8 tesi italiadecide

Transcript

8 tesi italiadecide
italiadecide - Associazione per la qualità delle politiche pubbliche Rapporto 2016
ITALIADIGITALE
OTTO TESI PER L'INNOVAZIONE E LA CRESCITA INTELLIGENTE
Riassumere in un Rapporto, per quanto ampio e approfondito, tutti i campi della
trasformazione digitale e dell’innovazione è difficile, se non impossibile. E, appena finito di
scrivere, qualsiasi studio rischia di essere superato da una trasformazione continua e
inarrestabile. L’obiettivo dell’ottavo Rapporto di italiadecide, non è dunque quello di
esaurire il tema, ma di suggerire al decisore politico ambiti e soluzioni che, a parere
dell’associazione per la qualità delle politiche pubbliche, possono davvero contribuire a
quella crescita intelligente di cui il Paese ha bisogno.
TESI 1
NON SOLTANTO E-GOVERNMENT
Complessità, interdipendenza, collegamento, Pa, scuola, imprese, società civile... La
trasformazione digitale per essere efficace deve investire tutto il Paese perché altrimenti
rischia di produrre squilibri, diseguaglianze, e soprattutto di ridurre la produttività delle
risorse investite determinando un arretramento rispetto all’Europa e al resto del mondo.
L’Italia ha coniugato la trasformazione digitale con l’e-governement (il primo grande
progetto del 2000 di chiamava proprio così: Piano d’azione per l’e-governement) e già
questo ci differenzia dal documento che dà avvio alla Strategia di Lisbona dove si parla di
‘una nuova economia basata sulla conoscenza’, ma l’e-goverment proprio non compare.
Tutti concentrati sulla semplificazione ci siamo dimenticati del pesante ritardo
sull’infrastrutturazione di base. Ma qualcosa si muove: la nostra Strategia per la crescita
digitale 2014-2020 va in questa direzione. Sembriamo aver ben compreso, ma non ancora
attuato, che lo sviluppo dovuto alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha
dato slancio alle economie di Usa e Giappone (rendendo quattro volte in più rispetto al
manifatturiero). Dobbiamo quindi reinventare l’efficienza delI’Italia e dell’Europa perché il
Vecchio continente, incide per il 7% della popolazione mondiale, per il 25% del Pil e per il
50% della spesa sociale. La società digitale è un grande terreno sul quale cimentarsi.
TESI 2
FTTC, FTTB, FTTH? L’IMPORTANTE E’ CHE FUNZIONI!
Ci accorgiamo dei nostri ritardi sull’infrastrutturazione digitale ogni tanto…solitamente
quando viene presentato qualche monitoraggio che ci mette a confronto con altri. Ma in
verità siamo in ritardo rispetto a quasi tutti i partner Ue anche quando non ce ne
accorgiamo. Qualcuno potrebbe dire che l’Italia è digitale perché preferiamo accedere a
internet da device mobili: nel 2014 38 milioni italiani sono andati “online” grazie a
smartphone e tablet, valore superiore ai 35 milioni di utenti che invece hanno preferito
utilizzare un computer da casa. Inoltre, a livello di analisi giornaliera, nel cosiddetto “giorno
medio” circa 17,3 milioni di utenti hanno avuto accesso alla rete grazie a device mobili,
mentre “solamente” 12,5 milioni hanno fruito di internet da PC. Condizione necessaria per
la completa digitalizzazione è dunque l’infrastruttura di banda ultralarga. Dal marzo 2015
con la presentazione della Strategia per la banda ultra larga, il cosiddetto piano Bul,
dovrebbero attivarsi risorse pubbliche (6 miliardi di fondi europei a cui si dovrebbero
sommare i fondi attivabili sulla base del cosiddetto piano Juncker) e private. Dopo la
presentazione del piano del governo si è avuta una proliferazione di candidature per la
realizzazione delle reti, ma gli operatori sono in fase di stallo e aspettano di sapere quali
risorse sono davvero a disposizione. L'unica cosa chiara nella Legge di stabilità 2015 è
che arriveranno al Sud l'80% dei 2,2 miliardi dei Fsc (fondi coesione e sviluppo). Eppure la
banda ultralarga serve come i ponti e le autostrade…
Fibra fino al cabinet (Fttc), al building (Fttb), o fino a home (Ftth)? L'utente vuole un
servizio veloce ed efficiente, non una tecnologia. Per questo è necessario che lo Stato non
si limiti a correggere eventuali disfunzioni, ma sia attore. Un attore che però non diventi
centralizzatore, ma favorisca la complessità invece che impedirla. Promotore praticamente
di reti di reti, valorizzando i partner anche esterni al mondo delle telecomunicazioni come
Enel, Autostrade…
Proposte: affrontare il tema della rete in fibra ottica contestualmente con quello
delle frequenze, semplificando la realizzazione delle infrastrutture e valorizzando
nuove frequenze; coinvolgere nella realizzazione dell’infrastruttura anche attori
esterni al mondo delle telecomunicazioni; accelerare la fase attuativa del Piano per
la banda ultralarga attribuendo a un organismo centrale funzione di raccolta e
aggiornamento dei dati.
TESI 3
DAL “MANICOMIO” AL MINISTERO
“L’Agenzia digitale ha una governance da manicomio”! Lo diceva nell’ottobre del 2014
l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio. Ma la storia comincia
prima con il cosiddetto Decreto Sviluppo che nel 2012 dà vita all’Agenzia per l’Agenda
digitale italiana (AgID) sottoposta a presidenza del Consiglio e ai ministeri dell’Economia,
dello Sviluppo, della Pa e della Scuola. Dal 2013 tutto torna sotto Palazzo Chigi. Il compito
2
dell’AgID è quello di garantire che la nostra Agenda sia coerente con quella europea. Ora
abbiamo 8057 banche dati dell'anagrafe, su 8000 comuni sono stati trovati 200 software di
gestione che possono spendere da 1 a 5 per lo stesso oggetto.. Nell'aprile 2015 è nata la
Commissione speciale Agenda digitale presso la Conferenza delle regioni, da qualche
giorno è attivo il Sistema pubblico di identità digitale, SPID, la legge Madia dispone che
entro agosto 2016 il governo dovrà procedere alla razionalizzazione dei meccanismi e
delle strutture deputati alla governance in materia di digitalizzazione. Ma per dare
centralità ai tempi serve un unico centro di responsabilità di rango ministeriale che abbia
competenza su direzioni generali e dipartimenti di tutti i ministeri che possono svolgere un
ruolo chiave nel governo della trasformazione digitale. Va in questa direzione l'istituzione
di un manager della transizione digitale prevista in tutte le amministrazioni centrali dalla
legge Madia. A questa innovazione dovrebbe accompagnarsi anche la nascita di una
commissione parlamentare permanente.
Proposte: istituire un ministero dedicato all’innovazione e alla promozione della
società digitale; istituire una commissione parlamentare permanente che abbia lo
stesso perimetro d’intervento.
TESI 4
NORME SENZA CONFINI, MA POI… FATTI
Siamo partiti tardi, ma poi abbiamo recuperato il terreno. Quantomeno sul piano
normativo. Il problema è che alla cospicua produzione di norme, non è seguita una
parallela applicazione delle stesse. Molti degli strumenti giuridici previsti dal Codice
dell'amministrazione digitale (CAD – 2005) non sono stati ancora attuati! A cominciare da
quelli sulla condivisione delle banche dati. È ciò anche perché non sono stati previsti
meccanismi di monitoraggio e di controllo.
Ma siccome la rete non ha confini territoriali tangibili, servono regole uniche su
problematiche particolari, quali quella fiscale. Regole che valgano in Italia, in Europa e nel
resto del mondo, al fine di evitare tassazioni discriminatorie e di imporre norme
antielusione.
Sul piano UE all'Agenda si é affiancato il Digital single market che dovrebbe portare alla
costruzione di un mercato digitale UE che per funzionare bene avrebbe bisogno che i
mercati del commercio elettronico avessero, almeno in Europa, un grado di maturità
simile. Questo, però non è vero e non soltanto per una minore propensione o facilità degli
italiani ad accedere a questo tipo di mercato, ma anche per i problemi che derivano dalla
normativa sulla privacy, da quelle sull'e-commerce, da quelle sul diritto d'autore diverse da
stato a stato. Tutela dei diritti della persona, garanzia di accessibilità ai servizi, non
discriminatorietà e parità di trattamento tra gli utenti, libera concorrenza tra le imprese.
Queste le basi.
Proposte: anticipare la riforma in corso in Europa della direttiva sulla tutela della
privacy rafforzando i poteri esecutivi dell’Autorità per la privacy e superando il
modello informativa-consenso; sviluppare un’iniziativa dell’Italia nelle istituzioni
europee di una carta europea dei diritti fondamentale di internet prendendo come
punto di partenza la Dichiarazione dei diritti di Internet predisposta dalla
Commissione della Camera e approvata nel luglio 2015.
3
TESI 5
È LA SCHARING ECONOMY, BELLEZZA! RISCHI E OPPORTUNITÁ
La digitalizzazione degli oggetti, ovvero la loro trasformazione in dati ha spostato il
controllo del processo produttivo. Se si pensa a una delle tante innovazioni tecnologiche,
come le stampanti 3D, si comprende che nel futuro prossimo invece di acquistare un
oggetto, si acquisterà un file come acquistare un oggetto, un progetto. La NASA ha
premiato progetti per una casa su Marte da realizzare utilizzando una stampante 3D e
materiali reperibili sul pianeta rosso 3-D Printer Habitat Challenge Mars Ice House) può
significare comprare un file. Un file da adattare alle esigenze di chi lo possiede e che può
dare vita all'oggetto quando chi lo possiede desidera. Il controllo del processo produttivo,
si sposta dall'artigiano o dall'industria al...consumatore. Chi possiede le informazioni,
dunque, possiede il tesoro, ecco perché le informazioni dovrebbero essere inseriti nel
bilancio esattamente come qualsiasi altro bene. Informazioni ed economia, dunque, si
fondono e la parola inventata negli anni Novanta dall'analista Douglas Laney, Infonomic,
riassume perfettamente la disciplina.
Si passa dal possedere al condividere e le informazioni da scambiare realizzano nuove
opportunità di business. L'economia della conoscenza (knowledge economy) e dello
scambio (sharing economy) diventano motori di sviluppo. E ciò è valido anche per la
Pubblica amministrazion,e se questa riesce a condividere il proprio patrimonio informativo
Airbnb o Blablacar o The Food Assembly sono esempi lampanti di come la condivisione
dei dati abbia portato sviluppo, risparmio e benessere. È la sharing economy, bellezza!
Condivisione e velocità perché soltanto un ciclo delle decisioni che abbia queste
caratteristiche è davvero efficace. Del resto, se il settore finanziario agisce in pochi
secondi, l'industria in tempo reale, e il settore pubblico si ostina a farlo nel ciclo annuale
(vedi Legge di Stabilità) sarà difficile. Perché si possa decidere alla giusta velocità è
importante che i dati siano disponibili a chi ha il diritto di averli (data-centric government).
Se qualcuno obietta che ciò renderebbe i dati meno sicuri, val la pena di rispondere che
spesso la vera barriera alla sicurezza o alla privacy è proprio l'esclusiva proprietà dei dati
da parte di qualcuno. Dunque è necessario classificare e governare i dati che la Pa
possiede perché spesso le differenti banche dati sono frutto di applicazioni datate e
inconciliabili tra loro. Questo permetterebbe l'utilizzazione dei big data per attuare una
spending review che parta dall'oggettività. Bisogna mettere ordine, ma per questo servono
nuovi specialisti.
Proposte: utilizzare i big data nell'attuazione delle politiche di spending review;
prevedere nelle amministrazioni centrali funzione di gestione avanzata dei dati e di
analisi delle informazioni; promuovere nella PA la formazione di nuove figure
professionali sulle aree della gestione avanzata: Chief data officer, Chief digital
officer, Data quality manager, Data manager...
TESI 6
INDUSTRIA 4.0. PREGI E DIFETTI DEL VECCHIO MADE IN ITALY
La trasformazione digitale del sistema produttivo rappresenta una sfida, ma soprattutto un’
occasione per l'industria italiana che può puntare a posizioni di leadership in settori chiave
dell'economia digitale. Industria 4.0 può essere riassunta in nuova organizzazione e
controllo del ciclo partendo dall'ideazione, passando per sviluppo, produzione,
distribuzione e arrivando al riciclo. I pilastri su cui poggia: automazione, dati, connettività,
4
interazione con il cliente. In gergo si parla di Sistemi 6C: connettività, cloud, cyber,
contenuti, community, customization.
Dopo la produzione snella degli anni 70, l'esternalizzazione degli anni 90 e l'automazione
del 2000 siamo alla digitalizzazione.
L'Italia è un Paese manifatturiero. Nonostante la crisi, abbiamo risentito meno di altri della
contrazione in questo settore che si è ridotto del 3,1% nell'Europa a 15, del 2,9 UE a 27 e
del 2,8 2,8% Italia. Le nostre specificità: radicalizzazione nel territorio, design, dimensione
hanno giocato a nostro favore. La piccola dimensione delle Pmi italiane conferisce una
capacità di adattamento e flessibilità non ripetibile nel caso di aziende di dimensioni
maggiori, le piccole dimensioni poi sono una naturale propensione a stabilire relazioni con
altre imprese o istituzioni e a stabilire rapporti diretti con il cliente. E la poca propensione a
investire in ricerca e sviluppo, viene compensata dalla propensione all'innovazione: 41,5
dell'ITALIA contro il 36% UE. Ma se abbiamo pregi, ecco i difetti: scarsa
internazionalizzazione poco e-commerce (8% contro 18% Ue) e non si tratta di criticità
irrilevanti perché, insieme alla mancanza di competenze specifiche per lavoratori e
manager, i difetti riescono a pesare più dei pregi. Siamo al 111 posto tra i Paesi che
utilizzano tecnologie digitali nell'organizzazione e del lavoro al 99esimo per l'impiego di
tecnologie nella progettazione di nuovi prodotti e servizi.
Per questa necessaria trasformazione in logica digitale il 47% dei direttori del personale
delle aziende italiane prevede l'inserimento a breve termine di nuove professionalità e
competenze da creare soprattutto al proprio interno visto quanto è difficile il reperimento
sul mercato. Si chiamano Chief security officier, eCrm, Profiling manager, digital marketing
manager, Chief innovation officier...Cominciando dalla scuola e continuando anche nei
luoghi di lavoro, in quella prospettiva di lifelong learning ormai ineluttabile.
Proposte: accelerare, da parte del ministero dello Sviluppo Economico il varo della
strategia nazionale per Industria 4.0 coordinando attorno ad essa interventi a
sostegno delle imprese innovative, aiuti al Sud e riforma del sistema di formazione
professionale, promozione delle attività di ricerca e sviluppo delle Pmi con
l'accesso ai fondi europei; inserire in Industria 4.0 indirizzi ed incentivi per
sviluppare nuove competenze nei luoghi di lavoro.
TESI 7
CRESCITA INTELLIGENTE? IMPOSSIBILE SENZA LA SCUOLA
“La missione più importante del sistema educativo è preparare i giovani per il mercato del
lavoro”. Lo ha scritto recentemente Dirk Van Damme Direttore del Centre for Educational
Research and Innovation (CERI) presso l’OCSE di Parigi. Nel contesto italiano, per quel
che pensiamo, diciamo e facciamo sulla scuola, l’affermazione può apparire quasi
blasfema. Eppure una prima macroscopica questione da affrontare nel nostro Paese è
quella del progressivo scollamento tra istruzione/formazione e mercato del lavoro. Ma non
soltanto, abbiamo un basso livello di dotazioni tecnologiche e, salvo lodevoli eccezioni, il
digitale viene visto, anche da alcuni operatori dell’istruzione, come una minaccia.
Se ricerca, istruzione e imprese non collaborano non ci sarà alcun effetto persistente e,
l’obiettivo dell’alternanza scuola/lavoro posto con forza dalla Riforma Giannini che mostra
la volontà di cambiare le cose, potrebbe restare lettera morta. L'obiettivo di portare dagli
attuali 270mila a 1,5 milioni gli studenti in alternanza entro il 2017 mostra la volontà di
cambiare le cose.
5
Alternanza con il lavoro e digitalizzazione della scuola, sono necessari. Digitalizzare la
scuola non significa soltanto usare lavagne interattive e computer in classe, ma
confrontarsi e utilizzare e scambiare dati e informazioni e in ciò può essere d'aiuto.
L'autonomia scolastica permette di modificare l'offerta formativa non soltanto per la qualità
delle opzioni offerte, ma anche per le modalità di programmazione e per flessibilità oraria.
Nella riforma Giannini questo è scritto, ma ora bisogna tradurre quella visione in azione
costante e quindi in provvedimenti e scelte ordinate secondo un criterio gerarchico e con
scadenze non irrealistiche, assicurando con continuità l’adeguato supporto politico. La
sede è l’attuazione del Piano per la Scuola Digitale, pubblicato dal MIUR lo scorso ottobre.
Perché non sia una riforma “di facciata”, dovrà mettere in crisi i tradizionali sistemi di
formazione degli insegnanti, la formazione dei curricula, i sistemi di valutazione, il modello
di lezione, gli stessi ambienti fisici. E poi se esiste una dimensione specificamente
scolastico-educativa del tema delle competenze, esiste anche il dato che la società
digitale è un potente fattore di sollecitazione del lifelong learning. Misurarsi con le
competenze richieste dalla società digitale è una sfida che si ripropone per tutta la vita e
che mette in discussione la tradizionale compartimentazione fra sedi del processo
educativo (formazione del capitale umano); sedi della vita sociale e della produzione
(creazione di valore); istituzioni e metodi della formazione professionale i cui assetti
istituzionali sono del tutto inadeguati (non é utile mantener la divisione tra istruzione
pubblica di competenza statale d formazione professionale lasciata alle regioni che la
gestiscono in maniera non omogenea).
Proposte: valorizzare il tema del digitale nell'attuazione delle nuove norme
sull'alternanza scuola/lavoro; varare un progetto nazionale di rilancio degli istituti
scolastici quali poli produttivi con laboratori aggiornati e in costante contatto e
scambio con il mondo accademico e con gli enti di ricerca pubblici e privati.
TESI 8
CYBER SICURO, NON SOLTANTO CONTRO I TERRORISTI
Nei prossimi 5 anni il numero dei device connessi in rete raddoppierà. Il valore dell'ecommerce che oggi vale il 10% a livello mondiale triplicherà, il traffico Ip tra data center
triplicherà. Dunque...serve sicurezza nello spazio cybernetico. Ne abbiamo pienamente
coscienza, tant'è che lo scorso 10 marzo il presidente del Consiglio, Renzi, ha parlato dei
150 milioni di investimento previsti dalla Legge di Stabilità "per valorizzare la polizia
postale, l'intelligence e i soggetti pubblici e privati che investono in questo settore".
Sicurezza da realizzare attraverso rigorosi criteri di autenticazione che non possono
escludere la biometria per la difesa della propria identità digitale (il caso della scoperta di
ben 20 elementi di criticità e dunque di possibile insicurezza del fisco in line di questi giorni
impone nuove barriere). Sicurezza, ma non soltanto contro il fenomeno del
cyberterrorismo perché sembra che gli Stati si muovano soltanto dopo grandi catastrofi. É
successo con il Patriot Act dopo l'11 settembre 2001 e dopo l'attacco al periodico Charlie
Hebdo quando la Francia ha adottato una normativa di controllo totale. Non serve una
legislazione emotiva e Snowden ha platealmente dimostrato quanto sia stata inopportuna
l'attività di spionaggio decisa dagli USA dopo gli attacchi A livello europeo, dopo gli
attentati di Madrid del 2004 è stata messa a punto l' Agenzia per rafforzare la rete della
pubblica sicurezza. Enisa, da cui deriva la direttiva Nis (network and informations security)
approvata dal parlamento europeo nel 2014. Una direttiva che bilancia il rapporto tra
pubblica sicurezza e privacy. Destinatari sono i provider, ma la responsabilità non può
ricadere esclusivamente su di loro e riconferma il criterio generale dello scambio di
6
informazioni. Ma ad essere toccati sono i provider di informazioni critiche (salute, Pa,
banche, finanza, energia e internet) mentre restano fuori i generici mondiali da Google a
Skype, ad Amazon a Ebay). Per quanto ci riguarda abbiamo il Quadro strategico
nazionale per la sicurezza dello spazio cybernetico del 2014 che si affida alla partnership
pubblico privato e il Piano nazionale per la sicurezza cybernetica e la sicurezza
informatica che stabilisce priorità è obiettivi delineati dal Quadro. In Italia a differenza che
in USA gli operatori che forniscono reti di comunicazione sono obbligati a fornire l'accesso
ai propri dati alle autorità competenti (ma i casi Facebook e Apple di questi giorni
dimostrano l'inutilità di questo obbligo se gli operatori non sono nostrani). L'ultimo atto di
casa nostra, datato 2015 - Misure urgenti per il contrasto del terrorismo. Siamo riusciti ad
avere un quadro normativo modello senza cedere alle emozioni che hanno portato alle
misure USA e francesi.
Proposte: regolare i criteri di autenticazione all'accesso dei servizi on line del
cittadino associando anche la biometria per garantire l'effettivo identità di chi ha in
uso le credenziali digitali; prevedere infrastrutture digitali della PA in tutto il
territorio italiano riducendo il numero dei data center in modo da ridurne la
vulnerabilità; promuovere la crescita culturale dei cittadini sui temi della sicurezza
informatica
7