la comunicazione non verbale in contesti multiculturali

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la comunicazione non verbale in contesti multiculturali
 UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE – SEDE DI MILANO
Dottorato di ricerca in Psicologia della Comunicazione
e dei Processi Linguistici – ciclo XV°
LA
COMUNICAZIONE NON VERBALE
IN CONTESTI MULTICULTURALI
Analisi dei processi comunicativi
in interventi di mediazione culturale in contesto ospedaliero
ELEONORA RIVA
a.a. 2001-2002
GLI OBIETTIVI
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• Esplorare il variare della comunicazione non verbale al variare
del contesto linguistico e culturale di riferimento, considerando
inoltre, in maniera più specifica:
– Come varia la comunicazione non verbale tra contesti
culturali differenti che siano compresenti in una medesima
interazione
– Come varia la comunicazione non verbale del medesimo
soggetto inserito in due contesti linguistico-culturali diversi
nello stesso momento storico
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GLI OBIETTIVI
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• Come interviene il ruolo del soggetto rispetto all’interlocutore
nella variabilità della comunicazione non verbale e quanto esso
possa essere o meno interrelato con la variabilità rispetto al
contesto linguistico-cuturale di riferimento.
• Esaminare, in contesti di mediazione culturale, dove uno degli
obiettivi dell’intervento è la triangolazione della comunicazione
e l’avvicinamento non solo cognitivo, ma anche emotivo di
utente ed operatore, con quali modalità (sempre rispetto alla
comunicazione non verbale) tale processo si presenta e si
articola all’interno della singola interazione.
ESEMPIO DI PATTERN COMPORTAMENTALE
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DIFFERENZE DELLA COMUNICAZIONE
NON VERBALE IN ITALIANO E IN ARABO
Intrasoggetto (1/2)
• Si sono riscontrati un ampio numero di comportamenti non
verbali, sia per quanto riguarda il contesto italiano sia per
quanto riguarda quello arabo
• I movimenti delle mani di tipo complesso e continuativo sono
frequenti in entrambi i contesti, ma in maniera più marcata
nell’ambito arabo, in particolare:
– I comportamenti gestuali complessi di tipo descrittivo compaiono in
maniera più frequente nel contesto italiano
– I comportamenti gestuali complessi finalizzati all’accompagnamento
dell’eloquio sono più frequenti nel contesto arabo
• I movimenti del capo sono più articolati nell’ambito del contesto
arabo, ed in maniera particolare le persone annuiscono con
maggiore frequenza mentre l’interlocutore sta parlando
DIFFERENZE DELLA COMUNICAZIONE
NON VERBALE IN ITALIANO E IN ARABO
Intrasoggetto (2/2)
• Il contatto visivo è più ricercato nel contesto italiano
• Il turno di parola è rispettato maggiormente nella lingua italiana
• I sorrisi, presenti con una certa frequenza in entrambe le
situazioni, sono più aperti nel contesto arabo che non in quello
italiano
• la mimica facciale, presente in maniera costante e frequente
tutti e due i contesti, è più vivace e più mossa nelle interazioni in
lingua araba
• In tutti e due gli ambiti culturali le persone tendono a sporgersi e
a voltarsi verso l’interlocutore
• I COMPORTAMENTI ESPOSTI POSSONO ESSERE GENERALIZZATI SIA
ALLE MEDIATRICI SIA AI MEDICI E ALLE PAZIENTI.
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DIFFERENZE DELLA COMUNICAZIONE
NON VERBALE INSITE NEL RUOLO
Mediatore (1/2)
• ESISTONO DELLE DIFFERENZE INTRASOGGETTIVE INDIVIDUALI TRA LE
DUE MEDIATRICI CONSIDERATE, COSTANTI NELLE DUE SITUAZIONI.
• IN CONTESTO NON LAVORATIVO:
• Le mediatrici rispettano maggiormente i turni parola in italiano
• Lo sguardo è rivolto verso il volto dell’interlocutrice in maniera più
costante, e l’incontro degli sguardi è ricercato maggiormente
nelle interazioni in italiano
• I movimenti della testa e delle mani appaiono leggermente più
frequenti nell’interazione in arabo
• Le mediatrici sorridono un po’ di più nelle interazioni in italiano.
DIFFERENZE DELLA COMUNICAZIONE
NON VERBALE INSITE NEL RUOLO
Mediatore (2/2)
• NEGLI INTERVENTI DI MEDIAZIONE:
• La sovrapposizione dei turni di parola in lingua araba si sostituisce
con un avvicendamento di turni molto ravvicinato tra mediatrice
e paziente, che non lascia spazio alle pause
• Lo sguardo dell’interlocutore è ricercato da parte della
mediatrice, Rispetto alla paziente è comunque più frequente
che la mediatrice la guardi in viso piuttosto che incontri il suo
sguardo
• I movimenti del volto, tra cui principalmente il sorriso, risultano
incrementati, in misura maggiore quando rivolti alla paziente.
• I sorrisi sono significativamente correlati con il movimento della
testa
• Aumentano, in ampiezza e in frequenza i movimenti del busto,
soprattutto quelli rivolti verso la paziente.
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MODALITA’ DI COMPORTAMENTO
NON VERBALE ATTE ALLA
Triangolazione della Comunicazione (1/3)
• LA MEDIATRICE CULTURALE:
• mette in atto comportamenti che mirano al coinvolgimento
emotivo di entrambi gli interlocutori
• Triangola “fisicamente” la comunicazione attraverso frequenti
movimenti del busto (se non di tutto il corpo) e dello sguardo da
un interagente all’altro
• Guarda quasi sempre in viso l’interlocutore, richiamandolo ad un
ruolo attivo nella conversazione
• A volte sospinge anche verbalmente, in genere in maniera
indiretta, un interlocutore a rivolgersi direttamente all’altro
• Dove presente, l’utilizzo di un oggetto contestuale su cui
convergere l’attenzione di entrambi gli interagenti è sfruttata
come fruttuosa condizione di “ponte” per la triangolazione della
comunicazione.
MODALITA’ DI COMPORTAMENTO
NON VERBALE ATTE ALLA
Triangolazione della Comunicazione (2/3)
• GLI ALTRI INTERAGENTI:
• All’inizio dell’intervento uno o entrambi gli interagenti
considerano la mediatrice come interlocutrice privilegiata:
– Lo sguardo è diretto quasi esclusivamente alla mediatrice,
indipendentemente da chi stia parlando, e quando
l’interazione degli altri due è molto lunga, il soggetto guarda
altrove.
– Il busto è rivolto in maniera costante verso la mediatrice
– Quando parla si rivolge a lei, senza guardare l’altro
interlocutore.
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MODALITA’ DI COMPORTAMENTO
NON VERBALE ATTE ALLA
Triangolazione della Comunicazione (3/3)
• Nell’arco dell’intervento:
– Gli sguardi vengono in percentuale crescente rivolti all’altro
interlocutore.
– l’interagente gli si rivolge direttamente, con lo sguardo e con
la parola, anche se non ne condivide la lingua
– IL MEDICO si avvicina alla paziente, la guarda con maggiore
frequenza, aumenta significativamente le espressioni facciali,
prima tra le quali il sorriso
– LA PAZIENTE spesso inizialmente in posizione passiva, verso la
fine dell’interazione interviene autonomamente nella
conversazione, guarda più frequentemente il medico, anche
quando questo parla con la mediatrice, muove
maggiormente le mani mentre parla, sorride più spesso
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