Poesia in pezzi Segnali di fumo Zoo
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Poesia in pezzi Segnali di fumo Zoo
Poesia in pezzi Vuoti a perdere, pomodori ammuffiti con bucce d'arancia. Natura morta a stratificazioni geologiche e robot senza cuore cervello pensiero umano. Mummificazione progressiva degli occhi. Il denaro è tutto: sesso e potere. Si aderge al posto dell'eden. C'è una bambola con le rughe in agonia. Altrove il fiato. Segnali di fumo Chi mi perdonerà del bene commesso? L'amore a semi rari buttati sull'asfalto. A che cosa? Un blog che batte. Ti cancello con un clic e mi ripiego in naftalina. Smetti, smetti. Ti tengo ferma anima infiammata, che vuoi scaturire da ogni cenere. Parole ai sordi e colori ai ciechi. Zoo I calici amari m'ingrassano come abiti smessi. Bei colori sgargianti. Sono allegra come una scimmia a volo di pipistrello e col ruggito di una leonessa a cui abbiano strappato i cuccioli. Il topolino fugge dalle grinfie della tigre pelata, le cui pulci ballano e succhiano. Ammaestrata a delinquere. Ci sarà la pulce regina o re? Come le formiche le api i lupi e gli umani. Lunatica Per superare questo gradino ho bisogno di una mongolfiera col suo seggiolone. Invece quanti maestri raglianti con cuori di cartapesta e zoccoli d'acciaio inox stallone compreso. Ma io ho un nascondiglio interno dove parcheggio il manto di piume ed il volo. Qui lascio parole a testimonianza paleolitica. Lunatica 2 Gradino erboso e mongolfiera con seggiolone da bambina al soffio. Mi è partita la luna a trascinare in alto una pseudonormalità: nacqui molto tempo fa, prendete una clessidra gigante con sabbia che scivola nel foro spietato. Vissi fra gente quasi tutta morta, adesso respiro ancora. Mah. E qualcuno crede di sapere cosa dovrei fare come ragionare e perché le cose mi avvengono. Intanto io genero i miei figli dalla poesia: sono occupatissima a strillare e allattare. Lunatica 3 C'è un fuoco a cui tendo le mani e il sangue coagulato nelle guance. Cera d'api e c'era una volta. La luna adesso è un faccione che ride, poi di qua, poi di là poi nera. Ecco nera nera, con labbra tumide e occhi di mediterraneo doloroso. Attiro le maree come un bagno di folla e rispecchio il sorriso lacrimoso nei simili a me. Lunatica 4 Per primi perdo i desideri a foglie incartapecorite, si protendono dita o rami nel cielo. Più o meno belli, non importa. Ho smesso l'abito vecchio dell'attesa. Il mio amore non torna, è morto lontano terra e cenere nell'anima urna. E la mongolfiera decolla al soffio per chissà dove. Sono fiorite le violette fra le rughe ai lati della bocca. Ascolta il profumo e il colore di sangue e di cielo. Vado e vengo nel tragico valzer, gioia dolore gioco sempre. Un fumetto in bianco e nero che mi ha cantato nelle orecchie o forse gemeva. Ai tempi era speranza. Fogli al vento e foglie. Cucù Raccolgo il sole per i miei geroglifici. Adesso leggo universo nella sfera di cristallo. Una circolazione sanguigna di parole venute dal profondo storico a prati e vita d'erba. Fonte celata. Di me conoscesti l'ombra. L'anima è acquattata per gioco in trasparenza attraverso i muri. Chi sono e dove? Vieni pure. Non si vive da soli. Minuetto Eccomi alla soglia doloramorosa e la partita a tennis senza vincitori né vinti. Un passo avanti uno indietro col contagocce della medicina amara e inutile. Ho decapitato le ultime corolle. Così ormai non ho più nulla da aspettare e nemmeno da fare o così poco da essere nulla. Posso riposare da subito. Fatta la riduzione ai minimi termini rimane un due. Occhiazzurri Mi sono guardata intorno ed ho avuto sete d'innocenza. Disegnare la fanciulla e lo sguardo. L'orma di gioia. Parietaria Anche lei ha un canto verde le radici nel muro a nutrirsi con succo di cemento eppure vive. Si appiccica a tutto, aspetta amore inconciliabile per un'erbaccia. Gli altri Tempo infinito o un alito da quando le nostre mani si stringevano vive. E voi avevate il posto a tavola e un letto. I giorni sapevano di pomodori secchi strofinati sul pane che assorbiva l'acqualina. Il sole nella bocca e negli occhi. Cose da nulla infilate come le belle di notte fucsia nello stelo della gramigna. I sorrisi di quanti mi amarono nel fresco delle colline intorno. E non mi salutaste, mancò il tempo o per troppa speranza. Così non ci foste mai più per me aria anche voi. Adesso curo il mio mal di poesia con fiori di carta incapaci di vita e di morte. Domenica Luise