Forum economico del Mediterraneo
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Forum economico del Mediterraneo
FORUM ECONOMICO DEL MEDITERRANEO Palermo, 19-21 febbraio 2006 Documentazione di supporto CONTENUTO • Dossier Paesi del Mediterraneo: presenza e operatività del sistema bancario italiano nei Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo ed altri elementi di approfondimento su questioni economico- finanziarie • Dati Macroeconomici relativi ai Paesi della Sponda Sud e rapporti con l’Italia • Dati di sintesi sui sistemi bancari dei Paesi della Sponda Sud 2 D DO OS SS SIIE ER R P PA AE ES SII D DE EL LM ME ED DIIT TE ER RR RA AN NE EO O Presenza e operatività del sistema bancario italiano nei Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo ed altri elementi di approfondimento su questioni economico-finanziarie 3 Indice I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano nei Paesi della Sponda Sud a. Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane b. Operatività ordinaria delle banche italiane c. Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche dei Paesi della Sponda Sud d. Operatività delle banche italiane con la Banca Europea per gli Investimenti nei Paesi del Mediterraneo II. Approfondimenti su alcune questioni politiche, economiche e finanziarie di particolare rilevanza per le relazioni tra l’Italia e l’UE ed i Paesi della Sponda Sud a. Il Processo di Barcellona b. L’integrazione interregionale Sud-Sud c. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: il Programma MEDA, la BEI e la Facility for Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), la Banca Euromediterranea d. Valutazione del Processo di Barcellona e nuova politica di vicinato dell’Unione Europea e. Linee di credito della cooperazione ed altri interventi pubblici italiani a supporto dell’attività delle imprese nei Paesi Meda III. Elementi di approfondimento sui processi di privatizzazione dei settori bancari dei Paesi della Sponda Sud ed attività ABI nell’area a. Processi di privatizzazione in atto (Tunisia, Algeria, Egitto, Turchia, Marocco) b. Rapporti e attività tra l’ABI e le Associazioni Bancarie dei Paesi della Sponda Sud (Algeria, Tunisia ed Egitto) c. Altre iniziative ABI nell’area (Osservatorio sul Mediterraneo presso il MAE, SPIN Euromed Banking Conference, Progetto Rimesse Marocco) 4 I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano nei Paesi della Sponda Sud (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Giordania, Israele, Territori Palestinesi Libano, Siria, Turchia, Cipro, Malta)1 a. Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane nei Paesi della Sponda Sud Nei Paesi della Sponda sono presenti quattro tra i principali gruppi bancari italiani (Monte dei Paschi di Siena, Banca Intesa, SanPaolo IMI, Banca di Roma-Gruppo Capitalia) con complessivamente 12 uffici di rappresentanza (rispettivamente 5 per MPS in Algeria, Tunisia, Egitto e Turchia, 4 per Banca Intesa in Egitto, Tunisia, Turchia e Libano, 1 per Banca di Roma in Tunisia, e 2 per SanPaolo IMI in Marocco e Turchia), e 6 succursali (tutte facenti capo a Banca di Roma, 5 in Libano ed 1 un Turchia). BANCHE ITALIANE NEI PAESI DEL MEDITERRANEO: Succursali e Uffici di Rappresentanza (dati aggiornati al 31gennaio 2006) BANCA ALGERIA BANCA MPS EGITTO BANCA MPS BANCA INTESA LIBIA UBAE - ARAB ITALIAN BANK LIBANO BANCA DI ROMA BANCA DI ROMA BANCA DI ROMA BANCA DI ROMA BANCA DI ROMA BANCA INTESA MAROCCO SANPAOLO IMI MONTE DEI PASCHI DI SIENA TUNISIA BANCA MPS BANCA DI ROMA BANCA INTESA TURCHIA BANCA DI ROMA BANCA MPS BANCA INTESA SANPAOLO IMI TIPO PIAZZA U.R. ALGERI U.R. U.R. IL CAIRO IL CAIRO U.R. TRIPOLI SEDE AGENZIA AGENZIA AGENZIA FILIALE U.R. BEIRUT (DORA) BEIRUT (HAMRA) BEIRUT (ZOUK) BEIRUT TRIPOLI BEIRUT U.R. U.R. CASABLANCA CASABLANCA U.R. U.R. U.R. TUNISI TUNISI TUNISI SEDE U.R. U.R. U.R. ISTAMBUL ISTAMBUL ANKARA ISTAMBUL Fonte: ABI Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: sito ufficiale dell’Unione Europea (http://europa.eu.int/comm/external_relations/euromed/); Banca Europea degli Investimenti (www.eib.org), Istituto per il Commercio Estero (www.ice.gov.it); World Investment Report (www.unctad.org); Ministero degli Affari Esteri (www.esteri.it); Servizi Assicurativi del Commercio Estero (www.sace.it), Banca d’Italia (www.bancaditalia.it), Eurostat (http://epp.eurostat.cec.eu.int), Istituto nazionale di statistica, (www.coeweb.istat.it), Il sole 24 ore (www.ilsole24ore.com), Sintesi 2000, Ansamed (www.ansa.it/ansamed/index.shtml); Promos (www.promosmilano.com); rilevazioni ABI. 1 Ai fini del presente documento si prendono in considerazione i 10 Paesi Partner Mediterranei (PPM) firmatari della dichiarazione di Barcellona del 1995 (cfr. capitolo II del presente dossier) che ha avviato l’omonimo processo di integrazione, e i due Paesi Mediterranei entrati a far parte dell’UE nel 2004 (Cipro e Malta). La Turchia, a seguito dell’avvio dei negoziati per l’adesione avvenuto lo scorso ottobre, è divenuta da Paese Partner del Processo di Barcellona, Paese candidato per l’ingresso nell’Unione. Per quanto riguarda la Libia, si segnala che a seguito del pagamento di un indennizzo delle vittime di attentati terroristici avvenuti alla fine degli anni ’80, di cui i servizi libici erano ritenuti responsabili, nell’agosto 2005, le Nazioni Unite avevano revocato le sanzioni multilaterali contro il Paese e, allo stesso tempo, la Libia è stata ammessa come osservatore all’interno del partenariato Euromediterraneo. 5 Le partecipazioni di banche italiane in intermediari dei Paesi della Sponda Sud sono per il momento limitate a quote di minoranza in Marocco e Tunisia. In questo contesto fa eccezione la Turchia che presenta investimenti rilevanti del sistema bancario italiano (si ricorda in proposito la partecipazione paritetica al 50% di Unicredit e Koç Financial Services in Koç Bank e la partecipazione del SanPaolo IMI al 20% nella Global Securities). PARTECIPAZIONI BANCARIE ITALIANE NEI PAESI DELLA SPONDA SUD (gennaio 2006) BANCA TURCHIA UNICREDIT UNICREDIT SANPAOLO IMI MAROCCO UNICREDIT TUNISIA SANPAOLO IMI PARTECIPATA Quota % Anno KOC FINANCIAL SERVICES (che controlla KOC BANK) YAPI CREDI (tramite KOC FINANCIAL SERVICES) GLOBAL SECURITIES 50 57,4 20 2003 2005 2005 ATTIJARIWAFA BANK 2,06 2000 BANQUE ARABE INTERNATIONALE DE TUNISIE 5,61 1999 L’UBAE Arab-Italian Bank (con sede a Roma ed a Tripoli) è l’unica banca italiana partecipata da banche dei paesi dell’area mediterranea e da banche italiane. Per la parte estera, la banca è partecipata per il 44% circa dalla libica Libyan Arab Foreign Bank, per il 20% dalla egiziana MISR International Bank e rispettivamente per il 5,18% e per il 4,82% dalle marocchine Bank Al-Maghrib e Banque Marocaine du Commerce Exterieure2. Le banche italiane presenti nel capitale sono invece Capitalia (10%), MCC (2%), Monte dei Paschi di Siena (partecipazione indiretta al 4%), SanPaolo IMI (2%); sono inoltre azionisti dell’UBAE il Gruppo ENI (6%) e Telecom Italia (2%). b. Operatività delle banche italiane con i Paesi della Sponda Sud I rapporti interbancari tra le banche italiane e quelle dei Paesi della Sponda Sud sono generalmente regolari e non sono state segnalate particolari problematiche. Unica eccezione è data dall’Algeria (per la quale si è avviata una specifica attività, descritta nel paragrafo III.c del presente documento) con la quale sono sorte negli ultimi anni alcune controversie che hanno ostacolato l’operatività. Il profilo di rischio dei Paesi del Mediterraneo è disomogeneo. Alcuni Paesi presentano livelli di rischiosità elevata, principalmente conseguente alla situazione politica, mentre altri sono percepiti con un livello di rischio molto contenuto. Per un quadro esaustivo della situazione si riporta di seguito una tabella riepilogativa della categoria SACE, della classificazione ABI ai fini della normativa di vigilanza e dei rating assegnati dalle principali Agenzie. 2 Dati giugno 2002. 6 PROFILO DI RISCHIO DEI PAESI DELLA SPONDA SUD (dicembre 2005) Paese Categoria SACE (7 classi ) 3 3 4 5 (**) 3 7 (*) 2 4 7 (**) 7 (**) 3 5 Algeria Cipro Egitto Giordania Israele Libano Malta Marocco Territori Palestinesi Siria Tunisia Turchia Rischio Paese ABI S&P Moody’s 1 (0%) n.d. 1 (0%) 2 (15%) 1 (0%) 3 (20%) n.d. 1 (0%) n.d. 5 (30%) 1 (0%) 1 (0%) n.d. A BBBBBB A+ BA BBB n.d. n.d. A BB n.d. A2 Ba1 Ba2 A2 B3 A3 Ba1 n.d. n.d. Baa2 B1 (*) sospensiva sul rischio sovrano e operatività limitata a progetti di finanza strutturata, operazioni di investimento, copertura di rischi accessori. (**) apertura con restrizioni Fonte: ABI, Banca d’Italia, SACE Al fine di disporre di un quadro dettagliato ed aggiornato circa l’operatività dell’industry bancaria con i 12 Paesi coinvolti nel Forum di Palermo, nel mese di gennaio 2006 l’ABI ha condotto una specifica indagine presso il Gruppo di Lavoro relazioni Internazionali, composto dalle maggiori banche più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi dell’indagine. Plafond Complessivo (mln di €) Plafond utilizzato (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità a gennaio 2006) Con Sace Senza Sace* Totale Con Sace Senza Sace di cui per export di cui per altre finalità Totale Util./T otale Totale a breve 355,4 5.158,4 5.513,8 265,2 2.969,5 2.191,5 778,1 3.234,8 58,7% Totale a m.l.t. 556,9 1.939,5 2.496,4 198,5 924,5 608,2 316,3 1.123,0 45,0% 912,3 7.097,8 8.010,2 463,7 3.894,1 2.799,7 Totale 1.094,4 4.357,8 54,4% (*) Si segnala che il plafond SACE a medio-lungo è comprensivo di alcuni importi utlizzabili anche sul breve termine. Complessivamente risulta un plafond stanziato di circa 8 miliardi di euro, utilizzati al 54%3. Il 69% del plafond stanziato è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 31% è allocato sul medio-lungo termine, riflettendo l’utilizzo prevalente delle linee per il finanziamento a breve delle esportazioni di beni intermedi e di consumo. Secondo alcune banche negli ultimi due anni si è assistito ad una decrescente richiesta di operazioni a medio-lungo termine per lasciare spazio a pagamenti a vista o con differimenti brevi, di norma contenuti nell’anno. Ne consegue anche un limitato ricorso alle coperture SACE. L’88,6% circa del plafond stanziato infatti non prevede la copertura assicurativa, e di questo il 73% circa è allocato sul breve termine (pesando per circa il 64% sul plafond totale). 3 Il totale utilizzato con finalità export, poco più di 3 miliardi di euro, rappresenta il 27% circa del volume complessivo di esportazioni realizzate dall’Italia verso i Paesi della Sponda Sud nel periodo gennaio-settembre 2005. 7 Il plafond SACE invece, che rappresenta l’11,4% del plafond totale, è per il 61% allocato sul medio-lungo termine, in quanto utilizzato per il finanziamento delle esportazioni di beni durevoli. Per quanto riguarda il livello di utilizzo delle risorse, si rileva che il 89% circa del totale utilizzato (pari a circa 4,3 miliardi di euro) è senza copertura SACE (per il 72% impiegato con finalità export4 e per il 76% a breve) e rappresenta il 54,9% del totale stanziato senza previsione di copertura assicurativa; il 74% del totale utilizzato è impegnato per operazioni a breve e il 75% ha finalità export. Il plafond SACE è utilizzato al 50%; con un tiraggio più o meno equi-distribuito tra breve e medio-lungo termine (per il 57% a breve) per finalità commerciali. Si segnala che il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito open nelle quali possono essere inseriti una serie di contratti non identificati a priori (secondo lo schema del credito acquirente). Con riferimento a questa tipologia di linee, ne esistono ad oggi 46 aperte con i 12 Paesi coinvolti nel Progetto Mediterraneo, per un totale di 208 milioni di euro disponibili. Circa la ripartizione geografica la Turchia assorbe il 50% del plafond complessivo disponibile ed oltre il 33% del plafond complessivo utilizzato; seguono, con percentuali tra il 9% ed il 7% del plafond complessivo il Marocco, la Tunisia, l’Egitto, Israele; si collocano intorno al 4% Algeria e Libano. La maggior parte dei Paesi presenta un livello di utilizzo tra il 20% ed il 30% rispetto al plafond complessivamente stanziato per singolo Paese; solo per Turchia, Libano e Palestina si registra un grado di utilizzo più elevato (rispettivamente 67%, 64% e 82%). In allegato al presente documento sono riportati alcuni grafici illustrativi della ripartizione geografica e dei livelli di utilizzo delle risorse. Con riferimento alle indicazioni settoriali fornite dalle banche interpellate, le attività maggiormente finanziate sono le esportazioni di impianti, macchinari e materie prime5, prodotti farmaceutici, siderurgici, automobili, la realizzazione di grandi opere (ferroviario e autostradale); sono altresì finanziati, anche se con volumi e numero di operazioni più contenuti, anche gli scambi nel settore del tessile (in particolare abbigliamento di ‘alta qualità’) e delle calzature. Euromed Fund Alla fine del 2004 è stato costituito il Fondo Euromed, gestito da Finlombarda SGR e alla cui costituzione hanno partecipato BEI, SanPaolo IMI Unicredit e Banca Intesa, primo fondo mobiliare chiuso riservato ad investitori istituzionali, che si caratterizza per il fatto 4 Tra le altre finalità rilevate vi sono alcuni finanziamenti ad imprese a capitale straniero, acquisiti per titoli di Stato 8 di investire prevalentemente in azioni di joint ventures tra società europee, principalmente italiane, e imprese dell’area mediterranea (prevalentemente Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto e Turchia). Il fondo, che ha un capitale sottoscritto di 45 milioni di euro e dovrebbe a breve arrivare a 60 milioni6, potrà peraltro realizzare anche investimenti diretti “green field”, ovvero acquistare partecipazioni di minoranza, anche connesse a processi di privatizzazione. Si avvale inoltre della collaborazione on site della International Maghreb Merchant Bank, per l’attività di scouting e origination nonché per la successiva due diligence e supporto nella strutturazione dell’operazione. Il Fondo non ha ancora perfezionato alcuna operazione, ma è in corso la due diligence su alcuni progetti. c. Accordi di collaborazione tra Banche italiane e banche dei Paesi del Mediterraneo Gli accordi di collaborazione tra banche italiane e banche dei Paesi mediterranei sono molto numerosi. Secondo la rilevazione effettuata sette tra i maggiori gruppi bancari italiani hanno stipulato 14 accordi in tutti i principali Paesi dell’area e altri sono in fase di negoziazione. Gli accordi sono finalizzati all’assistenza reciproca alla clientela e ad assicurare le migliori condizioni di accesso al credito. In particolare gli accordi sono volti a facilitare l’intermediazione dei flussi di import-export, assistere la clientela interessata a investire nell’area, gestire il trasferimento delle rimesse degli immigrati In prospettiva numerose banche hanno inoltre segnalato di aver intenzione di potenziare la rete di accordi di collaborazione nei Paesi della Sponda Sud. d. Operatività della banche italiane con la Banca Europea per gli Investimenti Secondo le informazioni fornite all’Associazione dagli Uffici della BEI sono cinque le banche italiane che hanno utilizzato la Facility della BEI dedicata ai Paesi del Mediterraneo (il Paragrafo II.c fornisce un’illustrazione completa dello strumento), intervenendo come garanti su quota parte di finanziamenti concessi dalla BEI per progetti realizzati in Egitto e Tunisia, per un totale importo garantito di 215 milioni di euro (su un totale di circa 9 miliardi di euro). Circa il livello di coinvolgimento delle imprese italiane in queste operazioni la BEI ha segnalato l’impossibilità di fornire il dato, in quanto i finanziamenti diretti (per operazioni di importo superiore ai 25 milioni di euro) vengono concessi per lo più a controparti 5 In particolare sono state indicate macchine ed impianti per ‘foods and beverage’, per ‘industria ceramica, materiali per edilizia’, marmi e graniti, vetro, macchine e impianti per irrigazione e desalinazione dell’acqua marina, attrezzature per gas naturale e petrolio. 9 sovrane (e con garanzia sovrana) e successivamente canalizzati ad imprese locali od estere per la realizzazione dei progetti; con riferimento, invece, ai prestiti di importo inferiore (“prestiti globali”), essi vengono concessi a banche locali che poi informano la BEI delle operazioni finanziate; tuttavia da tali informazioni non è possibile individuare se i fondi siano utilizzati da imprese estere o a capitale estero7. II. Approfondimenti su alcune questioni politiche, economiche e finanziarie di particolare rilevanza per le relazioni tra l’Italia, l’UE ed i Paesi della Sponda Sud a. Il Processo di Barcellona A Barcellona, il 27 e 28 novembre 1995, si è svolta per la prima volta una Conferenza di tutti i Ministri degli Esteri dei quindici Paesi membri dell’Unione Europea e di dodici Paesi del sud e dell’est del Mediterraneo8 (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia, Cipro e Malta). In tale occasione, dando seguito agli orientamenti già definiti dai Consigli europei di Lisbona (giugno 1992), Corfù (giugno 1994) ed Essen (dicembre 1994), nonché alle proposte formulate dalla Commissione, viene dato avvio - con la “Dichiarazione di Barcellona” - a quello che va sotto il nome di “Processo di Barcellona”, ovvero il progetto di Partenariato Euromediterraneo (o Euromed) finalizzato alla creazione di un’area di pace, stabilità e prosperità tra i Paesi Europei e quelli del Sud del Mediterraneo, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e culturale, la cooperazione economica e finanziario9 e la progressiva integrazione dei mercati. In particolare, tre sono gli assi su cui si articola e si sviluppa la nuova politica euromediterranea: • il partenariato politico e di sicurezza, che mira a realizzare uno spazio comune di pace e stabilità, attraverso l’implementazione di azioni volte a garantire la sicurezza ed il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; 6 A fronte di tale dotazione si prevede un taglio medio delle operazioni tra 1,5 e 3 mln di euro con una durata media di 4 anni. La partecipazione sarà sempre di minoranza. 7 Parimenti non è possibile conoscere se i prestiti globali concessi dalla BEI in Italia a banche italiane (complessivamente 22 gruppi bancari) siano poi utilizzati dalle imprese affidate anche per sviluppare attività con imprese della area mediterranea. 8 La questione dei rapporti tra l’Unione europea ed i Paesi terzi del Mediterraneo (PTM) ha in realtà radici più lontane. Essa si pone infatti fin dagli anni sessanta, quando la Francia sottolineava la necessità di rafforzare le interdipendenze commerciali, frutto di decenni di rapporti coloniali, tra alcuni Stati europei e i Paesi del Mediterraneo. Al vertice di Parigi del 1972 venne pertanto definita la prima politica “Globale Mediterranea”, il cui asse centrale era rappresentato dal libero accesso ai mercati della Comunità per i manufatti dei Paesi del bacino mediterraneo. 9 Con l’allargamento dell’Unione Europea del maggio 2004, Cipro e Malta sono diventati membri dell’UE; attualmente pertanto il Partenariato Euro-Mediterraneo riunisce i 25 Stati membri dell’UE e 10 Partner mediterranei (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia). La Libia ha status di osservatore dal 1999. 10 • il partenariato economico e finanziario che intende promuovere la creazione di un’area di prosperità condivisa, in primis attraverso la creazione di una zona di libero scambio tra l’UE ed i Paesi Partner Mediterranei (PPM) firmatari della Dichiarazione di Barcellona, entro il 201010; • il partenariato sociale, culturale ed umano volto a sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra società civili. Il Partenariato EuroMed si sviluppa lungo due direttrici complementari: una dimensione bilaterale attiene ai rapporti tra l’UE ed i PPM; esiste inoltre una dimensione regionale finalizzata a promuovere l’integrazione tra tutti i 35 Partners; inoltre, particolare importanza è attribuita alla cooperazione “Sud-Sud” tra i Paesi mediterranei. La dimensione bilaterale del processo di Barcellona si esplica nel quadro degli Accordi di Associazione tra l’UE e i Paesi dell’area mediterranea, attraverso i quali i Paesi sottoscrittori assumono una serie di impegni che vanno dal dialogo politico, al rispetto dei diritti umani e della democrazia, alla liberalizzazione del commercio di beni secondo regole compatibili con i principi dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio11. Con particolare riferimento all’impegno all’apertura degli scambi gli Accordi prevedono un periodo transitorio per l’abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie di 12 anni dalla loro entrata in vigore12. Attualmente i seguenti sette Paesi (su dieci) hanno ratificato gli Accordi di Associazione: Territori Autonomi Palestinesi (entrata in vigore dell’accordo nel 1997); Tunisia (1998), Israele (2000); Marocco (2000); Egitto (2001) Giordania (2002); Algeria (2005). Alla fine del 2004 è stato sottoscritto l’Accordo con la Siria (in attesa di ratifica) ed è imminente la ratifica dell’Accordo di Associazione del 2002 del Libano. Si ricorda inoltre che la Turchia ha firmato un Accordo di Associazione nel 1995 con il quale ha perfezionato un’unione doganale con l’UE13; inoltre, in considerazione del processo di adeguamento all’acquis communautaire necessario per l’ingresso del Paese nell’Unione, sarà progressivamente completato il processo di abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie per i settori ancora soggetti a restrizioni. Per accelerare l’integrazione commerciale dei Paesi della Sponda Sud con quelli europei e abbattere le barriere tariffarie ancora esistenti, in vista della creazione di un mercato 10 La data si riferisce alla totale eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari allo scambio dei soli prodotti industriali. Le relazioni commerciali tra i Paesi della Sponda Sud e l’UE sono peraltro già abbastanza sviluppate considerato che i 25 Paesi europei coprono circa il 50% del commercio estero dei Paesi mediterranei e il 36% in termini di investimenti diretti nell’area. 11 In questo senso la liberalizzazione degli scambi va intesa anche come abbattimento delle barriere eventualmente esistenti alla prestazione di servizi nel territorio del Paese non solo con una modalità di erogazione cross-border, ma anche tramite l’apertura di dipendenze dirette nel Paese. Gli Accordi possono inoltre prevedere impegni in materia di tutela della proprietà intellettuale, regolamentazione della concorrenza, sistemi di incentivazione pubblica, cooperazione in materia sociale e culturale, normative in materia di immigrazione. 12 L’entrata in vigore degli Accordi si ha soltanto a seguito della ratifica degli stessi da parte di una serie di Autorità (Parlamento Europeo, Parlamenti dei Membri UE, Parlamento del Paese Partner), comportando di norma un lungo intervallo di tempo, anche di alcuni anni, tra la sottoscrizione e la ratifica. 13 L’Unione Doganale non si applica al settore agricolo. 11 unico nel 2010, nell’ottobre 2005 il Consiglio dell’UE ha approvato la proposta della Commissione di creare una zona Pan-euro-mediterranea14 per il “cumulo di origine” dei prodotti. Questa decisione, che integra il preesistente sistema del cumulo paneuropeo di origine varato nel 1997, prevede che le merci fabbricate a partire da fattori produttivi provenienti dai Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo beneficino di un accesso preferenziale al mercato UE, rispetto a Paesi terzi, in termini di abbattimento di dazi doganali. L’evoluzione del Processo di Barcellona è monitorata da periodiche Conferenze EuroMediterranee cui partecipano i Ministri degli Esteri dei Paesi coinvolti nel Partenariato Euromed15. Inoltre, il 27 e 28 novembre 2005, a Barcellona - in occasione del decimo anniversario dalla Dichiarazione omonima - si sono riuniti per la prima volta i capi di Stato e di Governo dei 35 Paesi coinvolti, varando un programma di lavoro quinquennale in cui si è ribadito l’impegno a raggiungere i seguenti obiettivi ritenuti prioritari: promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani; creare e sviluppare opportunità economiche e contribuire alla creazione di posti di lavoro, attraverso il completamento della zona di libero scambio entro il 2010; estendere il libero scambio all’agricoltura e ai servizi; fronteggiare il problema dell’immigrazione16; rendere accessibile a tutti l’istruzione di base e collaborare con i Paesi Partner per migliorare la qualità dell’istruzione. Si sottolinea che il potenziamento del processo in atto risulta tanto più rilevante in considerazione della recente politica adottata dagli USA verso i Paesi del Mediterraneo, fondata su accordi bilaterali volta a rafforzare le relazioni commerciali con l’area e a creare un’area di libero scambio in diretta concorrenza con l’Unione Europea. b. L’integrazione interregionale Sud-Sud Il processo di integrazione sud-sud è uno degli assi portanti del Processo di Barcellona, quale una tappa necessaria per una piena integrazione tra i mercati dei Paesi Europei e di quelli Mediterranei; da essa dipende tanto la crescita dei singoli Paesi Partner quanto l’effettivo ampliamento delle opportunità di business per le imprese europee che si insediano nell’area. Sebbene gli scambi tra gli Stati della sponda meridionale rappresentino attualmente una percentuale inferiore al 15%17 del commercio estero complessivo della regione, sono stati 14 L’area comprende l’UE, i 10 Paesi della Sponda Sud nonché Svizzera, Liechtenstein, Norvegia, Islanda, Bulgaria, Romania. 15 Dalla conferenza di Barcellona del 1995 si sono tenute sette conferenze euro-mediterranee dei ministri degli Esteri. 16 Nel 2005 gli immigrati provenienti dalla Sponda Sud registrati nell’UE sono circa 5,8 milioni, con Italia e Spagna tra le principali destinazioni anche se con numero di immigrati ancora inferiore rispetto a Germania, Francia e Olanda; la comunità turca è quella più numerosa, con oltre 2, milioni di immigrati. In Italia vi sarebbero oltre 40.000 egiziani, 15.000 algerini, 223 .000 marocchini, 58.000 tunisini. 17 Vi sono fonti discordanti sul punto; secondo alcune il livello sarebbe intorno al 7%. 12 compiuti passi incoraggianti per approfondire la dimensione regionale del processo di integrazione, grazie alla sottoscrizione dei seguenti accordi: • l’accordo di Agadir firmato nel 2004 ed entrato in vigore il primo gennaio 2006, che mira alla creazione di un’area di libero scambio tra Marocco, Tunisia, Egitto e Giordania; • l’Unione del Maghreb Arabo tra Marocco, Algeria, Tunisia, Mauritania e Libia, istituita nel 1989; si tratta di un accordo con molteplici finalità tra cui, con riferimento alla dimensione economica, la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali18. Si segnala inoltre che la Turchia ha concluso accordi di libero scambio con il Marocco (entrato in vigore il primo gennaio 2006), con l’Autorità palestinese (2004) e con l’Egitto (2005). c. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: il Programma MEDA, la BEI e la Facility for Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), la Banca Euromediterranea L’Unione Europea dispone di una serie di programmi e strumenti per il sostegno finanziario ai Paesi della Sponda Sud, c.d. “Paesi Partner del Mediterraneo” (di seguito indicati come PPM) finalizzati al raggiungimento degli obiettivi individuati dalla Dichiarazione di Barcellona. Il programma MEDA (I- II) Il programma MEDA, avviato nel 1995, è lo strumento principale a livello Europeo per il finanziamento del Partenariato Euromediterraneo. Tra il 1995 ed il 1999 la Commissione Europea ha destinato al programma (MEDA I) un totale di 3,4 miliardi di euro. La seconda fase di programmazione (MEDA II 2000-2006) ha previsto invece una dotazione complessiva di 5,3 miliardi di euro19. Le risorse MEDA, allocate secondo una specifica programmazione tra UE, PPM e Banca Europea per gli Investimenti20, sono impiegate tramite tre tipologie di intervento: a) contributi a fondo perduto assegnati a singoli Paesi partner attraverso procedure di gara, 18 Tra i progetti di cooperazione interregionale approvati dall’UMA vi sono la costituzione di una Banca per gli Investimenti e l’Import-Export, una convenzione per l’attività marittima e un accordo nel settore dei trasporti. 19 Malta e Cipro dal 2004 non sono più tra i paesi beneficiari del programma a seguito dell’ingresso nell’UE; inoltre, le attività di cooperazione con la Turchia non sono più finanziate tramite MEDA ma con una dotazione finanziaria a parte, pianificata dalla Direzione Generale per l’Allargamento della Commissione Europea. 20 Le risorse MEDA sono soggette ad una specifica programmazione: a livello nazionale e regionale sono stati redatti, di concerto con la BEI, documenti strategici per il periodo 2000-2006; sulla base di tali documenti strategici si sono predisposti programmi indicativi nazionali (PIN) e regionali (PIR) triennali, concordati tra l’UE ed ogni Paese mediterraneo; infine, sulla base dei programmi indicativi sono stati redatti annualmente di concerto con la BEI) piani di finanziamento a livello nazionale e regionale, nei quali è individuata la lista dei progetti da finanziare. 13 secondo una specifica programmazione definita a livello comunitario; b) operazioni di capitale di rischio (interventi di equity e quasi-equity) gestiti dalla BEI; c) contributi in conto interessi su prestiti BEI per progetti di tutela ambientale. Beneficiari dei finanziamenti del programma MEDA possono essere tanto gli Stati centrali quanto le Amministrazioni locali, le organizzazioni di sostegno delle imprese, gli operatori privati, le cooperative, le associazioni, le fondazioni e le organizzazioni non governative dei paesi dell’UE e dei Paesi Mediterranei. Le iniziative di cooperazione finanziate possono essere di due tipi: bilaterali, ovvero realizzate tra l’UE ed un singolo Paese mediterraneo, o regionali, se relative ad un progetto che coinvolge l’UE ed un gruppo di Paesi partner21. Nella tabella che segue sono riportati gli impegni deliberati e gli ammontari erogati attualmente nell’ambito sia per progetti di cooperazione bilaterale che regionale a valere sulle risorse MEDA I e II. Per una valutazione delle risorse complessivamente confluite nell’area dall’UE si riporta anche il totale dei finanziamenti concessi dalla BEI nello stesso arco temporale22. Tipologia di intervento/Paese MEDA I 19951999 Mln € Impegni Importi erogati MEDA II 20002004 Mln € Impegni MEDA II 2005 Mln € Finanziamenti BEI 19952004 Totale* Importi erogati Cooperazione Bilaterale Algeria 164,0 30,2 232,8 74,7 80 1417 1.751,9 Territori Palestinesi 111,0 59,0 350,3 327,2 280 230 3.294,2 Egitto 686,0 157,0 353,5 360,1 110 2678 3.724,1 Giordania 254,0 108,4 204,4 241,8 60 529 1.359,2 Libano 182,0 1,2 73,7 103,4 27 480 2.378,6 Marocco 660,0 127,5 677,1 443,2 148 1794 2.944,7 Siria 101,0 0,0 135,7 39,0 22 580 2.344,0 Tunisia 428,0 168,0 328,6 320,7 118 1725 2.213,7 Totale Bilaterale 2 586.0 651,32 2.356,1 1 910,1 845 9,433 20.010,4 Cooperazione 471,0 222,5 739,8 478.4 N.d. Regionale TOTALE 3 057,0 874,0 3 095,9 2 388,0 n.d. Fonte: Commissione Europea Il totale riportato nell’ultima colonna è dato dalla somma degli impegni erogati per Meda I e II fino al 2004, degli impegni stanziati per il 2005 e dei finanziamenti concessi dalla BEI Dai dati emerge come nel secondo periodo di programmazione sia migliorato – anche grazie ad una razionalizzazione del meccanismo di implementazione del programma da parte UE - il livello di tiraggio dei fondi rispetto a quelli stanziati (passato dal 29% al 77%). 21 Nella cooperazione bilaterale ricadono, ad esempio, progetti di investimento e la realizzazione di opere infrastrutturali, ovvero inziative di assistenza tecnica/istituzionale verso singoli Paesi MEDA; sono invece esempi di cooperazione regionale la creazione di reti di Istituti di ricerca, Progetti di collaborazione inter-universitaria ecc. 22 Tra i maggiori utilizzatori dei finanziamenti BEI vi è in realtà la Turchia che nell’arco temporale considerato aveva ricevuto oltre 3 miliardi di finanziamenti. Il Paese non è però inserito nella tabella in quanto fuori dal programma MEDA in quanto Paese “candidato” (beneficia pertanto dei fondi di pre-adesione). 14 Gli strumenti della Banca Europea per gli Investimenti: FEMIP La Banca Europea per gli Investimenti, in qualità di istituzione finanziaria dell’Unione Europea che ha il compito di attuare le politiche volte a rafforzare l’integrazione economica dei Paesi membri, svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle iniziative che promuovono lo sviluppo dei Paesi mediterranei, nell’ambito degli obiettivi fissati dalla Dichiarazione di Barcellona. L’attività di finanziamento della BEI è svolta sia su mandato della Commissione, a valere su risorse comunitarie (Fondi MEDA e, precedentemente all’istituzione del programma, sulla base di specifiche convenzioni con l’UE), sia a valere sui fondi propri della banca che provengono dalla sua attività di raccolta e dai proventi collegati al lending. Complessivamente, tra il 1974 ed il 2004, la BEI ha finanziato progetti di investimento nei PPM per circa 15 miliardi di euro23, di cui oltre 8 miliardi di finanziamenti solo tra il 2000 ed il 200424. Il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, al fine di potenziare gli interventi della BEI nel Mediterraneo, ha deciso di creare la Facility for Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), con una dotazione di bilancio originariamente stanziata di circa 8 miliardi di euro fino alla fine del 2006. Il FEMIP ha accorpato ed integrato in un unico programma tutte le precedenti attività svolte dalla BEI, sia con fondi propri che con risorse MEDA. Il FEMIP interviene attraverso una molteplicità di strumenti finanziari di cui possono beneficiare sia soggetti pubblici che privati: prestiti a medio-lungo termine per grandi progetti25, operazioni di finanza strutturata, prestiti globali concessi ad intermediari finanziari, operazioni di equity e quasi-equity26, garanzie, fondi di assistenza tecnica27. I finanziamenti sono concessi dal FEMIP secondo il mandato Euromed II (2000-2007) della Commissione, che stabilisce in 6,5 miliardi di euro il tetto massimo di prestiti da concedere ai Paesi MEDA28 a valere sulle risorse BEI. Inoltre, per lo stesso arco temporale, il Consiglio UE ha invitato la BEI a finanziarie in particolare il settore energetico e delle comunicazioni senza copertura dei rischi commerciali e politici per un ulteriore miliardo di euro. 23 Si riporta di seguito la ripartizione settoriale dei prestiti della BEI (1974 – 2004): settore idrico e gestione dei rifiuti (21,8%), energia (24,8%), PMI (prestiti globali, 17,9%), telecomunicazioni (19,7%), Industria e servizi (13,6%), Istruzione e sanità (2,2%). La ripartizione geografica invece è la seguente: Turchia (22,8%), Egitto (18,2%), Marocco (15,9%), Algeria (14,7%), Tunisia (14,5%), Libano (4%), Giordania (4,3%), Siria (3,4%), Israele (1,6%), Territori palestinesi (1,6%). 24 Fonte: Rapporto FEMIP della BEI, novembre 2005. 25 26 Per progetti di investimento di importo non inferiore a 25 milioni di euro. Tali tipi di intervento sono mirati, tra l’altro, al rafforzamento del settore finanziario dei Paesi beneficiari. Infatti il FEMIP può acquisire partecipazioni dirette in istituzioni finanziarie, oltre che imprese private. Il FEMIP può inoltre investire in fondi di investimento specializzati in PMI, in particolare in fase di start-up, concedere prestiti partecipativi e prestiti subordinati. 27 L’attività di assistenza tecnica è finalizzata a promuovere il più efficiente impiego dei finanziamenti BEI, soprattutto con riferimento a progetti infrastrutturali, per i quali oltre al prestito la BEI si rende spesso necessaria un’attività di consulenza. 15 Gli interventi sul capitale di rischio e l’assistenza tecnica non sono finanziati con risorse BEI ma a valere sul budget MEDA (rispettivamente 200 mln di euro tra il 2001 ed il 2006 per il capitale di rischio e 105 mln per l’assistenza tecnica tra il 2003 e 2006) e con i fondi del FEMIP Trust Fund costituito l’anno scorso, con un dotazione di 33,5 mln di euro provenienti dai contributi volontari dei Paesi dell’UE 15. Il rafforzamento del FEMIP e l’ipotesi di creazione di una Banca Euromediterranea L’idea di costituire una banca di sviluppo dedicata ai Paesi mediterranei era stata considerata favorevolmente dalla Commissione Europea già nel 2002, quando si era ipotizzata la costituzione di un’affiliata alla BEI che avrebbe dovuto incorporarne le attività nell’area. Tuttavia si è poi deciso di optare per una soluzione intermedia, attraverso la creazione del FEMIP, rinviando la decisione di costituzione di un organismo ad hoc ad un secondo momento sulla base dei risultati conseguiti dalla BEI con il nuovo strumento. La Conferenza Euromed di Napoli ed il Consiglio Europeo di Bruxelles del dicembre 2003 hanno riconfermato tale orientamento, varando una serie di misure volte a rafforzare la Facility e stabilendo che solo a dicembre 2006 – sulla base della valutazione dell’operato del FEMIP gli Stati Membri, d’intesa con i Paesi MEDA, decideranno sulla sua eventuale “incorporazione in una sussidiaria in cui la BEI detenga la maggioranza del capitale29, dedicata ai Partner Mediterranei”. La Conferenza ministeriale del prossimo giugno a Tunisi potrà peraltro già costituire un momento per un esame preliminare della questione. Nel mentre, si è optato per il rafforzamento del FEMIP con l’obiettivo di potenziarne l’efficacia nei confronti del settore privato. A tal fine sono state adottate, tra l’altro, le seguenti misure: a) apertura di uffici BEI dedicati allo strumento nei Paesi Meda (Tunisi, Rabat e Cairo) ; b) la creazione di un portafoglio “speciale” di 200 mln di euro per la concessione di finanziamenti al settore privato in regime di risk sharing30; c) la costituzione di un forum annuale dei Ministri delle Finanze dei Paesi UE e MEDA per discutere la politica di finanziamento del FEMIP31. Ancorché significativamente migliorata, la struttura del FEMIP rimane evidentemente inserita in un contesto caratterizzato da regole e finalità non definite per rispondere alle specifiche caratteristiche degli operatori dei PPM. Il principale obiettivo della costituzione 28 29 I finanziamenti sono assistiti dalla garanzia comunitaria. Sono state formulate diverse ipotesi sul possibile assetto organizzativo e sulla governance del nuovo soggetto. In particolare la BEI ha esaminato due opzioni: a) la costituzione di una partecipata al 60% dalla BEI che continui ad utilizzare le strutture di quest’ultima per una serie di servizi di supporto, amministrativi ecc.; b) un soggetto completamente indipendente, che comporterebbe un numero maggiore di risorse umane e finanziarie ad essa dedicate. Inoltre, si sono ipotizzati diversi scenari di trasferimento totale o parziale, e comunque graduale, del portafoglio FEMIP al nuovo soggetto. 30 Nell’attività standard di finanziamento è previsto che il beneficiario del prestito sia assistito da una garanzia sovrana. Con il nuovo strumento invece tale garanzia non è più richiesta; la Banca gestisce il rischio commerciale (rivolgendosi ad un garante commerciale), mentre il rischio politico è coperto dal Bilancio comunitario. 31 Al fine di migliorare le relazioni tra i Paesi UE ed i PPM è stata anche istituita d) la creazione di un’Assemblea parlamentare euromediterranea composta da 240 deputati, con funzioni consultive 16 di un soggetto distinto rispetto alla BEI per le attività di finanziamento nei Paesi MEDA è stato individuato nella necessità di un più efficace ed incisivo supporto al settore privato, peraltro già significativamente migliorato negli ultimi anni di attività del FEMIP32. Inoltre, la creazione di un intermediario dedicato consentirebbe una maggiore flessibilità nelle politiche di assunzione dei rischi (tipicamente elevati), e di quelle di determinazione degli accantonamenti e di pricing, nonché maggiori opportunità di prevedere strumenti finanziari ad hoc rispondenti alle esigenze delle PMI dei Paesi beneficiari (che rappresentano in molti casi l’elemento potenzialmente più dinamico della struttura industriale). Tra i diversi vantaggi che la creazione di Banca per il Mediterraneo potrebbe comportare vi è altresì un più diretto coinvolgimento ed una maggiore responsabilizzazione dei PPM – attualmente coinvolti nella gestione del FEMIP con funzioni meramente consultive – nel caso partecipassero al capitale della nuova banca, divenendo parte attiva nel processo decisionale di allocazione delle risorse. Ne conseguirebbe, altresì, un’interazione più dinamica con le Istituzioni locali, con ricadute positive anche sui processi di riforma in atto in questi Paesi. Infine, potrebbe essere promossa una presenza capillare sul territorio delle succursali della nuova banca, favorendo i rapporti sia con le imprese che con gli intermediari finanziari locali, promuovendo al contempo la formazione di nuove specializzazioni e competenze specifiche nell’area33. Sotto il profilo politico non va d’altra parte trascurato che si tratterebbe comunque di un segnale molto forte dell’impegno europeo allo sviluppo dei Paesi partner. In passato il Governo italiano (sia il Ministro Marzano che il Ministro Tremonti) si è espresso chiaramente a favore della trasformazione del FEMIP in una banca mediterranea. Circa la sede della nuova banca si era anche dibattuto di una possibile candidatura di Napoli in occasione della Conferenza Ministeriale tenuta in questa città nel 2003; peraltro è noto l’interesse delle regioni del Sud per una collocazione della banca (o almeno di una sua succursale) nel Mezzogiorno (anche eventualmente in Sicilia), in quanto è considerata un’opportunità di particolare interesse per le imprese locali e per il rafforzamento delle loro relazioni con i Paesi della riva Sud del Mediterraneo. d. Valutazione del Processo di Barcellona e nuova politica di vicinato dell’Unione Europea E’ in corso sui media e negli ambienti accademici e imprenditoriali il dibattito circa l’efficacia del Processo di Barcellona e degli strumenti dei quali esso si avvale, in primis sul 32 In effetti tra il 1993 ed il 2003 solo il 20% dei finanziamenti concessi dalla BEI su mandato della Commissione Europea erano destinati al settore privato. Tale quota è però cresciuta al 40% nel 2004 rispetto al totale degli impegni annuali assunti. Principalmente si tratta di finanziamenti concessi per piccoli progetti tramite il canale dei prestiti globali e di una serie di finanziamenti a singoli progetti infrastrutturali. 33 Il progetto comporterebbe naturalmente dei costi, primo fra tutti quello connesso alla necessaria capitalizzazione della banca per far fronte al più elevato profilo di rischio dell’attività cui sarebbe preposta. Secondo alcune proiezioni 17 piano finanziario. Alcuni hanno argomentato una insufficienza di risorse finanziarie comunitarie, soprattutto se confrontate con i flussi destinati ai dieci Paesi che hanno fatto il loro ingresso nell’UE nel 2004, ai quali sono andati circa 3 miliardi di euro l’anno dal 2000 al 2004 attraverso gli strumenti di pre-adesione. In generale si sostiene comunque da più parti che i risultati del partenariato non sono ancora soddisfacenti (soprattutto in termini di divario tra i livelli di vita dell’UE e dei Paesi MEDA) e che si è in ritardo rispetto agli obiettivi prefissati dalla Dichiarazione del 1995, con particolare riguardo alla creazione di un’area di libero scambio34. Le ragioni sono molteplici e da addurre, tra l’altro, alla complessità dell’architettura del Partenariato, all’accentramento dei processi decisionali a Bruxelles e ad una mancanza di coinvolgimento effettivo dei PPM. In particolare si è indicato il “bilateralismo” quale forte limite all’impianto del partenariato, laddove sarebbe necessario un sistema di impegni comuni di tutti i Paesi partner coinvolti, e quindi un approccio multilaterale, onde evitare che i progressi si registrino in maniera disomogenea in diverse regioni della costa sud del Mediterraneo e che il commercio si sviluppi solo tra UE e singoli Stati e non anche tra questi ultimi. Gli sforzi si sono concentrati soprattutto sull’abbattimento delle barriere tariffarie e meno di quanto dovuto sull’attuazione delle necessarie riforme strutturali. Manca inoltre un meccanismo premiante che leghi le offerte di vantaggi da parte dell’UE ai progressi ottenuti dai PPM in termini di riforme; l’introduzione di un tale sistema di “incentivi” favorirebbe peraltro anche una maggiore credibilità dell’intero processo e quindi una crescente fiducia degli investitori internazionali, attraendone i capitali. Va d’altra parte rilevato che le instabili relazioni politiche tra diversi PPM non agevolano certamente un rapido sviluppo del commercio e degli investimenti (intra e interregionali). I maggiori progressi da compiere riguardano la certezza del quadro giuridico e regolamentare di riferimento per gli investitori esteri e l’estensione del processo di liberalizzazione degli scambi - che fa attualmente riferimento ai soli prodotti industriali e si è concentrato prevalentemente sulle barriere tariffarie – ai servizi35 ed all’agricoltura. Manca infine una sistema di trasporto multimodale efficiente che colleghi tutti i Paesi dell’area36. elaborate dalla BEI nel 2003 il capitale sottoscritto sarebbe dovuto essere di 17 mliardi di euro (di cui 1,7 versati), con incrementi successivi fino a 22 mliardi per coprire l’assorbimento di capitale progressivo. 34 In primo luogo diversi Paesi devono ancora ratificare i propri accordi, che comportano comunque - anche per quelli già in vigore - una riduzione delle barriere molto diluita nel tempo. Dal 1993 al 2993 si rileva che i dazi si sono mediamente abbassati nei Paesi meda per i prodotti industria di 11 punti percentuali, ma che permangono forti barriere se comparate con le condizioni applicate dai Paesi sudamericani e da alcuni paesi asiatici. Esistono inoltre prodotti per i quali sono ancora vigenti tariffe molto elevate in diversi Paesi Meda. 35 In materia di sevizi è stato adottato dai Paesi Partner un Protocollo Quadro sulla liberalizzazione dei servizi cui ha fatto seguito nel 2005 una proposta negoziale della Commissione Europa ispirata al General Agreement on Trade inService dell’OMC. Tale proposta dovrebbe essere discussa dai Paesi UE e MEDA a breve. 36 Il tema è toccato anche dal Programma quinquennale varato dai Paesi MEDA in occasione del Summit di celebrazione dei primi dieci anni del processo di Barcellona; le linee di sviluppo riguardano l’estensione delle “autostrade del mare” con il collegamento di alcuni tra i porti principali della Sponda Sud, la congiunzione della penisola iberica con il Marocco, il prolungamento dei corridoi europei nel Sud-Est Europa e, attraverso la Turchia, fino alla costa siriana, la Giordania e l’Egitto. Infine, si discute della possibilità di sviluppare un asse multimodale Sud-Sud (tra cui in particolare un asse da Alessandria d’Egitto a Rabat ed uno da Beirut a Damasco). In particolare per le 18 Sotto il profilo economico-finanziario il livello di investimenti diretti nell’area è considerato ancora ampiamente insoddisfacente rispetto alle potenzialità37. Anche sulla base di questa constatazione sono molti i sostenitori del progetto di creazione di una Banca Euromediterranea che promuova l’iniziativa privata nell’area e favorisca lo sviluppo dei processi di privatizzazione. Nel maggio 2004 l’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi Paesi ha comportato l’adozione di una nuova Politica Europea “di Vicinato” - PEV (European Neighbourhood Policy) che ha coinvolto i nuovi membri nelle relazioni sia con i Paesi MEDA38 che gli altri Paesi con cui l’UE a 15 aveva promosso politiche di integrazione. Con riferimento ai Paesi MEDA, la PEV ricalca sostanzialmente gli obiettivi della Dichiarazione di Barcellona di riduzione della povertà, creazione di un’area comune di prosperità e stabilità, integrazione economica, cooperazione culturale. Peraltro, la nuova politica contiene alcuni elementi di novità, che in qualche misura forniscono una prima risposta alle critiche mosse dopo dieci anni dall’avvio del Processo di Barcellona. In particolare, maggior enfasi è posta sull’importanza di armonizzare le normative dei Paesi partner all’impianto giuridico comunitario e di procedere nella liberalizzazione dei servizi e nella graduale apertura del settore agricolo; si è concordato sulla necessità di sviluppare networks per i trasporti, l’energia e le telecomunicazioni; inoltre è stata accentuata la dimensione bilaterale (UE-Paese Partner) della cooperazione rispetto a quella regionale, in modo da sviluppare piani di azione tagliati sulle specifiche esigenze di ciascun Paese. Infine, in base alla nuova politica di vicinato, nel 2007 il Programma MEDA confluirà, insieme ad altri programmi della Commissione verso paesi terzi, in uno strumento finanziario ad hoc (European Neighbourhood and Partnership instrument) il cui budget è ancora in corso di discussione39. autostrade del mare la Sicilia è stata individuata come una piattaforma logistica da valorizzare nei rapporti commerciali tra UE e Paesi MEDA. Per lo sviluppo di tali collegamenti, che vogliono essere i prolungamenti nel Mediterraneo dei corridoi paneuropei 8 (Bari-Varna) e 5 (Venezia-Kiev), è stata costituita in Italia nel 2004 la “Rete Autostrade Mediterranee” SpA, che partecipa la progetto europeo in materia, partecipata da Sviluppo Italia e operante in convenzione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’obiettivo è quello di trasferire progressivamente le merci da “su strada” a “strada-mare”, agevolando in vario modo i trasportatori e potenziando i porti italiani interessati (e in particolare Genova, Civitavecchia, Formia, Napoli, Gioia Tauro, Messina, Catania, Palermo, Termini Imerese). 37 Secondo i dati dell’UNCATD, l’area assorbe circa l’1,9% del totale dei flussi di IDE mondiali; i nuovi Stati membri dell’UE ne assorbono il 3,1% mentre i Paesi del Sud Est Europa e CIS il 5,4%; l’area asiatica assorbe il 21% dei flussi e l’America latina quasi il 9%. 38 La Politica europea di vicinato si rivolge infatti sia ai Paesi MEDA, sia ai vicini dell'Est (Bielorussia, Ucraina, Moldavia); ai paesi del Caucaso meridionale (Georgia, Armenia e Azerbaijan); ai paesi delle sponde orientali e meridionali del Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Siria e Autorità palestinese). La Russia dal 2003 è oggetto di una partnership speciale nel contesto del Partenariato Strategico UERussia. Con ciascuno dei Paesi l’UE sta negoziando Piani d’Azione in cui sono individuati, tra l’altro, I settori prioritari in cui si attendono specifici progressi da parte del Paese Partner. 39 Secondo quanto dichiarato dal Commissario Ferrero-Waldner per le Relazioni Esterne e la Politica di Vicinato della Commissione nel maggio 2005, è stato proposto di incrementare la dotazione finanziaria destinata ai paesi interessati 19 e. Linee di credito della cooperazione ed altri interventi pubblici italiani a supporto dell’attività delle imprese nei Paesi Meda La cooperazione italiana ha destinato 12 linee di credito ai Paesi MEDA (dirette però solo a Algeria, Egitto, Giordania, Marocco, Territori Palestinesi e Tunisia) per un importo totale di 317 milioni di euro, parzialmente utilizzati. Le forme tecniche variano dal credito di aiuto al commodity aid a dono40 e sono finalizzate a promuovere l’acquisto di beni e servizi di origine italiana da parte degli imprenditori locali. La maggior parte delle linee è finalizzato al sostegno delle PMI, ma vi sono linee dedicate a specifici ambiti (energia, valorizzazione di aree in ritardo di sviluppo, creazione di società miste). Simest interviene nei Paesi MEDA con una molteplicità di interventi (advisory e assistenza al funding, business scouting, finanziamento di studi di fattibilità e assistenza tecnica, finanziamento per la penetrazione commerciale e per la partecipazione a gare, contributi agli interessi per l’export) tra cui, come noto, l’acquisto di partecipazioni (fino al 25%) nel capitale sociale delle società estere costituite da imprese italiane (ex L.100/90)41. Con riferimento specifico riferimento ai Paesi MEDA, nel 2003 è stato costituito un “Fondo Mediterraneo” 42 che, con una dotazione attuale di 54,4 milioni di euro, acquisisce partecipazioni in società costituite (o di cui si sottoscrive un aumento di capitale o si acquistano azioni da terzi) da imprese italiane, a condizione che sulla stessa impresa Simest acquisisca anche la partecipazione ai sensi della L. 100/90; complessivamente la partecipazione totale non può eccedere il 49% del capitale dell’impresa partecipata. III. Elementi di approfondimento sui processi di privatizzazione dei Paesi della Sponda Sud ed attività ABI nell’area a. Processi di privatizzazione in atto (Turchia, Algeria, Tunisia, Egitto, Marocco) Per le informazioni sui progetti di privatizzazione in atto in Turchia, Algeria, Tunisia, Egitto e Marocco si rimanda alle presentazioni realizzate dai rappresentanti dei sistemi bancari in occasione del seminario organizzato dall’ABI a Palermo. dal nuovo strumento a 15 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, raddoppiando quasi l’importo messo complessivamente a disposizione nel periodo 2000.2006 (con diversi programmi tra cui anche MEDA II). 40 Nel primo caso il finanziamento è concesso dal Governo italiano e quello locale (che a sua volta concede finanziamenti agevolati ai beneficiari a valere su tale linea) e deve essere restituito con maturità molto lunghe e a tassi agevolati. Il Governo locale a sua volta finanzia le imprese locali per l’acquisto di beni e servizi di origine italiana canalizzando le risorse tramite una banca agente, mentre nel caso di doni svolge procedure di gara ad hoc. 41 A valere su questo intervento a fine 2004 erano state deliberate 37 operazioni di acquisizione di partecipazioni in Paesi MEDA, di cui 13 in Tunisia e le rimanenti distribuite in Marocco, Egitto, Algeria e Turchia. 42 Il Fondo interviene nei seguenti Paesi: Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Siria, Autorità Palestinese, Turchia e dall'Iraq e i seguenti paesi confinanti con l’Iraq: Arabia Saudita, Iran e Kuwait. 20 b. Rapporti e attività tra l’ABI e le Associazioni Bancarie dei Paesi della Sponda Sud (Algeria, Tunisia ed Egitto) Gruppo di Lavoro Interbancario Italo-Algerino (ABI-ABEF) I rapporti già avviati con una serie di incontri con l’Associazione Bancaria Algerina (ABEF) di cui il più recente nel dicembre 2003, sono stati ulteriormente rafforzati. Nel maggio 2005 si è infatti costituito, con il supporto istituzionale del Ministero delle Attività Produttive43, il Gruppo di Lavoro Interbancario Italo-Algerino, copresieduto dall’ABI e dall’ABEF (Association Professionelle des Banques et Etablissements Financiers), che si propone di promuovere la collaborazione tra i sistemi bancari dei due Paesi. La creazione del Gruppo è stata promossa da ABI e dal MAP a seguito dell’emergere di una serie di problematiche rilevate dalla banche italiane nei rapporti interbancari con le corrispondenti algerine44. A seguito di un incontro svolto ad Algeri a fine aprile dall’ABI45 è stato concordato un programma di lavoro articolato su quattro assi principali: l’analisi delle problematiche operative, la collaborazione in materia di formazione, il trasferimento di competenze in materia di strumenti pubblici di supporto alle PMI e la collaborazione nel settore dei sistemi di pagamento. Su ciascuno di tali temi l’ABI ha lavorato nel corso del 2005 presentando documenti e proposte46 all’ABEF, sulle quali si è in attesa di un riscontro. L’area che appare suscettibile di più interessanti sviluppi è quella dei sistemi di pagamento, per i quali si è coinvolta la Società Interbancaria per l’Automazione. Rapporti con l’Associazione Bancaria Egiziana e Tunisina Dal 2000 l’ABI ha svolto due incontri con l’Associazione Bancaria Egiziana ed un incontro con l’Associazione bancaria tunisina. 43 Il Gruppo di Lavoro ha carattere istituzionale in quanto formalmente costituito per l’Italia dal MAP e per l’Algeria dal Ministero delle Finanze. Per parte algerina è presieduto dal Segretario Generale dell’ABEF, Mr. Benkhalfa, e per parte italiana dal Responsabile dell’Area Servizi di Mercato, dr. Santececca. 44 Tra le maggiori problematiche emerse, la maggior parte riguarda operazioni di credito documentario per il regolamento di transazioni commerciali quali una non corretta canalizzazione delle lettere di credito secondo le istruzioni dei clienti, il mancato scarico di garanzie ancorché scadute o l’emissione delle stesse senza l’indicazione di una scadenza. Il problema più spinoso riguarda però la questione inerente il mancato riconoscimento da parte algerina della validità di provvedimenti emanati dall’autorità giudiziaria italiana, ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile, che hanno inibito il pagamento di controgaranzie emesse da parte di alcune banche italiane in favore di banche algerine, in relazione ad esportazioni italiane verso l’Algeria, sulla base della presunta frode o illegittimità della richiesta da parte dell’importatore algerino. Si tratta di un tema sul quale l’ABI ha condotto una specifica indagine ed un’analisi giuridica che è stata consegnata all’ABEF nel mese di novembre 2005. Peraltro, a seguito dell’azione di sensibilizzazione e degli interventi svolti la situazione di blocco dell’attività interbancaria tra Italia e Algeria che si era creata a causa di questa problematica è stata superata e l’operatività è ripresa regolarmente. 45 All’incontro tra i due copresidenti hanno partecipato anche numerose banche algerine e rappresentanti del SanPaolo IMI, del Monte dei Paschi di Siena e della SIA. 46 Con particolare riguardo alla formazione si è raccolta la disponibilità di alcune banche italiane ad ospitare manager bancari algerini per periodi di stage; in materia di strumenti di supporto alle PMI si sono inviati documenti illustrativi del sistema di incentivi italiani nella cui gestione è coinvolto il settore bancario, nonché un dossier sulla Centrale Rischi di importo contenuto; infine la SIA ha predisposto un documento di proposta di collaborazione alla quale l’ABEF si è dichiarato molto interessato. 21 In particolare, con riferimento all’Egitto nel 2000 era stata organizzata una missione di banche italiane guidate dal Direttore Generale dell’ABI al seguito del Ministro del Commercio On. Enrico Letta. Ha fatto seguito a tale iniziativa l’organizzazoine di una tavola rotonda con la Federation of Egyptian Banks nel novembre del 2002 sul sistema bancario egiziano, sulle sue prospettive di sviluppo e sulle opportunità di investimento. Per quanto riguarda la Tunisia, nel settembre 2003 è stata organizzata una missione a Tunisi di banche italiane, guidate da ABI, per due giorni di incontri con l’Associazione Bancaria Tunisina ed i rappresentanti del sistema bancario locale. c. Altre iniziative ABI sul Mediterraneo Osservatorio sul Mediterraneo Nel novembre 2004 il Ministero degli Affari Esteri e la Regione Lazio hanno costituito una Fondazione – l’Osservatorio sul Mediterraneo47 – con l’obiettivo di promuovere il dialogo politico, economico, culturale e religioso tra l’Italia ed i Paesi della Sponda Sud. L’ABI, insieme ad altri soggetti privati e pubblici, è partner dell’Osservatorio ed ha ospitato presso la propria sede una serie di importanti conferenze sulle relazioni euromediterranee organizzate dall’Osservatorio, cui hanno preso parte autorità italiane e dei Paesi Meda. L’Osservatorio svolge inoltre una serie di altre attività, tra cui l’organizzazione di manifestazioni culturali in campo cinematografico, fotografico e musicale e, la promozione di studi interreligiosi. SPIN Euromed Banking Conference Il convegno SPIN – Servizi e Pagamenti Internazionali – organizzato dall’ABI e dal Gruppo Italia di SWIFT (nel 2005 alla sua ottava edizione) è finalizzato ad aggiornare l’industria bancaria italiana ed i software providers sullo stato dell’arte nelle diverse aree di business collegate all’attività cross border, nonché sulle più avanzate soluzioni tecnologiche che a tale attività offrono supporto. A partire dall’edizione 2004 SPIN ha assunto un focus specifico sulle prospettive derivanti dall’internazionalizzazione dei sistemi economici e, in particolare, dalla costruzione della area di libero scambio tra UE e Paesi MEDA (la denominazione del convegno è infatti divenuta EuroMed Banking Conference), che potrebbe avere implicazioni di integrazione finanziaria ed aprire rilevanti prospettive di sviluppo sotto il profilo dei sistemi di pagamento e dei servizi bancari, a beneficio degli stessi processi di internazionalizzazione delle imprese nell’area48. 47 48 L’Osservatorio è presieduto dall’On. Franco Frattini, Vice Presidente della Commissione Europea. La prossima edizione dello SPIN è prevista per il 15 e 16 giugno 2006. 22 Progetto rimesse Marocco L'Associazione, già significativamente presente sulle tematiche del "migrant banking", nel mese di agosto 2004 è stata sollecitata dal Ministero Affari Esteri a svolgere un ruolo attivo nella ricerca di migliori soluzioni operative nell’invio di bonifici generati da rimesse di immigrati fra banche italiane e banche dei paesi di origine dei lavoratori. Tale iniziativa ha preso il via da uno specifico progetto pilota dedicato al Marocco. L’ABI – tramite un’indagine presso i competenti gruppi di lavoro - ha riscontrato l’interesse delle banche a monitorare l’evoluzione di questo importante segmento di attività, rinviando ad un momento successivo l’eventuale individuazione di iniziative cooperative mirate alla definizione delle migliori modalità operative per l’esecuzione dei trasferimenti in discorso. Inoltre, nel mese di dicembre 2004, l’ABI ha realizzato una mappatura delle iniziative di offerta del servizio di rimessa presso il sistema bancario, con un focus particolare sui flussi finanziari che interessano il corridoio Italia-Marocco. 23 Operatività delle banche italiane nei Paesi del Mediterraneo (par. I.b) Graf. 1 Livello di utilizzo rispetto al plafond stanziato 2% 0% 3% 1% 2% Algeria Tunisia 2% 3% Marocco Egitto 1% Israele 0% Palestina Libano Giordania Siria Turchia 51% 34% Cipro Malta 1% 0% Plafond Disp. Graf. 2 Plafond Utilizzato per Paese a Breve e Medio-Lungo Termine (mln di euro) Breve Medio-lungo 2000 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 al ta M Ci pr o a Tu rc hi ria Si ni a rd a G io le st in a Li ba no el e Pa Eg itt o Is ra M ar oc co Al ge ria Tu ni si a 0 Graf. 3 Plafond Complessivo ed utilizzato per Paese (mln di euro) Plafond Complessivo Plafond Utilizzato 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 ta al M pr o Ci a Tu rc hi ria Si an o G io rd an ia Li b Eg itt o Is ra el e Pa le st in a M ar oc co Al ge ria Tu ni si a 0 24 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S P PA AE ES SII D DE EL LM ME ED DIIT TE ER RR RA AN NE EO O Dati macroeconomici relativi ai Paesi della Sponda Sud e rapporti con l’Italia 25 PAESI DEL MEDITERRANEO49 (Febbraio 2006) Key Numbers dell’economia 1995 493,4 2000 559,7 2005 860,2 200650 922,7 UE 25 12.180,0 Tasso di crescita reale (%) 3,8 1,8 4,1 4,4 1,7 Reddito pro-capite (USD) 4.890,4 5.336,9 6.505,5 6.713,3 28.100,0 Inflazione (%) 16,9 6,2 3,1 3,5 2,2 Tasso di disoccupazione (%) 14,3 13,7 11,4 11,2 9,4 Debito Pubblico/PIL (%) 81,0 73,2 73,8 70,9 63,4 Debito estero/PIL (%) 64,2 55,0 51,3 48,5 -- -38.399,3 -10.239,9 -25.738,9 -16.401,4 -88.762,7* 3.779,3 13.372,6 21.516,0 23.274,1 266.902,7 -1.219,9 -4.340,9 -4.044,0 -4.438,0 Costo orario del lavoro (USD) 3,5 4,1 4,4 4,8 369.297,0 13,85 Popolazione -- -- 263.754.581 -- 456.953.258 Età media popolazione – anni -- -- 26,8 -- 39,09 % media popolazione con età ≤14 anni -- -- -- 28% 16% Indicatore PIL a prezzi correnti (miliardi USD) Saldo Commerciale (mln di USD) Investimenti diretti in entrata (mln USD) Investimenti diretti in uscita (mln USD) Fonte: Elaborazione dati EIU; per Turchia, Cipro e Malta, per i quali si fa riferimento agli anni 1996, 2001, 2005 e 2006; non sono disponibili dati sui Territori Palestinesi. Interscambio Italia - Paesi MEDA (Valori in milioni di euro ) e principali concorrenti Esportazioni Importazioni Saldo 1995 10.399,8 9.883,9 515,8 2000 14.617,2 19.108,3 -4.491,1 2004 16.765,9 20.686,8 -3.920,8 Gen-Ott. 2005 14.808,5 20.892,4 -6.083,8 Interscambio totale 20.283,7 33.725,5 37.452,8 35.700,9 Fonte: ISTAT Dal 1995 (anno di inaugurazione del Partenariato Euromediterraneo) al 2005 (Gennaio-Ottobre) il saldo commerciale con i Paesi della Sponda Sud è stato favorevole all’Italia solo fino al 1999 per poi diventare negativo. Nello stesso periodo ’95-05 le esportazioni italiane nell’area sono aumentate del 42% e le importazioni del 111% circa. Gli unici Paesi verso cui l’Italia ha registrato un deficit commerciale nel 2005 sono la Libia, l’Algeria (per il notevole acquisto di petrolio e gas naturale) e la Siria (per le importazioni di petrolio greggio che rappresentano il 72,4% delle importazioni totali dalla Siria). La quota di mercato dell’Italia sui flussi di esportazioni verso i Paesi del Mediterraneo 49 Algeria, Marocco, Egitto, Tunisia, Israele, Territori Palestinesi, Giordania, Libano, Siria, Turchia, Malta, Cipro (Paesi firmatari della dichiarazione di Barcellona del 1995), Libia (status di osservatore dal 1999). 50 Dati previsionali. 26 si attesta tra il 7% ed il 9% in Algeria, Egitto, Marocco, Siria, Turchia, mentre è il 12% per il Libano e oltre il 21% e il 28% rispettivamente per la Tunisia e la Libia (cfr. tabella n. 2 allegata). Complessivamente la quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali verso l’area del Mediterraneo si è ridotta, passando dal 12,5% nel 1995 all’11,05% nel 2004 (secondo il dato aggregato nei 12 Paesi MEDA, senza la Libia, la quota è diminuita dal 9,6% nel 1995 all’8% nel 2004). Nel 2004 l’Italia risulta in media il terzo cliente e il terzo fornitore delle merci dei Paesi della sponda Sud; rispetto ai dati del 1995, l’Italia ha guadagnato quote di mercato in Libia (+8 punti percentuali), in Marocco (+0.2 p.p.) e in Tunisia (+4.4 p.p.); è rimasta costante la quota sulle esportazioni verso l’Algeria (8,5%), mentre è diminuita in Egitto (-0.2 p.p.), Israele (-4.7 p.p.), Libano (-2.5 p.p.), Giordania (-2 p.p.), Siria (-1.6 p.p.), Turchia (-2 p.p.) e Cipro (-1.9 p.p.). I principali concorrenti nell’area sono Stati Uniti, Francia, Germania, Cina, Russia e Spagna (soprattutto nei Paesi del Maghreb). In particolare, l’Italia risulta essere il primo cliente di Libia, Egitto, Libano, Siria e il primo fornitore di Libia, Libano e Malta. Inoltre, è il secondo cliente e fornitore di Algeria (dopo Francia e Stati Uniti) e Tunisia (dopo Francia); infine, è il terzo fornitore di Egitto, Marocco, Israele e Turchia. Principali voci delle importazioni italiane sono: idrocarburi, prodotti agricoli, alimentari, tessile, cuoio e calzature, marmo, legname. Principali voci delle esportazioni italiane sono: beni strumentali, macchine ed apparecchiature meccaniche (per lavorazione marmi e pietre, agroindustria, pelli, materie plastiche), semilavorati, prodotti energetici raffinati, prodotti chimici (Rapporti Congiunti MAE-ICE). Investimenti Diretti Esteri Nel 2004 il flusso di IDE verso i 13 Paesi del Mediterraneo ha raggiunto i 9,76 miliardi di euro a fronte dei 10,5 miliardi registrati nel 2003 (World Investment Report 2005). Le riduzioni più significative si sono registrate in Marocco, Libano ed Israele, mentre in Egitto il flusso di IDE in entrata è aumentato del 430%. L’Unione Europea è il principale investitore nell’area con 5,3 miliardi di euro pari al 54,7% dell’afflusso di IDE mondiali. Tuttavia, il flusso di IDE europei verso i 13 Paesi è modesto se paragonato al flusso degli investimenti UE verso i 10 Nuovi Stati Membri e verso i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale51 (rispettivamente 10,9 e 12 miliardi di euro); solo nel 2004, l’UE ha investito nell’area Mediterranea quasi quanto investito nella sola Polonia (5 miliardi di euro). 51 Albania, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Romania, Serbia-Montenegro, Russia, Bielorussia e Ucraina. 27 Tra i Paesi dell’UE, l’Italia ricopre un ruolo modesto come investitore (56 milioni di euro52 pari allo 0,57% del flusso di IDE in entrata) rispetto a Regno Unito (13,1%), Spagna (7,4%), Francia (5,45%), Paesi Bassi (3,47%) e Germania (2,9%). (Dati Eurostat, cfr. tabella n. 3 allegata). Il totale IDE nell’area rappresenta solo lo 0,4% del totale degli investimenti esteri italiani (15,6 miliardi di euro), mentre il 95% di questi è diretto ai Paesi dell’UE a 15 (invece pesano circa l’1% gli IDE verso i nuovi Paesi membri dell’Unione e quelli diretti in America Latina). Secondo gli ultimi dati ICE (Annuario 2004), i flussi di investimenti diretti netti in Italia provenienti da alcuni Paesi del Mediterraneo sono pari rispettivamente a 765 mila euro dalla Libia, 186 mila euro dall’Algeria, 337 mila euro dall’Egitto, 1,3 milioni di euro da Israele, 510 mila euro dal Libano, 864 mila euro dalla Siria e 3,8 milioni di euro dalla Turchia. Inoltre, in Italia sono presenti 49.765 ditte individuali costituite da imprenditori provenienti dai Paesi della Sponda Sud53 (Algeria 1.250, Egitto 6.456, Giordania 308, Israele 196, Libano 387, Libia 1.867, Marocco 30.524, Siria 544, Tunisia 7.388, Turchia 845 –Infocamere, 2004). Presenza di imprese italiane nei Paesi del Mediterraneo Secondo l’ICE nei Paesi della Sponda Sud sono presenti tra 969 e 1583 imprese italiane54 (circa 800 in Tunisia, 376 in Turchia e 82 in Marocco, cfr. tabella n. 4 allegata). Le imprese di grandi dimensioni operano soprattutto nei seguenti settori: industriale, energia, infrastrutture, costruzioni e petrolifero. Tra i principali investitori si segnalano: per il settore energetico Eni, Agip, Snam Progetti, ABB Process Solutions & Services SpA, EnelPower; per il settore trasporti Fiat Auto, Iveco, Piaggio, Grimaldi Group, Costa Container Lines; per grandi lavori ed opere di costruzione Bonatti, Todini, Ansaldo, Carta Isnardo, Garboli-Conicos, Astaldi SpA, Bentini Costruzioni, Lesi, Pizzarotti, Italcementi, Technimont e Technint (impiantistica); per l’industria EMB Electrical Industries SAE, Pirelli Pneumatici, Zanussi, Valvitalia; per il tessile ed abbigliamento Benetton, Eldo, Mirovoglio-GVB, Gruppo Marzotto e Cucirini; per il turismo, Domina Group, Alpitour, Best Tour, Turisanda Tour Operator , Valtur, Ventaglio. Le piccole e medie imprese sono attive soprattutto nei settori dell’agro-industria, del catering, della formazione professionale, dell’imballaggio e dell’industria molitoria. Business Climate (cenni) Tra i problemi riscontrati nei Paesi del Mediterraneo si sottolineano principalmente la lentezza delle procedure doganali, la non conformità alla disposizioni doganali e del controllo merci vigenti a 52 Dal 2001 il flusso di IDE italiani nell’area si è ridotto. Infatti, nel 2001 era pari a 201mln di euro, nel 2002 a 305 mln di euro, per poi scendere a 45 mln di euro nel 2003. 53 Su un totale di 175.555 imprese individuali di extracomunitari rilevate in Italia. 54 L’ICE ha pubblicato statistiche discordanti in merito; il numero più basso fa riferimento a partecipazioni di imprese italiane in imprese locali, laddove il numero è più elevato si fa probabilmente riferimento a mere rappresentanze in loco. 28 livello internazionale, l’assenza di una normativa in materia di concorrenza (come in Egitto), violazione delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale (Marocco, Siria, Tunisia). D’altra parte, negli ultimi anni alcuni Paesi hanno varato leggi specifiche volte all’attrazione degli investimenti esteri, creando sistemi di incentivazione e vantaggi fiscali per le iniziative in settori ritenuti prioritari (Israele, Marocco, Tunisia), nonché parchi industriali, incubatori tecnologici e free zones (Egitto e Marocco). *** Tabella n. 1, Principali indicatori macroeconomici, 2005 Tabella n. 2, Interscambio Italia – Paesi del Mediterraneo (valori, saldi, settori, quote) Tabella n. 3, Investimenti Esteri Diretti nei Paesi del Mediterraneo, 2004 Tabella n. 4, Tabella n. 4 Presenza italiana nei Paesi del Mediterraneo, ranking e settori 29 Tabella n. 1 Principali indicatori macroeconomici, 2005 Algeria Egitto Marocco Tunisia Israele Libano Giordania Palestina Siria Turchia Cipro Malta Libia Area Med 93,0 92,6 56,2 29,1 122,2 19,1 12,1 -- 21,4 357,2 16,1 4,4 36,8 860,2 6,7 4,0 2,1 4,8 4,5 0,5 6,5 -- 1,4 5,0 3,6 1,5 8,5 4,1 6,2 4,8 5,4 5,4 4,1 3,0 6,0 -- 0,8 3,6 3,0 1,9 8,1 4,4 2.740,0 1.250,0 1.780,0 2.880,0 17.630,0 5.350,0 2.080,0 -- 1.120,0 4.870,0 21.300 10.780 6.290 6.505,8 4,7 5,4 2,0 2,0 1,4 2,4 3,6 -- 2,6 8,2 2,6 2,8 -1,0 3,1 22,5 10,0 11,0 13,5 9,0 -- -- -- -- 10,0 4,0 -- 15,9 93,6 71,9 58,7 100,5 200,7 78,9 -- 45,0 69,8 68,9 -- 8,0 73,8 23,1 35,4 28,2 50,8 62,3 135,5 70,4 -- 40,2 45,7 61,3 -- 11,6 51,3 26.097,0 -9.772,0 -8.751,0 -2.444,0 -3.174,0 -7.073,0 -4.118,9 -- 370,0 -31.377,0 -4.350 -1.115 19.969 -25.738,9 3.800,0 2.755,0 1.900,0 550,0 4.000,0 -- 880,0 -- 185,0 5.750,0 1.146 -- 550,0 21.516,0 IDE in uscita (mln USD) -25,0 -175,0 -100,0 -5,0 -1.500,0 -- -25,0 -- -4,0 -1.150,0 -710 -- -350,0 -4.044,0 Costo orario del lavoro $ -- 0,6 -- -- 10,5 -- -- -- -- 2,0 -- -- 32,5 77,5 32,7 10 6,3 3,8 5,7 3,7 18,4 69,6 0,780 0,398 5,7 263,7 24,36 23,68 23,61 27,29 29,39 27,34 22,62 16,7 20,37 27,7 34,68 38,36 22,7 26,8 PIL nominale (mld USD) Variazione del PIL reale (%) Variazione del PIL reale (%) 2006* PIL pro capite (USD) Tasso di Inflazione (%) Tasso di disoccupazion e (%) Debito Pubblico/PIL (%) Debito estero/PIL Saldo bilancia commerciale (mln USD) IDE in entrata (mln USD) Popolazione (milioni) Età media popolazione anni Fonte: Elaborazione dati EIU *per il 2006 dati revisionali 11,4 4,4 Tabella n. 2 Interscambio Italia – Paesi del Mediterraneo (valori, saldi, settori, quote) EX IT (mln euro) Algeria Egitto Marocco Tunisia Israele Libano 1.007,67 1.143,69 807,34 1.985,81 1.204,33 636,34 IM IT (mln euro) 5.001,44 1.061,54 401,22 1.513,37 724,14 19,87 Saldo -3.993,77 82,15 406,11 472,43 480,19 616,47 Var EX 19952005 51,72% 12,88% 53,32% 97,31% -34,62% -15,42% Vari IM 19952005 Ranking Italia Settori Esportazioni Settori Importazioni quota Italia 1995 quota Italia 2004 158,49% II cliente (US, IT, ES, FR, NL) II forntore (FR, IT, DE, Cina, USA, ES) beni strumentali, materia prime, semilavorati, prodotti alimentari idrocarburi, semilavorati (sughero, marmo), materie prime 8,5% 8,5% 37,58% I cliente (IT, USA, UK, Syria, DE, ES) III fornitore (USA, DE, IT, FR, Cina, UK) agricoltura, sivicoltura, pesca, prodotti tessili, energetici raffinati, macchine e apparecchi meccanici industria alimentare, prodotti di vetro, ceramica, abbigliamento 7,6% 7,4% 11,97% IV cliente (FR, ES, UK, IT, USA) III fornitore (FR, ES, IT, DE, Russia) tessile, macchine e apparecchiature industriali, chimica di base, abbigliamento, pesca, fili e cavi, prodotti chimici, prodotti agricoli, calzature 6,9% 7,1% 76,11% II cliente (FR, IT, DE, ES) II fornitore (FR, IT, DE, ES) tessile, industria meccanica ed elettrica, cuoio e calzature, agroalimentare tessile, cuoio e calzature, agroalimentare 17,1% 21,5% 58,99% VI cliente (USA, DE, UK, Nl, Tur, IT) III fornitore (USA, DE, IT) macchine ed apparecchi meccanici, prodotti chimici, metalli di base Prodotti chimici di base, farmaceutici e botanici per usi medicinali, gioielli e articoli di oreficeria, materie plastiche, Prodotti petroliferi raffinati 8,9% 4,2% 22,24% I cliente (IT, Siria, EAU, Tur) I fornitore (IT, FR, DE, Cina, prodotti energetici raffinati, macchinari, tessile- metalli, prodotti chimici, materiali da costruzione, prodotti 14,6% 12,1% 31 USA, Russia, Svizzera, UK) Giordania Palestina Siria Turchia Cipro 245,74 1,43 579,34 5.046,18 576,04 18,15 1,03 764,82 3.527,19 14,43 227,59 0,40 -185,48 1.518,99 561,61 12,76% -6,07% 46,25% 85,53% 86,88% abbigliamento, prodotti dell'industria chimica, metalli energetici, oreficeria -31,63% Clienti (USA, Iraq, India, Arabia S.) V fornitore (Arabia S., Cina, DE, USA, IT) macchinari, prodotti chimici, apparecchiature elettriche, autoveicoli prodotti chimici e fibre sintetiche, prodotti in gomma e plastica, prodotti metallurgici 5398,60% I cliente (IT, Fr, Tur, Iraq) VIII fornitore (Turchia, Ucraina, Cina, Russia, Arabia S., USA, Corea, IT) macchinari (marmi e pietre, agroindustria, pelli, materie plastiche) prodotti alimentari, marmo, legname (olivo), manufatti in legno I cliente (IT, Fr, Iraq, Turchia, Es) VI fornitore (Ucraina, Cina, Russia, Arabia S., Turchia, IT) macchine ed apparecchi meccanici, prodotti chimici e fibre sintetiche, apparecchiature elettrotecniche e di precisione, prodotti metallurgici, energetici raffinati 172,30% III cliente (DE, UK, IT) III fornitore (DE, Russia, IT) parti ed accessori per autoveicoli, autoveicoli, macchine per industrie tessili, per l’abbigliamento e il cuoio, prodotti petroliferi raffinati, filati di cotone, materie plastiche 12,38% VI cliente (Uk, Grecia, De, EAU, Usa, IT) II fornitore (Grecia, IT, UK) prodotti energetici raffinati, navi e aliscafi, mobili, macchine e 48,80% 6,6% 4,6% petrolio greggio, oli e grassi animali, prodotti tessile e abbigliamento, prodotti agricoli, cuoio 10,5% 8,9% autoveicoli, prodotti della siderurgia, parti e accessori di autoveicoli, prodotti petroliferi raffinati, apparecchi per radiodiffusione e televisivi, filati di cotone, beni alimentari 9,9% 7,9% 7,5% 5,6% 32 apparecchi per riscaldamento e refrigerazione, materiali costruzione Malta 491,69 161,34 330,35 234,89% -66,18% Libia 1.082,95 7.683,87 -6.600,92 34,60% 142,98% Paesi Meda 13.725,5 13.208.5, 517,0 43,05% 96,51% 14.808,54 20.892,42 -6.083,88 42,39% 111,38% Area Med (con Libia) VII cliente (Fr, Usa, Singapore, De, Uk) I fornitore (IT, Fr, Uk, De, Singapore) apparecchiature elettriche, combustibili minerali, reattori e caldaie, materie plastiche I cliente (IT, De, Es, Turchia, Fr) I fornitore (IT, De, Sud Corea, Uk, Tunisia, Turchia) prodotti petroliferi raffinati, tubi macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica, altre macchine, manufatti vari petrolio e gas naturale, prodotti petroliferi raffinati, prodotti chimici di base, prodotti della siderurgia, metalli di base non ferrosi 32,2% 16,4% 20,4% 28,4% 9,6% 8,0% 12,56% 11,05% Fonte: Elaborazione dati Istat e Rapporti MAE-ICE I valori in milioni di euro di Esportazioni, Importazioni e Saldo fanno riferimento al periodo gennaio-ottobre 2005. 33 Tabella n. 3 Investimenti Esteri Diretti nei Paesi del Mediterraneo, 2004 mln di euro Algeria Egitto Marocco Tunisia Israele Libano Giordania Libia Siria Turchia Cipro Malta Paesi MED % su IDE totali Nuovi Membri UE (10) Italia -- 11 3 15 5 7 -- -- -- 7 -- -- 56 0,57% 166 31 42 IDE Italiani/ IDE totali -- 0,73% 0,29% 1,94% 0,26% 2,01% -- -- -- 0,21% -- -- 0,57% -- -- -- EU 25 -- 142 288 -- 226 -- -- -- -- 1.538 547 1.533 5.343 54,74% -- 6.519 5.032 Belgio -- 15 12 -- 33 -- -- -- -- -87 60 -- 33 0,34% -- -- 176 Francia 31 56 124 104 80 -20 3 1 1 129 6 17 532 5,45% 2.622 405 2.043 Germania 8 16 32 4 -7 6 -- -218 -13 218 26 -2 289 2,96% 1.224 644 43 Olanda -- 76 0 -- 98 -- -- -- -- 144 17 0 339 3,47% -262 -538 224 Regno Unito -- -164 44 -- 6 -- 1 -- -- 479 72 292 1.319 13,51% 1.659 240 667 Spagna -- 373 59 -- -- -- -- -- -- 21 -- -- 453 4,64% 1.653 -- -- Mondo* 730,13 1.037,25 706,13 528,97 1.340,23 238,41 513,25 108,4 998,34 2.262,42 948,68 348,51 9.760,76 100% Fonte: Ungheria Polonia 16.837,75 3.449,50 5.098,51 Elaborazione dati EUROSTAT – Non sono disponibili dati sui Territori Palestinesi *Per i flussi di investimento mondiali sono state utilizzate rilevazioni UNCTAD, World Investment Report, 2005. 34 Tabella n. 4 Presenza italiana nei Paesi del Mediterraneo, ranking e settori Ranking Italia IDE N. imprese a partecipazione italiana Settori di investimento Opportunità di investimento Algeria IV USA, FR, ES, IT, DE 80 ENI, Ansaldo, ENelPower, Snam Progetti, Astaldi, Bentini Costruzioni, Iveco, Grimaldi Group Agroindustria, pesca, edilizia, energia, farmaceutica Egitto V UK, ES, DE, FR, IT 63 Servizi, Impiantistica, Industria, Petrolifero, Trasporti, Turismo, Turismo, petrolchimico, costruzioni, agroindustria, tessile, marmo, fertilizzanti Marocco XI FR, Svi, UK, USA, ES, EAU, BE, Arabia Saudita, Barhain, DE, IT 82 Italcementi, Snamprogetti (Porto di Tangeri) Cristalstrass, ENI, Trasporti, turismo, energia, trattamento acque, tessile, high-tech Agricoltura, grandi lavori, aeronautica, trasporto ferroviario. Tunisia II FR, IT, ES, DE, UK, USA 800 Tessile e abbigliamento, energia, chimica e gomma, elettrico ed elettronico, edilizia, trasporti, metallurgico Elettronica-elettrotecnica, auto e componentistica, tessile, pelletteria e calzature, farmaceutica, packaging, turismo Israele n.d. 80 Assicurativo, telecomunicazioni, semiconduttori, spaziale (Alenia), beni di consumo (Luxottica e Benetton) Aeronautica civile e militare, elettronica, telecomunicazioni, biotecnologie Libano n.d. 23 Costruzione e Impiantistica (Ansaldo, Enel Produzione), Trasporti (Alitalia), Industria (Snaidero, Pirelli cavi e sistemi) Turismo, alta tecnologia, telecomunicazioni, agroindustria, imballaggio 8 infrastrutture (Condotte, Alstom Power Italia, EMIT, Compagnia delle Opere Pubbliche) o all’insediamento stabile attraverso Uffici Regionali (Ansaldo Energia, Chimec, Prodit Engineering, Lotti e Associati, ecc. Argoalimentare, tessile, lavorazione marmo, packaging Giordania n.d. 35 Palestina n.d. n.d. n.d. Marmi e materiali lapidei, tessile, pelami e calzature, macchinari, agroindustria Siria n.d. n.d. n.d. Oleario, agroalimentare, farmaceutico, tessile, turismo VII Fr, Nl, De, USA, UK, Svizzera, IT, Giappone 376 Cipro n.d. 7 Malta n.d. 19 Microprocessori (STMeletrctronics), tessile, servizi assicurativi e finanziari, trasporti 45 Idracarburi (ENI, Snam), trasporti (IVECO, Tarros, Gruppo Messina), lavori civili (Bonatti), centrali termiche (Enel Power), impiantistica (Technimont, Technint, Snam Progetti) Turchia Libia n.d. bancario e altri servizi finanziari, telecomunicazioni, prodotti chimici, commercio, industria manifatturiera alimentare, automobilistico, energia, turismo n.d. n.d. Energia, telecomunicazioni, trasporti, turismo Arredamento, agroalimentare, costruzione e riparazione navi e imbarcazioni Non-oil, attrezzature per la pesca, telecomunicazioni, turismo, materiali per l’edilizia, beni di consumo Fonte: Elaborazione dati Rapporti Congiunti MAE-ICE 36 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S P PA AE ES SII D DE EL LM ME ED DIIT TE ER RR RA AN NE EO O Dati di sintesi sui sistemi bancari dei Paesi della Sponda Sud SISTEMI BANCARI PAESI DEL MEDITERRANEO55 KEY NUMBERS Nota metodologica: i valori riportati nella scheda sono stati elaborati sulla base di dati relativi ad un campione di banche per ciascun Paese il più ampio possibile (mediamente rappresentativo del 70% del mercato); nella maggior parte dei Paesi considerati infatti non si dispone di dati relativi all’intero settore. Banche pubbliche Indice di NPL/Crediti Processo di (% su assets totali Bancarizzazione totali Privatizzazione del settore)* (Prestiti /PIL) Algeria Cipro Egitto Giordania Israele Libano Malta Marocco Siria Tunisia Turchia Libia Applicazione Accordi di Basilea I e II 83% n.d. 24% In corso Basilea I 0,83% 5,86% 200,31% Completato 74,6% 20% 49,24% In corso 7,7% 7,15% 132,15% 0 10% 106,97% 2,64% 11-25% 73,34% Completato Basilea I, Basilea II dal 2008 0 9,97% 127,73% Completato Basilea I, Basilea II dal 2007 28% n.d 38,8% 96,6% n.d 55% Non avviato 47,7% 24,2% 58,28% In corso 35,9% 4,80% 28,37% In corso 97,1% n.d. 8% Non avviato Basilea I, Basilea II dal 2007 Basilea I Informazione Informazione non non disponibile disponibile Basilea I, informazione non Completato disponibile sull’applicazione di Basilea II In fase di Basilea I, Basilea II entro completamento 2007 Basilea I non è applicata Scarsa applicazione di Basilea I Basilea I, Basilea II entro 2007 Basilea I non è applicata Fonte: Elaborazione Dati Sintesi 2000 – BANKscope *La percentuale indica il livello minimo di assets pubblici nel settore, essendo relativa ad un campione di banche rappresentativo ma non esaustivo. Dal prospetto riepilogativo sopra riportato emerge un quadro molto eterogeneo. In media circa il 43% degli assets totali delle banche è ancora di proprietà dello Stato (anche se la situazione è molto diversificata, con rapporti che oscillano dal 97,10% e 96,6% rispettivamente di Libia e Siria allo 0% di Israele e Malta). Come emerge dal prospetto riepilogativo il processo di privatizzazione è stato realizzato pressoché completamente in ben quattro Paesi (Cipro, Israele, Libano e Malta), mentre è in corso di realizzazione in cinque Paesi (Turchia, Algeria, Egitto, Tunisia e Marocco). In Siria, invece, il processo non è ancora iniziato e, come per la Giordania, non si hanno informazioni dettagliate sulle prospettive di ristrutturazione del settore. Riguardo alla Libia, le Autorità del Paese hanno recentemente annunciato la prossima privatizzazione di due banche statali, la Wahda Bank e la Sahara Bank. Con riferimento al grado di bancarizzazione dell’economia, la maggior parte dei Paesi presenta un livello medio-basso56 (Libia, Algeria, Turchia, Marocco, Egitto, Siria) mentre per alcuni si rilevano valori 55 Algeria, Marocco, Egitto, Tunisia, Israele, Territori Palestinesi, Giordania, Libano, Siria, Turchia, Malta, Cipro (Paesi firmatari della dichiarazione di Barcellona del 1995), Libia (status di osservatore dal 1999). 38 particolarmente elevati (Giordania, Israele, Cipro e Malta). La percentuale di Non Performing Loans sui crediti totali è pari in media a circa il 12%, con valori che variano dal 24/25% di Libano e Tunisia al 4,8% della Turchia. Peraltro, secondo gli analisti, in molti casi si tratta di valori sottostimati, a causa della scarsità di informazioni e della limitata trasparenza dei bilanci delle banche. Circa il capital adequacy ratio previsto da Basilea I, esso trova applicazione in 10 Paesi (Cipro, Egitto, Israele, Libano, Malta, Marocco e Turchia, e con scarso rigore in Algeria e Tunisia), mentre si prevede l’introduzione dei requisiti di Basilea II per il 2007 a Cipro, Malta, in Marocco e Turchia, e per il 2008 in Libano. Non si conoscono invece le prospettive di applicazione di Basilea II in Egitto, Giordania, Israele, Siria e Tunisia. Non sono disponibili dati completi circa l’effettivo livello di capitalizzazione dei sistemi bancari (per Tunisia e Egitto sarebbe intorno al 20%, 28% per la Turchia, e 10% per Cipro) e comunque anche per quei Paesi per i quali è disponibile, il dato può essere falsato dalla ponderazione a zero dei titoli di Stato in portafoglio. Infine, con riferimento all’applicazione degli International Accounting Standards i principi contabili non sono obbligatori nella maggior parte dei Paesi (Libia, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia) anche se in alcuni di questi le Banche Centrali ne consigliano l’applicazione. In Algeria e Marocco le banche applicano i GAAP (Generally Accepted Accounting Standards) locali, che si stanno progressivamente conformando agli IAS. 56 Si ricorda che in Italia il rapporto prestiti/PIL era nel 2004 pari a 82,8%. 39