contratto collettivo nazionale del

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Intervista di Agostino Megale a Rassegna sindacale n. 27 del 16 luglio 2008
sulla manovra economica e il potere d’acquisto
Di Stefano Iucci
Qualcuno se l’era dimenticata. Ma dopo tanti anni è tornata l’inflazione: + 3,9 per cento in area
Ocse e appena uno 0,1 in meno in Italia. Il nostro paese però ha una particolarità: salari e pensioni
nominali tra i più bassi d’Europa e sui quali, dunque, l’aumento di prezzi e tariffe rischia di avere un
esito dirompente. In aggiunta, va ricordata una manovra economica che per i sindacati rischia di
far precipitare ulteriormente la situazione, come è chiarito nel volantone allegato a Rassegna. Di
questi temi abbiamo parlato con Agostino Megale, segretario confederale nazionale della Cgil. “Per
noi – dice il sindacalista la manovra è sbagliata e inadeguata: penalizza lavoratori e pensionati e
non è in grado di sostenere quella crescita di cui il paese ha bisogno”.
Rassegna Tremonti sostiene però il contrario e cioè che la Finanziaria procede nella giusta
direzione.
Megale La manovra, oltre a deprimere ulteriormente la crescita, non prevede nulla per sostenere il
potere d’acquisto di lavoratori e pensionati e anzi, attraverso la previsione di un’inflazione
programmata all’1,7 per cento per il 2008 e all’1,5 per il 2009, determina il rischio di un’ulteriore
riduzione che, con un’inflazione reale al 3,8 per cento, abbiamo quantificato in circa 1.200 euro nel
biennio. E di sicuro per i pensionati la risposta non può essere la social card compassionevole.
Rassegna Cosa proponete per ridare fiato a salari e pensioni?
Megale I tassi d’inflazione programmata stabiliti dal governo sono inaccettabili e dunque vanno
cambiati. Viste le perdite salariali subite tra 2002 e il 2003, dal 2004 i contratti nel privato si
rinnovano sulla base di tassi attesi reali. Quanto ai pubblici, se i tassi non cambiano vi sarà una
riduzione del potere d’acquisto di due terzi. Così come già avviene da quattro anni a questa parte i
contratti non possono che essere rinnovati sulla base di tassi realistici. Poi bisogna aumentare le
detrazioni per il reddito di lavoratori dipendenti, collaboratori e pensionati di circa mille euro nel
triennio: 500 euro già nel 2008 e la restante metà nel 2009 e 2010. Aggiungo che, con
un’inflazione al 3,8 per cento, la mancata restituzione del fiscal drag produce su uno stipendio
medio la perdita nel 2008 di 362 euro, con la riduzione della copertura effettiva del potere
d’acquisto di circa il 30 per cento. Il fiscal drag, poi, fa scendere ancora l’inflazione programmata,
che dall’1,7 arriva all’1,16 per cento.
Rassegna Si dice che a erodere il potere d’acquisto sarebbe in larga misura l’inflazione importata,
dunque difficilmente “gestibile” a livello nazionale.
Megale Vorrei ricordare che l’inflazione importata va vista in relazione alle ragioni di scambio (il
rapporto tra le variazioni dei prezzi all’esportazione e la variazione dei prezzi all’importazione in un
dato tempo, ndr), così come previsto dall’accordo di luglio del 1993 proprio per tutelare i salari. Un
tasso d’inflazione di riferimento realistico e utile per evitare rincorse dannose tra prezzi e salari è
tra il 2,9 e 3 per cento. Siamo cioè ben lontani dall’1,7 per cento e d’altro canto nessuno può
immaginare che l’inflazione importata venga pagata dai salari, cosi come bisogna evitare che essa
limiti le possibilità di crescita. Insomma: solo sostenendo salari e domanda interna si può rilanciare
la competitività e fermare l’inflazione: la nemica principale delle retribuzioni di lavoratori e
pensionati.
Rassegna Come influisce un’inflazione programmata così bassa sulla trattativa sulla riforma dei
contratti?
Megale Negli incontri tecnici preliminari i sindacati, con il supporto della presidenza dell’Istat,
hanno messo in evidenza come l’indice armonizzato europeo dei prezzi (che è intorno al 3 %, ndr)
potrebbe diventare l’indice di riferimento per il futuro rinnovo dei contratti, così come indicato nelle
proposte unitarie.
Rassegna Come vanno i rapporti con Cisl e Uil?
Megale Penso che quanto detto, insieme alla manomissione da parte del governo degli accordi
precedentemente raggiunti in sede di concertazione, chiami in causa la costruzione di un punto di
vista unitario basato sulla piattaforma del 2007 sul fisco. Occorre lavorare per realizzare i
cambiamenti necessari a partire dalla questione salariale tramite iniziative auspicabilmente
unitarie. Serve una grande campagna di comunicazione che arrivi a più persone possibili così da
preparare le condizioni per una possibile mobilitazione d’autunno. In materia di fisco chiediamo al
governo in carica le stesse cose che chiedevamo a Prodi e non dimentico che con Cisl e Uil si
discuteva, prima della crisi, di possibili mobilitazione unitarie – fino allo sciopero – qualora non si
fossero ottenuti risultati. Non si capirebbe perché non si dovrebbero fare le stesse cose ora con il
governo Berlusconi.
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