Gioco di Mano - Carrozzeria Orfeo

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Gioco di Mano - Carrozzeria Orfeo
Gioco di Mano
una produzione Carrozzeria Orfeo
in collaborazione col Centro Rat - Teatro dell’Acquario
di e con Gabriele Di Luca
al pianoforte Daniel De Rossi
regia Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca
organizzazione Luisa Supino
a mio padre
che ebbe un padre
che nonostante tutto ebbe un padre
Raccontiamo la storia di un amore.
Il protagonista ripercorre la memoria della propria famiglia ricostruendo una
complessa e bizzarra trama di relazioni, fatti e leggende. Una mitologia famigliare in
grado di mescolare e confondere, attraverso una narrazione comica e visionaria, la
fantasia e i sogni, con la realtà. Una fiaba moderna. Un racconto popolare. Un viaggio
surreale che attraversa la vita, gli amori e i miracoli di quattro diverse generazioni: un
bisnonno leggendario per essere improvvisamente invecchiato il 27 Marzo del 1978; un
nonno che perse le gambe in guerra in circostanze davvero insolite e tragicomiche; un
padre cresciuto a cinturate e bestemmie; e infine un figlio con la passione per i film
porno. Quattro bizzarri personaggi, due morti e due vivi, legati tra loro dall’inscindibile
rapporto di sangue padre-figlio.
Un’avventura umana ricca di ribaltamenti, equivoci, giochi e colpi di scena. Un racconto
semplice, ironico, talvolta dissacrante. Divertente e amaro. Una favola per tutti, sulla
vita.
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Approfondimenti e note
Un giorno, mentre viaggiavo in treno sul tratto Bologna-Venezia, decisi di scrivere, quasi per gioco, una breve storiella sulla mia famiglia. Ben presto mi accorsi di quanto i
miei ricordi fossero deboli, imprecisi e la mia memoria “annoiata”. Intrapresi quel giorno un percorso che mi fece riscoprire la mia terra, le mie radici, i miei affetti.
All’interno del testo vivono e si confrontano energie maschili legate tra loro dall’inscindibile rapporto di sangue padre-figlio. Non a caso, il filo conduttore della vicenda è la
masturbazione, considerata dall’immaginario collettivo una pratica sostanzialmente maschile. Questa, nel testo, assume un valore di emancipazione, curiosità, scoperta: ogni
volta che un padre sorprende il figlio nell’atto, si apre tra i due una sottile, quasi invisibile, possibilità di confronto, di conoscenza, di approfondimento che si modifica attraverso le generazioni e che segna l'iniziazione del ragazzo all'età adulta.
Attraverso i personaggi appartenenti a questo micro-mondo provo ad affrontare alcuni
temi, quanto mai attuali, come l’amore, la famiglia, il rapporto di un uomo con la
religione, con il dolore e, soprattutto, con la morte. La riscoperta della famiglia come
valore indispensabile e formativo per l’individuo mi ha portato a ragionare sulla società
nella quale viviamo, distrattamente proiettata verso il futuro, ma in grado, se sollecitata,
di riflettere sui propri rapporti individuali e collettivi con il passato.
Il rapporto con il “sogno” riveste un’importanza fondamentale. Attraverso esso, infatti, i
personaggi rivelano pulsioni e bisogni inconfessati e inconsci come la necessità di
riscoprire i propri legami con il passato e mantenerne viva la memoria.
Le musiche originali composte insieme al musicista e attore Daniel De Rossi hanno il
compito di accompagnare alcuni momenti dell’azione senza descriverla.
E’ nostra intenzione, dal punto di vista espressivo, creare un forte legame, un rapporto
di complicità quasi confidenziale con il pubblico. Il nostro intento è quello di accoglierli
all’interno della storia attraverso un rapporto molto diretto, ma non necessariamente
“quotidiano”. Partiremo dal banale per raccontare il nostro punto di vista
sull’essenziale e indagheremo il profano per intravedere il sacro.
Gabriele Di Luca
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Stralci Critici
La circolarità del vivere e del morire, le permanenze, le somiglianze, i rispecchiamenti
tra le generazioni, il finire e il continuare come un continuo ruotare del tempo, trovano
la loro forma esatta nel fluire e ritornare di precisi elementi narrativi, con brevi frasi
ripetute, domande giocose, descrizioni d’atmosfere, mentre sono messi in gioco, come
per le bamboline russe una dentro l’altra, memorie di memorie nella linea di
successione maschile, dal bisnonno al nonno, di padre in figlio. Il più giovane infine lì a
ricomporre in varie forme, ilare, scherzosa, grottesca, ma anche tenera e commossa,
questo groviglio di tante cose, accadimenti e sentimenti tra aneddoti e leggende
familiari. (…) Così era accaduto anche a lui con suo padre, e a suo padre con suo
padre… Diverse le battute su cui ridere, anche quando il racconto si fa più crudo e
doloroso, il nonno rimasto senza gambe a ventun anni, la fatica, la volontà, la gioia di
farsi comunque una famiglia e riuscire a mantenerla unita, o per quel padre
perennemente triste, che però nella vita ha sempre dato il suo meglio: la narrazione ha
diversi respiri di sospensione, di tristezza, ma arriva poi il guizzo, la trovata ironica che
rinnovano il percorso. E non c’è, assai felicemente, un percorso cronologico in questo
dire acceso e vivace, un’affabulazione ondeggiante di diversi stati d’animo: e al
momento del funerale del nonno il racconto pare come esplodere, perduti i confini con
l’aldilà, una sorta di strano sogno, potendo quindi apparire anche San Pietro e il
bisnonno, quello di cui si diceva fosse invecchiato improvvisamente in una certa data
del 1978… Per ritornare a quel bisogno di affetto, padre e figlio vicini, di cui è difficile
dire, ma che è davvero bello sentire insieme…
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
Un intenso, molto agito monologo per così dire generazionale, e di genere insolito:
stavolta si parla del «maschile». Così «Gioco di mano», andato in scena l'altra sera
all'Aurora ci ha dato modo di assistere a un altro dei diversissimi spettacoli prodotti dal
gruppo Carrozzeria Orfeo nei quattro anni di vita che può vantare: stavolta si tratta di
un allestimento di teatro di narrazione, in cui Gabriele Di Luca, autore e interprete,
nonché coregista dello spettacolo, prende le mosse dalla famiglia alla riscoperta di
radici, affetti nutriti e traditi sfogliando un album di famiglia pieno di sorprese e
concentrando l'attenzione sugli antenati maschili, risalendo fino al bisnonno. I toni sono
volutamente popolari: ogni esperienza viene contestualizzata alla luce del rapporto
padre-figlio, riletta da un Di Luca abilissimo affabulatore, che ne evidenzia, sul filo di
quel processo di trasfigurazione della memoria (in questo caso propria e altrui)
caratteristica di ogni atto creativo, aspetti paradossali e surreali. Le musiche originali
sono eseguite dal vivo dal musicista e attore Daniel De Rossi: nel segno di un metodo di
lavoro caratteristico della compagnia, che vede il coinvolgimento del compositore nella
fase di costruzione della drammaturgia, i brani eseguiti svolgono un ruolo
fondamentale a supporto di una drammaturgia che non esita a confrontarsi, spaziando
da episodi della quotidianità alle scelte decisive per il futuro di un giovane (che riporta
anche quelle dei suoi antenati), con i grandi temi della vita con un approccio fresco,
immediato, non paludato, che scaturisce dal vissuto o da una rilettura del vissuto altrui
attraverso il proprio. Lo spettacolo ha toccato il pubblico dell'Aurora: non sono mancate
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sincere risate a scena aperta e numerose sono state nel finale le chiamate per il
mattatore, l'inesauribile Gabriele Di Luca.
Giuseppe Barbanti, La Nuova Venezia
(…) È una ritualità che si ripete, che accomuna e intreccia, quella proposta da
Carrozzeria Orfeo, in cui ricordi realistici si fondono a frammenti di vivace
immaginazione, tragico e comico si incontrano, visioni estremamente surreali sono
contrappuntate da profondi affondi emotivi. C’è un che di “leggendario” nella saga
minimal e popolare di Gioco di mano, vuoi per la cornice ancestrale, arcaica eppure
così prossima, in cui si inseriscono le situazioni che compongono lo spettacolo; vuoi per
l’efficacia delle citazioni e dei riferimenti di cui lo spettacolo è costellato, profili di un
immaginario pop umanissimo, che si muove fra playstation, ricette di cucina, giornate
in spiaggia. Ed è questa una nota da segnalare a proposito del lavoro drammaturgico
all’origine di Gioco di mano, oltre il dispositivo compositivo che si sviluppa per
inneschi e la cura per i dettagli: si tratta della pregnanza del rapporto fra scrittura e
realtà. Ritmi calcolatissimi che tengono l’attenzione dello spettatore incollata al
palcoscenico per un monologo di una certa lunghezza, cambi di registro frequenti,
un’integrazione piacevole fra parola e musica, sono alcuni degli elementi che fanno di
Gioco di mano una performance d’attore capace di incastonarsi all’interno
dell’immaginario e dell’emotività del proprio pubblico, anche andando a deviare i
rischi, che a volte si possono presentare, di dispersione fra un frammento e l’altro, fra le
pieghe dei dettagli o i mutamenti di prospettiva che innescano itinerari autonomi e
corrodono, in qualche caso, le centricità della struttura dello spettacolo.
Roberta Ferraresi, Il Tamburo di Kattrin
(…) Di Luca, accompagnato dalle note del pianoforte di Daniel De Rossi, riesce ad
evocare, in uno spazio vuoto, una sorta di saga familiare in cui quattro componenti del
ramo maschile della sua famiglia, due morti e due vivi, si passano il testimone del gioco
della vita che si riscopre ciclica nel suo continuo ritorno di date, frasi, azioni, emozioni.
È l’ultima generazione, rappresentata da Gabriele, ad avere il compito di narrare gli
eventi al pubblico che, man mano, sembra divenire implicito protagonista della
vicenda, un amico a cui confessare anche le più intime faccende private. E se il titolo
ammicca e incuriosisce, Di Luca è diretto e non lascia nulla all’immaginazione; il
fantomatico ed eufemistico 'gioco di mano' è il filo conduttore della storia, peccaminoso
ma inevitabile: la masturbazione assume caratteristiche grottesche ogniqualvolta un
padre scopre il proprio figlio nell’atto, ma è esattamente quello il momento in cui tra i
due si instaura quel passaggio di testimone che, attraverso le generazioni, permetterà
di conservare gli stessi atteggiamenti e reazioni di chi li ha preceduti. (…) Ironico ma
anche intenso, “Gioco di mano” è uno spettacolo fresco, ben architettato nel ritmo e
nelle pause, coinvolge perché racconta una storia d’amore, di vita, di morte, una storia
di scoperte e paure, di sogni e di angosce, una storia che inevitabilmente accomuna
tutti per il suo trattare temi universali. Molte risate e molti applausi da parte del
pubblico in sala.
Valentina Dall'Ara, Teatro.org
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Carrozzeria Orfeo
Diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, dove si sono conosciuti e
formati, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca insieme a Luisa Supino, anch’essa studente
dell’Accademia friulana e poi diplomata in organizzazione teatrale presso la Civica Accademia
d’arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, costituiscono nel 2007 la compagnia Carrozzeria
Orfeo. Studiano con insegnanti e pedagoghi di fama internazionale tra i quali: Jurij Alschitz,
Maurizio Schmidt, Arturo Cirillo, Marco Sgrosso, François Kahn, Pierre Byland, Renato Gatto,
Roberto Canziani, Luca Zampar.
Nel 2007, danno vita al loro primo spettacolo Nuvole Barocche coprodotto da Questa Nave e
patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De André. Nello stesso anno giungono in finale e
vengono menzionati a due dei più importanti premi nazionali per le arti sceniche:
Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” e “Nuove Sensibilità”, iscritto all’interno del Festival Teatro
Italia di Napoli.
A questo primo progetto seguono Gioco di Mano (2008) e Sul Confine (2009), coprodotto dal
Centro RAT-Teatro dell’Acquario e vincitore della quinta edizione del Premio Tuttoteatro.com
“Dante Cappelletti”.
Nel febbraio 2010 vincono il Premio alle arti “Lidia Petroni” promosso dal Teatro Inverso di
Brescia, presentando un primo studio dal titolo Tre Brevi Istanti Tragicomici. A maggio dello
stesso anno registrano una versione televisiva di Nuvole Barocche, prodotta e trasmessa da
“Palco e Retropalco”, in onda su Rai3.
Nel dicembre 2010, insieme a Compagnia Elena Vanni e a Teatro Inverso, vincono il bando
CREATIVITA’ GIOVANILE della Fondazione Cariplo con il Progetto ROAAAR che fonda le sue
radici sulla volontà di esplorare l’incontro tra il linguaggio del fumetto e il teatro, con
particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea e al coinvolgimento di giovani
generazioni di artisti visivi.
Insieme
ad Amat e Teatro
Rossini di
Pesaro, Kilowatt
Festival/Regione
Toscana, Corte
Ospitale di Rubiera, Centro Rat -Teatro dell'Acquario di Cosenza stanno producendo il nuovo
spettacolo Idoli.
Sono registi, autori e interpreti dei propri spettacoli, dei quali curano anche la composizione di
musiche originali. Alla base della loro poetica c’è la costante ricerca di una comunione tra un
teatro fisico e una drammaturgia spesso legata a tematiche della contemporaneità all’interno
della quale l’emotività, l’immediatezza e il rapporto con il pubblico rivestono un’importanza
fondamentale. Al lavoro di compagnia alternano l’insegnamento e collaborazioni individuali
con diversi registi italiani.
Gabriele Di Luca (339.3146381) – [email protected]
Luisa Supino (349.1984615) – [email protected]
www.carrozzeriaorfeo.it
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