Nota informativa - tappe principali ricerca scientifica ghiacciaio
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Nota informativa - tappe principali ricerca scientifica ghiacciaio
Levissima e l’Università degli studi di Milano, cinque anni di studio dell’acqua, dei ghiacciai e del clima Levissima, acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, sinonimo di purezza e di alta montagna, è dal 2007 impegnata in un programma di sostenibilità ambientale che la vede coinvolta, insieme ad un partner d’eccezione, l’Università degli Studi di Milano, in un progetto di ricerca per lo studio della criosfera, ovvero l’insieme dei ghiacci presenti sul nostro pianeta. Questo progetto, dal 2007 ad oggi, ha attraversato diverse fasi con l’obiettivo di indagare e raccogliere dati sul ghiaccio, sul manto nevoso, sull’acqua di fusione glacionivale e sul permafrost - o ghiaccio nascosto nelle rocce e nel suolo - e ha visto la collaborazione scientifica del Politecnico di Milano (DIIAR), dell’Università dell’Insubria di Varese e del Comitato Ev-K2-CNR di Bergamo. Area di studio è il bacino glaciale Dosdé-Piazzi, in Alta Valtellina, simbolo della purezza Levissima, che è divenuto un vero laboratorio a cielo aperto; il monitoraggio di ghiaccio, neve, acqua e permafrost in questa zona è stato reso possibile anche grazie al sostegno del Comune di Valdidentro e della Provincia di Sondrio. Il ghiacciaio Dosdé Orientale è infatti localizzato in un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e in una Zona a Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito dei siti di Rete Natura 2000, in gestione della Provincia di Sondrio. Le ricerche sono state condotte nel pieno rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo di valutare la possibilità di preservare parte dell’accumulo nevoso e di favorire quindi il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente dell’habitat glaciale. LE TAPPE 2007 – La conoscenza Per ampliare la conoscenza dell’evoluzione del ghiacciaio in rapporto al clima è stata collocata sulla sua superficie una stazione meteorologica automatica (AWS) che raccoglie dati sui flussi termici ed energetici. Il Gruppo Dosdè-Piazzi, da cui sgorga la purissima acqua minerale Levissima, è stato scelto come laboratorio a cielo aperto proprio perché altamente rappresentativo di tutto il glacialismo italiano che è caratterizzato da ghiacciai piccoli e di medie dimensioni: in particolare il Ghiacciaio Dosdè Orientale con la sua superficie, di circa 1 km2 è studiato da oltre 50 anni per quanto riguarda le sue variazioni di lunghezza. 2008 – La mitigazione Per la prima volta in Italia sono state sperimentate tecniche di riduzione della fusione nivoglaciale collocando, sulla superficie del Dosdè, uno speciale geotessuto bianco che ha impedito la penetrazione dei raggi UV ed ha protetto neve e ghiaccio dalle alte temperature estive. La superficie sottoposta a protezione si estendeva per 150 m² di area. 2009 – Mitigazione e acqua Si è iniziato il secondo esperimento di protezione attiva del ghiacciaio con la stesura di un nuovo telo protettivo geotessile. Sotto il telo, sono stati collocati alcuni termometri per misurare la “febbre” del ghiacciaio durante il periodo estivo. Nel 2009 sono inoltre iniziate le ricerche del gruppo di idrologia del Politecnico di Milano, finalizzate al monitoraggio delle portate dei torrenti del Gruppo Dosdè Piazzi e alla valutazione dei bilanci idrologici dei bacini glacializzati. A questo scopo è stata installata una stazione permanente di misura della portata del Torrente Dosdè e una stazione meteo in Val Dosdè, per misurare le precipitazioni solide e liquide, fondamentali per il calcolo del bilancio idrologico. 2010 – Alla scoperta del ghiaccio nascosto Inizia lo studio di un settore ancora poco noto della criosfera: il permafrost o ghiaccio “nascosto” nella roccia e nel suolo, altro fondamentale indicatore climatico, campo di studio ancora poco diffuso in Italia. Levissima e i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano hanno collocato, nell’estate 2010, alcuni termometri sulla vetta più elevata del gruppo Dosdé Piazzi, Cima Piazzi a circa 3.500 metri di quota. Obiettivo: approfondire lo studio dell’evoluzione del permafrost in relazione ai cambiamenti climatici in atto, collante naturale della roccia la cui riduzione potrebbe ampliare i fenomeni di dissesto. Questa ricerca è stata condotta con la collaborazione dell’Università dell’Insubria di Varese e le misure di temperatura della roccia sono proseguite fino ad oggi senza interruzioni, costituendo un record importante per le Alpi Italiane. 2011 – Lo studio del manto nevoso La collaborazione tra Levissima e l’Università degli Studi di Milano è proseguita con lo sviluppo di un altro importante progetto: dallo studio del ghiaccio di superficie, visibile a occhio nudo, all’analisi e allo studio del permafrost - il ghiaccio nascosto nella roccia e nel suolo - per arrivare, nel 2011, allo studio della neve. I ricercatori si sono focalizzati sulla neve che riveste il Gruppo Dosdè-Piazzi, in alta Valtellina, per capire quanta acqua, proveniente dalla sua fusione, vada ad alimentare i torrenti di media e bassa quota. I RISULTATI La strumentazione scientifica installata a partire dal 2007 - stazione meteorologica sopraglaciale, sensori termici nella roccia, stazione meteorologica valliva e idrometro che misura le portate torrentizie – ha reso il Dosdè Piazzi un vero “laboratorio open air”, andando a costituire lunghe serie di dati strumentali sulla criosfera delle Alpi Italiane, resi disponibili per l’intera Comunità Scientifica Internazionale. Tutti gli strumenti oggi afferiscono alla prestigiosa rete SHARE - Stations at High Altitude for Research on the Environment - sviluppata e gestita da Ev-K2-CNR. Le variazioni areali di tutti i ghiacciai del gruppo Piazzi-Campo, calcolate mediante l’elaborazione di foto aeree relative al periodo 1954 - 2007, indicano una riduzione della superficie glacializzata di oltre il 60% in poco più di mezzo secolo; si è passati da 8 km² nel 1954 a 3 km² nel 2007, la contrazione areale complessiva è risultata di circa 5 km². Questo studio è uno dei primi ad aver fornito dati quantitativi ad alta risoluzione, estesi per oltre 50 anni su un intero gruppo glacializzato delle Alpi Italiane, ed è stato accolto con molto interesse dalla Comunità Scientifica Internazionale. Si è osservata un’accelerazione della riduzione glaciale che, dal 2003 al 2007, si è addirittura triplicata ed è stata più intensa in questo settore delle Alpi, caratterizzato da apparati glaciali di piccole dimensioni, in media tutti inferiori al km², quindi più fragili e sensibili ai cambiamenti climatici in atto. Gli esperimenti con il tessuto geotessile hanno permesso di valutare, per la prima volta in Italia, l’efficacia di queste strategie di protezione glaciale su un ghiacciaio naturale, non sottoposto ad azioni di battitura o di ridistribuzione del manto nevoso. I rilievi condotti hanno dimostrato che, in condizioni naturali, il geotessuto permette di preservare, durante la stagione estiva, il 40% circa del manto nevoso presente sulla superficie del ghiacciaio a fine primavera, a 2.850 m di quota, e oltre l’80% del ghiaccio glaciale. I termometri posti alla superficie del telo, sotto il telo e nella neve hanno evidenziato come il geotessuto agisca smorzando del 50% l’onda termica responsabile della fusione glaciale, fungendo quindi da isolante termico rispetto all’atmosfera sovrastante. Le misure di bilancio energetico hanno inoltre evidenziato una riduzione di oltre il 40% dell’energia solare assorbita; ciò significa che, praticamente, vengono schermati tutti i raggi UV, radiazione più energetica che promuove la fusione. Lo studio della neve e della sua distribuzione spaziale ha evidenziato come il laboratorio a cielo aperto Dosdè-Piazzi veda importanti apporti nevosi in conseguenza delle abbondanti precipitazioni solide che caratterizzano questo settore delle Alpi Lombarde. Sul Ghiacciaio Dosdè Orientale la neve precipitata fonde quasi completamente durante il periodo estivo e questo produce abbondante acqua di fusione che alimenta torrenti e ruscelli di alta quota. Le misure di portata del torrente Dosdè hanno evidenziato che in agosto la fusione glaciale è l’apporto predominante, mentre in giugno e luglio gli apporti maggiori sono conseguenti alla fusione nivale. Su scala annuale, il ruolo giocato dalla fusione nivale è pari se non superiore a quello della fusione glaciale; questa componente è fondamentale per garantire la portata dei nostri torrenti di alta quota e per mitigare le magre estive nei fiumi di pianura. La serie di dati di portata del Torrente Dosdè è una delle più lunghe d’Italia per quanto riguarda il monitoraggio di torrenti di alta quota e il calcolo del bilancio idrologico di bacini glacializzati. Le misure di temperatura nella roccia hanno evidenziato che sulla cima più alta del Gruppo Piazzi, Cima Piazzi, simbolo di Levissima, il permafrost è localizzato ad oltre 1 m di profondità. L’assenza di permafrost superficiale è un dato da tenere monitorato con grande attenzione, poiché è proprio il ghiaccio nascosto nella roccia e nel suolo a garantire maggior stabilità dei versanti rocciosi.