Opere di sistemazione dei versanti

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Opere di sistemazione dei versanti
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
B: Opere di sistemazione dei versanti
La sistemazione di un pendio naturale in frana o di un’area soggetta ad
escavazione presentano caratteristiche molto differenti a seconda della causa che ha
generato il dissesto e a seconda delle tipologie che si possono avere. Nei casi in cui
l’area in esame risulta sufficientemente stabile ed evoluta, si adottano dei metodi che
tendono a mantenere la forma geometrica del pendio. In questi casi gli interventi
attuati sono rivolti alla difesa del versante dall’erosione superficiale e al ripristino
vegetazionale. In alcuni casi prima di attuare questo tipo di interventi è necessario
provvedere alla realizzazione di opere in legname che consolidano e ricostruiscono il
versante. In altri casi è necessario modificare la forma del pendio per ottenere delle
condizioni ottimali per i successivi interventi di ripristino della vegetazione o per la
costruzione di opere di sostegno. A seconda dell’ambiente, del tipo di terreno e delle
pendenze del versante, si possono impiegare specifiche tipologie di intervento. Il
consolidamento e la stabilizzazione dei versanti viene attuata attraverso le seguenti
tipologie di opere:
1.
opere di regimazione delle acque superficiali;
2.
opere di protezione e consolidamento superficiale
3.
opere di sostegno.
La regimazione delle acque superficiali avviene tramite la realizzazione di
drenaggi, che possono essere superficiali come le canalette o le cunette per la raccolta
delle acque che scorrono lungo il terreno, o di tipo profondo allo scopo di allontanare
le acque di infiltrazione. Dopo aver eseguito questa operazione si passa in genera al
modellamento del terreno secondo un profilo prestabilito, raggiungendo
un’inclinazione tale da ottenere una condizione di stabilità del pendio e riproducendo
quanto più fedelmente possibile il profilo naturale del terreno. In molti casi è
necessario realizzare delle strutture di sostegno del pendio, ad esempio delle
murature a secco, con grossi massi a formare delle scogliere, con gabbioni, fascinate
o viminate o con muri in legname. Gli interventi di sistemazione vanno poi completati
con inerbimento delle scarpate, in quanto in questo modo si ottiene una copertura del
terreno in grado di eliminare o rallentare i fenomeni erosivi dovuti alle precipitazioni
intense. In altre situazioni si può ricorrere a tecniche di cespugliamento del versante
attraverso l’utilizzo di materiale vivente come talee, astoni, ecc. Tra le tecniche più
utilizzate si hanno la sistemazione a cespuglio, a siepe cespuglio, le coperture diffuse,
le viminate e le fasciante. Le specie maggiormente usate sono il salice, l’ontano, il
frassino, il ligustro, il pioppo, l’olmo ed il ciliegio. Un'altra possibilità è quella di
ricorrere al vero e proprio rimboschimento del versante da sistemare, essendo il bosco
l’impianto vegetale più idoneo alla difesa del suolo.
Va sottolineato infine che in un ambiente montano come quello trentino, la
geologia, la morfologia e la pendenza dei versanti limitano le possibilità di utilizzo
delle piante come materiale da costruzione vivo. Ad esempio oltre il limite della
vegetazione arborea è possibile ricorrere solo a specie erbacee ed in alcune situazioni,
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
come nel caso di versanti molto ripidi, gli interventi di ingegneria naturalistica non
sono sempre realizzabili.
Si riporta di seguito il quadro sinottico per le opere di sistemazione dei
versanti.
B.1.1.1: canaletta inerbita
B.1.1.2: canaletta in sassi
B.1.1: DRENAGGI
SUPERFICIALI
B.1.1.3: canaletta in legname
B.1.1.4: canaletta in legname e
pietrame
B.1.1.5: canaletta in elementi
prefabbricati
B1: OPERE DI REGIMAZIONE DELLE
ACQUE SUPERFICIALI
B.1.2.1: trincea drenante con
fascinate vive o morte
B.1.2.2: trincea drenante con
fascinate e tubo forato
B.1.2: DRENAGGI
PROFONDI
B.1.2.3: trincea drenante
B.1.2.4: trincea drenante con
struttura sintetica
B.1.2.5: dreni suborizzontali
B.2.1.1: semina con fiorume
B.2.1: INTERVENTI DI
COPERTURA
B.2.1.2: semina con il metodo "nero
verde"
B.2.1.3: idrosemina
B.2.1.4: semina con reti antierosive
B: OPERE DI SISTEMAZIONE DEI
VERSANTI
B.2.2.1: semina di specie legnose
B2: OPERE DI PROTEZIONE E
CONSOLIDAMENTO SUPERFICIALE
B.2.2.2: piantagione o cespugliamento
con specie radicate
B.2.2.3: cespugliamento con talee di
specie pioniere
B.2.2.4: gradonata o cordonata
B.2.2: SISTEMAZIONI
STABILIZZANTI
B.2.2.5: fascinata
B.2.2.6: viminata o graticciata
B.2.2.7: palizzata
B.2.2.8: grata in legname con
elementi vivi
B.3.1: muro di sostegno in calcestruzzo
rivestito di pietrame
B.3.2: muro di sostegno in massi
cementati
B.3.3: muro di sostegno in massi a secco
B.3.4: scogliera in massi e calcestruzzo
B3: OPERE DI SOSTEGNO
B.3.5: scogliera in massi a secco
B.3.6: muro di sostegno in gabbioni
B.3.7: palificata in legname con talee
B.3.8: terra rinforzata con geotessili
o geogriglie
B.3.9: "ombrelli da neve"
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
B.1: Opere di drenaggio
Per ottenere la riuscita ottimale di un intervento di sistemazione di un versante
franoso è necessario individuare le cause destabilizzanti e cercare di porre rimedio alla
situazione. In particolare non può essere trascurata l’azione dell’acqua sul pendio. Va
distinto tra azione erosiva dovuta alle precipitazioni meteoriche intense, che con il loro
scorrimento provocano danni, prevalentemente di carattere superficiale e di erosione
del terreno e azione erosiva dovuta alla presenza di risorgive perenni o periodiche.
Mentre la prima azione dovuta all’acqua può essere controllabile tramite rinverdimenti
di copertura, il secondo tipo di erosione è molto più pericoloso e per contrastarla è
necessario ricorrere ad interventi di regimazione idraulica.
Il principio dei drenaggi è quello di riuscire ad intercettare l’acqua e a
disperderla senza problemi.
La regimazione delle acque avviene tramite la realizzazione di drenaggi, che
possono essere superficiali come le canalette o le cunette per la raccolta delle acque
che scorrono lungo il terreno, o di tipo profondo allo scopo di allontanare le acque di
infiltrazione.
Nel seguito si mostrano alcune tipologie di drenaggi, superficiali e profondi,
con esclusivo riferimento ad interventi di drenaggio complessivi di un pendio, con o
senza la presenza di un’opera di sostegno, e non ai normali interventi associati alle
opere al fine di minimizzare le spinte idrostatiche.
B.1.1: Drenaggi superficiali: canalette
I drenaggi superficiali sono costituiti generalmente da canalette o cunette a
sezione trapezoidale o semicircolare e sono destinate a raccogliere le acque
meteoriche che scorrono disordinatamente sulla superficie del terreno, prevenendo
eventuali ulteriori fenomeni erosivi o la creazione di nuove falde idriche sotterranee.
Esistono diverse tipologie di drenaggi superficiali, ad esempio:
1.
canaletta inerbita
2.
canalette in sassi
3.
canaletta in legname
4.
canaletta in legname e pietrame
5.
canaletta in elementi prefabbricati
B.1.1.1: Canaletta inerbita
Le canalette in terra inerite sono utilizzate allo scopo di allontanare le acque di
ruscellamento superficiali per evitare i fenomeni di erosione superficiale e di
scalzamento delle opere e di instabilità del terreno. Le canalette in terreno possono
essere non presidiate, realizzate cioè interamente in scavo. Esse hanno forma trapezia
e sezione minima pari a 0,16 m2.
Nel caso di canalette in terra a mezza costa o comunque non disposte secondo
la linea di massima pendenza del terreno viene realizzato sul lato di valle un rinforzo
con terreno costipato utilizzando il materiale proveniente dallo scavo, in modo tale da
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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raggiungere la quota del ciglio di monte. Laddove la pendenza e le caratteristiche del
terreno non garantiscano la funzionalità delle canalette si realizzano opere di presidio
in massi per il contenimento della sponda di valle della canaletta. In alcuni casi si ha
un completo rivestimento in massi della canaletta.
L’inerbimento dei fossi può avvenire tramite coltre protettiva in paglia, se non
sono da temere fenomeni erosivi. In questo caso andranno utilizzate reti metalliche e
sintetiche. L’inerbimento dei fossi è consigliato sulle piste da sci, nelle infrastrutture
viarie e sui versanti in erosione.
Campo di applicazione
•
Per la sistemazione di pendii, piste da sci, rilevati stradali caratterizzati dalla
presenza di acque di ruscellamento superficiale
Vantaggi
•
Buon inserimento dal punto di vista paesaggistico
Svantaggi
•
Non adatti dove si tema la presenza quasi permanente di acque di ruscellamento
perché sarebbero soggetti a erosione.
Canaletta di drenaggio inerbita
inerbimento
canaletta in terra
materiale di scavo
opportunemente compattato
inerbimento
canaletta in terra
materiale di scavo
opportunemente compattato
inerbimento
canaletta in terra
pietrame
pietrame
B.1.1.2: Canaletta in sassi
Per la realizzazione di questo tipo di opera di drenaggio è necessario preparare
un fossato di sezione trapezia, di larghezza alla base pari a circa 30-50 cm e in
sommità pari a 50-70 cm. L’altezza dell’opera è di circa 50-70 cm. Sotto il fossato così
scavato si posiziona un tubo drenante, in seguito il fondo del fosso viene rivestito in
pietra a formare una superficie regolare.
Tra i sassi che rivestono il fondo possono svilupparsi delle specie vegetali
erbacee, che tendono a mascherare la canaletta in pietrame.
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Campo di applicazione
•
Per il drenaggio delle acque di scorrimento superficiale su pendii e rilevati
arginali.
Vantaggi
•
Opera elastica, che ben si adatta ai cedimenti del terreno
•
Opera in grado di resistere all’erosione causata dal passaggio dell’acqua.
•
Impatto positivo sull’ambiente e sul paesaggio per l’utilizzo di materiali naturali e
per la possibile presenza di piante erbacee tra i massi.
Svantaggi
•
Necessità di materiale lapideo, accessibilità del cantiere per il trasporto del
materiale
Canaletta di drenaggio in sassi
sassi
t ubo drenante
B.1.1.3: Canaletta in legname
Le canalette in legname vengono costruite per la raccolta e l’allontanamento
delle acque di ruscellamento superficiale per proteggere la scarpata dalle erosioni fino
al completo sviluppo della vegetazione.
Le canalette possono costruite con tavolate dello spessore di circa 3-4 cm,
assemblate a forma di “U” e di “V” e fissate al terreno con picchetti di legno e ferro.
Anche per la costruzione dei pozzetti si impiegano tavoloni di larice forando
con una motosega la parete a monte, che funge da filtro. Il pozzetto viene quindi
interrato inserendo nella parte di valle il tubo di scarico e coprendo la struttura con un
chiusino. La possibilità di costruzione in magazzino e la facilità di trasporto rende
l’applicazione di tali strutture particolarmente agevole ed economica.
È possibile realizzare delle canalette di drenaggio anche ricorrendo a del
tondame di legno resistente agli agenti atmosferici, per formare delle canalette a
sezione triangolare. Sotto il tondame di legno viene posizionato un tubo di drenaggio
delle acque che dalla canaletta passano al terreno sottostante. I tronchi di legno sono
fissati lateralmente con pali in legno.
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Campo di applicazione
•
Per la sistemazione di pendii
ruscellamento superficiale
caratterizzati
dalla
presenza
di
acque
di
Vantaggi
•
Possibilità di costruzione e preparazione dei pezzi prima della messa in opera,
facilità di trasporto, metodologia agevole ed economica
•
Impatto visivo positivo per l’utilizzo di materiale naturale
Svantaggi
•
Scarsa durabilità dell’opera.
Canaletta di drenaggio in legname
SEZIONE
PIANTA
tondame
tondame
pali in legno
pali in legno
tubo di drenaggio
tubo di drenaggio
B.1.1.4: Canaletta in legname e pietrame
Per la realizzazione delle canalette in legname e pietrame viene scavato un
fossato di forma trapezia. Il fondo del fosso viene rivestito con pietrame alternato ad
elementi trasversali di legno.; mentre le pareti oblique della canaletta sono realizzate
con tondame di larice o di castagno di diametro di circa 20-25 cm. Il tondame viene
disposto in senso longitudinale e fissato con pali di legno.
I costi dell’intervento sono molto convenienti se rapportati alle tradizionali
opere rigide. Inoltre dal punto di vista estetico l’impiego di questa metodologia
permette un migliore inserimento dal punto di vista paesaggistico.
Campo di applicazione
•
Per la sistemazione di pendii
ruscellamento superficiale
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caratterizzati
dalla
presenza
di
acque
di
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Vantaggi
•
Prezzi vantaggiosi rispetto alle tradizionali opere rigide
•
Buon inserimento dal punto di vista paesaggistico
Svantaggi
•
Scarsa durabilità delle parti in legname
Canaletta di drenaggio in legname e pietrame
SEZIONE
PIANTA
tondame
pali in legno
tondame
sassi
tubo di drenaggio
pali in legno
tubo di drenaggio
B.1.1.5: Canaletta in elementi prefabbricati
Sono opere utilizzate nei tratti di terreno non completamente stabilizzati in cui
l’allontanamento dell’acqua richiede un tipo di costruzione elastica. Allo scopo si
possono utilizzare elementi prefabbricati in calcestruzzo o poliestere, posti in opera a
mo’ di tegola e ancorati al terreno con tondini di ferro o simili. Le canalette in elementi
prefabbricati conservano la loro funzione anche nel caso di forti abbassamenti del
terreno e possono essere eventualmente disposte altrove o spostate, quando questo
risulti necessario.
Sul mercato esistono diversi tipi di elementi prefabbricati che rispondono alle
necessità richieste.
Campo di applicazione
•
Per la sistemazione di pendii non completamente stabilizzati, caratterizzati da
movimenti e cedimenti del terreno
Vantaggi
•
Opera elastica, che ben si adatta ai cedimenti del terreno
•
Facilità di trasporto e costruzione.
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Svantaggi
•
Utilizzo di materiale artificiale
B.1.2: Drenaggi profondi
I drenaggi profondi vengono realizzati allo scopo di intercettare le acque di
infiltrazione all’interno del pendio. Esistono diverse tipologie di drenaggi di tipo
profondo; nel seguito vengono analizzati:
1.
trincea drenante con fascinate vive e morte
2.
trincea drenante con fascinate e tubo forato
3.
trincea drenate
4.
trincea drenante con struttura sintetica
5.
dreni suborizzontali
B.1.2.1 :Trincea drenante con fascinate vive o morte
È un metodo utilizzato per il drenaggio di frane di materiale incoerente di
matrice limoso-argilloso, nei casi in cui l’acqua di infiltrazione da prosciugare non sia
troppo profonda. Esso consiste nell’esecuzione di uno scavo di un fosso (profondità
80-100 cm) riempito con ramaglie fissate al terreno con picchetti. Se si desidera
un’azione di drenaggio permanente si devono utilizzare fascine di ramaglia viva di
salice, le quali, radicando, formano una linea di drenaggio vegetata e persistente,
grazie all’effetto di intercettamento e pompaggio dell’acqua.
Le fascine vanno disposte con la parte più grossa verso monte; possono venire
disposte lungo la linea di massima pendenza oppure inclinate per captare emergenze
idriche diffuse sulla frana.
Le fascine vanno disposte in modo tale da occupare interamente il profilo dei
fossi ricavati nel pendio. A seconda delle esigenze si possono collocare in un fosso
anche più fascine. Per le fascine poste sul fondo viene utilizzata della ramaglia morta
di specie legnose che non hanno capacità di propagazione vegetativa, questa ramaglia
deve però essere fresca e non disseccata. Se le acque da convogliare si trovano ad
una profondità maggiore di 30-40 cm si può riempire la parte più bassa dello stesso
con del ciottolate su cui poi verranno posizionate le fascine. Dopo la messa a dimora si
coprono le fascine con terra in modo tale che tutti i rami siano coperti e possano
emettere getti e radici. Le fascine vengono fissate con dei picchetti di salici vivi della
lunghezza di circa 60 cm e del diametro minimo di 5 cm, conficcati nel terreno ad
intervalli di 80 cm, obliquamente attraverso le fascine. L’intervento può essere
realizzato solamente durante il periodo del riposo vegetativo. I drenaggi con fascine
svolgono la loro azione drenante subito dopo la posa in opera a causa dell’azione di
convogliamento esercitata dai rami. Dopo l’attecchimneto delle piante subentra
un’attiva sottrazione idrica mediante traspirazione delle piante. L’intervento ha il
vantaggio della semplicità e rapidità di costruzione ed è caratterizzato da costi bassi.
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Campo di applicazione
•
È un metodo utilizzato per il drenaggio di frane di materiale incoerente di matrice
limoso-argilloso, nei casi in cui l’acqua di infiltrazione da prosciugare non sia
troppo profonda
Vantaggi
•
L’utilizzo di materiale vivente permette di ottenere un drenaggio persistente,
grazie all’effetto di intercettamento e pompaggio dell’acqua da parte delle piante
•
Intervento semplice e di rapida realizzazione, caratterizzato da bassi costi.
Svantaggi
•
L’intervento può essere realizzato solamente durante il periodo del riposo
vegetativo
Figura 2: Inizialmente l’effetto drenante
dovuto alla sola presenza della ramaglia.
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
è
Figura 3: Fascinata dopo alcuni anni: subentra
la sottrazione idrica tramite traspirazione
piante.
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Trincea drenante con fascinate vive o morte
fascine vive realizzate con
ramaglia(diametro 3-10 cm circa)
fascine vive realizzate con
ramaglia(diametro 3-10 cm circa)
picchetti in legno
(1 ogni 80 cm circa)
picchetti in legno
(1 ogni 80 cm circa)
fascine di ramaglia morta o di
specie senza capacità vegetativa
B.1.2.2: Trincea drenante con fascine e tubo forato
Si tratta di una tecnica adottata nel caso di numerosi affioramenti d’acqua
senza portate considerevoli. Solitamente l’acqua viene captata in vari punti di
affioramento, convogliata e allontanata tramite una condotta sotterranea posta a
seguire la linea di massima inclinazione del pendio. Questo metodo viene adottato per
il drenaggio degli impluvi, permettendo la loro stabilizzazione e rivegetazione.
Le fasi secondo cui viene realizzata la trincea drenante con fascine e tubo
forato si possono riassumere nel modo seguente:
•
creazione di un bacino di accumulo a valle di un affioramento mediante uno
sbarramento di sacchi di juta riempiti di sabbia.
•
Tra i sacchi si inserisce un pozzetto in calcestruzzo nel quale innestare i tubi
forati per il drenaggio (in entrata e in uscita)
•
A monte del pozzetto si realizza un drenaggio con fascinate disposte in modo da
indirizzare l’acqua verso il pozzetto. Si aggiungono anche 1 o 2 tubi forati in PVC
sotto le fascine
•
Si copre con materiale drenante sorretto da palificate in legname
•
A completamento dell’opera di drenaggio è possibile infiggere delle talee a
ricoprimento della trincea drenante e procedere alla semina
Campo di applicazione
•
Si tratta di una tecnica adottata per il drenaggio di pendii caratterizzati da
numerosi affioramenti d’acqua senza portate considerevoli.
Vantaggi
•
Questa tecnica permette di ottenere un drenaggio persistente, grazie all’effetto di
intercettamento e pompaggio dell’acqua da parte delle piante combinato alla
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
•
presenza del tubo forato per l’intercettazione e l’allontanamento delle acque più
profonde.
L’intervento permette l’allontanamento dell’acqua di infiltrazione del pendio
dando luogo inoltre a ad un rinverdimento dello stesso; infatti grazie alla
presenza dell’acqua si assiste ad una crescita rapida e rigogliosa del materiale
vivente.
Svantaggi
•
L’intervento può essere realizzato solamente durante il periodo del riposo
vegetativo
Trincea drenante con fascine e tubo forato
talee di salice
pozzetto
semina specie erbacee
fascine
sacchi in juta pieni di sabbia
tubo forato in PVC
B.1.2.3: Trincea drenante
Questo tipo di drenaggio viene realizzato in tutti i casi in cui sia necessario
consolidare, con semplice drenaggio, un pendio instabile o ad instabilità diffusa fino ad
una profondità limitata a 5,0 m dal piano campagna. Le trincee drenanti sono
costituite da un corpo drenante in ghiaia. Esso viene direttamente appoggiato al
terreno costituente il pendio nel caso in cui esso risulti caratterizzato da bassa
permeabilità (argilla), nel caso contrario è necessario impermeabilizzare il fondo della
trincea con una guaina.
I corpi drenanti sono costituiti da inerti lavati, rappresentati da ghiaia fine, di
granulometria compresa tra i 0,6 ed i 6 cm. Sul fondo della trincea immediatamente
sopra la guaina impermeabilizzante, è posto un tubo finestrato (φ 10 o φ 20 cm in PVC
o polietilene) per la raccolta e l’allontanamento delle acque intercettate. Al termine del
dreno si realizza un setto impermeabile attraversato da un tubo non finestrato che
conduce le acque allo scarico preferibilmente in fossi o impluvi naturali.
Il fondo scavo, di norma largo non meno di 1 m, può essere realizzato con
un’unica livelletta nel caso di pendii poco acclivi (pendenza 10° ÷ 15°). Se il
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
drenaggio viene realizzato su pendii più acclivi, oppure la lunghezza dell’opera è
notevole, è opportuno invece prevedere una gradonatura del fondo scavo. Di norma
occorre porre in opera all’inizio del dreno un tubo verticale che sia collegato mediante
un raccordo a 90° al tubo finestrato di fondo scavo, protetto in superficie da un
pozzetto in calcestruzzo prefabbricato. Questo tubo permette di collaudare l’opera e di
verificarne l’efficienza nel tempo.
È necessario inoltre porre in opera a fine dreno un tubo di controllo a T,
protetto in superficie da un pozzetto in calcestruzzo prefabbricato per il controllo del
passaggio di acque nel tubo di scarico.
Campo di applicazione
•
Questo tipo di drenaggio viene realizzato in tutti i casi in cui sia necessario
consolidare, con semplice drenaggio, un pendio instabile o ad instabilità diffusa
fino ad una profondità limitata a 5,0 m dal piano campagna.
Vantaggi
•
L’opera permette di intercettare le acque di infiltrazione poste in profondità nel
pendio (fino a 5 m) e il loro allontanamento.
Svantaggi
•
La trincea drenante costituita dal solo corpo drenante in materiale sciolto non
può essere utilizzata nei casi in cui sia presente una consistente percentuale di
materiale fine all’interno del terreno perché essa potrebbe essere trasportata
dall’acqua e occludere gli spazi tra gli elementi del corpo drenante intasandolo.
Trincea drenante
SEZIONE LONGITUDINALE
pozzetto prefabbricato
SEZIONE TRASVERSALE
reinterro
reinterro
max 60
÷80 m
pozzetto prefabbricato
corpo drenante in ghiaia
setto impermeabile in
argilla e bentonite compattate
guaina
impermebilizzante
allo scarico
tubo finestrato
corpo drenante in ghiaia
guaina
impermebilizzante
tubo finestrato
B.1.2.4 Trincea drenante con struttura sintetica
Questa opera di drenaggio profondo è sostanzialmente analoga alla trincea
drenante semplice; differisce solamente per l’utilizzo di un telo di materiale sintetico
che avvolge il materiale drenante. Essa permette di intercettare le acque di
infiltrazione in pendii instabili.
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Per la realizzazione viene scavata una trincea di 1-2 metri di profondità, e sul
lato di monte viene adagiato (a mano e in maniera accurata) un geotessile sintetico
formato da uno strato di nylon ad alto contenuto alveolare e due tessuti non tessuti in
poliesterecon funzione di filtro.
La scelta del tessuto non-tessuto è un elemento critico per la durata, nel
tempo, del sistema drenante; in particolare il diametro di filtrazione, deve essere pari
od inferiore al d85 dei terreni da drenare. Infatti se esso presenta diametro tra le
maglie eccessivo si assiste rapidamente all’intasamento del corpo drenante in ghiaia
con materiale fine. Al contrario un diametro di filtrazione troppo ridotto porta alla
formazione, tra il tessuto non-tessuto e la ghiaia di riempimento della trincea di un
pannello di fango che impermeabilizza il corpo drenante annullandone la funzione.
Quindi il tessuto non-tessuto ottimale è quello che permette il passaggio alla sola
frazione finissima, che viene facilmente asportata dalle acque percolanti nel dreno
stesso. Alle spalle del tessuto non-tessuto si forma in questo caso uno strato e di
terreno (prefiltro naturale) che, impoverito di fini, aumenterà la propria permeabilità e
quindi l’efficacia, nel tempo, del sistema drenante.
Sul fondo della trincea si posizione (ancora a mano) un tubo microforato, ed
infine lo scavo viene riempito con il materiale reperito in loco. Non è quindi
necessario, come accade per altri metodi, utilizzare materiale proveniente da zone
diverse da quella dell’intervento.
Il metodo si presta ad essere abbinato a sistemi naturalistici per la
sistemazione del pendio.
Campo di applicazione
•
Questo tipo di drenaggio viene realizzato in tutti i casi in cui sia necessario
consolidare, con semplice drenaggio, un pendio instabile o ad instabilità diffusa
fino ad una profondità limitata a 5,0 m dal piano campagna.
Vantaggi
•
L’opera permette di intercettare le acque di infiltrazione poste in profondità nel
pendio (fino a 5 m) e il loro allontanamento.
Svantaggi
•
L’opera è molto sensibile alla scelta del tessuto non tessuto: una scelta non
ottimale di questo componente può compromettere la funzionalità dell’opera.
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Trincea drenante con struttura sintetica
riempimento con materiale
proveniente dagli scavi
geotessile
sintetico
tubo microforato
B.1.2.5: Dreni suborizzontali
Questo sistema di drenaggio delle acque di infiltrazione viene utilizzato in
particolari condizioni geomorfologiche e nelle situazioni in cui si rende necessario
captare acque profonde nel pendio. In questo modo si evita la realizzazione di trincee
profonde. I dreni suborizzontali vengono spesso realizzati a tergo di opere di sostegno
per diminuire le spinte agenti sulle stesse.
Le modalità costruttive di questo tipo di drenaggio sono:
•
Esecuzione delle perforazioni (diametro di perforazione è di 100 ÷ 120 mm) a
mezzo sonda rotativa per la formazione dell’alloggiamento delle aste drenanti,
•
i fori di perforazione vengono intubati, con tubazione metallica, mediante
avanzamento a seguire durante la perforazione stessa;
•
ultimata la perforazione vengono inserite nei fori le aste drenanti (costituite da
tubi in PVC microfessurati e uniti con giunti filettati);
•
ad inserimento avvenuto si procede allo sfilamento e recupero della tubazione
metallica di rivestimento;
•
le testate delle aste drenanti, che non devono essere microfessurate nei primi
metri nella zona di uscita del dreno, vengono collegate tra di loro e connesse ad
un sistema di smaltimento delle acque raccolte (canalette in terra o rivestite,
canali presidiati, impluvi naturali).
Nel caso di litologie a grana fine è consigliabile prevedere, intorno al tubo
finestrato, una calza in con tessuto con funzione di filtro.
Campo di applicazione
•
Per la captazione di acque di infiltrazione profonde nel pendio.
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Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche
Vantaggi
•
Vengono captate le acque di infiltrazione profonda nel pendio senza ricorrere a
trincee di drenaggio molto profonde.
•
Permettono la riduzione delle pressioni a tergo di eventuali opere di sostegno.
Svantaggi
•
Difficoltà realizzative, non realizzabile in cantieri difficilmente accessibili.
Dreni suborizzontali
eventuali rinverdimenti
dreno sub-orizzontale diametro > 2''
(>60 mm) scanalato, numero di fessure
per diametro uguale o superiore a 3;
larghezza fessure =0.25-0.5 mm
eventuale opera
di sostegno
tessuto
non tessuto
canaletta di raccolta
delle acque
tratto
finestrato
tratto non
finestrato
Allegato al cap. V.3.5: Quaderno delle opere tipo
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