Numero 2. Giugno 2015

Transcript

Numero 2. Giugno 2015
Supplemento bimestrale di approfondimento culturale di ArticoloTre
AR?
RIVISTA DI APPROFONDIMENTO CULTURALE PER L’INTEGRAZIONE
DELLE ARTI DELLA CULTURA E DEL LIBERO PENSIERO
Anno 2015 - giugno - n°2
MASTERPLAN?
NO, GRAZIE.
Passeggiando lungo il corridoio
dell’expo di Milano, le archistar
Herzog, Burdet e Boeri, spiegano come sia stata stravolta l’idea
originaria del primo masterplan,
dove ad essere messi in scena
erano i paesaggi e non le solite
acrobazie architettoniche autoreferenziali; evitare le “olimpiadi
architettoniche”, limitando la presenza ed il rapporto dei padiglioni
come simbolo delle Nazioni ospiti,
per allineare la scelta su principi di
austerità in favore del tema trattato.
Momenti di imbarazzo davanti
all’ideatore di slow-food, quando
Herzog alla domanda “Che ne pensa dell’expo?” risponde “Un chilometro di orrori”.
segue a pagina 2
GAS: UN SISTEMA DI APPROCCIO MULTIPLO
C
uriosi di conoscere, un po’ più a fondo, una
galleria orientata alle installazioni, alla scultura e agli artisti che utilizzano nuovi mezzi
di comunicazione, abbiamo invitato Pietro Gagliardi, fondatore della galleria GAS, a parlarci del concetto intrinseco al suo acronimo, Gagliardi Art System, che costituisce infatti un sistema di
approccio multiplo all’ambito artistico.
Ma che cosa s’intende per “sistema”? Gagliardi,
tentato per un attimo da una risposta auto-elogiativa risponde invece: “Devo parlare di insuccessi:
mi ero dato come obiettivo quello di muovermi
non solo nella direzione della proposta dell’arte,
della crescita degli artisti, ma anche di fare attività
di sviluppo di sistemi di comunicazione, che potessero servire per rendere meno noioso l’accesso
all’arte”. Inizialmente aveva attrezzato la galleria
con un sistema informativo su compact, “che oggi
sono preistoria, ma nel 2003 erano ancora una novità”, precisa. Lo sviluppo prematuro di questa iniziativa non trovò l’accoglimento sperato: “Riscontrai una certa resistenza tra musei e gallerie a cui
proposi questo tipo di innovazione”, ammette.
“Mi fu risposto che ‘la gente si trattiene troppo davanti ad un’opera’”. Dato che l’attività artistica di
Gagliardi era nel pieno del suo esordio, “era necessario concentrare le energie per tutto il resto”, così
“accantonai temporaneamente lo sviluppo di sistemi di comunicazione”.
Un vero peccato: oggi, quel tipo di comunicazione,
è consueto. “Parlando di innovazione avevo inizialmente ipotizzato di fare addirittura una galleria
senza gallerista, dove si potesse accedere allo spazio attraverso la digitazione di un codice col proprio cellulare, potendo quindi ascoltare indisturbati ogni spiegazione.
Questo sistema … assecondava la mia indole: quella di nascondermi…” confida. In quegli anni Gagliardi non aveva ancora focalizzato la sua strada:
“Intendevo seguire il mio gusto, il mio istinto, ma
non sapevo se mi sarei dedicato maggiormente alla
fotografia, alla scultura o alla pittura”, spiega.
Torino è una città un po’
bloccata sui suoi successi
“Col tempo ho, poi, preso atto che la pittura la sto
seguendo in maniera marginale o, comunque, non
sottoforma di movimento del gesto, del segno,
quanto - piuttosto - come frutto di una virtuosa rielaborazione cerebrale, eseguita con tempi lunghi”.
Gagliardi comprese in quel periodo che gli spazi di
una galleria tradizionale non corrispondevano più
tanto a quello che avrebbe voluto fare: “più scultura, più installazioni.” Di conseguenza, emerse l’esi-
genza di uno spazio più ampio, che normalmente
non si trova nel centro città. “Questa è la motivazione del trasferimento in Barriera di Milano”, spiega. “Ci siamo insediati qui con soddisfazione, in
quanto l’area risulta duttile e consente di proporre
sia personali di un artista che si voglia confrontare
con la pienezza dell’intero spazio - sia mostre di più
artisti in contemporanea senza che ciò automatica-
mente a una collettiva, dato che la sede è articolata in maniera tale da permettere a ognuno di usufruirne individualmente come se fosse una
personale”. Grazie agli ampi spazi, GAS è una di
quelle rare gallerie che mettono a disposizione i
propri locali agli artisti che desiderano sviluppare
opere e che non riescono a realizzarle o a testarle
nei propri atelier a causa delle notevole dimensioni. Un altro intento di Gagliardi era quello di creare
un interscambio annuale con gallerie straniere:
“Anche questo sarebbe stato fare sistema, l’ho fatto per due, tre anni, ma poi sono stato tacciato di
essere un ‘affitta spazi”, racconta amareggiato.
“Così, ho interrotto, benché abbiano esposto qui da
noi artisti di talento, presentati da gallerie internazionali”. Gagliardi ha quindi cercato di definire,
con l’operazione di scambio programmato, il suo
concetto di galleria di sistema. Purtroppo, come ci
ha spiegato, ha preferito interrompere momentaneamente questi rapporti culturali a causa delle
mal considerazioni, ma è certo che ancor oggi tale
soluzione costituirebbe un’opportunità in più per
chi la praticasse. Torino, dunque, sebbene abbia la
prerogativa di rappresentare il terreno fertile per
nuove e interessanti iniziative culturali, per altri
versi, è in grado di frenare in parte questi sviluppi
positivi. “Io non ne posso, però, parlar male”, precisa.
“È una città che mi ha dato l’opportunità di vivere,
di lavorare e di crescere con la pubblicità. Nell’ambito artistico, è un po’ bloccata sui suoi successi: ha
dato i natali a movimenti come l’arte povera per
cui che ha saputo fare molto; adesso, però, tutta
l’attività che si sta portando avanti ruota a difesa
di essa”. “C’è poco spazio, forse addirittura ostilità
per altri linguaggi”, afferma. “Io mi sono imposto di
lavorare in un’altra direzione poiché non sarebbe
stato stimolante aprire l’ennesima galleria che promuove quel tipo di lavoro”. Conclude: “Questa mia
scelta, per certi versi soddisfacente, credo tuttavia
di pagarla”.
Saar Ceccarelli
Spazio pubblicitario
Per informazioni scrivere a [email protected] o telefonare allo 011 19887733
Anno 2015 - giugno - n°2
2 - AR?
LE ARCHITETTURE
VISIONARIE
di Piergiorgio Vallino
È necessario partire da un po’ di storia dell’architettura e ricordare i cosiddetti architetti della
rivoluzione, ovvero Ledoux, Boulle, Lequeu. I loro
progetti tendono alla costruzione di un mondo di
forme perfette e luminose, ingredienti di una società rinnovata e razionale, basato su città costituite di
edifici lineari e geometrici.
Boulle dichiara che ogni edificio deve mostrare il
proprio carattere così da essere espressivo, “parlante”. Intorno agli anni ‘70 nasce la cosiddetta
architettura radicale che si sviluppa soprattutto in
Italia, Inghilterra e Austria. Nel Regno Unito, gli Archigram trasformano il progetto in un processo di
comunicazione vicino alle caratteristiche di massificazione della realtà urbana, usando linguaggi super
espressivi derivanti da fumetti e collage.
Nel 1968 in Austria, Hans Hollein proclama che
“tutto è architettura” sdoganando di fatto ricerche
artistiche apparentemente lontane dalle discipline
di progetto. La mostra al MOMA sancisce ufficialmente tale condizione.
In Italia, intanto, operano numerosi gruppi sotto
l’etichetta di architettura radicale e, nel 1966, alla
biennale di Venezia, viene presentata la “Radicals
architettura e design”a cura di Gianni Pettena.
In anni più recenti emerge la figura e il lavoro smisurato, eccentrico, ermetico di Lebbeus Woods.
Arriviamo al punto per spiegare una piccola parte
della mia ossessione grafica. Tecnicamente sono
acquerelli e mine colorate su carta.
Più nel dettaglio, ogni disegno è un progetto di architettura completo, studiato nelle piante come
nei prospetti, nelle sezioni come nei particolari,
raccontato dalle assonometrie. È architettura disegnata, progetto autoriflessivo, visionario, forse mai
pittura o architettura dipinta. Se i temi di progetto
sono eccentrici, marginali, eterodossi e, in qualche
caso, autobiografici, in altri casi sono legati a meccanismi percettivi, ad emozioni, ricordi, desideri
che affermano perentoriamente un profondo desiderio di progetto. Testimoniano una concezione
poetica, quasi sacrale dell’architettura, dichiarano
il primato del disegno come strumento di conoscenza e linguaggio basilare. Nelle realizzazioni ho
sempre cercato di far coincidere, il più possibile,
l’oggetto sognato con l’oggetto costruito. Credo in
una dimensione poetica della tecnica oltre che al
suo ruolo come mezzo di trascrizione dell’idea.
Il mio lavoro si dispiega su due piani che si interse-
MASTERPLAN?
NO, GRAZIE
di Fabio Licciardi
Segue da pagina 1
Con la Great Exhibition of the Works of Industry
Spazio pubblicitario
Per informazioni scrivere a
[email protected]
o telefonare allo 011 19887733
cano, i progetti “interrotti” finiscono per costruire
una sorta di serbatoio onirico che invoca continuamente la costruzione, mentre i progetti realizzati
attingono a tale serbatoio e sfidano continuamente
le istanze e gli accidenti quotidiani, anzi tentano di
assumerli come nuove varianti di progetto.
La geometria é la matrice archetipo della forma.
Usuale è l’impiego di elementi a pianta centrale o informata a figure simboliche (ovolo, spirale,
ellisse, mandala, labirinto). Ogni elemento è dimensionato e relato agli altri da rapporti aurei o
da progressioni geometriche. Il rapporto natura/
artificio è variamente reiterato: il manufatto edilizio può essere eroso da terrapieni, o diversamente
interrato,contenere o raccogliere acque, svilupparsi intorno a una pietra magica o ad un albero. Il costruito non è mai perentorio ma laconico segno nel
paesaggio. Le funzioni espletate nei manufatti sono
di tipo poetico-introspettivo; il progetto di volta in
volta propone/costringe a guardare il cielo, a passeggiare nel recinto dell’architettura, a nascondersi
per disegnare sotto le stelle, a sedersi in una torre
del silenzio per ascoltare il vento.
LA FUCINA DEL CIRCO
UNO SPAZIO DI CREAZIONE
di Roberto Vigliotti
Fotografia di Marco Corongi
Martina Nova si dedica da anni alla messa in scena
di spettacoli visivi di teatro acrobatico dove si mescolano differenti linguaggi: teatro, danza, musica e
circo. Il luogo naturale di crescita per l’artista è stato la strada che diventa il suo primo palcoscenico
fino a quando i suoi spettacoli diventano via via più
completi e abbandona le caratteristiche del Circo
Contemporaneo tradizionale.
Le sue sperimentazioni innovative la portano ad approdare ad una nuova espressione corporea legata
allo stretto connubio tra movimento, luce, musicalità e interazione col pubblico.
Le sue performance più significative come Il viaggio
di una Crinolina, Luce danza in abatjour o Disturbo, ne sono la testimonianza. In Armon Aria, il suo
stesso corpo in movimento entra in gioco con tubi
in acciaio: ogni singolo movimento produce vibrazioni e note musicali, dando vita ad uno spettacolo
suggestivo che porta lo spettatore in un mondo
onirico, ovattato e ricco di esperienze percettive.
Nel 2012 Martina Nova sente l’esigenza di stanziare la sua ricerca a Torino con la fondazione della
“Fucina del Circo”, uno spazio attrezzato unico nel
suo genere, dotato di caratteristiche adatte alla
realizzazione di spettacoli e performance, fortemente voluto dall’esigenza di rimettersi in gioco e
confrontarsi con altri artisti performativi. Una vera
e propria fucina appunto che, per Martina, rappresenta una sfida e che ama definire un’isola felice,
uno spazio di creazione in continua evoluzione e
movimento.
of all Nations nacque la prima expo universale, riferimento per tutte le successive.
L’idea fondativa era incardinata sulla presenza dei
“padiglioni Nazionali” come luogo di scambio e
confronto delle arti, dell’educazione, del commercio e delle relazioni internazionali. Col passare del
tempo queste attrazioni sono divenute occasione
di rigenerazione urbana ad ampia scala, superando il vecchio concetto legato all’effimera presenza
di contenitori puramente celebrativi.
Il masterplan “originario” per l’edizione 2015 di
Milano, affidato all’architetto Stefano Boeri, ben
interpretava questa nuova concezione, rappresentando una vera e propria sfida del dopo-expo, per un nuovo modello di relazione tra sfera
urbana e rurale. Il progetto non prevedeva una
semplice rassegna di padiglioni miranti a celebrare i fasti politici e commerciali degli Stati e delle
aziende in competizione, bensì di realizzare lotti
di terreno da coltivare e delle serre stabili dove
documentare le ricerche più avanzate nel campo
della produzione alimentare e della trasformazione dei prodotti agricoli. Il modello si basava sul
concetto di “Orto Botanico Planetario” dove ogni
Nazione avrebbe potuto concretamente mostrare
la biodiversità dei prodotti, le filiere di trasformazione e di produzione del cibo.
Quest’idea avrebbe rigenerato una ruralità diffusa
attorno a Milano, con le cascine da nord alle aree
del Parco Sud, capace di offrire servizi di grande
utilità sociale ai cittadini milanesi.
Il grande parco avrebbe rivitalizzato anche le vie
d’acqua divenendo una grande superficie di natura coltivata che avrebbe potuto offrire nuove
occasioni di lavoro e di crescita imprenditoriale,
oltre che spazi per la didattica e la formazione
professionale.
“L’idea che sta dietro alla nostra proposta per
l’Expo è il recupero del senso profondo della
ruralità come parte fondamentale del nostro
territorio, che poi è l’unico modo per dare forza
ai discorsi allarmati e spesso superficiali che si
fanno sul consumo del suolo” (da Conversazione
con Stefano Boeri a cura di Antonio Borghi in Architetti Lombardi, n.1-2/2010).
Le linee fondanti del masterplan sono state disattese: ancora una volta è stato scelto il cemento. Nei padiglioni intanto potrete gustare carne
di coccodrillo, un cheeseburger con coca-cola
oppure consolarvi con un prodotto multimediale interattivo.
Spazio pubblicitario
Per informazioni scrivere a
[email protected]
o telefonare allo 011 19887733
Anno 2015 - giugno - n°2
UN DIALOGO CON LA NATURA.
L’essenza pittorica di Hiroaki
Asahara
di Paola Ceccarelli
“La natura ha una sua poesia ma anche rigide e severe regole. Trovo fascino ed anche senso di sfida
nella sua solitudine e nel suo silenzio: sfida ma anche ammirazione per la saggezza della vita contadina. Nel silenzio e nella solitudine ho coltivato il mio
dialogo con la natura che mi circonda, con la quale,
credo di essere riuscito a stabilire un senso di amicizia e di complicità. In questa solitudine è nato un
lungo monologo che si è poi trasformato nella mia
espressione artistica. Tramite la tecnica di fabbricazione della carta washi, esprimo la bellezza e la
semplicità della natura, il suo fascino fatto di luci ed
ombre, fragilità e leggerezza, diverse sfumature e
di dettagli nascosti da scoprire. Attraverso il riciclo e
l’utilizzo di elementi decorativi naturali, che variano
a seconda della stagione (quali foglie, petali di fiori,
corteccia, semi, bacche, granelli di riso, fili d’erba
e coloranti naturali, etc..), la carta diventa la mia
materia pittorica e il mezzo per poter comunicare le
mie emozioni e i miei stati d’animo”
Queste poche parole racchiudono la vita e l’arte
del maestro Hiroaki Asahara che ci ha lasciato il 23
marzo 2015. Nato a Tokio nel 1944 ha studiato, per
oltre 10 anni, pittura sotto la guida del maestro Tatuya Nakamoto, famoso artista giapponese.
Nel 1965 si e’ trasferito in Italia per proseguire gli
studi artistici. A Torino si è diplomato in Scultura
MONTEVERDI INCONTRA
WILSON
AR? - 3
all’Accademia Albertina di Belle Arti come allievo
di Sandro Cherchi. Ho avuto il piacere di conoscere Hiroaki che ero ancora bambina, negli anni ‘70,
quando imparava e si confrontava con altre tecniche scultoriche nello studio di mio padre, lo scultore Nerone Ceccarelli. Di lui mi ricordo la sua cortesia, tipicamente orientale, la sua pazienza verso noi
bambini, la sua abilità in cucina quando, a casa nostra, si destreggiava tra pentole e tegami per farci
assaggiare piatti tipici giapponesi. Il giovane artista,
dotato già allora, di strada ne ha fatta tanta e la sua
arte piano piano ha preso uno stile ben preciso. Ha
iniziato la sua attività espositiva giovanissimo a Tokio nel ’63, partecipando alla Mostra Pittori d’Avanguardia e all’Esposizione “Arte Contemporanea”
nella città di Tokio.
regia è di Robert Wilson.
Non sono un critico musicale né teatrale, quindi
non mi soffermerò su dettagli tecnici né mi dilungherò in cenni storici.
La trama dell’opera è invece tutta da raccontare:
Nerone si innamora di Poppea; è a tal punto innamorato di lei da voler ripudiare la Regina Ottavia,
sua moglie; il buon Seneca cerca di portare alla
ragione l’imperatore; questi gli ordina di suicidarsi; Ottavia complotta per uccidere Poppea; il tutto
viene scoperto da Nerone che ha una buona scusa
per mandare in esilio la moglie e sposare finalmente Poppea.
Duetto finale: (capolavoro musicale attribuito ad un
allievo di Monteverdi)
Nel ’64 entra a fare parte del Gruppo Artisti d’avanguardia e presenta una Mostra personale alla Galleria “Arte Moderna” di Tokio. Hanno parlato di lui i
critici nipponici: Hiroki Uemaru; Tatuya Nakamoto;
Hideyuki Miyagawa.
Nel ‘72 vince il primo premio per la scultura a “Giovani artisti a Torino” e la sua carriera prosegue con
numerose collettive e personali in Italia e all’estero,
una carriera costellata anche da numerosi premi e
riconoscimenti. Ha svolto in Italia e in Giappone,
per numerosi anni, l’attività di designer grafico per
importanti industrie e ha proposto numerosi laboratori artistici sulla fabbricazione della carta Washi
fatta a mano presso associazioni culturali, atelier e
gallerie d’arte. La sua ultima mostra si è tenuta dal
13 dicembre al 15 febbraio 2015, quando ha esposto alcune sue opere all’evento “E’ ora dei giganti di
carta” - ORIGAMI “Universi di carta” a Palazzo Barolo e al Museo d’Arte Orientale di Torino, organizzato
dall’associazione culturale Yoshin Ryu.
Nel corso degli anni mi è capitato di rincontrare Hiroaki altre volte, ricordo quando con orgoglio venne a trovarci per farci conoscere sua figlia Maya,
che definì “il mio capolavoro più grande”, e mi è
sempre rimasto impresso il suo sincero affetto nei
nostri confronti anche se ci vedevamo con meno
frequenza. Riferito alla sua scelta di utilizzare un
materiale tanto fragile come la carta per realizzare
le sue opere, diceva: “La carta è come la vita, nasce
e poi muore. Tu non devi modificarla per farla durare più a lungo” .
Caro Hiro, la tua vita è terminata ma sicuramente
il tuo ricordo e le tue opere aleggeranno ancora a
lungo attorno a noi.
mondo delle idee più che da quello reale.
Si potrebbe pensare ad un grande congegno sonoro
e visivo a cui basterebbe dare una ricaricata perché
tutto riparta da capo...
di Fabrizio Rosso
Ho trovato l’opera, la regia e la direzione musicale, con la scelta di impiegare soltanto 19 strumenti,
Venerdì 27 febbraio 2015. Arrivo al “Teatro alla Scastraordinariamente in armonia reciproca, come rala” con alcuni minuti di ritardo.
ramente accade in un teatro d’oggi.
Nei palchi, come d’abitudine, si può entrare anLo stile di Bob Wilson calza perfettamente con il miche a spettacolo iniziato. La porta è aperta... Alice
nimalismo dei mezzi utilizzati da Monteverdi, valodeve aver provato qualcosa di simile precipitando
rizza le sfumature del testo e della musica, riduce al
nel paese delle meraviglie: colori e geometrie di
minimo i cambi di scena, di conseguenza anche i rumondi metafisici. Gli interpreti, illuminati solo in
mori inutili e disturbanti, e lascia fluire intatta la povolto, cantano melodie sublimi accompagnati da
esia. Un’opera musicale può essere rappresentata
strumenti che sussurrano. A parte alcuni oggetti e
obbedendo alla tradizione (anche scenica) che l’ha
il disegno luci, poche cose cambieranno per tutto il
veicolata, oppure partendo dallo studio del puro seresto della rappresentazione.
Pur
ti
miro,
pur
ti
godo,
gno grafico lasciato dall’autore, può essere adattata
La cronaca: l’opera è l’Incoronazione di Poppea di
Pur
ti
stringo,
pur
ti
annodo,
alla sensibilità e alle necessità del presente.
Claudio Monteverdi, il curatore delle musiche non
Pur
non
peno,
pur
non
moro,
Questa seconda possibilità è la più rischiosa.
ché direttore d’orchestra è Rinaldo Alessandrini, la
O mia vita, o mio tesoro,
Io sono generalmente favorevole alle regie moder
Io son tua, tuo son io,
ne e sperimentali, ma devo ammettere che ci sono
Speme mia dillo, di’,
opere che mal le sopportano.
L’idol mio, tu sei pur,
Mi é capitato di assistere a degli spettacoli racca
Sì mio ben, sì mio cor, mia vita, sì, sì. priccianti in cui un’opera assumeva l’aspetto di una
vecchia donna rugosa trattata con il bisturi. Sono
Il grado di immoralità della storia è ammirevole, so- soprattutto i drammi ottocenteschi ad essere più
prattutto se si pensa che fu scritta nel 1643.
difficilmente adattabili a rappresentazioni che ne
Ma era per il carnevale!
stravolgono il contesto e gli ambienti.
L’amore vince su tutto. Vince sulle istituzioni, sulle Nel cosiddetto realismo, il periodo storico in cui si
convenzioni, sui vincoli, sulla filosofia. Non è l’amo- svolge l’azione è preso molto sul serio, spesso è lo
re delle sfere dantesche, tutto gerarchia ed equili- stesso presente dell’autore, quindi non si rapprebrio, ma è il caos stesso che capovolge l’ordine del senta che come tale.
presente e affonda il buon senso.
L’Aida ad esempio è impensabile fuori dal vero EgitNell’opera, tutti i sentimenti che attraversano i per- to. Il vero Egitto ottocentesco naturalmente!
sonaggi durante lo svolgersi della trama, sono in- Al contrario, nell’Incoronazione di Poppea l’ambiendagati con straordinaria raffinatezza e precisione. tazione romana è per gli autori un passato immagiImportante notare che la musica si esprime più as- nario, una visione, una realtà paragonabile a quella
sottigliandosi che gonfiandosi.
di Orfeo o della vita su Saturno.
A coloro a cui è destinata la sofferenza e la trage- Per questo le opere di Monteverdi possono andare
dia, Ottavia e Seneca, non vengono assegnate parti a spasso nel presente senza problemi.
eccessive o patetiche. Il melodramma come noi lo Sono anzi una chance per il futuro, così come molto
conosciamo è lontano, il tono è sempre fiabesco e del repertorio operistico barocco.
raccolto. Proprio la verità di questo aspetto è evi- Una volta uscito dal teatro mi sono ritrovato nel
denziata nella regia magistrale di Wilson.
nostro vero mondo, fatto di insegne, macchine di
Gli spostamenti sulla scena e la coreografia dei mo- lusso, negozi, locali, piccioni schiacciati sull’asfalto,
vimenti danno ai personaggi le sembianze di bam- tabelloni della borsa che sputano ansie sul cambio
bole orientali sospese nel nulla.
del dollaro, immondizie. Ho pensato a quanto sia
Sono come ombre proiettate da una lanterna magi- un’illusione tutto questo e quanto sia vuoto e inca e non dei cantanti in costume che scimmiottano gannevole rappresentare in teatro la storia come
il Nerone e l’Ottavia storici.
tale. Soltanto nell’illusione pura della scena si scorIl paesaggio è puramente simbolico. Le scene sono ge talvolta la verità profonda del reale... anche se
vuote e in gran parte basate sul disegno luci.
soltanto per un momento.
I pochi oggetti in scena sembrano provenire dal Un momento che può ricominciare.
Anno 2015 - giugno - n°2
4 - AR?
IN EVIDENZA
Sulla rotta delle spezie. Terre
Popoli Conquiste
Torino - fino al 27 Settembre 2015
MAO - Museo d’Arte Orientale
A cura di Marco Cattaneo
Per info: +39 011.4436927/8
[email protected]
http://www.maotorino.it
Il MAO di Torino, in collaborazione
con National Geographic Italia e con
la consulenza dello storico Alessandro Vanoli, dedica una grande mostra
fotografica alle Spezie.
La mostra è composta da 73 fotografie
dei maghi dell’obiettivo di National
Geographic e arricchita da antiche
mappe, opere e un’installazione che
evoca un suq.
Si parte dalla tintura dei tappeti,
proseguendo con sale dedicate a
peperoncino, zenzero, noce moscata,
zafferano, vaniglia, chiodi di garofano,
cannella e sesamo, con oggetti, profumi e suggestive immagini di coltivazioni di ingredienti che ancora oggi
arricchiscono i nostri piatti, alimentando il gusto e la fantasia.
AR? APPUNTAMENTI
Buon Compleanno Luigi”.
Luigi, la moda e il mare
Genova - fino al 19 settembre 2015
Via del Campo 29Rosso
Per informazioni: +39 010 2474064
[email protected]
http://www.viadelcampo29rosso.
com
Viadelcampo29rosso ricorda Luigi
Tenco in occasione del suo compleanno con un’esposizione a lui
dedicata.
Secondo appuntamento della rassegna “Il mare e la sua musica” inaugurata in viadelcampo29rosso nel
Dicembre scorso che ha dato l’avvio
ad una serie di eventi che proseguiranno nel corso del 2015 in cui il
mare è protagonista.
Il viaggio prosegue con concerti
dedicate al mare dagli artisti della
“scuola genovese” di ieri e di oggi.
Roma - fino al 16 Settembre 2015
Casa dell’Architettura di Roma
Curatori: Flavio Mangione
per info:
[email protected]
http://www.casadellarchitettura.it
La mostra ha come principale obiettivo la rilettura critica dell’opera di
Giuseppe Terragni prendendo in
Morandi in Calcografia
esame i progetti che l’architetto
comasco ha realizzato per la città
Roma - fino al 31 luglio 2015
di Roma.
Istituto centrale per la grafica
Il progetto vuole inoltre mettere in
a cura di Fabio Fiorani e
luce il rapporto tra Terragni e i suoi
Ginevra Mariani
collaboratori, in particolare gli artiPer info:
sti (Marcello Nizzoli, Mario Radice e
[email protected] Mario Sironi), che hanno avuto un
Esposizione prevalentemente di
ruolo importante nell’elaborazione
matrici incise dall’autore, conservate dei progetti architettonici, attraverso
nella Calcoteca dell’Istituto, sulle
una serie di schizzi ed elaborati grafici
quali è stato svolto un attento lavoro rinvenuti grazie al prezioso sostegno
di restauro e revisione catalografica. dei principali istituti archivistici.
La Bellezza fa 40.
I 40 migliori artisti italiani
under 40
Spazio pubblicitario
Per informazioni scrivere a
[email protected]
o telefonare allo 011 19887733
Lecce - fino al 07 Luglio 2015
Castello Carlo V
a cura di Stefano Fiz Bottura
Per info: +39 0832 246517
[email protected]
http://www.betterdays.it
Chi sono i migliori giovani artisti
italiani su cui puntare e su cui investire? “La Bellezza fa 40” risponde
con una mostra unica nel panorama artistico italiano.
Fuori dai circuiti dell’arte e dalle
mappe ufficiali, c’è un movimento
multiforme e in costante espansione di artisti che ibridano spesso il
proprio lavoro con discipline finora
considerate marginali. Il percorso
proposto dalla mostra evidenzia i
nomi degli artisti che negli ultimi
anni stanno facendo
maggiormente parlare di se.
Giuseppe Terragni a Roma
In ultima battuta...
“ZOOMaginario 2015
Bestiario fantastico:
uno zoo parallelo
e impossibile”
Cumiana - fino al 30 Ottobre 2015
ZOOM Torino
A cura di Francesca Canfora e
Daniele Ratti, direzione Artistica
di Paratissima
Per info: +39 011.9070419
[email protected]
http://www.zoomtorino.it
ZOOMaginario è un’esposizione
di sculture avveniristiche,
simboliche o mitologiche,
installate negli habitat del parco, nata nel 2013 con lo scopo di
promuovere l’arte contemporanea
emergente.
PROCESSO AL VITTORIANO
Roma la dice lunga sullo stato di salute del nostro paese, dove il problema “politico” si ripercuote in tutte le direzioni.
Alla luce dei recenti scossoni che
hanno travolto la capitale, coinvolgendo anche il mondo della cultura
che vede commissariare il Palaexpo
e le Scuderie del Quirinale e che fa
saltare i vertici della città, proponiamo un’interessante lettura del 1986
per ricordarvi che nulla è cambiato
nel Paese “non paese”.
PROCESSO ALL’ ALTARE
DELLA PATRIA
Atti del processo al monumento in
Roma a Vittorio Emanuele II
a cura di Vanni Scheiwiller e prefazione di Gianfranco Imperatori
Ed. Libri Scheiwiller , 1986 Milano
Il breve saggio sottoforma di atti
di un improbabile processo al celebre monumento vede coinvolta
una fantomatica corte in procinto di
emettere sentenza contro l’imputato, il monumento stesso.
Troverete passaggi interessanti, argomentati dall’accusa rappresentata da Koenig e Zevi, da cui emerge
che, dall’Italia post unitaria, nulla è
cambiato.
REDAZIONE
Supplemento culturale bimestrale
di ArticoloTre, iscrizione al Tribunale n.29/2011 n°roc 23487
Editore A3 Editrice s.r.l. - AR? è
una cooproduzione di A3 Editrice,
Echos edizioni e Archivio Nerone
Giovanni Ceccarelli.
Direttore: Riccardo Castagneri
Ideata dall’associazione culturale Archivio Nerone Giovanni
Ceccarelli. Tutti i diritti riservati.
A cura di Fabio Licciardi
Redazione: Archivio Nerone Giovanni Ceccarelli
Hanno collaborato a questo numero: Paola Ceccarelli, Saar
Ceccarelli, Fabrizio Rosso, Piergiorgio Vallino, Roberto Vigliotti.