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© Lonely Planet Publications
Capire
le Hawaii
HAWAII OGGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 616
Le difficoltà dello sviluppo economico sono all’ordine del giorno anche
in questo paradiso, crocevia del Pacifico e mosaico multiculturale.
Scritto da Michael Shapiro.
STORIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 619
Dai viaggiatori e dai re polinesiani ai missionari cristiani, dai magnati
dello zucchero alle basi delle forze armate statunitensi, questa è la
storia delle Hawaii. Scritto da Michael Shapiro.
POPOLAZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 639
Lasciate perdere miti e stereotipi e tuffatevi nella vita quotidiana
dell’isola, così differente rispetto agli Stati Uniti continentali. Scritto da
Michael Shapiro.
LA CUCINA HAWAIANA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 647
Cocktail tropicali sulla spiaggia, capanne dove vendono pesce fresco,
furgoni che propongono plate lunch e altro ancora.
I PRODOTTI DELLA TERRA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 660
Alcune comunità del cibo nelle Hawaii.
ARTE E ARTIGIANATO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 664
Scoprite l’anima profonda delle isole nelle storie emozionanti, nella
sensuale danza hula, nelle fantasiose canzoni e negli artistici oggetti di
artigianato.
LEI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 670
Le profumate ghirlande simboleggiano lo spirito dell’aloha che anima
le isole.
TERRA E MARE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 673
Delicate barriere coralline, fiumi di lava incandescente, cime di vulcani
coperte di ghiaccio, foreste nebulari ammantate di foschia – sono le
Hawaii, naturalmente.
LE HAWAII E L’AMBIENTE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 682
Aiutate questo remoto arcipelago a diventare un laboratorio vivente per
la sostenibilità e la vita rispettosa dell’ambiente.
popolazione per kmq
616
HAWAII
NEW YORK
TEXAS
≈ 38 abitanti
Hawaii oggi
La rinascita hawaiana
»»Popolazione:
1,3 milioni
»»Prodotto
interno lordo:
63,4 miliardi di
dollari
»»Reddito
familiare medio:
66.701 dollari
»»Lunghezza
della costa:
1208 km
»»Superficie:
16.752 kmq (il
quarto stato più
piccolo degli
Stati Uniti)
Anche se la cultura hawaiana è stata sconvolta da oltre due secoli di
contatti con il mondo occidentale, rimane molto viva, e non solo nei
toponimi e negli spettacoli di hula degli alberghi. Sono tornate in auge
arti tradizionali come lauhala (foglie di pandano intrecciate), kapa (tessuto ricavato dalla corteccia), intaglio della zucca e sculture tiki. Terapie
alternative come lomilomi e laʻau lapaʻau (piante medicinali) interessano
gli studenti del luogo quanto gli stranieri. Nelle scuole pubbliche ci sono
corsi di lingua hawaiana e in tutto lo stato spuntano come funghi scuole
private sovvenzionate dal governo che focalizzano la loro attenzione sulla
cultura hawaiana. Heiau (luoghi sacri) e antichi vivai per l’allevamento
di pesci sono in fase di restauro, le foreste ripiantate e gli uccelli indigeni
allevati e poi lasciati liberi. Tutto questo fa parte di quella che oggi viene
chiamata ‘rinascita hawaiana’.
Negli anni ’70 la cultura hawaiana, depauperata dalla colonizzazione,
mercificata e svenduta ai turisti, era pronta per un revival; aveva solo
bisogno che scoccasse una scintilla. Nel 1976 una riproduzione dell’antica
canoa a vela polinesiana Hokuleʻa salpò per Tahiti utilizzando solo le
stelle come bussola. Un impeto di orgoglio culturale attraversò tutta la
Polinesia (v. p623). Quello stesso anno un gruppo di attivisti hawaiani occupò
Kahoʻolawe (p450), detta anche ‘Target Island’ (isola bersaglio), che il governo
statunitense aveva utilizzato fin dalla seconda guerra mondiale per le sue
esercitazioni. Nel 1977, in occasione di una ennesima occupazione, due
attivisti scomparvero in mare in circostanze misteriose e assursero a
martiri del nascente movimento per i diritti dei nativi hawaiani.
Nel 1978 lo stato, in occasione della storica Convenzione costituzionale,
approvò un certo numero di emendamenti di grande rilievo: lo hawaiano
fu dichiarato lingua ufficiale (accanto all’inglese) e fu dato mandato di in-
Libri
Eredi di un mondo sbagliato
(Kaui Hart Hemmings) Il travaglio di una famiglia hawaiana
alla prese con la gestione del
terreno ereditato dagli antenati.
Ne è stato tratto il film Paradiso
amaro (di A. Payne, 2012) con
George Clooney protagonista.
Hotel Honolulu (Paul Theroux)
Lo stravagante, bizzarro e dissoluto mondo di Honolulu visto
attraverso gli occhi del direttore
di un albergo di Waikiki.
Padre Damiano tra i lebbrosi di
Molokai (Gavan Daws) Ambientato all’interno del lebbrosario di
Molokaʻi.
Un arcobaleno da salvare (David
Liittschwager) Coglie l’essenza
della natura hawaiana attraverso
immagini di piante e animali rari.
su 100 abitanti
nelle Hawaii
religione
(% della popolazione)
617
9
63
buddhisti
28
non religiosi
cristiani
20 sono caucasici
20 sono di ascendenza mista (non hawaiana)
18 sono giapponesi
24 sono hawaiani o parzialmente hawaiani
18 sono altro
segnare la cultura hawaiana nelle scuole pubbliche. La cultura hawaiana,
perciò, rimane una parte importante dell’identità delle isole, rispecchiata
in aspetti piccoli e grandi – nella hula che si scatena spontanea durante
un concerto, nell’oli (inno) cantato prima di occasioni importanti, nel
trattamento lomilomi che ricevete in una spa o magari in una conversazione condotta in ʻolelo Hawaiʻi – la lingua hawaiana.
Alla ricerca di un equilibrio sostenibile
All’epoca dei primi contatti con l’Occidente, la popolazione delle Hawaii
si aggirava tra 200.000 e un milione di abitanti. È incredibile pensare
che così tante persone potessero vivere – in maniera sostenibile – utilizzando antiche pratiche di gestione delle risorse e senza l’uso del metallo.
Paradossalmente, l’economia delle Hawaii oggi è meno solida di quanto
non fosse allora, a causa della completa dipendenza dal mondo esterno.
Almeno l’80% dei beni di consumo utilizzati alle Hawaii, compreso
l’85% delle derrate alimentari, viene importato. Per petrolio e carbone,
totalmente importati, si spendono quasi 5 miliardi di dollari all’anno. E
in un luogo così ricco di risorse energetiche naturali, il 95% dell’energia
proviene ancora da combustibili derivati dal carbone.
Con l’aumento della popolazione – quasi il 7% tra il 2000 e il 2009 (e il
50% dal 1959, l’anno in cui divenne uno stato) – nuovi agglomerati urbani
si espandono in modo tentacolare, sottoponendo a forti pressioni le risorse
idriche, il sistema dei trasporti, le scuole pubbliche e la gestione dei rifiuti.
L’intero sistema economico delle Hawaii dipende in effetti dal mondo
esterno. Dopo aver perso il mercato di zucchero e ananas per la concorrenza dei paesi in via di sviluppo, le Hawaii hanno puntato tutto su un’unica
fonte di reddito, il turismo, che ha duramente sofferto la recessione
del 2008, con un aumento vertiginoso del deficit. L’allora governatrice
Film e serie tv
Rap’s Hawaiʻi Rap Reiplinger
negli anni ’70 era un’icona della
comicità – forse un po’ bizzarra
per chi non è del posto.
Magnum PI Sarà anche datato,
ma gli hawaiani lo amano
ancora (magari per riconoscere
le location).
»»Percentuale
di matrimoni
interetnici:
50% circa
»»Percentuale
di cittadini
favorevole
alla raccolta
differenziata
obbligatoria:
oltre l’80%
»»Energia
derivante dal
petrolio: 89%
»»Energia
proveniente da
fonti alternative:
5%
Playlist
Hawaii Five-0 Torna sugli schermi Steve McGarrett, ma questa
volta senza giacca e cravatta.
Blue Crush (2002) Molto amato
per le scene di surf
50 volte il primo bacio (2003)
Perché Rob Schneider che storpia
l’accento pidgin è imperdibile.
»» Facing Future, Iz
Kamakawiwoʻole
»» Masters of Hawaiian Slack Key
Guitar vols 1 & 2
»» Acoustic Soul, John Cruz
»» Collection, Hapa
»» On and On, Jack Johnson
618
»»Media
giornaliera dei
turisti: 180.000
»»Barattoli
di Spam
consumati ogni
anno: 7 milioni
»»Tragitto
giornaliero
medio di un
pendolare:
26 minuti
»»Prezzo medio
della benzina
nel 2011: 0,89
dollari al litro
(il più alto degli
Stati Uniti)
»»Utilizzo
delle cinture
di sicurezza:
95% (insieme
all’Arizona il più
alto degli Stati
Uniti)
Linda Lingle impose tagli draconiani al bilancio e ai servizi e decise
uno stanziamento di 1,8 miliardi di dollari per la realizzazione di varie
opere, soprattutto strade e ponti, puntando inoltre sulla diversificazione
dell’economia. Sostenere i piccoli coltivatori e sollecitare i consumatori a
privilegiare i ʻprodotti locali’ sono altre due azioni che potrebbero mitigare
la dipendenza delle Hawaii dal turismo e dalle importazioni.
Ciò nonostante, in un futuro immediato le Hawaii probabilmente
continueranno a vivere di turismo, seppure a caro prezzo. Il settore fa
affluire circa 7 milioni di visitatori l’anno – cinque volte la popolazione
residente –, che intasano le strade, affollano le spiagge e i break per il
surf, fanno lievitare i prezzi degli immobili, alimentando nel contempo
un’appassionata opposizione allo sviluppo dell’industria dei resort. Molti
residenti riconoscono ormai che l’attuale modello non dà certezze ed
è poco sostenibile, e che le Hawaii si trovano a un bivio – ricercare un
futuro più autonomo oppure subire gli effetti sempre più gravi della
dipendenza da turismo, merci importate e combustibili fossili.
Il futuro è lungi dall’essere deciso, ma ci sono incoraggianti avvisaglie.
Le Hawaii si stanno ritagliando un ruolo di prima fila nel settore delle
energie pulite. Nel 2008 fu avviata la Hawaii Clean Energy Initiative
(HCEI), che fissa l’obiettivo del 70% del fabbisogno fornito da energie locali
rinnovabili entro il 2030, e le sperimentazioni procedono a tutto campo:
centrali eoliche, geotermico, biomassa, biocombustibili derivati dalle
alghe, conversione termica in acque profonde, energia solare e da moto
ondoso, automobili elettriche, piano per l’uso delle biciclette in tutto lo
stato… oltre al rifacimento della rete elettrica e al progetto più ambizioso
(e controverso), la costruzione di una metropolitana leggera da 5 miliardi
di dollari a Honolulu. Se tutto ciò avrà successo, le Hawaii diventeranno
la prima economia basata principalmente sulle energie pulite.
Fatti e notizie
Honolulu Star-Advertiser
(www.staradvertiser.com)
Quotidiano locale.
Honolulu Weekly (honolulu
weekly.com) Settimanale
alternativo che esce di giovedì
con l’elenco dei principali
avvenimenti.
Honolulu Magazine
(www.honolulumagazine.com)
Quindicinale che si occupa di
stile di vita e cultura di Honolulu.
Ka Wai Ola (www.oha.org/
kwo) Pubblicazione dell’Office
of Hawaiian Affairs dedicato alla
comunità dei nativi hawaiani.
Hawaii Public Radio
(www.hawaiipublicradio.org)
88.1 FM KHPR e 89.3 FM KIPO;
notizie di carattere nazionale e
locale. Anche in streaming web.
OC16 (www.oc16.tv) Oceanic
Cable channel 16 – 24 ore su 24,
programmazione locale.
619
Per essere il più giovane lembo di terra del pianeta, le Hawaii vantano
una storia particolarmente ricca e varia. Forse è stato inevitabile, dati
l’isolamento e la posizione, a metà tra Oriente e Occidente, che questo
arcipelago diventasse lo scenario di tanta unicità, diversità, scambio e
sovvertimento. La sua scoperta e la sua colonizzazione fanno parte dei
grandi racconti epici dell’umanità: che degli uomini primitivi si siano
spinti fino a raggiungere fazzoletti di terra di dimensioni così ridotte –
nonché i più isolati al mondo – nel bel mezzo del più grande oceano del
pianeta è una testimonianza dell’abilità, dell’audacia e forse anche della
fortuna dei viaggiatori che sopravvissero al viaggio. Dei molti altri che
verosimilmente non sopravvissero, la storia tace.
I primi colonizzatori portarono con sé tutto ciò di cui avevano bisogno per riuscire nell’impresa e prosperare – le piante e gli animali che
coltivavano e allevavano nelle loro isole di origine. Essi arrivarono in un
luogo differente da tutti quelli che avevano visto prima: isole con diverse
zone climatiche e specie di piante e animali che non si trovavano da
nessun’altra parte, una terra di vulcani con le cime innevate, scogliere
scanalate, aridi deserti e barriere coralline brulicanti di pesci. Nel corso dei secoli essi svilupparono una società estremamente organizzata
che gestiva la terra in modo sostenibile e produceva arte, architettura,
sport, spiritualità, medicina, agricoltura e tradizioni orali tra i più
interessanti dell’Oceania.
A partire da un giorno del 1778, però, ogni cosa cambiò. Si trattò
di un esemplare scontro di civiltà: l’Impero Britannico, la cultura più
tecnologicamente avanzata del pianeta, inviò un esploratore perché
si spingesse, con audacia e coraggio, dove nessun uomo (europeo) era
mai andato prima. Le Hawaii, in cui gli europei si erano imbattuti per
caso, erano, ai loro occhi, un luogo abitato da barbari fermi all’epoca
preistorica: non usavano il metallo, nessuna traccia di tecnologia
moderna, non avevano nemmeno una lingua scritta. La loro cultura
CRONOLOGIA
40-30 milioni
di anni a.C.
La prima isola hawaiana, Kure,
emerge dal mare, facendo la
sua comparsa dove attualmente
sorge Big Island; sono il vento, gli
uccelli e le onde a portare i primi
semi da cui nascono le piante e si
moltiplicano gli insetti e gli uccelli
che colonizzano la nuova terra.
Il saggio di
Cristina Notarangelo Gli indigeni
hawaiani (Xenia,
Milano 2000)
prende in esame
l’interazione fra
i nativi e le altre
culture e propone
una panoramica
sulla società e la
cultura tradizionali delle Hawaii.
Per una selezione
di testi in lingua
inglese visitate il
sito www.native
bookshawaii.com
LIBRI SUI
NATIVI
Storia
300-600 d.C.
La prima ondata di polinesiani,
verosimilmente provenienti dalle
Isole Marchesi, raggiunge in
canoa le Hawaii – mezzo secolo
prima che i vichinghi lasciassero
la Scandinavia per saccheggiare
l’Europa.
S to ria 
ANN CECIL / LONELY PLANET IMAGES ©
620
»»‘Iolani Palace, Honolulu (p65).
rigidamente stratificata, che venerava divinità pagane e si dedicava ai
sacrifici umani, sembrò inaccettabile per la visione cristiana del mondo. Ma la posizione geografica delle Hawaii, la ricchezza di risorse e la
necessità di un punto d’appoggio per il commercio nell’Oceano Pacifico
fecero sì che le isole diventarono ben presto un obiettivo dell’impulso
civilizzatore dell’Occidente, una sensazione che nelle menti di molti
nativi hawaiani persiste ancora oggi.
I due secoli successivi videro il declino della società nativa, provocato
da trasferimenti, malattie e privazione dei diritti; inoltre la nascita di
un’economia basata sulle piantagioni attirò forza lavoro da Giappone,
Portogallo, Filippine, Cina e Corea, e creò una miscela unica di culture
e tradizioni. Il resto lo fecero la destituzione della monarchia hawaiana
e la trasformazione delle Hawaii in territorio americano, unitamente
allo sviluppo incontrollato e all’evoluzione dell’arcipelago in una delle
destinazioni turistiche più ambite del mondo.
Ma le Hawaii di oggi conservano ancora traccia di ciò che è venuto
prima, tutto ancora vivo nelle pieghe del loro paesaggio e nelle peculiarità della loro cultura.
1000-1300
Salpata da Tahiti, una
seconda ondata di esploratori
polinesiani raggiunge le Hawaii.
I loro strumenti sono fatti di
pietra, conchiglie e osso; essi
portano con sé taro, patate
dolci, canna da zucchero, noci
di cocco, polli, maiali e cani.
1778-79
James Cook, il primo europeo
ad aver messo piede sulle
isole, visita le Hawaii due volte.
Dopo essere stato accolto
calorosamente, Cook perde le
staffe a causa del furto di una
scialuppa e viene ucciso dagli
hawaiani.
1790
Kamehameha il Grande invade
Maui e decima i guerrieri
dell’isola nel corso di una
cruenta battaglia a ʻIao Valley.
Nascita di un arcipelago
Un’esplosione di vita
Le isole sperdute sono laboratori della natura, e lo scienziato folle
dell’evoluzione è sicuramente venuto a fare i suoi esperimenti da queste
parti. Nel corso di milioni di anni la vita è sbocciata e si è evoluta. Ma
solo ciò che poteva affrontare il lungo viaggio attraverso il Pacifico in
volo, col vento o via mare poteva colonizzare l’arcipelago delle Hawaii – a
più di 3220 km dal continente più vicino, le Hawaii sono la più isolata
massa terrestre del pianeta. Prima che arrivassero gli esseri umani non
c’era quasi alcun mammifero, rettile o anfibio. Ma le piante, gli uccelli
e gli insetti che ebbero la fortuna di sopravvivere alla traversata – in
media una specie ogni centinaia di migliaia di anni – prosperarono
e si adattarono ai diversi microclimi e al ricco suolo vulcanico che
caratterizzano le Hawaii. In alcuni casi, un singolo ‘colonizzatore’ si
1795
Dopo la battaglia di Nu‘uanu,
Kamehameha il Grande
unifica le isole Hawai‘i, Maui,
Moloka‘i, Lana‘i e O‘ahu.
1810
Kamehameha negozia
pacificamente il controllo su
Kaua‘i, unificando per la prima
volta tutte le isole in un solo
regno.
STORIA IN
SINTESI
621
Vi piacerebbe una
storia delle Hawaii
da poter leggere
tutta d’un fiato
durante il volo di
andata? Scegliete
A Concise History
of the Hawaiian
Islands (1999),
di Phil Barnes,
che cattura una
sorprendente
quantità di
sfumature in 90
incisive pagine.
1810
Kamehameha il Grande si
trasferisce a Maui, dichiarando
Lahaina sede del regno
hawaiano.
S to ria N asci ta d i u n arcipe l ago
Le 137 isole che fanno parte della catena hawaiana – otto isole
principali e numerose isolette disseminate per un tratto di 2415 km
nell’Oceano Pacifico – discendono tutte da un singolo ‘hot spot’ vulcanico dall’ampiezza di circa 483 km, in fase di eruzione da almeno
86 milioni di anni. Poiché la Placca Pacifica terrestre si è spostata
da sud-est verso nord-ovest (a forte velocità, cioè circa 48,3 km ogni
milione di anni), dal camino del vulcano è spuntata una fila di isole.
La più antica, l’atollo di Kure, si trova all’estremità nord-occidentale;
la più giovane, l’isola di Hawaiʻi (altrimenti detta Big Island), giace
all’estremità sud-orientale. Il punto caldo vulcanico sta aggiungendo
ulteriore superficie all’isola di Hawaiʻi, che è ben lontana dall’essere
completata; e una nuova isola, la montagna sottomarina di Loʻihi, si
sta formando circa 35 km a sud-est dell’isola di Hawaiʻi. Ma non abbiate fretta di contattare il vostro agente immobiliare; Loʻihi è ancora
900 m sotto il livello dell’acqua e non emergerà fumante dall’oceano
prima di altri 10.000-100.000 anni.
Quando erano giovani, tutte le isole assomigliavano molto all’odierna
isola di Hawaiʻi, con i suoi caratteristici vulcani a scudo dalle pendici
digradanti. Nel corso di milioni di anni, a causa dell’erosione, dei terremoti e delle frane, questo morbido profilo si è fatto frastagliato, con
la conseguente formazione delle spettacolari scogliere scanalate (pali)
caratteristiche di isole più vecchie come Oʻahu e Kauaʻi. Alla fine anche
i più grandi vulcani a scudo sprofonderanno e si eroderanno fino a diventare piccoli isolotti e poi atolli prima di scomparire di nuovo sotto il
mare dal quale erano nati. Questo sarà il destino finale di tutte le isole
hawaiane; ma finché esistono, queste isole presentano una geologia,
un’ambiente naturale e una cultura dinamiche e affascinanti, che non
si incontrano in nessun’altra parte della terra.
622
VIAGGIATORI
S to ria V iaggiat ori po l inesiani
Non perdetevi
Voyagers (2005),
un bel libro
dell’artista,
storico e
viaggiatore Herb
Kawainui Kane.
I dettagliati e
accurati ritratti
di Kane offrono
uno scorcio del
passato storico e
mitologico delle
Hawaii. Alcuni dei
dipinti di Kane
sono in mostra
nel Ka‘upulehu
Cultural Center
al Four Seasons
Resort Hualalai,
su Big Island.
è sviluppato in decine, se non centinaia di nuove specie. Alcuni degli
esempi più sorprendenti al mondo di questo processo, chiamato ‘radiazione adattiva,’ si trovano in effetti proprio alle Hawaii: un singolo
fringuello ha dato vita a oltre 60 nuove specie, una pianta di lobelia si
è propagata in qualcosa come 125 specie, il moscerino della frutta si è
riprodotto in oltre 600 specie – e così via. All’epoca in cui arrivarono gli
esseri umani, le foreste delle Hawaii erano assolulamente uniche, ricche
di flora e fauna che non erano presenti in nessun’altra parte della terra:
ragni ‘faccia sorridente’ (Theridion grallator), l’unica specie al mondo
di bruco predatore, torreggianti felci hapuʻu, splendidi uccelli ʻiʻiwi dai
colori brillanti che schizzano tra rossi fiori ‘ohi‘a.
Quando arrivarono le prime canoe, che portavano con sé maiali, cani,
topi, zanzare e uomini affamati, le indifese specie autoctone subirono
un declino. La biodiversità delle antiche Hawaii era così ampia e la sua
flora e fauna così sensibili, che l’arrivo degli esseri umani fu una vera e
propria catastrofe. Già i primi polinesiani esercitarono una forte pressione sulle specie indigene – una grande oca incapace di volare, un tempo
onnipresente nelle isole, fu preda dei cacciatori fino all’estinzione – e il
processo subì un’accelerazione drammatica dopo l’arrivo degli europei.
Oggi le isole hawaiane si sono guadagnate la dubbia nomea di capitale
mondiale dell’estinzione; quasi tre quarti di tutte le specie che si sono
estinte negli Stati Uniti sono indigene delle Hawaii, e altre centinaia
rimangono a rischio o minacciate.
Viaggiatori polinesiani
Per gli antichi polinesiani, l’Oceano Pacifico era un sentiero, non una
barriera, e le isole che conteneva erano collegate, non isolate. Navigando
a bordo di canoe a chiglia doppia realizzate senza l’uso di metallo, essi
occuparono un continente immenso che consisteva principalmente di
acqua. Un giorno, tra il 300 e il 600 d.C., fecero il viaggio più lungo che
avevano mai affrontato e scoprirono le isole hawaiane. Questo sarebbe
stato il punto più a nord raggiunto nelle loro migrazioni, che furono
talmente sbalorditive che il comandante Cook – primo esploratore europeo a metterci piede – non riusciva a capire come potessero aver fatto
a colonizzare ʻogni centimetro dell’Oceano Pacifico’ e diventare ʻdi gran
lunga la nazione più estesa sulla terra’. Ipotesi suggestive, supportate
da prove evidenti, suggeriscono che i poli­nesiani possano addirittura
aver raggiunto la costa occidentale del Sud America: la patata dolce,
un alimento base nelle Hawaii ben prima che arrivassero gli europei,
proviene infatti dalle Ande. Esistono sono diverse teorie su come la
patata dolce sia potuta arrivare nelle Hawaii, ma è possibile che siano
stati proprio abili viaggiatori come i polinesiani ad aver raggiunto il
Sud America – facendone poi ritorno.
1819
Kamehameha muore ‘nella
fede dei padri’. Pochi mesi
dopo suo figlio, il nuovo re
Liholiho, infrange il kapu
mangiando in compagnia di
donne, e così facendo ripudia la
religione hawaiana.
1819
La prima nave baleniera solca
le acque hawaiane.
1820
I primi missionari cristiani
giungono alle Hawaii.
Poco si sa della prima ondata migratoria di polinesiani (verosimilmente proveniente dalle Isole Marchesi) che si stabilì nelle Hawaii, se
non il fatto che testimonianze archeologiche attestano la loro presenza
in loco. Una seconda ondata di polinesiani provenienti da Tahiti iniziò
ad arrivare intorno al 1000 d.C. Ben presto essi sottomisero la popolazione presente e cancellarono quasi tutte le tracce della sua storia e
della sua cultura. Le leggende hawaiane nate in seguito relativamente ai
menehune – un’antica popolazione di bassa statura che misteriosamente
costruì in una sola notte templi e grandi murature in pietra – fanno
forse riferimento agli abitanti originali.
Nel corso dei tre secoli successivi i polinesiani effettuarono molti
viaggi tra la Polinesia e le Hawaii, portando sulle isole le loro credenze
religiose, le strutture sociali e oltre due decine di piante commestibili
623
La Hokuleʻa, una canoa a chiglia doppia lunga 18,6 m, fu costruita sul modello di una
waʻa kaulua, antica imbarcazione a vela hawaiana adatta a coprire lunghe distanze. Nel
1976 salpò per compiere un viaggio che nessuno aveva affrontato in oltre 600 anni:
navigò per 2400 miglia fino a Tahiti senza l’uso di radar, bussole, satelliti o sestanti,
per dimostrare che gli antichi polinesiani scoprirono le varie isole del Pacifico in una
serie di viaggi intenzionali, e non per cieca fortuna.
Il pilota micronesiano della Hokuleʻa, Mau Piailug, era ben lungi dall’essere cieco.
Conosceva, infatti, l’arte della navigazione astronomica in un tempo in cui nella cultura hawaiana tali conoscenze erano andate perdute. Per mantenere la rotta Piailug
interpretò le correnti, i venti, i punti di riferimento e il tempo ottenendo un complesso
sistema di determinazione della posizione per mantenere la rotta. Il trucco, disse, è
immaginare la canoa come un punto fermo in relazione alle stelle mentre l’isola naviga
verso di te. Nei tempi antichi, la stella che guidava le imbarcazioni fino alle Hawaii era
chiamata Hokuleʻa, la Stella della Felicità.
Dopo 33 giorni di navigazione, la Hokuleʻa raggiunse Papeete, dove venne accolta
da 20.000 tahitiani. Questo storico risultato alimentò un rinnovato interesse per la
cultura tradizionale, poi definito ‘rinascita hawaiana’.
Da allora, la Hokuleʻa e la Polynesian Voyaging Society (http://pvs.kcc.hawaii.edu)
hanno continuato a navigare con l’ausilio delle stelle. Nel 1980 il navigatore hawaiano
Nainoa Thompson fece un secondo viaggio a Tahiti; Piailug, che morì nel 2010, gli aveva trasmesso le sue conoscenze sulla navigazione stellare, e Thompson ora le insegna
ad altri. Dopo quella del 1976, la canoa ha effettuato altre nove traversate, navigando
per tutta la Polinesia e fino agli Stati Uniti continentali, il Canada, la Micronesia e il
Giappone. Per il 2012 è in programma un viaggio di tre anni che circumnavigherà il globo e attraccherà in 45 porti in tutto il mondo per concludersi, nel 2015, alle Hawaii. Per
maggiori informazioni al riguardo, visitate il sito all’indirizzo www.hokuleawwv.org.
1821
Il capo dei missionari, Hiram
Bingham, fa costruire la prima
chiesa cristiana, utilizzata
come quartier generale dai
missionari.
1824
La regina Kapi‘olani, fervente
cristiana, scende nel cratere
di Kilauea per sfidare Pele, la
divinità del fuoco.
1825
Vengono costituite le prime
piantagioni di zucchero e di
caffè, sull’isola di O‘ahu.
S to ria V iaggiat ori po l inesiani
IN VIAGGIO CON LE STELLE
624
JAMES
COOK
S to ria L e H awaii antiche
Capitan Cook,
per esempio.
Le Hawaii, gli
antropologi, i
‘nativi’ (Donzelli,
Milano 1997) è un
saggio di Marshall
Sahlins che
approfondisce
le tesi relative
all’incontro di
Cook e del suo
equipaggio con
le popolazioni
hawaiane. Per
fonti più dirette,
leggete Pacific
Images: Views
from Captain
Cook’s Third
Voyage (2009), di
Eleanor Nordyke,
collezione di
incisioni del
pittore che
accompagnava
Cook nei suoi
viaggi, nonché
cartine ed estratti
dai diari di Cook e
dei suoi ufficiali.
e animali domestici. Ma ciò che essi non possedevano è altrettanto
singolare: i metalli, l’alfabeto o una lingua scritta, la ruota, l’argilla
per ottenere la ceramica. La seconda ondata di polinesiani stabilitasi
alle Hawaii si definì Kanaka Maoli, o ʻil popolo’. Quando, per ragioni
sconosciute, intorno al 1300 si interruppero i viaggi attraverso l’Oceano
Pacifico, iniziò a svilupparsi una cultura hawaiana peculiare.
Le Hawaii antiche
La società hawaiana ha mantenuto alcune delle caratteristiche basilari
che si ritrovano nelle culture di tutta la Polinesia. Era molto stratificata
e governata da una classe dirigente chiamata aliʻi il cui potere derivava
dagli antenati; si riteneva infatti che l’aristocrazia discendesse dagli dèi.
Nelle Hawaii del passato la fedeltà al clan prevaleva sull’individualità,
esistevano complesse tradizioni riguardo al fare doni, e organizzare
banchetti conferiva prestigio, mentre un pantheon di divinità di forme
variabili animava il mondo naturale.
Ogni isola era governata da diversi ranghi di aliʻi, e quando questi
lottavano per raggiungere il potere si scatenavano aspri conflitti. La
suddivisione geopolitica principale era costituita dalla mokupuni (isola), presieduta da un membro della aliʻi nui (classe regale). Ogni isola
era poi divisa in moku, aree di terra a forma di cuneo che correvano
dal crinale montuoso fino al mare. Le ahupuaʻa più piccole, anch’esse
a forma di cuneo, componevano il moku. Le ahupuaʻa erano per lo più
autosufficienti e venivano amministrate da capi locali.
Il rango immediatamente inferiore a quello degli aliʻi, i kahuna
(specialisti o esperti maestri), includeva sacerdoti, guaritori e artigiani
esperti – costruttori di canoe, navigatori, ecc. Agli ordini degli aliʻi lavoravano anche i konohiki, che supervisionavano la gestione delle risorse
all’interno di una ahupuaʻa e riscuotevano le tasse dai makaʻainana
(cittadini comuni), che svolgevano la maggior parte del lavoro fisico.
Occupava il gradino più basso della gerarchia una piccola classe di
­reietti o intoccabili chiamata kaua, che erano una comoda fonte di
puaʻa waewae loloa – ʻmaiali dalle gambe lunghe’, un eufemismo per
intendere le vittime sacrificali.
Una cultura di scambio e reciprocità permeava quella che era essenzialmente una società contadina feudale: i capi erano i custodi del popolo
e gli esseri umani erano i custodi della natura, che era avvolta da un’aura
di sacralità – l’espressione vivente (o mana, forza spirituale) dell’anima
immortale dell’universo. Ognuno faceva la sua parte, attraverso il lavoro
e i rituali, per mantenere il benessere della comunità e rapporti cordiali
con gli dèi; al di là dei doveri e degli onori, gli hawaiani svilupparono
ricche tradizioni nel campo dell’arte, della musica, della danza, dello
sport e nelle competizioni. Anche se rigidamente stratificata, la società
1826
1828
Il missionario Sam Ruggles
introduce il primo albero del
caffè come pianta ornamentale
per un giardino (il caffè diviene
una coltura commerciale solo
negli anni ’40 del secolo).
JOHN ELK III / LONELY PLANET IMAGES ©
I missionari elaborano un
alfabeto di 12 lettere (più il
colpo di glottide) per la lingua
hawaiana e fondano la prima
tipografia. Si dice che la regina
Ka‘ahumanu abbia imparato a
leggere in cinque giorni.
»»Chicchi di caffè Kona