Scarica l`Articolo - karposmagazine.net
Transcript
Scarica l`Articolo - karposmagazine.net
stili di vita Lamberto Cantoni L’evoluzione e il successo dell’abbigliamento in qualche modo collegato alle attività lavorative e ricreative en plein air, negli ultimi anni ha lasciato al palo di partenza il look formale dell’elegantone. Anche se il dandy e la trasgressiva eleganza metropolitana rimangono i più fotografati e gossipati, il mercato sta premiando i look nati dall’evoluzione degli abiti creati per la vita campagnola e sportiva. Solo una conseguenza della stagnante crisi economica o un mutamento di lunga durata legato ad un diverso concetto di eleganza? Replay 2012, collezione primavera - estate d RURAL STYLE UN PO’ GENTLEMEN CAMPAGNOLI E UN PO’ PIONIERI Da quando possiamo ragionevolmente parlare di moda come dispositivo regolatore del mutamento del gusto tra pubblici eterogenei e in competizione estetica tra loro, ad uno stile metropolitano fortemente ancorato alle tendenze del momento viene contrapposto uno stile rurale caratterizzato da mutamenti molto meno accentuati. Nella percezione della gente il primo aveva la freccia del tempo orientata al futuro mentre il secondo la rivolgeva preferibilmente verso il passato. Insomma il rural style visto dall’elegantone/a metropolitano/a era irrimediabilmente compromesso con un’assiologia campagnola. Per contro, i fautori dell’abito da campagna consideravano inutili bizzarie le spettacolari mutazioni dei look metropolitani. La contrapposizione tra le due forme di moda non poteva che riverberarsi in ogni dimensione delle apparenze. I colori preferiti del rural style erano ovviamente quelli dei paesaggi naturali: marrone, beige, blu, verde… Gli abiti di tendenza delle città, avevano preferibilmente i colori aggressivi dei paesaggi urbani: varie tonalità di grigio, il nero “cattivo” soprattutto, accompagnati da accostamenti innaturali. I tessuti degli abiti del gentleman di campagna erano di solito morbidi e soffici come il tweed e il velluto a coste. L’eleganza cittadina invece obbligava l’uomo a scegliere tessuti duri e lucidi che tenessero la piega, mentre la donna indulgeva in tessuti sensuali e raffinati. Le forme del rural style più radicate nell’immaginario della moda per un lungo periodo discendevano dalla tradizionale eleganza campagnola inglese e scozzese. Dopo la metà del novecento anche in Europa cominciò a diffondersi lo stile dei pionieri americani con tanto di jeans e stivali da cow boy. In quest’ultimo caso oggi si parla comunemente di country style. In generale oggi il rural style cita quasi sempre qualche tratto del folklore della vasta semantica dell’abito da lavoro di tutto il mondo (work dress style). Contaminazioni con lo sportwear Verso la metà degli anni trenta cominciò ad imporsi negli Stati Uniti lo sportswear. A partire da quegli anni, la mitizzazione dell’eroe sportivo, la diffusione popolare delle attività sportive e la loro spettacolarizzazione televisiva, produsse per l’abbigliamento e le calzature per lo sport un accumulo di valore simbolico di gran lunga superiore al loro valore d’uso: la Fred Perry o la Lacoste, solo per fare un esempio, nate come magliette per giocare a tennis, divennero negli anni settanta oggetti d’abbigliamento da indossare in tante altre occasioni. In breve, la loro significazione cambiò e prese la strada dello stile di vita. Se in origine il tempo da dedicare allo sport era un lusso così come era un privilegio aristocratico avere un guardaroba ad hoc per questo genere di attività, gli appelli ad una vita sana dell’ordine medico e il radicamento dello sport a livello di educazione di massa, trasformarono l’abbigliamento sportivo in una sezione del guardaroba presente in tutti gli strati sociali. Era nella logica della situazione che il rural style e il country style, nei modi a volte bizzarri imposti dalla logica fuzzy della moda, finissero col familiarizzare più con l’abbigliamento sportivo che con i glissement dell’abito formale, glamour, di tendenza. Rispetto al country e al rural style, la moda sportiva portò nel settore dell’abbigliamento della gente, innovazioni sostanziali sia a livello di design e sia soprattutto a livello dei materiali. Grazie alle contaminazioni con lo sportswear il country/rural style prese le distanze dal rischio di divenire folklore demodè o fenomeno di costume (e non di moda). Il casual Posizionato tra il rural/country style e lo sportswear, a partire dagli anni sessanta, si diffuse tra i giovani il concetto di moda casual che all’inizio stava a significare› 13 s t i l i d i v i ta L a m b e rto ca n to n i a A partire dagli anni novanta sotto la spinta di creativi come Helmut Lang, Prada, Giorgio Armani (dell’Emporio Armani) lo sportswear e il country style hanno conquistato gli spazi simbolici primari della moda. Diesel, collezione primavera - estate 2012 il mixaggio di capi diversi tra loro (in contrapposizione al proverbiale “completo”, che per l’uomo fino alla fine degli anni sessanta aveva ancora il valore di vera e propria divisa da lavoro). La moda casual suggeriva al consumatore atteggiamenti proattivi nei riguardi della composizione delle frasi moda. Questa libertà espressiva aumentava le probabilità di contaminazioni tra capi di abbigliamento dalla semantica di base differenziata. Gli abiti da pastorella verginale di Laura Ashley verso la fine degli anni sessanta e la fusione tra stile rurale/country ed eleganza chic di Ralph Lauren negli anni settanta sono un esempio di quanto l’abbigliamento avesse imparato a fingere di significare ciò che non poteva più essere in modo autentico. Gli incroci tra diversi stili divennero la norma rispetto le codifiche lineari dall’alto. Quando il casual divenne una vera e propria tendenza, tra i trendsetter metropolitani si diffuse il concetto di street style: la giacca a vento di piumino, le scarpe da vela o da jogging si diffusero in modo trasversale come il blue jeans e tutti i derivati in denim negli anni ottanta (giubbotti, giacche, gonne). A partire dagli anni novanta sotto la spinta di creativi come Helmut Lang, Prada, Giorgio Armani (dell’Emporio Armani) e di marche come Diesel, Replay e Marlboro Classics, il dress work, lo sportswear e il country style conquistarono gli spazi simbolici sempre più significativi. Nelle sfilate strategiche per la diffusione dei nuovi look dei grandi marchi della moda, la presenza di capi platealmente ispirati agli stili sopraccitati, elaborati con raffinatezza nei volumi e nelle forme, conquista via via sempre più spazio. C’è da dire che il mercato suggellerà con la ferrea logica dei numeri che contano le scelte espressive delle grandi marche. Per ogni abito formale acquistato oggi si contano numerosi look di ascendenza rural/country o sportwear venduti ad un consumatore sempre più trasversale nelle sue scelte. I numeri dicono che l’abbigliamento informale negli ultimi drammatici anni fortemente segnati dalla crisi, è sempre stato in crescita rispetto un formalwear sempre più in affanno (per il primo il 2011 si chiuderà con un incremento dei fatturati a due cifre: + 12,8% › 14 s t i l i d i v i ta L a m b e rto ca n to n i Replay, collezione primavera - estate 2012 i Il rural/country style ha cambiato pelle e attraverso mutazioni continue, ibridandosi con lo sport, con la divisa dei boscaioli, con i look da esploratore o da montanaro supertecnologico è divenuto uno dei motori del cambiamento programmato dalle mode. nei primi sei mesi, destinati secondo gli esperti ad un incremento per via del maggiore valore in percentuale degli acquisti autunnali e invernali). In queste pagine, alcune immagini di backstage della campagna pubblicitaria S/S 2012 di MCS Marlboro Classics (Concept by Kitchen Stories, foto by Pierluca De Carlo e Ben Wolfinshon) Il farmer come tendenza Il ridimensionamento del formal dress rappresenta lo scoppio della bolla dell’eleganza vistosa dovuta alla crisi o una nuova dimensione della bellezza? Nell’ultima decade anche grazie alla fusione con l’abito sportivo, gli idioletti di stile che abbiamo visto discendere dalle forme rural/country/ sportwear hanno guadagnato molte posizioni nella classifica dei look modaioli metropolitani. L’Husky, in origine un indumento molto amato da chi andava a cavallo, oggi viene normalmente utilizzato in ogni occasione della vita quotidiana. Se attualmente il loden (cappotto sportivo) non va più di moda, al suo posto troviamo il Barbour, tipica giacca incerata da caccia e da pesca, oggetto negli anni novanta di una vera e propria mania, oggi riproposta in svariate forme e tessuti. I calzoni a quadri di tradizionale motivo scozzese, un tempo rigorosamente usate sui campi da golf, possono essere portati da chiunque e a tutte le ore. I gilet trapuntati o quelli da pesca con tantissime tasche vengono normalmente accostati a giacche per niente sportive. Belfast ha trapiantato il look da motociclista nella vita di tutti i giorni. Per non parlare dei jeans vissuti, degli stivali e stivaletti, giacconi di pelle, polo, t-shirt etc. Pensate all’incredibile successo della traduzione del work dress operata dalla Diesel, con contaminazioni country, rock, street style, divenuta oggi il marchio di maggiore visibilità tra uomini di età compresa tra i 25 e i 45 anni! Insomma uno dei caratteri tipici della post modernità, la fusione degli stili e dei look come conseguenza della perdita di autorevolezza delle procedure tradizionali, ha sbriciolato l’antica polarizzazione asimmetrica tra abiti formali (abiti di solito cittadini, considerati eleganti) e abiti campagnoli (dal valore essenzialmente pratico). I primi hanno perso il privilegio esclusivo di rappresentare il soggetto della moda, i secondi, dopo la rivoluzione portata dal successo del look sportivo, si sono trovati in una posizione privilegiata per interpretare il concetto di bellezza pratica, dinamica e portabile in ogni occasione, vincente tra la classe di persone che amano la vita en plein air, in qualche modo legata ad una immagine della natura totalmente ridisegnata dalla cultura popolare. L’abbigliamento rigorosamente formale, un tempo attribuito all’elegantone e l’abbigliamento genuinamente folk che in qualche modo gli si contrapponeva, interpretati come se fossero un vangelo estetico non interessano più a nessuno. › 17 s t i l i d i v i ta L a m b e rto ca n to n i Bill Gates in una conferenza a sostegno delle sue politiche umanitarie Replay, collezione primavera - estate 2012 Il rural/country style dunque ha cambiato pelle e attraverso mutazioni continue, ibridandosi di volta in volta con lo sport, con la divisa dei boscaioli (pensate al successo travolgente del grunge all’epoca dei Nirvana), con i look da esploratore o da montanaro evoluto e supertecnologico…è divenuto uno dei motori fondamentali del cambiamento programmato dalle mode. E’ chiaro quindi che oggi per stile rural/country dobbiamo intendere qualcosa di profondamente diverso dalle immagini della storia del costume. Queste categorie rese liquide dalla post modernità alludono a citazioni e imitazioni di forme dell’abito appartenenti a pratiche e a mondi spesso distanti dalla nostra realtà quotidiana, mondi che eccitano la fantasia, incapsulati in formule d’abbigliamento che privilegiano l’informalità, la trasversalità degli elementi del guardaroba, la praticità. Il tutto incorniciato da idee sull’eleganza ad assetto variabile. Eppure, se ci pensate bene, la semantica di base non è poi cambiata tantissimo rispetto all’opposizione tra abito metropolitano e abito campagnolo dalla quale sono partito. In definitiva si tratta sempre di contrapporre forme che alludono ad un ritorno alla naturalezza ad altre che fanno pensare ad un eccesso di artificiosità narcisistica. Anche se i contorni di entrambi questi orientamenti dell’apparire diventano di giorno in giorno sempre più sfumati, la loro capacitazione a raccontare storie eccitanti per la fantasia non si è affatto dissipata. Ecco allora il rural/country style, in una nicchia ecologica e semiologica dominata da estenuanti appelli alla sostenibilità, divenire un abbigliamento etico e di tendenza. Non è certo per caso se Lindewij Edelkoort, da molti definita la trendsetter più famosa al mondo, recentemente ha stupito tutti sostenendo che saranno gli agricoltori gli attori più importanti del prossimo scenario mondiale: “Quella che ho scherzosamente chiamato la lobby dei farmers diverrà potentissima. Saranno loro a decidere cosa mangiare e cosa invece no, avranno nelle loro mani la nostra salute… Il cibo e i prodotti naturali saranno l’orto del futuro. Perché cibo è confort, amicizia, creatività, felicità. E’ la nostra benzina” (cit. tratta da un bel articolo di Aldo Gianfrate in Progress on line). Non so dirvi da dove vengano le certezze di Lindewij Edelkoort, ma trovo significativo che si rafforzino enormemente quando personaggi del calibro di Bill Gates mondializzano dichiarazioni come “Dobbiamo investire sull’agricoltura, solo così battiamo povertà e malattie” (intervista a la Repubblica del 24 febbraio 2012). Ovviamente, Ca va sans dire, nel linguaggio di chi studia le tendenze le affermazioni della Edelkoort e di Bill Gates significano che tutta l’agricoltura sarà sempre più cool, compresi gli abbigliamenti e i look in un modo o ◆ nell’altro verranno ad essa attribuiti. 19 Tre aziende modello Le immagini che illustrano l’articolo presentano look di 3 dei maggiori protagonisti dell’ampio segmento di mercato presupposto dalle categorie rural/cauntry/casual style. Replay è una azienda italiana fondata nel 1978, famosa in tutto il mondo sia per i suoi prodotti basic e sia per i suoi jeans e camicie della collezione di punta, molto più studiata, che strizza l’occhio al pubblico fashion. Marlboro Classics è una marca d’abbigliamento casual fondata nel 1984 che in ogni collezione cita il country western di volta in volta contaminato da altre tipologie di guardaroba: sporwear, divise militari, dress work da carpentieri, operai agresti, pompieri… Diesel è il celeberrimo marchio creato da Renzo Rosso nel 1978, divenuto oggi la marca di abbigliamento casual a più alta riconoscibilità tra il pubblico maschile. L’interpretazione del dress work di Diesel ha la forza seduttiva e la creatività paragonabile a quella delle marche più di tendenza. s t i l i d i v i ta L a m b e rto ca n to n i