Quaderno III-2008 – Gastroenterologia: Case
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Quaderno III-2008 – Gastroenterologia: Case
Pagina 1 ISSN 0392 - 4203 Vol. 79 - Quaderno III / 2008 PUBLISHED FOUR-MONTHLY BY MATTIOLI 1885 ACTA BIO MEDICA Atenei parmensis founded 1887 O F F I C I A L J O U R N A L O F T H E S O C I E T Y O F M E D I C I N E A N D N AT U R A L S C I E N C E S O F PA R M A - FINITO DI STAMPARE NEL SETTEMBRE 2008 QUADERNI POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (CONV IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA 14:06 Cod. 903293 11-09-2008 DEPOSITO AIFA: 09-09-2008 00-Cop Quad III 08 Gastroenterologia: Case Reports sulle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali X parte Now free on-line www.actabiomedica.it Listed in: Index Medicus / Medline, Excerpta Medica / Embase 01-Board 29-08-2008 10:45 Pagina 1 ACTA BIO MEDICA Atenei parmensis founded 1887 O F F I C I A L J O U R N A L O F T H E S O C I E T Y O F M E D I C I N E A N D N AT U R A L S C I E N C E S O F PA R M A f r e e o n - l i n e : w w w. a c t a b i o m e d i c a . i t EDITOR IN CHIEF Maurizio Vanelli - Parma, Italy DEPUTY EDITOR Cesare Bordi - Parma, Italy ASSOCIATE EDITORS Carlo Chezzi - Parma, Italy Roberto Delsignore - Parma, Italy Guglielmo Masotti - Parma, Italy Almerico Novarini - Parma, Italy Giacomo Rizzolatti - Parma, Italy EDITORIAL BOARD Fernando Arevalo - Caracas, Venezuela Judy Aschner - Nashville, TN, USA Michael Aschner - Nashville, TN, USA Alberto Bacchi Modena - Parma, Italy Salvatore Bacciu - Parma, Italy Cesare Beghi - Parma, Italy Sergio Bernasconi - Parma, Italy Stefano Bettati - Parma, Italy Corrado Betterle - Padova, Italy Saverio Bettuzzi - Parma, Italy Giulio Bevilacqua - Parma, Italy Roberto Bolognesi - Parma, Italy Mauro Bonanini - Parma, Italy Antonio Bonati - Parma, Italy Antonio Bonetti - Parma, Italy Loris Borghi - Parma, Italy David A. 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I dattiloscritti devono essere accompagnati da una richiesta di pubblicazione e da una dichiarazione firmata degli autori che l’articolo non è stato inviato ad alcuna altra rivista, né che è stato accettato altrove per la pubblicazione. Tutti i lavori sono soggetti a revisione e si esortano gli autori ad essere concisi. I manoscritti dovranno essere inviati a: Dr.ssa Anna Scotti Quaderni Acta Bio Medica - Gastroenterologia c/o Mattioli 1885 S.p.A. Via Coduro 1/b - 43036 Fidenza [email protected] Tel. 0524/84547 - Fax 0524/84751 Il FRONTESPIZIO deve contenere: • Un titolo informativo conciso • Nome/i del/degli Autore/i • Dipartimento o Istituto dove è stato condotto il lavoro • Nome e indirizzo dell’autore a cui deve essere inviata la corrispondenza relativa al manoscritto. Deve essere indicato inoltre numero di telefono, fax ed indirizzo e-mail • Un running title di non più di 40 caratteri COME SCRIVERE UN CASE REPORT La caratteristica chiave del case report è quella di aiutare il lettore a riconoscere e a trattare un problema simile, se mai dovesse ripresentarsi. Utilizzare un linguaggio chiaro e senza ambiguità, per presentare il materiale in modo che il lettore abbia una chiara visione di: -cosa è successo al paziente -la cronologia di questi eventi -perché il trattamento è stato eseguito in base a quei determinati concetti. Cosa descrivere? Osservare e pensare alla pratica clinica, vi sono molti casi rari o insoliti che possono meritare una descrizione. La rarità non è però di per se stessa motivo sufficiente di pubblicazione, il caso deve essere speciale e avere un “messaggio” per il lettore; può servire a fornire la consapevolezza della condizione in modo tale che la diagnosi possa essere più facile in futuro o come una linea di trattamento possa essere più adatta di un’altra. Il ruolo dei case report è di stabilire un specie di “precedente giudiziario” per malattie relativamente rare. Un altro gruppo è quello dei casi associati a condizioni inusuali, anche sconosciute, che possono avere priorità diverse nel loro trattamento. Come descrivere? Titolo: Il titolo dovrebbe essere corto, descrittivo e capace di attirare l’attenzione. Se il titolo di un case report contiene troppi dati il lettore potrebbe avere la sensazione che esso abbia spiegato tutto quello che c’è da sapere. Introduzione: Solitamente si tende a scrivere una breve storia della malattia, ma questo materiale può essere inserito nella discussione. Il report può cominciare semplicemente con la descrizione del caso. Descrizione del caso: Il report deve essere cronologico e descrivere adeguatamente la presentazione, i risultati dell’esame clinico e quelli degli accertamenti prima di andare avanti e descrivere l’evoluzione del paziente. La descrizione deve essere completa, accentuare le caratteristiche positive senza oscurarle in una massa di rilievi negativi. Considerare quali domande potrebbe fare un collega e assicurarsi che vi siano risposte chiare all’interno del report. Le illustrazioni possono essere utili. Discussione del caso: Lo scopo principale della discussione è di spiegare come e perché sono state prese le decisioni e quale insegnamento è stato recepito da questa esperienza. Possono essere necessari alcuni riferimenti bibliografici ad altri casi, bisogna evitare tuttavia di produrre una review. Lo scopo deve essere di definire e dettagliare il messaggio per il lettore. Il case report renderà chiaro come un caso analogo dovrebbe essere trattato in futuro. REVIEWS- LAVORI ORIGINALI Articoli originali: comprendono lavori che offrono un contributo nuovo o frutto di una consistente esperienza, anche se non del tutto originale, in un determinato settore. Devono essere completi di Riassunto e suddivisi nelle seguenti parti: Introduzione, Obiettivi, Materiale e Metodi, Risultati, Discussione e Conclusioni. Nella sezione Obiettivo deve essere sintetizzato con chiarezza l’obiettivo del lavoro, vale a dire l’ipotesi che si è inteso verificare; nei Metodi va riportato il contesto in cui si è svolto lo studio (Ospedale, Centro Specialistico…), il numero e il tipo di soggetti analizzati, il disegno dello studio (randomizzato, in doppio cieco…), il tipo di trattamento e il tipo di analisi statistica impiegata. Nella sezione Risultati vanno riportati i risultati dello studio e dell’analisi statistica. Nella sezione Conclusioni va riportato il significato dei risultati soprattutto in funzione delle implicazioni cliniche. Review: devono essere inerenti ad uno specifico argomento e permettere al lettore uno sguardo approfondito sul tema, offrendo una panoramica nazionale ed internazionale delle ultime novità in merito. L’autore deve offrire un punto di vista personale basato su dati di letteratura ufficiali. Dovrà essere suddiviso in Introduzione, Discussione e Conclusione e completo di Riassunto. La bibliografia citata dovrà essere particolarmente ricca. ILLUSTRAZIONI. È responsabilità dell’autore ottenere il permesso (dall’autore e dal possessore dei diritti di copyright) di riprodurre illustrazioni, tabelle, ecc, da altre pubblicazioni. Stampe o radiografie devono essere chiare. Le TABELLE dovranno essere numerate consecutivamente con numeri romani contraddistinte da un titolo. Le VOCI BIBLIOGRAFICHE dovranno essere numerate secondo l’ordine di citazione nel testo; quelle citate solamente nelle tabelle o nelle legende delle figure saranno numerate in accordo con la sequenza stabilita dalla loro prima identificazione nel testo. La lista delle voci bibliografiche deve riportare il cognome e l’iniziale del nome degli Autori (saranno indicati tutti gli autori se presenti 6 o meno; quando presenti 7 nomi o più, indicare solo i primi 3 e aggiungere “et al.”), il titolo del lavoro, il nome della rivista abbreviato in conformità dell’Index Medicus, l’anno di pubblicazione, il volume e la prima e l’ultima pagina dell’articolo, Esempio: Fraioli P., Montemurro L., Castrignano L., Rizzato G.: Retroperitoneal Involvement in Sarcoidosis. Sarcoidosis 1990; 7: 101-105. Nel caso di un libro, si indicheranno nel medesimo modo il nome degli Autori, il titolo, il numero dell’edizione, il nome dell’Editore, il luogo di pubblicazione, il numero del volume e la pagina. Nessun addebito verrà effettuato per foto in bianco e nero. Comunicazioni personali non dovrebbero essere incluse in bibliografia ma possono essere citate nel testo tra parentesi. COPYRIGHT © 2008 ACTA BIO MEDICA SOCIETÀ DI MEDICINA E SCIENZE NATURALI DI PARMA. La rivista è protetta da Copyright. I lavori pubblicati rimangono di proprietà della Rivista e possono essere riprodotti solo previa autorizzazione dell’Editore citandone la fonte. Direttore Responsabile: M. Vanelli Registrazione del Tribunale di Parma n° 253 del 21/7/1955 Finito di stampare: Settembre 2008 La banca dati viene conservata presso l’editore, che ne è titolare. La rivista viene spedita in abbonamento; l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per l’invio di questa o di altre pubblicazioni scientifiche. Ai sensi dell’articolo 10, legge 675/96, è nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento dei dati in nostro possesso. 03-indice Quad III 08 29-08-2008 10:47 Pagina 3 INDEX Quaderno III/2008 Mattioli 1885 spa - via Coduro 1/b 43036 Fidenza (Parma) tel 0524/84547 fax 0524/84751 www.mattioli1885.com DIREZIONE GENERALE Presidente Paolo Cioni Gastroenterologia: Case reports sulle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali - X parte 5 Foreword 7 Case Reports V. Saladino, F. Villa Non è sempre morbo di Crohn DIREZIONE EDITORIALE Vice Presidente e Direttore Scientifico Federico Cioni Editing manager Anna Scotti Editing Staff Valeria Ceci Natalie Cerioli Cecilia Mutti 9 L. Dughera, F. Cisarò, M. Chiaverina Un caso di colite linfocitica ad esordio infettivo 13 R. Annicchiarico Uso del Clipper® (beclometasone dipropionato) nella terapia della proctite attinica 17 R. Caviglia Stenosi dell’anastomosi colo-colica in paziente sottoposto ad intervento di emicolectomia per malattia diverticolare complicata. 21 A. Tortora, G. Strangio, S. Pallio, P. Consolo, G. Melita, G. Giacobbe, D. Grande, L. Familiari Colite ischemica sub-acuta indotta dall’assunzione di contraccettivo orale MARKETING E PUBBLICITÀ Vice Presidente e Direttore Sviluppo Massimo Radaelli Direttore Generale e del Personale Antonio Messa Marketing Manager Luca Ranzato Segreteria Marketing Martine Brusini Resposabile Distribuzione Massimiliano Franzoni Responsabile Area ECM Simone Agnello Inserto centrale staccabile “Il Punto...in breve” EXECUTIVE COMMITEE OF THE SOCIETY OF MEDICINE AND NATURAL SCIENCES OF PARMA PRESIDENT Giorgio Valenti VICE-PRESIDENT Silvia Iaccarino PAST-PRESIDENT Renato Scandroglio GENERAL SECRETARY Almerico Novarini TREASURER Luigi Roncoroni MEMBERS Giorgio Zanzucchi Giorgio Cocconi Angelo Franzè Enrico Cabassi Patrizia Santi 03-indice Quad III 08 29-08-2008 10:47 Pagina 4 04-foreword 29-08-2008 10:48 Pagina 5 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno II: 5 © Mattioli 1885 F O R E W O R D Le malattie infiammatorie croniche intestinali La collana di Quaderni di Gastroenterologia di Acta Biomedica dedicata alle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD) è giunta alla pubblicazione del decimo quaderno. Il successo crescente che i lettori hanno tributato al nostro lavoro è per tutti noi motivo di soddisfazione oltre che sprone a proseguire con rinnovato impegno in questa avventura, iniziata quasi per scommessa. Corre l’obbligo a questo punto di ringraziare il Board di Acta Biomedica che ha accettato di ospitare questo nostro progetto e continua a farlo con dimostrazione di grandissima disponibilità, e Chiesi Farmaceutici il cui appoggio istituzionale resta indispensabile per sostenere finanziariamente la pubblicazione. Questo nuovo appuntamento prevede la pubblicazione di 5 interessanti case reports che focalizzano l’attenzione su diversi argomenti. L’inserto centrale “Il punto in breve” riprende invece un interessante caso di colite linfocitica ad esordio infettivo, focalizzando l’attenzione sul problema della “diarrea del viaggiatore”, molto sentito soprattutto in questo periodo estivo. Con l’augurio di essere riusciti a mantenere vivo il Vostro interesse, Vi auguriamo buona lettura e Vi diamo fin d’ora appuntamento al decimo Quaderno previsto per l’estate. Dr. Riccardo Ranzato Primario Divisione Chirurgia Azienda Ospedaliera Chioggia, Venezia 04-foreword 29-08-2008 10:48 Pagina 6 05-Saladino 29-08-2008 10:49 Pagina 7 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno di Gastroenterologia III: 7-8 C © Mattioli 1885 A S E R E P O R T Non è sempre morbo di Crohn: un caso clinico V. Saladino, F. Villa U.O. Gasteroenterologia 3, “IRCCS Fondazione Policlinico di Milano, Mangiagalli e Regina Elena” Caso Clinico P., maschio di 28 anni, giunge per la prima volta alla nostra osservazione nel Luglio 2007 per comparsa di alvo diarroico (fino a 8 scariche al giorno di feci liquide), dolori addominali e calo ponderale di 12 kg negli ultimi due mesi in paziente con pregressa diagnosi di morbo di Crohn ileale nel Maggio 2005 in terapia di mantenimento con mesalazina. In anamnesi il paziente riferiva due episodi di broncopolmonite nei due anni precedenti che avevano richiesto il ricovero ospedaliero. Riferiva inoltre recente infezione da Salmonella typhi in seguito a viaggio in paesi a basso tenore igienico. Il paziente veniva ricoverato quindi presso il nostro reparto e inizialmente sottoposto a colonscopia che mostrava un quadro endoscopico negativo. Data la pregressa diagnosi si eseguivano biopsie in ogni tratto esaminato. Gli esami di laboratorio evidenziavano: Anemia microcitica ipocromica (Hb 11.2gr/dl); leucocitosi 15600/mm3, VES 16 alla 1° ora e PCR 0.36 mg/dl. Sono state inoltre eseguite: Coprocolture, ricerca parassiti nelle feci, ricerca della tossina del Clostridium difficile e sierologia per ricerca Giardia lamblia, CMV, EBV, HIV con esito negativo. Dato l’importante calo ponderale, nel sospetto di malassorbimento, il paziente eseguiva dosaggio degli anticorpi antiendomisio e antigliadina IgG e IgA, dosaggio delle immunoglobuline totali e veniva sottopo- sto ad esofagogastroduodenoscopia macroscopicamente negativa, con ricerca della Giardia lamblia nel succo duodenale ed esecuzione biopsie duodenali orientate. La descrizione istopatologica del colon evidenziava mucosa sede di flogosi cronica ed acuta della lamina propria, iperplasia ghiandolare rigenerativa, deplezione mucipara ed ascessi ghiandolari suggestivi per morbo di Crohn in fase di attività. A livello duodenale la descrizione istopatologica evidenziava marcata ipotrofia villare e flogosi cronica di media entità della lamina propria. Incremento della quota di linfociti CD3+ intraepiteliali con quadro morfologico compatibile con malattia celiaca. Gli anticorpi antiendomisio e antigliadina risultavano negativi ma emergeva un marcato deficit di immunoglobuline: IgG 250 mg/dl, IgA 5mg/dl, IgM 57mg/dl. In seguito ad ulteriori accertamenti veniva posta diagnosi di ipogammaglobulinemia comune variabile e impostata terapia sostitutiva con IgG e antibiotica con risoluzione della sintomatologia gastrointestinale. Discussione L’immunodeficienza comune variabile (CVID) è un disordine eterogeneo caratterizzato da bassi livelli di immunoglobuline e da difetto di produzione anticorpale. Colpisce in uguale misura il sesso maschile e femminile con età di esordio dei sintomi tra la seconda e la terza decade di vita. L’incidenza della patologia si attesta attorno a 1:50000-200000 nella popolazione 05-Saladino 29-08-2008 10:49 Pagina 8 8 generale (1). I pazienti con CVID presentano un rischio aumentato di contrarre infezioni batteriche recidivanti prevalentemente a carico delle vie respiratorie e dell’apparato gastrointestinale (2). È inoltre segnalata un’aumentata prevalenza di neoplasie e di patologie autoimmuni (3). In questi pazienti manifestazioni cliniche quali diarrea cronica, dolore addominale e malassorbimento con perdita di peso vengono spesso ricondotte a malattia celiaca o malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) (4,5). Le alterazioni microscopiche del piccolo intestino di pazienti con CVID sono molto simili a quelle presenti nella malattia celiaca. L’atrofia villare è presente in una percentuale che varia dal 24% al 50% (4,6), e molto comuni sono anche l’incremento dei linfociti intraepiteliali e l’iperplasia delle cripte. Sebbene siano stati segnalati rari casi di risposta alla dieta senza glutine (7,8), sembra improbabile la concomitante presenza di CVID e celiachia (9). Per quanto simili le alterazioni istologiche del piccolo intestino osservate nelle due patologie presentano alcune patognomoniche differenze. L’atrofia villare associata alla CVID è infatti caratterizzata da scarsità o assenza di plasmacellule nella lamina propria e la maturazione degli enterociti è relativamente nella norma con sostanziale conservazione dell’orletto a spazzola, in contrasto con il quadro istologico di celiachia (4). Nel caso delle IBD la diagnosi differenziale si presenta ancora più difficile. Infatti in entrambe le patologie sono osservabili granulomi, distorsione delle cripte e infiltrato infiammatorio nella lamina propria sebbene questo sia più modesto nel pazienti con colite associata a CVID. Anche in questo caso la conta numerica delle plasmacellule sulla biopsia è di fondamentale importanza: le plasmacellule sono infatti tipicamente assenti o marcatamente ridotte nella colite associata a CVID in contrasto con il pattern classico osservato nelle IBD (9). V. Saladino, F. Villa Il dosaggio delle immunoglobuline sieriche totali, già utilizzato di routine nell’iter diagnostico della celiachia, può giocare un ruolo importante anche nella definizione diagnostica delle IBD. Sebbene dal punto di vista endoscopico queste patologie possano presentare quadri praticamente identici, sul piano istologico è di fondamentale importanza la valutazione della presenza delle plasmacellule, ridotte o assenti nei pazienti affetti da CVID. L’assenza di plasmacellule e lo sviluppo di frequenti infezioni opportunistiche durante il trattamento delle IBD deve insinuare il sospetto di CVID. Bibliografia Conclusioni 1. WHO Scientific Group. Primary immunodeficiency diseases: report of a WHO sponsored meeting. Clin Exp Immunol 1995; 99:1-24. 2. Hermaszewsky RA, Webster ADB. Primary hypogammaglobulinemia: A survey of clinical manifestation and complications. Q J Med 1993;86:31-42. 3. Kinlen LJ, Webster ADB, Bird AG et al. Prospective study of cancer in patients with hypogammaglobulinemia. Lancet 1985;I:263-5. 4. Washington K, Stenzel TT, Buckley RH, Gottfried MR. Gastrointestinal pathology in patients with common variable immunodeficiency and X-linked agammaglobulinemia. Am J Surg Pathol 1996;20:1240-52. 5. Teahon K, Webster AD, Price AB et al. Studies on the enteropathy associated with primary hypogammaglobulinemia. Gut 1994;35:1244-9. 6. Luzi G, Zullo A, Iebba F et al. Duodenal pathology and clinical-immunological implications in common variable immunodeficiency patients. Am J Gastroenterol. 2003; 98:118-121. 7. Webster ADB, Slavin G, Shiner M et al. Celiac disease with severe hypogammaglobulinaemia. Gut 1994; 35:1244-9. 8. Bili H, Nizon C, Nizon JY et al. Common variable immunodeficiency and total villous atrophy regressive after gluten-free diet. Rev Med Interne 1997;18:724-726. 9. Daniels JA, Lederman HM, Maitra A et al. Gastrointestinal tract pathology in patients with common variable immunodeficiency (CVID). Am J Surg Pathol 2007;31(12):1800-12. Le manifestazioni gastrointestinali in corso di CVID possono mimare diverse condizioni patologiche in particolare la malattia celiaca e le IBD. Indirizzo per la corrispondenza: Valeria Saladino e-mail: [email protected] 06-Dughera 29-08-2008 10:50 Pagina 9 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno di Gastroenterologia III: 9-12 C © Mattioli 1885 A S E R E P O R T Un caso di colite linfocitica ad esordio infettivo L. Dughera, F. Cisarò, M. Chiaverina Servizio di Motilità ed Endoscopia Digestiva - Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica - AO San Giovanni Battista Torino Introduzione Descriviamo il caso di una paziente che ha manifestato un quadro clinico tipico ed anche assai ben documentato di diarrea del viaggiatore che, invece di migliorare dopo adeguato trattamento, ha condotto il paziente al ricovero ospedaliero per il persistere ed il progressivo aggravarsi della sintomatologia diarroica, dovuto all'instaurarsi di un quadro diffuso di colite microscopica linfocitica. Case report O.R., 55 anni, sesso femminile, è stata ricoverata per la valutazione di una sintomatologia diarroica di lunga durata. Nessun precedente patologico di rilievo; soggetto longilineo e normopeso, fuma 10 sigarette al giorno, non beve alcolici, pratica regolare attività fisica. Circa due mesi prima del ricovero si è recata per turismo in un paese dell'area mediterranea del NordAfrica e, al rientro dal viaggio, ha presentato diarrea acquosa (6-8 scariche /die, anche notturne) accompagnata da dolore addominale crampiforme, nausea e vomito intermittente. Il quadro clinico è stato indagato ambulatorialmente dal Medico curante. La paziente presentava leucocitosi neutrofila (WBC 14.200/mm3, 78% di leucociti neutrofili) ed una VES modicamente aumentata (26 mm/2h). L'esame microscopico delle feci rilevava la presenza di discreta quantità di leucociti neutrofili e la ricerca per il sangue occulto era negativa. La reazione sierologica di Widal e la ricerca di anticorpi anti-ameba erano negative. Ha eseguito tre coprocolture per la ricerca di batteri patogeni e di parassiti, con riscontro su di un campione di una crescita significativa di Yersinia enterocolitica. Sulla base di tale reperto è stata trattata con un fluorchinolonico dotato di elevata attività su colibacilli Gram negativi (norfloxacina 400 mg t.i.d. per 7 giorni), con pronta remissione della sintomatologia diarroica. La paziente, tuttavia, dopo breve perioo di benessere, ha ripreso a manifestare astenia ed anoressia; dopo 21 giorni dal termine della terapia antibatterica è ricomparso dolore addominale, accessionale e crampiforme, accompagnato da scariche diarroiche di intensità e frequenza crescente (fino a 10-12 emissioni di feci liquide o poltacee/die, anche notturne, mai ematiche). La paziente ha rapidamente perso peso (7 kg). Dopo un trattamento di alcuni giorni con rifaximina (400 mg t.i.d.), che non ha sortito alcun miglioramento clinico, la paziente è stato inviata dal curante in Ospedale. All'ingresso la paziente si è presentata in condizioni generali decadute, con segni clinici di disidratazione. All'esame obiettivo si rilevava unicamente un addome disteso per la presenza di gas intestinale, dolorabile su tutti i quadranti alla palpazione profonda, ma senza evidenza di masse palpabili o reazione peritoneale. L'esplorazione rettale era negativa per la presenza di sangue e/o muco-pus. Unici dati significativi agli esami ematochimici la VES(2h) di 30 e PCR 82 ng/ml ; la sierologia per Salmonella spp, Lysteria monocytogenes ed Entamoeba hystolitica ed anche la ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi ed anti-endomisio erano negativi; sono state eseguite numerose coprocolture e la ricerca della tossi- 06-Dughera 29-08-2008 10:50 Pagina 10 10 na A del Clostridium difficile, con esito sempre negativo. La misurazione del volume fecale era di 500-600 g/die, con dosaggio dei grassi totali e della elastasi fecale nel range della norma. L'esame ultrasonografico dell'addome non evidenziava alcun reperto patologico, in particolare non si rilevavano immagini compatibili con ispessimenti parietali a carico di anse intestinali. La paziente è stata sottoposta a colonscopia totale ed ileoscopia retrograda c, condotta per circa 15 cm: a livello del colon destro ed nel tratto prossimale del traverso la mucosa presentava isolati focolai iperemici ed aspetto edematoso, con perdita segmentaria della normale trasparenza del reticolo vascolare, ma non lesioni ulcerose/emorragiche nè la presenza di muco-pus o di pseudomembrane. L’ileo distale presentava aspetto normale, con mucosa rosea e regolare aspetto dei villi con la magnificazione zoom x32. Sono state eseguite biopsie seriate in retto-sigma, discendente, trasverso e ciecoascendente. L'esame istologico delle sezioni coliche prossimali ha evidenziato un quadro di flogosi cronica attiva, con numerosi linfociti intra-epiteliali ed invasione della lamina propria; isolate aree di disepitelizzazione, con architettura e struttura delle ghiandole mucipare per lo più ben conservata. Il reperto istopatologico era conclusivo per un quadro di colite linfocitaria. È stato instaurato un trattamento con metilprednisolone 80 mg/die e.v per 4 giorni con rapida regressione della sintomatologia; è stato successivamente somministrato beclometasone dipropionato 5 mg b.i.d. e la paziente è stata dimessa in pieno benessere, con indicazione a proseguire la terapia per 8 settimane. Discussione Uno dei più comuni problemi medici a cui vanno incontro coloro che si recano in zone tropicali e subtropicali è la diarrea del viaggiatore, patologia a trasmissione oro-fecale caratterizzata da tre o più scariche al giorno di feci non formate, dolore crampiforme, talora lieve ipertermia, nausea e vomito. Uno studio recente ha valutato che circa il 30% dei viaggiatori che si spostano da Paesi industrializzati in aree a rischio manifesta diarrea. L'eziologia è altamente variabile e comprende agenti batterici, virali e protozoari; attualmente si calcola che oltre l'85% dei casi di diarrea del viaggia- L. Dughera, F. Cisarò, M. Chiaverina tore riconosce una eziologia batterica (Tabella 1). L'eziologia della malattia è fortemente condizionata dall'area geografica a rischio: Escherichia coli enterotossigenica (ETEC) e Salmonella spp. sono germi pressochè ubiquitari, mentre Campylobacter jejunii, Yersinia enterocolitica e Shigella spp. sembrano prediligere le aree con clima caldo-umido; i Rotavirus sono responsabili di un certo numero di casi a provenienza tropicale o sub-tropicale, mentre l'eziologia da virus Norwalk è tipica di paesi più temperati; fra i protozoi sono sempre più numerose le segnalazioni di casi di Giardiasi a provenienza dalla Russia meridionale, mentre in Asia continentale e nell'area caraibica aumentano i casi dovuti ad agenti del genere Cryptosporidium. La sindrome ha, per solito, un decorso limitato nel tempo e, nella maggior parte dei casi guarisce spontaneamente o dopo assunzione di un antibiotico ad azione selettiva intestinale (neomicina, rifaximina); in un numero di casi valutato fra il 3-10%, usualmente ad eziologia batterica o protozoaria, la diarrea persiste per oltre due settimane e richiede un approfondimento Tabella 1. Eziologia della diarra del viaggiatore Prevalenza stimata Batteri Escherichia coli ETEC Campylobacter jejunii Shigella spp. Salmonella spp. Yersinia enterocolitica Vibrio parahemoliticus Altri > 40 % >0 8 3 3 1 5 Virus Norwalk, Rotavirus, altri 10 Parassiti Giardia lamblia Entameba hystolitica Criptosporidium parvum Blastocystis hominis 2 1 1 1 Elminti Ascaris lumbricoides Strongiloides stercoralis Tenia spp. Schistosoma spp. Altri 1 1 1 1 1 Non identificati 10 06-Dughera 29-08-2008 10:50 Pagina 11 Un caso di colite linfocitica ad esordio infettivo diagnostico volto ad identificare l'agente eziologico ed a valutarne la sensibilità ai diversi agenti antibiotici. Il caso descritto rappresenta un esempio tipico e ben documentato di diarrea del viaggiatore; nello studio di ogni forma di enterocolite acuta verosimilmente infettiva sottolineiamo l'importanza di richiedere un esame coprocolturale mirato alla ricerca di Salmonella, Shigella, Yersinia, Campylobacter, Escherichia coli (ETEC), Giardia ed altri parassiti. La Yersinia enterocolitica è un patogeno emergente che appartiene alla famiglia delle Enterobacteriacee; colibacillo Gram negativo, è produttore di una enterotossina termolabile simile a quella della ETEC, ma il cui ruolo patogenico non è ancora chiarito. È stato recentemente dimostrato che le Yersiniae sono in grado di sopravvivere e moltiplicarsi nel tessuto linfoide dell'ospite, dove attivano la secrezione di proteine citotossiche. Il trattamento con un fluorchinolonico con elevata attività sulle Enterobacteriacee è usualmente risolutivo; farmaci alternativi di prima scelta sono le tetracicline, il cotrimoxazolo e gli aminoglicosidi. Solo recentemente è stata documentata l'efficacia della rifaximina nella maggior parte dei casi di diarrea del viaggiatore. Nel caso descritto le cause più verosimili della ripresa della sintomatologia diarroica erano (a) la mancata eradicazione del germe, che ha giustificato il secondo trattamento antibiotico mirato e (b) l'insorgere di una colite da Clostridium difficile, motivo per il quale la paziente è stata inviata in Ospedale; non è stata sottovalutata nella diagnostica differenziale la possibilità di una malattia celiaca misconosciuta o di una sindrome da maldigestione pancreatica. La colite linfocitica microscopica è una causa non più rara, ma sottostimata, di diarrea cronica; la malattia si caratterizza per la diarrea acquosa persistente, talora intermittente, della durata anche di molti mesi, talora di anni, associata a minime o nessuna alterazioni mucose rilevabili all'esame endoscopico. La colite linfocitica mostra una prevalenza di 4.5/10000, con distribuzione geografica maggiore nel mondo occidentale, ma maggiore incidenza a partire dalla 5a decade ed eguale nei due sessi. La diagnosi si basa esclusivamente sull'osservazione istologica, dove si osserva quale elemento patognomonico l’infiltrazione linfocitaria intraepiteliale ed a carico della lamina propria; il numero dei linfociti intrae- 11 piteliali aumenta di 5-10 volte (20-25 linfociti/100 cellule epiteliali). La superficie delle cellule epiteliali appare appiattita, con riduzione del numero di Goblet cells e iperplasia delle cellule di Paneth. La lamina propria è diffusamente infiltrata da linfociti, plasmacellule e macrofagi; i neutrofili polimorfonucleati sono per lo più scarsi ed è del tutto assente la distorsione dell'architettura ghiandolare e la flogosi delle cripte. La colite linfocitica è strettamente correlata alla colite collagena, più rara forma di colite microscopica, che si differenzia da questa solo per l'estesa deposizione di una banda collagene in sede subepiteliale, di spessore variabile da 10 a 100 micron. Il collagene di cui è normalmente composta la membrana basale è di tipo IV e viene sostituito in questa forma di colite collagena da fibre di tipo I e III. È tutt'oggi dibattuto se le due forme di colite microscopica rappresentino, in momenti diversi, due aspetti della stessa malattia, o se siano, in effetti, due patologie ben distinte. L'eziologia della colite linfocitica è del tutto sconosciuta; a differenza della colite collagena, non è usualmente associata con altre malattie gastroenteriche croniche (morbo celiaco, IBD) od autoimmunitarie (artrite reumatoide, tiroidite autoimmune, gastrite atrofica di tipo A); è nota, invece, una associazione con l'antigene di istocompatibilità HLA-A1. Il meccanismo patogenico che conduce alla colite linfocitica non è ancora chiarito. Fra le varie ipotesi proposte, la più accreditata è l'instaurarsi di una risposta auto-immunitaria determinata da specifici determinanti antigenici endoluminali, che possono riconoscere una natura infettiva (batteri, virus), alimentare (glutine ed altri antigeni) o farmacologica (FANS). I linfociti che infiltrano l'epitelio e la lamina propria della mucosa colica sono soprattutto del tipo T-suppressor e mostrano una cross-reattività con antigeni endogeni espressi sulla superficie dell'enterocita; un'ipotesi alternativa è la reazione autoimmune diretta nei confronti delle cellule enteriche. L'eziologia infettiva rappresenta la più suggestiva fra le ipotetiche cause scatenanti: la risposta autoimmune; esistono attualmente in letteratura pochissime segnalazioni che descrivono in modo convincente l'insorgenza di una colite linfocitica correlata ad una infezione gastroenterica acuta, ma è verosimile che, a causa del decorso naturalmente prolungato della malattia, 06-Dughera 29-08-2008 10:50 Pagina 12 12 nella maggior parte dei casi sfugga l'identificazione del l'evento iniziale e del patogeno primario. È noto che l'infezione da Yersinia enterocolitica puo' condurre a complicanze sistemiche su base autoimmune, quali tiroidite, glomerulonefrite, artrite e spondilite anchilosante: è stato dimostrato che gli anticorpi anti-Yersinia sono in grado di cross-reagire con diversi determinanti antigenici tissutali umani e le peculiari interazioni di questo patogeno con il tessuto linfoide dell'ospite possono dare conto dell'induzione della risposta autoimmune. Anche per Campylobacter jejunii, agente patogeno emergente nella diarrea del viaggiatore (Tabella 1), è stata descritta nella sindrome di Guillain Barrè l'induzione di una risposta autoimmune: nel siero di pazienti portatori della sindrome sono stati identificati anticorpi anti-GM1 che cross-reagiscono con le frazioni lipopolisaccaridiche superficiali del batterio, suggerendo anche per tale patologia una patogenesi infettiva. Dal punto di vista terapeutico il trattamento della colite microscopica è a tutt'oggi empirico, a causa della mancanza di studi clinici controllati e di dati univoci sulla patogenesi. In molti casi la risposta al trattamento con mesalazina (5-ASA), anche in associazione con colestiramina, è buona ed accompagnata dalla normalizzazione del quadro istologico; l'impiego dei corticosteroidi ad elevata azione antiflogistica entero-colica (budesonide, beclometasone) è in genere riservato ai casi clinicamente più gravi, caratterizzati da perdita di peso o sintomi sistemici, o che non rispondono al trattamento con 5-ASA dopo alcuni giorni. La buona risposta alla terapia non esclude però la possibilità di ricadute nel tempo, che si manifestano in circa il 15-30% dei casi. La descrizione del nostro caso clinico è coerente con alcune segnalazioni della letteratura che descrivono un andamento, in qualche modo, bifasico della colite linfocitica, correlata con un episodio di tipo gastroenteritico acuto infettivo cui fa seguito la ricomparsa dei sintomi e delle alterazioni istologiche tipiche, in assenza di qualsivoglia microrganismo patogeno riconoscibile; a tale proposito merita ricordare che l'esame endoscopico deve essere sempre eseguito in presenza di una sintomatologia diarroica protratta e che, anche in presenza di lesioni "minime" ed aspecifiche, bisogna ese- L. Dughera, F. Cisarò, M. Chiaverina guire il prelievo bioptico seriato: solo l'osservazione istologica consente la diagnosi di colite microscopica e la distinzione fra la colite linfocitica e quella collagena. Bibliografia 1. Al-Abri SS,Beeching NJ, Nye FJ. Traveller’s diarrhoea. Lancet Infect Dis, 2005, 5:3349-60, 2. Thielman NM, Guerrant RL. Acute infectious diarrhoea, N Eng J Med, 2004, 350:38-47 3. Cover TL. Yersinia enterocolitica. N. Eng. J. Med, 1989;321:16 4. Neyt C, Iriarte M, Ha Thi V, Cornelis GR. Virulence and arsenic resistance in Yersiniae. J. Bacteriol., 1997;179:612 5. Dupont HL. Rifaximin : a non-adsorbed antimicrobial in the therapy of traveller's diarrhea. Digestion, 1998;59:708 6. Dupont HL, Jiang ZD, Ericsson CD et Al. Rifaximin versus ciprofloxacin for the treatment of traveller’s diarrhoea: a randomized double-blind clinical trial. Clin Infect Dis, 2001, 33:1807-15 7. Mills LR, Schumann MB, Thompson WO. Lymphocytic colitis: a definable clinical and histological diagnosis. Dig. Dis. Sci, 1993;38:1147 8. Nielsen OH, Vainer B, Schaffalitzky de Muckadell OE. Microcopic colitis: a missed diagnosis? Lancet, 2004,364:2055-57 9. Jawhari A, Talbot IC. Microscopic, lymphocytic and collagenous colitis. Histopathology, 1996;29:101 10. Geboes K, Villanacci V. Terminology for the diagnosis of colitis. J. Clin Pathol , 2005, 58:1133-34 11. Jakson BK. Are collagenous and lymphocytic colitis distinct syndromes? Dig. Dis Sci, 1995;13:301 12. Nyhlin N, bohr J, Eriksson S, Tysk c. Systematic review: microscopic colitic. Aliment Pharmacol Ther, 2006, 23:1525-34 13. Perk G, Ackermann P, Eliakinm R. Lymphocytic colitis: a clue to an infectious trigger. Scand. J. Gastroenterol, 1999;34:110 14. Jacobs BC, Hazemberg MP, van Doorn PA, Endtz HP, van der Meche FG. Cross reactive antibodies against gangliosides and Campylobacter jejunii lipopolysaccharides in patients with Guillain Barre' or Miller Fisher syndrome. J. Infect. Dis. 1997;175:729 15. Chande N, McDonald JWD, MacDonald JK. Interventions for treating lymphocitic colitis. Cochrane database Systematic Review, 2008, Issue 2 Indirizzo per la corrispondenza: Luca Dughera [email protected] 08-annicchiarico 29-08-2008 10:53 Pagina 13 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno di Gastroenterologia III: 13-15 C A S E © Mattioli 1885 R E P O R T Uso del Clipper® (beclometasone dipropionato) nella terapia della proctite attinica Raffaele Annicchiarico U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Ospedale SS. Annunziata,Taranto Uno dei trattamenti possibili per il cancro della prostata, la cui scelta è funzione sia della dimensioni del tumore sia della sua eventuale diffusione, è la radioterapia (RT). La RT consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali, cercando al tempo stesso di danneggiare il meno possibile le cellule normali. Il trattamento radioterapico del carcinoma della prostata prevede di solito l’irradiazione esterna, ma in alcuni casi si può procedere anche a irradiazione interna (brachiterapia). Nonostante l’affinamento delle tecniche la RT determina comunque un effetto citotossico su tutte le cellule epiteliali che proliferano continuamente e rapidamente, quindi ha un effetto lesivo anche sull’epitelio del tratto intestinale (1). Fenomeni di necrosi tissutale sono già osservabili dopo 12-24 ore dalla somministrazione giornaliera di dosi >1,5 Gy e la sintomatologia diviene più intensa nei giorni e settimane successive. Tra gli effetti collaterali acuti principali si ha la proctite (60-65% dei casi) che si manifesta con: frequenti scariche, perdita di feci, dolore rettale, tenesmo, urgenza rettale, incontinenza, emissione di muco con le feci, sanguinamento rettale. Una proctite cronica può poi instaurarsi e continuare dopo la fase acuta nel ~ 5% dei casi ma solitamente inizia dopo un periodo di latenza pari a 6-9 mesi dall’inizio della RT. Sintomi della proctite cronica sono: rettorragia, perdita di muco e costipazione. Causa dell’instaurarsi del danno cronico è una trombosi arteriolare con vasculite che provoca ischemia cronica e fibrosi (2). La dose totale di RT e l’istogramma dose-volume (DVH) sono considerati i fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di una proctite acuta o tardiva (3). La tossicità acuta del trattamento radiante radicale tende ad evidenziarsi dalla terza settimana e scompare generalmente entro alcune settimane. Il trattamento è ben tollerato anche se nel 60% dei pazienti i disturbi (cisto-uretrite/proctite) richiedono un trattamento farmacologico coadiuvante e, in una percentuale minore, la sospensione del trattamento radioterapico con ovvia minore efficacia terapeutica (4, 5). Utile per il trattamento della patologia rettale si è rivelato il beclometasone dipropionato (Clipper®) che consente il controllo e la regressione della sintomatologia. Caratteristiche del farmaco Il beclometasone dipropionato, principio attivo di Clipper® sospensione rettale, presenta le caratteristiche farmacodinamiche di un potente steroide antinfiammatorio. In vari test sperimentali ha infatti dimostrato di esplicare per applicazione topica un’attività antinfiammatoria intensa, prolungata, dose-dipendente e localizzata nelle zone di applicazione, senza interferenze sull’asse ipofisi-surrene (6). Gli studi di cinetica e di metabolismo hanno dimostrato che la scarsa 08-annicchiarico 29-08-2008 10:53 Pagina 14 14 o nulla attività sistemica di beclometasone dipropionato dopo somministrazione topica od orale è dovuta non solo al limitato assorbimento ma anche alla rapida inattivazione cui il farmaco va incontro durante il “first pass” epatico. La via principale di eliminazione del farmaco e dei suoi metaboliti dopo somministrazione orale è quella fecale e solo una quantità inferiore al 10% del farmaco e dei suoi metaboliti viene escreto nell’urina. Dopo trattamento topico rettale, che è la via di somministrazione di Clipper® sospensione si sono registrate concentrazioni plasmatiche di beclometasone dipropionato, monopropionato e alcool inferiori a 1 ng/mL, il che indica che per questa via di somministrazione l’assorbimento sistemico del prodotto è estremamente ridotto (7). Il beclometasone dipropionato è un farmaco estremamente sicuro e non ha determinato alcun caso di morte né sintomatologia tossica. Numerosi studi hanno dimostrato che il Clipper®, confrontato anche con altri cortisonici od altri farmaci (8, 9), determina un netto miglioramento della clinica con completa remissione dei sintomi, supportati da reperti endoscopici ed istologici. R. Annicchiarico Giunge per tale motivo alla nostra osservazione in quanto viene richiesta una colonscopia urgente: all’indagine endoscopica la mucosa rettale appare diffusamente iperemica/congesta, fragile, con presenza di soffusioni emorragiche e di aree di neoangiogenesi. Indenne il sigma (se si esclude la presenza di diverticoli). Considerato il rischio di perforazione rettale l’indagine viene interrotta a tale livello. Si prescrive quindi Clipper® clismi 3 mg/60 ml una volta al giorno per tre settimane; viene programmato un controllo endoscopico al termine del trattamento farmacologico. La terapia medica intrapresa ha consentito il controllo immediato ed ottimale della sintomatologia acuta con scomparsa del dolore e della rettorragia, con conseguente miglioramento della qualità della vita. All’endoscopia di controllo la mucosa del retto appare lievemente iperemica e senza segni di sanguinamento. Il trattamento è stato quindi erogato per tutta la durata del trattamento consentendo di terminare la radioterapia programmata. Un ulteriore controllo endoscopico ha evidenziato solo gli esiti della proctite attinica. Caso clinico Conclusioni E.P. è un maschio di 76 anni senza alcuna patologia degna di rilievo anamnestico. Nel gennaio del 2005, in occasione dell’esecuzione di indagini bioumorali di screening, viene rilevato valore elevato di PSA pari a 27,55 ng/ml. Per tale motivo si sottopone ad ecografia prostatica transrettale che evidenzia la presenza di una neoformazione del lobo dx. Il mapping bioptico successivamente eseguito depone per adenocarcinoma prostatico a carico di entrambi i lobi, Gleason 4+5; negativa è la scintigrafia ossea. La TAC conferma la lesione prostatica con infiltrazione delle vescicole seminali. Inizia trattamento radioterapico associato ad ormonoterapia nel mese di febbraio terminando il trattamento due mesi dopo alla dose totale di 76 Gy; dopo cinque settimane di trattamento il paziente lamenta tenesmo rettale con comparsa improvvisa di rettorragia. Il caso proposto evidenzia che in caso di proctite attinica la terapia topica con Clipper® sospensione rettale risulta essere un ottimo presidio farmacologico capace di controllare immediatamente l’infiammazione della mucosa rettale. Clipper® sospensione rettale ha migliorato rapidamente la sintomatologia soggettiva ed ha consentito al paziente di tollerare e completare il percorso terapeutico programmato. L’efficacia del farmaco è documentata, oltre che dalla scomparsa della sintomatologia soggettiva, dai dati oggettivi ottenuti con i controlli endoscopici. Bibliografia 1. Rubin et al: RTOG late effects s working group. Overview of late effects normal tissue (LENT) scoring system. Radiother Oncol 1995; 35 (1): 9-10. 08-annicchiarico 29-08-2008 10:53 Pagina 15 Uso del Clipper® (beclometasone dipropionato) nella terapia della proctite attinica 2. Donner CS: Pathophysiology and therapy of chronic radiation-induced injury to the colon. Dig Dis 1998; 16: 25361. 3. Stasi M, et al: Gli istogrammi dose-volume sono uno strumento valido per la valutazione del piano di trattamento nel carcinoma della prostata? Atti IV Congresso Nazionale AIFM, 2005. 4. Denton A, et al: Non surgical interventions for late radiation proctitis in patients who have received radical radiotherapy to the pelvis. Cochrane database Syst Rev, 2002. 5. Denham JW, et al: Is there more than one radiation proctitis sindrome? Radiother Oncol 1999; 51: 43-53. 6. Kumana et al: Treatment of distal ulcerative colitis with beclometasone enemas:high therapeutic efficact without endocrine side effects. A prospective,randomized,double blind trial. Dis Coon Rectum 1987; 30: 288-92. 15 7. Scheda tecnica Clipper® Beclometasone dipropionato sospensione rettale. 8. Campieri M, et al: Beclomethasone dipropionato edema versus Prednisolone sodium phosphate edema in the treatment of distal ulcerative colitis. Aliment Pharmacol Ther 1998; 12: 361-6. 9. Borzio M, et al: Beclometasone dipropionato sodico nelle malattie infiammatorie intestinali:risultati di un’indagine multicentrica. Minerva gastroent Dietol 1999; 52: 659-65. Indirizzo per la corrispondenza: Dr. Raffaele Annicchiarico E-mail: [email protected] 08-annicchiarico 29-08-2008 10:53 Pagina 16 09-Caviglia 29-08-2008 10:54 Pagina 17 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno di Gastroenterologia III: 17-20 C A S E © Mattioli 1885 R E P O R T Stenosi dell’anastomosi colo-colica in paziente sottoposto ad intervento di emicolectomia per malattia diverticolare complicata. Renato Caviglia Dipartimento di Malattie dell’Apparato Digerente, Università Campus Bio-Medico, Roma, Italia Introduzione I diverticoli sono delle piccole estroflessioni che si formano nel tratto digestivo, soprattutto nell'ultima parte del colon, ed in particolare nel sigma. La loro presenza, chiamata diverticolosi, interessa più del 50% della popolazione oltre i 60 anni ma non da alcun disturbo, tant'è che la maggior parte della popolazione colpita da diverticolosi spesso non si accorge della malattia. Nel 15-20% dei soggetti colpiti da diverticolosi, i diverticoli si infiammano, causando la comparsa dei sintomi e la necessità di un trattamento: si tratta allora di diverticolite. Quest’ultima rappresenta una pericolosa complicanza della malattia diverticolare e può presentarsi con diversi quadri clinici. Generalmente, la conseguenza più frequente è rappresentata dalla perforazione del diverticolo, coperta o meno. Quando l'infezione si estende al peritoneo, la membrana che riveste la cavità addominale, per esempio a causa della rottura del diverticolo, si parla di peritonite, situazione grave che necessita di un intervento immediato. Più raramente, conseguenza della diverticolite è la stenosi infiammatoria di un segmento colico coinvolto in modo acuto dal processo diverticolitico. Una rara entità nosologica, recentemente associata alla malattia diverticolare è la colite segmentaria in presenza di una diffusa malattia diverticolare. La caratteristica principale di questa forma di colite è il risparmio della mucosa del retto. Dal punto di vista anatomo-patologico, la colite segmentaria è totalmente sovrapponibile ad una qualunque malattia infiammatoria cronica intestinale con localizzazione colica. Il trattamento di questa forma di colite non è ancora esattamente ben codificato, anche se si basa su farmaci antinfiammatori ad azione prevalentemente topica. Caso Clinico Nel Gennaio 2007, il paziente, affetto da malattia diverticolare diagnosticata radiologicamente nel Maggio 2004, in trattamento con antispatici e cicli di antibiotici per os, riferisce la comparsa da circa 4 giorni, in pieno benessere, di epigastralgia con irradiazione del dolore in fianco sinistro e loggia renale sinistra, accompagnata da chiusura dell’alvo a feci e gas e rialzo febbrile (TC 38°C). Per il persistere dei sintomi il paziente si recava presso il Pronto Soccorso di un ospedale Romano, dove eseguiva un videat cardiologico con ECG, risultato nella norma, prelievo ematico per esami bioumorali che mostravano leucocitosi neutrofila ed aumento degli indici di flogosi. Funzione epatica, renale, e pancreatica risultavano nella norma. Nel corso della degenza eseguiva una EGDS risultata nella norma ed una TC addome completo che mostrava la presenza di formazioni diverticolari in corrispondenza del sigma con segni di periviscerite consensuale. Pertanto, veniva intrapresa una terapia con Metronidazolo ev e Ciprofloxacina ev. Il paziente viene, inoltre, posto a digiuno e terapia idratante ev. Dopo circa 48 si assiste ad una progressiva attenuazione della sintomatologia dolorosa e canalizzazione dell’alvo. Normalizzazione della TC. Viene pertanto dimesso con diagnosi di diverticolite acuta non complicata con 09-Caviglia 29-08-2008 10:54 Pagina 18 18 l’indicazione di eseguire cicli di terapia antibiotica ed un’alimentazione priva di scorie. Nel Luglio 2007, per il ripresentarsi di dolori addominali localizzati ai quadranti inferiori, alvo chiuso a feci e gas, Blomberg pos. e rialzo termico (TC>38°) esegue una TC addome con mdc che evidenzia una stenosi infiammatoria del sigma con coinvolgimento del meso, con associata presenza di formazioni diverticolari. Multipli linfonodi delle dimensioni di 10 mm circa nel contesto del ventaglio mesenterico. Strettamente adiacente alla parete mediale del sigma si apprezza area a densità fluido-corpuscolata, con bolle aeree nel contesto, delimitata da pareti ispessite, delle dimensioni di 7cmx35mm circa ed estensione craniocaudale di circa 6cm. Il quadro descritto appare compatibile con quadro di diverticolite complicata con "perforazione coperta" e raccolta ascessualizzata perisigmoidea. Viene pertanto sottoposto ad intervento di resezione intestinale con confezionamento di anastomosi colo-colica termino-terminale. Nel Settembre 2007, per l’insorgenza di dolori addominali e chiusura dell’alvo a feci e gas, è stato ricoverato presso altra struttura, dove ha eseguito colonscopia che mostrava una stenosi a carico dell’anastomosi colo-colica non valicabile dallo strumento. Per tale motivo è stato sottoposto ad intervento chirurgico di sbrigliamento di volvolo intestinale e resezione dell’anastomosi colorettale con confezionamento di nuova anastomosi colo-colica T-T. Nel Novembre 2007, per insorgenza di Figura 1a. TC addome con MdC. A. ASSIALE: Diffuso e marcato ispessimento del sigma di significato diverticolitico con reazione ed ipervascolarizzazione in atto del pannicolo adiposo mesenteriale di significato reattivo (cerchio) e quota di falda fluida in sede pelvica (freccia). R. Caviglia dolori addominali e riduzione del numero delle evacuazioni, il paziente ha eseguito una rettosigmoidoscopia di controllo che mostrava anastomosi colo-colica T-T, a 20 cm dal m.a., stenotica, che è possibile oltrepassare forzando lo strumento. A tale livello la mucosa appare irregolare, fragile e facilmente sanguinante al contatto. Non sono presenti lesioni a carico della mucosa retto-colica a valle dell’anastomosi. Si decide pertanto di sottoporre il paziente a dilatazione meccanica con dilatatori di Savary-Gilliard previo posizionamento sotto guida radiologica di filo rigido. Dilatazione condotta con diametri di 10.5/11/12.8 mm, agevole il passaggio la termine e non spandimenti di mdc al controllo radiologico successivo. Si programmano ulteriori dilatazioni a distanza di 7 gg. Viene iniziata terapia con Clipper® clisteri 1 applicazione/sera e Clipper cp 5 mg, 3cp/die per 4 settimane. Dopo due ulteriori dilatazioni endoscopiche e 4 settimane di terapia locale e sistemica con Beclometasone dipropionato il controllo endoscopico evidenzia: anastomosi retto-colica, localizzata a circa 20 cm dal margine anale facilmente superabile dall'endoscopio (diametro 12.8 mm.). Si conferma la presenza a livello dell'anastomosi di mucosa lievemente iperemica con presenza di 2 punti metallici. Non indicazione al trattamento dilatativo endoscopico. Il paziente continua la terapia locale e per os con Beclometasone per altre 4 settimane. A distanza di 2 Figura 1b. CORONALE: Diverticolite del sigma con fenomeni aderenziali nei confronti delle anse perilesionali di significato reattivo. 09-Caviglia 29-08-2008 10:54 Pagina 19 Stenosi dell’anastomosi colo-colica in paziente sottoposto ad intervento di emicolectomia per malattia diverticolare complicata mesi dalla dilatazione pneumatica e dall’inizio della terapia farmacologica non riferisce la presenza di dolori addominali, evacuazioni normali per forma e consistenza delle feci, emocromo nella norma. Trattamento Clipper cp 5 mg, 3cp/die per 8 settimane a scalare 5 mg ogni 4 settimane. Clipper clismi, 1 applicazione la sera. Discussione I diverticoli sono delle piccole sacche estroflesse che si formano nel tratto digestivo, soprattutto nell'ultimo tratto del colon (sigma). La loro presenza, chiamata diverticolosi, interessa più del 50% della popolazione oltre i 60 anni ma non da alcun disturbo, tant'è che la maggior parte della popolazione colpita da diverticolosi spesso non si accorge della malattia. Nel 15-20% dei soggetti colpiti da diverticolosi i diverticoli si infiammano, causando la comparsa dei sintomi e la necessità di un trattamento: si parla allora di diverticolite, ovvero di infiammazione dei diverticoli. Se i diverticoli sono sede di infiammazione e/o di infezione, può comparire la febbre, brividi, nausea e crampi. Le ulteriori complicazioni della malattia diverticolare possono essere anche molto serie: 1. Formazione di fistole: una fistola è una perforazione di un tessuto che mette in comunicazione due organi diversi. Le fistole che si formano in 19 seguito alla diverticolosi o diverticolite possono interessare il colon e la pelle, oppure il colon e la vescica, quest'ultimo caso è il più serio perché può originare infezioni anche alle vie urinarie. 2. Perforazione con eventuale peritonite: se l'infezione non è curata e debellata, può dare origine a un ascesso, con conseguente perforazione della parete del colon e peritonite diffusa. 3. Occlusione intestinale: le cicatrici che si formano in seguito alla guarigione del processo infiammatorio della diverticolite possono restringere il colon e occludere parzialmente o completamente il transito delle feci. 4. Emorragia: se si verifica la rottura dei vasi all'interno dei diverticoli, può verificarsi un'emorragia, di entità e durata variabile a seconda del danno provocato. Si tratta tuttavia della complicazione più rara. Una nuova entità nosologica: la colite segmentaria associata a diverticolite Viene definita così una infiammazione cronica della mucosa del colon quando sono presenti tasche diverticolari e risparmio del retto (1). La presentazione clinica consiste in dolore addominale localizzato ai quadranti inferiori di sinistra, rettorragia ed alterazioni dell’alvo. Le caratteristiche endoscopiche sono quelle di una sigmoidite (i.e., eritema, iperemia e fra- Figura 2. Esame istologico: A. Frammenti di mucosa colica la cui lamina propria appare infiltrata da elementi infiammatori linfoplasmacellulari, anche in aggregati follicolari, e granulocitari con erosioni superficiali. B. Diffusa criptite e sporadica formazione di ascessi criptici. Si osservano note di atrofia ghiandolare e mucodeplezione. 09-Caviglia 29-08-2008 10:54 Pagina 20 20 gilità mucosale), mantenendo sempre esente da lesioni la mucosa rettale. L’esame istologico evidenzia alterazioni molto simili a quelle presenti nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI): ascessi criptici con distorsione ghiandolare, infiltrato di cellule mononucleate nella lamina propria, aggregati linfoidi e, molto raramente, granulomi. Complessivamente, le alterazioni istopatologiche, associate con il risparmio del retto, rendono tale quadro patologico molto simile ad un M. di Crohn del colon. In effetti, nella Rettocolite Ulcerosa, anche quando il retto è risparmiato endoscopicamente, a livello istologico sono presenti alterazioni tipiche. Una domanda sorge quindi spontanea: la colite segmentaria è una entità nosologica a se stante o è una diverticolosi del colon sigmoideo associata ad una MICI? L’incidenza della colite segmentaria oscilla tra lo 0.3–3.8%. Si deve sottolineare che nella colite segmentaria, a differenza del M. di Crohn, sintomi come nausea, vomito e calo ponderale sono quasi sempre assenti ed inoltre non vi sono quasi mai alterazioni di laboratorio. Quale è l’ipotesi della patogenesi della colite segmentaria? Hassan et al. hanno recentemente dimostrato, in un caso di colite segmentaria, l’aumento dell’espressione mucosale di Tumor Necrosis alfa (TNFα) e che il trattamento con anti TNF-α determinava un repentino e notevole miglioramento delle alterazioni istopatologiche dopo terapia di induzione con Infliximab (2). Queste osservazioni hanno portato a suggerire che la patogenesi della colite segmentaria sia simile a quella delle MICI. È stato inoltre ipotizzato un ruolo patogenetico per la flora batterica intestinale; altri hanno preso in considerazione un’eziologia ischemica od un aumento della permeabilità intestinale. Fino ad oggi il trattamento medico della colite segmentaria è stato empirico ed ha compreso l’utilizzo di agenti farmacologici normalmente usati nelle MICI: Salazopirina (3), Mesalazina (4,5), idrocortisone (6) e raramente antibiotici. L’opzione chirurgica viene raramente presa in considerazione. In uno studio pilota, pubblicato su J Clin Gastroenterol nel 2005 (7), è stato utilizzato il Beclometasone dipropionato 10 mg/die in associazione a probiotici per 14 gg. In questo studio, prospettico ma non controllato, sono stati arruolati 12 pazienti affetti da R. Caviglia colite segmentaria, 7 uomini e 5 donne. Al termine del trattamento, 10 pazienti su 12 erano in remissione completa, un solo paziente riferiva la persistenza di lievi dolori addominali. È da sottolineare che la risposta clinica è stata evidenziata fino dal 4° giorno dall’inizio della terapia. Il controllo endoscopico, effettuato a 4 settimane, mostrava un miglioramento netto in tutti i pazienti. L’utilità del Beclometasone dipropionato risiede nel presentare una rapida e potente attività antiinfiammatoria locale, associata ad una ridotta biodisponibilità sistemica. Nel nostro caso, la terapia endoscopica associata a Beclometasone per via sistemica e locale ha determinato una risoluzione rapida e duratura nel tempo della stenosi. In particolare, l’utilizzo a scalare del Beclometasone ha impedito la recidiva stenosante a carico dell’anastomosi. Bibliografia 1. Koutroubakis IE, Antoniou P, Tzardi M, Kouroumalis EA. The spectrum of segmental colitis associated with diverticulosis. Int J Colorectal Dis. 2005 Jan;20(1):28-32. 2. Hassan C, Zullo A, Ierardi E, Burattini O, De Francesco V, Morini S. Tumour necrosis factor alpha downregulation and therapeutic response to infliximab in a case of segmental colitis associated with diverticula. Gut. 2006 Apr;55(4):589-90. 3. Cawthorn SJ, Gibbs NM, Marks CG. Segmental colitis: a complication of diverticular disease. Gut. 1983;24:A500. 4. 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Indirizzo per la corrispondenza: Renato Caviglia e.mail: [email protected] 10-Tortora 29-08-2008 10:56 Pagina 21 ACTA BIOMED 2008; 79; Quaderno di Gastroenterologia III: 21-23 C A S E © Mattioli 1885 R E P O R T Colite ischemica sub-acuta indotta dall’assunzione di contraccettivo orale A. Tortora, G. Strangio, S. Pallio, P. Consolo, G. Melita, G. Giacobbe, D. Grande, L. Familiari Unità operativa di Endoscopia Digestiva- Dipartimento Clinico Sperimentale di Medicina e Farmacologia- Policlinico Universitario di Messina Introduzione La colite ischemica (CI), forma più frequente di alterazione vascolare a carico dell’apparato digerente, è dovuta ad un ridotto o assente flusso ematico a livello dei vasi colici. Colpisce prevalentemente soggetti di età avanzata ed affetti da pluripatologie; la sua origine può riconoscere svariati fattori di rischio che risultano essere determinanti quando la CI riguarda la popolazione al di sotto dei 43 anni (1-2). I termini predittivi di rischio più importanti per la CI sono riconducibili a fattori cardiovascolari (shock, chirurgia vascolare), gastrointestinali (ileostomie, dissenteria, sindrome intestino irritabile), farmacologici (lassativi, vasocostrittori, contraccettivi orali) (3). I sintomi più frequenti della CI sono il dolore addominale, l’ematochezia, la rettorragia e la loro intensità ed insorgenza dipendono dalla gravità della patologia; infatti la CI può presentarsi come una colopatia segmentaria transitoria, fino a raggiungere quadri di colite fulminante gangrenosa (4-7). Spesso i sintomi sono sottovalutati da parte del paziente, per questo la CI di grado lieve-moderato, è una patologia che verosimilmente viene sottostimata. La diagnosi di CI viene effettuata attraverso l’esecuzione di una colonscopia che fornisce indicazioni circa la gravità e l’estensione della patologia, naturalmente con il conforto dell’esame istologico sui campioni bioptici. Case report Una donna di 43 anni, M.C., coniugata, pluripara, in pieno benessere riferiva comparsa di una sintomatologia caratterizzata da nausea, sudorazione profusa, alle quali seguiva evacuazione dapprima di feci formate e quindi liquide. A circa 12 ore di distanza, nuova evacuazione con emissione di sangue rosso vivo, che si ripeteva per altre 4 volte nel corso della giornata. L’ultima evacuazione presentava anche emissione di muco. Per tale motivo, alla paziente, veniva consigliato di effettuare una colonscopia. Dopo preparazione del colon con polietilenglicole secondo le modalità standard, all’esame endoscopico la mucosa rettale e sigmoidea appariva integra, evidenziando una colite ischemica segmentaria di grado II che interessava il colon sinistro fino in prossimità della flessura splenica. Il colon traverso, colon destro ed il ceco, mostravano caratteristiche di normalità. Sul tratto patologico venivano effettuate delle prese bioptiche. L’esame istologico metteva in evidenza edema della mucosa del colon con aree di ulcerazione mucosa e sottomucosa, sclero-ialinosi del corion mucoso con atipie rigenerative non displastiche da danno ischemico. La paziente veniva quindi ricoverata in ambiente ospedaliero. Dall’anamnesi familiare risultava un decesso per infarto miocardio (nonno paterno) ed intervento di angioplastica cui era stato sottoposto il padre. La paziente non fumatrice, non faceva uso di droghe e da circa 13 mesi assumeva anticoncezionale orale (desogestrel + etinilestradiolo). Gli esami ematochimici erano tutti nella norma ad eccezione di modeste alterazioni dell’ematocrito 10-Tortora 29-08-2008 22 10:56 Pagina 22 A. Tortora, G. Strangio, S. Pallio, P. Consolo, G. Melita, G. Giacobbe, D. Grande, L.Familiari 37% (range 38-46), dell’emoglobina 11.0 gr% (range 12.0-16.0) della VES 27mm (range 0-15) e del fibrinogeno 460 mg/dl (range 180-350). Il fattore V di Leiden risultava nella norma. Gli esami strumentali (ecografia addominale, Doppler aortico, angio-TC addome) non documentavano lesioni vascolari. La pz, sospeso l’anticoncezionale orale, praticava terapia per 5 gg con nadroparina calcica 0,4 ml (3800 UI aXa) e ciproflaxacina 500 mg.; quindi veniva dimessa con una terapia di mantenimento, mesalazina 800 mg 3/die, per 20 gg. Al successivo controllo endoscopico, effettuato a 4 settimane dalla diagnosi, si è apprezzata la completa restitutio ad integrum del tratto colico interessato da patologia, confermata anche dall’esame istologico. Commenti La CI in pazienti al di sotto dei 43 anni di età oltre alle note e più frequenti cause, riconosce inoltre l’assunzione di alcune categorie di farmaci quali i lassativi, i vasocostrittori (pseudoefredina, sumatriptan, cocaina, alosetron), l’interferone alfa, sostanze psicotrope, la 5idrossitriptamina-1 ed estro-progestinici (3-6). Nonostante la sicurezza farmacologica delle recenti associazioni di estroprogestinici a dosaggio controllato, in pazienti di giovani età, di sesso femminile, ed in mancanza di altri fattori di rischio, questi farmaci possono provocare patologie tromboemboliche spesso misconosciute. Nel caso riportato appare ragionevolmente evidente la correlazione tra contraccettivo orale ed insorgenza della CI, peraltro dimostrata anche in letteratura (8-9). L’incidenza della CI nella popolazione generale è estremamente variabile 4.5-44 /100.00 abitanti (1011) ciò ci induce a pensare che la sua diagnosi dipenda molto dalla insorgenza e tipologia dei sintomi e dalla abilità del medico di porre una diagnosi corretta che comunque deve avvenire secondo un percorso metodologico accurato. Chang et al. indica come sia fondamentale valutare i fattori di rischio predittivi di CI per un precoce inquadramento della patologia (Tab. 1- Tab. 2). Al sospetto clinico di CI, deve necessariamente seguire un esame colonscopico con prelievo bioptico, che determinerà il grado e l’estensione della malattia. I siti più colpiti dalla CI sono la flessura splenica, il colon discendente ed il sigma ma gli altri distretti colici non ne sono esenti (12-14). Tabella 1. Pre-index risk factors of ischemic colitis Odd* ratio 95% confidence limits 4.32 3.58 1.85 1.34 1.24 1.21 2.30-8.11 1.79-7.1 1.41-2.43 1.12-1.60 1.01-1.45 1.01-1.45 3.80 2.90 2.90 2.02 2.01 1.68 1.62 1.33 1.26 2.01-7.20 1.39-6.06 1.25-6.72 1.51-2.71 1.62-2.48 1.19-2.39 1.34-1.96 1.03-1-71 1.02-1.55 • 12 month laxative use 4.73 • 12 month H2 receptor blocker use 1.07 • 12 month oral contraceptive use 1.05 3.71-6.02 1.02-1.12 1.00-1.10 Cardiovascular • Shock • Aortic surgery • Hypotensyon • Congestive heart failure • Atheroslerosis • Cardiovascular surgery Gastrointestinal • Ileostomy • Dysentery • Laparoscopy • Bloating • IBS • Colon carcinoma • Constipation • Dyspepsia • Abdominal surgery Medication use Other • Deyo-Charlson comorbidity 1.05 1.01-1.08 Odds ratio>1 indicates a relationship between the indipendent variable and the dependent factor ; the greater the odds ratio, the stronger the relationship. Odds ratio was determined after adjusting for the presence of IBS. Tabella 2. Pre-index risk factors of ischemic colitis for patients younger than 43 years (N=870) Intestinal excision Laparoscopy Dysentery Prior IBS 12-month antidiarrheal use Sex, male Odd* ratio 95% confidence limits 33.71 17.67 11.33 6.11 5.27 0.99 4.08-278.47 1.91-163.57 1.06-120.62 3.11-12.00 1.66-16.72 0.69-1.43 Odds ratio>1 indicates a relationship between the indipendent variable and the dependent factor ; the greater the odds ratio, the stronger the relationship. Odds ratio was determined after adjusting for the presence of IBS. 10-Tortora 29-08-2008 10:56 Pagina 23 23 Colite ischemica sub-acuta indotta dall’assunzione di contraccettivo orale La CI di tipo subacuto e di grado lieve può risolversi spontaneamente senza l’ausilio farmacologico; nel caso in esame risulta determinante l’eliminazione del fattore di rischio, quindi la sospensione del contraccettivo orale. A nostro avviso, un ausilio terapeutico temporaneo con 5-aminosalicylic acid (5-ASA) può risultare utile poiché l’azione sui mediatori dell’infiammazione e sulle citochine, induce un ottimale e veloce ripristino della mucosa colica colpita. Bibliografia 1. Sharff Jr, Longo WE, Vartanian SM, Jacobs DL, Bahadursing AN, Kaminski DL. Ischemic colitis:spectrum of disease and outcome. Surgery 2003;134:624-629. 2. Newman JR, Cooper MA. Lower gastrointestinal bleeding and ischemic colitis. Can J Gastroenterol 2002; 16:957600. 3. Higgins PDR, Davis KJ, Laine L. Systematic rewiew: the epidemiology of ishaemic colitis. Aliment Pharmacolo Ther 2004; 19:729-738. 4. Sreenarasimhaiah J. “Diagnosis and mamagement of intestinal ischemic disorders” BMJ 2003;326:1372-6. 5. Ghandi SK, Hanson MM, Vernava AM et al . Ischemic colitis Dis colon rectum 1996 ; 39:88-100 6. Anon R, Boscà MM, Sanchiz V, Tosca J, Almela P, Amoros C, Benages A. Factors predicting poor prognosis in ischemic colitis. 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Chiaverina 07-quartino il punto in breve 29-08-2008 10:51 Pagina 14 Un caso di colite linfocitica ad esordio infettivo CASO CLINICO Donna di 55 anni, normopeso con sintomatologia diarroica di lunga durata RICOVERO 2 mesi prima, viaggio in Nord-Africa coincidente con comparsa di diarrea acquosa (6-8 scariche/die) con dolori addominali crampiformi, nausea, vomito intermittente > La colite linfocitica microscopica è una causa non più rara, ma sottostimata, di diarrea cronica; la malattia si caratterizza per la diarrea acquosa persistente, talora intermittente, della durata anche di molti mesi, talora di anni, associata a minime o nessuna alterazioni mucose rilevabili all'esame endoscopico. INDAGINI DIAGNOSTICHE Leucocitosi neutrofila, VES aumentata, coprocultura positiva per Yersinia Entrocolitica DIAGNOSI DEL MEDICO CURANTE TERAPIA DIARREA DEL VIAGGIATORE REMISSIONE SINTOMATOLOGIA Norfloxacina 400mg t.i.d. x 7 giorni Dopo 21 giorni Ricomparsa dolori addominali con scariche diarroiche liquide (10-12 scariche/die) non ematiche TERAPIA Rifaximina 400mg t.i.d. non risolutiva INDAGINI DIAGNOSTICHE > La diagnosi si basa esclusivamente sull'osservazione istologica, dove si osserva quale elemento patognomonico l’infiltrazione linfocitaria intraepiteliale ed a carico della lamina propria [...] la superficie delle cellule epiteliali appare appiattita, con riduzione del numero di goblet cells e iperplasia delle cellule di Paneth. La lamina propria è diffusamente infiltrata da linfociti, plasmacellule e macrofagi... TERAPIA Metilprednisolone 80mg/die e.v. x 4 giorni + beclometasone dipropionato 5mg i.b.d. per 8 settimane RISOLUZIONE COMPLETA E DURATURA DEI SINTOMI sospensione terapia • Esami ematochimici: VES(2h)30 PCR 82 ng/ml • Ecoaddome: nella norma • Colonscopia totale ed ileoscopia retrograda C: biopsie in sezioni coliche prossimali evidenziano flogosi cronica attiva con linfociti intra-epiteliali ed invasione della lamina propria DIAGNOSI COLITE LINFOCITARIA > ... trattamento con metilprednisolone 80 mg/die e.v per 4 giorni con rapida regressione della sintomatologia; è stato successivamente somministrato beclometasone dipropionato 5 mg b.i.d. e la paziente è stata dimessa in pieno benessere, con indicazione a proseguire la terapia per 8 settimane. 07-quartino il punto in breve 29-08-2008 10:51 Pagina 15 > L'eziologia della colite linfocitica è del tutto sconosciuta; non è usualmente associata con altre malattie gastroenteriche croniche od autoimmunitarie; è nota, invece, una associazione con l'antigene di istocompatibilità HLA-A1. Il meccanismo patogenico che conduce alla colite linfocitica non è ancora chiarito. Fra le ipotesi la più accreditata è l'instaurarsi di una risposta auto-immunitaria determinata da specifici determinanti antigenici endoluminali, che possono riconoscere una natura infettiva, alimentare o farmacologica. EZIOLOGIA DELLA DIARRA DEL VIAGGIATORE Prevalenza stimata Batteri Escherichia coli ETEC > 40 % Campylobacter jejunii >0 Shigella spp. 8 Salmonella spp. 3 Yersinia enterocolitica 3 Vibrio parahemoliticus 1 Altri 5 Virus Norwalk, Rotavirus, altri 10 Parassiti Giardia lamblia 2 Entameba hystolitica 1 Criptosporidium parvum 1 Blastocystis hominis 1 Elminti Ascaris lumbricoides 1 Strongiloides stercoralis 1 Tenia spp. 1 Schistosoma spp. 1 Altri 1 Non identificati 10 L'eziologia della diarrea del viaggiatore è altamente variabile e comprende agenti batterici, virali e protozoari; attualmente si calcola che oltre l'85% dei casi di diarrea del viaggiatore riconosce una eziologia batterica Dal punto di vista terapeutico il trattamento della colite microscopica è a tutt'oggi empirico, a causa della mancanza di studi clinici controllati e di dati univoci sulla patogenesi. In molti casi la risposta al trattamento con mesalazina è buona ed accompagnata dalla normalizzazione del quadro istologico; l'impiego dei corticosteroidi ad elevata azione antiflogistica entero-colica (beclometasone) è in genere riservato ai casi clinicamente più gravi, caratterizzati da perdita di peso o sintomi sistemici, o che non rispondono al trattamento con 5-ASA dopo alcuni giorni. 07-quartino il punto in breve 29-08-2008 10:52 Pagina 16 in Gastroenterologia Gastroenterologia in