Pizzoni - Turismo Milano

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Pizzoni - Turismo Milano
Giovedì 24 aprile la cerimonia all’Unicredit in Cordusio
Pizzoni “patriota e banchiere”
Milano lo ricorda con una targa
Giovedì 24 aprile a mezzogiorno, a cura del Comune di Milano e con la
partecipazione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, sarà scoperta
sulla facciata della sede dell'Unicredit in piazza Cordusio una targa a ricordo
del "patriota e banchiere" Alfredo Pizzoni, Presidente del Comitato di
Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) dal settembre 1943 all’aprile 1945 e
Presidente del Credito Italiano dal 1945 sino al 1958, anno della sua morte.
Alfredo Pizzoni, grazie alle sue competenze in ambito bancario, ha avuto ruolo
chiave nella Resistenza, creando ingegnose soluzioni finanziarie e stringendo
accordi con gli Alleati per garantire al Corpo Volontari della Libertà
l’indispensabile sostentamento economico. In clandestinità dal settembre 1943,
Pizzoni ha trattato ai massimi livelli con gli Alleati durante i suoi viaggi in
Svizzera e al Sud Italia e con i dirigenti di banche amiche, in particolare
Credito Italiano e Banca Commerciale Italiana, per un costante rifornimento di
denaro a partigiani, famiglie dei caduti e prigionieri alleati fuggiti dai campi di
concentramento. Ha manovrato con intelligenza oltre un miliardo e mezzo di
lire di allora, oggi paragonabili a più di 80 milioni di euro, senza che “nessuno
mai ne approfittasse”.
Il ruolo di Alfredo Pizzoni nella Resistenza
Nei giorni convulsi che seguirono l’8 settembre 1943, un gruppo di patrioti
riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) di Milano, poi diventato
Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (C.L.N.A.I.), elesse come
Presidente un uomo di banca non legato ad alcun partito che si era messo in
luce per la decisione con cui aveva tentato di organizzare una Guardia
Nazionale che prendesse le armi contro i tedeschi. Alfredo Pizzoni, con il nome
di battaglia di Pietro Longhi, dirigerà il Comitato per tutto il periodo della lotta
clandestina, dal settembre 1943 fino al 27 aprile 1945. Potendo sfruttare la
sua pluriennale esperienza bancaria, Pizzoni divenne in pratica anche il
“ministro delle finanze” del movimento insurrezionale. Per inquadrare questo
importante aspetto della lotta partigiana, basta rifarsi alle ricostruzioni di
Renzo De Felice che riporta, nell’ultimo volume della sua opera sul ventennio, il
costo di un partigiano combattente: inizialmente intorno alle 1.000 lire mensili
in rapido aumento tanto da triplicarsi nell’autunno 1944. Alle famiglie dei
caduti, dei carcerati e dei partigiani più poveri venivano erogati, secondo i casi
e le disponibilità, sussidi che potevano arrivare, per le famiglie dei caduti, fino
a 5.000 lire al mese, senza dimenticare il mantenimento in clandestinità dei
numerosi prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento. Nella sua
“Storia del servizio militare in Italia” Virgilio Ilari calcola, solamente per le
regioni settentrionali, il numero dei partigiani combattenti, che variò nel tempo
e secondo le circostanze della guerra, in circa 175 mila, di cui circa 25 mila
caduti.
Non a caso Pizzoni nelle sue memorie valuta in 1 miliardo e mezzo di lire le
somme che il CLNAI riuscì a procurarsi durante tutto il periodo della Resistenza
- settembre 1943/fine maggio 1945 – per distribuirle al Comando generale dei
Volontari della Libertà e ai CLN regionali che le assegnavano alle varie unità
partigiane, senza dimenticare le somme, molto inferiori, distribuite con criteri
paritetici ai cinque partiti che componevano la struttura per la gestione
corrente e il soccorso alle famiglie dei caduti.
All’inizio della lotta clandestina il movimento non aveva una lira e dovette
industriarsi per procurarsi i capitali necessari, dovendo fronteggiare
contemporaneamente due altri problemi: la conservazione e il trasporto ai
destinatari delle banconote, soprattutto in considerazione delle loro notevoli
dimensioni. All’inizio le rimesse principali di denaro pervennero dalla Svizzera
in biglietti di banca e Pizzoni dovette organizzare un gruppo di coraggiosi
corrieri (Guglielmo Mozzoni, Stefano Porta, Dino Bergamasco, Edoardo Visconti
di Modrone e in seguito Bepi Ravarello) che, appoggiandosi a contrabbandieri
fidati, facessero la spola portando documenti e denaro. I corrieri portavano 4-5
milioni di lire a viaggio, li recapitavano in genere a Como, nella chiesa di S.
Fedele, dove Pizzoni li ritirava smistandoli a Milano presso parenti e amici. I
trasferimenti erano comunque a rischio: una consegna da Torino fu
intercettata e i due corrieri furono deportati in Germania dove morirono.
Anche la rarefazione dei biglietti da 1.000 lire impose l’utilizzo di quelli da 500
lire raddoppiando i problemi. Gli assegni erano poco funzionali perché in molti
casi gli sportelli delle banche rifiutavano di cambiare a perfetti sconosciuti
somme importanti, sino a mezzo milione di lire. Gli assegni di piccola entità,
che pure furono utilizzati, creavano gli stessi problemi di trasporto delle
banconote. Pizzoni nel giugno 1944 prese quindi contatto con Luigi
D’Alessandro, Direttore Generale del Tesoro della Repubblica Sociale Italiana.
Concordò con lui la destinazione da parte della Banca d’Italia di una rimessa
supplementare di banconote di grosso taglio al Credito Italiano e alla Banca
Commerciale, da utilizzarsi apparentemente per le paghe degli operai
dell’industria e immediatamente passata alle casse della Resistenza.
Sul finanziamento del CLNAI sappiamo che nel periodo settembre
1943/gennaio 1944 industriali amici versarono circa 8 milioni di lire cui si
aggiunsero gli 11 milioni versati a Parri dagli Alleati. Il CLN di Torino trasferì a
Milano 50 dei circa 200 milioni che il generale Operti, intendente generale della
disciolta IV Armata, aveva consegnato per le esigenze della Resistenza.
Quando Pizzoni nel gennaio 1944 cominciò ad occuparsi dell’aspetto finanziario
c’erano in cassa unicamente i soldi in via di trasferimento da Torino.
La prima decisione fu di andare a cercare il denaro oltre confine, dove erano
presenti in quantità banconote italiane. Dalle intese di Pizzoni con gli esponenti
dei servizi segreti anglo-americani (John McCaffery e Allen Dulles), fu garantita
una rimessa di 10 milioni al mese. L’operazione non durò che qualche mese,
bloccata dalle autorità svizzere su pressione del governo tedesco allertato dai
servizi di spionaggio. Nella primavera 1944 Pizzoni ottenne da Mino Brughera e
Giovanni Stringher, Consiglieri Delegati del Credito Italiano, un primo prestito
di 25 milioni, in seguito portati a 35: tecnicamente la banca apriva un credito
in conto corrente per quell’ammontare alla Edison e alle Acciaierie Falck che
firmarono regolari ricevute per denaro che non avrebbero mai ritirato. Anche la
Banca Commerciale Italiana organizzò un’operazione analoga ma sorsero delle
difficoltà tecniche, in quanto le modalità del prestito scelte dalla banca erano
differenti, a cui pose rimedio Cesare Merzagora.
Nell’estate 1944, per fronteggiare l’emergenza finanziaria, Pizzoni avviò una
nuova operazione, ricalcando su più larga scala quanto già attuato dal CLN
ligure. Procuratosi banconote nuove da 50 e 100 lire, le fece timbrare a secco
con la sigla CLNAI e con un nuovo valore facciale di 5.000 e 10.000 lire. Le
banconote col nuovo valore nominale per un totale di 2.100.000 di lire furono
distribuite, sia pure con difficoltà, presso amici e simpatizzanti. Nel dopoguerra
la Banca d’Italia rimborsò questo prestito. Altri aiuti vennero dai servizi segreti
britannici per un controvalore di 50 milioni, messi a disposizione, tramite la
filiale di Ginevra di una banca inglese, della società Edison che versò
l’equivalente in Italia al CLNAI. Anche gli americani misero a disposizione 50
milioni di lire in franchi svizzeri che raggiunsero Milano in vari modi, tutti
clandestini.
Nonostante questi contributi, alla fine dell’autunno 1944 la situazione
finanziaria della Resistenza era allo stremo. Nel frattempo era maturato il
progetto che per la prima volta una delegazione ufficiale del CLNAI incontrasse
le più alte autorità alleate. La delegazione di cui facevano parte Pizzoni
(Longhi), Parri (Maurizio), Pajetta (Mare) e Sogno (Edi), passando dalla
Svizzera e dalla Francia meridionale ormai liberata, raggiunse Roma. Il 7
dicembre 1944 nella capitale il comandante supremo nel Mediterraneo,
generale Maitland Wilson, e la delegazione della Resistenza firmarono
l’importante accordo che comportò da parte degli Alleati il riconoscimento
formale del CLNAI come organo dirigente della lotta contro i tedeschi e i
fascisti e l’attribuzione di precisi poteri di governo fino alla Liberazione. I
componenti della delegazione firmarono tutti con i loro nomi di battaglia. L’8
dicembre a Caserta dal solo Pizzoni fu definita la convenzione finanziaria con la
quale gli Alleati si impegnavano a pagare al sig. Pietro Longhi a Roma la
somma di lire 160 milioni mensili per cinque mesi.
Il problema finanziario era finalmente risolto ma i fondi erano disponibili a
Roma e non al nord dove occorrevano. Pizzoni ricorse al cosiddetto
“giroconto”: da banche di Roma a banche di Milano. In teoria sarebbe bastata
una lettera firmata che autorizzava la banca a spostare fondi da una piazza
all’altra, ma se fosse stata intercettata dai nazi-fascisti questi avrebbero
decretato la rovina degli Istituti coinvolti e l’arresto dei loro dirigenti. Non
restava altra soluzione che lo stesso Pizzoni si facesse “lettera” e che fosse
creduto sulla parola. In effetti, quando si recò a gennaio a Milano da Brughera
e Stringher per il Credito Italiano e da Antonio Rossi per la Commerciale, i
fondi furono messi immediatamente a disposizione. Le banche dovettero
organizzare i versamenti di cospicue somme apparentemente regolari. Il
Credito raggiunse lo scopo mediante addebiti a filiali vicine al fronte, dove il
controllo delle autorità fasciste era più improbabile, trasferendo ad esempio a
Bologna, con tanto di scorta armata, pacchi sigillati che invece di banconote
contenevano libri. Infine uomini decisi e fidati, tra cui lo stesso Pizzoni,
consegnarono ai vari CLN regionali somme enormi di denaro contante.
Profilo biografico
di Alfredo Pizzoni
Alfredo Pizzoni, figlio unico di Paolo, ufficiale d’artiglieria, e di Emma Fanelli,
nasce a Cremona il 20 febbraio 1894. Educato in modo severo da due genitori
di qualità, a 16 anni prende la maturità classica e poi parte per l’Inghilterra
dove frequenta Oxford e la London School of Economics.
Ritornato in Italia nel 1914, è al fronte come sottotenente dei Bersaglieri ed è
decorato con una Medaglia d’argento al V.M. Nel 1916, fatto prigioniero
sull’altipiano d’Asiago, tenta un’avventurosa fuga con due altri ufficiali, dalla
Bassa Austria fino in Romania per raggiungere il fronte russo: dovranno alla
fine arrendersi per le avverse condizioni del tempo. Liberato in uno scambio di
prigionieri, termina la guerra in Palestina al seguito dell’esercito inglese.
Prende parte all’impresa di Fiume ma si ritira poco dopo deluso dall’esperienza.
Nel 1920 si laurea in giurisprudenza a Pavia ed entra al Credito Italiano dove
inizia una promettente carriera. Nel 1922 sposa Barbara Longa che gli darà
cinque figli.
La famiglia è da subito contraria al fascismo. Il padre generale si batte a duello
con un esponente politico fascista che lo ha insultato in pubblico; Alfredo è
attivo nelle manifestazioni di Italia Libera, un’associazione di ufficiali contraria
al regime, poi si avvicina al movimento Giustizia e Libertà. Nel 1930 è
licenziato dal Credito per antifascismo ma dopo qualche tempo è riassunto
nella sede periferica di Biella. Nel 1933, su insistenza della moglie preoccupata
per l’avvenire della famiglia, prende la tessera del partito fascista. Nel 1940,
per quanto certo della sconfitta dell’Italia, rinuncia all’esonero al servizio
militare che gli spetta come funzionario di banca e padre, allora, di quattro
figli. È certo che il regime, a seguito dell’inevitabile sconfitta, cadrà e che, per
evitare il crollo dello stato e la guerra civile, serviranno uomini decisi che
subentrino immediatamente nei posti di responsabilità: questi non possono
essere che degli ufficiali richiamati, abituati al comando e all’uso delle armi. Il
23 gennaio 1942 la motonave Victoria che trasportava in Libia il 36°
battaglione Bersaglieri al suo comando, è affondata da aerosiluranti inglesi con
gravi perdite di vite umane. Il maggiore Pizzoni passa oltre due ore in acqua
nella notte prima di essere salvato e riceve la Medaglia di bronzo al V.M. per la
fermezza dimostrata nell’organizzare l’evacuazione in mare dei suoi uomini
privi di imbarcazioni o zattere di salvataggio.
Congedato dopo un’operazione d’ernia, riprende il lavoro presso la sede
centrale del Credito a Milano. È in contatto con gli ambienti antifascisti e
partecipa alle prime riunioni del nascente Comitato di Liberazione di Milano. L’8
settembre 1943 tenta di organizzare una Guardia Nazionale a Milano. Fallito il
tentativo, entra subito in clandestinità. A metà di settembre, su designazione
del comunista Li Causi e del socialista Veratti, è nominato come indipendente,
non essendo legato ad alcun partito, Presidente del CLN di Milano che poco
dopo diventerà CLNAI. Della Resistenza sarà anche il “ministro delle finanze”
provvedendo a organizzarne la raccolta e la distribuzione delle risorse
economiche. Gli Alleati lo stimano e lo riconoscono come organo dirigente della
lotta contro i tedeschi e i fascisti. Tiene la presidenza del CLNAI per tutto il
periodo della lotta partigiana, poi il 27 aprile 1945 è sostituito con il pretesto
della sua adesione al Partito Nazionale Fascista.
Tornato alla vita civile, prende parte ai lavori della Consulta. De Gasperi lo
invierà in missione a Londra nel 1946 per tentare di cambiare i termini del
trattato di pace. Il consiglio d'amministrazione del Credito Italiano lo nomina
Presidente il 6 agosto 1945, una presidenza molto operativa soprattutto per
allacciare nuovi rapporti internazionali, incarico che mantiene sino alla morte
sopraggiunta a Milano il 3 gennaio 1958. La Repubblica Italiana lo ha nominato
Cavaliere di Gran Croce e la Francia Cavaliere della Legion d'Onore. Gli Stati
Uniti gli hanno conferito nel 1947 - unico italiano a riceverla - la Medal of
Freedom, la massima onorificenza che il Congresso può concedere ad un civile,
che segue la Bronze Star Medal consegnatagli dal generale Mark Clark nel
1945. Ha ricevuto la Medaglia d’oro dei benemeriti del Comune di Milano quale
Presidente del Comitato lombardo della Croce Rossa Italiana. Genova gli ha
conferito la cittadinanza onoraria.