IL VIAGGIO DELL` ELEFANTE José Saramago Traduzione di Rita

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IL VIAGGIO DELL` ELEFANTE José Saramago Traduzione di Rita
Il diritto a comprendere - Cagliari, 4 marzo 2011
Laboratorio 2: Pinella Depau e Laura Ugas
IL VIAGGIO DELL' ELEFANTE
José Saramago
Traduzione di Rita Desti (edizioni Einaudi)
Breve riassunto del romanzo.
Il romanzo racconta le vicende che ruotano attorno all’elefante Salomone. Siamo a metà Cinquecento e un elefante viene portato in Portogallo dalla misteriosa India. Dopo l’ammirazione iniziale, però, l’animale diventa una presenza inutile e i sovrani portoghesi, Joào III e Caterina d’Austria, decidono di regalarlo al cugino, l’arciduca Massimiliano d’Austria che, in quel momento, si trova in
Spagna nella sua funzione di reggente. Dal momento in cui il regalo viene accettato cominciano i
complessi preparativi per il viaggio (qui si inserisce il bagno dell’elefante).
Un viaggio che porterà l’animale dall’ovest estremo dell’Europa al suo cuore, cioè dal Portogallo
all’Austria, partendo da Lisbona e passando per i confini della Spagna, per Valladolid, Genova,
Mantova, Verona, Padova, Innsbruck, fino ad arrivare a Vienna, dove risiede Massimiliano e dove
l’elefante compirà un gesto molto bello.
1.
Ecco l'elefante. Più piccolo dei suoi parenti africani, s'indovina però, sotto lo strato di
sporcizia che lo copre, la bella figura di cui la natura lo aveva dotato. (p. 9)
2.
L'uomo tornò con uno spazzolone di piassava dal lungo manico, riempì un secchio grande
nel tino che serviva da abbeveratoio e si mise all'opera. Fu palese il piacere dell'elefante. L'acqua e
la frizione della spazzola dovevano aver risvegliato in lui qualche gradevole ricordo, un fiume in
india, un tronco d'albero rugoso, prova ne sia che durante tutto il tempo che durò il lavaggio, una
buona mezz'ora, non si mosse dal punto in cui si trovava, saldo sulle potenti zampe, come se fosse
stato ipnotizzato. Note come sono le eccelse virtù dell'igiene corporale, non c'è da stupirsi che
laddove c'era stato un elefante ne fosse comparso un altro. La sporcizia che lo copriva prima e che a
stento lasciava vedere la sua pelle era sparita sotto l'impeto combinato dell'acqua e dello
spazzolone, e Salomone si mostrava ora agli sguardi in tutto il suo splendore. Alquanto relativo, a
ben notare. La pelle dell'elefante asiatico, e questo è uno di loro, è spessa, di un colore tra cenere e
caffè, chiazzata di macchiettature e peli, una disillusione permanente anche per lui, malgrado i
suggerimenti della rassegnazione che continuava a ripetergli che si sarebbe dovuto accontentare di
ciò che aveva, e che rendesse grazie a Vishnu. Si era lasciato lavare come se si aspettasse un
miracolo, come in un battesimo, e il risultato eccolo lì, peli e macchiettature. Era da più di un anno
che il re non vedeva l'elefante, ne aveva dimenticato i particolari, e ora non gli piaceva affatto lo
spettacolo che gli si offriva. Si salvavano i lunghi incisivi del pachiderma, di un biancore
splendente, appena leggermente curvi, come due spade puntate in avanti. (pp. 10-11)
Leggiamo il brano e osserviamo silenziosamente il nostro percorso mentale:
o che cosa mi aspetto, a cominciare dal titolo e via via che leggo
o che interrogativi mi pongo e pongo al testo
o dove e perché faccio una sosta nella lettura e torno indietro
o che cosa cambia nel mio pensiero e nella mia comprensione via via che procedo
enunciato dopo enunciato
o che ostacoli trovo
o altro (pensieri liberi che accompagnano la lettura)
Il diritto a comprendere - Cagliari, 4 marzo 2011
Laboratorio 2: Pinella Depau e Laura Ugas
ELEFANTE
Nome comune di due specie di mammiferi proboscidati: elephas maximus (elefante asiatico) e
Loxodonta africana (elefante africano). Gli elefanti sono i più grossi mammiferi terrestri viventi:
l’elefante africano è alto 3,50 m., quello asiatico è più piccolo e non supera i 3 m.; ambedue
possono raggiungere il peso di 6 t.
Gli elefanti hanno un corpo massiccio ricoperto da pelle spessa, con pochi peli, cranio molto grande
e fronte sporgente. Tipica è la lunga proboscide, formata dal prolungamento del naso e del labbro
superiore, alla cui estremità si aprono le narici. La dentatura è ridotta a due incisivi privi di smalto,
a crescenza continua (le zanne) e a un numero limitato di grandi molari; le orecchie hanno
padiglione ampio. Gli elefanti sono plantigradi. Il genere elephas comparve nel pliocene superiore
in Eurasia e in Africa, con forme di tipo tropicale: antiquus elephas, elephas meridionalis, i cui resti
fossili sono stati ritrovati anche nella valle dell’Arno, elephas planifrons. Queste forme sono
presenti anche nei periodi interglaciali dell’era neozoica. Nei periodi glaciali sono invece sostituite
da forme adatte al freddo (elephas primigenius, detto mammuth, con folta pelliccia). Molto
interessanti sono le forme di elefanti nani (elephas falconeri, elephas melitensis), alti anche solo 85
cm., che sono stati rinvenuti in Sicilia. Si ritengono discendenti degenerati di elephas antiquus.
Voce elefante , da La nuova enciclopedia delle Scienze Garzanti, Redazioni Garzanti, 1991.