D1) Quando, come e perché sei venuto a contatto con la disciplina
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D1) Quando, come e perché sei venuto a contatto con la disciplina
LE GRANDI INTERVISTE IL DIRETTORE INTERVISTA MICHELE COIZ D1) Quando, come e perché sei venuto a contatto con la disciplina motociclistica dell'enduro? R1) Mi permetto innanzitutto di ricordare che all'epoca l'enduro si chiamava regolarità. Il nome enduro fu introdotto nel 1983. E quindi venni a contatto per la prima volta con questa meravigliosa disciplina motociclistica nell'ottobre del 1981, per la precisione fu il pomeriggio di sabato 10. Fu una giornata mite e soleggiata e il mio amico di scorribande con il motorino nonché mio paesano, Andrea, mi disse: “Oggi invece di andare come il solito a cercare figa a Udine ti porto io in un bel posto.” *(vedi nota in basso). Quindi imboccò una stradina bianca che si trova dietro l'autostrada a Passons e mi portò in mezzo ai campi nella zona limitrofa al cimitero di Udine. Io pensai: “Stai a vedere che sto qua a forza di andare in bianco con le fighe è diventato culattone e vuole farmi proposte anali in mezzo ai boschetti del Cormòr!”. Mentre fui pervaso e angosciato da questa malefica possibilità, arrivammo in una radura dove improvvisamente si pararono davanti a me una ventina di colorate moto dalle gomme artigliate e dal rumore aggressivo, che si correvano dietro, danzando e saltando tra una collina e l'altra e salendo e scendendo gli alti argini del Cormòr. Il profumo dell' olio Castrol RS ricinato mi pervase le narici e come un drogato iniziai a guardare le gesta di questi figuri che cavalcavano le potentissime motociclette e che al minimo tocco del gas sollevavano dietro altissime lingue di terra. Pensai: “Altro che il mio Califfo Rizzato mono marcia”. Rimanemmo lì finché, quasi buio, non se ne andò anche l'ultima moto che, tra le altre cose, ricordo fosse un Maico 250 e che fece tutta la strada sterrata che portava verso la città in monoruota. Rimasi folgorato come S. Paolo sulla via di Damasco. Non c'era giorno, anche con la pioggia, che io non andassi in quel luogo, anche da solo, per vedere qualcuno che girava su quelle tortuose e leggendarie pistine (sfidando anche i potenziali culattoni del Cormòr che avrebbero potuto sopraffarmi, avevo poco più di 15 anni) ripromettendomi che un giorno sarei stato uno di loro (un pilota, non un culattone). E così fu. nota: … che poi ovviamente il giro a Udine da quel lato (figa) andava sempre tragicamente a vuoto, e si finiva con il gelato in mano a commentare le nuove elaborazioni per Vespa e Ciao di fronte alle vetrine di Gilliam e Automoto... D2) Da tante parti sei considerato la memoria storica dell'enduro in Friuli. Si narra che tu ricordi le date di ogni gara di tutti i campionati e addirittura, se ti spremi le meningi, i nomi dei partecipanti. Qual'é stata la tua prima gara di enduro in assoluto? R2) Si è vero, non faccio molta fatica a ricordarmi le date, i luoghi di gara e anche le classifiche. Diciamo che sono molto più forte nella storia dell'enduro che nell'enduro... praticato. La mia prima gara fu un disastro. Abituato a correre ed a allenarmi solo in pistina non sapevo cosa fosse una mulattiera. Pagai questa mia ignoranza a caro prezzo, riempiendomi di botte e fracassando la moto (Cagiva RX125 ad aria e biammortizzata) giù per un burrone a Stevenà di Caneva. Era il 25 aprile del 1985. All'epoca le gare erano pericolose e solo per esperti, e me ne resi conto immediatamente. Dopo la prima gara mi pervase l'idea di vendere tutto e comperarmi una bella canna da pesca in carbonio... D3) C'é un episodio che rammenti con più piacere? R3) Certamente. Fu la prima gara che riuscii a portare a termine, dopo averne provate a concludere ben cinque. Accadde a Pradamano il 9 marzo del 1986. Gara facile e pianeggiante, sul Torre, con speciali sulla ghiaia dove devo dire andai abbastanza forte. Con i risultati delle speciali sarei arrivato nei primi dieci della 125, ma la sfiga, quel giorno sul percorso, ci vide benissimo e mi fece rompere un pezzo del cambio del mio KTM125, facendolo rimanere in prima...velocità max 15 all'ora e 10.000 giri al minuto....a 25 km dall'arrivo. Giunsi al controllo orario con un minuto di ritardo e scivolai al penultimo posto in classifica della mia classe. Ma fui contento come avessi vinto l'assoluta. D4) Era meglio a quei tempi o adesso? R4) Beh, io dico che era sicuramente meglio a quei tempi, sopratutto per quel che mi riguarda. Ogni gara era una avventura, dura, faticosa e con dei passaggi sul percorso da contro coglioni. Le speciali poi erano lunghe e costellate da ogni difficoltà e passaggi da pelo sullo stomaco. I piloti, anche i più forti, erano più umili e davano i consigli a noi giovani matricole... ed eravamo tutti amici. Ricordo dei fine gara al fulmicotone durante le premiazioni, in special modo Piancavallo e Trieste 1984, dove io ancora non partecipavo alle gare (e feci da scudiero a Mr.Pickwick, noto e forte pilota regionale e triveneto)... fiumi di tagli e di birre, tutti insieme in allegria. Ricordo che anche i mezzi a disposizione erano pochi. Raramente si vide, come oggi succede sempre più spesso, moto nuove di stecca stra preparate e luccicanti e camper da urlo da decine di migliaia di euro. All'epoca c'era il furgone tutto buchi di 30 anni prima, per chi avesse avuto la fortuna di possederne uno, e la moto tenuta insieme con il fil di ferro e il nastro telato, magari di 3 o 4 anni prima con 50 gare sul groppone...ma lo spirito era indubbiamente un altro. Ricordo che andai a partecipare a Monteaperta del 1986 con la moto da gara facendo anche la strada da casa fin là e ritorno, con la tanica di miscela in mezzo alle gambe e lo zaino con panini e birrette. E le gomme erano sempre quelle, come si dice in Friuli “fieste e dis di vòre”...chi aveva i soldi per cambiarle ogni gara? Quella secondo me era leggenda e passione! D5) Quale è stata la gara più dura alla quale hai partecipato? R5) Indubbiamente la gara di Campionato Friuli V.G. di Mossa del 1985: era il 5 maggio. Conclusero la gara in 17 partecipanti (tra i quali il mio maestro, Mr. Pickwick) su 130 partenti circa. Ricordo una marea di fango argilloso dalla consistenza dello stucco, la moto incanalata dentro profondi solchi fino al manubrio per chilometri e chilometri...pesavo il doppio dal tanto fango che avevo addosso. Mi ritirai alla fine del primo giro; ce ne sarebbero stati da fare ben 4. Ogni giro prevedeva 34 km...di inferno, da percorrere al massimo in 45 minuti. Io per farne uno ci misi la mattinata intera. Lo conclusi con gli addominali spaccati a metà e vomitando dallo sforzo. Non me la dimenticherò mai. Chi finì questa gara diventò alla stregua di un superpilota per me, in quanto non riuscii a capacitarmi di come avesse potuto portare a termine un’impresa del genere...Complimenti ancora, a distanza di quasi 30 anni, a quegli eroi... (vedi articolo di MOTOTRE dell'epoca allegato a questa intervista con la cronaca della gara e le classifiche finali). D6) “Bòfo dami un sigarèt! E tu mame spinimi une bìre co ai une sêt incantesemade!” Cosa ti ricorda questa frase? R6) Come dimenticare questa famosissima frase, attenzione, urlata e non pronunciata dal mitico segretario del Varian Veloç, che tu dovresti conoscere, la sera di venerdì 26 marzo 1993, verso le 23, alla birreria The Ocker and the Rock di Variano, mentre accaldatissimo e indaffaratissimo con la macchina da scrivere (i computer erano appena nati all'epoca) stava compilando gli ordini di partenza della terza edizione dell'Enduro Variano. La frase fu proferita in un incredibile e irripetibile momento di silenzio tra gli astanti, e riuscì talmente di effetto che tutti risero per un quarto d'ora. Veramente bei tempi…ancora oggi ogni tanto questa frase ricompare con la stessa verve, tra chi fu presente quella sera… e viene ricordata con un’ importanza pari a quella che avrebbe per uno storico la famosa frase di Giulio Cesare: “Il dado è tratto!” per le conseguenze che ne portò in quel momento…birre a fiumi per tutti al grido: “E a noi niente?”. Non ricordo che strada feci per ritornare a casa, talmente ero ubriaco, quel 26 marzo di quasi 22 anni fa. D7) Dove andrà a finire il campionato di enduro nella nostra regione? R7) Dal mio punto di vista, un campionato che si basa su 4 gare fatte tutte in un ristretto periodo di tempo (una domenica dietro l’altra tra giugno e luglio) e più o meno nella stessa zona (nel manzanese, nel collio goriziano e nel gradiscano), quindi con simili caratteristiche idrogeologiche per quanto riguarda il percorso, non si può chiamare campionato di enduro. Con di più tutte queste gare presentano poche difficoltà naturali, affrontate con le moto di oggi alle quali mancano solo le ali per volare (talmente sofisticate e costose sono) e che quindi non vengono sfruttate a pieno delle loro possibilità sia motoristiche che di ciclistica. Si cerca pietosamente (a mio avviso) di ovviare con ostacoli artificiali (gomme e tronchi di traverso, passaggi trialistici ecc… ecc… ma quello non è enduro) per mettere in difficoltà moto e pilota. Comunque, al di là di tutto, la causa della decadenza in generale di questa disciplina rispetto a un tempo, sta nel fatto che le moto da enduro dovevano rimanere al massimo quelle dei primi anni 80 come tecnologia. Grazie ai cavalli limitati in loro possesso, i danni ai boschi e alle mulattiere sarebbero rimasti contenuti. Invece le case costruttrici hanno voluto che la tecnologia delle moto da enduro seguisse quella delle moto da cross. La conseguenza è stata quella che per i danni arrecati sempre più negli anni da moto con sempre più potenza e con la ciclistica adatta a scaricarla tutta, ci siamo giocati la possibilità di fare 16 o più gare all’anno e sopratutto di farle nei meravigliosi percorsi di montagna che abbiamo qui in regione e nel veneto (come era negli anni 70, 80 e parte dei 90). Poi sta diventando anche uno sport costoso in rapporto a quello che offre come numero e qualità di gare. Personalmente non vedo abbia un gran futuro, anche perché di nuove leve non penso ce ne siano tante come all’epoca, e tra le altre cose quelle che ci sono costano ai genitori in maniera folle rispetto a un tempo vista l’esasperazione alla quale sono arrivati i mezzi se si vogliono fare risultati almeno discreti. Ricordo che ogni anno il circus dell’enduro negli anni 80 si popolava almeno di una trentina di facce nuove sparpagliate in tutte le classi, con moto che erano dei ferracci, mantenendo ovviamente le facce vecchie, che erano immarcescibili e onnipresenti. D8) Tu sei stato un pilota. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? Forse l’uso poco decoroso della tua tabella di marcia durante una famosa gara di campionato italiano? R8) Quella di essermi divertito praticando questa meravigliosa disciplina negli anni giusti (80 e 90), avendo modo di conoscere una marea di persone, tra le quali posso ancora annoverare ottimi ed inseparabili amici che mi hanno dato tanto in tutti i sensi. E’ difficile dire quale è la più grande soddisfazione in questi tanti anni di gare…certo che però quando ti scappa, anche un documento ufficiale come la tabella di marcia, in quanto CARTA, diventa preziosa…e ti regala ENORMI SODDISFAZIONI….mai butà vie nuie! Per fortuna mi dovetti ritirare per mancanza di benzina 10 minuti prima del “fattaccio”…quindi lo feci a cul…ehm… a cuor leggero! D9) Concesso che ce ne sia stato uno, quale è il pilota a cui ti sei ispirato? R9) Due in particolare: Edy Orioli per lo stile e la tecnica, Mr Pickwick per la tenacia e la volontà di scavalcare qualsiasi difficoltà. Molti piloti invece si sono ispirati a me (senza peraltro ottenere i risultati del sottoscritto) nell’enduro del fine gara, quello combattuto “al chiosco” aspettando le classifiche e le premiazioni con un bicchiere in mano invece che con l’acceleratore. A ognuno il suo. D10) A parte l’artigianale OBAN 125, prodotta in Scozia in un solo esemplare, quale è la migliore moto in assoluto dell’enduro? R10) Mi vengono le lacrime agli occhi a pensare che quella moto (OBAN 125) fu mia. E i migliori risultati li ottenne, con me alla guida, non andando più in là del 10 posto di classe in regione. Mea culpa, ma essendo io sempre in Scozia per i collaudi di questa moto eccezionale, la lucidità mentale del sottoscritto non fu sempre ai massimi livelli, visto che i tecnici del posto erano tutti originari dell’isola di Skye e in possesso di una sete atavica. Questa sete mi fu dai suddetti sempre regolarmente trasmessa, come un virus, alla stregua dell’ebola o dell’aids, con immaginabili conseguenze sul mio rendimento in gara. Ritengo che comunque non esista una moto migliore, è il connubio pilota/moto che fa il risultato. Una buona preparazione della moto unita a una taratura ottimale degli assetti, personalizzata al pilota che la guida, fanno una moto potenzialmente vincente. Ricordo alcuni grandi piloti dell’enduro friulano che ai loro esordi facevano miracoli con delle moto con le quali io non avrei osato neppure andare nell’orto a raccogliere il radicchio e che poi con moto tarate giuste e assettate per il loro stile di guida, fecero sì che i piloti in questione potessero emergere ai vertici delle classifiche. In pratica ci vuole una moto ben preparata, al di là della marca o modello, e una buona dose di manetta, usata con la testa e con precisione. D11) Infine una domanda puramente tecnica. Bulldog Strong Lager, Slalom Strong o Gordon Finest Gold? Quale di queste tre è il lubrificante ideale per far sì che un endurista, da semplice proprietario di moto diventi un pilota con i controcazzi? R11) Direi la Slalom Strong…oltre che avere effetti benefici all’ipotalamo e alla secrezione di testosterone (e comunque un po’ meno alle funzionalità epatiche … ma se tu stâs a cjalâ dùt e je finide…) stimola notevolmente la spericolatezza del pilota portandolo a prestazioni elevatissime. Ma qui, con queste tre sostanze, stiamo calando nel doping, per cui non voglio andare oltre (comunque io consiglio caldamente la Slalom Strong). D12) C’è qualcosa che vuoi aggiungere in particolare, tipo che ne so… il miglior presidente di moto club, il segretario più fico, il giornalista più intelligente, il pilota più assetato… R12) Per quanto riguarda i primi due, fai mente locale ad un certo moto club, situato nel medio Friuli e precisamente nel comune di Basiliano… nei primissimi anni 90. Per me sono stati il top. Giornalista più intelligente? Penso il triestino Roberto Ive, che ricordo con immensa amicizia e gran professionalità. Per il pilota più assetato… beh, hai un paio di mesi di tempo che ti mando un dettagliato elenco di piloti che da questo punto di vista fanno tutti l’assoluta? NB All’amico Michele Coiz vanno i più sinceri ringraziamenti della Redazione per la sua grande competenza e disponibilità. “IL POMARO”