Personaggi Burattinai - Castello dei Burattini

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Personaggi Burattinai - Castello dei Burattini
Personaggi
Dottor Balanzone
Nei burattini emiliani la maschera del Dottore nella Commedia dell’Arte ( satira del cattedratico
e pedante laureato dell'Università di Bologna, considerata nel Cinquecento capitale della cultura)
diventa il Dottor Balanzone. Sulla sua origine c’è qualche controversia: alcuni pensano che sia
stato inventato dall’attore Luzio Burchiella nel XVI sec., modellato sulla figura di un barbiere di
Francolino, messer Graziano delle Cotiche; altri più semplicemente lo ritengono frutto di qualche
istrione da fiera che aveva esasperato al massimo la figura del pedante. Prima di chiamarsi
definitivamente Balanzone la maschera ebbe vari nomi: Dottor dei Violoni, Dottor Forbizone,
Graziano delle Cotiche, Bombarda, Scatlòn, Graziano Scarpazòn, Campanari, Francolin, Partesana,
Lambròn ch’an guaress incion (Lambrone che non guarisce nessuno). Per quel che riguarda
l’origine del nome alcuni autori pensano che Balanzone, o Ballanzone, derivi dalle “balle” (bugie)
che dice in continuazione, ma altri ci fanno osservare che anche se è autore di pomposi sproloqui
non è bugiardo. L’etimologia più probabile è da ricercare nel bolognese “balanza” (bilancia),
simbolo della giustizia che Balanzone, dottore in legge, si vanta di rappresentare (oltre ad essere
filosofo, astronomo e medico). Vestito completamente di nero, facendo eccezione per collarino,
polsini e il fazzoletto alla cintura che sono bianchi, Balanzone nelle sue “tirate” (sproloqui farciti
di baroccherie, non sense e citazioni) alterna italiano, latino, dialetto bolognese e particolari
esclamazioni, sempre dialettali, quali: “Uhà, uhà; mo busticàta, mo bubbla; gnacchera madona
Fleppa; mol, bismol, zarandol!”
Testa di Sandrone
Dalle notizie avute dalla famiglia Ferrari sembra che questo testa sia stata usata durante la I guerra
mondiale: sono molti i burattinai reclutati per fare spettacoli al fronte durante quel periodo.
E le fotografie conservate nel nostro archivio testimoniano che erano molto seguiti da tutti i
soldati, sia semplici che graduati. Gimmi Ferrari asserisce che il foro sulla fronte deriva da un
colpo di fucile sparato da un cecchino austriaco (il diametro del buco corrisponde in effetti al
calibro delle armi che venivano usate in quel periodo).
Burattinai
Gaetano Viani (Borgoforte 1888 - Mantova 1949)
Questo burattinaio viene ricordato come un eccelente interprete
di Fagiolino e Sandrone. Cominciò a fare i burattini da giovane e
portò i suoi spettacoli nel Mantovano, nel Bresciano, nel Veronese
e anche nel Friuli. Alcuni spettacoli del suo repertorio erano: Un
nuovo Caino, Fasolino barbiere dei morti, Fasolino nell’isola misteriosa, Fasolino buon soldato ovvero i doveri di una sentinella,
Fasolino e Sandrone girovaghi, I principi di Salerno.
Gaetano Viani
Guerrino Fattori
(Parma 1897 - Lesignano Bagni 1969)
Crebbe nella casa del burattinaio Leopoldo Amaduzzi, da cui apprese il mestiere, ed esordì nel 1920 in un’osteria
di Tizzano. Era attivo in tutta la provincia
di Parma, che agli inizi della carriera
percorreva in bicicletta, e successivamente con il cavallo e carovana, accompagnato dalla moglie Maria Contini
e dai figli. Per un certo periodo lavorò
in società con il burattinaio reggiano
Enzo Baroni. Guerrino scolpiva da sé i
propri burattini e continuò a scolpire
anche dopo il ritiro dall’attività, avvenuto
nel 1958.
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Guerrino Fattori
Enzo Baroni (Brescello 1893 - Soragna 1973)
A 17 anni abbandonò gli studi per darsi al teatro e iniziò la
sua carriera nella compagnia dei fratelli Olivieri di Guastalla.
Dopo dieci anni si unì alla compagnia Serrachioli di Bologna.
Sembra che il suo approccio al teatro dei burattini sia avvenuto
in seguito ad una scommessa fatta con alcuni amici: l’esito fu
così positivo che lasciò il teatro di prosa per dedicarsi a quello
d’animazione.
Per circa 15 anni si esibì muovendosi fra le province di Parma,
Piacenza, Reggio e Mantova, dando spettacoli in teatri, cinema,
cortili, scuole, alberghi e circoli sempre insieme con Carlo
Baroni e alcune volte anche con altri burattinai o marionettisti
(ad es. Guerrino Fattori, Otello Monticelli, o la famiglia Salici).
Le maschere principalmente usate da Baroni furono Sandrone
e Fagiolino. Durante l’inverno una parte dei suoi spettacoli
era composta dalle “recite scolastische”, cioè realizzate per
le scuole. La luna del 13 marzo, Pia de’ Tolomei, La sepolta
viva, Brescia e Venezia, Sandrone medico per forza, I 3 gobbi
Enzo Baroni
di Damasco sono alcuni dei titoli delle produzioni principali,
accompagnate, come si usava fino agli anni ‘70, dalle farse che
costituivano la seconda parte dello spettacolo: La Fischiata, Amore e polenta, I tre rivali in amore,
e molte altre che avevano come protagonista Sandrone (Sandrone al mercato della Montagnola,
Sandrone cameriere burlato, Il telegramma sandronifero, Sandrone di ritorno dall’America, E’
arrivato il bel Sandrone, ecc.).
Il nome della compagnia a seconda delle collaborazioni variava: Compagnia Marionettistica
Mantovana, Compagnia Burattineide, Compagnia dei Fantocci Lirici – Drammatici e d’Arte Varia
Salici – Baroni, Mondiali Fantocci Drammatici Enzo Baroni – Bianca Minozzi. La sua passione
per il teatro di prosa non venne mai meno e ogni tanto la farsa finale era sostituita da una recita
“in persona”. Il 22 novembre 1942 a Torrile, in provincia di Parma, fece la sua ultima recita coi
burattini (Carlo V Re di Castiglia; farsa “in persona” con la coppia Anselmi). Il giovedì successivo
ricominciò a fare teatro di prosa con la Compagnia Sociale (Otello, Il Cardinale, Le due orfanelle,
Morte civile). In seguito formò una propria compagnia, che contava una ventina di attori e che
agiva in un “teatro viaggiante” rappresentando lavori di Pirandello, D’Annunzio, Niccodemi ecc.
A San Vincent un ciclone distrusse il “carro di Tespi” di Baroni che sciolse la compagnia e si ritirò
a vivere a Soragna, nella bassa parmense.
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Demetrio Presini (Nino) (Bologna 1918 - 2002)
Nipote del burattinaio Gualtiero Mandrioli fece il suo
primo spettacolo nel 1930 per i compagni di scuola, coadiuvato dall’amico Angelo Viti: il successo che ottennero
fece sì che si esibissero ancora in sale parrocchiali e cortili.
A diciassette anni iniziò a suonare la chitarra ed entrò in
un complesso che faceva serenate sotto le finestre delle
giovani donne bolognesi: continuò a suonare anche durante
il servizio di leva e nel 1941 entrò in una compagnia che
dava spettacoli per le forze armate esibendosi con la giovane
Nilla Pizzi.
Nel 1945 andò in visita dallo zio Gualtiero che dava
spettacoli nelle piazze; il burattinaio gli mise in mano
Sganapino con la preghiera di dargli una mano per quella
sera soltanto: tanto bastò perché la vecchia passione riaffiorasse prepotentemente. Dal 1950 al 1956 lavorò nella
compagnia dello zio. Demetrio iniziò a intagliare le teste
dei suoi burattini e in poco tempo divenne un ricercato
scultore. Era particolarmente apprezzato per
l’interpretazione di Sganapino, che rendeva più ilare; a
differenza di Mandrioli, che prediligeva il genere “serio”,
si dedicò in prevalenza a quello comico. Del suo repertorio
facevano parte: Fagiolino e Sganapino servi di due padroni,
Demetrio Presini
Sganapino mago, Sganapino Re di Terradoro, Sganapino
cameriere milionario ovvero Sganapino invisibile.
Nel 1957 con Sara Sarti e Romano Danielli fonda la compagnia “La risata”. Diede spettacoli nel
bolognese, a Ferrara, a Firenze e in Romagna. Nel 1962 Romano Danielli lasciò la compagnia e
per un po’ Demetrio si esibì con il vecchio burattinaio Umberto Malaguti. Nel 1971 recitò “in
persona” in Fagiolino Barbiere dei Morti (regia Franco Cristofori) sostenendo la parte di Sganapino.
Dal 1972 al 1983 fece spettacoli tutte le estati in Piazza Trento e Trieste a Bologna aiutato dalla
moglie Maria Farnè e dal figlio Patrizio.
Nel 1976 aprì il “Teatrén di buratén”, un teatro stabile di burattini che andò avanti per quattordici
anni. Nel 1991 ricevette il “Campogalliani d’oro”.