Sconfinamenti e conflitti di lealtà: lavoro e cura lungo

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Sconfinamenti e conflitti di lealtà: lavoro e cura lungo
Sconfinamenti e conflitti di lealtà: lavoro e cura lungo il
corso di vita.
Il contributo italiano in uno studio comparativo europeo
di
Elisabetta Donati
Paper for the Espanet Conference
“Innovare il welfare. Percorsi di trasformazione in Italia e in Europa”
Milano, 29 Settembre — 1 Ottobre 2011
Università degli Studi di Torino
Sede di Biella
e. mail: [email protected]
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Introduzione1
La conciliazione tra famiglia e lavoro da “questione” delle donne è stata formulata dall’Unione
Europea come strategia redistributiva di tempo e di risorse lungo l’asse del genere e delle
generazioni, come concezione più flessibile ed articolata dell’identità lavorativa, in relazione al
ciclo di vita e agli equilibri che si possono creare fra impegni di lavoro, responsabilità di cura e
interessi personali, come attenzione al rapporto fra le generazioni e ai processi di trasmissione
sociale.
Il tema della cura e in specifico quello della riconciliazione tra cura e lavoro appare dunque centrale
per analizzare non solo come si stanno ridefinendo le responsabilità pubbliche e private per la cura,
tra stato, famiglia e mercato, di fronte al problema del “care-deficit”, evidenziato
dall’invecchiamento della popolazione e delle parentele, dalla permanenza delle donne nel mercato
del lavoro, dall’aumento dell’instabilità coniugale, ma anche per capire come le famiglie, mettendo
in atto nuove strategie in risposta ai conflitti di tempo e al sovraccarico di ruoli, contribuiscano a
dare vita a nuove forme di dipendenza e interdipendenza tra le generazioni.
Il contributo approfondisce alcuni aspetti dell’interazione fra lavoro e famiglia in due fasi della
vita, ad alta intensità di responsabilità e di sovrapposizione fra esigenze di reddito e di cura: in
famiglie dual-earner, composte da genitori con lavori atipici e figli minori di 12 anni e da adulti con
genitori fragili e non più autosufficienti.
A partire dai risultati di un’indagine qualitativa2 viene messo in luce come, sebbene le risorse
formali ed informali, così come i vincoli, i valori, le norme, le pratiche si presentino molto diversi
nelle due fasi di vita analizzate, con figli piccoli e genitori fragili, le strategie di combinazione fra
famiglia e lavoro poggiano su un alto grado di interdipendenza fra genitori- figli- nonni e fra figli
adulti e genitori anziani. Due questioni in particolare sono risultate rilevanti nell’analizzare le
strategie di conciliazione: chi dipende da chi (interdipendenze) e chi vive con chi (confini)?
La prospettiva teorica del corso di vita3 attraverso tre concetti basilari, quale quello di
“generazione”4, di “sviluppo lungo il corso di vita” e di “vite legate”, utilizzata nell’analisi del
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Il presente contributo è una sintesi di diversi articoli, in corso di pubblicazione, scritti con Manuela Naldini, che
approfondiscono alcuni aspetti della tematica della conciliazione famiglia-lavoro a partire dai risultati di una ricerca
qualitativa, condotta in collaborazione con altre università e centri di ricerca europei. I riferimenti sono: M. Naldini, E.
Donati, Generazioni e scambi di cura: interdipendenze dagli incerti confini, Il Mulino e M. Naldini, E. Donati, B. Da
Roit, Blurring boundaries and clashing loyalties. Working and Caring in the Italian case, Amsterdam University Press.
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Si tratta di un progetto di ricerca europeo (Woups, Working under Pressure) sui temi della conciliazione lavoro e
famiglia in due tipologie di vita familiare: coppie con lavori atipici e figli minori di 12 anni e adulti occupati con
genitori non autosufficienti, coordinato dall’Ecole des Hautes Etudes en Santé Publique (EHESP) di Rennes. I partner
sono 6 Paesi europei: Francia, Portogallo, Germania, Olanda, Svezia, Italia. L’équipe di ricerca italiana è composta da:
Manuela Naldini, Università di Torino (coordinatrice della ricerca), Barbara da Roit, Università di Utrecht, Elisabetta
Donati, Università di Torino
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Putney, M. M., & Bengtson, V. L., Intergenerational relations in changing times. In J. T. Mortimer & M. J. Shanahan
(Eds.), Handbook of the life course, New York: Kluwer Academic/Plenum, 2003. Elder G., The life-course paradigm:
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ricco materiale raccolto, si rivela particolarmente utile per comprendere non solo i mutamenti ma
anche le tensioni che avvengono negli scambi di cura tra le diverse generazioni entro la famiglia.
Concetti che rivelano l’interdipendenza delle traiettorie di vita, quella condizione di “essere in
connessione” con altri, di “dipendere dagli altri” che si disegna incessantemente nelle interazioni
quotidiane. Il significato dei legami di dipendenza e interdipendenza fra individui, e fra le
generazioni nella famiglia, vengono colti nelle diverse fasi del ciclo di vita individuale e familiare,
con il set di bisogni, necessità e aspettative che li modificano continuamente.
Scambi di cura fra sconfinamenti e conflitti di lealtà: principali risultati
Il lavoro di ricerca, condotto attraverso interviste in profondità5 a donne e uomini con diverse
condizioni sociali e professionali, considera che i cambiamenti avvenuti nelle domande e offerta di
cura, entro un mercato del lavoro sempre più instabile e un quadro demografico in rapido
cambiamento, destabilizzano il sistema famiglia-lavoro e contribuiscono a ridefinire i confini
spaziali, economici, simbolici e relazionali tra le generazioni.
Come nella maggior parte delle famiglie italiane con figli minori, anche nel nostro campione i nonni
sono una delle principali risposte per la conciliazione di lavoro e cura, utilizzata come opzione
unica o per integrare e flessibilizzare l’utilizzo dei servizi pubblici o privati. In quasi un quarto delle
famiglie intervistate, l’aiuto dei genitori è una possibilità prevista dalla giovane coppia non solo
prima della nascita del figlio, ma anche prima della scelta abitativa. Nelle famiglie monoparentali,
esito di eventi quali separazione e divorzio, la conciliazione fra compiti di cura e di reddito,
soprattutto quando le condizioni lavorative sono molto pesanti, è possibile solo con la disponibilità
di tempo, quando non anche di reddito, da parte dei nonni.
La presenza dei nonni è quotidianamente intensa nella vita dei nipoti: numerose sono le attività
della giornata che condividono insieme, diventando “pendolari” della famiglia e fra famiglie,
connettendo non solo le risorse della cura ma anche abitudini, stili, modelli educativi di riferimento.
Nelle coppie in cui uno o entrambi svolgono lavori con entrate economiche saltuarie, orari
scarsamente prevedibili, turni, e lunghi spostamenti, il tempo che i nonni trascorrono con i nipoti
sottolinea la povertà di tempo dei genitori e quanto siano “legate” le vite di genitori e figli, di nonni
Social change and Individual development, in P. Moen, G.H. jr Elder, e K. Luscher (a cura di), Examining Lives in
Context: Perspectives on the Ecology of Human Development, Washington DC American Psychological Association,
1995.
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M. Naldini, Introduzione al Convegno annuale del dipartimento “Generazioni e corsi di vita”, Università di Torino, 30
ottobre 2009
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Si tratta di 53 interviste in profondità, semi-direttive, condotte con uno dei genitori e nel caso della cura degli anziani
con il principale caregiver, quasi sempre, il figlio/a-adulto/a per raccogliere informazioni sulle strategie di conciliazione
di donne e uomini nelle due fasi della vita e sulle implicazioni che ne derivano nelle diverse traiettorie: in quella
lavorativa, familiare, di vita relazionale e sociale, in quella personale. La ricerca è stata realizzata nei comuni di Torino,
Milano e Brescia.
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e nipoti, come siano interdipendenti i loro comportamenti. Ovviamente negli scambi di cura, oltre
alle concrete attività quotidiane, gli attori devono esplicitare il senso ed il significato del loro agire:
padri e madri confrontano i loro modelli educativi con quelli dei loro genitori, i partner stessi sono
attivi nel negoziare i ruoli e le attribuzioni di genere.
La ricerca mostra che forme di aiuto possono arrivare alle giovani coppie dai genitori in momenti
diversi da quando sono richieste o venire proposte in modi che vincolano i comportamenti dei
destinatari, che a loro volta reagiscono modificando alcune decisioni o rendendo più esplicite le
ragioni delle proprie scelte.
Data la rapidità del processo di invecchiamento demografico del nostro Paese e, ad esso legato,
anche quello di invecchiamento delle parentele, non stupisce che gli attuali cinquantenni abbiano in
maggioranza ancora uno o entrambi i genitori viventi6.
Nel nostro campione, la metà degli intervistati ricorre ad un aiuto esterno per la cura di uno o
entrambi i genitori fragili, combinando un puzzle articolato e personalizzato di risorse formali ed
informali, pubbliche e private. Abbiamo individuato tre percorsi e strategie di cura che seguono
l’evoluzione delle condizioni di salute della persona anziana: il primo è il “patchworking”, una
combinazione complessa ed articolata di differenti risorse, il secondo è l’ “esternalizzazione” (semicompleta) dei compiti di cura ad una lavoratrice remunerata (“badante”), il terzo è la
“ricoabitazione”, la meno diffusa, che muove la persona anziana nella casa del principale care
giver.7
Nel primo e nel secondo modello lo spazio della cura è la casa del genitore fragile, che viene
attraversata da attori diversi: oltre al caregiver principale, eventuali fratelli e sorelle, mariti, mogli e
figli, altri parenti, professionisti pubblici, colf, badanti, vicini, volontari, ciascuno portatore di
proprie logiche di azione, carriere morali di riferimento, specifici ruoli, compiti, orari del giorno,
della settimana, dell’anno.
A differenza delle coppie con figli piccoli, gli obblighi che gravano sui care giver adulti con una
madre o un padre non più autonomi (a volte di entrambi come pure di suocere e suoceri) sono
scarsamente tematizzati come esigenze di conciliazione, fra lavoro e famiglia propria, ma anche fra
tempo per sé e tempi di cura richiesti dai propri genitori. Inoltre le competenze e le risorse di cui
dispongono per fronteggiare plurime responsabilità sono date per scontate, illimitate, scarsamente
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I dati si riferiscono ad una survey su 1000 individui fra i 50 e i 60 anni, occupati-te e pensionati-te, residenti nella
regione Piemonte, realizzata nel 2006 dall’Ires Piemonte (Abburrà e Donati, 2008). Anche nell’Indagine Multiscopo
“Parentela e reti di solidarietà” l’Istat ha rilevato che, fra i 45 e i 54 anni, il 64.3% degli italiani ha la madre vivente ed
il 61.4% il padre vivente (anno 2003).
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Vi è anche un quarto modello, quello della istituzionalizzazione, ossia, dell’accoglienza presso strutture, che qui non
prendiamo in esame per la natura peculiare dello spazio abitativo in questione; si veda Da Roit B., Naldini M., Donati
E., (2008) Working and caring for an older parent in Italy Report for the WOUPS (Working under Pressure) project
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rigenerate da adeguate risorse sociali. Dalle interviste con le donne adulte emerge come il lavoro,
oltre che per necessità (anche per concludere carriere professionali prolungate dalle recenti riforme
previdenziali), diventi spesso un’ancora di salvezza, un luogo in cui mantenere relazioni,
reintegrare le energie spese nella complessa gestione delle cure di un genitore non più autonomo.
Proprio perché il lavoro è un elemento centrale della loro economia di vita sono convinte che le
aziende, a volte anche con piccoli accorgimenti organizzativi, potrebbero renderlo meno faticoso e
più conciliabile con le loro responsabilità in ambito familiare.
Lo studio segnala come la “dipendenza” da altri, che nel nostro caso sono soprattutto i familiari,
contribuisca a rendere più incerti i confini fra le strutture e le relazioni familiari. Nello stesso tempo,
strategie di cura e conciliazione così fortemente centrate sulla famiglia rappresentano il terreno per
il sorgere di conflitti di lealtà, fra esigenze di autonomia, attese di reciprocità e modello delle
obbligazioni familiari.
Tuttavia, la ricerca evidenzia come diversi individui riescano, anche utilizzando risorse tradizionali,
ad accrescere le loro capacità di risposta alle mutevoli e dinamiche richieste di impegno, in ambito
lavorativo o in quello delle relazioni familiari, siano scelte o vincolate.
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