Il finale di Magic Blues - Vallemaggia Magic Blues

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Il finale di Magic Blues - Vallemaggia Magic Blues
Nonostante la pioggia, grandi esibizioni ad Avegno
Il finale di Magic Blues
Come da ‘tradizione’, la piazza
di Avegno è stata bagnata.
Stavolta però la pioggia ha
marcato fortemente l’ultima
settimana di concerti. Peccato,
vista la presenza della superba
Royal Southern Brotherhood.
di Giancarlo De Bernardi
Mercoledì sera apertura con il trio di
Andy Egert alla terza apparizione in Vallemaggia. Musicista influenzato da
Freddie King (incipit del concerto ‘Hideaway’) e molto considerato a livello
svizzero, Egert, libero dalla presenza
dell’“ingombrante” bassista Bob Stroger,
ha potuto dar libero sfogo alla sua verve,
presentando un set accurato, alternando
molti classici del blues con alcuni brani
originali. Incursione nel mondo di Otis
Rush (il momento topico del concerto),
di Johnny Winter e Canned Heat (il mitico ‘One the road again’). A seguire un altro ritorno, stavolta da leader vero e proprio, quello dell’estroso Texas Slim con il
suo Texas boogie. Ottimo chitarrista,
deve molto a Johnny Winter e all’inarrivabile Stevie Ray Vaughan. Concerto tiratissimo e pubblico molto coinvolto,
fino all’arrivo di un acquazzone che ha
costretto il simpatico texano alla resa.
Giovedì tempo infame e solo due centurie di sfegatati per la serata migliore.
Riuscito opening act con la Fast Eddy’s
Blue Band di Eddy Wilkinson, un grup-
po interessante. Dopo una prima parte
blues oriented, impregnato pure di
swing e di funk meno interessante, il
concerto è virato verso un southern rock
di qualità, che ha messo in risalto la possente voce di Wilkinson e la bravura del
chitarrista Paul Lawall. Momento topico
poi con la Royal Southern Brotherhood,
che anche per l’edizione targata 2013 si
fregia dello scettro quale miglior gruppo
in assoluto per intensità, classe e qualità
della musica proposta. Il supergruppo
americano ha confermato di avere tutti i
requisiti per lasciare un’impronta di rilievo nel panorama rock-blues mondiale
negli anni a venire ed è da considerare
tra i top ten mondiali.
I Royal Southern Brotherhood
hanno i requisiti per
lasciare un’impronta nella
storia del blues
Ricordiamo che è formato da cinque
musicisti con alle spalle una lunga esperienza musicale e ha confermato di possedere un sound personale, un amalgama di Memphis soul, Atlanta hot rockblues e New Orleans funk, in una serie di
brani, nel quale non vi sono personalismi di sorta e dove ogni musicista a turno ha lo spazio giusto per emergere. Tecnicamente ineccepibile la pazzesca sezione ritmica, una delle migliori in circolazione (Wooten ha basato il suo impressionante solo di basso sul riff di ‘So
what’ di Miles Davis! e Yonrico Scott ha
offerto uno straordinario solo di batte-
ria, inventivo, come raramente capita di
ascoltare) e in stato di grazia Mike Zito,
uno dei migliori chitarristi in circolazione. I suoi assoli sembrano studiati a tavolino e fanno venire alla mente complesse strutture architettoniche.
Più “selvaggia”, ma non meno efficace la
solista di Devon Allman. La presenza dei
due solisti tra l’altro rimanda in modo
sempre più palese alla Allman Brothers
Band. Prova ne è il bis, la cover ‘One way
out’. La scaletta ha ricalcato in buona
parte quella dello scorso anno, con brani
(molto più dilatati ancora) tratti per lo
più dal loro primo ottimo disco, uscito lo
scorso anno. La seconda cover eseguita,
‘Fire on the mountain’, è stato uno dei
momenti migliori del concerto. Appendice venerdì per la terza edizione dello
Swiss Blues Challenge. L’onore di far da
padrone di casa è toccato al Magic Blues.
L’apposita giuria ha scelto tra i tre gruppi in competizione quale miglior gruppo
blues svizzero ‘The Bacon fats’, gruppo
che si rifà in modo assai originale al
blues swingato degli anni 50, una sorta
di Lounge Lizards del blues. I vincitori
avranno diritto di partecipare all’European Blues Award in Lettonia.
Conclusione del Magic Blues 2013 con i
vincitori delle prime due edizioni, Marco Marchi con i suoi Mojo Workers,
gruppo che migliora di volta in volta con
il suo convincente stile piedmont, punto
di partenza per un lavoro di tipo filologico “from the roots”, e la scatenata band
rock-blues di Fabian Anderhub, con un
arrivederci al 2014.
I Royal Southern Brotherhood (e il pubblico bagnato)
REMY STEINEGGER