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la Repubblica @ MARTEDÌ 29 GIUGNO 2010 ■ 42 PER SAPERNE DI PIÙ www.ancma.it www.chatenet.biz Super Light Chatenet CH26 La supercar della categoria Strizza l’occhio alla Cooper PORTE che si aprono verso l’alto, scocca in fibra di carbonio: sembra la scheda della Ferrari Enzo ma è invece quella della Super Light GTA, la più preziosa (costa 30 mila euro) e raffinata fra le microcar. Anche la carrozzeria è ricoperta di pannelli di fibra di carbonio, mentre il design — per quanto possibile viste le dimensioni minuscole — è ispirato a quello delle vere supercar con un muso molto spiovente e una coda rastremata. Per agevolare l’accessibilità fra l’altro le porte si sollevano verso l’alto trasportando una grande parte del tetto. LA MARCA più amata dai teen ager, la Chatenet, rilancia ancora e propone adesso la CH 26, una raffinatissima microcar con il tetto a contrasto, idea presa in prestito dalla celeberrima Mini Cooper. I fari posteriori tondi semi incassati invece si ispirano addirittura a quelli di un mostro sacro come la Ferrari 599. Basta questo per capire il livello di cura di questa macchinina, già disponibile anche in tre serie speciali: Sparco, Pearky e Black Panther. Dossier Minicar MASSIMO LUGLI ROMA ei lo pronuncia “E’xam”. Non per niente va allo Chateaubriand, Nomentano, liceo bilingue di nobilissima tradizione e palestra intellettuale di figli di diplomatici e aristocrazia internazionale. La maturità è, qui, già iniziata e i ragazzi che escono dalla scuola hanno l’aria apprensiva, sollevata, esausta, sfinita o felice di tutti gli studenti alle prese con uno degli esami più temuti della vita. Il parcheggio è uno show room di microcar e, neanche a dirlo, le francesi, tra Chatenet e Aixam, la fanno da padrone anche perché le altre marche sono considerate un po’ come i jeans da bancarella cinese. «Ce l’ho da due anni e mi ci trovo benissimo - spiega Lucia, diciassettenne, accarezzando con lo sguardo la sua Aixam grigio chiara che sembra fresca di parrucchiere, più che di lavaggio grosse grane non me ne ha mai date, basta fare i tagliandi ed è difficile che ti lasci a piedi...Il vero problema è l’assicurazione: costa 1200 euro all’anno, una cifra spropositata mio padre si lamenta sempre». La scelta del “quadriciclo leggero” per definirlo a rigor di codice stradale, sembra ancora una questione di sicurezza, per i genitori, nonostante il terrorismo mediatico degli ultimi mesi. «Ho almeno quattro amici che sono finiti all’ospedale per un incidente di motorino - continua Lucia, giudiziosetta - uno si è fratturato le gambe, tutte e due, e ha penato per cinque mesi buoni. Con la minicar è molto più difficile farsi male sul serio. Io ho sbattuto contro la macchina di una signora che usciva da un garage ma me la sono cavata col parafango da sostituire...». A vederle, le macchinette sembrano tutte più o meno regolari. Niente tuning estremo tipo alettoni, vetri azzurrati, assetto ribassato o altre modifiche da Formula uno anche perché nella capitale, ultimamente, vigili e carabinieri hanno la mano pesante con le vetturette e, ogni giorno, fioccano multe e sequestri. «Certo che ho tolto i blocchi, lo fanno tutti - spiega Andrea, anche lui diciassette anni, capelli rosso fiamma ed erre moscia - ma a lei sembra normale che si possa andare a 45 all’ora? Secondo me la macchina è troppo lenta e diventa perfino pericolosa». Asportando i limitatori (che una volta si chia- L Quei piccoli piloti della capitale mavano “diaframmi” ma oggi è roba elettronica molto più sofisticata) la minicar raggiunge in media i 65 all’ora. Una velocità, tutto sommato, sostenibile anche se fuorilegge. Poi c’è chi esagera. «Damme na piotta e te faccio schizzà a 90», promette un Viaggio nelle scuole romane per capire l’atteggiamento dei giovani guidatori nei confronti delle minicar. Ecco perché le truccano, come le guidano e come vorrebbero farle diventare meccanico specializzato di Roma nord che parla come i Flaminio Maphia (gruppo rock trash amatissimo della capitale) «la modifica è facile: cambio il variatore e il getto del gasolio. Tre ore di lavoro ed è fatta. Rischi? No, se uno ha un minimo di mano. Il telaio regge, i freni pure. Certo, bisogna evitare di andare sempre a tavoletta ma i ragazzini vonno core.....». Non tutti però. Eccone un gruppo che pascola davanti al Giulio Cesare, altro liceo “bene” della capitale chiuso ma fre- quentato, almeno all’esterno. Due Chatenet, una Aixam e due Ligier. È un coro: «I blocchi li togliamo subito dopo il rodaggio. Non ha senso andare a 45 all’ora, anche i motorini sono tutti modificati... Sessanta all’ora non è troppo». Il problema, udite udite, è che tutti, proprio tutti, sono favorevoli all’innalzamento dell’età minima per mettersi al volante: da 14 a 16 anni. «E bisognerebbe aggiungere una prova pratica al patentino - spiega Luca, sedicenne con acne regolamentare e occhiali da secchioncello - la teoria, da sola, non basta. Mio padre mi ha fatto la scuola guida per una settimana, prima di darmi il permesso di prendere la macchina da solo». La macchina, già, la chiamano proprio così. I tempi dei cinquantini con una centrale nucleare al posto del motore («Me pinna de seconna/ ce frego pure l’Honna») sembrano ormai tramontati questi ragazzi sembrano uno spot del ministero dei trasporti sulla guida sicura. O magari recitano davanti al cronista... Roma, comunque, è una città ad alto rischio per i “quadricicli leggeri”: la media di incidenti (15 su 100 vetturette in circolazione) è più che doppia di quella nazionale che si ferma sul 7 per cento. Sarà che le strade della capitale, tra buche, cordoli, sampietrini, rotaie, macchie d’olio e altre insidie sono un percorso di guerra o forse gli adolescenti romani, predicano bene e razzolano malissimo. «I vigili ci odiano, ci fanno la guerra - spiega Giovanni, 17 anni, davanti al Tasso di via Sicilia - mi hanno sequestrato due volte la macchina perché portavo un amico...Ma è una cosa assurda: ha due posti, le cinture, è fatta per due persone...Secondo me lo fanno per invidia, perché non se la possono permettere». Effettivamente, con lo stipendio della municipale, spendere da 9 a 12 mila euro per questi giocattoli di plastica e vetroresina sembra difficile. «Ma se pensi che la microcar sia una cosa da ricchi a tutti i costi sbagli - avverte Valeria, sedicenne, posteggiata (in doppia fila ovviamente) di fronte al Gesù e Maria, scuola privata e super esclusiva di Roma Nord - un usato lo trovi a 3 mila euro ma ha il vantaggio di mantenere altissimo il valore, è un assegno circolare. Mio padre guida uno scooter che ne costa quasi 5 mila». E molto spesso i genitori s’impossessano delle vetturette dei pargoli quando non vogliono sporcarsi i pantaloni con la pioggia o devono intrufolarsi nella zona a traffico limitato. Usato a basso costo o no, comunque, i quartieri a più alta densità di vetturette restano quelli dove un appartamento costa dai 6 mila euro al metro quadrato in su: Fleming e Parioli in testa. Vai al Casilino o sulla Prenestina e alla guida trovi quasi esclusivamente adulti con patente ritirata e espressione da “Scendo e te gonfio”. Le vetture mignon, in Francia, sono nate per gli anziani che non potevano più sostenere i severissimi esami per il rinnovo della patente ma da noi è un’altra faccenda: si guida tranquilli fino a 90 anni come quel signore col cappello che....Ma questo è un altro discorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per molti degli intervistati queste vetturette sono piccole case con le ruote. Da trattare con attenzione e ammirare. In molti sembrano favorevoli ad innalzare l’età minima per guidarle a 16 anni