“Il testo biblico nel contesto scolastico. La Bibbia come risorsa
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“Il testo biblico nel contesto scolastico. La Bibbia come risorsa
“Il testo biblico nel contesto scolastico. La Bibbia come risorsa culturale” per n. 90 Insegnanti di Religione Cattolica in servizio nelle scuole statali di ogni ordine e grado formatori nelle singole Diocesi della Regione Lombardia Bienno (Bs) Eremo dei Santi Pietro e Paolo, (da venerdì a domenica) 20-21-22 novembre 2015 ABSTRACT DELLA RELAZIONE Il testo dei testi? La Bibbia e i libri sacri delle altre religioni nell’attuale contesto di pluralità dei codici Don Alberto Cozzi La relazione prende avvio dalla diagnosi dell’attuale rapporto tra Bibbia e cultura, che trae spunto da un’indagine condotta a livello mondiale in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio del 2008. L’indagine ha messo in luce il riconoscimento di un nesso fecondo tra Bibbia e cultura, pur tra molte carenze: ignoranza diffusa riguardo alla Bibbia, difficoltà di lettura, irrilevanza sui comportamenti pratici. La Bibbia rimane un codice culturale e spirituale di valore, ma la sua interpretazione non è pacifica, anzi è diventata sempre più difficoltosa. Complica ulteriormente questa situazione un duplice fenomeno che si va affermando nella società pluralista attuale riguardo al rapporto coi libri sacri: la lettura fondamentalista e/o quella relativista. L’analisi del funzionamento di questi tipi di lettura del testo sacro permette di guadagnare alcuni criteri per comprendere il ruolo e il senso del rimando a una Scrittura sacra nelle religioni oggi. Il riferimento a un testo sacro non è scontato e uniforme nel suo modo di funzionare. Occorre pertanto raccogliere con cura il contributo delle scienze delle religioni e in particolare della fenomenologia religiosa (F. Heiler, M. Eliade, R. Schaeffler), che permette di mettere in luce la diversità di natura, utilizzo e valore dei Libri sacri (o normativi) nelle differenti esperienze religiose. Di fatto un testo sacro, e quindi anche la Bibbia, è tale in funzione di una comunità di credenti che si riconosce in quel testo (vi individua le sue origini) e lo usa quindi per darsi un’identità. Ma più in radice, l’operazione di lettura del testo sacro rimanda a una certa forma di umanità ovvero a un certo modo di vivere l’umano e di strutturare uno spazio sociale e culturale (P. Gisel). Su questo sfondo viene analizzato il funzionamento del rimando alla Bibbia da parte dei cristiani, in dialogo soprattutto con la tradizione ebraica: il cristianesimo non ha un Libro sacro differente da quello di Israele, ma opera una rilettura delle Scritture ebraiche, in un serrato confronto con la tradizione talmudica e rabbinica, alla luce dell’evento di Cristo, testimoniato dal Nuovo Testamento. La svolta del Vaticano II (Dei Verbum) costituisce ancor oggi, a questo livello, un passaggio obbligato per comprendere il funzionamento della Bibbia nell’esperienza di fede cristiana. Diverso è invece il giudizio su altri testi sacri, da mantenere in una posizione differente rispetto all’Antico Testamento (cf. Dominus Jesus, n. 8): si tratta di libri che contengono intuizioni vere, semi di verità che lo Spirito suscita, ma non una vera e propria ispirazione divina e quindi una rivelazione. Ciò vale anche del Corano, anche se il rapporto va precisato meglio (non solo sapienza umana, ma vera e propria profezia?). Il confronto con il mondo islamico ci permette di metter a tema il diverso funzionamento del testo sacro nelle religioni rivelate e monoteiste, tenendo conto dell’ambivalenza dei rapporti tra Bibbia e Corano: da un lato infatti il Corano contesta come falsificante la lettura che i cristiani hanno dato del messaggio di Gesù, ma dall’altro c’è una forte presenza della Bibbia nel mondo del Corano al punto che alcuni interpreti ritengono incomprensibile il dettato coranico senza i personaggi della Bibbia ebraica e del Vangelo. Il rapporto tra cristianesimo e Islam deve interpretare questa ambivalenza, chiarendo alcune questioni scottanti: c’è un’autentica profezia nell’islam? Come questa profezia si compone con l’accusa di tradimento del messaggio biblico originario? Quali punti di contatto si possono stabilire tra figure bibliche e craniche e quindi tra esperienza di fede islamica e ebraicocristiana? Totalmente diverso è il funzionamento delle scritture sacre delle tradizioni religiose e sapienziali dell’Estremo Oriente, in particolare dell’hinduismo (Veda, Unpanishad, Bagavadgita). La questione del loro valore è emersa di recente nell’ambito liturgico: è possibile riconoscere testi ispirati da utilizzare nella liturgia cristiana (come prima lettura), nel senso di testimonianze della preparazione evangelica all’incontro con Gesù? Le scritture sacre di quei popoli contengono un’autentica sapienza umana o anche profezie valide o addirittura verità ispirate dallo Spirito? Alla luce di queste domande si può valutare il significato delle scritture sacre di quei popoli per il cristianesimo e il rapporto con la Bibbia, in particolare per la religione Shik. Al termine della relazione, come provocazione per un confronto comune, verranno proposti alcuni percorsi didattici tratti dal programma di Bradford per un «insegnamento della religione in prospettiva interculturale». Si tratta di alcune unità didattiche riguardanti i Libri speciali delle religioni.