Da Ariosto a Shakespeare Viaggio tra follie e magie

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Da Ariosto a Shakespeare Viaggio tra follie e magie
Cultura e Spettacoli 31
L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 26 SETTEMBRE 2016
Da Ariosto a Shakespeare
Viaggio tra follie e magie
La mostra. Alla Mai in esposizione pezzi della collezione della biblioteca
seguendo la traccia del fantastico. Spazio al Tasso, ponte tra ’500 e ’600
VINCENZO GUERCIO
«Quivi fe’ ben de le
sue prove eccelse, / ch’un alto
pino al primo crollo svelse: / e
svelse dopo il primo altri parecchi, / come fosser finocchi,
ebuli o aneti…»: i primi sintomi
dell’esplosione della follia
d’Orlando, nel XXIII del Furioso, quando il conte, pazzo di
rabbia e dolore per aver scoperto inequivoche tracce degli
amori di Angelica e Medoro, si
sfoga contro alberi (e poi pastori e villici) innocenti, svellendoli come fossero erbette.
Dei «meravigliosi poemi»
(Gadda) ariostei ricorre quest’anno il mezzo millennio dalla princeps. Come, in questo
2016, occorrono anche i 400
anni dalla morte di due geni inquieti del Rinascimento ormai
morto o exeunte: Shakespeare e
Cervantes. Follia, magia, incantesimi e fantasmi sono i temi che legano quattro grandi
delle letteratura cinque-secentesca, nella mostra «”E chi sei
tu… fantasma importuno?”.
Magie e follie in Ariosto, Tasso,
Cervantes e Shakespeare», allestita nell’Atrio scamozziano
per cura di Massimo Castellozzi (Centro Studi tassiani), Maria Giuseppina Ceresoli e Lorenza Maffioletti (Biblioteca
Mai), presentata agli studiosi
in occasione della Giornata
tassiana del 23 settembre. Durante la cerimonia è stato conferito il Premio Tasso a Maiko
Favaro.
La mostra è visitabile sino al
30 settembre negli orari di
apertura della biblioteca (ingresso libero). In mostra alcuni
pezzi particolarmente significativi, tratti dalle collezioni
della biblioteca, lungo la trac-
Da sinistra, il vincitore del Premio Tasso 2016, Maiko Favaro, e il
presidente del Centro Studi Tassiani, Luca Bani FOTO YURI COLLEONI
cia, testuale e iconografica, della follia e del «magico». «Siamo
partiti dalla volontà di tenere
insieme questi quattro autori,
abbiamo trovato elementi unificatori nei temi del fantastico,
del sovrannaturale, della follia
– spiega Castellozzi, specialista, in particolare, delle Rime
tassiane –. In Tasso la follia diventa fantasma dolorosamente autobiografico: “Il Farnetico
savio”, come significativamente titola un dialogo di Alessandro Guarini, restò recluso nell’ospedale/carcere di Sant’Anna per sette anni, a seguito delle “insolenti pazzie ch’avea fatte con le Dame di Sua Altezza”
il Duca di Ferrara, secondo
quello che riferisce un testimone dell’epoca». Ariosto, come
Alcuni dei volumi esposti
«Nuova alleanza per l’Europa
con il contributo dei cattolici»
Pensiero generativo
Il professor Dario Nicoli
cita Manent: una città
funziona quando
è in sintonia con l’anima
Per rilanciare l’Europa
è oggi necessario avviare un processo dal basso capace di costruire una nuova alleanza tra popoli
e tra religioni fondata sulla capacità di dialogo e sul rispetto della
libertà di ciascuno. E in questo
cammino i cattolici possono dare un contributo importante.
La sfida per una rinnovata integrazione europea è stata al
centro dell’incontro organizzato martedì a Bergamo dall’Associazione amici di pensare cristiano, guidata dal presidente
Francesco Maffeis, nell’ambito
della «Scuola di pensiero generativo» iniziata a giugno. Durante la serata Dario Nicoli, del-
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l’università Cattolica di Brescia,
ha presentato la proposta per
l’Europa di Pierre Manent, direttore del Centre de recherches politiques Raymond Aron
e considerato uno dei più originali e brillanti filosofi contemporanei della politica. Manent,
ha ricordato Nicoli, «vede l’Europa come l’esito di un incontro
tra fedi e non solo come risultato
di un dispositivo politico: una
città funziona quando è in sintonia con l’anima. Solo le forze religiose riescono a unire le città;
non bastano le istituzioni: la vita
comune nasce da una consonanza delle masse».
Per Manent, ha ricordato Nicoli, «il legame dei corpi politici
è oggi debole perché caratterizzato da sentimenti generici, come i diritti umani e l’umanità,
che coprono un generale individualismo e si reggono su una pericolosa passività spirituale».
Dario Nicoli
Oggi, ha spiegato il relatore, «in
Europa non viene proposto nulla capace di unificare: si è creduto bastasse la proclamazione dei
diritti e dell’umanità, elementi
in crisi e incapaci di unificare
perchè astratti». Tra le diverse
forme religiose, ha proseguito
Nicoli ripercorrendo il pensiero
dell’autore francese, «la Chiesa
cattolica è la sola forza spirituale
impegnata in un approccio che
ovvio, fonda la rivoluzionaria
novità del poema proprio sulla
pazzia del protagonista: «Dirò
d’Orlando in un medesmo tratto / Cosa non detta in prosa mai
né in rima / Che per amor venne in furore e matto / D’huom
che sì saggio era stimato prima».
Anche in Cervantes la follia
è il tema dominante del capolavoro. Follie diverse, specifica
Castellozzi: «Quella di Ariosto
è una follia distruttiva; la follia
di Don Chisciotte è una follia
veggente, illuminata». Strenua
volontà e sogno idealistico, isola non trovata, per cui «chi ci ha
già rinunciato / … / forse è ancora più pazzo di te» (E. Bennato).
Follia dal senso più classico
al più moderno, pirandelliano
ante litteram: irrisione, sbugiardamento, ribellione a forme e teatrini della vita sociale.
Ancor più lucido e veggente,
nella sua stranezza, l’Amleto di
Shakespeare. Tema ariostesco,
tassiano, shakespeariano, cervantiano anche il fantasma, la
magia, l’incantesimo: dal mago
Atlante al mago Ismeno, dal castello alla foresta incantata, dal
fantasma del padre in Amleto,
ai fantasmi de «La tempesta» e
«Macbeth».
Tra gli splendidi pezzi esposti, a proposito, si segnalano, in
chiave bergamasca, l’edizione
de «La tempesta», con illustrazioni di Edmondo Dulac, stampata a Bergamo, Istituto Italiano d’arti Grafiche, nel 1913; e il
«Don Chisciotte» con 36 tavole
fuori testo del valente incisore
orobico Giovan Battista Galizzi
(Milano, 1913-1915), allievo di
Tallone e Loverini alla Carrara.
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prende in conto le rivendicazioni e le vedute delle altre forme
religiose: anima un dialogo, lascia ciascuno libero di essere ciò
che è, contiene una promessa di
vita in cui la preoccupazione
della pace e la ricerca della verità
non sono incompatibili». Ecco
perché la Chiesa cattolica, ha osservato Nicoli, «vivendo per il
bene comune tra le diverse forze
spirituali, è mediatrice di quel
dispositivo teologico e politico
che può fondare l’alleanza della
nuova Europa». Per il futuro
dell’Europa «è quindi importante che i cattolici animino il
dialogo con le altre religioni, anche con l’Islam, sia con i canali
ufficiali che con i singoli e i piccoli gruppi». Se questo cammino riuscirà, ha concluso Nicoli,
«si darà origine ad una nuova
Europa e si riaffermeranno le
sue radici spirituali, una dimensione non più affermata in modo
teorico, ma giocata concretamente nell’incontro». Il ciclo di
conferenze proseguirà domani
alle 20,45 ad Astino: Szakolczai
Arpad, dell’università di Dublino, affronterà il tema «Sforzo
umano ed eventi di grazia».
Gianluigi Ravasio
Il Quartetto Noûs ad Astino all’alba di domenica FOTO CLARA MAMMANA
«Un’alba sul mondo»
In 300 ad Astino
al concerto delle 5,30
«Molte fedi»
Poteva sembrare un
azzardo organizzare un concerto alle 5,30 del mattino ed invece
il pubblico non si è fatto spaventare dalla levataccia.
Al monastero di Astino erano
circa in 300 ad ascoltare il Quartetto Noûs per «Ancora un’alba
sul mondo», evento all’interno
di Molte fedi sotto lo stesso cielo,
la rassegna culturale
delle Acli provinciali
che, attraverso diversi linguaggi, cerca
di imparare un alfabeto delle culture e
delle religioni. L’alba
della domenica è stata attesa con le musiche di Schubert,
Haydn e Dvorak eseguite per l’appunto
dal quartetto di archi. Il Quartetto Noûs è composto da Tiziano Baviera e Alberto
Franchin al violino, Sara Dambruoso alla viola e Tommaso Tesini al violoncello. Nasce nel
2011 nel Conservatorio della
Svizzera Italiana di Lugano ed è
una delle formazioni più promettenti della musica da camera italiana: cerca un’interpretazione ragionata dei capolavori
del repertorio classico-romantico e del ’900 e porta avanti una
ricerca seria all’interno dei lin-
guaggi della musica d’oggi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali
esibendosi in Germania, Svizzera, Inghilterra, Francia, Spagna,
Corea del Sud e Cina.
«È la prima volta che Molte
fedi organizza un evento all’alba
e ancora una volta stupiscono i
bergamaschi – dice Daniele
Rocchetti, presidente delle Acli
–. Una risposta, in termini di
partecipazione, che
ha dell’incredibile. È
la conferma che ogni
volta la proposta è di
qualità si può contare
su di loro». Al termine
del concerto è stata
anche offerta la colazione per tutti a cura
dell’Operazione Mato Grosso. Stasera,
Molte fedi continua
con una lettura di Lella Costa nella basilica di Santa
Maria Maggiore in Città Alta,
ma l’evento è dedicato solo ai sostenitori dell’iniziativa che hanno sottoscritto la card. Domani,
invece, sempre nello stesso luogo, il dialogo sul tema dell’anno
(«Sono forse io custode di mio
fratello?») dal punto di vista credente e non, con Enzo Bianchi,
priore di Bose, e Ezio Mauro,
storico ex direttore di Repubblica. Info e prenotazioni:
www.moltefedi.it.
«Madri Sospese»: dolore
e rinascita in fotografia
Nembro
La perdita dei figli durante la gravidanza o nei primi
giorni dopo il parto (lutto perinatale) può innescare i più disparati sensi di colpa se viene
meno la possibilità, spesso
osteggiata, di «svuotare» il carico di un dolore immenso.
Dall’incessante ricerca di
spiegazioni alle catene infinite
di «perché» si finisce per precipitare in un inferno psicologico
costellato dal rammarico di
azioni compiute e il rimpianto di
quelle non attuate. Una mancata elaborazione del lutto che può
trasformarsi in una malattia
spesso non compresa, sfumata
con le semplificazioni della superficialità.
La mostra fotografica «Madri
Sospese» racconta il patimento,
ma anche la rinascita, di tante
mamme che hanno sopportato
questa drammatica esperienza.
Un vernissage che apre sabato
alle 16,30 alla biblioteca comunale di Nembro.
Un progetto composto da
trenta immagini di donne, colpite dalla perdita di un figlio, sostenuto dalla onlus CiaoLapo con la
fotografa Alessandra Fuccillo.
«Sono una mamma come tante
altre e quello che mi è capitato è
successo a moltissime donne –
racconta Fuccillo –. Ho due ferite sul cuore che si sono trasformate in bellissime note musicali, ma ancora oggi non posso toccare e vedere i miei figli ogni
giorno. Posso solo immaginarli,
creare spazio e serenità per loro.
Sono grata però a tutte le persone che mi hanno aiutata in un
cammino aspro e duro».
Il suo progetto fotografico è
una restituzione, un simbolo di
gratitudine universale che Fuccillo ha nei confronti di tutte le
persone che l’hanno riportata
nella luce dopo che suoi bambini
sono «svaniti».
Bruno Silini