I due milioni di Parigi ci dicono che il terrore si può battere?
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I due milioni di Parigi ci dicono che il terrore si può battere?
Codice cliente: 2716566 44 AltriMondi R LUNEDÌ 12 GENNAIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT italia: 51565055545555 IL FATTO DEL GIORNO DOPO LE DUE STRAGI Folla oceanica ieri a Parigi in Place de la République, la piazza da cui è partita la marcia anti-terrorismo I due milioni di Parigi ci dicono che il terrore si può battere? 1Una marcia per la democrazia con tanti musulmani in piazza, ma i francesi ora chiedono limitazioni a Schengen e i movimenti anti immigrati sono popolari di GIORGIO DELL’ARTI [email protected] Non c’è bisogno di molte parole per raccontare quello che è successo ieri: basterà guardare una foto o un video della Place de la République ieri. 1 Quanti erano? La polizia ha avuto difficoltà perfino a fare una sua valutazione. Si parla di un milione e mez zo, due milioni, due milioni e mezzo di manifestan ti, a cui si deve aggiungere il paio di milioni che è sceso in strada in tutte le città di Francia, secondo lo stesso ministero dell’Interno. E le centinaia di mi gliaia che sono uscite di casa stringendo il cartello “Je suis Charlie” un po’ in tutto il mondo. Abbiamo visto corrispondenze da Washington e da Ulan Ba tor in Mongolia, da Ginevra e dalla Nuova Caledo nia e, com’era ovvio, da Tel Aviv. Abbiamo visto an che gruppi di uomini e donne che innalzavano scrit te contro quello che è successo nella redazione di Charlie Hebdo e, nello stesso tempo, si dichiaravano musulmani. «Questo non è l’Islam» gridavano più o meno tutti. E del resto, in Place de la République, dove sono arrivati più di cinquanta tra capi di Stato e di governo, accanto alla Merkel, a Sarkozy, a Ca meron, a Netanyahu, a Matteo Renzi, a Rajoy, a Juncker c’erano fior di politici musulmani: il pre mier turco Ahmet Davutoglu, il presidente palesti nese Abu Mazen, re Abd Allah II di Giordania con la moglie Rania, e i rappresentanti dell’Egitto, del Ma rocco, della Lega Araba, e tanti altri. Hollande ha abbracciato a lungo Patrick Pelloux e gli altri redat tori sopravvissuti alla strage (per mercoledì è previ sta una tiratura della rivista da un milione di copie, con prenotazioni da tutto il mondo), poi, quando i due milioni di uomini e donne, suddivisi in tre cor tei, sono arrivati in Place de la Nation, dove la mani festazione si è conclusa, è andato a visitare la Gran de Sinagoga parigina. I familiari delle quattro per sone ammazzate nel supermercato kosher da Ame dy Coulibaly hanno deciso di seppellire i loro cari in Israele, nel cimitero del Monte degli Ulivi. I funerali sono stati già fissati per martedì prossimo. 2 Come mai non c’era Marine Le Pen? Hollande, nei giorni scorsi, ha ricevuto tutti e ha discusso con tutti, volendo chiamare le va rie parti politiche, in un momento tanto grave, al l’unità nell’interesse supremo del Paese. È rientrato all’Eliseo anche Sarkozy, ieri a fianco degli altri du rante la manifestazione. Ma a questo sforzo unita rio non è stata richiesta la partecipazione di Marine Le Pen, che ha dunque deciso polemicamente di sfi lare da sola, nel piccolo centro di Beaucaire, Francia meridionale. «Marceremo a fianco del popolo fran cese, con il popolo francese, unico e indivisibile, in tutti i luoghi, meno che al corteo parigino». Il padre, il vecchio JeanMarie Le Pen, fascista e filonazista dichiarato, fondatore del Front National, ha twitta to ieri mattina: «Je ne suis pas Charlie» un hashtag adottato da molti, sia a destra che a sinistra, gente che o non ha mai condiviso il modo di fare satira del settimanale oppure dà dell’ipocrita ai manifestanti di Place de la République, specialmente ai politici, capaci di manifestazioni, ma piuttosto pronti ad ar retrare quando, fuori dalle emergenze, si tratta di conquistare voti. 3 Siamo come coloro che si trovano su una spiaggia alla fine di una marea: restano, dopo che l’acqua si è ritirata, un quantità di detriti, una quantità di rifiuti dei quali ci si deve liberare. Allo stesso modo, ora che la tragedia si è conclusa, ci troviamo alle prese con una serie di questioni di primissimo peso alle quali rispondiamo con difficoltà. La prima è che i fatti di Parigi hanno provocato di sicuro un rilancio dell’opinione di destra, quella che non vuole gli immigrati, che vuole chiudere le frontiere, sempre coincidente, oltre tutto, con i movimenti che chiedono la morte dall’euro. È vero. In Italia Matteo Salvini impazza, in Francia la Le Pen sta ben sfruttando l’esclusione, in Germania — dove il giornale Hamburger Morgenpost, reo di aver ripubblicato delle vignette di Charlie, ha subito un attentato incendiario — oggi dovrebbero sfilare quelli di Pegida, il movimento radicale antiislamista. 4 C’è anche il problema di che cosa fare adesso perché non ci sia un’altra «Charlie Hebdo». Prima della manifestazione di Place de la République, i vari ministri degli Interni si sono riu niti in place Beavau, alla presenza del ministro fran cese Cazeneuve. I francesi vogliono porre delle limi tazioni a Schengen, cioè al trattato che consente la libera circolazione delle merci e delle persone tra i paesi aderenti. Alfano è contrario e, comunque, tor nare indietro su Schengen rappresenterebbe di si curo una diminuzione del nostro tasso di democra zia. C’è anche la proposta di utilizzare il codice Pnr delle compagnie aeree, grazie al quale i servizi sa prebbero con certezza i gusti, le idee politiche e l’ap partenenza religiosa di tutti i viaggiatori. Anche qui sarebbe in gioco il tasso complessivo di democrazia, dato che queste informazioni intaccherebbero la nostra vita privata. Mi limito per ora a riferire sulle idee che girano, senza giudicarle. Anche sul Pnr il nostro ministro Alfano è perplesso. 5 Altra questione sulla quale non abbiamo avuto il tempo di interrogarci: i servizi francesi, i loro investigatori, i loro poliziotti hanno fatto tutto il possibile? Questi venti morti si sarebbero potuti evitare? Ieri ha messo il dito su questa piaga Julien Assange, accusando di incompetenza gli uomini del sistema francese, che si sono fatti beffare — a suo dire — da tre dilettanti. Al punto — dice — che c’è da sospetta re su tutta la faccenda. I tre, magari — dice — erano degli informatori e per questo negli scorsi anni non sono stati fermati. E forse — dice — li hanno lasciati agire per farsi belli con i media arrestandoli subito dopo e ottenere così più soldi per il loro apparato. Tutte cose che dice Assange, ripetiamo. Ma che oc cuperanno parecchio, ipotizziamo, le pagine dei giornali e le ore della tv nei prossimi giorni. © RIPRODUZIONE RISERVATA TRA LA GENTE nostro nemico è l’islamismo ra dicale, non l’intero Islam» affer ma. Quindi aggiunge: «Più ci combattono più saremo forti nella nostra risposta». Alla mar cia partecipa anche Matteo Renzi, in jeans: «I nostri valori sono più forti delle loro minac ce», dice. I leader vanno a braccetto Ma scatta l’allarme Italia 1Netanyahu vicino ad Abu Mazen, non c’è Obama. Renzi: «I nostri valori più forti delle minacce» Elisabetta Esposito U na manifestazione così grande in Francia non si era mai vista. Nemmeno quando gli Alleati liberarono Parigi. Ci sono vignette, matite, ragazze con le penne tra i capel li, bambini con le magliette «Je suis Charlie», giovani con i car telli «Je suis français, je suis mu sulman, je suis contre le terrori sme», signore con i capelli bian chi che urlano: «Vogliono spa ventarci, noi siamo qui per dire che non abbiamo paura». Milio ni di francesi in marcia dunque, ma anche tantissime persone arrivate da altri paesi per dire no al terrorismo e difendere la libertà di espressione. Il presi dente Hollande, che conferirà al poliziotto ucciso Ahmed Mera bet la Legion d’onore, ha detto: «Oggi Parigi è la capitale del mondo». E ha ragione, anche se tra i tantissimi leader presenti manca Barack Obama, bacchet tato pure dai media americani, visto non ci sono nemmeno i suoi “vice” Kerry e Biden. UNITI Fa invece un bell’effetto vedere sfilare a due passi l’uno dall’altro Benjamin Netanyahu e Abu Mazen, segno che la stra tegia di morte degli estremisti islamici funziona peggio del previsto. Il primo ministro isra eliano raggiunge poi la sinago ga con Hollande, ricevendo una commossa ovazione: «Lottiamo insieme contro il terrorismo, il In testa al corteo parigino cinquanta leader mondiali: qui vediamo, da sinistra, Benjamin Netanyahu, Ibrahim Boubacar Keita, Francois Hollande, Angela Merkel, Donald Tusk e Abu Mazen AP PAURA A ROMA E le minacce all’Italia sarebbero arrivate davvero. Secondo la tv di Stato israeliana, i servizi segreti ame ricani hanno avvertito il Vatica no che la Santa Sede è il prossi mo bersaglio nella lista degli obiettivi dell’Isis. Sempre ieri la tedesca Bild aveva annunciato: «Roma è nel mirino», citando come fonte l’Nsa americana. Dall’intelligence italiana so stengono però che non ci siano «segnali concreti di rischio o progettualità in corso». © RIPRODUZIONE RISERVATA