Numero 2. Giugno 2015
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Numero 2. Giugno 2015
Supplemento bimestrale di approfondimento culturale di ArticoloTre AR? RIVISTA DI APPROFONDIMENTO CULTURALE PER L’INTEGRAZIONE DELLE ARTI DELLA CULTURA E DEL LIBERO PENSIERO Anno 2015 - giugno - n°2 MASTERPLAN? NO, GRAZIE. Passeggiando lungo il corridoio dell’expo di Milano, le archistar Herzog, Burdet e Boeri, spiegano come sia stata stravolta l’idea originaria del primo masterplan, dove ad essere messi in scena erano i paesaggi e non le solite acrobazie architettoniche autoreferenziali; evitare le “olimpiadi architettoniche”, limitando la presenza ed il rapporto dei padiglioni come simbolo delle Nazioni ospiti, per allineare la scelta su principi di austerità in favore del tema trattato. Momenti di imbarazzo davanti all’ideatore di slow-food, quando Herzog alla domanda “Che ne pensa dell’expo?” risponde “Un chilometro di orrori”. segue a pagina 2 GAS: UN SISTEMA DI APPROCCIO MULTIPLO C uriosi di conoscere, un po’ più a fondo, una galleria orientata alle installazioni, alla scultura e agli artisti che utilizzano nuovi mezzi di comunicazione, abbiamo invitato Pietro Gagliardi, fondatore della galleria GAS, a parlarci del concetto intrinseco al suo acronimo, Gagliardi Art System, che costituisce infatti un sistema di approccio multiplo all’ambito artistico. Ma che cosa s’intende per “sistema”? Gagliardi, tentato per un attimo da una risposta auto-elogiativa risponde invece: “Devo parlare di insuccessi: mi ero dato come obiettivo quello di muovermi non solo nella direzione della proposta dell’arte, della crescita degli artisti, ma anche di fare attività di sviluppo di sistemi di comunicazione, che potessero servire per rendere meno noioso l’accesso all’arte”. Inizialmente aveva attrezzato la galleria con un sistema informativo su compact, “che oggi sono preistoria, ma nel 2003 erano ancora una novità”, precisa. Lo sviluppo prematuro di questa iniziativa non trovò l’accoglimento sperato: “Riscontrai una certa resistenza tra musei e gallerie a cui proposi questo tipo di innovazione”, ammette. “Mi fu risposto che ‘la gente si trattiene troppo davanti ad un’opera’”. Dato che l’attività artistica di Gagliardi era nel pieno del suo esordio, “era necessario concentrare le energie per tutto il resto”, così “accantonai temporaneamente lo sviluppo di sistemi di comunicazione”. Un vero peccato: oggi, quel tipo di comunicazione, è consueto. “Parlando di innovazione avevo inizialmente ipotizzato di fare addirittura una galleria senza gallerista, dove si potesse accedere allo spazio attraverso la digitazione di un codice col proprio cellulare, potendo quindi ascoltare indisturbati ogni spiegazione. Questo sistema … assecondava la mia indole: quella di nascondermi…” confida. In quegli anni Gagliardi non aveva ancora focalizzato la sua strada: “Intendevo seguire il mio gusto, il mio istinto, ma non sapevo se mi sarei dedicato maggiormente alla fotografia, alla scultura o alla pittura”, spiega. Torino è una città un po’ bloccata sui suoi successi “Col tempo ho, poi, preso atto che la pittura la sto seguendo in maniera marginale o, comunque, non sottoforma di movimento del gesto, del segno, quanto - piuttosto - come frutto di una virtuosa rielaborazione cerebrale, eseguita con tempi lunghi”. Gagliardi comprese in quel periodo che gli spazi di una galleria tradizionale non corrispondevano più tanto a quello che avrebbe voluto fare: “più scultura, più installazioni.” Di conseguenza, emerse l’esi- genza di uno spazio più ampio, che normalmente non si trova nel centro città. “Questa è la motivazione del trasferimento in Barriera di Milano”, spiega. “Ci siamo insediati qui con soddisfazione, in quanto l’area risulta duttile e consente di proporre sia personali di un artista che si voglia confrontare con la pienezza dell’intero spazio - sia mostre di più artisti in contemporanea senza che ciò automatica- mente a una collettiva, dato che la sede è articolata in maniera tale da permettere a ognuno di usufruirne individualmente come se fosse una personale”. Grazie agli ampi spazi, GAS è una di quelle rare gallerie che mettono a disposizione i propri locali agli artisti che desiderano sviluppare opere e che non riescono a realizzarle o a testarle nei propri atelier a causa delle notevole dimensioni. Un altro intento di Gagliardi era quello di creare un interscambio annuale con gallerie straniere: “Anche questo sarebbe stato fare sistema, l’ho fatto per due, tre anni, ma poi sono stato tacciato di essere un ‘affitta spazi”, racconta amareggiato. “Così, ho interrotto, benché abbiano esposto qui da noi artisti di talento, presentati da gallerie internazionali”. Gagliardi ha quindi cercato di definire, con l’operazione di scambio programmato, il suo concetto di galleria di sistema. Purtroppo, come ci ha spiegato, ha preferito interrompere momentaneamente questi rapporti culturali a causa delle mal considerazioni, ma è certo che ancor oggi tale soluzione costituirebbe un’opportunità in più per chi la praticasse. Torino, dunque, sebbene abbia la prerogativa di rappresentare il terreno fertile per nuove e interessanti iniziative culturali, per altri versi, è in grado di frenare in parte questi sviluppi positivi. “Io non ne posso, però, parlar male”, precisa. “È una città che mi ha dato l’opportunità di vivere, di lavorare e di crescere con la pubblicità. Nell’ambito artistico, è un po’ bloccata sui suoi successi: ha dato i natali a movimenti come l’arte povera per cui che ha saputo fare molto; adesso, però, tutta l’attività che si sta portando avanti ruota a difesa di essa”. “C’è poco spazio, forse addirittura ostilità per altri linguaggi”, afferma. “Io mi sono imposto di lavorare in un’altra direzione poiché non sarebbe stato stimolante aprire l’ennesima galleria che promuove quel tipo di lavoro”. Conclude: “Questa mia scelta, per certi versi soddisfacente, credo tuttavia di pagarla”. Saar Ceccarelli Spazio pubblicitario Per informazioni scrivere a [email protected] o telefonare allo 011 19887733 Anno 2015 - giugno - n°2 2 - AR? LE ARCHITETTURE VISIONARIE di Piergiorgio Vallino È necessario partire da un po’ di storia dell’architettura e ricordare i cosiddetti architetti della rivoluzione, ovvero Ledoux, Boulle, Lequeu. I loro progetti tendono alla costruzione di un mondo di forme perfette e luminose, ingredienti di una società rinnovata e razionale, basato su città costituite di edifici lineari e geometrici. Boulle dichiara che ogni edificio deve mostrare il proprio carattere così da essere espressivo, “parlante”. Intorno agli anni ‘70 nasce la cosiddetta architettura radicale che si sviluppa soprattutto in Italia, Inghilterra e Austria. Nel Regno Unito, gli Archigram trasformano il progetto in un processo di comunicazione vicino alle caratteristiche di massificazione della realtà urbana, usando linguaggi super espressivi derivanti da fumetti e collage. Nel 1968 in Austria, Hans Hollein proclama che “tutto è architettura” sdoganando di fatto ricerche artistiche apparentemente lontane dalle discipline di progetto. La mostra al MOMA sancisce ufficialmente tale condizione. In Italia, intanto, operano numerosi gruppi sotto l’etichetta di architettura radicale e, nel 1966, alla biennale di Venezia, viene presentata la “Radicals architettura e design”a cura di Gianni Pettena. In anni più recenti emerge la figura e il lavoro smisurato, eccentrico, ermetico di Lebbeus Woods. Arriviamo al punto per spiegare una piccola parte della mia ossessione grafica. Tecnicamente sono acquerelli e mine colorate su carta. Più nel dettaglio, ogni disegno è un progetto di architettura completo, studiato nelle piante come nei prospetti, nelle sezioni come nei particolari, raccontato dalle assonometrie. È architettura disegnata, progetto autoriflessivo, visionario, forse mai pittura o architettura dipinta. Se i temi di progetto sono eccentrici, marginali, eterodossi e, in qualche caso, autobiografici, in altri casi sono legati a meccanismi percettivi, ad emozioni, ricordi, desideri che affermano perentoriamente un profondo desiderio di progetto. Testimoniano una concezione poetica, quasi sacrale dell’architettura, dichiarano il primato del disegno come strumento di conoscenza e linguaggio basilare. Nelle realizzazioni ho sempre cercato di far coincidere, il più possibile, l’oggetto sognato con l’oggetto costruito. Credo in una dimensione poetica della tecnica oltre che al suo ruolo come mezzo di trascrizione dell’idea. Il mio lavoro si dispiega su due piani che si interse- MASTERPLAN? NO, GRAZIE di Fabio Licciardi Segue da pagina 1 Con la Great Exhibition of the Works of Industry Spazio pubblicitario Per informazioni scrivere a [email protected] o telefonare allo 011 19887733 cano, i progetti “interrotti” finiscono per costruire una sorta di serbatoio onirico che invoca continuamente la costruzione, mentre i progetti realizzati attingono a tale serbatoio e sfidano continuamente le istanze e gli accidenti quotidiani, anzi tentano di assumerli come nuove varianti di progetto. La geometria é la matrice archetipo della forma. Usuale è l’impiego di elementi a pianta centrale o informata a figure simboliche (ovolo, spirale, ellisse, mandala, labirinto). Ogni elemento è dimensionato e relato agli altri da rapporti aurei o da progressioni geometriche. Il rapporto natura/ artificio è variamente reiterato: il manufatto edilizio può essere eroso da terrapieni, o diversamente interrato,contenere o raccogliere acque, svilupparsi intorno a una pietra magica o ad un albero. Il costruito non è mai perentorio ma laconico segno nel paesaggio. Le funzioni espletate nei manufatti sono di tipo poetico-introspettivo; il progetto di volta in volta propone/costringe a guardare il cielo, a passeggiare nel recinto dell’architettura, a nascondersi per disegnare sotto le stelle, a sedersi in una torre del silenzio per ascoltare il vento. LA FUCINA DEL CIRCO UNO SPAZIO DI CREAZIONE di Roberto Vigliotti Fotografia di Marco Corongi Martina Nova si dedica da anni alla messa in scena di spettacoli visivi di teatro acrobatico dove si mescolano differenti linguaggi: teatro, danza, musica e circo. Il luogo naturale di crescita per l’artista è stato la strada che diventa il suo primo palcoscenico fino a quando i suoi spettacoli diventano via via più completi e abbandona le caratteristiche del Circo Contemporaneo tradizionale. Le sue sperimentazioni innovative la portano ad approdare ad una nuova espressione corporea legata allo stretto connubio tra movimento, luce, musicalità e interazione col pubblico. Le sue performance più significative come Il viaggio di una Crinolina, Luce danza in abatjour o Disturbo, ne sono la testimonianza. In Armon Aria, il suo stesso corpo in movimento entra in gioco con tubi in acciaio: ogni singolo movimento produce vibrazioni e note musicali, dando vita ad uno spettacolo suggestivo che porta lo spettatore in un mondo onirico, ovattato e ricco di esperienze percettive. Nel 2012 Martina Nova sente l’esigenza di stanziare la sua ricerca a Torino con la fondazione della “Fucina del Circo”, uno spazio attrezzato unico nel suo genere, dotato di caratteristiche adatte alla realizzazione di spettacoli e performance, fortemente voluto dall’esigenza di rimettersi in gioco e confrontarsi con altri artisti performativi. Una vera e propria fucina appunto che, per Martina, rappresenta una sfida e che ama definire un’isola felice, uno spazio di creazione in continua evoluzione e movimento. of all Nations nacque la prima expo universale, riferimento per tutte le successive. L’idea fondativa era incardinata sulla presenza dei “padiglioni Nazionali” come luogo di scambio e confronto delle arti, dell’educazione, del commercio e delle relazioni internazionali. Col passare del tempo queste attrazioni sono divenute occasione di rigenerazione urbana ad ampia scala, superando il vecchio concetto legato all’effimera presenza di contenitori puramente celebrativi. Il masterplan “originario” per l’edizione 2015 di Milano, affidato all’architetto Stefano Boeri, ben interpretava questa nuova concezione, rappresentando una vera e propria sfida del dopo-expo, per un nuovo modello di relazione tra sfera urbana e rurale. Il progetto non prevedeva una semplice rassegna di padiglioni miranti a celebrare i fasti politici e commerciali degli Stati e delle aziende in competizione, bensì di realizzare lotti di terreno da coltivare e delle serre stabili dove documentare le ricerche più avanzate nel campo della produzione alimentare e della trasformazione dei prodotti agricoli. Il modello si basava sul concetto di “Orto Botanico Planetario” dove ogni Nazione avrebbe potuto concretamente mostrare la biodiversità dei prodotti, le filiere di trasformazione e di produzione del cibo. Quest’idea avrebbe rigenerato una ruralità diffusa attorno a Milano, con le cascine da nord alle aree del Parco Sud, capace di offrire servizi di grande utilità sociale ai cittadini milanesi. Il grande parco avrebbe rivitalizzato anche le vie d’acqua divenendo una grande superficie di natura coltivata che avrebbe potuto offrire nuove occasioni di lavoro e di crescita imprenditoriale, oltre che spazi per la didattica e la formazione professionale. “L’idea che sta dietro alla nostra proposta per l’Expo è il recupero del senso profondo della ruralità come parte fondamentale del nostro territorio, che poi è l’unico modo per dare forza ai discorsi allarmati e spesso superficiali che si fanno sul consumo del suolo” (da Conversazione con Stefano Boeri a cura di Antonio Borghi in Architetti Lombardi, n.1-2/2010). Le linee fondanti del masterplan sono state disattese: ancora una volta è stato scelto il cemento. Nei padiglioni intanto potrete gustare carne di coccodrillo, un cheeseburger con coca-cola oppure consolarvi con un prodotto multimediale interattivo. Spazio pubblicitario Per informazioni scrivere a [email protected] o telefonare allo 011 19887733 Anno 2015 - giugno - n°2 UN DIALOGO CON LA NATURA. L’essenza pittorica di Hiroaki Asahara di Paola Ceccarelli “La natura ha una sua poesia ma anche rigide e severe regole. Trovo fascino ed anche senso di sfida nella sua solitudine e nel suo silenzio: sfida ma anche ammirazione per la saggezza della vita contadina. Nel silenzio e nella solitudine ho coltivato il mio dialogo con la natura che mi circonda, con la quale, credo di essere riuscito a stabilire un senso di amicizia e di complicità. In questa solitudine è nato un lungo monologo che si è poi trasformato nella mia espressione artistica. Tramite la tecnica di fabbricazione della carta washi, esprimo la bellezza e la semplicità della natura, il suo fascino fatto di luci ed ombre, fragilità e leggerezza, diverse sfumature e di dettagli nascosti da scoprire. Attraverso il riciclo e l’utilizzo di elementi decorativi naturali, che variano a seconda della stagione (quali foglie, petali di fiori, corteccia, semi, bacche, granelli di riso, fili d’erba e coloranti naturali, etc..), la carta diventa la mia materia pittorica e il mezzo per poter comunicare le mie emozioni e i miei stati d’animo” Queste poche parole racchiudono la vita e l’arte del maestro Hiroaki Asahara che ci ha lasciato il 23 marzo 2015. Nato a Tokio nel 1944 ha studiato, per oltre 10 anni, pittura sotto la guida del maestro Tatuya Nakamoto, famoso artista giapponese. Nel 1965 si e’ trasferito in Italia per proseguire gli studi artistici. A Torino si è diplomato in Scultura MONTEVERDI INCONTRA WILSON AR? - 3 all’Accademia Albertina di Belle Arti come allievo di Sandro Cherchi. Ho avuto il piacere di conoscere Hiroaki che ero ancora bambina, negli anni ‘70, quando imparava e si confrontava con altre tecniche scultoriche nello studio di mio padre, lo scultore Nerone Ceccarelli. Di lui mi ricordo la sua cortesia, tipicamente orientale, la sua pazienza verso noi bambini, la sua abilità in cucina quando, a casa nostra, si destreggiava tra pentole e tegami per farci assaggiare piatti tipici giapponesi. Il giovane artista, dotato già allora, di strada ne ha fatta tanta e la sua arte piano piano ha preso uno stile ben preciso. Ha iniziato la sua attività espositiva giovanissimo a Tokio nel ’63, partecipando alla Mostra Pittori d’Avanguardia e all’Esposizione “Arte Contemporanea” nella città di Tokio. regia è di Robert Wilson. Non sono un critico musicale né teatrale, quindi non mi soffermerò su dettagli tecnici né mi dilungherò in cenni storici. La trama dell’opera è invece tutta da raccontare: Nerone si innamora di Poppea; è a tal punto innamorato di lei da voler ripudiare la Regina Ottavia, sua moglie; il buon Seneca cerca di portare alla ragione l’imperatore; questi gli ordina di suicidarsi; Ottavia complotta per uccidere Poppea; il tutto viene scoperto da Nerone che ha una buona scusa per mandare in esilio la moglie e sposare finalmente Poppea. Duetto finale: (capolavoro musicale attribuito ad un allievo di Monteverdi) Nel ’64 entra a fare parte del Gruppo Artisti d’avanguardia e presenta una Mostra personale alla Galleria “Arte Moderna” di Tokio. Hanno parlato di lui i critici nipponici: Hiroki Uemaru; Tatuya Nakamoto; Hideyuki Miyagawa. Nel ‘72 vince il primo premio per la scultura a “Giovani artisti a Torino” e la sua carriera prosegue con numerose collettive e personali in Italia e all’estero, una carriera costellata anche da numerosi premi e riconoscimenti. Ha svolto in Italia e in Giappone, per numerosi anni, l’attività di designer grafico per importanti industrie e ha proposto numerosi laboratori artistici sulla fabbricazione della carta Washi fatta a mano presso associazioni culturali, atelier e gallerie d’arte. La sua ultima mostra si è tenuta dal 13 dicembre al 15 febbraio 2015, quando ha esposto alcune sue opere all’evento “E’ ora dei giganti di carta” - ORIGAMI “Universi di carta” a Palazzo Barolo e al Museo d’Arte Orientale di Torino, organizzato dall’associazione culturale Yoshin Ryu. Nel corso degli anni mi è capitato di rincontrare Hiroaki altre volte, ricordo quando con orgoglio venne a trovarci per farci conoscere sua figlia Maya, che definì “il mio capolavoro più grande”, e mi è sempre rimasto impresso il suo sincero affetto nei nostri confronti anche se ci vedevamo con meno frequenza. Riferito alla sua scelta di utilizzare un materiale tanto fragile come la carta per realizzare le sue opere, diceva: “La carta è come la vita, nasce e poi muore. Tu non devi modificarla per farla durare più a lungo” . Caro Hiro, la tua vita è terminata ma sicuramente il tuo ricordo e le tue opere aleggeranno ancora a lungo attorno a noi. mondo delle idee più che da quello reale. Si potrebbe pensare ad un grande congegno sonoro e visivo a cui basterebbe dare una ricaricata perché tutto riparta da capo... di Fabrizio Rosso Ho trovato l’opera, la regia e la direzione musicale, con la scelta di impiegare soltanto 19 strumenti, Venerdì 27 febbraio 2015. Arrivo al “Teatro alla Scastraordinariamente in armonia reciproca, come rala” con alcuni minuti di ritardo. ramente accade in un teatro d’oggi. Nei palchi, come d’abitudine, si può entrare anLo stile di Bob Wilson calza perfettamente con il miche a spettacolo iniziato. La porta è aperta... Alice nimalismo dei mezzi utilizzati da Monteverdi, valodeve aver provato qualcosa di simile precipitando rizza le sfumature del testo e della musica, riduce al nel paese delle meraviglie: colori e geometrie di minimo i cambi di scena, di conseguenza anche i rumondi metafisici. Gli interpreti, illuminati solo in mori inutili e disturbanti, e lascia fluire intatta la povolto, cantano melodie sublimi accompagnati da esia. Un’opera musicale può essere rappresentata strumenti che sussurrano. A parte alcuni oggetti e obbedendo alla tradizione (anche scenica) che l’ha il disegno luci, poche cose cambieranno per tutto il veicolata, oppure partendo dallo studio del puro seresto della rappresentazione. Pur ti miro, pur ti godo, gno grafico lasciato dall’autore, può essere adattata La cronaca: l’opera è l’Incoronazione di Poppea di Pur ti stringo, pur ti annodo, alla sensibilità e alle necessità del presente. Claudio Monteverdi, il curatore delle musiche non Pur non peno, pur non moro, Questa seconda possibilità è la più rischiosa. ché direttore d’orchestra è Rinaldo Alessandrini, la O mia vita, o mio tesoro, Io sono generalmente favorevole alle regie moder Io son tua, tuo son io, ne e sperimentali, ma devo ammettere che ci sono Speme mia dillo, di’, opere che mal le sopportano. L’idol mio, tu sei pur, Mi é capitato di assistere a degli spettacoli racca Sì mio ben, sì mio cor, mia vita, sì, sì. priccianti in cui un’opera assumeva l’aspetto di una vecchia donna rugosa trattata con il bisturi. Sono Il grado di immoralità della storia è ammirevole, so- soprattutto i drammi ottocenteschi ad essere più prattutto se si pensa che fu scritta nel 1643. difficilmente adattabili a rappresentazioni che ne Ma era per il carnevale! stravolgono il contesto e gli ambienti. L’amore vince su tutto. Vince sulle istituzioni, sulle Nel cosiddetto realismo, il periodo storico in cui si convenzioni, sui vincoli, sulla filosofia. Non è l’amo- svolge l’azione è preso molto sul serio, spesso è lo re delle sfere dantesche, tutto gerarchia ed equili- stesso presente dell’autore, quindi non si rapprebrio, ma è il caos stesso che capovolge l’ordine del senta che come tale. presente e affonda il buon senso. L’Aida ad esempio è impensabile fuori dal vero EgitNell’opera, tutti i sentimenti che attraversano i per- to. Il vero Egitto ottocentesco naturalmente! sonaggi durante lo svolgersi della trama, sono in- Al contrario, nell’Incoronazione di Poppea l’ambiendagati con straordinaria raffinatezza e precisione. tazione romana è per gli autori un passato immagiImportante notare che la musica si esprime più as- nario, una visione, una realtà paragonabile a quella sottigliandosi che gonfiandosi. di Orfeo o della vita su Saturno. A coloro a cui è destinata la sofferenza e la trage- Per questo le opere di Monteverdi possono andare dia, Ottavia e Seneca, non vengono assegnate parti a spasso nel presente senza problemi. eccessive o patetiche. Il melodramma come noi lo Sono anzi una chance per il futuro, così come molto conosciamo è lontano, il tono è sempre fiabesco e del repertorio operistico barocco. raccolto. Proprio la verità di questo aspetto è evi- Una volta uscito dal teatro mi sono ritrovato nel denziata nella regia magistrale di Wilson. nostro vero mondo, fatto di insegne, macchine di Gli spostamenti sulla scena e la coreografia dei mo- lusso, negozi, locali, piccioni schiacciati sull’asfalto, vimenti danno ai personaggi le sembianze di bam- tabelloni della borsa che sputano ansie sul cambio bole orientali sospese nel nulla. del dollaro, immondizie. Ho pensato a quanto sia Sono come ombre proiettate da una lanterna magi- un’illusione tutto questo e quanto sia vuoto e inca e non dei cantanti in costume che scimmiottano gannevole rappresentare in teatro la storia come il Nerone e l’Ottavia storici. tale. Soltanto nell’illusione pura della scena si scorIl paesaggio è puramente simbolico. Le scene sono ge talvolta la verità profonda del reale... anche se vuote e in gran parte basate sul disegno luci. soltanto per un momento. I pochi oggetti in scena sembrano provenire dal Un momento che può ricominciare. Anno 2015 - giugno - n°2 4 - AR? IN EVIDENZA Sulla rotta delle spezie. Terre Popoli Conquiste Torino - fino al 27 Settembre 2015 MAO - Museo d’Arte Orientale A cura di Marco Cattaneo Per info: +39 011.4436927/8 [email protected] http://www.maotorino.it Il MAO di Torino, in collaborazione con National Geographic Italia e con la consulenza dello storico Alessandro Vanoli, dedica una grande mostra fotografica alle Spezie. La mostra è composta da 73 fotografie dei maghi dell’obiettivo di National Geographic e arricchita da antiche mappe, opere e un’installazione che evoca un suq. Si parte dalla tintura dei tappeti, proseguendo con sale dedicate a peperoncino, zenzero, noce moscata, zafferano, vaniglia, chiodi di garofano, cannella e sesamo, con oggetti, profumi e suggestive immagini di coltivazioni di ingredienti che ancora oggi arricchiscono i nostri piatti, alimentando il gusto e la fantasia. AR? APPUNTAMENTI Buon Compleanno Luigi”. Luigi, la moda e il mare Genova - fino al 19 settembre 2015 Via del Campo 29Rosso Per informazioni: +39 010 2474064 [email protected] http://www.viadelcampo29rosso. com Viadelcampo29rosso ricorda Luigi Tenco in occasione del suo compleanno con un’esposizione a lui dedicata. Secondo appuntamento della rassegna “Il mare e la sua musica” inaugurata in viadelcampo29rosso nel Dicembre scorso che ha dato l’avvio ad una serie di eventi che proseguiranno nel corso del 2015 in cui il mare è protagonista. Il viaggio prosegue con concerti dedicate al mare dagli artisti della “scuola genovese” di ieri e di oggi. Roma - fino al 16 Settembre 2015 Casa dell’Architettura di Roma Curatori: Flavio Mangione per info: [email protected] http://www.casadellarchitettura.it La mostra ha come principale obiettivo la rilettura critica dell’opera di Giuseppe Terragni prendendo in Morandi in Calcografia esame i progetti che l’architetto comasco ha realizzato per la città Roma - fino al 31 luglio 2015 di Roma. Istituto centrale per la grafica Il progetto vuole inoltre mettere in a cura di Fabio Fiorani e luce il rapporto tra Terragni e i suoi Ginevra Mariani collaboratori, in particolare gli artiPer info: sti (Marcello Nizzoli, Mario Radice e [email protected] Mario Sironi), che hanno avuto un Esposizione prevalentemente di ruolo importante nell’elaborazione matrici incise dall’autore, conservate dei progetti architettonici, attraverso nella Calcoteca dell’Istituto, sulle una serie di schizzi ed elaborati grafici quali è stato svolto un attento lavoro rinvenuti grazie al prezioso sostegno di restauro e revisione catalografica. dei principali istituti archivistici. La Bellezza fa 40. I 40 migliori artisti italiani under 40 Spazio pubblicitario Per informazioni scrivere a [email protected] o telefonare allo 011 19887733 Lecce - fino al 07 Luglio 2015 Castello Carlo V a cura di Stefano Fiz Bottura Per info: +39 0832 246517 [email protected] http://www.betterdays.it Chi sono i migliori giovani artisti italiani su cui puntare e su cui investire? “La Bellezza fa 40” risponde con una mostra unica nel panorama artistico italiano. Fuori dai circuiti dell’arte e dalle mappe ufficiali, c’è un movimento multiforme e in costante espansione di artisti che ibridano spesso il proprio lavoro con discipline finora considerate marginali. Il percorso proposto dalla mostra evidenzia i nomi degli artisti che negli ultimi anni stanno facendo maggiormente parlare di se. Giuseppe Terragni a Roma In ultima battuta... “ZOOMaginario 2015 Bestiario fantastico: uno zoo parallelo e impossibile” Cumiana - fino al 30 Ottobre 2015 ZOOM Torino A cura di Francesca Canfora e Daniele Ratti, direzione Artistica di Paratissima Per info: +39 011.9070419 [email protected] http://www.zoomtorino.it ZOOMaginario è un’esposizione di sculture avveniristiche, simboliche o mitologiche, installate negli habitat del parco, nata nel 2013 con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea emergente. PROCESSO AL VITTORIANO Roma la dice lunga sullo stato di salute del nostro paese, dove il problema “politico” si ripercuote in tutte le direzioni. Alla luce dei recenti scossoni che hanno travolto la capitale, coinvolgendo anche il mondo della cultura che vede commissariare il Palaexpo e le Scuderie del Quirinale e che fa saltare i vertici della città, proponiamo un’interessante lettura del 1986 per ricordarvi che nulla è cambiato nel Paese “non paese”. PROCESSO ALL’ ALTARE DELLA PATRIA Atti del processo al monumento in Roma a Vittorio Emanuele II a cura di Vanni Scheiwiller e prefazione di Gianfranco Imperatori Ed. Libri Scheiwiller , 1986 Milano Il breve saggio sottoforma di atti di un improbabile processo al celebre monumento vede coinvolta una fantomatica corte in procinto di emettere sentenza contro l’imputato, il monumento stesso. Troverete passaggi interessanti, argomentati dall’accusa rappresentata da Koenig e Zevi, da cui emerge che, dall’Italia post unitaria, nulla è cambiato. REDAZIONE Supplemento culturale bimestrale di ArticoloTre, iscrizione al Tribunale n.29/2011 n°roc 23487 Editore A3 Editrice s.r.l. - AR? è una cooproduzione di A3 Editrice, Echos edizioni e Archivio Nerone Giovanni Ceccarelli. Direttore: Riccardo Castagneri Ideata dall’associazione culturale Archivio Nerone Giovanni Ceccarelli. Tutti i diritti riservati. A cura di Fabio Licciardi Redazione: Archivio Nerone Giovanni Ceccarelli Hanno collaborato a questo numero: Paola Ceccarelli, Saar Ceccarelli, Fabrizio Rosso, Piergiorgio Vallino, Roberto Vigliotti.