questi
soldi dovranno servire per i nuovi livelli di assistenza, i vaccini, i farmaci per l'epatite C, mentre non si sa
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Intervista / MASSIMO COZZA (FP CGIL MEDICI): «SCIOPERIAMO PER I PAZIENTI, RAFFORZATA
L'UNITÀ SINDACALE»
17/12/2015
Pag. 2
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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ancora dove si prenderanno le risorse per i rinnovi contrattuali. Il governo chiede alle regioni di trovarle
attraverso i risparmi per applicare i costi standard ospedalieri. E quindi ridurrà i posti letto. Continuerete con
gli altri due scioperi annunciati da gennaio in poi ? Lo sciopero di ieri è stato una tappa di un percorso
iniziato il 28 novembre. Useremo tutti gli strumenti utili finché non raggiungeremo gli obiettivi. Sempre in
maniera unitaria. Questo sciopero ha rafforzato l'unità del mondo medico. ro. ci.
17/12/2015
Pag. 2
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tiratura:41364
Medici in prima linea contro Renzi
Al primo sciopero unitario dal 2004 ha aderito il 75% del personale medico. Un messaggio chiarissimo al
governo contro tagli e precarietà Il golden boy di Rignano ha un problema: i duecentomila medici che ieri
hanno scioperato in massa contro i tagli alla sanità incroceranno di nuovo le braccia a gennaio. Lo scontro
è frontale
Roberto Ciccarelli
La risposta del governo Renzi allo sciopero imponente nella sanità - 75% di adesioni, non accadeva dal
2004 - è una partita di giro da illusionisti. L'emendamento alla legge di stabilità sulle 6 mila assunzioni, una
goccia nell'oceano, è stato ripresentato dopo il clamoroso ritiro per mancanza di risorse certe con le
seguenti modalità. Nella nuova versione si dice che le assunzioni saranno fatte, a condizione che le regioni
reperiscano le risorse dopo anni di tagli e definanziamenti. Non ci sono risorse aggiuntive. Le regioni
dovranno tagliare per assumere nuovo personale da marzo, il 50% saranno i precari attraverso un
concorso. È il gioco delle tre carte: prima si tagliano al Fondo Sanitario Nazionale 2,3 miliardi, poi si dice
alle Regioni di farne altri, magari alzando i ticket sanitari. È un circolo infernale senza fine. Al presidio
organizzato ieri all'ospedale San Camillo di Roma, uno dei più grandi ospedali della Capitale nel quartiere
Monteverde, i medici e gli infermieri presenti si sono detti «profondamente delusi» dalla soluzione trovata
per le assunzioni. «Innanzitutto non c'è nessuna cifra - ha detto il presidente dell'Anaao Domenico Iscaro il numero 6 mila non è riportato nell'emendamento, viene rinviato alle Regioni il compito di individuare il
fabbisogno di personale e di avviare le procedure concorsuali che dovrebbero essere espletate nel
prossimo triennio, un tempo molto lungo, e soprattutto non c'è nessuna risorsa economica aggiuntiva
prevista finalizzata». «Le risorse dovrebbero venire da risparmi delle Regioni, che non sappiamo come
possano essere fatti - ha aggiunto il sindacalista - visto che siamo in un Fondo sanitario nazionale
finanziato già con 1 solo miliardo invece dei 5 previsti dal Patto per la Salute». «Il rischio reale che si corre
è che in caso di mancata realizzazione di questi risparmi le risorse per far fronte alle assunzioni le Regioni
le andranno a reperire riducendo i servizi sanitari, aumentando i tempi di attesa o aumentando i ticket» ha
spiegato Tonino Aceti, Coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. A riprova della
difficoltà del governo si può citare l'improvvisa conferenza stampa organizzata dal ministro della Salute
Beatrice Lorenzin nel bel mezzo dello sciopero. Segno di debolezza. Lorenzin ha ribadito quello che
sostiene, senza successo, da mesi: il suo governo non ha fatto tagli lineari alla sanità, ha messo un
miliardo in più sul fondo nazionale, assumerà 6 mila persone. Queste, in breve, le cifre: saranno stanziati
fino a 329 milioni di euro le assunzioni entro il 2017. Le discusse norme sulla medicina difensiva saranno
approvate al massimo entro gli inizi dell'estate. Arriveranno nuovi Livelli essenziali di assistenza entro la
fine di febbraio grazie a 800 milioni vincolati dal Fondo sanitario nazionale. Poi una mezza ammissione
sulle ragioni dello sciopero: «Se il sistema ha retto nonostante crisi lo si deve proprio al sacrificio in termini
di disponibilità e preparazione di medici e infermieri». Questi «sacrifici» del personale sanitario hanno
evidentemente superato i limiti. Le cifre imponenti dello sciopero raccontano una realtà drammatica: 40 mila
interventi chirurgici saltati causa sciopero, ma sono state garantire le urgenze, ha assicurato Alessandro
Gargallo del sindacato degli anestesisti Aroi. «I nostri pazienti che oggi troveranno chiusi 3 studi su 4 non
se la prenderanno. Li abbiamo preparati a questa giornata di protesta» sostengono Giacomo Milillo,
segretario nazionale dei medici di medicina generale Fimmg e Giampietro Chiamenti, presidente dei
pediatri Fimp. Il problema sono i tagli. « Abbiamo assistito al disinvestimento nel Ssn, in primis sugli
operatori, con il solo effetto di ridurre cure e servizi di qualità ai cittadini- ha detto Maria Luisa Agneni degli
specialisti ambulatoriali del Sumai. La protesta proseguirà, sono già stati annunciati altri due scioperi. «il
governo si impegni a finanziare per davvero la sanità pubblica, a partire dal rinnovo del contratto - afferma
la segretaria nazionale della Fp Cgil, Cecilia Taranto - la verità dietro le nuove assunzioni annunciate è che
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Sanità
17/12/2015
Pag. 2
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tiratura:41364
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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il governo sta creando nuove sacche di precariato in sanità, dicendo alle regioni di assumere fin dal primo
gennaio nuovo personale con rapporti di lavoro flessibile». Lo scontro è frontale. Renzi non ne uscirà
facilmente.
17/12/2015
Pag. 11
diffusione:48518
tiratura:74334
Rapina in farmacia in via Pezzotti ieri alle 18.45, il bottino è di 400 euro. Sul posto è intervenuta la polizia,
allertata dal titolare italiano di 56 anni rimasto illeso. Due uomini con il volto coperto dal cappuccio di una
felpa e l'accento italiano sono entrati nel negozio armati di taglierino. Minacciando la vittima si sono fatti
consegnare l'incasso e sono fuggiti. Nessuno è rimasto ferito.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Rapina in farmacia I banditi fuggono con 400 euro
17/12/2015
Pag. 22
diffusione:88274
tiratura:127149
Le farmacie restano chiuse tutte le notti
LA FARMACIE di Signa e Lastra a Signa restano chiuse la notte: per la consegna dei farmaci bisogna
continuare a rivolgersi alle guardie giurate. Sono state confermate, con l'avallo dei due Comuni delle Signe,
le modalità di svolgimento del servizio gratuito di consegna domiciliare di farmaci in sostituzione della
guardia farmaceutica notturna. Prosegue così l'organizzazione del servizio avviata nel 2008, con forti
polemiche da parte dei cittadini e delle forze politiche d'opposizione che chiedevano di mantenere almeno
una farmacia aperta in zona. In pratica invece, tutte le farmacie della zona restano chiuse in orario notturno,
offrendo in cambio un servizio di consegna domiciliare dei farmaci dalle ore 20 alle 8 del mattino, in
accordo i vigili giurati e con i medici di continuità assistenziale. L'utente deve quindi rivolgersi alla guardia
medica che, dopo aver prescritto il farmaco, può richiedere l'intervento della guardia giurata, nel caso in cui
il paziente non sia in grado di raggiungere autonomamente le farmacie aperte 24 ore su 24. Proprio la
guardia giurata raggiunge la farmacia, acquista il farmaco e lo consegna a casa del paziente. Il servizio è
gratuito per l'utente e a carico delle farmacie. Ma, visto che l'accesso non è affatto semplice, molti
preferiscono rivolgersi a figli, amici e parenti per chiedere loro di raggiungere il negozio aperto più vicino.
Cambiano intanto anche le farmacie sempre aperte in orario notturno nelle vicinanze: quella comunale di
Scandicci in via Donizetti 80 resta aperta ogni giorno 24 ore su 24; a Campi Bisenzio invece non c'è più
un'unica farmacia sempre accessibile, ma è stato istituito un servizio di guardia farmaceutica notturna con
turnazione. Lisa Ciardi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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SIGNA E LASTRA
17/12/2015
Pag. 11
Sport
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tiratura:127149
Schwazer ora condanna il doping (in tribunale) «È il momento di
cambiare, chi sbaglia paghi»
Leo Turrini DA MEDAGLIATO a imputato e infine testimone, medagliato sperando di tornare. Il tortuoso
percorso di Alex Schwazer ha conosciuto ieri un'altra tappa, in un'aula di tribunale a Bolzano. Sotto
processo non c'è il marciatore, che ha risolto la sua vicenda tramite patteggiamento: adesso la giustizia
ordinaria si sta occupando di tre figure legate alle strutture dell'atletica nazionale e mondiale. Alla sbarra ci
sono il dottor Giuseppe Teodoro Fischetto, il medico Pierluigi Fiorella e la ex responsabile sanitaria della
Fidal Rita Bottiglieri. I russi. Pochi ci hanno fatto caso, eppure proprio dalle indagini su Schwazer si è
sviluppato il caos che ha portato (con colpevole ritardo!) le autorità internazionali a mettere al muro la
Russia di Putin, accusata di avere allestito un vero e proprio «doping di Stato», con coperture garantite ad
altissimo livello. Infatti furono le parole di Alex, reo confesso, ad accendere un faro sulle disinvolte abitudini
di certi allenatori e dirigenti. Disse l'oro di Pechino quando venne smascherato alla vigilia della Olimpiade di
Londra: «Io ho sbagliato e non ho alibi, ma i miei avversari russi mi prendevano in giro quando mi
battevano, mi dicevano che avevano una benzina magica nelle gambe e che avrei dovuto diventare furbo
come loro...». Non per niente nella audizione di ieri Schwazer ha raccontato di non aver avuto mai un
rapporto di grande confidenza con il dottor Fiorella, 'non avevo una gran fiducia in lui perché lavorava con
la federazione internazionale e loro sapevano tutto dei passaporti biologici dei russi, in occasione di una
Coppa del Mondo di marcia in Russia c'era troppa gente che entrava e usciva dalla sala dell'antidoping». IL
FUTURO. Al di là della vicenda processuale (l'ex fidanzato di Carolina Kostner ha ribadito di essersi
procurato da solo l'epo, la famigerata eritropoietina, in una farmacia in Turchia, all'insaputa dei vertici della
Federatletica), le prossime settimane saranno decisive per Alex. Seguendo il consiglio di Guido Rispoli, il
procuratore capo della repubblica di Bolzano, il marciatore, che ancora sta scontando la squalifica per i fatti
che precedettero Londra 2012, ha scelto di tentare il rientro alle competizioni insieme al professor Sandro
Donati, che della lotta in nome di uno sport pulito è stato sempre il portabandiera, nel nostro sgangherato
Bel (si fa per dire) Paese. L'idea è ardita, per quanto semplice: dimostrare che si può tornare a vincere
rifiutando qualunque suggestione maligna. Schwazer deve garantirsi la qualificazione per i Giochi di Rio e
non avrà troppo tempo a disposizione, forse sarà costretto a centrare il minimo per l'Olimpiade in una gara
secca: ma, a meno che non stia prendendo in giro tutti, Donati compreso, ecco, forse stavolta conviene
stare dalla sua parte. Da medagliato a imputato e infine testimone sperando di tornare medagliato...
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Atletica Intanto Alex prova a staccare il biglietto per i Giochi in Brasile. Ecco come
17/12/2015
Pag. 43
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tiratura:71039
Attesa troppo lunga esce dall'ospedale ucciso da un infarto
Castellammare Attesa troppo lunga esce dall'ospedale ucciso da un infarto
CASTELLAMMARE. La tragedia La moglie va in farmacia a comprare medicinali lo trova esanime nell'auto
© RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Ferrigno Si reca al pronto soccorso accusando forti dolori
addominali e gli prescrivono degli esami da effettuare in ospedale. Poi decide di andare via dal nosocomio
senza sottoporsi alle analisi: muore poco dopo, colto da infarto mentre si trova in auto. È quanto accaduto
ieri alle 19 circa a Castellammare. A perdere la vita è stato Gianluca Esposito, 36 anni. L'uomo risiedeva in
città ma lavorava a Taranto presso il comando Nato. I carabinieri della compagnia di Castellammare,
guidati dal maggiore Gianpaolo Greco e dal capitano Carlo Santarpia, sono intervenuti in via Panoramica
dove Esposito è stato colto da malore. I militari stanno in queste ore ripercorrendo le ultime ore del 36enne
e si sono già recati in ospedale per raccogliere informazione. I familiari di Esposito, intanto, non hanno
ancora sporto denuncia. C'è da capire non solo se il personale del pronto soccorso abbia fatto tutto ciò che
era necessario ma anche se le condizioni di emergenza in cui versano i locali del viale Europa, affollati
giorno e notte, possano aver giocato un ruolo nella vicenda. Stando ad alcune segnalazioni del personale
sanitario, infatti, ieri mattina l'ospedale si presentava con pazienti che da giorni sostano sulle barelle,
carenze di locali per visite e per terapie e Tac guasta. Secondo le prime ricostruzioni Esposito, insomma, è
arrivato all'ospedale San Leonardo di Castellammare accusando dei forti dolori addominali. «Una
dottoressa al pronto soccorso lo ha visitato una prima volta - hanno fatto sapere dall'Asl Na3 Sud - e gli ha
prescritto degli esami da effettuare in ospedale: un elettrocardiogramma e un enzimogramma cardiaco. Si
tratta di analisi in grado di chiarire se è in atto un principio d'infarto. Il paziente si trovava in attesa in
osservazione quando è andato via. In ospedale c'erano diversi altri pazienti ma entro poco gli esami
sarebbero stati effettuati». Una dinamica quest'ultima, come già accennato, che proveranno a chiarire
anche le forze dell'ordine. C'è da constatare il tempo intercorso tra la prima visita e l'attesa prima di andare
via e le effettive condizioni del pronto soccorso. Sta di fatto che Esposito, insieme alla moglie, ha lasciato
l'ospedale e, prima di rientrare a casa, ha fermato l'auto nei pressi di una farmacia del rione Scanzano. La
donna è entrata in farmacia, lui è stato colto da malore. Quando la moglie è tornata non c'era più niente da
fare».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Castellammare
17/12/2015
Pag. 14
diffusione:26396
tiratura:43828
Trentamila malati romani non hanno i soldi per le medicine
Ant. Sbr.
Per trentamila romani le malattie rischiano di diventare incurabili non a livello clinico, ma economico. La
«povertà farmaceutica» nella Capitale colpisce 29.200 persone e la richiesta di medicine agli enti
caritatevoli quest'anno è aumentato del 4,9%. «Nel 2015 la richiesta di medicinali a Roma è stata pari a
100.601 confezioni con un incremento del 4,9% rispetto al 2014 (95.902 confezioni richieste)». Questi i dati
dello studio dell'Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico. Il quale, in
collaborazione con i farmacisti romani, ha lanciato l'iniziativa «Farmacie della misericordia per i bisognosi».
Dove i romani possono portare i medicinali ancora validi e non più utilizzati. Dieci nuove farmacie situate a
Roma nei quartieri di Acilia, Collatino, Laurentina, Piramide, Prati, Tor Marancia, Torrino e, in provincia, a
Palombara Sabina, che si aggiungono alle 43 che hanno aderito fin dal maggio 2013 al progetto «Recupero
farmaci validi non scaduti». Grazie «a questa iniziativaspiegano gli organizzatori - per i cittadini più fragili si
possono recuperare medicinali con almeno otto mesi di validità, correttamente conservati nella confezione,
con l'esclusione dei farmaci appartenenti alla catena del freddo, quelli ospedalieri (fascia H) e quelli
appartenenti alla categoria delle sostanze psicotrope e stupefacenti». Nel Lazio il 3,9% dei malati ha
rinunciato ad acquistare farmaci necessari a causa di motivazioni economiche, in media con quella
nazionale. L'1,2% ha rinunciato «perché avrebbe dovuto pagare un ticket troppo costoso», mentre il
restante 2,7% ha desistito «perché doveva pagarli di tasca propria, non essendo prescrivibili». Secondo
l'Osservatorio «in Italia la spesa sanitaria annua pro capite è di 444 euro, ma quella dei poveri è di soli 69
euro (-8%). Ciò significa che se nelle famiglie non povere si destina il 3,8% del budget domestico per
curarsi, in quelle povere si scende all'1,8%. All'interno di questa spesa, 52 euro pro capite, sono riservati ai
farmaci. Se ogni povero spende 52 euro in medicinali (-2,1% rispetto all'anno precedente), in media gli
italiani ne spendono 206,20 (+2,7%).
29.200 Persone Sono colpite dalla povertà farmaceutica nella Capitale d'Italia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Dossier La spesa per i farmaci è di 444 euro pro capite. Ma pensionati e fasce a basso reddito arrivano
appena a 69 euro
17/12/2015
Pag. 12 N.1 - gennaio 2016
diffusione:66120
tiratura:102107
Omeopatia : serve davvero?
Sostenitori e detrattori di questa terapia non convenzionale discutono animatamente. O si sta da una parte
o dall'altra, senza mezzi termini. Ma i rimedi proposti ai pazienti sono davvero e caci oppure no?
Paola Rinaldi
Non ha e etti collaterali Non ha e etti collaterali Dottoressa Simonetta Bernardini , pediatra, endocrinologo e
presidente della Società italiana di omeopatia e medicina integrata (Siomi) della Società italiana di
omeopatia e medicina integrata (Siomi) L'e cacia è scientifi camente provata. Nelle principali banche dati
biomediche, fra cui PubMed ( www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed ), sono presenti oltre quattromila ricerche che
ne dimostrano la validità. Negli ultimi vent'anni, in tutto il mondo, molti studi scientifi ci hanno ampiamente
documentato gli e etti terapeutici certi su vegetali, animali e uomo. Può sconfi ggere le malattie croniche.
Allergie, dermatiti, gastriti, coliti, artrite reumatoide: sono tante le patologie defi nite "non curabili" dalla
medicina convenzionale, i cui farmaci sopprimono i sintomi, ma non li risolvono. L'omeopatia stimola invece
la naturale capacità di autoguarigione dell'organismo, un processo da allenare sin da bambini. È priva di e
etti collaterali. L'omeopatia si fonda sul principio di similitudine: la malattia viene trattata con dosi infi
nitesime di sostanze (minerali, vegetali, animali o di sintesi) che, a dosi maggiori, provocherebbero gli
stessi sintomi in soggetti sani. Per la maggior parte di origine naturale, questi farmaci non sono mai tossici,
non hanno problemi di sovradosaggio, non interferiscono con altri trattamenti (farmacologici e non),
possono essere prescritti anche in gravidanza e nei lattanti. È un'alternativa che non distrae dalle cure
farmacologiche più e caci. In Italia, a di erenza di altre nazioni, l'omeopatia può essere esercitata
solamente dai medici: ciò signifi ca che, di fronte alla diagnosi, lo specialista può scegliere il trattamento più
e cace per il paziente grazie alla sua preparazione accademica. È una medicina economica. Considerati un
patrimonio dell'umanità, i medicinali omeopatici sono privi di brevetto. Questo li rende convenienti, con
spese mensili di circa 10-20 euro per trattamenti completi. È acqua fresca Professor Silvio Garattini ,
ricercatore di fama mondiale, fondatore e direttore dell'Ircss, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario
Negri" di Milano Nessuno studio la "promuove". Le ricerche e ettuate per provare la validità dell'omeopatia
sono di scarsa qualità. Una delle più autorevoli riviste scientifi che al mondo, The Lancet , le ha giudicate
prive di valore. Il Governo australiano ha stabilito che i prodotti omeopatici sono privi di e cacia. Funziona
solamente a livello di suggestione. Il famoso "e etto placebo" sta nel credere fermamente che una sostanza
possa dare un benefi cio al punto da ottenerlo davvero, anche se in ciò che si assume non c'è alcun
principio attivo. In alcuni soggetti l'omeopatia agisce così, producendo e etti in patologie minori, come tosse
e ra reddore, che guarirebbero anche spontaneamente. Nessuno utilizzerebbe l'omeopatia per curare
tumori, diabete, infarti cardiaci o ictus cerebrali. I rimedi omeopatici non contengono nulla. Esaminando
questi preparati con i sofi sticati strumenti della scienza moderna, l'unico elemento "misurabile" al loro
interno è lo zucchero. Ciò signifi ca che, se venissero cambiate tutte le etichette dei aconi presenti in una
farmacia, nessuno saprebbe ricollocarle al posto originario. La diluizione dei principi attivi è tale da rendere
l'omeopatia acqua fresca. È nata da un equivoco. A fi ne Settecento, i prodotti ideati dal dottor Samuel
Hahnemann - fondatore dell'omeopatia - risultavano e caci nel senso che evitavano di assumere farmaci
altamente tossici all'epoca. Oggi la farmacologia dispone di medicinali sicuri ed e caci. Non serve
un'autorizzazione per la vendita. Per immettere un farmaco sul mercato, è necessaria una lunga e costosa
sperimentazione (che va dagli otto ai dieci anni). I rimedi omeopatici invece richiedono solo qualche
passaggio amministrativo, tant'è che sulla confezione deve essere apposta la dicitura: "Senza indicazioni
terapeutiche accertate". ISTOCK
Foto: Non è considerata un vero e proprio farmaco
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Focus / pro e contro
17/12/2015
Pag. 12 N.1 - gennaio 2016
diffusione:66120
tiratura:102107
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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17/12/2015
Pag. 7
I regali di Palazzo Chigi all'editore di Libero Grazie all'amico Denis
Alzata la spesa per la sanità privata E Angelucci prepara l'addio a Silvio Grande tessitore dell'operazione è
stato Bisignani Che avrà un ruolo nel passaggio di mano del Tempo
carola olmi
Più l'affare delle banche si ingros sa, più i riflettori restano distan ti dalle altre partite che conta no, a
cominciare dalla Legge di Stabilità. E dire che qui i regali non mancano, alla faccia di tutte le pro messe sul
taglio della spesa pubblica. Nelle pieghe degli emen damenti però non ci sono solo montagne di soldi che si
spo stano dalle tasche dello Stato a quelle dei privati, ma anche la mappa aggiorna ta degli equilibri po litici,
di chi conta e di chi è ascoltato dal Governo. Con risvol ti sorprendenti. Il più curioso lo aveva tirato fuori La
Notizia martedì scorso, segnalando con un articolo di Stefano Sansonetti l'esten sione della spesa per i
grandi gruppi della sanità privata. Un regalo per società che troviamo tra i finanziatori del la Leopolda, come
il gruppo romano Garofalo, ma an che per quello che sulla carta parreb be un arcinemico del premier e del
la sua parte politi ca, il re delle cliniche accreditate Angelucci. FINTI NEMICI Apparentemente una
stranezza, anche per ché gli Angelucci sono editori di Libero , il giornale diretto da maurizio Belpietro che
non perde occasione per sparare sul Governo. Un rapporto tanto teso da far fi nire Libero tra i tre giornali
con i titoli mes si all'indice (insieme al Fatto Quotidiano e al Giornale ) dell'ultima Leopolda. Come mai
allora alla luce del sole c'è la guerra ma poi sotto sotto arrivano i regali? A farsi la domanda sono stati
anche diversi colleghi di antonio angelucci , il patron del grup po ospedaliero che è anche deputato di Forza
Italia. E la risposta è stata sorpren dete. Se è vero che con Libero gli Angelucci attaccano il Governo, è
altrettanto vero che Antonio Angelucci è legato a doppio filo a Denis Verdini . Anzi, è Verdini ad esse re
legato ad Angelucci anche da rilevanti pendenze finanziarie. Verdini però è l'as sicurazione sulla vita del
Governo Renzi, legato al premier da un rapporto di pote re tutto toscano, in una sorta di reticolo in cui si
incrociano sempre le stesse persone: dal papà del ministro delle Riforme, Pier luigi Boschi , oggi nell'occhio
del ciclo ne per il lungo perio do passato nel Cda della Banca Popola re dell'Etruria, di cui era vice
presidente al momento del com missariamento, fino all'avvocato alberto Bianchi , patron del lo studio legale
da cui è passato tutto il "gi glio magico", piazza to dal Tesoro nel Cda dell'Enel. LO SPIN DOCTOR
Angelucci, tramite Verdini, dunque può avere a Palazzo Chi gi tutto l'ascolto che vuole. Non male per
l'editore di un giorna le che di Renzi dice il peggio possibile. Ma quando si hanno spin doctor di serie A nul
la è impossibile. E sia Angelucci che Verdini lo spin doctor di serie A ce l'hanno in comune. Un consigliere
tutt'altro che occulto e che si chia ma luigi Bisignani . Il giornalista, e da tempo scrittore, è noto a tutti che
ha spinto Verdi ni a tagliare i ponti con Berlusconi per cre are il gruppo politico che oggi fa da stam pella al
Governo, soprattutto al Senato. Ma sempre Bisignani è legato agli Angelucci ed oggi loro uomo di
riferimento nell'ac quisizione del quotidiano Il Tempo , dove il passaggio di proprietà dall'editore Domenico
Bonifaci viene dato per sicuro entro gennaio prossimo. Lo stesso Bisignani da mesi firma i suoi editoriali in
prima pagi na sul giornale di Piazza Colonna. Tutto si tiene, insomma, tranne un dettaglio: Ange lucci
formalmente è ancora uno dei parla mentari di Berlusconi , oggi all'opposizio ne. Dettaglio che secondo i
bene informati sarebbe già superato con il passaggio, dato per imminente, dello stesso Angelucci con il
gruppo parlamentare guarda caso pro prio di Verdini.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Sotto banco
VITA IN FARMACIA
10 articoli
17/12/2015
Pag. 9 Ed. Milano
diffusione:298071
tiratura:412069
Caso Aurora I pediatri di famiglia accusano l'Asl
Marinello Non è stato fatto nulla per evitare che altri bambini restino esclusi dalle cure del Servizio sanitario
Edoardo Stucchi
Alla vigilia della nuova Sanità milanese, che allargherà i suoi confini in provincia, diventando metropolitana
con le Asl di Melegnano, Magenta e Lodi, i pediatri di famiglia, quelli preposti all'assistenza di neonati,
bambini e adolescenti fino a 14 anni, scendono in campo perché non vogliono che si crei un altro «caso
Aurora», la piccola di nove mesi deceduta, perché «invisibile» alle strutture sanitarie. Non era mai stata
visitata da un pediatra, non aveva mai subito le vaccinazioni di legge. «Dopo i primi contatti con la Asl - ha
detto ieri Roberto Marinello, vice coordinatore dei pediatri di famiglia della Asl di Milano - non c'è stato
nessun riferimento né a questo caso, né a un progetto di avvio sistematico del Fascicolo sanitario
elettronico per non lasciare escluso nessuno dalle cure del Servizio sanitario nazionale. Il fascicolo
sanitario elettronico, che avrebbe dovuto riportare tutto il percorso sanitario del bambino (dalla nascita alle
vaccinazione, a visite e ricoveri) , è realizzato occasionalmente e in modo sporadico».
Centosettanta pediatri per 173mila bambini e giovani in cura oggi, con 600mila visite all'anno e 900mila
chiamate di consulenza: è questo il bilancio dell'assistenza pediatrica milanese che rischia di lasciare
senza medico decine di bambini in conseguenza dell'uscita anticipata di molti pediatri vicini alla pensione,
senza che vi sia un corretto turn over per la penuria di specialisti. Il libro bianco che il Sindacato dei pediatri
di base (Simpef, che sta per allargarsi ad altre regioni italiane) ha reso noto ieri alla stampa, parla di
bambini iscritti con codici di iscrizione impropri, bambini che vengono cancellati erroneamente e poi sono
costretti a riscriversi, magari cambiando il medico al quale erano affidati dalla nascita. «Invece di essere
una risorsa che tutta Europa ci invidia - ha concluso Marinello - noi ci sentiamo un problema per la Asl che
frappone ostacoli burocratici, impedendoci di fare il nostro lavoro. E in occasione della nuova
organizzazione amministrativa con le Ats, Agenzie di tutela della salute, invece delle Asl, chiediamo un
tavolo di discussione per chiarire i contrasti, dare dignità professionale al lavoro e garanzie di salute alle
nuove generazioni». Intanto, già dal primo ottobre 2015 i pediatri di Milano non effettuano in ambulatorio
rimozione di punti di sutura, medicazioni e rimozione del cerume inviando le famiglie allo specialista
ospedaliero.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Morì denutrita a 9 mesi
17/12/2015
Pag. 15 Ed. Milano
diffusione:298071
tiratura:412069
SANITÀ E ARRESTI DALLA RIFORMA AL «QUIZZONE»
Sergio Harari
Q uello che si sta per concludere è stato un anno particolare per la sanità lombarda, ricco di novità: il libro
bianco, l'approvazione della riforma Maroni e la contestuale assunzione delle deleghe alla sanità da parte
dello stesso governatore, mentre, dopo poche settimane veniva arrestato l'ormai ex assessore Mantovani.
E ancora: la fusione dei due assessorati welfare e sanità, il nuovo organigramma regionale, la selezione dei
direttori generali, dopo una prima scrematura sulla base dei curricula, mediante il discusso quizzone.
Insomma nell'attesa dei concreti cambiamenti previsti dalla riforma, novità e sorprese non sono mancate.
Infatti, ormai a giorni, si attendono le nomine dei nuovi direttori generali che contribuiranno a disegnare il
profilo della sanità lombarda nell'anno uno della nuova era Maroni, in attesa dell'approvazione della
seconda parte della riforma.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Aria di salute
17/12/2015
Pag. 1 Ed. Firenze
diffusione:289003
tiratura:424634
Maratona emendamenti forse fino a Natale Saccardi: io ci sto
SIMONA POLI
POLI A PAGINA VII LO sciopero dei medici crea qualche disagio ma non blocca la sanità a Firenze. Alle
sei di ieri pomeriggio la percentuale di adesione alla protesta è del 15 per cento nelle strutture della Asl 10
dove si astengono dal lavoro 61 dei 1.058 dirigenti medici e veterinari. A Careggi alla stessa ora avevano
aderito 42 medici su 863, più o meno il 5 per cento. Carlo Palermo, segretario toscano del sindacato dei
dirigenti sanitari Anaao, non è sorpreso da questi dati. «Quando noi facciamo sciopero si parte da
contingenti minimi degli organici per garantire i servizi che sono spesso maggiori della dotazione dei giorni
festivi», spiega. «Io sono a capo di una Unità operativa complessa e oggi ci sono sei medici presenti, ossia
il 50 per cento dell'organico.
Bisogna considerare insomma la particolarità delle nostre forme di protesta». In Toscana lo sciopero cade
nel momento della discussione sulla riforma sanitaria che va avanti da due giorni nel consiglio regionale
riunito in seduta non stop.
«Non c'è dubbio che anche la riforma abbia creato notevole apprensione nel personale medico, soprattutto
tra chi lavora nelle realtà periferiche dove si temono tagli ulteriori alle strutture», dice Palermo. «C'è un
emendamento in aula che chiede che nella nuova legge venga inserito il riferimento esplicito al
regolamento nazionale sugli standard che individua il numero preciso delle Unità operative complesse che
devono stare negli ospedali. Mi auguro che venga accolto».
L'emendamento di cui parla è uno dei 16.850 che le opposizioni hanno presentato in consiglio per bloccare
la riforma che, tra l'altro, riduce da 12 a 3 il numero delle Asl. La maratona oratoria sta fiaccando un po'
tutti, molti consiglieri pubblicano sui loro profili facebook agghiaccianti selfie scattati all'alba di ieri mattina
con facce stravolte e tazzine di caffè in mano.
Particolarmente pimpanti i leghisti che invece esibiscono una foto di gruppo con ruspa giocattolo in bella
mostra. Stefano Mugnai, coordinatore azzurro in Toscana, rivela di tirarsi su con «un aiutino di curcuma in
gocce», precisando che non si tratta di «sostanze dopanti». A metà pomeriggio il capogruppo di Fratelli
d'Italia Giovanni Donzelli chiede un'ora di pausa e propone a Forza Italia, M5S, Lega e Sì-Toscana a
Sinistra di riunirsi per trovare una strategia comune in vista di un incontro col capogruppo del Pd Leonardo
Marras. L'idea passa: si va avanti fino a mezzanotte e per poi rivedersi oggi pomeriggio alle 15,30, in modo
da permettere stamani alle commissioni consiliari di riunirsi per esaminare il bilancio 2016 e la manovra
finanziaria che sarà votata prima della fine dell'anno. Poi la seduta fiume sulla sanità riprenderà ad
oltranza. Anche fino a Natale, se necessario.
L'assessore alla Salute Stefania Saccardi sembra decisa a non farsi spaventare dalla mole cartacea degli
emendamenti.
«Siamo disponibili a stare in aula per tutto il tempo che sarà necessario», avverte. «E per tutto il tempo che
riterranno di tenerci a discutere emendamenti che in realtà non presentano una proposta alternativa ma che
vogliono portare avanti la discussione e fare ostruzionismo. Usano uno degli strumenti che la democrazia
consente ma non è questo il modo di comportarsi quando si governa un'istituzione. Se cercano lo scontro,
comunque, noi ci siamo».
Mentre l'aula discute anche gli infermieri annunciano lo stato di agitazione: «Siamo pronti a manifestare
contro l'atteggiamento antidemocratico e incomprensibile della Regione», dice il coordinatore regionale del
sindacato autonomo Nursind Giampaolo Giannoni. «In Toscana mancano quasi 2000 infermieri e le
graduatorie sono di fatto bloccate».
EMENDAMENTI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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LA SANITÀ
17/12/2015
Pag. 1 Ed. Firenze
diffusione:289003
tiratura:424634
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Sono strumenti consentiti dalla democrazia ma qui fuori luogo
Noi siamo pronti a restare in aula il tempo che serve, anche a Natale STEFANIA SACCARDI ASSESSORE
ALLA SALUTE
I SELFIE Su Facebook la maratona non stop sulla riforma scatena la passione per i social di molti
consiglieri che si ritraggono all'alba con occhiaie e tazze di caffè sul banco IN AULA LA CURCUMA
Stefano Mugnai di Forza Italia per tenersi sveglio beve gocce di curcuma. Si fa la foto ma tiene a precisare
che si tratta di sostanza energizzante ma "non dopante" LA RUSPA Il responsabile economico della Lega
nord Claudio Borghi si fa una foto col gruppo del consiglio con ruspa giocattolo arancione in bella vista:
Salvini ha fatto scuola
17/12/2015
Pag. 39 Ed. Civitavecchia
diffusione:135752
tiratura:185831
SANTA MARINELLA/2
Nessun intervento da parte dell'amministrazione di Santa Marinella e gli scaffali dell'unica farmacia
comunale seguitano ad essere semivuoti. E questo non certo per colpa dei dottori responsabili poiché lo
stesso direttore avrebbe provveduto da tempo ad inviare al dirigente comunale l'ordine di tutti i medicinali
mancanti tra quali i più venduti tra la popolazione, soprattutto in inverno. Le proteste e il grido d'allarme
lanciato anche dal consigliere Eugenio Fratturato sembrano essere cadute nel vuoto e, di fatto, la struttura
non riesce a soddisfare le richieste degli utenti che nella zona di via Valdambrini sono molto numerosi
finendo, pertanto con il non essere più competitiva con le altre farmacie private della città. Lo scorso anno
la farmacia comunale aveva incassato oltre cinquecentomila euro in meno rispetto alle cifre inserite
dall'amministrazione in fase di stesura del bilancio di previsione. Lo stesso problema, ovvero la mancanza
in magazzino di molti medicinali da banco, si era verificato lo scorso mese di aprile e già all'epoca il sindaco
Bacheca aveva parlato di problemi burocratici smentendo ogni ipotesi di vendita della farmacia comunale.
Nel frattempo però la Regione ha riattivato il bando per aprire una quinta farmacia sempre nel comune di
Santa Marinella.
Mo.Ma.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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Il Comune non rifornisce le medicine alla farmacia
17/12/2015
Pag. 1.7 Ed. Milano
diffusione:83734
tiratura:155835
Allarme dei pediatri: spariti 1.640 bimbi dai computer dell'Asl
Per un errore nell'uso dei codici le cartelle cliniche sono invisibili LIBRO BIANCO I medici hanno scritto la
lista dei 100 progetti per migliorare i servizi
Maria Sorbi
C'è una nuova piaga che preoccupa i pediatri di Milano: la sindrome dei «bambini fantasma». Senza alcun
sintomo né alcun criterio, i bimbi sono spariti in un istante dal sistema informatico dell'Asl. E, puff, parte
della loro storia medica è svanita nel nulla, sgretolata in pochi byte. Per ora sono stati registrati 1.640 casi:
si tratta di bambini inseriti negli elenchi on line con un codice sbagliato, lo stesso che viene dato agli
stranieri in Italia. Nel momento in cui ci si è accorti dell'errore, i codici sono stati cancellati, ma con loro se
ne è andata anche parte dell'archivio medico. Significa che la cartella dei piccoli pazienti non viene
aggiornata né con il numero di vaccinazioni effettuate, né con le malattie e con le cure seguite. Quindi,
quando i bimbi saranno adulti, ci sarà un «buco nero» nella loro storia clinica. E significa anche che le
famiglie non possono avere il rimborso dei farmaci e, costrette a riscriversi dal pediatra, magari verranno
assegnate a un medico diverso da quello a cui si sono appoggiate dalla nascita del bimbo. Per di più il
medico, a cui non viene comunicata la cancellazione, non può accettare nuovi pazienti. Ma si tratta solo di
uno dei problemi con cui i pediatri hanno a che fare: «Abbiamo trattenute economiche esorbitanti che non
rispettano gli accordi collettivi nazionali - denuncia Rinaldo Missaglia, segretario del sindacato Simpef - E
tanti medici stanno pensando di andare in pensione prima del dovuto». «Non è valorizzato ciò che facciamo
- aggiunge il collega Roberto Marinello - e sembra che per l'Asl siamo un problema e non una risorsa.
Spesso è difficile curare bene i nostri bambini». Sotto l'Asl di Milano lavorano 180 pediatri e a loro carico ci
sono 200mila bambini. In sostanza, negli studi medici vengono effettuate 600mila visite all'anno (e 900mila
telefonate). Una mole di lavoro che non si limita alla visita in sé, alla prevenzione o ai consigli alle mamme,
ma che comporta anche un carico di burocrazia non indifferente. «Figuriamoci - denunciano i pediatri - che,
pur essendo informatizzati al 100%, dobbiamo ancora usare i format di dimissione degli adulti, perché quelli
ad hoc per i bambini non esistono. La gran parte delle riunioni con l'Asl riguarda procedure, intoppi e
contratti. Quando invece vorremmo parlare di progettualità e di assistenza ai bambini». Oltre allo sciopero,
a cui hanno preso parte, i pediatri chiedono di partecipare ai tavoli chiave, quelli in cui si possono risolvere
davvero i problemi. Non appena verrà nominato il nuovo responsabile Ats (la versione post riforma dell'Asl),
i pediatri chiederanno un incontro e consegneranno il loro «libro bianco»: un elenco di cento proposte per
migliorare la sanità milanese. Piccole accortezze per ridurre il tempo dedicato alle scartoffie e concentrarsi
di più sui bimbi.
La frase
Rinaldo Missaglia
Troppi problemi, tanti colleghi anticiperanno la pensione
Foto: I NUMERI A Milano ci sono 180 medici per una popolazione di 200mila bambini al di sotto dei 14
anni. Ogni anno le visite sono 600mila e le telefonate delle mamme 900mila
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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IL CASO Ieri lo sciopero dei medici
17/12/2015
Pag. 17 Ed. Modena
diffusione:113338
tiratura:156629
- BOMPORTO - PRUDENTE al punto da intralciare il traffico. Così viene descritto a Sorbara, dove abita di
fronte alla storica chiesa, Franco Fini, il 76enne che l'altro pomeriggio, a bordo della sua Fiat Stilo, ha
investito la nonna e i suoi due nipotini sulla via Ravarino Carpi, l'arteria che dalla frazione raggiunge il
centro di Bomporto. Era diretto proprio in centro il signor Fini. «Si stava recando in farmacia per acquistare
medicinali per la mamma» racconta una delle figlie, in lacrime. Non sa darsi pace la famiglia Fini.
«Preghiamo continuamente per la nonna, e per i due bambini. Mio padre, in quasi sessant'anni di guida,
non ha mai avuto un incidente, è sempre stato molto prudente, è sempre andato piano raccomandandosi
continuamente con noi di prestare attenzione alla strada e alla guida. Papà - continua la figlia - ci ha
raccontato che il pomeriggio dell'incidente aveva da poco superato un dosso e poco dopo, sul rettilineo, si è
trovato davanti all'improvviso la nonna e i bambini. Andava piano, come sempre, ma purtroppo è successo
e il nostro dolore è grande. Pensiamo a quella povera famiglia, e ai bambini; speriamo che possano farcela
tutti». Franco Fini è ricoverato nel reparto di cardiologia del Policlinico. Dopo il malore accusato poco dopo
l'incidente il medico ha preferito tenerlo sotto osservazione in ospedale. «Papà è cardiopatico, ed è sedato»
continua addolorata la figlia. Forte, infatti, per lui lo choc per l'accaduto. In paese, a Sorbara, in tanti
descrivono il signor Franco come una persona molto prudente, «uno che non spinge mai sull'acceleratore,
anzi il contrario. Va sempre pianissimo, anche nei tratti più spediti, creando, a volte, una lunga fila di auto
dietro alla sua. Pensare che sia capitato proprio a lui - commentano alcuni anziani in un bar del paese dispiace davvero tanto». v.bru.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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«Si è trovato davanti la famiglia all'improvviso E' prudente, in 60 anni mai
un incidente»
17/12/2015
Pag. 11 Ed. Milano
diffusione:48518
tiratura:74334
Muore in ospedale, caso prescritto dopo 8 anni
- SESTO SAN GIOVANNI - IL LORO CARO è morto all'ospedale di Sesto San Giovanni per una
perforazione intestinale. E loro non sapranno mai se è stata colpa dei medici perché il processo, dopo 8
anni dai fatti, è finito in prescrizione. UNA SENTENZA di «non doversi procedere» è stata pronunciata ieri
dal Tribunale di Monza nei confronti di quattro medici del reparto di Chirurgia dell'ospedale di Sesto San
Giovanni, che nel 2008 ebbero in cura un sessantenne brianzolo. L'uomo era stato ricoverato nell'ospedale
sestese, dove gli avevano diagnosticato una perforazione intestinale: il paziente non era però riuscito a
superare l'intervento chirurgico. La moglie e i figli avevano presentato un esposto alla Procura di Monza,
che dopo tre anni e mezzo aveva portato alla richiesta di rinvio a giudizio per i quattro medici responsabili,
secondo la consulenza medica disposta dal pm, di omicidio colposo per imprudenza e negligenza nella
cura del sessantenne. Poi il rinvio a giudizio all'udienza preliminare e l'inizio del processo, dove i familiari
della presunta vittima di malasanità non si sono costituiti parti civili perché nel frattempo avevano già
ottenuto il risarcimento dei danni dalla società assicuratrice dell'ospedale sestese. A CELEBRARE il
processo un giudice monocratico del Tribunale di Monza che ha avuto a sua volta gravi problemi di salute
che l'hanno costretto ad assentarsi per alcuni mesi dal servizio. Quando è ritornato, il giudice ha disposto
una consulenza medica perché i risultati del perito dell'accusa erano in contrasto con quelli dei periti della
difesa, secondo cui l'uomo era già arrivato dall'ospedale di Desio con l'intestino perforato e invano i medici
del nosocomio sestese avevano fatto di tutto per salvarlo. UN ALTRO LUNGO rinvio del processo, con
l'intenzione di andare a sentenza prima della prescrizione (ma anche con la convinzione che in appello il
fascicolo sarebbe andato comunque prescritto) da parte del giudice, che poi però è stato sostituito da un
collega, che ieri si è accorto, su sollecitazione della difesa, che ormai l'epilogo era scontato. Stefania Totaro
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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SESTO UN PROCESSO LUMACA: QUATTRO DOTTORI ERANO ACCUSATI DI OMICIDIO COLPOSO
17/12/2015
Pag. 25 Ed. Pontedera
diffusione:88274
tiratura:127149
Raccolta giochi usati E in cambio c'è un omaggio
PER UN Natale solidale e amico dell'ambiente la Farmacia Comunale Le Melorie darà spazio ad una
bellissima giornata dedicata ai bambini e al Natale. Domenica 20 dicembre i bambini potranno incontrare
Babbo Natale e ricevere una foto e un omaggio dalla Farmacia, preparandosi così a festeggiare le festività
in allegria. L'incontro e la foto con Babbo Natale saranno poi accompagnati da un importante momento di
raccolta di giochi usati ma in buono stato che verranno poi igienizzati e donati ai bambini ricoverati in
ospedale, di qui il nome dell'iniziativa «Cerca giochi in soffitta». La collaborazione fra gli Assessorati
all'ambiente e al sociale con soggetti del territorio quali Farmavaldera, Associazione Eliantus, Associazione
volontari per l'Infanzia Pontedera e Foto Ottica Meoni nell'organizzazione di questo evento è stata
sicuramente più che preziosa e alla base della nascita di un momento che vuole essere di festa e allo
stesso tempo di impronta educativa. L'Amministrazione invita a partecipare numerosi.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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FARMACIA PONSACCO
17/12/2015
Pag. 7 Ed. Umbria Terni
diffusione:88274
tiratura:127149
- PERUGIA - SVOLTA nella sanità umbra. Il radicale processo di riforma, razionalizzazione e
semplificazione voluto dalla Regione entra nel vivo. A siglare un ulteriore, importante passaggio ci ha
pensato l'inaugurazione (nella foto), ieri mattina nel cuore di Monteluce, della nuova sede di «Umbria
Salute», la società regionale nata circa un anno e mezzo fa, proprio nell'ambito della riforma, che si occupa
soprattutto di gestire i principali servizi comuni per il sistema sanitario regionale. E che funzionerà anche da
'Centrale regionale di acquisto per la sanità' . LA STRUTTURA si trova nei locali dell'ex Farmacia
Ospedaliera, immersa nel verde del quartiere cittadino. In pratica, per essere precisi, si tratta della società
consortile in house delle aziende sanitarie della Regione, alla quale sono stati attribuiti una pluralità di
servizi di interesse generale preordinati alla tutela della salute e che svolge, come detto, anche le funzioni
di Centrale regionale di acquisto per la sanità, tanto che gli uffici saranno collocati nella stessa sede. PER
QUESTO c'è stata tanta partecipazione, ieri, al taglio del nastro di 'Umbria Salute' (nella foto). «Sono
orgogliosa di questa inaugurazione, in quanto rappresenta un altro importante momento di
razionalizzazione e riorganizzazione del nostro servizio sanitario», ha sottolineato la presidente della
Regione, Catiuscia Marini, che ha ricordato come «l'obiettivo principale, quella che abbiamo chiamato la
nostra 'sfida alta', sia migliorare ancor più la sanità umbra, facendo meglio e con minori risorse». Con la
governatrice, c'erano, tra gli altri, i dipendenti della società, l'amministratore delegato Carlo Benedetti, il
vicesindaco di Perugia Urbano Barelli, i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere dell'Umbria, il
vescovo vicario di Perugia, monsignor Paolo Giulietti. MA C'E' DI PIU'. La presidente ha sottolineto anche
che l'aver scelto un immobile pubblico all'interno dell'area dell'ex Policlinico di Monteluce «rappresenta un
importante contributo verso la riqualificazione urbana e urbanistica del patrimonio edilizio pubblico». Poi ha
aggiunto: «Nel corso di questo primo anno e mezzo di attività abbiamo realizzato un importante percorso di
riorganizzazione e semplificazione per mettere tutto il sistema sanitario pubblico nelle condizioni migliori per
cogliere gli obiettivi di appropriatezza che ci siamo posti qui in Umbria, e che ci sono stati anche chiesti dal
Governo. E che tendeno fondamentalmente a garantire più efficienza al sistema nell'interesse della salute
generale dei cittadini».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
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«Umbria Salute» diventa realtà Ecco la Centrale unica di acquisto
17/12/2015
Pag. 46 Ed. Venezia
diffusione:60528
tiratura:83076
Due simpatici depliant con consigli rapidi di benessere pensati per i "giovani della terza età". È partita ieri la
campagna informativa "Ocio alla salute" (sullo stile di quelli realizzati per il progetto "Ocio, cio! Città in
sicurezza"), realizzata da due servizi comunali, Programmazione sanitaria e Osservatorio Politiche di
welfare, in collaborazione con Ordine dei medici, Ames, Ulss 12, Ordine dei Farmacisti e FisioSport
Terraglio.
Oltre 20mila pieghevoli saranno distribuiti nelle farmacie, negli studi medici, nei presidi sanitari del
territorio, tra le associazioni degli anziani e quelle sportive. L'obiettivo è di informare i cittadini su tre temi: il
corretto uso dei farmaci e le loro interazioni attraverso dieci semplici regole; l'informazione sulle patologie
più comuni; l'attenzione all'importanza di fare un adeguato movimento fisico per mantenersi in forma. «La
campagna - ha spiegato l'assessore comunale alla Coesione sociale, Simone Venturini - è la dimostrazione
di come il Comune di Venezia da mero erogatore di servizi voglia diventare aggregatore del maggior
numero di soggetti coinvolti». Gabriele Senno, amministratore delegato di Ames, società che gestisce le
farmacie comunali, ha annunciato che sta formando il personale affinché stia più vicino ai clienti anziani.
«L'aumento dell'età media, il fatto che i nuclei familiari siano spesso costituiti da persone singole, le barriere
architettoniche nelle abitazioni - ha aggiunto il presidente dell'Ordine dei medici, Giovanni Leoni richiedono un'attenzione maggiore verso una fascia vulnerabile». La responsabile del Servizio
Programmazione sanitaria, Nicoletta Codato, ha invece segnalato che entro due mesi verrà concluso un
lavoro di ricognizione dei parchi e delle strutture sportive presenti sul territorio verso le quali i medici
potranno indirizzare i pazienti anziani.
Filomena Spolaor
© riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 17/12/2015
59
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Dopo la sicurezza,"Ocio alla salute"
PROFESSIONI
3 articoli
17/12/2015
Pag. 1
Montefarmaco OTC affida la gestione del media a Mindshare
Montefarmaco OTC affida la gestione del media a Mindshare A pag. 3 Montefarmaco OTC, azienda
farmaceutica italiana, ha affidato a Mindshare, l'agenzia media di cui è chairman & ceo Roberto Binaghi
(nella foto), l'incarico per la gestione e pianificazione delle proprie attività di comunicazione. L'esigenza di
comunicare al consumatore le caratteristiche differenzianti di prodotti è la sfida che l'azienda si è posta per
il 2016. Il supporto di Mindshare, che è stata incaricata direttamente, si concentrerà nella definizione di un
approccio strategico e planning sviluppati ad hoc per le diverse linee, con una particolare attenzione al
contenuto di innovazione e benefici testati che risultano essere sempre più centrali nella percezione dei
consumatori e nel processo di acquisto.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/12/2015
61
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BUSINESS
17/12/2015
Pag. 1
Pubblicita Today
diffusione:3000
tiratura:3000
MONTEFARMACO OTC SCEGLIE MINDSHARE PER IL MEDIA IN ITALIA
[ pag. 12 ] Definizione di un approccio strategico e planning sviluppati ad hoc per le diverse linee
dell'azienda farmaceutica Montefarmaco OTC , una delle più quotate aziende farmaceutiche del panorama
italiano, specializzata nello sviluppo e nella commercializzazione di prodotti quali il collirio Iridina, i fermenti
latici Lactoorene e gli energetici Vitalmix, ha adato a Mindshare , l'agenzia media di cui è chairman & ceo
Roberto Binaghi , l'incarico per la gestione e pianificazione delle proprie attività di comunicazione.
L'esigenza di comunicare al consumatore le caratteristiche dierenzianti di prodotti, frutto di una tradizione di
oltre settant'anni ma che ha saputo evolversi grazie a un l'elevato contenuto tecnologico, è la sfida che
l'azienda si è posta per il 2016. Il supporto di Mindshare si concentrerà nella definizione di un approccio
strategico e planning sviluppati ad hoc per le diverse linee, con una particolare attenzione al contenuto di
innovazione e benefici testati che risultano essere sempre più centrali nella percezione dei consumatori e
nel processo di acquisto.
Foto: Roberto Binaghi
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INCARICO DIRETTO
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Montefarmaco affida a Mindshare il media in Italia
Montefarmaco OTC, una delle più quotate aziende farmaceutiche del panorama italiano, specializzata nello
sviluppo e nella commercializzazione di prodotti di alta qualità, ha affidato a Mindshare, l'agenzia media di
cui è chairman & ceo Roberto Binaghi, l'incarico per la gestione e pianificazione delle pro prie attività di
comunicazione. pagina 7 Montefarmaco OTC, una delle più quotate aziende farmaceutiche del pano rama
italiano, specializ zata nello sviluppo e nella commercializzazione di prodotti di alta qualità, ha affidato a
Mindshare, l'a genzia media di cui è chai rman & chief executive officer Roberto Binaghi, l'incarico per la
gestione e pianificazione delle proprie attività di comunicazione. L'esigenza di comunicare al consumatore
le carat teristiche differenzianti di prodotti, frutto di una tra dizione di oltre settant'an ni ma che ha saputo
evol versi grazie ad un l'elevato contenuto tecnologico, è la sfida che l'azienda si è po sta per il 2016. Il
supporto di Mindshare si concen trerà nella definizione di un approccio strategico e planning sviluppati ad
hoc per le diverse linee, con una particolare attenzione al contenuto di innovazio ne e benefici testati che
risultano essere sempre più centrali nella perce zione dei consumatori e nel processo di acquisto.
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PERSONAGGI
1 articolo
17/12/2015
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In Senato è stato accolto l'ordine del giorno del senatore monzese di Forza Italia, Andrea Mandelli, che
impegna il Governo a reperire il finanziamento di 200 milioni di euro per il prolungamento della
metropolitana milanese verso Monza. Questa copertura finanziaria contribuirà a pagare parte del
prolungamento della linea Mm5 da Bignami verso Monza Villa reale. «Si tratta di un importante segnale
d'attenzione di Forza Italia verso il territorio monzese» ha dichiarato Mandelli.
Nel frattempo è ancora la metropolitana che fa discutere e mette in contrapposizione Comitati e Comune.
Dopo aver letto le carte sul nuovo documento di piano il Comitato San Fruttuoso 2000 attacca
l'atteggiamento, a loro dire, remissivo del Comune per la Mm5. Per l'assessore all'Urbanistica questi sono
attacchi pretestuosi, più di carattere politico che tecnico. «Dopo le tante belle parole in concreto c'è molto
poco e addirittura vediamo passi indietro - dichiara Isabella Tavazzi, portavoce del Comitato San Fruttuoso
2000 - Lo studio di fattibilità, che era stato annunciato per dicembre, è già slittato a febbraio 2016 e nel
nuovo Pgt di Monza, il deposito treni non è chiaramente previsto». I Comitati si sono impegnati su questo
tema coordinando anche un tavolo di lavoro che raduna politici monzesi di diverso colore politico e
impegnati a tutti i livelli istituzionali per attivare un'azione di "lobby territoriale" per ottenere il prolungamento
della Mm5 verso Monza. «A Milano si riparla di prolungare la Mm5 dall'altra parte, cioè da San Siro a
Settimo, e non fino alla Villa reale - continua la portavoce del Comitato - a questo punto, lanciamo un
pubblico avviso alla politica: i cittadini non sono disposti a farsi prendere in giro e sono pronti a mobilitarsi».
L'amministrazione non accetta le critiche mosse dal Comitato: «Sono critiche pretestuose e infondate commenta l'assessore all'Urbanistica, Claudio Colombo - Il piano indica chiaramente la preferenza per il
deposito della metropolitana nell'area di Bettola/Casignolo, ma a oggi non c'è un progetto e senza di questo
non c'è il presupposto tecnico perché noi potessimo individuare inserire i dettagli del deposito anche perché
si tratta di una destinazione molto delicata in quanto ci sono connessioni, binari, collegamenti precisi dal
punto di vista tecnico, elementi che al momento non abbiamo in nostro possesso non essendoci il
progetto». E conclude: «Se vogliono fare un attacco politico per altri scopi va bene, ma parlando
concretamente si tratta di un'infrastruttura strategica che segue un percorso di attuazione che è al di sopra
della pianificazione comunale che deve adeguarsi alle esigenze del progetto e non il contrario».
Metropolitane milanesi dovrebbe presentare lo studio di fattibilità per il prolungamento della Mm5 nel mese
di febbraio, dopodiché si dovrà stendere l'eventuale progetto preliminare per il deposito dei mezzi a Bettola.
E in questo caso si dovrà procedere con l'esproprio delle aree dei privati, percorso che sarà tutt'altro che
semplice. •
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Primi 200 milioni per la Mm5 in Villa In città botta e risposta comitatigiunta