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DRAFT IL FUTURO DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE NEL MERCATO GLOBALE DELL’INNOVAZIONE Superare la logica delle riforme incompiute e realizzare cambiamenti concreti in grado di avviare l’università italiana su un percorso di crescita della propria competitività1 18 Gennaio, 20082 Roma, Camera dei Deputati 1 Al Gruppo di lavoro hanno partecipato Francesco Grillo, Francesco Sylos Labini, Matteo Bocci, Ilaria Maletta, Amelia Realino, Ketevan Boroshivili, Caroline Meyer e Monika Stralek (Vision), Paolo Barbanti, Monica Buzzai, Marcello Chieppa e Rita Vassena (Urania), Tommaso Stefani (Nova), Enrico Prati (Associazione Italiana per la Ricerca). Un ringraziamento particolare va al Politiecnico di Torino e al suo Rettore per aver dato disponibilità per il questionario sugli studenti stranieri, agli uffici del Presidente della Commissione Shengen Sandro Gozi per aver fornito riferimenti di analisi rilevanti per la definizione delle azioni di internazionalizzazione e a quelli del Ministo per le politiche giovanili Giovanna Melandri per aver fornito documentazione utile per lo sviluppo delle diverse proposte e un supporto logistico decisivo per la realizzazione della giornata di studio nella quale e’ stato presentato il progetto. 2 Il presente documento è proposto come base di dati e proposte su cui discutere nel corso del convegno. Come tale è inteso come un “documento aperto” e destinato ad essere esteso, completato e dettagliato assieme a chiunque sia interessato al tema della riforma delle Università italiane ed in generale alla competitività del nostro paese. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1. L’UNIVERSITÀ ITALIANA UN ANNO DOPO ....................................................... 8 1.1 La prestazione nelle classifiche internazionali – Realtà ed esagerazioni ............... 9 1.2 La capacità di attrazione delle università italiane................................................. 12 1.3 La prestazione rispetto ai quattro obiettivi della metodologia proposta............... 16 1.4. La spesa complessiva e le aree di inefficienza .................................................... 22 2. I CANTIERI PROGETTUALI................................................................................... 30 2.1 Realizzare azioni di attrazione e mobilità internazionale..................................... 32 2.1.1 Attrarre studenti stranieri............................................................................... 32 2.1.2 Aumentare la mobilità internazionale degli studenti italiani......................... 35 2.1.3 Attrarre ricercatori stranieri ........................................................................... 36 2.1.4 Aumentare la mobilità internazionale dei docenti italiani in Italia ............... 38 2.1.5 Costruire la rete dei ricercatori italiani all’estero .......................................... 38 2.2 Razionalizzare il sistema spostando le risorse tra aree a diverso livello di produttività ................................................................................................................. 39 2.2.1 Aumentare le tasse universitarie per finanziarie un aumento della mobilità degli studenti .......................................................................................................... 40 2.2.2 Razionalizzare il presidio universitario sul territorio. ................................... 41 2.2.3 Spostare risorse tra segmenti della popolazione docente di età diverse ........ 42 2.3 Aumentare la resa della spesa pubblica in ricerca attraverso una revisione dei meccanismi di selezione dei progetti.......................................................................... 44 2.4 Definire criteri di valutazione e incentivazione in grado di identicare e promuovere i casi migliori.......................................................................................... 49 3. UN’AGENDA PER IL FUTURO .............................................................................. 58 Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 2 Qualche mese fa, in un brainstorming con dirigenti e policy makers responsabili di università e sistemi universitari in diversi Paesi europei, abbiamo tentato di capire quali possano essere gli obiettivi specifici di un sistema universitario, quali le domande strategiche alle quali i partecipanti vorrebbero avere una risposta. Può essere, allora, utile cominciare questo progetto proponendo una rilettura in chiave italiana dei principali quesiti emersi da quell’incontro. “Come faccio ad aumentare la percentuale dei laureati rispetto alla popolazione ad un livello che sia simile a quello di altri Paesi con i quali competiamo? Come possiamo avere tra cinque anni almeno lo stesso numero di università tra le prime cento di Paesi più piccoli come Svizzera o Svezia e percentuale di studenti stranieri sul totale simili a Francia o Germania (dieci per cento)? Come si può aumentare la percentuale di PIL destinata alla ricerca ed in particolare come posso utilizzare le università per aumentare la spesa delle imprese ad un livello in linea con le medie comunitarie? Come posso consolidare in Italia hub di ricerca in grado di esprimere – magari sugli indicatori che conteggiano brevetti, pubblicazioni e citazioni – leadership a livello globale? Come posso avere non una, ma almeno quattro (come la Spagna) business schools in grado di comparire nelle classifiche europee che guidano la scelta degli studenti migliori? Come creo una scuola in grado di formare le élitè politiche ed amministrative come nella tradizione di Francia, Inghilterra, Stati Uniti? Come aumento il numero di persone che sono esposte a formazione dopo la laurea in modo coerente ai target previsti dalle strategie europee? E come più in generale e forse più importante aumento la percentuale di italiani che attribuiscono allo studio, alla conoscenza, alla ricerca un ruolo centrale nel promuovere progresso individuale e collettivo?” Obiettivi di questo genere sono stati evocati da ministri, esperti, rettori, politici, studenti, imprese. Spesso con sincera preoccupazione. Eppure quello dell’Università è uno dei terreni sui quali più evidente appare il paradosso che domina gli ultimi quindici anni della storia d’Italia: nessuno sembra più dubitare della grave difficoltà che caratterizza il sistema. Del resto, a tale consapevolezza corrispondono numerose riforme, tentativi più o meno organici, spesso sofisticati e tuttavia tutti quasi sempre falliti. Cosa c’era di sbagliato nell’approccio al problema delle Università? Esistono limiti strutturali al principio stesso delle riforme? Cosa si può fare per rendere concreto un progetto di cambiamento che sia, magari, meno ambizioso, ma comunque capace di cambiare in meglio la situazione? Le domande che aprono questo documento mettono in evidenza una serie di obiettivi importanti che dovrebbero, forse, essere ai primi punti di un patto elettorale serio con i cittadini, perché dall’università passa buona parte del futuro di un paese. E, tuttavia, il problema, l’inizio di questa apparente impossibilità di cambiare, è che si è spesso ignorato che tali obiettivi sono totalmente diversi tra di loro. Che pur essendo fortemente collegati (il conseguimento di uno rende più probabili tutti gli altri) essi non possono essere conseguiti simultaneamente (con una qualche razionalissima e assolutamente inutile “riforma”) perchè non ve ne sono le energie e perchè ciascuno Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 3 richiede azioni di tipo diverso. Laddove il dibattito e, persino, le discussioni tra gli esperti, tende a confonderli (ricerca con formazione, laureati con eccellenza). Uno degli aspetti distintivi del paper che Vision – insieme a Urania e Nova – aveva presentato lo scorso anno era, appunto, la convinzione che siano più di uno gli obiettivi che alle Università vengono assegnati in una società moderna. A ciascuno di questi obiettivi corrispondano diversi modelli organizzativi, didattici e scientifici, diversi valori e misure che ne verifichino il conseguimento, diversi incentivi e comportamenti individuali e di gruppo. La diversificazione di missions fa delle Università un sistema complesso e tuttavia riconoscere tale complessità è il primo, indispensabile passo per proporre soluzioni che siano praticabili, per sfuggire ad esercizi di critica che appaiono spesso incapaci di superare la dimensione della denuncia o, magari, del mero esercizio teorico. Quasi tutte le proposte finiscono con il voler privilegiare solo una delle dimensioni del problema che cambia, ovviamente, a seconda della provenienza della proposta e degli interessi che essa rappresenta. Tuttavia riteniamo che chi voglia “mettere le mani” ad una oggetto così complesso com’è il sistema universitario in Italia si debba porre il problema di migliorare progressivamente tutte le prestazioni delle singole Università. Nel nostro paper divulgato a Gennaio 2007, si identificavano quattro diversi obiettivi: rendere sistematica la produzione di talento e classe dirigente; aumentare, qualificare l’offerta di segmenti della forza lavoro ad elevata qualificazione; produrre ricerca in grado di generare valore economico e avanzamenti della conoscenza scientifica; aumentare la propensione verso l’innovazione e i valori scientifici della società nel suo complesso. OBIETTIVI DEI SISTEMI UNIVERSITARI Produrre, trattenere, attrarre talento Aumentare la produzione di laureati e rispondere alla domanda del mondo del lavoro di competenze Rendere l’Università più produttiva (“competitiva”) Produrre innovazione, tecnologie, ricerca Rendere il sistema nel suo complesso innovation e science friendly Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 4 A tali obiettivi rispondono diversi modelli organizzativi e di incentivazione istituzionale (valutazione, premi). E tuttavia essi sono tutti indispensabili. Non ha futuro un Paese che non ha un sistema educativo in grado di attrarre, identificare talenti e di accompagnarne la crescita. Almeno in una nicchia che lo distingua, che gli dia un ruolo nell’economia globale. Se poi vogliamo trattenere quei talenti abbiamo bisogno di un ambiente produttivo nel quale essi possano trasformare le loro idee in prodotti e, dunque, di un numero sufficiente ampio di competenze professionali di elevata qualità. Ma anche di un sistema che trasformi le intuizioni individuali in progetti di ricerca completi. Ed infine per fare ricerca, per valorizzare il talento è ovviamente necessario costruire una società fondata sulla conoscenza dove i valori della conoscenza raggiungano tutti, a tutte le età. Talento, capitale umano diffuso, ricerca, apprendimento distribuito lungo tutto l’arco della vita. Quattro obiettivi chiaramente distinti. Per i quali servono, in un certo senso, quattro diversi tipi di Università. E che tuttavia sono tutti e quattro reciprocamente indispensabili. Ed è così che infatti funzionano i Paesi che spesso sono considerati possibili riferimenti per l’Italia. Partendo dagli Stati Uniti che dominano le classifiche internazionali e che appunto accompagnano all’eccellenza da MIT nella ricerca, la produzione di classe dirigente (delle business schools e delle scuole di government) e un numero ampio di università di medio alto livello. E finendo con i più recenti modelli nordici che con più convinzione hanno completato i propri sistemi universitari con una vasta gamma di offerta per segmenti di tutte le età e condizioni occupazionali. Il lavoro di Vision parte, dunque, proprio dalla consapevolezza dell’urgenza di una modernizzazione, ma anche della debolezza delle scorciatoie che vengono proposte. Non può essere lo Science Citation Index l’unico criterio per fare valutazione perché ciò comporterebbe trascurare almeno tre dei quattro obiettivi che le università italiane, che diversi gruppi di università italiane devono perseguire. D’altronde, se da un lato non può essere la privatizzazione – sostenuta da alcuni – la soluzione (perché persino nel Sistema americano accanto alle università pubbliche che sono numerose, esistono fondazioni che non hanno fini di lucro), non possiamo però neppure accettare che quote assai importanti dei fondi destinati alla ricerca siano gestiti da amministrazioni regionali dotate di strumenti di valutazione inadeguati e senza obbligo di trasparenza e assunzione di responsabilità sui risultati. L’autonomia, poi. Non c’è dubbio che un sistema che funziona, dove, appunto, ci sono obiettivi diversificati non possa essere governato dal centro. Non c’è dubbio che università competitive sono, per definizione, università autonome. E tuttavia il sistema non reggerebbe una totale e immediata autonomia (laddove, peraltro, i margini di libertà degli atenei sono, comunque, assai maggiori di quelli che l’opinione pubblica e persino Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 5 molti degli addetti ai lavori immaginano e usano). Un sistema differenziato è, però, un sistema a diversi livelli di autonomia, laddove tale discrezionalità (nell’utilizzo di soldi pubblici per l’assunzione di personale, la sua dismissione o promozione, nella fissazione delle rette, nella organizzazione) diventa, appunto, il vero riconoscimento per chi riesce a “vincere la gara” della valutazione (di cui parliamo nell’ambito del terzo dei nostri “cantieri progettuali”), o per chi riesce, più efficacemente, ad aggiungere finanziamenti privati o internazionali ai propri progetti di ricerca (il quarto dei “cantieri”). È una terza via realistica quella che gli alumni delle università americane e Vision stanno proponendo. Che identifica quattro “virus benefici” che possono mettere il sistema in movimento, che possono innescare un processo di apprendimento i cui tempi siano brevi e scanditi da successi e risultati – magari non definitivi – ma immediatamente percepibili. Processo di apprendimento che significa, progressivamente maggiore differenziazione e autonomia, di un sistema che si arricchisce di competenze e risorse. Lo schema delle nostre quattro ipotesi e, quindi, del progetto di cambiamento che disegna il paper può essere esemplificato in questa maniera. LA LOGICA DEL PROGETTO DI CAMBIAMENTO Attrazione e mobilità internazionale Razionalizzazione e mobilità nazionale Selezione progetti di ricerca Valutazione e incentivazione Maggiore produttività e differenziazione del sistema e università più autonome e competitive Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 6 Proponiamo una riforma graduale che: • “inietti” nel sistema agenti di cambiamento – studenti e ricercatori stranieri, gli italiani che insegnano all’estero; • valorizzi il talento che è nel sistema – incoraggiandone la mobilità internazionale; • recuperi risorse dalle esperienze di più evidente inefficienza per rendere il sistema più dinamico; • valorizzi i risultati di efficienza ed efficacia in base ad obiettivi strategici concordati da ciascun Ateneo. In questa maniera la “riforma” non è più momento cruciale di trasformazione dell’intero sistema (difficilissimo per le resistenze che una prospettiva di questo genere implica). È cambiamento progressivo che parte da nuclei di eccellenza, si propaga progressivamente al resto degli atenei e, non meno importante, si finanzia da solo, ed anzi, attrae risorse dall’esterno. Meccanismi di selezione dei progetti di ricerca più efficienti e criteri di valutazione e incentivazione capaci di selezionare le esperienze migliori guidano, in questo contesto, la differenziazione del sistema per obiettivi e la allocazione di livelli di autonomia progressivamente maggiori. ****** Erano queste le intuizioni dello scorso anno ed è da questa idea complessiva di “progetto” di cambiamento che parte il lavoro del 2008. Il paper si articola in tre parti: nella prima riproporremo l’analisi sul posizionamento delle università italiane ricostruendo le prestazioni su ciascuno dei quattro parametri; nella seconda presenteremo quattro possibili progetti, anzi quattro cantieri progettuali per ciascuno dei quali è possibile in tempi brevi ottenere risultati; nella terza definiamo alcune possibili ipotesi di lavoro per l’Università che Vision, NOVA, Urania e l’Associazione Italiana per la Ricerca lanciano con il convegno. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 7 1. L’UNIVERSITÀ ITALIANA UN ANNO DOPO Il rapporto dello scorso anno si apriva con una diagnosi della situazione dalla quale emergeva una prestazione non all’altezza della dimensione del Paese e non giustificabile da una carenza di spesa pubblica. Cosa è cambiato dopo un anno? L’analisi del paper 2008 è strutturata in quattro parti: • nella prima si fa riferimento alle classifiche internazionali integrandole tra di loro per tener conto dei limiti di ciascuna di esse; • nella seconda ricostruiamo la prestazione del sistema in termini di attrazione di studenti stranieri che è un indicatore di competitività particolarmente importante; • nella terza sezione si raccolgono evidenze rispetto a ciascuno dei parametriobiettivo che abbiamo identificato (Produzione di manodopera qualificata di alto livello e di classi dirigenti; Risultati in termini di ricerca e ricerca accademica; Rapporto tra Università e società nel suo complesso); • nella quarta e ultima parte sono presentate le caratteristiche del personale impegnato dalle nostre Università come causa più rilevante del problema. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 8 1.1 La prestazione nelle classifiche internazionali – Realtà ed esagerazioni Le classifiche internazionali sono, spesso, impietose con l’Italia. La più citata dai motori di ricerca è l’Academic Ranking of World Universities dell’Institute of Higher Education della Shanghai Jiao Tong University. L’edizione di quest’anno presenta, in effetti, una novità. Mentre normalmente l’Italia risulta indietro, quest’anno il nostro Paese semplicemente scompare. Rispetto alla stessa classifica considerata lo scorso anno, la prima delle Università Italiane (quella di Milano, l’anno scorso era La Sapienza) scende dal centesimo al centotrentaseiesimo posto. La classifica dei Paesi per presenza nei primi cento atenei (grafico che segue) è, in realtà, dominata dagli Stati Uniti. Più della metà delle prime cento università sono americane. Se poi si aggiungono ad esse, quelle del Regno Unito, bisogna arrivare al ventesimo posto per trovare il primo ateneo non anglo sassone (l’Università di Tokyo). Classifica Paesi per numero università presenti nel ranking mondiale, 2007* 89 53 università tra le prime cento 23 14 ly 0 I ta ay rw nd 1 1 No Ru 1 1 n la ia 1 1 ss ar k a nm a li str la n er 5 3 Ne th 1 Fi 2 ds en ed d Sw la n er 7 2 De 3 4 Au 5 3 ce 4 9 7 itz y da na Ca an rm Ge 4 7 an 6 n pa Ja UK A 6 Sw 10 Fr 11 US università tra le prime duecento * A parità di numero di università in classifica viene assegnata una posizione più elevata per il Paese che ha la prima delle sue Università nella posizione. Fonte: Vision su ARWU del IHE Shangai Jiao Tong University Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 9 L’Italia, dunque, scompare mentre resistono nella classifica paesi decisamente più piccoli come la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia, e si difendono con più presenze e in posizioni di avanguardia la Svizzera, l’Olanda, la Svezia. Migliora la posizione dell’Italia se allunghiamo il nostro orizzonte valutativo alle prime duecento università e ricompariamo al decimo posto nel mondo. Tuttavia, bisogna notare che le prime cento università concentrano il 70% dello stock complessivo di studenti stranieri e di citazioni. E in un mondo globale, la realtà non sempre piacevole rischia di essere che un Paese è competitivo se riesce ad avere almeno un “prodotto” tra i primi venti, come preoccupato ammoniva Tony Blair un anno fa costretto a vedere i propri “campioni” ridursi a due. O perlomeno ad averne tre o quattro tra i primi cento. C’è da dire che qualsiasi classifica ha i suoi detrattori. E i suoi difetti oggettivi3. Ciò non toglie, però, che di queste classifiche ci si debba comunque preoccupare. Esse orientano le scelte di studenti, ricercatori, finanziatori. Abbiamo provato a capire cosa succede osservando altre classifiche. Ad esempio la seconda e la terza per citazioni nei motori di ricerca: il Webometrics elaborato dal National Research Council spagnolo4 e la classifica del The Times Higher Education Supplement. Nella classifica Webometrics del National Research Council (stilata tenendo presente il criterio della visibilità sul web, delle citazioni nei motori di ricerca dei diversi atenei) la situazione purtroppo peggiora. L’Italia continua a non essere presente tra le prime cento università e si riducono da cinque a due5 le presenze tra le prime duecento6. La classifica del Times corregge il difetto del ranking cinese di premiare la dimensione: l’effetto è quello di aumentare la prestazione delle università più piccole, ed in particolare degli atenei inglesi rispetto a quelli americani che tendono ad essere molto più grandi. Non cambia nulla per l’Italia, però. Per raggiungere la migliore Università italiana7 bisogna scorrere la graduatoria fino alla centosettantatreesima posizione. 3 Ad esempio la classifica dell’ARWU ha appunto il problema di considerare quasi esclusivamente l’impatto accademico, anzi solo quello in termini di ricerca (che è uno solo, come si diceva, dei possibili criteri). Inoltre, non riparametra i valori alla dimensione della scuola e dunque penalizza quelle più piccole. La somma dei due fattori cancella dal ranking alcune delle business schools più famose e gli istituti che si specializzano su alcune discipline (in pratica istituzioni come LSE o LBS sono fortemente penalizzate). 4 A proposito è indicativo che le prime tre classifiche delle Università mondiali siano stilate non da organizzazioni americane e che in particolar modo la prima e la seconda siano cinese e spagnola. Del resto, una delle ipotesi su cui esercitarci, potrebbe anche essere quella di elaborare una classifica diversa che tenga conto di una impostazione pluri-obiettivi come quella che il documento propone. 5 Le prime università italiane nel cyber space sono peraltro Bologna e Padova, diverse dunque da Milano e Roma che invece occupano le prime due posizioni nella classifica cinese. 6 Peggiora anche il dominio americano. Cambridge – la prima non USA – crolla dal quarto al ventunesimo posto e la prima università non anglosassone (quella di Zurigo) compare al quarantunesimo posto. 7 Ancora una volta quella di Bologna Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 10 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Ma c’è una cosa più significativa che la classifica del Times indica: il punteggio degli atenei è, in questo ranking, la somma di sei parametri8. Ciò che pare condannare le migliori Università italiane sono i valori relativi a percentuale di studenti e ricercatori stranieri. Su queste due dimensioni le Università della penisola sembrano perdere infatti molte posizioni. E su questi fattori sembra, del resto, esistere un più immediato potenziale di miglioramento, come approfondito nelle prossime analisi. 8 Una peer review qualitativa, il giudizio dei recruiters, il rapporto tra docenti e studenti, il numero di citazioni per docente ed, infine, la percentuale di studenti e di ricercatori stranieri. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 11 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1.2 La capacità di attrazione delle università italiane Per meglio comprendere l’effettiva capacità di attrazione delle Università nei confronti di studenti e ricercatori stranieri il confronto più efficace può essere quello con i quattro nostri principali partners e competitors. Dall’analisi possono, infatti, emergere ipotesi di intervento più operative rispetto a quelle con il contesto americano. Studenti stranieri per 10,000 abitanti, Principali Paesi EU, 2004 57,48 39,34 29,86 7,06 Francia Germania Italia 10,68 Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD L’Italia attrae in rapporto alla popolazione un terzo meno della Spagna, quattro volte meno della Germania, otto volte meno studenti della Gran Bretagna. Il dato è confermato se osserviamo il numero di stranieri rispetto agli studenti. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 12 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Studenti stranieri rispetto al totale iscritti, Principali Paesi EU, In Percento, 2004 14,88% 12,55% 11,00% 2,05% Francia Germania Italia 2,52% Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD Mentre Francia, Germania e Regno Unito sono abituati ad avere più del 10% dei propri studenti che sono stranieri, la media Italiana è del 2%. E se la Spagna non sembra lontana nel dato sugli studenti regolarmente iscritti, diventa, invece, leader se consideriamo lo specifico segmento degli studenti “scambiati” nell’ambito dei programmi europei Erasmus. Numero Studenti Erasmus ospitati, Principali Paesi EU, 2005-2006 26.611 21.420 17.879 16.389 14.591 francia germania italia spagna UK Fonte: Vision su dati Commissione Europea Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 13 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. E l’Italia si conferma meno attrattiva degli altri paesi europei di dimensione comparabile. Aldilà del numero assoluto si può, poi, sostenere che faccia differenza il Paese dal quale gli studenti sono attratti. È presumibile che sia più difficile attrarre uno studente dai Paesi dove più forte è il sistema universitario e l’economia, e che, a parità di altre condizioni, tale studente sia portatore di un valore aggiunto mediamente più elevato in termini di competenze e relazioni. Il grafico che segue presenta la percentuale di studenti stranieri attratti da Stati Uniti, India, Cina e dalle cinque più importanti economie dell’Unione. Principali Paesi EU, Studenti stranieri provenienti da alcune macroaree geografiche, Percento, 2004 Cina, India e brasile USA EU 'Big 5' 37,3 11,6% 22,1 20,3 14,4 10,8 8,8% 1,3% 13,3% 7,5% 7,0% 1,1% 0,9% 2,9% 5,8% Italia Francia 4,5% 21,2% 12,0% 1,8% 5,2% Germania Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD In particolare il grafico dice che sono pochissimi gli studenti che arrivano da Stati Uniti (poco più di trecento all’anno, in Germania e Francia circa tremila, in Inghilterra tredicimila), dalla Cina (duecentosettanta contro ventiquattromila in Germania), India (duecentosettanta contro i quattordicimila ospitati dall’Inghilterra). Sono veri e propri assets strategici che ci sfuggono. La grande maggioranza degli studenti stranieri in Italia vengono dai paesi del mediterraneo. E la comunità più grande è quella di studenti albanesi Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 14 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. (ottomilacinquecento) che risulta dieci volte più grande di quella francese e venti volte più di quella spagnola. Peraltro, gli studenti che attraiamo risultano fortemente concentrati in determinate aree come dimostra l’analisi che segue. Studenti stranieri su totale iscritti, Diverse regioni, Percento,2006 6,8 6,5 6,2 6,0 5,9 4,9 4,5 4,4 4,0 3,6 3,2 1,8 0,7 0,6 0,6 C a la b ri a S a rd eg n a 0,9 S ic il ia 1,0 A b ru zz i C a m p a n ia B a si li ca ta P u g li a d 'A o st a V a ll e V e n e to Lo m b a rd ia P ie m o n te La zi o Li g u ri a U m b ri a M ar ch e T o sc a n a E m il ia FV G R o m a g n a T re n ti n o 1,1 M o li se 2,0 Fonte: Vision su dati MIUR Un’analisi comparata delle regioni Italiane mostra: 1. una migliore prestazione delle regioni del Centro che sono, probabilmente, avvantaggiate da un vantaggio in termini di qualità della vita, e di quelle del Nord Est che sono, per posizione geografica, più permeate dalla immigrazione transfrontaliera; 2. un risultato abbastanza deludente per le regioni a più antica industrializzazione del Nord Ovest; 3. e la sostanziale assenza del mezzogiorno. Poche università effettivamente competitive. Poca capacità di esportare il modello italiano (e dunque pochi studenti stranieri). Tuttavia emergono anche differenze significative tra atenei e regioni. Questo è un elemento che tornerà nella continuazione del progetto. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 15 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 0,4 1.3 La prestazione rispetto ai quattro obiettivi della metodologia proposta Se queste sono, dunque, le prestazioni complessive del sistema, proveremo, adesso, a differenziare le prestazioni riconducendole ai quattro obiettivi introdotti dal progetto. Innanzitutto abbiamo fatto riferimento al contributo in termini di allargamento e miglioramento della qualità della manodopera ad elevata professionalità. La prestazione del sistema può essere, innanzitutto, approssimata considerando il numero di laureati rispetto alla popolazione. I dati più recenti forniti dal rapporto “Education at a glance” 2004 dell’OECD mostrano una scarsa competitività del sistema Italia nella presenza di laureati tra i 25 e 64 anni di età. Popolazione laureata su totale (tra i 25 e i 64 anni), Percentuale, 2002 18,6% 17,3% 13,4% 12,4% 10,4% UK Spagna Germ ania Francia Italia Fonte: OECD Molto basso peraltro è il numero di persone che in Italia sono esposte a percorsi di apprendimento ad un’età che non è più quella tipica della educazione terziaria, dove l’Italia è addirittura ultima tra i paesi membri OECD. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 16 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Ore di formazione “non formale” e “job-related” dai 25 ai 64 anni, Paesi OECD,2003 934 723 713 669 622 586 471 469 422 398 343 315 283 253 237 225 203 182 176 82 ba ss i gh R er ep ia u bb Sp lic ag a n a S lo va cc a R Ir ep la u n bb da lic a Lu C ss e em ca bu rg o P ol on ia G re ci a It al ia 106 U n U K ae si P io st ri G a er m an P ia or to ga llo U S B el g A u S D an im ar ca vi zz er a Fr an ci Fi a n la n di a S ve zi a C an ad a 139 Fonte: OECD Ancora più difficile misurare il contributo delle università nella produzione di classi dirigenti. Una possibilità è fare riferimento ai circuiti di preparazione delle tre specifiche classi dirigenti di imprese, governi e delle comunità scientifiche. Per le Business Schools esistono due classifiche famose in tutto il mondo e assolutamente determinanti per il successo delle diverse scuole: quella del Financial Times e quella di Business Week. Le scuole di management sono chiaramente una invenzione americana e Business Week conferma quest’idea non presentando nemmeno una classifica mondiale e separando le scuole americane da quelle del resto del mondo. Secondo l’MBA world global ranking del FT il dominio degli Stati Uniti non è più così totale: tra le prime venti scuole solo dodici sono degli Stati Uniti (guidate da Wharton); peraltro c’è una qualche differenza anche nelle posizioni di “rincalzo” con la Spagna – praticamente esistente tra le grandi università – che riesce ad avere ben quattro università tra le prime cento. L’Italia è rappresentata – bene – dalla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi al quarantaduesimo posto. Il problema è che però solo l’MBA di Bocconi ad essere citato tra quelli di international standing e nella classifica solo europea dello stesso FT Bocconi è sola9. Più difficile i confronti sulle scuole che preparano i vertici della politica e delle amministrazioni. Non esistono (con l’eccezione parziale della classifica del Times sulle scuole di social sciences dominata da Harvard e LSE) vere e proprie classifiche. 9 Peraltro l’Università Bocconi riesce persino a conquistarsi una delle prime dieci posizioni nella classifica del Times nello specifico criterio di giudizio da parte delle imprese (employer’s review). Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 17 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Tuttavia è noto che solo pochi Paesi hanno vere e proprie scuole di produzione di èlitès politiche e amministrative. Negli Stati Uniti, Regno Unito e Francia, in effetti, una percentuale spesso superiore al cinquanta per cento dei capi di stato, dei ministri e dei parlamentari vengono, rispettivamente, dalle Ivy League, da Oxbridge e LSE e dall’ENA. Che peraltro formano parte consistente della classe dirigente di altri Paesi (anche occidentali e non più solo ex colonie come nella tradizione “imperiale”). Altro dato significativo è poi per ciò che concerne le classi dirigenti l’incidenza dei Phd (o dottorati) sul totale della popolazione. Si tratta di una misurazione della numerosità della classe dirigente scientifica nei diversi Paesi. Il grafico che segue sintetizza la situazione. Percentuale Phd su popolazione, Percento, 2002 2,0 1,6 1,4 1,0 0,5 italy uk france spain germany Fonte: Vision su dati OECD E la tavola ancora una volta conferma anche da questo punto di vista un gap nei confronti dei nostri principali partners. I risultati in termini di ricerca e innovazione sono, poi, sintetizzati dai riscontri delle classifiche del SCI. La posizione dell’Italia è quella che commentavamo lo scorso anno. Migliore per numero di pubblicazioni a quella in termini di classifica delle università (e tale differenza tra classifiche sembra una conferma della forte frammentazione del nostro sistema). Meno buona per le citazioni (ma su questo aspetto siamo, ovviamente, svantaggiati dalla lingua). Soprattutto notiamo che la prestazione è assai differenziata per diversi domini accademici. E che in alcune aree abbiamo una massa critica di produzione scientifica che andrebbe valorizzata. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 18 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Posizione dell’Italia per pubblicazioni scientifiche e citazioni, 2007 e anni più recenti 18 17 16 16 14 Pubblicazioni Citazioni 11 10 10 9 9 9 9 8 7 7 7 6 11 10 10 8 7 6 6 6 6 7 6 gy lo io ys ic s e ro b ic M ie Sc Ph nc s ce en ac e ic i eo sc i Sp lin C G ic al M ed ol un m he ne y og y is tr es s m Im & s ic om C B he us m in at nc at M Ec on gr ic ol tu ic s e e ra lS al A A & an t Sc lin ni m tid ci e ar ie nc y or is ci p eh B ul M Pl ro s N eu av i et & e nc ci e lo io B M ol ec ul ar Po si z io gy ne & G G en en er al e ic s 5 5 Fonte: Science Citation Index Immunologia, Matematica, Scienze spaziali, in parte Chimica: non sembrano assolutamente marginali i settori nei quali l’Italia continua ad avere una posizione tra i Paesi più importanti. Ed è forse questo un elemento assai rilevante per fare programmi di attrazione (vedi il primo dei nostri cantieri progettuali) o per migliorare la selezione dei progetti sui quali investire risorse pubbliche (il terzo dei nostri cantieri). L’impatto sulla propensione all’innovazione della Società nel suo complesso è, infine, l’indicatore più complesso da costruire. Bisognerebbe conteggiare quante volte i professori universitari italiani sono capaci – conteggiando, ad esempio, gli articoli sulla stampa italiana, ma anche su quella straniera – di fare opinion making. Senz’altro qualcosa si può dire sul rapporto tra società italiana e conoscenza, o perlomeno, sul valore che la società italiana attribuisce allo studio. I grafici che seguono sintetizzano il valore – in termini di maggiore salario e occupabilità – di una laurea. È interessante notare che l’Italia, che ha il rapporto più alto tra ritorni economici di laureati tra i 25 e 64 anni rispetto ai colleghi con soli studi secondari, retrocede drasticamente in penultima posizione analizzando il ritorno salariale dato da una laurea Universitaria per le fasce più giovani (dai 30 ai 44 anni). Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 19 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Salario medio di un laureato, Cento = Salario Medio di un diplomato scuola superiore, 2005 160 156 143 150 2 5 -6 4 a n n i 3 0 -4 4 anni 161 155 144 148 132 Ita lia G e rm a n ia UK F r a n c ia 130 Spagna Fonte: OECD Analogo problema riguarda la percentuale di studenti che trovano lavoro dopo la laurea. Nonostante la laurea sia una buona garanzia di lavoro rispetto ai soli studi secondari, la percentuale di laureati che ha sbocchi lavorativi è ancora bassa, specialmente per quanto riguarda le donne. Rapporto tra tassi di occupazione dei laureati rispetto alla popolazione che ha il diploma come titolo di studio più elevato, Percento, 2002 1 6 5 ,7 % 1 5 3 ,5 % 1 3 9 ,0 % UK G e r m a n ia Ita lia 1 2 5 ,1 % 1 2 4 ,6 % Spagna F r a n c ia Fonte: OECD Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 20 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Del resto, sono sempre di più i laureati italiani che emigrano come argomentava il paper dello scorso anno10. 10 Le Università Italiane ed Europee nel mercato globale dell’Innovazione – Le opzioni per la Riforma, 22 Gennaio 2007, Vision Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 21 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1.4. La spesa complessiva e le aree di inefficienza Può essere il livello assoluto di risorse pubbliche disponibili il problema? Il confronto a livello internazionale è sintetizzato dalle tavole che seguono. Rapporto tra spesa e PIL, Percento, 2005 2,66 2,49 2,23 0,43 0,11 0,42 1,83 0,33 No Profit Università Governo Imprese 0,37 2,23 0,06 0,33 0,39 0,06 0,37 0,28 0,39 0,18 1,13 0,99 1,74 1,40 France Germany 0,37 1,85 0,30 0,20 0,15 0,54 0,54 Italy Spain 1,51 1,20 UK USA OECD Fonte: Vision su dati OECD Se esiste un forte ritardo complessivo dell’Italia rispetto agli altri principali Paesi, esso appare essere in larga parte determinato dalla scarsa capacità di attrarre sulla ricerca capitali privati. Non sembrerebbe, in particolare, essere il livello assoluto dell’investimento in Università ad essere carente. Esiste invece un problema di produttività del sistema. E sarebbe interessante scomporre la produttività totale nei diversi settori (privato, università, pubblico). Per riuscirvi avremmo bisogno di dati di confronto più fini e però nello specifico abbiamo provato ad esaminare la produttività del sistema nel suo complesso facendo riferimento a due parametri: il costo per sviluppare una patente e quello che corrisponde a ciascuna citazione che un sistema di ricerca riesce a produrre. La tavola che segue ricostruisce la situazione per ciò che concerne le patenti. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 22 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Costo per patente, milioni di euro, 2005 Costo per patente (1) (rapporto tra spesa complessiva in R&D e numero citazioni) Costo per patente (2) (rapporto tra spesa imprese in R&D e numero citazioni) 66,2 35,8 OE CD CD A OE US A UK ain US Sp UK ly a in Ita ly ny Ita ma Sp r Ge y ce an an 9,5 6,5 rm Fr 12,7 Ge 9,3 14,0 13,5 12,1 9,9 ce 18,2 an 20,6 15,8 Fr 25,3 Fonte: Vision su dati OECD, Eurostat L’Italia appare il sistema meno efficiente dopo quello spagnolo. E, tuttavia, la situazione cambia se proviamo a dividere per il numero di patenti prodotte in un anno la sola spesa privata che tipicamente è quella responsabile per la produzione di brevetti. L’evidenza sembra indicare che il sistema privato di ricerca italiano è piccolo ma non necessariamente non produttivo. Il costo per citazione fornisce una immagine opposta. Costo per citazione, euro, 2005 Costo per citazione (1) (rapporto tra spesa complessiva in R&D e numero citazioni) Costo per citazione (2) (rapporto tra spesa in università e numero citazioni) 9.819 9.053 2.260 7.800 2.367 7.732 6.912 1.753 1.657 5.425 1.161 France Germany Italy Spain UK USA France Germany Italy Spain UK Fonte: Vision su dati OECD, ISI Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 23 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1.062 USA L’Italia sembra il paese complessivamente più efficiente. Se tuttavia dividiamo per il numero delle citazioni la sola spesa in università – in quanto sono gli atenei a produrre la maggior parte degli articoli – la situazione si capovolge. In definitiva, la spesa per l’università non sembra inferiore a quella degli altri paesi in senso assoluto. Il problema, semmai, è quello dell’efficienza con la quale si utilizzano le risorse disponibili, i meccanismi attraverso i quali esse vengono allocate. Sviluppando alcune delle analisi dello scorso anno, ci siamo concentrati su due aree su cui più interessanti sembrano essere i margini di recupero di risorse da destinare ad utilizzazioni più produttive: la razionalizzazione della rete di sedi attraverso la quale l’offerta formativa arriva ai cittadini; e la progressiva obsolescenza del personale. È infatti evidente il numero elevato di sedi con basso e bassissimo numero di iscritti. Analizzando i dati MIUR nell’anno accademico 2006/2007 si evince che ben 108 sedi territoriali sulle 373 complessive accolgono meno di 100 iscritti ciascuna. Tra queste 65 sedi accolgono meno di 50 iscritti ciascuna. Presidi territoriali (sedi) per fasce di iscritti, Valore assoluto, Anno Accademico 2006/7 58 18 16 11 5 5 373 46 106 43 65 1 50 50 100 100 500 500 1.000 1.000 5.000 5.000 10.000 10.000 20.000 20.000 30.000 30.000 40.000 40.000 80.000 TOT Fonte: Vision su dati MIUR I presidi a basso tasso di iscrizione sono distribuiti equamente tra le regioni del Nord, Centro e Sud Italia, anche se Sicilia, Lazio e Puglia hanno una concentrazione particolarmente elevata. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 24 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Presidi (sedi) con meno di 50 iscritti aggregati per Regione, Valore assoluto, 2006/7 9 8 8 5 5 5 4 3 2 al ab ch C ar M 1 r ia e ge 1 Tr en Em t in o A lt o M A ol di is e ia rd ba m Lo br uz zo na om ili a A ag ca ili -R as B em on ta te na rd eg an Sa pa sc To Pi a a ni ia gl am o C Pu zi La Si ci l ia 1 ia 2 br 2 m 3 U 3 Fonte: Vision su dati MIUR Altro problema simile è quello del numero di iscritti fuori sede. Noi riteniamo che sia un dato positivo che l’esperienza di studio in città diversa da quella dove si è vissuti fino a diciotto anni sia un elemento importante (ci torneremo). Tuttavia, solo pochi atenei sono davvero di livello nazionale. In otto su ottantadue è concentrato quasi la metà (45%) di tutti gli studenti “fuori sede”. Al contrario in trentasette università, quasi la metà delle università italiane, sono presenti poco più del cinque per cento degli studenti che si spostano da casa per studiare ed in tredici ci sono meno di 150 iscritti che non sono residenti nello stesso Comune dove fuori sede tra i loro iscritti. Concentrazione fuori sede, Atenei per numero fuori sede, Valore assoluto, Anno Accademico 2006/7 13.632 227.660 15.483 19.425 24.499 27.001 27.946 44.543 55.132 3 (24,2%) 5 (19,6%) 5 (12,3%) 6 (11,9%) 7 (10,8%) 8 (8,5) 10 (6,8%) 37 (6,0%) Fonte: Vision su dati MIUR Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 25 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. TOT (82) La presenza negli Atenei di studenti che risiedono in differenti Province presenta una forte caratterizzazione territoriale, dove le regioni del Centro sono decisamente più attrattive di quelle del Sud. Presenza di studenti fuori sede per Regione, Percento, Anno Accademico 2006/7 42,7% 40,8% 36,7% 35,0%34,4% 26,6% 25,3% 22,1%21,8% 18,9% 17,9%17,8% 17,0% 14,3% 10,9% 7,1% 3,0% 2,3% 0,5% Em ili aR om ag n Um a br i M a ar ch e A br uz zo M o Tr lis en tin Tos e ca o Fi A na ul i V lto Ad en ez ig e ia G iu lia La zi o Ve n Lo e m to ba B rdia as ili ca ta Li gu ri Pi em a on te Si c Ca ilia m pa ni a Pu gl ia C Va a l a b ll e ria d' Ao Sa sta rd eg n TO a TA LE 4,4% 4,3% Fonte: Vision su dati MIUR La situazione che emerge è, dunque, di produttività complessivamente bassa con forti differenziazioni – e questo è stato un elemento fondamentale nel processo di formulazione delle nostre ipotesi di miglioramento – tra università e contesti territoriali. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 26 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1.5 La questione generazionale come determinante del problema La struttura demografica dei docenti universitari italiani rivela molte delle patologie da cui è affetta la nostra università: i docenti italiani sono di gran lunga più vecchi di quelli degli altri paesi ed i giovani trovano enormi difficoltà ad inserirsi con la precarizzazione del lavoro che ne consegue. Il fenomeno più inquietante è però dovuto alle assunzioni ope-legis avvenute in passato che hanno creato uno tsunami demografico i cui effetti, se non si interviene prontamente, saranno devastanti anche nei prossimi anni. Analizziamo quindi la distribuzione delle età del corpo docente in vari paesi Europei nel 2006. Nel caso dell’Italia sono riportati sia il totale dei docenti (professori ordinari, professori associati e ricercatori) per tutte le discipline che la situazione per i docenti in fisica. Il fatto che i docenti universitari nell’università italiana siano più vecchi che negli altri paesi è dunque ben accertato dalle statistiche. Distribuzione delle età del corpo docente in vari paesi Europei, Percento, 2006 Italia (Tot) 45 Italia (Fisica) Francia 40 Spagna UK 35 30 25 20 15 10 5 0 <30 30-39 40-49 50-59 >60 Fonte: Elaborazione Francesco Sylos Labini – Stefano Zapperi su dati Miur e ministeri omologhi negli altri Paesi L’Italia (ed in maniera più estrema per la fisica in Italia) mostra tre “anomalie” rispetto a quelle di altri paesi: • La coda a grandi età è estremamente lunga. Questo rispecchia il fatto che il corpo docente è estremamente anziano il che è dovuto al fatto che l’età di pensionamento dei professori universitari italiani può raggiungere l’età di 75 Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 27 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. • • anni, mentre negli altri paesi non supera i 65 anni11. La coda a piccole età è estremamente depressa. In altre parole vi sono pochi “giovani” (personale docente con età minore ai 40 anni). Questa situazione è dovuta ad una politica di reclutamento molto irregolare nel tempo. Vi è un picco anomalo che, come discusso, è stato originato dall’ope-legis del 1980. La tendenza che si è manifestata negli ultimi anni mostra che il numero di giovani nel corpo docente è estremamente basso, e tende a diminuire, mentre quello degli anziani è in vertiginoso aumento. In particolare, il numero docenti con età inferiore a 35 anni è del 4,6% in Italia (contro il 16% nel Regno Unito e l’11,6% in Francia), mentre la percentuale di ultra sessantenni raggiunge in Italia il 22,5% (in Francia 13,3% e nel Regno Unito 8%). L’università italiana è quindi quasi priva di docenti e ricercatori nell’età della loro maggiore creatività scientifica. Inoltre un gran numero di docenti, pari attualmente al 16% dell’intera popolazione nella distribuzione dell’età, ha un età compresa tra i 55-60 anni, formando un picco statistico che si sposta nel tempo man mano che il personale invecchia ricordando la propagazione di un’onda anomala: lo tsunami dell’università italiana (1,2). Il “terremoto” che ha provocato questo strano fenomeno è chiaramente identificabile con la legge 382/1980 che ha promosso ope-legis a ricercatore e professore associato una vasta classe di figure orbitanti nel mondo universitario, dai borsisti ai tecnici laureati, passando per i curatori degli orti botanici. Distribuzione del corpo docente italiano secondo la classe, Valore assoluto, 2006 60.600 2.500 1.000 6.600 10.500 22.214 19.097 18.758 40.000 563 Prim a fascia Seconda fascia Ricercatori Assistenti (di ruolo ad esaurim ento) Ricercatori precari Fonte: Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani A questo proposito è interessante ricordare che il corpo docente è distribuito nelle seguenti 4 categorie: (1) Professori Ordinari che sono circa 20,000;(2) Professori 11 Con l’eccezione degli Stati Uniti che è un caso a parte in quanto vi sono degli altri meccanismi, oltre alla sola anzianità come nel caso italiano, che regolano la carriera ed il pensionamento. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 28 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Associati che sono circa 18,000; (3) ricercatori che sono circa 22,000 e “precari” che sono circa 60,000 nelle Università e 20,000 negli enti di ricerca. I problemi legati all’invecchiamento accademico appaiono ancora più evidenti quando si considerano le risorse del sistema universitario: le retribuzioni. Un ricercatore all’inizio della sua carriera percepisce una retribuzione netta di circa 1.200 euro al mese (contro quasi i 2.000 in Francia e Spagna e 2.500 nel Regno Unito) mentre un professore ordinario a fine carriera ha una retribuzione del tutto comparabile agli stipendi dei professori negli altri paesi (maggiore di 100.000 euro lordi all’anno). L’analisi della distribuzione delle retribuzioni per classi di età mostra che il forte squilibrio a scapito dei giovani riscontrabile nella distribuzione anagrafica dei docenti viene amplificato. Ai giovani viene destinato il 2% delle risorse ed agli ultrasessantenni, che negli altri paesi sarebbero in pensione, il 20%. Purtroppo questo dato statico del 2004 non rappresenta bene la drammaticità della situazione del sistema universitario italiano, che viene invece messo in luce da un’analisi dinamica. Un semplice modello di evoluzione, che prolunga le politiche di reclutamento, salariale e pensionistica attuate negli ultimi sette anni per i prossimi dieci, mostra che non solo la percentuale dei docenti ultrasessantenni è destinata ad aumentare ed in concomitanza quella dei giovani con età minore di trentacinque anni a scendere, ma la distribuzione delle risorse risulterà completamente squilibrata verso le classi di età più anziane. Considerando inoltre la proporzionalità diretta tra età e retribuzione, è facile prevedere un aumento vertiginoso dei costi delle retribuzioni che non sarà accompagnato affatto da un incremento sostanziale di nuove assunzioni delle classi di età più giovani. Benché la problematica dell’invecchiamento dell’università appaia evidente nella sua drammaticità, l’argomento sembra essere al di fuori dal dibattito politico. Le politiche hanno favorito l’accumularsi di un gran numero di ricercatori precari, che spesso, malgrado l’eccellenza scientifica ottenuta anche a livello internazionale, lavorano in condizioni di scarsa indipendenza e con nessuna responsabilità. In tal modo l’Italia deprime il segmento di popolazione nell’età maggiormente creativa e produttiva, riservando il compito di innovare a chi è spesso già in fase declinante. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 29 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 2. I CANTIERI PROGETTUALI Auspicare che l’Università italiana diventi più competitiva non è dunque indicazione sufficientemente operativa se non precisiamo che le Università nel loro complesso dovrebbero: • • • • Rafforzare la capacità dell’Università italiana di produrre innovazione attraverso un significativo spostamento di risorse verso utilizzi (progetti, ricercatori, università) maggiormente produttivi. Inserire l’Università italiana nel circuito globale dell’innovazione, aprirla all’esterno nei suoi processi decisionali e operativi, attrarre docenti e studenti italiani e stranieri. Aumentare la produzione di laureati e lo stock di competenze che ai diversi livelli il mondo del lavoro richiede. Rendere il sistema Italia innovation friendly, in grado di valorizzare e beneficiare nella massima misura possibile dell’innovazione prodotta dall’Università, quale soggetto in grado di produrre non solo ricerca di alto livello, ma anche classe dirigente (economica, politica, culturale) e cittadini che a vari livelli coltivano e migliorano le proprie competenze, capacità di giudizio, consapevolezza delle questioni più importanti che hanno impatto sull’esistenza di tutti. Tali obiettivi possono essere perseguiti, a nostro avviso, con un metodo che assume due criteri fondamentali, criteri che distinguono questa riforma da altre12 clamorosamente fallite negli ultimi quindici anni (nonostante fossero generate da buone intenzioni e sostenute da “sponsorizzazioni” politiche non insignificanti): 1. La riforma procederà per sperimentazioni e incoraggiando l’adozione di modelli diversi Il cambiamento che noi sollecitiamo prevede, sostanzialmente, la fine dell’Università italiana come blocco monolitico, e l’affermarsi di Università a diverso livello di autonomia. Una differenziazione di modelli nell’offerta interna, e la conseguente competizione che si genererebbe, sarebbe in grado di selezionare, mediante un sistema di controllo della qualità rigoroso, i modelli vincenti che potrebbero essere diversi a seconda dell’orientamento (Politecnici, Università Linguistiche etc). Non sarebbe richiesta una liberalizzazione/privatizzazione generalizzata e istantanea. Una rete di Università dotate di maggiore autonomia decisionale potrebbero affiancare quelle ordinate secondo il sistema statale vigente. Sarebbe la valutazione dei risultati a consentire con oggettività l’individuazione dei modelli vincenti, con l’ulteriore beneficio che la competizione costringerebbe tutti gli attori a 12 In realtà l’ultima riforma dell’Università era, in linea di principio, a costo zero. E tuttavia scarsa è stata l’utilizzazione dei sistemi premiali che vengono qui ipotizzati e che servirebbero a spostare risorse verso utilizzi a maggiore produttività. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 30 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. migliorare la qualità. I modelli di successo, stabilito mediante parametri internazionalmente riconosciuti, sarebbero incoraggiati in ragione dei benefici che hanno dimostrato di generare. Tra gli obiettivi da garantire: • produzione di risultati innovativi sostenibili a livello globale; • trasferimento di conoscenza alle imprese e alla società civile; • allargamento della popolazione destinataria dei processi di trasmissione oltre il segmento degli studenti a tempo pieno; • accesso alla conoscenza da parte di tutti; • garanzia delle migliori opportunità a chi ha il potenziale più elevato. 2. Il cambiamento avviene tendenzialmente a costo zero L’Università italiana non assorbe meno risorse rispetto alle Università di altri paesi europei o OECD, tuttavia la spesa va ripensata per portarla a maggiori livelli di produttività. Una Università più produttiva sarà anche capace di moltiplicare le risorse pubbliche attraendo capitali privati e non italiani. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 31 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 2.1 Realizzare azioni di attrazione e mobilità internazionale Non è un caso che il primo dei nostri quattro cantieri progettuali sia quello dell’aumento – come vedremo in cinque diverse direzioni – del livello di internazionalizzazione del nostro sistema. Ne parliamo all’inizio anche perchè sono le uniche azioni di cambiamento che non richiedono di ridurre (sedi, professori anziani, poteri di alcune amministrazioni pubbliche, programmi con rating non elevato) qualcosa per finanziare comportamenti e gruppi di lavoro più produttivi; e che, anzi, si pongono solo lo specifico obiettivo di aumentare: il numero di studenti e ricercatori stranieri; quello di occasioni per andare all’estero per studenti e ricercatori italiani; il numero di contatti con il proprio paese per quelli italiani che vivono fuori. Proprio per questa caratteristica - per l’assenza di una qualche “distruzione” che, in una logica schumpeteriana, dovrebbe precedere l’innovazione - le azioni di internazionalizzazione appaiono particolarmente importanti perché realizzabili senza incontrare resistenze forti come per gli altri cantieri. Peraltro, anche aumentando si possono creare i presupposti per una successiva eliminazione di comportamenti, di valori, di persone che “remerebbero contro” il cambiamento delle Università. Si tratta di introdurre “virus positivi”: un numero sufficiente di studenti e ricercatori stranieri, di italiani che girano il mondo creerebbe progressivamente l’energia, il consenso, le competenze sufficienti per innescare un processo di modernizzazione. Certo i “virus” da soli non bastano, e tuttavia essi sono condizione assolutamente indispensabile per cominciare. In alcuni casi anche quella per cui più rapidamente possono ottenersi risultati visibili. Queste le nostre proposte per i cinque, diversi progetti di internazionalizzazione che stiamo ipotizzando: 1. Attrarre studenti stranieri; 2. Aumentare la mobilità internazionale degli studenti italiani; 3. Attrarre ricercatori stranieri; 4. Aumentare la mobilità internazionale dei docenti italiani in Italia; 5. Costruire una rete di ricercatori italiani all’estero Ciascuna delle proposte viene di seguito dettagliata. 2.1.1 Attrarre studenti stranieri La scarsissima presenza di studenti stranieri presso le Università italiane è uno dei fattori di maggiore svantaggio competitivo del sistema Italia13. Probabilmente più preoccupante della stessa “fuga dei cervelli”. Ed è una evidente opportunità mancata la cui conseguenza si dispiega nel tempo: i migliori studenti – come da tempo hanno 13 A questo proposito il progetto di Vision “I paradossi delle politiche di immigrazione – Il caso degli studenti stranieri” del Gennaio 2008, accessibile su www.visionwesite.eu, sta elaborando una serie di analisi e proposte specifiche. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 32 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. scoperto americani e inglesi con programmi come Fulbright o con istituzioni come British Council – sono futura classe dirigente capace di garantire le migliori condizioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico ed economico del Paese. La capacità di attirare i migliori talenti a sua volta stimola la partecipazione, a questo processo, di altri attori apparentemente non correlati, con il risultato finale di un miglioramento delle condizioni capaci di attrarre investimenti ed influenzando, a loro volta, le scelte localizzative di nuovi centri di ricerca o aziende (e loro subsidiaries) ad alta tecnologia. Questi fenomeni assumono una grande valenza strategica poiché favoriscono lo sviluppo di un indotto ad alto valore aggiunto, azioni che contribuiscono indubbiamente al miglioramento della posizione competitiva del Sistema Paese e creazione di ricchezza. La competizione è basata sulla sfida della Conoscenza ma occorrono le condizioni e la partecipazioni di tutti gli attori potenzialmente coinvolgibili. Il programma di attrazione italiano dovrebbe essere infatti caratterizzato dalla sinergia e partecipazione di soggetti economici ed istituzionali apparentemente distanti tra loro e deve essere il risultato di una iniziativa congiunta che vede la partecipazione di tutti i soggetti economici ed istituzionali (lo Stato, ma anche le Regioni e gli Enti locali, le istituzioni economico-finanziarie, gli operatori turistici più importanti, le associazioni industriali, le fondazioni bancarie) che decidono di investire sul futuro del Paese nell’ambito di programma di così elevata visibilità e di ampia portata socio-economica. Un’università che si proponga di formare profili di alto livello deve poter attingere al pool di studenti il più ampio possibile per poter identificare l’eccellenza ovunque essa si trovi geograficamente. L’attrazione di studenti non italiani nei programmi di eccellenza è però subordinata alla creazione e messa in opera di meccanismi operativi che la rendano possibile. In particolare è necessario agire su più livelli: a) creazione o potenziamento di programmi post laurea di studio e di valutazione che siano condotti, organizzati e gestiti in lingua Inglese, come peraltro succede già in altre nazioni Europee; b) inserire i suddetti programmi all’interno di una organizzazione di ricerca eccellente, con ricercatori e PI conosciuti a livello internazionale, che giustifichi il rischio intrapreso dagli studenti stranieri nel trasferirsi in un paese a bassa competitività globale; c) affiancare ai corsi un’offerta di job placement in collaborazione con aziende private di alto prestigio (best place to …), inserire all’interno dei percorsi formativi programmi di stage aziendali retribuiti e che contemplano la partecipazione di aziende internazionali operanti in diversi Paesi; d) offrire agevolazioni immigratorie agli studenti stranieri (rapidità nell’ottenere un visto di studio, possibilità di estendere automaticamente al termine del corso un “grace period” immigratorio per favorire l’esperienza lavorativa locale e quindi il ritorno economico nazionale) soprattutto per studenti ad alto potenziale ed inseribili in programmi di ricerca di ampia portata internazionale. e) i corsi post laurea e gli istituti eroganti dovrebbero essere inseriti all’interno di network internazionali la cui partecipazione è vincolata al rispetto di standard qualitativi internazionali che valutano i livelli di insegnamento, il livello della faculty e l’aggiornamento dei programmi didattici, come già sviluppato da alcuni programmi di business school italiane come ad esempio dalla SDA Bocconi; f) organizzare e partecipare a undergraduate recruiting days nelle migliori università straniere al fine di presentare i propri programmi di formazione e ricerca e competere a livello internazionale nell’attrazione dei migliori talenti; Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 33 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. g) snellire, con l’appoggio dell’università che fa il recruiting, le procedure burocratiche per ottenere copertura sanitaria, aprire un conto in banca, affittare un appartamento low cost, etc… h) stimolare e ampliare l’offerta di prestiti sull’onore per studenti particolarmente meritevoli che per loro ragioni socio-economiche si troverebbero svantaggiati nell’affrontare un percorso di studi all’estero. A questo proposito è auspicabile un programma di incentivazione e sgravio fiscale per l’istituzione di borse di studio/viaggio per studenti stranieri particolarmente meritevoli. La presenza e l’attività concreta di un ufficio di supporto agli studenti stranieri dovrebbe essere elemento indispensabile per ottenere l’approvazione del programma post laurea; i) trarre vantaggio dalla posizione geografica e culturale di molte città italiane che potrebbero trasformarsi in magneti capaci di attrarre studenti stranieri, facendo leva anche sulle loro caratteristiche storiche, culturali e qualità della vita; l) offrire borse di studio destinate a studenti stranieri di determinate discipline e/o nazionalità, in modo da stimolare l’afflusso di studenti di determinate discipline volte a stimolare lo sviluppo e l’innovazione del paese; m) promuovere e sviluppare ulteriormente il programma di attrazione a livello europeo (Erasmus Mundi). Queste azioni vanno, peraltro, segmentate. Per Paese e per area accademica di origine; per città/ università e corsi da offrire. Del resto non solo è molto basso il numero di studenti stranieri. È bassa la percentuale di studenti che vengono da Paesi che sono all’avanguardia in termini di sviluppo economico e scientifico ed è su questi segmenti/ paesi che vanno concentrati gli sforzi. Percentuale di studenti stranieri provenienti da alcuni dei principali Paesi, 2004 50,0% Cina, India, Brazile USA EU Big 5 37,2 22,2 25,0% 20,3 14,5 10,7 0,0% Italia Francia Germania Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD L’intera politica di attrazione andrebbe, comunque, disegnata come un vero e proprio progetto di marketing strategico. Un’azione non generica ma fortemente Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 34 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. segmentata in grado di identificare e fare leva su specifiche città italiane che appaiono avere un vantaggio competitivo di attrazione, su specifici paesi dai quali appare esserci una maggiore quantità e qualità di offerta di studenti in cerca di una destinazione internazionale, su specifici ambiti accademici dove esistono in Italia maggiori possibilità di organizzare periodi di studio interessanti. 2.1.2 Aumentare la mobilità internazionale degli studenti italiani Il programma Erasmus è uno dei maggiori successi dell’Unione Europea; e la possibilità di trascorrere un periodo all’estero è un elemento che arricchisce molto un curriculum vitae, così come il bagaglio di esperienze di una persona. Questi programmi vanno rafforzati a livello europeo – partendo da una valutazione di strategicità di tali azioni per la stessa costruzione europea - e migliorati a livello italiano – visto che l’utilizzazione di questa possibilità da parte dell’Italia è certamente da migliorare. A livello europeo, innanzitutto. L’Italia deve farsi portatrice di un potenziamento di una leva che è fondamentale per la costruzione di quella “cittadinanza europea” senza la quale il concetto stesso di Unione si sta indebolendo: E dunque tali programmi vanno rafforzati, eventualmente nell’ambito di una revisione del budget dell’Unione che pure destina quote importanti a iniziative14 molto meno orientate a produrre futuro. Una proposta forte, eventualmente italiana potrebbe essere quella di rendere progressivamente obbligatorio un periodo di studi in Europa (a livello di educazione secondaria) e in Europa o fuori dall’Europa (a livello di Università). Ma, anche a parità di condizioni, il Sistema Italia può senz’altro utilizzare meglio questa possibilità. Ospitiamo meno studenti Erasmus e ne inviamo di meno negli altri Paesi europei. Vanno concepiti meccanismi specifici che rendano non solo possibile, ma da premiare la conduzione di periodi di studio all’estero. Ciò è coerente e prepara l’azione successiva: costruire una credibilità come sistema di formazione universitaria nei confronti degli italiani che vanno all’estero dopo la laurea, con la sensazione che nessuno ne rimpianga sul serio la partenza. In questa ottica è importante che l’esperienza di un semestre all’estero venga vista e vissuta come occasione importante per confrontarsi con realtà formative diverse e al contempo per essere ambasciatori della propria. E’ fondamentale che l’accesso a questa esperienza sia facilitato da un punto di vista economico, e che sia reso accessibile innanzitutto (in attesa di ulteriori espansioni del programma alle quali accennavamo) agli studenti più meritevoli. Ecco dunque che si rendono necessarie due misure: a) Potenziare il contributo economico alla borsa di studio EU Erasmus in modo che la barriera di accesso a questa esperienza sia costituita esclusivamente dalla performance scolastica, e non dalla situazione finanziaria familiare dello studente. b) Rendere più severi i criteri di selezione degli studenti (numero chiuso, verifica del ruolino di marcia degli studi, mantenimento di una media), favorendo la performance scolastica eccellente e la conoscenza della lingua straniera e dell’inglese in particolare. 14 L’esempio più ricorrente è quello della Politica Agricola Comune che è, ancora, la voce di budget con il più alto finanziamento. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 35 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. c) Per specifici progetti di ricerca, utilizzare una parte del grant assegnato al PI per condurre una certo progetto scientifico debba essere utilizzato per finanziare un periodo di ricerca all’estero dello studente undergraduate assegnato al medesimo progetto. Questa misura è volta, da un lato, ad esporre lo studente ad un diverso modus operandi nell’ambito scientifico, e dall’altra incoraggia il PI a selezionare lo studente undergraduate, favorendo persone più intellettualmente curiose (che trarranno frutti da questo periodo, i quali poi saranno pubblicati, con ritorno al PI stesso). Così come è importante che le nostre università abbiano accesso al più ampio pull di studenti, è altrettanto importante che gli studenti italiani siano in grado di confrontarsi e adattarsi a realtà scolastiche e soprattutto lavorative e di ricerca estere. Questa possibilità ha l’obiettivo di formare dei professionisti pronti a ad essere competitivi al di fuori del proprio Paese, capaci di muoversi in situazioni sia professionali ma soprattutto sociali e culturali in maniera flessibile. L’apertura verso i Paesi esteri poi avrebbe il risultato indiretto di importare in Italia, attraverso esperienze e suggerimenti, meccanismi e modelli di insegnamento teorico e pratico più efficaci. 2.1.3 Attrarre ricercatori stranieri Similmente all’attrazione di studenti stranieri, attrarre ricercatori dall’estero è un risultato che presuppone la messa in opera di altre iniziative preparatorie e che accompagnino la transizione. Partendo dal presupposto che trasferirsi in Italia è un rischio in molte realtà accademiche, è importante che i ricercatori si sentano sicuri del loro potenziale produttivo una volta stabilitisi nel nostro Paese. Peraltro, come nell’approccio complessivo di queste proposte, non riteniamo che sia quella dell’assunzione definitiva l’obiettivo vero di un’azione di internazionalizzazione piuttosto, la nostra ipotesi è di favorire, soprattutto, visiting periods che, se effettuati in numero e frequenze sufficienti, siano in grado di inserire un maggior numero di atenei italiani nei circuiti internazionali della ricerca. Al di là della creazione di centri di eccellenza nella ricerca che ospiterebbero i ricercatori, alcune delle proposte più pratiche sono: a) Provvedere all’istituzione di commissioni giudicatrici dei titoli e della produzione scientifica e ad un adeguato programma di comunicazione. Il giudizio globale dovrà comunque essere espresso da un board di qualità riconosciuta onde garantire processi di selezione trasparenti. b) Semplificare gli adempimenti burocratici e consentire di svolgere tutte le pratiche in inglese; le proposte del Governo sul “disco verde” riservato a ricercatori e professionisti di alto livello sembrano andare in questa direzione. c) Permettere che si conservi un joint-appointment in 2 università (quella estera di provenienza e quella locale di arrivo) per un certo periodo da definire (max 2-3 anni) che renda più attraente, per il ricercatore, la relocation in Italia ma al tempo stesso abbassi il livello di rischio potenzialmente correlato ad un trasferimento rispetto alla sede originaria. d) Permettere che ci siano formule di “momenti di rientro” in cui, ricercatori mid-career di riconosciuto valore che non lascerebbero le loro università in maniera definitiva, Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 36 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. possano in questo modo trascorrere periodi ad hoc in una struttura italiana per condurre un corso o periodi sabbatici di ricerca, anche distanziati nel tempo. e) Permettere e studiare dei sistemi di valutazione che aiutino il rientro nel tessuto accademico di professionisti eccellenti provenienti da settori non prettamente accademici ma, come nel caso dell’alta tecnologia, fortemente correlati dal punto di vista conoscitivo ed applicativo. f) Offrire una relocation package che includa spese di trasloco, viaggio, una allowance per imparare la lingua italiana e aiuto concreto nel trovare casa e che siano in grado di curare gli aspetti logistici legati ad un trasferimento, soprattutto nel caso di ricercatori e docenti con nucleo famigliare. Alcuni esempi dall’estero: UoT fornisce appartamenti nel campus a prezzo modico per periodi di 6 mesi ai giovani docenti/ricercatori appena assunti per aiutarli a iniziare la loro vita in Canada. McGill offre corsi di lingua per riuscire a inserirsi prima nel tessuto sociale e culturale di Montreal. Uffici universitari appositi in molte università estere aiutano a orientarsi nella ricerca lavorativa per il partner, o nella ricerca di una scuola per i figli. g) Un elemento deve però essere messo in risalto: oltre agli aspetti retributivi (che devono comunque raggiungere dei livelli di reale competitività), al salario netto, (che comunque deve essere quantomeno competitivo), deve essere garantita ai ricercatori un maggior “spazio di manovra”, favorendo la libertà intellettuale e lo sviluppo di nuovi filoni di ricerca potendo affrontare le problematiche di loro interesse nelle migliori condizioni operative e con i mezzi, gli strumenti e le tecnologie di frontiera. La possibilità di poter godere di maggior responsabilità nei programmi di ricerca, la loro scelta ed il controllo sulle risorse disponibili sono infatti gli elementi caratterizzanti il successo delle università più all’avanguardia, dove i programmi vengono selezionati sulla base del livello di innovazione, sulla creatività, la struttura del progetto e non su logiche legate all’anzianità o alla cooptazione. È importante che l’infrastruttura che gli accoglie sia all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, organizzativo e che sia in grado di fornire i servizi necessari allo svolgimento delle attività di ricerca (biblioteche funzionali, facilities…) . h) Incentivare la continua collaborazione con altri gruppi di ricerca sia in Italia che all’estero anche attraverso finanziamenti di piccola entità ma che spesso si rivelano molto utili per invitare ricercatori, per seminari, lezioni, corsi, etc.. così come per incentivare la presentazione di lavori in venues internazionali soprattutto per i ricercatori più giovani e che non dispongono di adeguati budget per le attività correlate alle ricerca in laboratorio. i) Potenziare e, soprattutto, fare una vera e propria operazione di marketing e di trasparenza sulle opportunità di collaborazione internazionale finanziate con fondi pubblici. Tali collaborazioni dovrebbero prevedere che una porzione del grant (da limitare) possa essere utilizzata per affidare parti del progetto a gruppi stranieri (vedi meccanismo dei subcontracts sugli R01 dell’NIH). La logica di attrazione di ricercatori stranieri in Italia non sarà, come per le azioni di mobilità internazionale dei docenti italiani e di attrazione del “brain drain”, quella del trasferimento. Si tratta, dunque, di incoraggiare periodi di permanenza sufficienti a Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 37 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. consolidare rapporti con i ricercatori italiani e, in definitiva, per aumentare l’integrazione del sistema della ricerca italiano nei circuiti internazionale. 2.1.4 Aumentare la mobilità internazionale dei docenti italiani in Italia Su questo punto si deve agire su due fronti: da un lato si deve permettere che i ricercatori in rientro dall’estero riescano a mantenere, e se possibile espandere, i loro contatti internazionali e le loro collaborazioni con gruppi esteri, per non perdere quel bagaglio di confronto e interazione professionale indispensabili per mantenere una ricerca ricca di idee fresche e all’avanguardia. L’altro fronte su cui agire, con modalità leggermente diverse, è formato da ricercatori che non hanno avuto esperienze lavorative e di collaborazione con gruppi in altre realtà nazionali, e che quindi tenderanno a necessitare maggior aiuto nel costruire la loro network di contatti. Proponiamo che vengano istituite, per entrambi questi gruppi di persone, le seguenti possibilità: a) assegnazione di piccoli grants che finanzino la partecipazione di PIs a congressi e riunioni internazionali; b) supporto di tipo amministrativo per partecipare in modo significativo a progetti multicentrici di ricerca quali quelli previsti dal FP7 europeo, in particolare nel ruolo di coordinatore; c) assegnazione di fondi per invitare e ospitare per workshops e seminari ricercatori da altri istituzioni e Paesi col fine di promuovere lo scambio di idee e gettare le basi per collaborazioni. Sarebbe auspicabile una presenza di ricercatori provenienti da Paesi all’avanguardia nella Ricerca. Al fine di favorire un rapido e flessibile inserimento dei ricercatori e docenti potrebbero essere attivate delle cattedre “ad hoc” la cui durata potrebbe variare nel tempo (ad esempio nell’ambito di progetti finalizzati bilaterali che contemplano lo scambio e formazione di ricercatori) e di rapida attuazione. Un esempio di cattedre ad hoc è fornito da quanto viene seguito negli Stati Uniti, dove molte cattedre sono create e sponsorizzate direttamente da imprese o fondazioni no profit. Come per l’azione precedente, la chiave sarà l’introduzione di meccanismi flessibili e di incentivi (per i docenti che si muovono, ma anche per i dipartimenti e gli atenei di appartenenza e da considerare esplicitamente nei meccanismi della valutazione di cui ci occupiamo nel quarto cantiere) alla mobilità. 2.1.5 Costruire la rete dei ricercatori italiani all’estero È uno degli obiettivi di Vision. Ed è nella mission di Nova e Urania. Così come nelle intenzioni di AIR. Fare degli italiani all’estero una vera e propria rete. Non è, però, quella del rientro in Italia la strategia giusta per il brain drain. È irrealistico pensare di poter trasferire in Italia un numero significativo di accademici abituati a percorsi di alto livello. Ma, soprattutto, non conviene. È indispensabile, invece, strutturare una rete dei ricercatori italiani all’estero che possano dare contributi Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 38 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. specifici, in qualche caso anche critici rispetto al sistema. E, dunque, superare la retorica dei “cervelli in fuga” che ha prodotto solo convegni e momenti di comunicazione senza seguito. Una delle più grosse risorse dell’Italia si trova oggi all’estero. La rete dei ricercatori all’estero – considerando le esperienze internazionali: - opera grazie a quei talenti che hanno intenzione di rientrare in Italia ma occorre sviluppare canali che permettano loro di rientrare e riposizionarsi in Italia. Questo network di persone, conoscenze, esperienze professionali di alto livello agisce come un hub di ricercatori, un punto di riferimento nazionale per svolgere attività di recruiting di talenti con esperienza all’estero in settori all’avanguardia. È una reale risorsa per lo sviluppo del Paese; - permette un reale trasferimento del “know-how” tra l’Italia e gli altri paesi creando alleanze, partnerships e collaborazioni con enti, imprese operanti nel settore delle life sciences e medtech (Università, centri di ricerca, fondi di investimento, società, enti istituzionali, ecc..). Sulla base dei singoli progetti e delle risorse, expertises identificabili e disponibili, le collaborazioni saranno di tipo win to win con la suddivisione dei ruoli e competenze tra centri di ricerca di reale qualificazione internazionale; - la formazione dei ricercatori italiani nei centri di ricerca americani fornendo informazioni sui programmi di studio nelle università americane, creando relationships durature con università, istituti e società al fine di agevolare il recruiting e lo scambio di esperienze e personale. L’ultimo capitolo di questo documento (“la rete dei talenti”) definisce una serie di specifiche iniziative che possono essere un piano di lavoro per realizzare questo obiettivo. 2.2 Razionalizzare il sistema spostando le risorse tra aree a diverso livello di produttività Su questo fronte abbiamo identificato una serie di razionalizzazioni che avrebbero la caratteristica di aumentare in maniera significativa ed immediata la capacità del sistema di produrre valore. Si tratta di spostare risorse da aree di produttività media assai bassa ad altre che appaiono maggiormente meritare maggiori finanziamenti. Stiamo parlando di misure che sono tendenzialmente generali e, dunque, poco capaci di fare eccezioni e, però, proprio per questo più immediatamente utili: 1. chiudere i presidi universitari chiaramente ridondanti per aumentare gli investimenti in edilizia scolastica destinati ad accogliere gli studenti nelle sedi che rimangono; 2. scoraggiare attraverso le tasse scolastiche utilizzazioni inefficaci del tempo da parte degli studenti per premiare gli studenti che riescono a laurearsi nei tempi previsti, nonché per scoraggiare la frequenza dell’università nel comune di propria residenza; Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 39 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 3. ed, infine, incentivare l’uscita del personale più anziano per migliorare le condizioni economiche dei ricercatori più giovani. Si tratta, appunto, di spostare risorse ad attività che normalmente sono associati a maggiore produttività (maggiore contributo rispetto ai quattro obiettivi della nostra metodologia e/o minore risorse assorbite) e scoraggiare ciò che normalmente la riduce. Sono misure che hanno il limite di essere centraliste, l’esatto contrario dell’autonomia generalizzata che molti chiedono. Tuttavia, il cambiamento ha bisogno, anche, di “vittorie veloci” e di essere finanziato. La riduzione di alcune ovvie aree di inefficienza può senz’altro garantire queste condizioni. Essa dovrà, però, essere accompagnata da una serie di flessibilità che riducano la possibilità che vengano sacrificate risorse eccellenti (professori anziani ma di grande esperienza, sedi piccole ma molto specializzate, studenti fuori corso che, tuttavia, lavorano e maturano esperienze significative anche per le proprie classi, studenti costretti a rimanere nella propria città per motivi familiari) anche se appartenenti a categorie generalmente non produttive. Di seguito definiamo meglio i contenuti di ciascuna delle proposte (che, comunque, andranno ulteriormente rese operative attraverso analisi da condurre, preferibilmente, con il Ministero): 2.2.1 Aumentare le tasse universitarie per finanziarie un aumento della mobilità degli studenti L’aumento delle tasse universitarie può avere un valore che prescinde, persino, la necessità di finanziare una eventuale estensione di borse di studio destinate ad aumentare la mobilità. È necessario, infatti, che studenti e genitori maturino una maggiore consapevolezza di • quanto è costoso per lo Stato un processo di formazione adeguato, di • quanto è elevato il costo opportunità di un periodo di studio lungo quattro - sei anni, di • quanto è fondamentale anche nel periodo universitario utilizzare con efficienza il proprio tempo e pretendere prestazioni efficienti da tutte le componenti dell’offerta. L’aumento delle tasse sarebbe in parte generalizzato, in parte invece concentrato su chi non rispetta i tempi previsti dal percorso curriculare15, in parte ancora graduato rispetto al reddito familiare. L’aumento delle tasse va, interamente e in maniera sistematica, legato alla costruzione di un ampio programma di borse di studio e prestiti sull’onore che incoraggino la mobilità degli studenti e finanzi gli studenti maggiormente meritevoli. La mobilità, lo abbiamo già detto, è da noi considerata, comunque, un elemento positivo16. Finanziare, poi, gli studenti meritevoli significa consentire una effettiva eguaglianza nelle opportunità. Tale forma di eguaglianza è, del resto, parametro fondamentale del progetto di cambiamento da avviare. 15 Rispettando, tuttavia, il diritto allo studio per chi decide di frequentare part-time e di affiancare allo studio l’attività lavorativa. 16 È una misura questa che può essere un antidoto parziale ad una delle più discusse caratteristiche della questione generazionale in Italia: quella della permanenza presso la propria famiglia di giovani adulti. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 40 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. In questa direzione va la recente iniziativa del Ministero delle Attività Giovanili17. 2.2.2 Razionalizzare il presidio universitario sul territorio. Alcuni degli atenei oggi esistenti appaiono, secondo i dati del Ministero, ridondanti rispetto al resto del presidio universitario. E ciò appare una evidente possibilità di recupero di risorse. Presidi territoriali (sedi) per fasce di iscritti, Valore assoluto, Anno Accademico 2006/7 58 18 16 11 5 5 373 46 106 43 65 1 50 50 100 100 500 500 1.000 1.000 5.000 5.000 10.000 10.000 20.000 20.000 30.000 30.000 40.000 40.000 80.000 TOT Fonte: Vision su dati MIUR La tavola già presentata nella parte di analisi evidenzia che sono sessantacinque (venticinque tra Sicilia, Puglia e Lazio) le sedi con meno di cinquanta iscritti. Il costo di mantenimento di tali sedi è stimabile in circa quindici milioni di euro. Tuttavia, una analisi più fine è necessaria ed è una delle proposte di lavoro congiunto che Vision e gli altri partner avanzano al Ministero. Una identificazione puntuale di sedi ridondanti può utilizzare tre parametri di cui può essere utile evidenziare anche i limiti: 1. il numero di iscritti; la domanda insufficiente è particolarmente importante nella valutazione di una eventuale ridondanza; tuttavia, potrebbe la domanda da parte degli studenti non deve essere considerata un dato incontrovertibile per corsi di laurea specialistici; 2. altro criterio è quello della presenza minima di una certo numero di iscritti fuori dalla propria area geografica (provincia, regione); tuttavia è probabile che università che si rivolgano a segmenti diversi dagli studenti in età da laurea 17 L’accordo stipulato tra il Governo e l’ABI consente l’accesso al credito (fino a 6000 euro) senza ulteriori garanzie da parte degli studenti che raggiungono certi requisiti di merito. Il garante è il Governo, grazie al Fondo per il credito ai giovani costituito presso il Ministero per le Politiche giovanili e le Attività sportive. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 41 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. (anziani, occupati, immigrati) possano legittimamente avere un bacino tendenzialmente locale; 3. quello della distanza geografica minima da altre sedi o atenei con offerta simile; 4. ancora l’assenza di standard minimi di qualità che andrebbero monitorati attraverso i meccanismi di valutazione (di cui parleremo nell’ambito del quarto cantiere). Le risorse liberate andrebbero reinvestite in edilizia scolastica intelligente18 per ospitare gli studenti nei campus universitari che rimangono e che si andrebbero progressivamente a specializzare, a costituire poli di competenze, risorse collegati tra di loro da reti virtuali (internet) e fisiche (logistica, trasporti). Ancora una volta la premessa è che esistono, come si sostiene dall’inizio, diversi obiettivi per diverse università. La creazione di un sistema “a rete”, differenziato significa concentrare le risorse sugli atenei più efficienti per ciascuna famiglia di università a cui corrispondono diversi obiettivi. Le università generaliste concentreranno le proprie risorse su quelle migliori realizzando economie di scala. Tuttavia, verrà fatta salva la valorizzazione di atenei che tendono ad essere espressione del tessuto economico locale (esempio sono le sedi staccate di facoltà quali Ingegneria nel nord del Paese che si propongono di portare la “produzione” di professionisti a contatto con il fabbisogno industriale locale), e di università che si rivolgono a segmenti diversi da quelli core degli studenti universitari. Per ogni tipologia di Università si andrà verso la creazione di poli che si contendano gli utenti e gli studenti migliori. Verrebbe progressivamente meno la percezione comune che gli atenei si equivalgano. Tale percezione attualmente ostacola sia la mobilità degli studenti (che cercano spesso di rimanere nell’ateneo competente territorialmente), sia quella dei ricercatori (che possono così avere accesso ai migliori studenti e alle migliori infrastrutture). Una mobilità sostenibile è, dunque, obiettivo di questa misura almeno quanto l’innalzamento dell’efficienza del sistema. Ed in questa direzione negli ultimi mesi vanno le disposizioni della Legge Finanziaria19 che agevolano giovani che decidono di locare immobili diversi dalla abitazione dei genitori e gli studenti fuori sede. 2.2.3 Spostare risorse tra segmenti della popolazione docente di età diverse A sorpresa, proprio quella che sembrava la proposta più provocatoria , è stata, in realtà, in parte recepita più velocemente con le norme sui “fuori ruolo” inserite nell’ultima legge finanziaria. Tuttavia, se la direzione è giusta si può fare di più. Quella del graduale abbassamento dell’età pensionabile per i docenti universitari è una ipotesi20 in controtendenza rispetto alle dinamiche normali del mondo del lavoro, 18 Edilizia universitaria intelligente comporta l’utilizzazione di spazi esistenti o comunque la creazione di spazi che possano essere velocemente destinati ad utilizzo alternativo nel caso in cui ci sia contrazione della domanda 19 Le agevolazioni prevedono deduzioni di cui agli articoli 2 e 5 della Legge. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 42 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. laddove in qualsiasi altro settore l’innalzamento a sessantacinque anni dell’età pensionabile è la guerra di trincea che da anni si sta combattendo e alla quale più di un governo ha sacrificato quote consistenti di consenso. Il mondo delle Università è tuttavia assolutamente anomalo rispetto a quanto avviene in qualsiasi altro contesto: quasi un docente su dieci ha più di sessantacinque anni, ed essi – gli ultra sessantacinquenni – assorbono il 15% delle risorse totali destinate all’Università. Sono circa novecento milioni di euro all’anno, dei quali – in caso di prepensionamento – si riuscirebbe a risparmiare, al netto dei costi aggiuntivi per l’INPS, e secondo un calcolo molto preliminare circa un centotrenta milioni di euro all’anno21. Sarebbe utile, peraltro, chiedersi come mai, mentre in qualsiasi altra organizzazione i lavoratori sembrano non voler neppure considerare l’ipotesi di restare al lavoro dopo i sessantacinque anni, nelle Università essi appaiono assolutamente a proprio agio rispetto ad una posizione che diventa quasi “a vita”. Non è banale spiegare questo fenomeno, immaginando che sia sufficiente l’incentivo (mediamente il dieci per cento in più), rappresentato dagli ulteriori scatti di anzianità, a rendere così forte la voglia di restare. In realtà, essendo la cattedra universitaria legata ad una serie di ulteriori gratificazioni incarichi politici, di consulenza, posizioni dirigenziali nelle stesse università - è probabile che siano proprio queste gratificazioni a rendere così lunghe le carriere. Ed è proprio il ricambio nelle classi dirigenti che è, probabilmente, il più importante dei risultati di questa misura. Tuttavia, il valore dell’esperienza è fondamentale. E come dimostrano le stesse Università americane, professori di età avanzata possono fornire un contributo di alto livello. Ed in effetti, la misura di cui parliamo si può trasformare, se gestita bene, in una opportunità. Se alle posizioni accademiche sono legate frequentemente certi riconoscimenti esterni, infatti, è possibile immaginare che i docenti più anziani possano conservare la propria posizione se, come è presumibilmente possibile a chi ha accumulato nel tempo credibilità accademica, trovassero uno sponsor privato in grado di finanziare la cattedra. In questo modo la logica della misura del pre-pensionamento può essere rovesciata: essa non è una misura punitiva nei confronti degli anziani, anzi di essi fa l’avanguardia di una delle più importanti autonomie che l’Università sta cercando, ovvero quella di finanziare cattedre con sponsorizzazioni private che vadano a remunerare il professore che tiene quella posizione e continua, dunque, non più a carico del sistema, ad operare nell’ambito dell’ateneo. 20 Ovviamente l’ipotesi andrebbe, in concreto, graduata e fatta entrare a regime con una progressione (in un lasso temporale, comunque, breve e diverso tuttavia da quello previsto da certe ultime modifiche introdotte dall’ultima riforma). 21 Considerando il differenziale medio tra pensioni e ultimo stipendio, nonché la mancata corresponsione degli ulteriori scatti che verrebbero prodotti dagli ultimi dieci anni di carriera. La situazione è, peraltro, peggiorata dall’elevato numero di professori di età avanzata e “fuori ruolo”, nella posizione cioè di poter accedere ad uno stipendio pieno (e agli altri incarichi dirigenti all’interno dell’Università) lavorando un numero di ore particolarmente ridotto. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 43 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Come utilizzare le risorse liberate (al netto del costo aggiuntivo per il sistema previdenziale22)? Le ipotesi da verificare meglio sono quelle di destinare tali fondi ad aumentare 1. la remunerazione dei ricercatori più giovani (in particolare di quelli di livello più basso che, effettivamente, fanno registrare livelli di remunerazione non compatibili con condizioni minime che possano garantire sufficiente autonomia per poter condurre la propria attività scientifica; 2. il reclutamento di personale di età inferiore in maniera da ampliare l’effetto del prepensionamento in termini di abbassamento dell’età media. In entrambi i casi, tuttavia, una qualsiasi azione non può essere generica e deve essere guidata da meccanismi di valutazione coerenti con quelli – da definire – di cui parleremo nel quarto cantiere 2.3 Aumentare la resa della spesa pubblica in ricerca attraverso una revisione dei meccanismi di selezione dei progetti Non è sufficiente denunciare il livello (basso) della spesa in R&D rispetto al Prodotto Interno Lordo. Anche se ciò corrisponde alla realtà ed è una realtà preoccupante. Non è sufficiente, poiché è necessario affrontare il problema dell’efficienza della spesa. Occorre una strategia per utilizzare parte della spesa pubblica come leva per demoltiplicare la spesa dei privati (italiani o stranieri) in Italia. Occorre allargare il concetto di ricerca (spesso intesa come quella delle grandi imprese industriali) ad un più ampio concetto di innovazione che vede spesso piccole imprese proporre novità radicali nei servizi e nei processi. A questo fine è necessaria una collaborazione tra i finanziatori pubblici e quelli privati , vincolando a precisi parametri di qualità il ritorno complessivo ottenuto. Occorre incoraggiare, con specifiche decisioni la diffusione di una cultura del rischio che è intrinsecamente associata a quella dell’innovazione. Una qualsiasi strategia di razionalizzazione dei meccanismi allocativi della spesa pubblica deve, peraltro, essere complessiva. Non può, quindi, che riguardare i finanziamenti controllati a diversi livelli istituzionali (Stato, Regioni), ma anche l’intera spesa (investimenti, funzionamento) prodotta dai centri di ricerca pubblici (CNR, ENEA, ..). Occorre tenere distinti in primo luogo i canali di finanziamento destinati alla ricerca finalizzata all’aumento della conoscenza senza vincoli preventivi di ritorno economico23, da quelli destinati alla creazione di impresa e ancora da quelli destinati al finanziamento della ricerca industriale, che invece si pongono come obiettivo un ritorno economico specifico. In base a questa suddivisione, è necessario definire percorsi di selezione delle iniziative e delle modalità di finanziamento differenziati. 22 Derivanti dal differenziale tra il costo del personale in organico tra 65 e 75 anni, il valore attuale netto delle maggiori pensioni maturate negli ultimi dieci anni di carriera e il costo per l’Istituto Nazionale della Previdenza. 23 Una volta si sarebbe definita di “base”. Queste definizioni, tuttavia, appaiono obsolete e rischiano di generare ulteriori equivoci. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 44 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 1. Nel caso della ricerca che genera conoscenza senza che fosse tra gli obiettivi una immediata ricaduta in termini di ritorno economico, il finanziamento pubblico deve seguire un circuito di qualità che dovrebbe essere garantito dall’Agenzia di Valutazione (ANVUR). Starà all’ANVUR infatti determinare i criteri di premialità in base al successo dei gruppi di ricerca, all’insegna del principio che lo Stato ha diritto di stabilire con criteri propri quali sono tali parametri per conseguire i risultati cui ambisce. Anche in questo caso, tuttavia, allo Stato e all’ANVUR si potranno affiancare grandi fondazioni no profit e, anche per questa tipologia di ricerca potrà essere utilizzata, in alcune circostanze l’esistenza di uno sponsor come elemento di decisione e utilizzare un meccanismo di cofinanziamento. 2. Nel caso invece di nuove imprese (spin-off di ricerca), una volta che è stato stabilito il settore di intervento, il finanziamento pubblico deve costituire un cofinanziamento alla nuova attività imprenditoriale ed entrare in un circuito di valutazione i cui criteri sono decisi dall’investitore di rischio privato. Tale circuito, nella consapevolezza che in media uno spin-off ogni cinque resiste e produce reddito dopo 3 anni, deve essere definito in accordo con i cofinanziatori privati e lasciando al privato l’onere di stabilire su quali progetti scommettere. L’ordinamento dovrebbe prevedere opzioni (differenziabili a secondo dei casi) per la ripartizione del ritorno imprenditoriale (tra università, dipartimento e ricercatori) connesso allo sfruttamento della innovazione. E’ importante sottolineare che è lo Stato che definisce i settori di investimento, poiché l’investimento in ricerca avviene in coerenza con lo sviluppo economico del Paese e con gli obiettivi di medio e lungo termine di posizionamento nel contesto internazionale. 3. Infine, anche gli investimenti del pubblico nella ricerca industriale e nello sviluppo precompetitivo devono essere affiancati da investitori privati mediante strumenti (fondi chiusi, banche d’affari) che obblighino a canalizzare entrambi gli investimenti nella assunzione di capitale di rischio. In questo caso il finanziamento può essere erogato per la parte privata in linea di credito agevolato in modo tale da garantire l’interesse di una rigorosa valutazione da parte dell’investitore privato, a beneficio dell’investitore pubblico. A livello gerarchico più basso rispetto allo Stato operano amministrazioni quali le regioni e le province, che possono e debbono finanziare per la loro parte la ricerca. È una questione – quella delle competenze delle Regioni resa assai rilevante per la dimensione delle risorse che nell’ambito dei finanziamenti comunitari vanno a questi enti nella prossima programmazione (2007 – 2013). A questo livello istituzionale, vi è la possibilità più drastica di acquisire che – in particolar modo su una serie di aree di investimento – tali amministrazioni pubbliche possono non essere in grado di avere le capacità istituzionali e, nello specifico, una visione del mercato globale dell’innovazione necessaria per fare scelte strategiche e le competenze per selezionare i singoli progetti. Peraltro questi finanziamenti sono destinati per quote assai rilevanti alle regioni del Mezzogiorno (cosiddetta di “convergenza”). Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 45 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Percentuale di studenti stranieri provenienti da alcuni dei principali Paesi, 2004 3,00 1,50 1,91 1,12 0,40 1,11 0,85 0,62 0,15 0,38 0,02 0,72 0,47 Campania 1,24 Puglia 0,22 0,63 0,56 Sicilia Italia 0,36 Calabria 0,55 1,50 0,67 EU 15 Target Lisbona Fonte: Vision su dati OECD La tavola che precede dice che proprio le Regioni del Sud che saranno investite da risorse assai ingenti24 mostrano, non solo e non tanto, investimenti in ricerca e sviluppo bassi, ma soprattutto investimenti privati in ricerca estremamente bassi se non addirittura praticamente inesistenti. In queste condizioni, non esistono economie minime25 e la spesa pubblica rischia di essere totalmente inefficace. Ovviamente qualsiasi riassetto della divisione delle competenze tra Stato e Regioni deve scontare le previsioni – recentemente modificate – della Costituzione. Ma soprattutto deve considerare pragmaticamente che qualsiasi divisione di poterei deve essere flessibile: non tutte le regioni hanno lo stesso livello di esperienza, la stessa dimensione (la Lombardia spende in R&D più di interi Stati europei). La chiave è quella di farsi guidare da meccanismi valutativi (di “accountability”) che allochino a chiunque voglia assumersi l’”onore” di gestire risorse dei contribuenti, anche l’onere di rispondere dei risultati e, dunque, di essere giudicato e premiato (o sanzionato) sulla base di tali esiti. In questa maniera la gestione delle risorse pubbliche scenderà, in maniera diversa per diverse tipologie di programmi e di regioni, al livello dove ci saranno amministratori che se ne assumeranno la responsabilità. L’intero sistema assumerà una configurazione più flessibile ed efficiente. 24 Sei miliardi e duecento milioni di Euro del solo Programma Competitività e Ricerca FESR interamenti destinati alla quattro grandi Regioni del Sud, al quale si accompagnano gli stanziamenti in ricerca dei programmi regionali. 25 Vedi a questo proposito la letteratura della Endogenous Growth Theory, della New Economic Geography e le analisi di Boldin and Canova. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 46 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Su una quota parte (probabilmente più rilevante per le regioni e per la ricerca del terzo tipo) si sostituirà la discrezione delle amministrazioni con meccanismi di “match funding”. In buona sostanza, i soldi pubblici vanno automaticamente a completare il pacchetto di investimenti di un operatore finanziario internazionale (che dovrebbe essere scelto attraverso determinate procedure e che dovrebbe impegnarsi ad investire in aree – geografiche o settoriali – dove il mercato “fallisce”). O di finanziamenti pubblici internazionali (VII programma quadro, ad esempio). La critica alla prima possibilità sarebbe relativa all’indifferenza di finanziatori privati (venture capitalists, private equiters, seed financers, ..) ad investire in ricerche necessarie ma lontane dal produrre valore economico (cio’ vale, in particolare, per alcuni interi ambiti accademici non scientifici). All’utilizzo dei programmi quadro si obietta, invece, che anche queste procedure non appaiono tarate per poter identificare e incoraggiare l’innovazione e che, normalmente, finanziano incumbents (centri di ricerca, università, aziende consolidate).Sono obiezioni valide e, tuttavia, noi riteniamo che, subito, potrebbero essere lanciate delle sperimentazioni. Questo si applicherebbe a quei fondi (come i fondi strutturali) che normalmente sono gestiti dalle Regioni26. Per ciò che concerne i fondi per la ricerca pura e applicata (Università ed Enti di Ricerca) , essi potrebbero essere dotati di una quota obbligatoria per l’avviamento di nuovi gruppi di ricerca. Qui di seguito elenchiamo alcuni ambiti di intervento, posizionati a livello diverso nella gerarchia delle strutture preposte al finanziamento della ricerca, cioè il Governo, il Ministero della Università e Ricerca, gli Atenei. -Allocare le risorse in modo competitivo in modo simile all’NIH o l’ISCIII spagnolo o anche alla ESC comunitaria o, piu’ da vicino, il sistema Telethon: Responsabile dell’azione: Governo 1) il governo individua aree generali di ricerca che diventeranno priorita’ nazionali per un framework che sia di almeno 7-10 anni ( in Spagna attualmente sono il settore della biomedicina/biotech, l’informatizzazione della popolazione, lo sviluppo sostenibile, l’innovazione strutturale dell’ingegneria civile) la scelta deve essere fatta in seguito ad una SWOT globale (valutazione del sistema paese: punti di forza, debolezza, minacce, opportunità), non bisogna però essere troppo rigidi, le linee programmatiche (aree, pianificazione strategica degli investimenti) devono essere soggette a revisioni in corso d’opera. L’approccio deve essere pragmatico e tiene conto delle variazioni della tech e le convergenze. Esempio evitare i programmi con visione su periodo lunghissima es. Human Frontier Science Program del Giappone negli anni ’80 che fu teoricamente affascinante ma non teneva conto della convergenza delle tecnologie. Responsabile dell’azione: Ministero U&R 26 Argomentazioni simili valgono peraltro per i diversi programmi quadro della Commissione Europea. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 47 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 2) si allocano fondi con call specifiche che identifichino l’ambito di applicazione, la quantita’ di soldi disponibili, il numero di grant che si finanzieranno e la lunghezza del supporto finanziario. 3) si accettano letters of intent in cui i PI propongono la loro idea e una lista di partner sia pubblici che privati, locali o internazionali. 4) Le letter of intent piu ‘interessanti e innovative vengono selezionate da panel selezionati nell’Unione Europea e a questi PI si chiede di fare una submission completa. 5) Il merito scientifico della proposta viene valutato da reviewer tecnici, non politici, che sono scienziati riconosciuti come esperti del settore. Un meccanismo efficace è il seguente: i nomi del pool dei reviewer sono pubblici, ma non il nome dei pochi che giudicano il grant. Prima della sessione di discussione, 3 reviewer giudicano il grant per il suo valore scientifico basandosi si criteri di originalita’, interesse, fattibilita’ e innovazione; preparano una critica dettagliata del grant e con essa giustificano il proprio voto. Durante un secondo momento di valutazione, un panel piu’ allargato di reviewer (20-30 nel sistema NIH) ascolta i commenti dei 3 reviewer principali e discute ulteriormente la proposta. Al termine ognuno dei 20-30 reviewer esprime il proprio voto di merito, e al grant si assegna il voto medio di tutto il panel. In questo modo si evita che 2-3 reviewer, mettendosi anche d’accordo tra loro, possano decidere le sorti di una domanda di finanziamento. E’ buona norma che la partecipazione alla review sia gratuita e non vi sia alcun beneficio economico nemmeno successivo (al di la’ del rimborso spese di trasporto e alloggio documentato). La partecipazione di un funzionario ministeriale con formazione scientifica e’ auspicabile. Questa persona, che non deve avere alcun ruolo e influenza sull’assegnazione del finanziamento, ha il ruolo di garantire la chiarezza e regolarita’ del processo, sorvegliando che non ci siano conflitti di interesse dei reviewers e che non ci siano accrodi tra reviewers per premiare o sfavorire un grant specifico su basi non scientifiche. 6) Distribuire dei fondi in tempi rapidi, mediante una disponibilità preventivamente autorizzata dalla Corte dei Conti. 7) Se il progetto è riconosciuto di ottima qualità ma non ci sono i fondi e però lo si ritiene strategico o complementare a quelli già approvati e finanziati è possibile la sponsorizzazione da parte di terzi (partecipa al progetto globale, meeting e gruppi di lavoro). Per le autorità pubbliche, è un progetto a costo zero, i risultati possono essere condivisi e lo sponsor potrebbe avere un priorità nella valorizzazione dei risultati (se charity o azienda) Un’altra idea viene dall’iniziativa della regione Lombardia di reclutare direttamente i ricercatori dall’NIH, pagarli per 2 anni e permettere di avviarli nei propri laboratori. I fondi per l’avviamento di nuovi gruppi di ricerca dovrebbero essere destinati alle universita’ che li affida poi ai singoli ricercatori perche’ li usi secondo il fine per cui sono stati stanziati. Nell’application per il grant l’universita’ deve dimostrare tangibilmente che possiede la struttura, lo spazio, le apparecchiature etc.. per svolgere la ricerca proposta. E’ la struttura che permette al ricercatore di lavorare, le grandi idee senza infrastruttura non vanno da nessuna parte, a parte una questione di economia di scala. I finanziamenti dovrebbero fornire la tranquillità di poter lavorare per un periodo di 5 anni eventualmente rinnovabile a 10. Ogni anno la ricerca svolta dovrebbe essere Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 48 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. monitorata ed alla fine dei 5 anni il ricercatore deve dimostrare di aver prodotto lavori scientificamente rilevanti. Per le discipline maggiormente finanziabili (normalmente quelle scientifiche), i professori di prima o seconda fascia dovrebebro, progresivamente, porsi il problema di ottenere fondi per il proprio laboratorio da associazioni private o dai fondi nazionali per progetti. Questi fondi dovrebbero essere assegnati da un comitato scientifico preferibilmente straniero che consideri esclusivamente la bontà dei progetti e l’effettiva realizzabilità. Nel caso i professori non riescano ad ottenere nessun finanziamento verrebbero, tendenzialmente, destinati ad attività di insegnamento ed di amministrazione. In questo modo si ottimizzeranno le risorse e si potrebbe alleggerire il lavoro di quei ricercatori effettivamente capaci di fare ricerca e di collaborare a livello nazionale ed internazionale. 2.4 Definire criteri di valutazione e incentivazione in grado di identicare e promuovere i casi migliori Nelle Università italiane la totalità della spesa per il personale è rigida: legata, cioè, al solo fattore anzianità e qualifica. Così come succede in altri comparti dell’amministrazione pubblica, una parte dell’attuale retribuzione va chiaramente attribuita a un premio di produttività. Una quota del dieci per cento del costo docenti potrebbe essere accettata da buona parte delle parti in causa come investimento nel rilancio dell’Università Italiana. Le possibilità sono, in questo caso, attribuire premi individuali (singolo docente), oppure di gruppo (un team di ricerca, un dipartimento, un’intera Università). È probabilmente preferibile costruire incentivi che vengano assegnati ad atenei/facoltà (che poi avranno incentivo a riprodurre i meccanismi premianti al loro interno), in quanto a questo livello il meccanismo sarebbe più visibile (in maniera da rendere evidente il percorso di competizione – emulazione che verrebbe innescato), nonché perché si favorirebbe il rafforzamento della propensione a lavorare in gruppo. La parte premiale andrebbe attribuita in maniera tale che solo una quota parte della popolazione docente ne benefici; tale percentuale (20%) sarà relativamente piccola in maniera che sia effettivamente vissuta come un incentivo a raggiungere l’eccellenza, ma non troppo piccola da essere fuori dalla portata di una università ben gestita. Potrebbe, eventualmente, anche essere considerata la possibilità di limitare il numero di volte (non più due volte consecutivamente? non più di cinque volte in dieci anni?) che ad un ateneo viene attribuito il premio in maniera da incoraggiare l’emersione di nuove università. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 49 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. La questione delle incentivazioni è legata a quella della valutazione che costituisce, in quanto strumento indispensabile per governare le altre proposte che stiamo avanzando, uno dei temi più dibattuti e al quale è legata la formazione dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR). È rilevante la scelta strategica di avere un’unica agenzia incaricata della valutazione universitaria, unendo di fatto le prerogative del CIVR e del CNSUV. Secondo la relazione illustrativa dello schema di decreto recante il regolamento concernente la struttura e il funzionamento dell’ANVUR: “Tenendo assieme le due attività istituzionali inscindibili degli atenei, didattica e ricerca, si favorisce implicitamente una valutazione correlata della qualità di entrambe, come è giusto e naturale che sia, a conferma di una caratteristica fondante dell’istituzione universitaria”. Rimane tuttavia non chiaro come mai, nella descrizione del perché si valuta, la relazione illustrativa sottolinei che “la vera missione dell’Agenzia è quella di promuovere la qualità del sistema nazionale delle università e della ricerca, non già quella di premiare i comportamenti più virtuosi e di sanzionare i meno virtuosi”. Al contrario, riteniamo che la promozione della qualità delle università e della ricerca trovi invece nella oggettiva e trasparente competizione degli atenei un suo elemento fondante. Il nostro sistema universitario, i suoi laureati e quindi il nostro sistema paese sarà competitivo con gli altri paesi solo se saprà innescare al suo interno un meccanismo premiante delle eccellenze che assicuri alle migliori idee di venire a galla e ai migliori di poterle esprimere. Altri paesi europei, seppur all’interno di quadri strutturali differenti, perseguono, con risultati alterni questo stesso obiettivo. Dalla nostra analisi (vedi tabella), ci pare che i casi UK del RAE (Research Assessment Exercise) per la valutazione della ricerca e in parte del BAC (British Accreditation Council) per la valutazione della didattica e del management siano i piu’ interessanti per quello che riguarda gli aspetti premianti conseguenti alla valutazione: il ranking per la ricerca e l’accreditamento per risultati educativi e di management. Anche la Spagna, che rappresenta un’esperienza piu’ recente pare muoversi in una direzione simile. Gli aspetti positivi del caso inglese sono certamente l’obiettivo di definire un ranking; la chiarezza della definzione di aree di valutazione e delle dimensioni delle analisi; l’esistenza di un aspetto premiante concreto (accreditamento o, nel caso del RAE, i finanziamenti legati al livello di qualità riscontrato). Non mancano certamente i limiti degli esempi stranieri (es: bassa e non predefinita periodicita’ della valutazione) a conferma della difficolta’ della sfida – e’ pero’ proprio dall’analisi dei punti di forza e di deboloezza dei casi esteri che puo’ guidare l’Italia a creare un’agenzia Best-in-class. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 50 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Francia Organizzazione e data di inizio CNE (Comite National d’Evaluation) Dal 1984 Frequenza nella valutazione Cicli di revisione ogni 5 anni (20 Università per anno) Principali aree di valutazione Dimensioni dell’analisi Analisi qualitativa o quantitativa Approccio (ranking-rating) CNER (Comite National d’Evaluation de la Recherche) Dal 1989 Cicli di revisione ogni 30 anni Aspetti istituzionali, Valuta punti di forza e management e temi debolezza dell’intero specifici definiti con le sistema di R&D Università Generici “aspetti Capacità di ricerca e aspetti istituzionali” dettagliati per generali (numero ciascuna Università pubblicazioni, volumi nella biblioteca, etc) Check-list di autovalutazione con aspetti quali-quantitativi di massima (finalizzati a comprendere la capacità di auto-valutazione) Nessuna classifica/rating specifico (rapporto dettagliato e specifico per ciascuna Università) Spagna ANECA (Agencia Nacional de Evaluacion de la Cualidad e Accreditacion) Dal 2002 In base alla richiesta di certificazione da parte delle Università. Aspetti istituzionali, management, servizi generali agli studenti, programmi di studio Aree e requisiti predefiniti per ciascuno degli aspetti valutati UK RAE (Research Assessment Exercise) Dal 1986 BAC (British Accreditation Council) Dal 1984 In media ogni 5 anni (inizio ogni 3 anni e attualmente ogni 7 anni) 4 anni di validità per ciascuna Università con valutazioni intermedie) Ricerca Aspetti istituzionali (sicurezza, management) e educativi (insegnamento, apprendimento) 5 aree di valutazione: - infrastrutture, sicurezza - management/organizzazione - salute studenti - gestione qualità - insegnamento e apprendimento (risultati e risorse) Tre aspetti principali della ricerca: prodotti, ambiente per la ricerca e indicazione di stima. Dati quantitative su aspetti legati alla ricerca (non specificati pubblicamente) Aspetti qualitativi legati alle aree di analisi. Prevalentemente Qualitativa Quali-Quanttativa Nessuna classifica/rating specifico (rapporto di analisi) Nessuna classifica/rating specifico, ma standard minimo da raggiungere (rapporto dettagliato e specifico per ciascuna Università) Sistema di ranking definito a priori in base a 4 criteri di qualità (in base al livello di riconoscimento nazionale/internazionale) Ispezioni al fine di accreditamento. Ranking sulla base di 6 livelli di qualità. Con una soglia sotto la quale non si è accreditati (con una riserva per ulteriori ispezioni di verifica). Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Processo di massima 4 Fasi: 1. visita di esperti 2. questionario somministrato 3. rapporto degli esperti 4. confronto esperti/Università per rapporto finale 4 Fasi: 1. acquisizione dati secondari 2. analisi dei dati 3. visita degli esperti (per aspetti differenti di valutazione) 4. rapporto finale 3 Fasi : 1. Self-assessment 2. valutazione esterna 3. Piani di miglioramento Chi sono i valutatori Membri delle Università (Peer Review). Attuale discussione per coinvolgere professori internazionali. Nominati dal Parlamento Membri delle Università (Peer Review). Valutatori professionisti membri permanenti di ANECA Nominati dalla Accademia Francese delle Scienze Selezionati da ANECA Come sono selezionati i valutatori Uso dei risultati Produzione di rapporti nazionali resi pubblici. Rapporti di analisi e raccomandazioni consegnati a ciascuna Università. Rapporti di analisi e raccomandazioni consegnati a ciascuna Università. Accreditamento pubblico della qualità delle Università (che si impegnano a migliorare le aree di debolezza individuate) Principali critiche Assenza di criteri chiari e definiti di valutazione. Nessuna analisi incrociata. Nessun reale incentivo. Assenza di criteri chiari e definiti di valutazione. Nessun reale incentivo al cambiamento. 4 Fasi: 1. promozione del processo 2. Ricezione di applicazioni con informazioni sull’istituto e le ricerche prodotte 3 Analisi dei materiali di ricerca da parte di panel di esperti (con supervisione di un comitato centrale) 4. Produzione del rapporto finale e attivazione dei finanziamenti Esperti sul tema di ricerca (membri di università, governo, società civile) 3 Fasi: 1. Analisi di dati generali 2. Visite di esperti (aspetti istituzionali e educativi) 3. Accreditamento o Rifiuto Proposti da associazioni di stakeholders rilevanti per gli ambiti di ricerca valutati (inclusi gli utilizzatori delle ricerche prodotte). Nominati dal fondo di finanziamento inglese per l’educazione superiore (HEFCE). Finanziamenti legati al livello di qualità riscontrato. Nominati da varie istituzioni (governi, istituti di ricerca). Una volta membri non possono partecipare ad altre attività di insegnamento/ricerca. Membri del BAC, esperti di centri ricerca e altre istituzioni accreditate Accreditamento che comporta la possibilità di accettare studenti stranieri che necessitano permesso di soggiorno eaccesso all’Education UK Partnerships. Limite della valutazione alla ricerca. Frequenza non definita. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Tornando all’analisi dello schema decreto dell’ANVUR: “Nella valutazione di attività intellettuali così delicate come l’insegnamento e la ricerca, si deve rifuggire dall’idea che i valutatori siano“giudici” e i rapporti di valutazione siano “sentenze” per il semplice motivo che, con questo approccio, non si otterrebbero risultati duraturi e significativi per ciò che veramente importa: migliorare il livello qualitativo delle attività di tutte le università e di tutti gli enti pubblici di ricerca”. Tre osservazioni: • senza la molla della competizione tra atenei sia nella possibilità di essere riconosciute pubblicamente come migliori o di alta qualità e quindi attrarre gli studenti e i capitali privati, sia nell’opportunità di ottenere come premio una maggiore allocazione delle risorse pubbliche, non c’è chiaro incentivo a migliorare i propri indicatori di performance; in altri termini, senza uno stimolo reale e tangibile, l’obiettivo dichiarato di “migliorare il livello qualitativo delle attività di tutte le università e di tutti gli enti pubblici di ricerca” non potrà pertanto essere significativamente raggiunto; • l’obiettivo stesso di migliorare la qualità di tutte le università e di tutti gli enti pubblici di ricerca è certamente nobile ma fa intendere (questa è però solo una sensazione) un approccio che salvi comunque tutti senza la possibilità di considerare un’ottimizzazione del sistema – tramite anche l’eventuale eliminazione di istituti che non riescano in un arco di tempo ragionevole a ottenere un livello minimo di performance; • la preoccupazione che “i valutatori siano “giudici” e i rapporti di valutazione siano “sentenze” può invece essere superata utilizzando al massimo indicatori di performance perlopiù quantitativi, oggettivi e internazionalmente riconosciuti; per tutte le dimensioni della qualità difficilmente quantificabili, occorrerà invece definire degli indicatori qualitativi, ottenuti tramite meccanismi di valutazione che sfuggano alla discrezionalità (per esempio valutazione assegnata a esperti internazionali e indipendenti e garantendo l’anonimato, come indicato dallo stesso decreto). Entrando nel dettaglio, la relazione illustrativa di cui sopra, sottolinea che “in un certo senso da ogni valutazione è possibile dedurre una classe di qualità (rating) cui appartiene un’università, più che una classifica generale (ranking) di tipo sportivo tra tutti gli atenei. Diventa quindi naturale per le università competere per l’appartenenza a classi di qualità elevate in quello o quell’altro settore di attività, in dipendenza dalla propria missione, dalla propria storia e dalle proprie scelte strategiche, piuttosto che inseguire effimeri successi in inutili classifiche onnicomprensive”. Se proprio non si vorrà adottare il ranking, in linea con le nostre considerazione precedenti, sarà auspicabile che la classe di qualità non sia solo “deducibile” dalle valutazioni bensì chiaramente identificata e in modo efficace e trasparente comunicata pubblicamente. Tuttavia, se anche dovesse esistere un reale incentivo per le università a competere per l’appartenenza a classi di qualità elevate, il rating per classi non fornirà particolare incentivo a migliorare la propria performance all’interno della propria classe di appartenenza, specialmente qualora la classe più elevata risultasse più difficile da Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. raggiungere e lo scivolamento nella classe inferiore non costituisse un vero pericolo. A questo proposito sarà importate che il numero delle classi di qualità sia abbastanza alto, e conseguentemente il numero di università per classe ridotto in maniera da consentire perlomeno una competizione tra classi sufficientemente agguerrita e una minima dinamicità delle posizioni relative. Un altro aspetto del decreto merita attenzione. Il decreto prevede una biennalità della valutazione. Riteniamo necessario aumentare ad un solo anno la periodicità delle valutazione – la maggior frequenza dei risultati incentiverà gli atenei ad “agire più velocemente” per migliorare il loro posizionamento. Sarà necessario peraltro che i risultati siano sempre accessibili a tutti attraverso tutti i possibili canali di comunicazione a partire da internet. Il decreto attribuisce all’ANVUR il compito di definire i criteri di valutazione. Noi riteniamo che diversi criteri devono essere immaginati per premiare il conseguimento dei diversi obiettivi che abbiamo citato. Criteri che possano misurare sia la produzione scientifica che la qualità dell’esperienza formativa che l’università è in grado di offrire. Coerentemente con la nostra analisi sullo stato del nostro sistema universitario, diventa importante non tralasciare gli indicatori di performance che misurino le dimensioni più critiche del nostro sistema. Ecco alcuni dei criteri da cui partire: • il numero di pubblicazione e citazioni, a cominciare presumibilmente dal Science Citation Index o sue elaborazioni27; • la valutazione di giurie internazionali; • il numero di studenti, professori e ricercatori stranieri possono essere utili per assegnare gli incentivi sul fronte della diversity, dell’innovazione e della produzione di talento; • l’evoluzione della domanda da parte di studenti o di altri utenti; • la percentuale di studenti non locali; • gli esiti occupazionali fatti registrare nel tempo dagli allievi di diversi atenei; • in alcuni casi, i livelli di soddisfazione del corpo studenti possono essere presi in considerazione per valutare gli obiettivi di migliorare la “produzione di laureati” e la qualità di percorsi formativi per utenti diversi dagli studenti. In qualsiasi caso, a nostro avviso, i percorsi valutativi da utilizzare devono essere quanto più possibile: a) limitati nel numero, oggettivi, immediati e determinati prima del periodo da valutare; b) esterni al sistema (troppi sono nella pratica della valutazione italiana le confusioni di ruolo tra valutatore e valutando); c) diversificati rispetto agli obiettivi (non necessariamente tutti quelli citati) che ciascuna università decide di perseguire; d) collegati ad un sistema premiale che concretamente possa assegnare incentivi sulla base delle prestazioni. In sintesi, per aumentare la produttività del sistema universitario italiano occorre definire meccanismi premianti e in particolare passare da uno schema rigido a uno 27 Il SCI è, presumibilmente, da correggere laddove è immaginabile che non tutte le citazioni (esiste del resto anche il rischio di auto citazioni e scambio di citazioni) e non tutti i giornali scientifici abbiano lo stesso valore. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 54 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. flessibile nell’allocazione delle risorse. Per esempio distribuire una quota parte (10%) della retribuzione fissa al 20% della popolazione docente degli atenei più virtuosi. Indipendentemente dai criteri esatti di ripartizione, è fondamentale che esista un meccanismo premiante che allochi le risorse agli atenei sulla base dei meriti conseguiti e a sua volta che le università possano premiare i loro migliori professori. L’incentivazione è strettamente legata alla valutazione degli atenei/facoltà sia nella produzione di ricerca che nella capacità formativa. In questa direzione, è fondamentale che il compito dell’ANVUR non si limiti ad una promozione generica della qualità del sistema universitario ma piuttosto premi l’eccellenza e promuova con coraggio la competizione tra gli atenei tramite, se non con una classifica, perlomeno con una valutazione comparativa che sia in grado di differenziare chiaramente tra gli atenei/facoltà nei loro punti di forza e di debolezza. Questo richiederà una mappatura annuale, certamente articolata per missione e disciplina, ma assolutamente fondata su criteri e indicatori di performance perlopiù quantitativi, oggettivi, internazionalmente riconosciuti, descrittivi anche delle dimensioni critiche del nostro sistema e comunicati in modo trasparente a tutti. ****** Che Università uscirebbe da un progetto di cambiamento come quello che emerge dalle proposte alle quali stiamo lavorando? Una ipotesi possibile delle riallocazioni (a costo zero) che le proposte comportano è sintetizzata nella tavola che segue. Il profilo economico del cambiamento Nota metodologica: Variabilizzazione salari 5% Aumento tasse medio 15% 15 Borse di studio media: 4,000 euro (contributo locazione) per 27,500 studenti 15 130 Attrazione di 10,000 studenti e 10,000 ricercatori con un costo di 7,500 euro 300 Prepensionamento 66 – 75 200 110 150 300 Variabiliz zazione salari Annullamento gap tra ricercatori prima e dopo conferma e assunzione di 1,000 ulteriori ricercatori 35 Aumento Pre Razionalizzazione tasse pensionamento presidi universitarie Premi produttività Borse studio Programmi attrazione 35 Assunzione Riallineament ricercatori o salari prima giovani fascia Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 55 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. La Tavola è puramente esemplificativa dei valori in gioco e il calcolo del valore delle opzioni andrebbe approfondito in concreto con il Ministero. La logica tuttavia è sufficientemente chiara: si tratta di spostare risorse verso utilizzazioni più produttive. Ed incoraggiare con questo tipo di misure, l’avvio di un percorso di miglioramento continuo la cui responsabilità nel tempo sarà sempre di più trasferita dal Governo alle singole Università. Le ipotesi che scaturiscono dai quattro cantieri sono ancora a stadi diversi in termini di analisi di benefici, complessità e operazionalizzazione. Una prima valutazione (da approfondire) produce una valutazione complessiva come quella della tavola che segue (da rifare sulla base della tavola dello scorso anno che riportiamo). La mappa complessità/ impatto e definire un possibile piano di lavoro Impatto (nel breve medio) . . . . . . Partnership con operatori finanziari internazionali Meccanismi valutazione Premi produttività Scambio generazionale Riorganizzazione presidio territoriale Aumento tasse e borse studio . . Rete italiani all’estero . Matchfunding con VII FP . . . Attrazione studenti Attrazione stranieri ricercatori Mobilità stranieri ricercatori italiani Mobilità studenti italiani Complessità (tecnica, di consenso) Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 56 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Una valutazione come questa – anch’essa da verificare con chi ha responsabilità del governo del sistema – farebbe emergere, dunque, un piano di lavoro. Un progetto di cambiamento progressivo, una sequenza di azioni completamente diversa da una riforma onnicomprensiva. Come quelle che negli ultimi quindici anni, in numerosi contesti, si sono rilevate così deludenti. Il nostro approccio pragmatico fa emergere, dunque, un piano per la riforma flessibile, ed una serie di opzioni che possono essere anche non attivate in maniera contemporanea. Il punto d’arrivo è un sistema universitario molto più produttivo, attraente, flessibile e soprattutto differenziato al proprio interno28. È tuttavia necessario che il percorso di cambiamento sia attivato immediatamente con il lancio degli interventi di più elevato impatto e minore complessità. E che siano chiaramente comunicati gli obiettivi del programma e le ulteriori iniziative necessarie per completarlo. Le ipotesi da noi identificate definiscono una strategia complessiva che è ambiziosa ma anche fattibile. Sia per complessità tecnica che praticabilità politica. Del resto il problema vero dell’Italia non è tanto la contingenza del declino (che pure dura da un decennio) ma l’assenza di prospettiva, di volontà ad investire in futuro. E tale assenza si traduce in “aspettative” al ribasso che non possono che condizionare anche il nostro presente (ed i tassi di crescita, i consumi, la capacità di attrazione di risorse ad alta produttività). In questo senso è proprio la percezione della urgenza che conferisce ad un progetto di cambiamento complessivo del sistema universitario la forza delle iniziative politiche non più rimandabili. Tocca a questo punto al Governo (e ai rettori, alle Regioni) aprire un confronto (razionale) su queste ipotesi (ed altre simili) e ad associazioni come Urania, Nova, AIR raccogliere sul progetto ulteriori competenze ed energie. 28 È evidente, infine, che il modello che noi proponiamo rende meno drammatica la questione – da molti invocata come dirimente – del “valore legale” del titolo di studio. Un sistema diversificato avrebbe bisogno di almeno quattro diversi “valori legali” per ciascuna delle quattro diverse famiglie di università che stiamo immaginando. In realtà il punto è un altro. Non si può imporre più per legge che certe posizioni siano legate ad un dato titolo, seppur certificato, anche per la sola necessità di abbattere le barriere all’entrata verso cittadini di altri paesi dell’Unione Europea. È dunque auspicabile che, al termine di questo processo, la questione il valore legale si svuoti progressivamente di significato e che lo Stato continui a certificare la presenza di curricula, di standard di qualità rispettati attraverso i sistemi di valutazione. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 57 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. 3. UN’AGENDA PER IL FUTURO Doveva essere il “ritorno dei marziani” il titolo dell’evento nel quale abbiamo presentato questo progetto. Il ritorno dei marziani inteso come presa di responsabilità da parte di un gruppo di “cervelli in fuga” che hanno deciso di smettere di scappare e di investire in un progetto difficile in un Paese che, a volte, sembra destinato ad un declino senza fine. Tornare significa capire che non basta continuare a distanza ad emettere condanne sferzanti29. Dobbiamo rassegnarci al fatto che dentro di noi esiste una dimensione politica che non può che trovare una sua piena realizzazione solo (viviamo ancora, purtroppo una globalizzazione incompleta) nel nostro Paese. E abbiamo, anche, percepito che il vuoto politico di proposte, di persone, di idee, di visione che in questo momento prevale è, anche, un’opportunità. Per cogliere questa opportunità, per seguire quella nostra aspirazione abbiamo capito che dobbiamo investire in un progetto di cambiamento non in maniera episodica. Che dobbiamo investirvi i nostri vantaggi competitivi (in primis quello di essere abituati a mercati globali dell’innovazione). Che dobbiamo farlo in gruppo. E abbiamo scelto di cominciare con la questione delle Università. Si pone, adesso, di capire – dopo tre eventi organizzati da Vision su questa questione e che hanno coinvolto una parte significativa della classe dirigente di questo Paese – su quali azioni specifiche investire, come promuovere la realizzazione delle nostre proposte. Tra le prime ipotesi ci sono: 1. sviluppo – con il supporto di alcuni operatori finanziari interessati al progetto di un progetto di attrazione di studenti stranieri in Italia da alcuni Paesi e in alcuni settori di ricerca ritenuti chiave; 2. identificazione puntuale delle semplificazioni regolamentari e burocratiche che possano rendere più agevole per gli studenti e ricercatori stranieri ottenere i visti; 3. promozione di un potenziamento di programmi come ERASMUS e ERASMUS MUNDUS a livello europeo; 4. sviluppo dell’analisi sulla razionalizzazione dei presidi territoriali; 5. assistenza al disegno, promozione e realizzazione di azioni di partnership tra amministrazioni pubbliche e operatori finanziari internazionali; 6. supporto allo sviluppo degli strumenti valutativi dell’ANVUR ed, eventualmente, disegno e realizzazione di una classifica internazionale che parta dalla metodologia a “quattro obiettivi”. È una lista assolutamente preliminare. Nelle prossime settimane proporremo incontri specifici e a diversi livelli per comprendere come la nostra iniziativa possa trasformarsi in un agente di cambiamento in grado di operare in maniera sistematica su questa e altre grandi questioni dalle quali dipende il rilancio del nostro Paese. 29 Una cosa di cui molti non si sono accorti è che il posizionamento dell’Italia in molte classifiche internazionali, talmente negativo da superare, persino, una realtà che è, comunque, problematica, dipende dal fatto che – banalmente – quelle classifiche sono stilate da italiani che – nelle grandi agenzie di rating, organizzazioni internazionali - si occupano del dossier Italia e che ignorati dal proprio sistema (e questa è una vera anomalia tutta italiana) tendono a restituire analisi persino peggiorative della situazione. Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 58 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati. Referenze Aghion, P. and Howitt, P. (1998), “Endogenous Growth Theory”, MIT Press: Cambridge, Mass. Boldrin, M. and Canova, F. (2001), “Inequality and Convergence: Reconsidering European Regional Policies”, Economic Policy, 16:207-53. Krugman, P. and Venables, A., (1995), “Globalization and the inequality of Nations”, The Quarterly Journal of Economics, 4: 857 – 880. Sapir, A. et al. (2003), “An Agenda for a Growing Europe – Report for an Independent High-Level Study Group established on the initiative of the President of the European Commission”, Bruxelles. S. Zapperi e F. Sylos Labini ``Lo tsunami dell'universita' italiana'' ``Le Scienze'', 450, 18-21, Febbraio (2006) S. Zapperi e F. Sylos Labini ``Un' universita' vecchia e costosa'' ``Le Scienze'', 455, 1417, Luglio (2006) F. Sylos Labini e S. Zapperi ``Reverse age discrimination'' Nature Physics 3, 582 - 583 (2007) Vision, “I paradossi delle politiche di immigrazione – Il caso degli studenti stranieri”, Gennaio 2008 su www.visionwebsite.eu Vision, Le Università Italiane nel mercato globale dell’innovazione, Le opzioni per la riforma, 22, Gennaio, 2007 su www.visionwebsite.eu http://pil.phys.uniroma1.it/~sylos/Tsunami/tsunami2.html Missione di Vision è contribuire alla disseminazione di idee. 59 Tuttavia si rammenta che l'utilizzazione non autorizzata di documenti coperti da copyright Vision è perseguita penalmente in tutti gli Stati.