Settimanale L`Attenzione n. 1772 del 2 Aprile 2011

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Settimanale L`Attenzione n. 1772 del 2 Aprile 2011
Anno XXXXII, 1772 Firenze, 2 aprile 2011 Giornale on-line. Esce il sabato Direttore responsabile Francesco Canosa
Da L’attenzione solo informazione
affidabile e indipendente
Editoriale
“Vediamo” solo le guerre vicine...
Emergency e pacifisti in piazza "L'Italia ripudia la guerra". Con questo slogan oggi le due organizzazioni hanno
manifestato a Roma.
"La guerra non si può umanizzare. Si può solo abolire". I
pacifisti si appropriano della frase detta dal fisico Albert
Einstein e scendono in piazza a Roma per protestare contro la guerra in Libia. Sono alcune centinaia le persone
radunate a piazza Navona che hanno raccolto l'invito lanciato da Emergency per una manifestazione nazionale. In
mano, bandiere arcobaleno della pace e bianche con le tre
strisce rosse che formano la "E" di Emergency, della Fiom
Cgil, di Sel. Tutti uniti contro ogni forma di violenza e di
violazione dell'articolo 11 della Costituzione italiana.
Dal palco si alternano gli interventi, musicali e non, di chi
sostiene la pace. Intellettuali, uomini e donne dello spettacolo e testimonianze di tante persone si susseguono sul
palco presentate dal presidente di Emergency Cecilia
Strada. Alla manifestazione hanno preso parte, alcuni
intervenendo dal palco, anche Moni Ovadi, Vauro,
Andrea Rivera, Dario Vergassola, il leader Maurizio
Landini, Oliviero Diliberto.
"Ci si nasconde dietro la foglia di fico della risoluzione
dell'Onu - ha denunciato Ovadia - mentendo sistematicamente. Gheddafi - ha aggiunto l'artista - quello stesso
tiranno che ora si sta combattendo, l'avevano messo
all'Onu nella Commissione diritti umani. Questa guerra
non è umanitaria. Un aggettivo, quest'ultimo, che non è
altro che una foglia di fico".
Emergency ha lanciato un appello sul web per dire no alla
guerra. "L'Italia ripudia le guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Questo, ciò che si
chiede di rispettare nell'appello che è possibile sottoscrivere sul sito dueaprile.it; tra i primi firmatari Gino Strada,
Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Massimiliano
Fuksas, Riccardo Scamarcio e Valeria Solarino. "Ancora
una volta i governanti hanno scelto la guerra - si legge nell'appello - Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro
Paese ha scelto la guerra 'contro Gheddafi': ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile,
necessaria. Nessuna guerra può essere umanitaria, inevitabile e necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una
necessità".
Il mondo è in guerra
Mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, lo è stato
come oggi.
In Israele e Palestina la spirale di attentati e ritorsioni prosegue senza fine. In Iraq la resistenza islamica sta facendo
rivivere agli statunitensi un nuovo Vietnam. In
Afghanistan, i Taliban si sono riorganizzati e stanno con-
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ducendo una guerriglia sempre più minacciosa, mentre i
signori della guerra locali continuano a combattersi fra
loro.
In tutti i Paesi arabi, dal Marocco all’Arabia Saudita,
dall’Algeria allo Yemen, ora anche in Turchia, gli integralisti islamici combattono contro governi ritenuti troppo
moderati e filo-occidentali, usando l'arma che hanno a
disposizione: il terrore.
Del terrorismo islamico e della 'guerra globale', veniamo
informati tutti i giorni, anche se spesso in modo propagandistico e parziale.
Ma nessuno parla delle altre decine di conflitti che si combattono nelle periferie più povere del villaggio globale, là
dove gli obiettivi dell’informazione globalizzata non
vanno a guardare.
In Cecenia, in Indonesia, nelle Filippine, in Nepal, in
India, in Kashmir, nello Sri Lanka, in Uganda, in Burundi,
in Sudan, in Somalia, in Costa d’Avorio, in Congo, oggi si
combattono guerre che durano da anni e che hanno provocato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi,
mutilati, orfani e vedove.
Eppure si guarda solo attorno senza allungare lo sguardo
lontano per capire che succede nel mondo.
Se questa non è ipocrisia, che cos’è?
Francesco Canosa
La vedova sconsolata...
mi chiedo spesso se è meglio ascoltare
menzogne (come tutte quelle che ci raccontano sula Libia) oppure se è meglio
ignorare ogni evento che non ci sfiora.
Io credo che sia un cattivo uso dell’intelligenza sia nell’uno che nell’altro
caso.
Eppure, spesso bisogna scegliere non
foss’altro che per tacitare le nostre
coscienze.
Ora io mi chiedo e ti chiedo: come faccio a capire dove si colloca la verità?
Aiutami tu, come sempre,
Signore Iddio,
e poi se vuoi ....
... raccoglimi pure accanto
a quell’anima benedetta!
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.772 Firenze 2 aprile 2011
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Esce il sabato
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Hanno collaborato a questo numero:
Ketty Canosa, Nicola Canosa, Jean-Marie Caribbe
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Marina Mey (Attualità), Tiziana Lusetti (Tecnologie).
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Mollichine di Gianni Pardo
La pietà a volte è la più benevola forma di disprezzo.
Se solo ci ricordassimo il peggio, come saremmo contenti del mediocre!
Il miglior rimedio contro la curiosità: quando è soddisfatta, il piacere
che se ne ricava è largamente inferiore all’aspettativa.
Ruby teste d’accusa e della difesa. In questo ruolo è l’ideale: fornisce
tutte le versioni desiderabili.
Corriere: “Blitz Pdl Lega: par condicio nei talk. Santoro: una norma
liberticida”. La libertà è infatti quella di sentire solo la sinistra.
Siria: il governo si è dimesso. Ironico questo verbo riflessivo: fa pensare ad un atto volontario.
Assad, Presidente, parlerà alla nazione. Somiglia a Fini: checché accada, gli altri si possono dimettere, lui no.
Capello criticato in Inghilterra perché afferma di cavarsela con 100
parole d’inglese. Poverini, non sanno che in Italia è una conoscenza
superiore alla media.
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struttura del giornale tipica del quotidiano, con notizie di politica, economia, cultura, sport, turismo, salute, privo di cronaca
e ricco di approfondimenti.
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Le Unioni di comuni ed il loro futuro
Dalla cancellazione della Comunità montana al tentativo fallito
dell'istituzione dell'Unione speciale di comuni si addensano molte
nubi sull'Arcipelago toscano a livello istituzionale.
Da oggi, infatti, partendo dallo slogan al contrario “quando l’unione non fa la forza”, la Regione Toscana ha deciso che non ci sarà
nessuna proroga per dell’Unione dei comuni dell’Arcipelago
toscano, che già era stata commissariata dal governo per non aver
approvato il bilancio . “E’ improbabile che in tre mesi l’unione
possa ragionevolmente fare quello che non ha fatto in due anni, da
quando è nata: ovvero svolgere le funzioni comunali in forma
associata, che è un elemento imprescindibile per le unioni di
comuni, almeno in Toscana – spiega l’assessore alle riforme istituzionali e ai rapporti con gli enti locali, on. Riccardo Nencini – .
Non lo hanno fatto in tutto questo tempo, nonostante due diffide
della Regione. Non lo hanno fatto ben oltre i sei mesi previsti dalla
legge. A questo punto abbiamo dovuto prendere atto della situazione”.
Sulle future Unomi di comuni ne abbiamo parlato con Oreste
Giurlani, presidente di Uncem Toscana.
Presidente che sta accadendo?
Voglio subito precisare che la questione Arcipelago è un caso isolato che non inficia la validità della decisione presa dall’Uncem
insieme alle Comunità montane, con il beneplacito della Regione
Toscana.
Cosa c’è di concreto?
Nei giorni scorsi UNCEM Toscana e Presidenti della Comunità
Montane Toscane hanno sottoscritto un “documento per il riassetto istituzionale degli enti montani” che prevede la trasformazione
delle CC.MM. in Unioni di comuni.
Nel documento sono stati fissati tempi certi per la trasformazione delle Comunità Montane in Unioni di Comuni. In particolare
i firmatari hanno convenuto che i comuni e le comunità montane terminino entro il mese di giugno 2011 la parte del processo di
trasformazione di loro competenza. I nuovi enti nello statuto dovranno assicurare la massima partecipazione dei comuni agli
organi di governo. Le nuove unioni che si costituiranno dovranno, inoltre, rispecchiare l’assetto territoriale della montagna
toscana “che ha dimostrato negli anni – si legge nel documento – l’adeguatezza rappresentativa e funzionale della nostra montagna, anche grazie alla Regione Toscana, un punto di riferimento nazionale”.
Cosa ne pensano Regione, Anci ed Upi?
Nel documento si chiede anche che Regione, ANCI e UPI, si impegnino per sostenere e continuare a riconoscere le specificità
dei territori montani e delle loro necessità, mantenendo per questi deleghe, funzioni e finanziamenti e degli ambiti per l’esercizio delle funzioni amministrative e di programmazione.
Inoltre alla Regione, si richiede l’impegno a garantire i necessari finanziamenti per la Comunità Montane, in via di trasformazione, per consentire a queste di approvare il proprio bilancio per il 2011 e, naturalmente, a garantire il sostegno economico per
gli anni futuri, anche alla luce del fatto che è previsto un azzeramento dei fondi statali. Tutto questo per garantire le gestioni
associate e proseguire nelle azioni di sviluppo delle aree montane e per il sostegno dei servizi alla popolazione che le comunità
montane stavano portando avanti.
C’è chi vuole il comune unico! Che significa?
Si tratta di un percorso senza senso che non è affatto gradito dalle popolazioni che non vogliono perdere la propria identità,
costruita attraverso secoli di storia.
Tolta la questione Arcipelago ci pare che ci sia una grande disponibilità da parte dei comuni di far nascere le Unioni?
La dimostrazione è duplice: abbiamo avuto questa risposta dai sindaci dei comuni che fanno capo all
le Comunità montane ed inoltre, alcuni comuni hanno deciso di aderire alle Unioni pur non avendo le caratteristiche montane.
La Toscana ci sembra già avanti su questa strada...
La Toscana è diventata nel corso degli anni un modello di Sistema Istituzionale, di Governo del territorio e di Governance perché sempre si è mossa attraverso il confronto con il territorio e i cittadini cercando di soddisfare al più le loro richieste. Anche il
Sistema Montagna è riconosciuto all’unanimità come modello da esportare per funzionalità ed efficienza, non solo per l’attività
delle Comunità Montane oggi e delle Unioni domani ma anche per il rapporto con i costi. Questa è stata la nostra prospettiva per
anni e su questa deve farsi forza anche oggi ogni percorso di riordino istituzionale.
Di recente sulla questione piccoli comuni è intervenuto anche Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale...
Monaci ha avuto parole di elogio per i piccoli Comuni, manifestando piena condivisione dei seri problemi sul tavolo e del difficile compito che i sindaci sono chiamati ad affrontare. Il presidente si è reso disponibile a intraprendere i passi necessari alla
definizione dell’incontro istituzionale e a ricercare le iniziative e le soluzioni più efficaci affinché la massima istituzione toscana − che già nel 2004, con la legge regionale 39, aveva legiferato introducendo norme a favore dei piccoli Comuni − possa dare
un contributo il più possibile efficace per superare questa fase di incertezza.
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Tremonti sfida Parigi "All'Ue porteremo un disegno
legge contro le scalate identico a quello in vigore in Francia"
Meglio la vecchia Iri degli spezzatini di oggi, frutto delle privatizzazioni delle vecchie partecipazioni statali, per contrastare
l’offensiva francese su Parmalat ed Edison, ma anche per sostenere un confronto che «non è più tra stati, ma tra Continenti».
È la provocazione del ministro dell’Economia dal Workshop
Ambrosetti di Cernobbio, dove poche ore prima il vicesegretario del Pd Enrico Letta aveva affermato che «una nuova Iri per
piccoli interventi guidati dalla politica non aiuta il sistema».
Tremonti, che si è detto «orgoglioso della mia bandiera», ne ha
avute anche per i francesi di Lactalis, che ieri avevano criticato
«la decisione illegittima e priva di motivazioni presa dal cda di
Parmalat» di rinviare l’assemblea da aprile a giugno come previsto dal decreto anti-opa. «»Presenteremo all’Ue un disegno di
legge identico a quello dei francesi - ha detto -, anzi, lo presenteremo scritto in francese«. Tremonti ha poi aggiunto una citazione latina: "Simul stabunt, simul cadent" (insieme stanno e
insieme cadranno, ndr). «Così - ha lasciato intendere - se cade
uno...».
Riguardo alla «vecchia Iri», secondo il ministro, è uno strumento che l’Italia utilizzava, insieme alla «grande Mediobanca» di
Enrico Cuccia, per rapportarsi con interlocutori più grandi, strumento che ad oggi non ha trovato un sostituto. «Quello che
vediamo fuori - ha spiegato - è evidente che la concorrenza e i
rapporti economici sono tra continenti e non più tra Stati« e soltanto l’economia tedesca »parla come un gigante tra giganti,
mentre noi continuiamo a fare gli spezzatini» e «una ex-municipalizzata - ha detto riferendosi A2a (ex Aem e Asm Brescia,
ndr) - deve confrontarsi con un monopolio pubblico», ossia i
francesi di Edf che stringono su Edison. Comunque il fondo
Cdp non sarà solo su Parmalat: «Abbiamo fatto un grande
fondo in Italia per realizzare dei progetti, ne abbiamo fatto qualcuno, ma ne vedo altri in prospettiva».
La la Cassa Depositi e Prestiti nell’idea del ministro si potrà
muovere come il fondo strategico industriale francese (Fsi).
«La nuova norma - ha spiegato Tremonti - prevede la possibilità per la Cdp di fare un fondo identico a quello strategico francese». Un’operazione affiancata dal lavoro delle banche, come
ha ricordato l’ad di Unicredit Federico Ghizzoni, che ha parlato
delle lettera inviata ieri da Intesa Sanpaolo, Piazza Cordusio e
Mediobanca al cda di Parmalat. «Lo scopo - ha spiegato il banchiere - è quello di vedere se riusciamo a creare un’alternativa a
Lactalis. Vedremo nei prossimi mesi». Quanto ad un possibile
intervento finanziario, l’ad si è mantenuto cauto: «È troppo presto per parlarne, a momento c’è la lettera in cui c’è una disponibilità delle banche a fare advisor sul complesso dell’operazione, poi vediamo come l’operazione volge».
Roma: la CGIL in piazza
In quindicimila sono scesi oggi in piazza con la Cgil a Roma per chiedere "più diritti e dignità sul lavoro". Un corteo, spiegano
i manifestanti, per richiamare l'attenzione sulle vertenze e le crisi locali, alcuni sindacalisti portavano anche cartelli funebri per
segnalare la morte di reparti ospedalieri e aziende private. Tra gli slogan, anche alcuni contro la guerra in libia.
IL CORTEO. A sfilare per le vie della capitale c'erano
anche esponenti del Partito Democratico e dell'Italia dei
Valori; la manifestazione si è chiusa con l'intervento del
segretario nazionale Cgil, Susanna Camusso: "Siamo qui
per dire ad Alemanno (il sindaco di Roma, ndr), Polverini (il
presidente della Regione Lazio, ndr) e governo che sappiamo che è un tempo difficile ma anche di responsabilita', che
vuol dire prendersi cura dei problemi". Anche il segretario
regionale Claudio Di Berardino attacca: "La regione Lazio
si inchina al governo di fronte a temi quali le tasse, la sanita'
e il trasporto pubblico locale".
PRIORITA' AL LAVORO. Camusso ha poi chiesto al
governo di dare priorità al "lavoro e la riduzione della diseguaglianza, non il processo breve". Al momento "non si fa
nulla per il lavoro", mentre bisognerebbe "rivedere i contratti, investire sulla scuola, sui precari, sui giovani".
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Dalle Banche di Credito Cooperativo finanziamenti
dedicati alle Piccole e Medie Imprese socie di Italia Comfidi
Un importante accordo è stato sottoscritto tra Comfidi, la società
consortile per il credito di Confesercenti, e la Federazione
Toscana Banche di Credito Cooperativo, finalizzato ad agevolare
l'accesso al credito delle piccole e medie imprese di ogni settore
merceologico in una fase caratterizzata da grandi difficoltà economiche e sociali.
Le 30 banche aderenti alla Federazione Regionale sosterranno
con specifici finanziamenti le imprese Socie di Italia ComFidi.
La firma dell’accordo è stata realizzata nei giorni scorsi dal
Presidente della Federazione Toscana delle BCC Giorgio
Clementi e dall’Amministratore Delegato di ComFidi Aleandro
Manetti, che hanno rinnovato la loro storica partnership.
Giorgio Clementi ha così commentato l’intesa: “Con questo
accordo le 30 BCC associate alla Federazione Toscana confermano il tradizionale orientamento del Credito Cooperativo, anche
nei momenti più difficili sul piano economico-finanziario, a promuovere l’economia locale, supportando in particolare i piccoli
operatori: le nostre banche, con circa 300 agenzie presenti in oltre
180 Comuni, continuano a sostenere l’accesso al credito delle
PMI, come testimoniano i costanti aumenti di impieghi alla clienAleandro Manetti
tela degli ultimi anni. Siamo particolarmente soddisfatti di questa
collaborazione anche perché Comfidi e Credito Cooperativo sono
due partner accomunati da significative affinità sul piano identitario
come mutualismo, forte radicamento territoriale e clientela di riferimento”.
Aleandro Manetti ha fatto rilevare “che Italia ComFidi, espressione di una primaria associazione datoriale, Confesercenti, è stato
costituito nel dicembre del 2009 tramite la fusione per incorporazione, in Toscana Com-Fidi di tre Confidi regionali del nord Italia.
Italia Comfidi, con sede legale e direzione generale a Firenze ha trentennale esperienza sul mercato delle garanzie, ed ha ottenuto
da Banca d’Italia l’iscrizione nell’Elenco Speciale degli intermediari finanziari, di cui all’art. 107 del TUB, sottoponendosi, così,
alla Vigilanza dell’Istituto Centrale”.
Italia Comfidi ha oggi un’operatività considerevole: n. 59.147 imprese associate; € 5.438.169.407 affidamenti nominali in essere; € 2.758.321.366 garanzie nominali rilasciate;
“Adesso, ha aggiunto Manetti, con la concessione di garanzie Basilea 2 Compliant, Italia ComFidi, insieme alle 30 BCC toscane,
può aiutare le imprese socie, appartenenti a ogni settore merceologico, ad ottenere dal sistema bancario maggiore credito.
L'intervento della Società consortile abbatte inoltre il costo del denaro ed i tassi debitori applicati dagli istituti di credito ai fidi
garantiti da Italia Com-Fidi. Conseguentemente i tassi applicati sono allineati alle migliori condizioni di mercato”
Per maggiori approfondimenti e contatti consigliamo la consultazione del sito web del Confidi: www.comfidi.it o di rivolgersi
nelle sedi Confesercenti della Toscana.
ING, più pesante del previsto l'impatto di Basilea III
Le regole di Basilea III potrebbero avere un impatto più pesante del previsto sul gruppo ING. Almeno stando alle proiezioni pubblicate nel sito dell'istituto finanziario...
Le regole di Basilea III potrebbero avere un impatto più pesante del previsto sul gruppo ING. Almeno stando alle proiezioni pubblicate nel sito dell'istituto finanziario, il più importante dello Stato olandese e fra i primi venti al mondo.
Se applicati già alla fine dello scorso anno, i requisiti proposti dal comitato di Basilea avrebbero abbassato il Tier-1 core ratio
all'8,3%. Con l'accordo Basilea II era al 9,6%. Alla fine del terzo trimestre, la compagnia aveva invece ipotizzato un impatto pari
a 70 punti base. Proprio l'abbassamento del core Tier-1 di diversi istituti bancari è uno degli elementi più controversi di Basilea III,
che comunque verrà adottato non prima del 2019. Secondo alcuni critici, aumenterebbe il rischio di credit crunch in una situazione di crisi economica. Gli analisti hanno subito richiamato alla calma gli investitori: il Tier-1 ratio rimarrebbe in ogni caso ad un
livello accettabile. Il mercato ha però accolto la notizia con scetticismo: oggi, all'annuncio, ING ha perso il 3,5% alla Borsa di
Amsterdam.
Il colosso olandese è stato duramente colpito dal terremoto finanziario del 2008. Il governo di Amsterdam è dovuto intervenire
iniettando 10 miliardi di euro sotto forma di prestiti d'emergenza, e accollandosene altri 21,6 di asset tossici legati ai mutui statunitensi. Ma il gruppo ING si è lentamente ripreso: ha concluso il 2010 con un utile di 3,22 miliardi. Perciò ha iniziato a restituire i
propri debiti al Tesoro olandese. Nel 2009 ha effettuato un primo rimborso da 5,6 miliardi; entro maggio ce ne sarà un altro da 2
miliardi.
Il portavoce Frans Middendorff ha precisato che le nuove regole di Basilea non avranno alcun impatto su questo programma di
risarcimenti. Entro il 2013, oltretutto, il gruppo dovrà smembrarsi: da una parte le unità bancarie e dall'altra quelle assicurative,
gestite da due board distinti. È quanto impongono gli accordi presi con la Commissione europea. A seguito di tutte queste operazioni, verosimilmente il capitale si attesterà sui 7,2 miliardi di euro.
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Fisco, in Italia rimborsi lumaca: 14 anni in media
Rimborsi fiscali sempre più lenti in Italia: lo sottolinea una nota di Contribuenti.it, portale dell'Associazione Contribuenti Italiani.
Per rimborsare le imposte , le Entrate impiegano in media 14 anni (12 mesi la media europea). I dati sono stati elaborati da KRLS
Network of Business Ethics: le regioni più lente sono nel Mezzogiorno, con il primato negativo della Campania, seguita da Puglia
e Calabria. Anche per i terremotati d’Abruzzo, il tempo medio di attesa stimato per i rimborsi sarà di 12 anni. Un'eternità a confronto con i 30 giorni previsti dopo il sisma in Giappone.
Incontro UNCEM Toscana –UNCEM Emilia
Il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani ha incontrato a Bologna la delegazione UNCEM Emilia.
Al centro dell’attenzione le questioni relative alla scuola, prima a livello nazionale, poi a livello locale. È stata espressa grande
preoccupazione da entrambe le delegazioni per il futuro della montagna con apprensione sulla tenuta del sistema delle scuole
materne, che rischiano chiusure e forti ridimensionamenti. Il taglio ribadito anche per il 2011-2012 va ad indebolire una struttura
già labile, in cui spesso i professori si trovano in classi con numero elevato di bambini a causa della mancanza di personale, le pluriclassi vanno in deroga, non sono rispettate le norme in merito alla presenza dei portatori di handicap, l’insufficienza del numero
del personale ATA comporta disagi per il servizio scolastico, per non parlare poi dei tagli operati sul materiale didattico e non.
“Di fronte a tale situazione che complessivamente ci rende molto preoccupati – ha detto Oreste Giurlani Presidente UNCEM
Toscana - non ci resta che puntare ad una scuola di eccellenza per far sì che l’istruzione diventi sempre più risorsa essenziale del
territorio, oltre che parte fondamentale dei diritti civili e sociali. In Toscana infatti nasce così già nel 2006 il Progetto Senza Zaino,
un progetto sperimentale e oggi riconosciuto come metodo per una scuola d’eccellenza. Poi ancora il Progetto Errequ@dro che
mette le scuole in rete”.
Da qui la possibilità di instaurare un Protocollo con UNCEM Emilia per seguire lo stesso percorso insieme.
"Il ruolo delle piccole cooperative di consumo e le botteghe di frazione"
È questo il titolo del convegno svoltosi alla Casa del Popolo di Pelago organizzato dalla Cooperativa di Consumo di Pelago in collaborazione con il Comune e l'Unione Comuni Valdarno Valdisieve.
Il convegno ha visto l'introduzione di Piero Cosi Presidente della Coop di Pelago e gli interventi di Renzo Zucchini Sindaco di
Pelago, Aleandro Murras Presidente dell'Unione Comuni Valdarno Valdisieve, Andrea Barducci per UNCEM Toscana, Danilo
Tozzi Presidente della Coop di Incisa Valdarno. Le conclusioni sono state tirate da Stefano Bassi Presidente della Lega
Cooperative.
“Le Piccole Cooperative in Toscana svolgono un importante funzione – ha sostenuto Andrea Barducci, di Uncem Toscana – sono
il simbolo della storia delle nostre comunità. La crisi economica sta investendo il mondo del Commercio e in maniera più forte le
Piccole Cooperative e le Botteghe di Frazione che, oltre a svolgere il loro ruolo commerciale, costituiscono dei veri e propri presidi sociali. In un periodo come questo, di continui tagli e ridimensionamenti dei servizi, è necessario preservare e rilanciare il loro
ruolo- conclude Barducci. Insieme a loro possiamo affrontare meglio la crisi economica e sociale.”
“Come Uncem Toscana- ha dichiarato Oreste Giurlani, Presidente di Uncem Toscana- stiamo lavorando ad una valorizzazione del
Piccolo Commercio perché siamo consapevoli che in alcuni paesi, chiudere una Bottega significa chiudere una comunità. Uncem
Toscana- prosegue Giurlani- ha chiesto alla Regione Toscana di inserire questo obbiettivo all’interno del Piano di Sviluppo
Regionale e ha attivato un Tavolo specifico sulla montagna, coinvolgendo le associazioni di categoria e quattro assessorati regionali, con lo scopo di scrivere un apposito progetto sulla montagna che preveda incentivi, contributi e sgravi fiscali per quelle attività che operano in montagna. Credo, infine-prosegue Giurlani- che dovremo trovare il modo di coinvolgere i Giovani su queste
tematiche; dobbiamo sostenere e incentivare un vero e proprio ricambio generazionale anche in montagna. E’ qui che nasce il supporto che Uncem Toscana darà al Progetto Giovani lanciato dal Presidente Rossi- conclude Giurlani- E’ necessario creare la condizioni affinché anche i Giovani possano progettare il loro futuro in montagna.”
Acqua e rifiuti, in Gazzetta dpcm proroga abrogazione Ato
Prorogato al 31 dicembre il termine per l’abrogazione delle autorità d'ambito (ato) che garantiscono i servizi pubblici relativi ad
acqua e rifiuti. E’ quanto dispone un dpcm firmato dal presidente del consiglio lo scorso 25 marzo, pubblicato in Gazzetta ufficiale. La proroga intende assicurare “l’indispensabile continuità nell’erogazione dei servizi pubblici locali, poichè l’abrogazione delle
autorità d’ambito (prevista in una legge del 2009) coinciderebbe temporalmente con le prime disposizioni in tema di affidamento
del servizio pubblico locale contemplate del decreto legge del 2008/112 “rendendo in caso di intempestività delle leggi regionali
di attribuzione delle funzioni ad altri soggetti, del tutto critiche le procedure di affidamento stesse”.
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Affrontare il disagio: il confronto con lo Psicologo
Possono essere davvero molte le situazioni della vita che causano emozioni negative, forti dispiaceri, delusioni, sofferenze,
ansia, ma tali situazioni assumono importanza maggiore per la
persona che le vive, nel momento in cui generano un insostenibile malessere psicologico. Ed è per questo che meritano attenzione. Difficoltà di relazione con i propri genitori, con il proprio
coniuge, problematiche relative al rapporto con i figli, quali il
comportamento, l’educazione, il percorso scolastico, le fasi
della crescita, lo svincolo, o ancora eventi critici e dolorosi
come la separazione, il divorzio, la malattia o la perdita di una
persona cara, sono tutte situazioni che si possono verificare nei
vari contesti di vita: familiare, lavorativo, sociale. Anche il
cambiamento di lavoro, il licenziamento, la difficoltà di relazione con i colleghi o i superiori, mansioni poco adatte alla propria
professionalità, cambiamento di casa, di luogo di vita, cambiamento di status sociale, sono fonti di tensione che protraendosi
nel tempo possono portare a disagi.
Di fronte a sentimenti negativi derivanti dal sentirsi inadeguato,
impotente, provare senso di vergogna, di colpa, inutilità, paura,
emerge l’esigenza di trovare le risorse per essere affrontati in
modo efficace. Ma tanto più questi stati emotivi dolorosi premono e invadono il nostro pensiero, tanto più affossano le
nostre risorse, le nostre capacità critiche, le nostre possibilità di
gestirli in modo adeguato e di trovare soluzioni idonee per ritrovare la serenità. Di fronte ad uno stato di disagio psicologico
pertanto, rivolgersi allo psicologo risulta essere un atto di
amore verso se stessi. Lo psicologo è il professionista che può
aiutare la persona a capire le cause delle difficoltà, accompagnandola, allo stesso tempo, verso la scoperta di adeguate risorse utili a superarle. Opera in diversi contesti del ciclo di vita,
può utilizzare strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e
di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Il suo intervento,
infatti, offre la possibilità di comprendere il proprio disagio, di
trovare modi nuovi per affrontare le situazioni critiche e, eventualmente, un percorso da seguire utile a recuperare il proprio
benessere.
Ci si rivolge allo psicologo per colloqui individuali o per consulenze su problemi specifici o per percorsi più lunghi di psicoterapia. Molta richiesta si colloca in ambito di disagio individuale, problematiche relazionali e familiari, contenzioso in materia
di affidamento dei figli in caso di separazione coniugale. Molto
diffusi gli interventi nel mondo della scuola e nelle aziende.
Ma un esempio molto attuale di temi su cui oggi molto spesso ci
si trova a confrontarsi nella vita quotidiana è quello che riguarda la modalità di relazione con la persona amata. È l’esempio
della “dipendenza dall’amore” o “dipendenza affettiva”. Alcune
delle caratteristiche della dipendenza affettiva sono l’amore
ossessivo, la stagnazione della relazione, l’evitamento dei cambiamenti, bisogni ossessivi di sicurezza. Il dipendente dall’amore ha paura della separazione, della solitudine, della distanza,
presenta all’osservazione clinica sensi di colpa e di rabbia. La
maggior parte delle persone coinvolte sono donne. Si tratta di
donne fragili, bisognose di conferme, con vissuti di inadeguatezza personale. La mancanza di autonomia, le cognizioni negative riguardo il proprio valore, la inadeguata coscienza di sé,
bloccano in una trappola il soggetto dipendente impedendo una
sana evoluzione della relazione affettiva, chiudendolo in bisogni di conferme e gratificazione e continue delusioni. Molte
donne dipendenti affettive hanno subito abusi sessuali, maltrattamenti fisici ed emotivi; ciò ha compromesso severamente la
capacità di affermazione di sé, favorendo al contrario lo svilup-
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po di rapporti di sottomissione e di passività. Il cambiamento e
la crescita in questo caso sono un processo complesso, soprattutto perche spesso non si “riconosce” il problema, lo si aggira
inconsapevolmente evitando quindi il processo di responsabilità
di sé e del cambiamento, ed evitando di entrare realmente in
contatto con i propri bisogni e con la capacità di soddisfarli
autonomamente. È proprio iniziando a “guardarsi dentro” che
inizia la meravigliosa scoperta delle proprie ombre…
Dott. Davide Lacangellera – Psicologo
e-mail [email protected]
Piscologi per i figli diseparati
Potranno ascoltare i figli minori di coppie che hanno
deciso di separarsi se lo deciderà il magistrato
TREVISO - Tribunale di Treviso e azienda sanitaria Usl 9
hanno individuato un'intesa che prevede, qualora il magistrato
lo ritenesse opportuno, l'intervento di uno psicologo nell'audizione dei minori figli di genitori protagonisti di cause di separazione.
La convenzione è stata siglata dal presidente del Tribunale,
Giovanni Schiavon, ed il direttore generale della Usl 9, Claudio
Dario.
Anziché convocare direttamente i minori, in sintesi, il Tribunale
chiederà che ad ascoltarlo sia uno psicologo appartenente ad un
gruppo individuato dalla direzione servizi sociali della Usl.
L'incontro avverrà nel luogo ritenuto più opportuno dagli specialisti, i quali alla fine redigeranno una relazione con le indicazioni espresse dai soggetti analizzati ed utilizzabili perciò dai
giudici ai fini della migliore decisione sull'affidamento.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.772 Firenze 2 aprile 2011
Si svolgerà da mercoledì 6 a venerdì 8 aprile a Roma, nel Palazzo dei Congressi all’EUR (piazza J.F.Kennedy 1), il 38° Congresso
Nazionale di Legacoop. Per l’associazione, che festeggia i 125 anni dalla fondazione, è l’occasione per sviluppare una riflessione di grande
spessore, da cui dipenderà in modo rilevante la qualità dell’azione da sviluppare nel futuro prossimo e, conseguentemente, il valore del contributo da offrire alle associate per rafforzare i propri percorsi di crescita.
Legacoop vuole superare ogni residua visioneminoritaria e affermare con forza il proprio modello culturale: un’idea di società e di economia che vede nelle cooperative un soggetto fondamentale, capace di praticare in sé la giusta armonia tra lavoro, economia e benessere.
Dall’esperienza quotidiana della cooperazione – dalla sua capacità di rispondere a nuovi bisogni, riorganizzando forme e gestione di servizi attraverso la partecipazione e la responsabilità delle persone – emergono stimoli e indicazioni utili per una società che deve ripensare il
rapporto tra bene comune e azione collettiva, pensando a se stessa come comunità di comunità.
Utilizzare la forma cooperativa come risposta imprenditoriale per organizzare forme di auto aiuto nelle comunità e per soddisfare bisogni
delle persone in tutte le parti del Paese, è il progetto economico e di coesione sociale su cui Legacoop punta con grande forza.
Oggi le imprese cooperative rappresentano circa il 7% del Prodotto Interno Lordo, contano più di 1.100.000 occupati, 12.000.000 di soci e
rivestono posizioni di eccellenza in molti settori dell’economia nazionale.
Secondo i dati di preconsuntivo 2010, le cooperative aderenti a Legacoop sono 14.257 e contribuiscono ad un fatturato aggregato pari a
57,293miliardi di Euro.
Esse danno lavoro complessivamente a 469.847 occupati e sono l’espressione della volontà di 8.778.327 di soci.
Rafforzare ulteriormente la collaborazione per un deciso contrasto del dumping contrattuale salvaguardando le “buone” cooperative dalla
concorrenza sleale delle cooperative spurie che lavorano sottocosto e minano la competitività delle imprese che stanno legalmente sul mercato».
È il primo punto discusso nell’incontro che l’Alleanza delle Cooperative Italiane, guidata dal portavoce Luigi Marino (presidente
Confcooperative) con i presidenti Rosario Altieri dell’Agci e Giuliano Poletti della Legacoop, ha avuto con il segretario confederale della
Cisl Raffaele Bonanni.
«Dobbiamo valorizzare e salvaguardare il valore del lavoro in cooperativa che fornisce occupazione stabile e di qualità. Un valore supportato dai numeri – dice Marino – basti pensare che negli ultimi 10 anni l’occupazione nelmovimento cooperativo è cresciuta del 37% e l’87%
delle persone sono occupate con contratti a tempo indeterminato».
«Sulla previdenza – continua Marino – occorre una scelta univoca e cooperativa che abbatta gli steccati e porti all’unificazione dei tre fondi
preesistenti (Cooperlavoro, Previcooper e Filcoop) in un unico soggetto che diventerebbe il quinto fondo italiano con un totale di oltre 130
mila iscritti e un patrimonio complessivo di oltre 800milioni di euro».
Ultima, ma non in ordine di importanza, una riflessione che muove dalla vicenda Parmalat, ma resta di carattere più complessivo.
«Vanno incoraggiate e sostenute le politiche di crescita dimensionale e di capitalizzazione delle imprese italiane che sono, a prescindere
dalla tipologia societaria, mediamente piccole e sottocapitalizzate – conclude Marino – per fronteggiare le sfide sempre più impegnative
imposte dall’economia – mondo».
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.772 Firenze 2 aprile 2011
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Area metropolitana, Nencini: “Riforma necessaria.
Partiamo dall’unione di Province e associazione di funzioni”
propri cittadini. Oppure come Londra o
Lille, con agenzie o enti che riportano al
centro e rimettono a sistema territori
amministrativamente divisi ma con una
stessa comune identità.
Lavoro: raggiunta a febbraio
disoccupazione record dell’
8,4%. Al Sud 4 donne su 10
sono senza lavoro
FIRENZE – “Piccolo è bello, ma quando
il piccolo diventa micro il discorso cambia. Per questo è necessaria una ‘rivoluzione’ degli assetti istituzionali ” sintetizza con una batttuta l’assessore alle riforme della Toscana, on. Riccardo Nencini.
Nella sala Giordano di Palazzo Medici
Riccardi a Firenze, sede della provincia,
si parla da stamani di governo delle aree
metropolitana. Aleggia la proposta a suo
tempo avanzata dal presidente fiorentino
Andrea Barducci di un’unica provincia
per Firenze, Prato e Pistoia. Sullo sfondo,
raccontati da esperti e studiosi, si sussegguono i numeri della grande Londra, di
Lille e di Barcellona, che sono tra le esperienze europee più avanzate quanto ad
aree metropolitane, ma anche modelli di
cooperazione interprovinciale italiani
come quelli di Pesaro-Urbino, Venezia o
Bologna.
“Viviamo in un mondo globalizzato che
ci imporrebbe città più grandi che in
Toscana non abbiamo – chiarisce l’assessore Nencini nell’intervento che ha fatto
stamani alla conferenza internazionale di
Palazzo Medici Riccardi, richiamando la
proposta di riforma già annunciata qualche settimana fa – Almeno per questa
legislatura, fino a quando il federalismo
fiscale non entrerà in funzione, pur
ammettendo che viaggi come una palla di
fucile, la pubblica amministrazione sconta anche un problema di costi, eccessivi, e
di risorse, insufficienti. Se piccolo è
bello, non lo è certo il micro. Sono più gli
vantaggi che i vantaggi. Dobbiamo lavorare per un piccolo che tenda al medio.
Per questo è necessaria una ‘rivoluzione’,
anche se in Toscana una rivoluzione c’è
già stata: è stata quella granducale, grazie
alla quale oggi abbiamo un numero di
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comuni e piccoli comuni molto inferiore
rispetto a molte altre regioni”.
Ma quella rivoluzione per l’assessore og
gi va ripetuta: soprattutto nell’area metropolitana della Toscana centrale, tra
Firenze, Prato e Pistoia. Un’area, spiega,
che conta il 45-46% di tutti gli abitanti
della regione, il 50 per cento del Pil, la
maggior parte della grandi infrastrutture
(con poche eccezioni) e per cui, visto il
ruolo trainante che ha, “non occorrebbe
neppure inventarsi niente di nuovo”. Una
rivoluzione necessaria “non tanto e non
solo per ridurre i costi della pubblica
amministrazione, ma perchè la crescita
economica ha bisogno anche di istituzioni autorevoli e credibili”. L’asssessore
non parla di una provincia unica per
Prato, Firenze e Pistoia. “Non è quello
che abbiamo proposto per ora – dice –
Occorre però almeno una collaborazione
più stretta. Un’unione di province ed
associazioni di funzioni potrebbero essere gli strumenti”.
“Un obiettivo non facile? Può darsi –
confessa Nencini – Ma proprio questo
dovrebbe spingerci a lavorare tutti insieme e con un impegno maggiore per realizzare questo obiettivo con i tempi della
politica e non della storia”. Per esprimere
anche al meglio le vocazioni dei territori.
Come Pesaro-Urbino, che – parole del
suo presidente Matteo Ricci, anche lui
oggi a Firenze – “ha deciso di pensare in
grande e lavorare su grandi disegni strategici, con altre province ma anche con
regioni diverse, confinanti, pur rimanendo piccolo” e combattendo campanilismo
e neo-provincialismo, con il primo obiettivo di migliorare la qualità della vita dei
L’emergenza occupazionale in cui ormai
versa il Belpaese è confermata dalle
stime dell’ISTAT sullo stato dell’occupazione a gennaio che Giovanni D’Agata,
componente del Dipartimento Tematico
“Tutela del Consumatore” di Italia dei
Valori e fondatore dello “Sportello dei
Diritti” riporta nude e crude all’attenzione della cittadinanza affinché l’opinione
pubblica comprenda che non è più tempo
di aspettare poiché anche se il governo
latita ed è impegnato in ben altro, urgono
interventi urgenti in campo economico
che abbiano concreti effetti sulla ripresa
del mercato del lavoro specie quello giovanile che appare il più colpito dalla crisi.
Secondo le indagini dell’istituito nazionale di statistica la crescita della componente maschile dell'inattivita' (+90.000
unita') e' piu' ampia nel Mezzogiorno;
quella della componente femminile
(+46.000 unita') interessa soprattutto il
Centro. Tra gli inattivi cresce soprattutto
il numero di quanti cercano lavoro non
attivamente (+7,7%, pari a 105.000
unita'). I fenomeni di scoraggiamento in
senso stretto e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca di lavoro motivano la
crescita del numero degli inattivi. Il tasso
di inattivita' si attesta al 37,8%, due decimi di punto in piu' rispetto a un anno
prima. Alla sostanziale stabilita' del Nord
si contrappone la moderata crescita del
Centro e del Mezzogiorno. Al Sud quasi
una donna su due nella fascia tra i 15 e i
24 anni, ossia il 42,4% della popolazione
femminile, è disoccupata. In tale area,
ancora più rilevante il gap tasso di inattivita' che raggiunge nella media 2010 il
34,4% per gli uomini e il 63,7% per le
donne.
Lecce, 1 aprile 2011
Giovanni D’AGATA
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.772 Firenze 2 aprile 2011
Toscana, nel 2011 spariscono 17mila ettari
di grano duro (- 18%)
Il direttore Luciano Rossi: <<Mercato sfavorevole
e andamento stagionale avverso fra le cause>>
Crollano le superfici di grano duro in Toscana, -18%
rispetto al 2010. Una situazione negativa evidenziata da
Toscana Cereali, nel confronto con i dati Istat 2010.
A livello regionale – sottolinea l’ufficio studi di Toscana
Cereali – si ha una diminuzione di 16.982 ettari, passando
da una superficie di 94.340 ettari (2010) ai 77.358 ettari
dell’anno in corso. Sul piano delle produzioni la campagna 2009/10 ha fatto registrare 288.194 tonnellate con
una resa pari a 3,1 tonnellate circa ad ettaro; mentre la
campagna corrente – prosegue l’analisi di Toscana
Cereali – a causa di semine ritardate porta ad una resa che
scende a 3 tonnellate ad ettaro, per una produzione prevista in 232.074 tonnellate, con una perdita di produzione
del 19,50% pari a 56.120 tonnellate.
<<I fattori – spiega il direttore di Toscana Cereali
Luciano Rossi – sono da ricercarsi, per quanto riguarda le
superfici nel mercato sfavorevole durante il periodo ottimale di semina, nonché nell’andamento stagionale avverso, caratterizzato dalle continue piogge>>.
PROVINCE - Tutte le province produttrici di grano duro fanno registrare delle consistenti diminuzioni di superficie (TAB): 18% per Siena (26.143 ettari, dato 2011) e – 15% per Grosseto (22.950 ha); -13% per Pisa (13.050 ha); - 23% per Livorno
(7.550 ha), - 30% per Arezzo (5.040 ha) e -25% per Firenze (2.325 ha). Prato si attesterà sui 264 di superficie coltivata per un 12%; stabili Lucca e Pistoia che hanno rispettivamente 40 e 30 ettari di superficie a grano duro.
Meno superfici e meno produzione: <<Una riduzione della produzione - aggiunge il direttore di Toscana Cereali – che è da
imputare, oltre alle minori superfici coperte, al mancato accestimento (la fase in cui la pianta sviluppa il cespo) proprio del
periodo invernale. Gran parte delle semine, infatti, sono avvenute in ritardo, a febbraio (in coincidenza con la ripresa del mercato), e quindi è venuto meno l’accestimento invernale.
Rilancio - Con i Progetti integrati di filiera (PIF) predisposti dalla Regione Toscana si tenta di rilanciare questa coltura che rappresenta la sola alternativa all’abbandono e al degrado delle zone svantaggiate. <<Grazie al grano duro – prosegue Luciano
Rossi - fino ad oggi questi terreni sono stati coltivati e hanno consentito di mantenere intatto il meraviglioso paesaggio toscano.
Con gli investimenti che ci proponiamo con i PIF, vogliamo riportare reddito agli agricoltori, come avviene nel caso della trasformazione della materia prima in pasta la Tosca e l’utilizzo del sottoprodotto paglia in energie rinnovabili. A questo – conclude Luciano Rossi - si aggiunge il contratto stipulato con il gruppo Barilla per 300.000 quintali che ci porta ad essere il primo
fornitore del gruppo in Toscana>>.
Nel giardino di Villa San Luigi il primo percorso sensoriale per disabili
I ragazzi disabili ospiti del centro Oda Villa San Luigi
domani e dopodomani saranno in piazza Santissima
Annunziata per distribuire i loro tradizionali agnellini
di marzapane. Con un obbiettivo ben preciso: realizzare, con i proventi, un particolarissimo percorso sensoriale nel giardino di Villa San Luigi
Firenze, 1 aprile 2011 – Arrivano dritti da Modica, capitale dell’arte dolciaria, gli agnellini di marzapane che i ragazzi disabili
ospiti del centro Oda Villa San Luigi distribuiranno in un gazebo itinerante che domani e dopodomani (sabato 2 e domenica 3
aprile) sarà in piazza Santissima Annunziata.
IL PERCORSO SENSORIALE. I ragazzi, aiutati dai volontari
dell’Associazione La Pietraia, si impegneranno in prima persona per distribuire questi dolcetti pasquali. Con un obiettivo ben
preciso: raccogliere i proventi per realizzare un percorso sensoriale all'interno del giardino di Villa San Luigi.
Si tratta di un percorso, unico del suo genere, dove i ragazzi
disabili ospiti del centro potranno vivere esperienze sensoriali
che coinvolgeranno tutti e cinque i sensi. Questo tipo di
ambienti, dal riconosciuto valore terapeutico, viene spesso utilizzato per i pazienti affetti da Alzheimer, e per la prima volta a
Firenze verrà realizzato a beneficio di ragazzi disabili
In concreto, verrà realizzato un ruscello artificiale con i pesci
rossi e ci sarà un muro decorato con mosaici per la sperimentazione tattile, fruibile anche dai non vedenti. Ma verranno piantate anche erbe aromatiche e ci saranno delle vasche con il
fondo ricoperto di sassolini, legnetti e sabbia da vivere a piedi
nudi.
IL PRECEDENTE. Lo scorso anno, sempre grazie alla distribuzione di agnellini di marzapane, furono raccolti i proventi per
completare il bel parco giochi interno alla villa. E il centro non
è nuovo agli ambienti di stimolazione sensoriale. Da anni ospita infatti una particolare "Stanza di stimolazione multisensoriale”: si tratta di uno spazio attrezzato dove mediante luci, colori,
materiali tattili, odori e suoni, vengono proposte esperienze di
rilassamento che coinvolgono i cinque sensi, particolarmente
utili nella riabilitazione di adulti e bambini con patologie psichiatriche, affette da autismo, da deficit sensoriali o nel recupero post trauma.
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AMBIENTE
Workshop di approfondimento della 'risorsa bosco' e
della filiera 'bosco-legno-energia'
Presso la Sala Pegaso del Palazzo Sacrati
Strozzi, si è tenuto il workshop sull'utilizzo
energetico del legno e sulla valorizzazione
della filiera bosco-legno-energia.
L’Assessore regionale all’Agricoltura,
Gianni Salvadori, ha aperto l’incontro ringraziando i presenti.
“La giornata di oggi rappresenta un tentativo
importante in materia di utilizzo delle biomasse agroforestali per la produzione di
energia rinnovabile. Entro i primi di aprile
firmeremo un accordo con Uncem Toscana
per la piccola filiera”.
Il Prof. Augusto Mannelli dell'Università
degli Studi di Firenze, coordinatore del
workshop, ha ricordato quanto sia stato realizzato; la Toscana, infatti, è l’unica regione
che sta affrontando il tema della filiera con
tanta convinzione ed è necessaria una formazione a vari livelli per avere competenze
aggiuntive a quelle tradizionali.
“Mi aspetto che nella concertazione del piano di sviluppo regionale, madre di tutte le programmazioni, sia valorizzata la green economy anche in montagna –ha commentato il Presidente di Uncem Toscana, Giurlani- l’Assessore Salvadori ha voluto dare un’impronta importante all’area forestale; insieme stiamo lavorando in materia di bio-architettura per creare mercati nuovi, ambito che
ha suscitato l’interesse anche del Senatore del Delaware durante la sua visita in Italia. Per le biomasse legnose Uncem sta lavorando insieme all’Assessore Salvadori per sancire un Protocollo per governare questo processo di filiera corta sul territorio; l’impianto a biomasse deve creare reddito e opportunità sul territorio toscano”.
“Gli incentivi sui piccoli impianti a biomasse- ha concluso Giurlani- sono garantiti fino al 2012 e vorremmo creare filiera corta
puntando sulla bio-generazione e sull’utilizzo di attrezzature tecnologiche ad impatto ambientale zero”.
Rinnovabili strategiche
La drammatica crisi libica di questi giorni "mette in evidenza in
tutta la sua gravità il problema della dipendenza energetica
dell'Europa e dell'Italia dalle fonti fossili tradizionali".
Di conseguenza riemerge con urgenza la necessità di politiche
sulla promozione delle fonti rinnovabili "strategiche" per il
nostro Paese. Lo ha affermato il presidente dell'Associazione
nazionale dell'industria solare fotovoltaica (Assosolare), Gianni
Chianetta secondo il quale, "il ruolo delle rinnovabili nel nostro
Paese è stato purtroppo in troppe occasioni banalizzato e decontestualizzato, perdendo di vista il fattore strategico (affrancamento dalla dipendenza energetica) e quello ambientale".
"Il settore fotovoltaico italiano - ha sottolineato il presidente di
Assosolare - ha inoltre dimostrato di avere potenzialità ben
maggiori di quelle stabilite dal Piano d' Azione Nazionale che
prevede 8 GW al 2020, mentre numeri di gran lunga più alti e
vicini a quelli tedeschi rispecchierebbero un più ragionevole
scenario di sviluppo".
"L'Italia - ha aggiunto - rappresenta comunque un mercato di
primo piano in Europa, ed è seconda ormai solo alla Germania
che dispone già di un parco fotovoltaico di oltre 15 GW con una
previsione al 2020 di 52 GW". "Se si andasse nella giusta direzione di supporto alle rinnovabili in Italia, entro 5-10 anni - ha
detto Chianetta - è plausibile pensare a un raggiungimento della grid parity". Inoltre, ha aggiunto, "i costi del fotovoltaico, spesso
citati come spauracchio collettivo, vanno considerati in quest' ottica. Se una famiglia spende un euro al mese in bolletta riconducibile al fotovoltaico, ne sta spendendo più di cinque per le assimilate, Cip6 (non rinnovabili) e circa uno per lo smantellamento delle
ex centrali nucleari".
Inoltre, ha concluso il presidente di Assosolare, le fluttuazioni del petrolio, che arrivano sempre a incidere nelle tasche del cittadino "costano ben di più, tenendo in considerazione, ad esempio, il caro benzina".
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Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.772 Firenze 2 aprile 2011
L’UNCEM secondo la scheda preparata dal Piemonte
L' UNCEM (Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani) nasce a Roma nel 1952 con lo scopo di
stabilire tra i comuni montani una solidarietà di azione più stretta a difesa degli interessi delle genti
montane e di portare la loro voce presso il Governo e il Parlamento italiano. Con l'istituzione delle
Regioni, l'UNCEM trova un rapporto locale con il governo decentrato, creando le Delegazioni regionali che
raggruppano gli enti montani di ciascuna regione aderenti all'Associazione.
Gli scopi della Delegazione sono:
- rappresentare gli enti montani a livello regionale presso gli organi competenti per l'esame dei provvedimenti di interesse montano, allo scopo di valorizzare e sviluppare il territorio e le istituzioni;
- promuovere il coordinamento delle attività delle Comunità montane e dei vari enti montani al fine di
potenziarne le capacità di intervento collegandosi alle linee di programmazione europea, nazionale e
regionale;
- promuovere studi e ricerche che consentano una migliore conoscenza della realtà montana nei suoi vari
aspetti.
All’UNCEM Piemonte aderiscono: 22 Comunità montane, 250 Comuni, 5 Province.
La ricerca
L’UNCEM non è un ente vocato esclusivamente alla ricerca. Tuttavia, in particolare
negli ultimi anni, ha avviato un’attività di
studio e ricerca più intensa, caratterizzata
dall’attenzione ai temi delle risorse, del
turismo e della fruizione dei servizi in
ambiente montano. Le ricerche sono condotte in partnership con altri enti di ricerca pubblici e privati.
La risorsa legno in Piemonte - 2008
La ricerca, realizzata in partnership con
l’IPLA Piemonte, costituisce un censimento
dei quantitativi di biomassa di origine forestale approvvigionabile nelle diverse province piemontesi, finalizzato alla possibile
costituzione di filiere bosco-energiaterritorio. La scala di riferimento delle analisi è quella delle Comunità Montane piemontesi, precedentemente all’accorpamento.
Indagine sulle potenzialità di produzione idroelettrica in area montana –
2008
La ricerca, realizzata in partnership con la
società Hydrodata Srl di Torino, rappre- Lido Riba, presidente Uncem Piemonte
senta un approfondito censimento e
inventario degli impianti idroelettrici di
piccola taglia presenti nei territori provinciali di Biella, Cuneo e Torino. Lo studio ha come finalità la ricostruzione del potenziale energetico ed
economico in area montana derivante dall’utilizzo delle reti acquedottistiche, dal recupero e repowering
delle centrali esistenti, funzionanti o dimesse, e dall’impiego di risorse idriche residuali.
Potenziale turistico
Alcune ricerche si sono interessate di valutare il potenziale turistico della montagna piemontese in diverse stagioni e località
Ricerche informali
L’UNCEM si occupa di documentare, anche in via non ufficiale, una serie di trasformazioni che avvengono sulle montagne piemontesi. Ad esempio, alcuni studi informali hanno riguardato gli effetti in termini
di risparmio sui costi politici-amministrativi dovuti al riaccorpamento delle Comunità Montane piemontesi. Altre linee di documentazione riguardano l’accesso ai servizi (come la scuola, i servizi di base, e così
via, anche alla luce delle riforme amministrative).
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SALUTE E ... DINTORNI
L'uomo toscano ha l'aspettativa di
vita più lunga a livello mondiale
Lo sapevate che l'uomo
toscano detiene un
record
mondiale?
Quale? Quello di avere
l'aspettativa di vita più
lunga al mondo. Anche
questo è emerso nell’incontro
organizzato
dall'UNCEM in vista
della stesura definitiva
del nuovo piano sanitario. L'iniziativa si è
svolta all'auditorium
del centro direzionale
Asl 2 a Monte San
Quirico. All’incontro
ha partecipato anche
l’assessore regionale
alla salute Daniela
Scaramuccia, che ha
evidenziato l’importanza di questa fase d’ascolto voluta da Anci,
Uncem e Regione
Toscana. “Vogliamo
conoscere a fondo i bisogni e le richieste provenienti dai vari
territori – ha sottolineato l’assessore Scaramuccia –. Il nuovo
Piano, che ci accompagnerà per il prossimo quinquennio, sarà
infatti focalizzato sul diritto alla salute della persona. Gli studi
dimostrano che i comportamenti adottati e le disuguaglianze
sociali, culturali, economiche incidono sul livello di salute delle
persone. La sfida è comprendere che gli individui affrontano in
maniera diversa il loro percorso di salute e lavorare sui cosiddetti determinanti. L’uomo toscano è quello che ha l’aspettativa
di vita più lunga a livello mondiale e anche per il tasso di
sopravvivenza a malattie oncologiche la nostra Regione è tra le
prime al mondo. Sono risultati importanti ma dobbiamo andare
ancora oltre e per questo è necessario vedere le problematiche
esistenti nelle diverse aree della Toscana. Grazie a questi incontri possiamo costruire insieme delle linee guida per sviluppare
un piano davvero condiviso con il territorio”.
All’iniziativa dell'UNCEM hanno preso parte rappresentanti di
associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, operatori sociali, operatori delle Aziende
sanitarie delle aree Piana di Lucca, Valle del Serchio, zone
Pisana e Valdera. Tanti gli interventi, che hanno messo in rilievo vari aspetti del sistema socio-sanitario toscano. Sono stati
anche effettuati dei lavori di gruppi, che hanno permesso di far
emergere impressioni e suggerimenti sui servizi attuali e sul
loro possibile sviluppo.
“Il nostro primo obiettivo – ha evidenziato Oreste Giurlani, presidente di UNCEM Toscana - è quello di comprendere meglio la
percezione dei cittadini riguardo ai servizi sociali e sanitari e
conoscere da vicino le varie aree della Toscana. L’ascolto del
territorio è infatti fondamentale. Dobbiamo continuare a dare
risposte adeguate ai cittadini e la partecipazione della comunità
alla stesura del piano può consentirci un autentico salto di qualità, nonostante la diminuzione delle risorse disponibili. Insieme
possiamo superare le difficoltà esistenti”.
Il presidente della Conferenza dei Sindaci dell’azienda USL 2
Giorgio Del Ghingaro ha fornito alcuni interessanti punti di
discussione: “A Lucca si sta realizzando il nuovo ospedale,
destinato prevalentemente agli acuti, e si sta discutendo di una
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nuova struttura ospedaliera anche in Valle del Serchio. Si sta
sviluppando anche la rete territoriale, come ha dimostrato la
recente presentazione della Casa della Salute di Marlia, una
delle prime esperienze territoriali complete per circa 160mila
cittadini. Ma c’è ancora molto da fare ed è importante, prima
della stesura definitiva del piano, avere un quadro definito della
situazione. Questi incontri forniscono indicazioni importanti,
perché scaturite dai bisogni reali della popolazione”.
“Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato a questa iniziativa – ha sottolineato il direttore generale dell’Azienda USL 2
Oreste Tavanti - che ha permesso di ascoltare molte voci interessanti, soprattutto quelle di coloro che, lavorando all’interno
del sistema, possono fornire indicazioni davvero utili per il
nuovo piano sanitario e sociale integrato”. fonte la Gazzetta di Lucca
Il buon uomore 'nemico' della mente
Il buon umore è 'nemico' della memoria, e rende più difficile fissare i ricordi. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista
Cognition and Emotion, che spiega perchè, ad esempio, è più
difficile ricordare un nome o un numero di telefono quando si è
a una festa.
I ricercatori dell'Università del Missouri sono arrivati a questa
conclusione sottoponendo alcuni volontari a un video di una
commedia e altri ad un video in cui si spiegava come montare
una finestra. Dopo aver visto i filmati, che hanno messo i soggetti del primo gruppo in un umore migliore degli altri, è stato
effettuato un test in cui si chiedeva di ricordare una serie di
numeri ascoltati al telefono: i soggetti del secondo gruppo
hanno avuto risultati migliori.
"E' la prima volta che si dimostra che un umore positivo può
avere un impatto negativo sulla capacità di immagazzinare i
ricordi - ha spiegato Elizabeth Martin, uno degli autori - questo
mostra che anche se i sistemi deputati alla memoria nel cervello
sono connessi è possibile influenzarli singolarmente".
Ue approva trattamento
per tumore alla prostata
La Commissione Europea ha autorizzato l'immissione in commercio di un farmaco per il trattamento di seconda linea di
pazienti affetti da carcinoma della prostata metastatico ormonorefrattario (mHrpc), precedentemente trattati con un chemioterapico contenente docetaxel. Si tratta del cabazitaxel in associazione con prednisone/prednisolone. È quanto annuncia, in una
nota, la Sanofi-Aventis che ricorda come l'approvazione della
Commissione fa seguito all'opinione favorevole del Comitato
per i prodotti medicinali per uso umano dell'Agenzia europea
per i prodotti medicinali. Da uno studio clinico di fase III è
emerso che il farmaco è in grado di aumentare la sopravvivenza
dei pazienti.
«Il Cabazitaxel in associazione con prednisone/prednisolone»
ha affermato Debasish Roychowdhury, vice presidente senior e
responsabile della divisione di oncologia di Sanofi-Aventis «ha
ridotto il rischio di morte di circa un terzo e ha allungato la
sopravvivenza libera da progressione rispetto al mitoxantrone,
utilizzato come confronto attivo, offrendo una nuova prospettiva ai pazienti, quando la loro malattia andava in progressione,
dopo una terapia di prima linea».
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ESTERO
Unione Europea: solo auto ecologiche entro il 2050
Entro il 2050 tutte le auto circolanti nell’Unione Europea dovranno essere alimentate da motori a basso impatto ambientale.
Nell’ambito dello stesso documento sulle auto ecologiche è anche previsto che entro il 2030 la presenza di vetture ad alimentazione tradizionale nelle aree urbane dovrà essere ridotta della metà. Con queste misure la Commissione Europea intende tentare di
ridurre in modo drastico le emissioni di CO2 provenienti dalla mobilità, contribuendo anche ad abbattere l’incidenza del costo dell’importazione di petrolio (210 miliardi di Euro nel 2010).
Per raggiungere questi obiettivi tutte le principali case costruttrici del mondo stanno investendo ingenti somme di denaro sullo sviluppo di tecnologie ecologiche, dalle auto ibride alle auto elettriche. Le norme sulle emissioni di CO2 entreranno in vigore dall’anno prossimo, per arrivare entro il 2015 ad avere una media di 130 g/km.
Le misure adottate, spiega una nota della Commissione Europea, prevedono l’eliminazione graduale dei veicoli ad alimentazione
tradizionale dalle città. Questo dovrebbe contribuire significativamente alla riduzione della dipendenza dal petrolio, delle emissioni di gas nocivi e dell’inquinamento atmosferico. Si parla anche dello sviluppo delle infrastrutture di ricarica per le auto ecologiche.
Un’altra delle attività che verranno sostenute dall’Unione Europea per raggiungere una mobilità urbana sostenibile è quella di promuovere il trasporto pubblico. Si farà anche in modo di invogliare le persone a muoversi più spesso a piedi o in bicicletta.
Tabacco, Coldiretti Campania: direttiva Ue
taglia fuori dal mercato il nostro prodotto
Quelli della produzione del tabacco in
Campania sono numeri importantissimi:
circa 390.000 quintali all'anno con oltre
9.000 ettari coltivati e un'occupazione nella
filiera di circa 30.000 persone. E il rischio
e' che una direttiva europea tagli fuori dal
mercato la produzione del tabacco Burley
campano, molto apprezzato proprio per il
suo carattere light".
Così Gennarino Masiello, presidente della
Coldiretti Campania e presidente anche
dell'Associazione Nazionale Tabacchicoltori, parla con LABITALIA delle conseguenze che potrebbe avere sulla produzione
campana l'approvazione della revisione
della direttiva europea sui prodotti del
tabacco. "Quanto previsto dalla proposta in
discussione a Bruxelles - dice - potrebbe
avere un effetto immediato sulla nostra economia".
Anzi, qualche effetto gia' si e' sentito. "In
questi giorni - spiega il presidente degli
agricoltori campani - si sta lavorando nelle
campagne e qualche coltivatore ha deciso, a
causa del clima di sfiducia che serpeggia in
agricoltura, di abbandonare la produzione e
non seminare il tabacco".
"Ci sono state audizioni e interlocuzioni
nelle commissioni, in cui è stato fatto presente il grave danno che si potrebbe verificare nel nostro Paese'' sottolinea Masiello.
''Abbiamo sensibilizzato sia il ministero
delle Politiche agricole sia quello della Salute a prendere posizione e abbiamo compreso - conclude - che c'e' sull'argomento un
forte impegno delle istituzioni".
Secondo Mario Pepe, deputato del Pd e componente della commissione Agricoltura, "dobbiamo difendere le aree della Campania
dove si coltiva il tabacco, anche in ordine allo sviluppo dell'intero Mezzogiorno" spiega a LABITALIA. La Campania assicura, da
sola, circa la metà dell'intera produzione italiana di tabacco.
Pepe, eletto in Campania, ha recentemenente presentato un'interrogazione parlamentare in cui si sottolinea che "la grave crisi del
settore rischia di provocare non solo un ulteriore drastico calo delle semine per la campagna 2011, ma anche la chiusura di molte
aziende".
"Per far fronte alla crisi dell'intero comparto - dice Pepe - è necessario avviare, d'intesa con le autorità di governo, un tavolo tecnico-istituzionale per predisporre un piano di interventi volto a garantire la sostenibilità della produzione tabacchicola e a ridare certezza e stabilità ai lavoratori della filiera".
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MODA: RUBRICA DI ANGELINA AINO
Moda primavera estate 2011: jeans a zampa per tutte
Chiamateli come volete, a zampa, wide leg jeans, flare jeans: la moda primavera estate 2011 vede il tramonto degli amatissimi skinny pants a favore di forme più morbide, con il fondo scampanato. Si tratta insomma di un
ritorno di fiamma dei vecchi ed amatissimi jeans a zampa, vero cult che
periodicamente la moda ripropone. Anche il trendsetter blogger di The
Sartorialist non poteva rimanere immune alla nuova tendenza, pubblicando foto delle fashion editor più chic che indossano proprio questo tipo di
pantaloni per le sfilate.
Questi modelli vanno indossati con tacchi alti, magari anche zeppe, oltre
ad un “sopra” non troppo over. Un ritorno agli anni settanta che può essere glamour se abbinato ad un cappello a tesa larga.
Dopo anni di jeans skinny, il ritorno ad una gamba più morbida e ad una
vita più alta farà certamente piacerete a tutte noi che non indossiamo propriamente una taglia 40. Questi jeans infatti, se indossati con tacchi, slanciano la figura e la vita leggermente più alta, consente anche di nascondere qualche imperfezione di pancia e fianchi.
Come vedete dalle immagini sono state tantissime le fashion editor durante le ultime sfilate di moda, a presentarsi con questi pantaloni, davvero
chic e pratici
Perfetti per le serate con amici, magari abbinati ad un giubbino brillante,
saranno perfetti anche per l’ufficio, sempre abbinati a scarpe con tacco
alto, camicia bianca e una giacca slim. Cosa ne dite? Vi piace la nuova tendenza per la primavera estate 2011?
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30 SECONDI DI RIFLESSIONE!
Parlamento o gallinaio?
Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pare
abbia perso la pazienza! Si è chiesto se il
Parlamento è tale oppure sia diventato un
gallinaio, sguaiato oltre ogni limite.
Lo scioglierà?
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