CHIUSA O APERTA? Quasi scontato. La concept Camaro

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CHIUSA O APERTA? Quasi scontato. La concept Camaro
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Chevrolet Camaro Convertible
A partire dal 2010, si potrà acquistare
Muscoli, Hugger Orange e Pace Car. La storia della Camaro a tetto scoperto si lega
anche a dettagli cromatici e sfilate a Indy. La concept svelata a Detroit riprende le
forme dalla versione chiusa e i colori dall’antenata apripista del 1969. A partire dal
2010, si potrà acquistare. Per scattare ai semafori di Miami come di Forte dei
Marmi. Perché, pare, arriverà anche in Europa.
Lunedí, 08 Gennaio 2007
CHIUSA O APERTA? Quasi
IN BREVE
scontato. La concept Camaro
presentata l’anno scorso, la più
z Marca: CHEVROLET
cattiva del revival muscle car, trova
z Tipologia:
l’anno dopo la sua derivazione
z Nome Prototipo: Camro Convertible
naturale. Con il tetto in tela, da
z Presentazione: 01/2007
tenere sempre accucciato, i
z Luogo: Detroit
muscoli rimangono intatti e chi
guida, a patto di avere il fisique du role, acquista anche due
indiscutibili vantaggi: visibilità e suono. Perché il V8 si sente meglio
senza tetto e con i finestrini abbassati. In cambio serve avere
pazienza, l’attesa si allunga fino al 2010, dodici mesi aggiuntivi di
struggimento rispetto alla versione chiusa. Ne vale la pena?
STORIE MUSCOLARI Per provare a capirlo partiamo dalla storia. Le muscle car, si sa, non
possono essere giudicate con parametri normali. Il principio alla base è tanto semplice quanto
incisivo. Prendere un’auto relativamente compatta (per gli americani) e nascondere sotto il
cofano gibbuto un motore incredibilmente dotato di cilindri, coppia e cavalli. Negli Anni 60
Mustang, Charger, Gto e Road Runner scatenarono una guerra fatta di cavalli e fumate bianche di
pneumatici bruciati. Poi la crisi energetica. E da qualche anno il revival. E la concept Camaro,
star di Detroit 2006 in versione chiusa, sembra la più audace. Non una semplice riedizione
pantografata e ammodernata dell’originale, ma una reinterpretazione del mito, con cattiveria
aggiuntiva. Quasi da videogioco.
DETTAGLI SCOPERTI Cosa aggiunge la versione convertible? Tanti particolari, che vedremo dopo.
Ma, prima ancora, emozioni. E citazioni da batticuore. A cominciare dai colori scelti per l’anteprima
salonistica: Hugger Orange. Che solo su questo sarebbe da scriverci una storia. Era il 30 maggio
del 1969 e la Camaro tornava per la seconda volta, dopo il debutto del 1967, a fare la Pace
Car ad Indianapolis. Celebrando ed autocelebreando il proprio successo nell’agone muscolare. Al
ritorno di immagine, scontato, si aggiunsero anche le scelte di marketing. "Hugger Orange" era il
nome in codice che identificava la Camaro di arancio vestita che, disponibile a listino, faceva
pure da modella per le pagine pubblicitarie e i supporti di comunicazione. Per chi, anche se non
poteva guidarla, voleva sognarla.
RIEDIZIONE Di qui la scelta di partire dal colore per la Convertibile del nuovo secolo. Un
arancio brillante a triplo strato con doppie strisce scure che solcano il cofano, si interrompono
in corrispondenza del tetto (tanto sarà sempre scoperto) e riprendono subito dopo il tonneau
cover che custodisce gelosamente la capote ripiegata. L’impatto colorato aumenta il tono revival
della Camaro scoperta. Ma l’altro tono, quello muscolare e davvero imprescindibile, non ha
risentito del taglio del tetto.
COME PRIMA La base di partenza "chiusa" non ha subito stravolgimenti. Fari incassati, come la
mascherina, disegnano uno sguardo accigliato. Rimane la linea di cintura alta e possente,
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che si rialza in corrispondenza della parte posteriore. I fanali posteriori che giocano tra il
quadrato e circolare sono rossi come due occhi arrabbiati. Mentre gli scarichi tondi e grandi,
uno per lato, sono cromati e semplicemente affettati nella parte superiore. Maniglie d’apertura
incassate e cromate, specchietti che sembrano presi da una monoposto da corsa e stilizzati da uno
scenografo di Mad Max confermano l’affresco già apprezzato.
PIÙ DI PRIMA Poi le differenze. Alcune da guardoni, altre evidenti. Del colore e delle strisce che
donano ulteriore aggressività al cofano, sormontato dalla presa d’aria e dalla gobba, s’è detto.
Citazione della sorellona, la Corvette Z06. Poi oltre il tonneau cover e la cornice del parabrezza
modificata e cromata, ci sono luci a led per i fari posteriori e, sempre dietro, spicca lo spoiler,
anch’esso adornato da led, dotta citazione della pace car. Sul fianco sinistro c’é lo sportellino
della benzina che sembra strappato da una macchina da corsa e appoggiato sul fianco alto. E
ancora i cerchi a 5 petali, da 21 davanti e da 22 pollici dietro, con una striscia arancio a
colorarne la circonferenza.
EFFETTONE Il look scelto potrebbe anche dividere. Troppe citazioni rétro su un’auto che è di suo
un revival, potrebbero risultare ridondanti. Ma piace. Perché la Camaro ha comunque un look
modernista e le citazioni storiche richiamano, ma non stemperano, la carica innovativa e, se
vogliamo, anche esagerata del look. Lo stesso Hugger Orange risulta reinterpretato. Se sulla
pace car del 1969 erano le strisce ad essere arancio, qui sono grigio piombo, mentre l’arancio
brillante ha preso il posto del bianco. Le ruote poi, di certo hanno guadagnato non solo le misure
rispetto al passato. Ora sono posizionate ai quattro angoli estremi e l’aria minacciosa ne
guadagna.
CHIAROSCURO A bilanciare l’arancio perlato a tre strati ci pensa un interno molto più tranquillo
e vicino alla produzione di quello ammirato sulla concept coupé dell’anno passato. Giocato tutto
sui chiaro-scuro dei sedili e della plancia. Con pelle color platino e inserti in alcantara a
passarsi il testimone. I posti sono quattro e questo potrebbe costituire un argomento di vendita
buono per i concessionari. Muscolare sì, ma non troppo sacrificata. Anche qui non mancano i
riferimenti al passato, come la stessa plancia che, ispirata alla prima Camaro, quella del ’67, gioca
anch’essa, come i fari posteriori, con i quadrati e le linee curve che ospitano gli indicatori principali.
PULSANTE MANUALE GM promette anche cura sartoriale nelle rifiniture, da verificare, mentre il
volante a tre razze e svasato con la manopola del cambio in un pezzo unico che sembra
scolpita dal pieno riescono ad emozionare. Ancora. Per smuovere gli otto cilindri basta premere il
pulsante d’avviamento. E per muoversi ingranare la prima marcia del cambio manuale.
GENUINE Rimangono altre meraviglie, quelle nascoste sotto il cofano. La vera sostanza di una
muscle car, genere ucciso più dalle normative antinquinamento e dalla crisi petrolifera, in
concorso alle sciagurate scelte normalizzatrici delle Case, che da una mancanza di richiesta. I
piedoni e gli appassionati, desiderosi di sapere di essere potenti, anche facendo solo ronfare il V8, ce
ne sono e ce ne saranno sempre. E le Muscle Car sono, automobilsticamente parlando, quanto di
più genuino possano produrre negli States. Non potrebbero esistere, comunque non avrebbero
senso, se fossero europee o giapponesi.
OTTO Alla voce propulsore non si hanno troppe conferme. Se non che GM promette un otto cilindri
a V di 6 litri (poteva essere diversamente?) con 400 cavalli, per fare cifra tonda. Quello nascosto
nella concept è rifinito che sembra una scultura e sovrastato dalla barra duomi. Memorie del
passato. Mentre attualissimo è il sistema Active Fuel Management che, nel rispetto dei tempi,
modula e ostenta i muscoli solo se servono. In soldoni, il poderoso V8 funzionerà con solo 4
cilindri in tutte le situazioni in cui il pilota non schiaccerà pesantemente sul pedale. Un
piccolo contributo al risparmio energetico e alla voce emissioni. Senza timore di risposte asfittiche al
momento di guadagnare velocità rapidamente. Ipotizzabile anche un’allargamento di gamma
verso il basso.
DIMENSIONI E PARTICOLARI Cofano lungo, coda corta, carreggiate larghe. Dimensioni,
meccanica e dettagli sono condivisi con la coupè già conosciuta. Compresa la trazione posteriore e i
dischi dei freni da 14 pollici con pinze a 4 pistoncini. E meno male che ci hanno risparmiato il
tetto rigido retrattile. La capote in tela ci sta proprio bene e la soluzione CC non abita qui. La
tradizione è salva e i puristi certo festeggeranno.
MODA E ATTESA Ford, con Mustang, anche qui la storia si ripete, ha intuito per prima la voglia di
revival. La risposta GM siglata Camaro rischia di mettere a dura prova, oggi come allora, la
pazienza degli appassionati. Ma accende il desiderio. Solo dal 2009 i primi fortunati potranno
guidare la versione chiusa. A seguire la scoperta. Esiste il rischio che arrivi troppo tardi? Forse. Ma
esiste anche la possibilità che, come accadde all’epoca della prima ondata, anche le società di
noleggio varino una flotta di muscle car. Per accontentare i piloti della domenica o chi non può
permettersi tutto l’anno una guida al testosterone. Se così sarà nell’estate del 2010 un tour sulla
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Route 66 con una Camaro convertible "hugger orange" sarà la miglior vacanza possibile.
LucaPezzoni
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