la difesa armata - Mega Italia Media

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Tony Zanti
LA DIFESA ARMATA
L’utilizzo sicuro ed efficace
delle armi da fuoco
per difesa personale
Publisher
Action Group Srl - Via Londonio, 22 - Milano
Tel 02 34538338 - Fax 0234937691
www.actiongroupeditore.com - [email protected]
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Eprint - Via San Gottardo , 91 - Monza
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la difesa armata
sommario
PROLOGO
L’Autore
5
Prefazione
6
Introduzione
7
1-LA REAZIONE ALL’AGGRESSIONE
La Psicologia della Difesa
11
La Reazione Psicofisica
16
Affrontare la Minaccia Armata
23
Contro le Armi da Fuoco
31
Contro il Coltello
37
La Rapina
41
Il Rapimento
45
Vantaggi e Svantaggi del Processo reattivo
51
Estranei in Casa
53
La Ricerca Armata
54
Il Furto in Casa
58
L’Elemento criminale
60
2-LA SCELTA DELL’ARMA
Quale Arma per la Difesa
63
La Pistola semiautomatica
67
Il Revolver
70
L’Arma lunga
74
3-IL MUNIZIONAMENTO
Generalità sulle Munizioni
79
Le Munizioni per l’Arma corta
83
Le Munizioni per l’Arma lunga
89
Il Potere d’Arresto
92
Il Bersaglio Umano
97
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4-LE REGOLE DELLA SICUREZZA
Le Regole della Sicurezza
101
5-IL PORTO
Il Porto Operativo
105
Il Porto Tattico
111
L’Estrazione
118
6-L’ADDESTRAMENTO
L’Addestramento
Il Tiro Accademico
121
®
123
Il Tiro Dinamico Sportivo
128
Il Tiro Dinamico Operativo
131
7-LE LEGGI
Acquisto, Detenzione, Porto e Trasporto
135
La Difesa Legittima
138
8-LO SCONTRO ARMATO
Lo Scontro Armato
141
Nell’Abitato
144
Nell’Automobile
147
9-LE CONSEGUENZE
Primo Soccorso
149
La Testimonianza
156
AVVERTENZA. Il presente volume riporta le idee e le esperienze dell’autore nel contesto delle
tematiche illustrate. Consigli e suggerimenti dati al lettore per la risoluzione delle situazioni pericolose qui descritte, sono stati attentamente vagliati e giudicati pertinenti. L’editore e l’autore
declinano ogni responsabilità scaturente dall’applicazione errata delle informazioni qui fornite.
L’AUTORE
Tony Zanti, italoamericano, è specializzato nella didattica di Tecniche Operative MPS (Military, Police
& Security). Forte di significativa esperienza militare nello U.S. Army (Military Police, Special Forces),
in Dipartimenti di Polizia (Patrolman, Deputy Sheriff, Police Officer) e nella Sicurezza privata, da
oltre 20 anni insegna Tecniche operative, protettive e difensive a Operatori della Sicurezza pubblica
e privata, anche ricevendo il titolo di CLET (Certified Law Enforcement Trainer) dall’American
Society of Law Enforcement Trainers. E’ qualificato nell’insegnamento di varie discipline operative
e ideatore dei Metodi: Tiro Dinamico Operativo®/Dynamic Combat Shooting®, Tactical Protective
System®, Dynamic Combat Training™, Tactical Close Protection™, Urban Combat Survival™ e Tecniche
Moderne di Polizia™. E’ socio fondatore, componente del Consiglio Direttivo e responsabile in Italia
per la ILEETA (International Law Enforcement Educators and Trainers Association) e responsabile
in Italia per la IACSP (International Association for Counterterrorism and Security Professionals).
E’ iscritto a Ruolo nell’Albo dei Periti ed Esperti in Armi e Munizioni e Sistemi di Prevenzione
del Crimine presso la CCIAA di Varese e Perito Balistico presso la Procura della Repubblica del
Tribunale di Busto Arsizio (VA), specializzato nella ricostruzione delle dinamiche inerenti la scena
del crimine. E’ studioso e conoscitore dello stress da trauma, con particolare riferimento ai conflitti
a fuoco sostenuti da Agenti del Law Enforcement e ha ottenuto negli Stati Uniti il titolo di BCETS
(Board Certified Expert in Traumatic Stress), accreditato dall’AAETS (American Academy of Experts
in Traumatic Stress), specializzandosi nel PTSM
(Pre Trauma Stress Management). E’ autore di
cinque libri specifici del Settore, di cui l’ultimo
in Inglese, e di circa 200 articoli in varie riviste.
Attualmente è Responsabile di redazione della
rivista La Ronda, collaboratore e consulente per
la Sicurezza della nuovissima rivista Action Arms
e articolista della rivista statunitense The Journal
of
Counterterrorism
and
Homeland
International. Insegna Tecniche di
Security
Shooting
Survival in Europa e negli Stati Uniti per la IALEFI
(International Association of Law Enforcement
Firearms Instructors) a istruttori di polizia, SWAT e
militari ed è certificato dal Ministero della Difesa
per fornire servizi di Tactical Training a militari
appartenenti alle Forze NATO.
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PREFAZIONE di Paolo Tagini
Nel corso dell’attività professionale di giornalista del settore armiero ho partecipato a numerosi
corsi di tiro. Ognuno di essi rappresenta un’occasione non solo per imparare qualcosa di nuovo, ma
anche per usare le armi in modo diverso da quella che è la routine del poligono o del campo di tiro.
Durante i corsi si studia e ci si diverte.
C’è da chiedersi: finito il corso di tiro, che cosa rimane? Solo dei bei ricordi, che il tempo fatalmente
sbiadirà, o qualcos’altro?
Ho conosciuto Tony Zanti partecipando a uno dei suoi corsi e, a distanza ormai di anni, ricordo
perfettamente che cosa mi è rimasto in testa. Tony mi ha fatto capire che difendersi con le armi è
una faccenda maledettamente seria perché avviene sotto stress. Avere paura è normale, quando
è in gioco la propria vita o quella di una persona cara. Difendersi quando si ha paura – e per di
più usando un’arma da fuoco – può essere un problema di difficilissima risoluzione. Ho scritto può
essere e non è perché, come in tutti i campi dello scibile umano, lo studio, il metodo e l’esperienza
spesso forniscono delle soluzioni anche a un problema apparentemente insormontabile.
Questo libro affronta con lucidità un argomento delicato e ci fa capire chiaramente che un conto
è essere appassionati di armi (o magari essere dei provetti tiratori sportivi), e che un altro conto è
decidere di attrezzarsi mentalmente per affrontare nel modo migliore un’eventualità estremamente
gravosa che nessuna persona normale vorrebbe mai avere di fronte. Deve essere ben chiara al
lettore questa distinzione.
Una volta precisato che questo libro non è stato scritto per gli appassionati di armi in quanto tali
(a costoro suggerisco caldamente l’acquisto e la lettura di Action Arms!), ma a chi crede che sia
utile saperne di più per difendersi con un’arma, non resta al lettore che immergersi nelle sue
pagine. Non è un argomento facile: incerti casi può dar luogo a incomprensioni o a interpretazioni
non chiare. Tony Zanti ne è perfettamente consapevole e non a caso offre la massima disponibilità
a mettersi in contatto con lui pubblicando non solo il suo indirizzo e-mail ma addirittura il suo
numero di telefono. Insomma, un’apertura verso il pubblico che non è certamente comune e che
nasce – come mi auguro abbiano capito i lettori – dall’amore per il proprio lavoro più che dalla
voglia di fare business.
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INTRODUZIONE
La prima difficoltà che si ha nell’acquistare un’arma da fuoco è il raffrontarsi con i pregiudizi di
coloro i quali considerano le armi da fuoco sempre e soltanto uno strumento di morte, le ritengono
pericolose da maneggiare e credono che il loro mero possesso faciliti le stragi familiari. Alle suddette
credenze si uniscono le voci che vogliono che i criminali abituali facciano uso delle armi rubate
nelle abitazioni e che una società nella quale il possesso delle armi è proibito ai privati cittadini,
sarà scevra della violenza abitualmente associata alle armi da fuoco. Niente di più errato! E i fatti lo
dimostrano. Il Regno Unito, l’Australia e il Canada sono nazioni accomunate da leggi che proibiscono
ai loro sudditi e cittadini il totale o quasi totale possesso delle armi da fuoco. In seguito a detto
proibizionismo, le uccisioni mediante armi da fuoco sono aumentate esponenzialmente in quei
Paesi, per una semplice ragione: i criminali si procuravano le armi attraverso i canali del mercato
nero e le loro vittime erano nella stragrande maggioranza coloro i quali erano stati disarmati.
Questa è la realtà! Altro fatto sconcertante, che lascia increduli, ma dimostra l’inettitudine delle
persone che governano i Cittadini, è stata la creazione delle “Gun School Free Zones” negli Stati
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Uniti. Emanata nel 1990 e riconfermata nel 1996, questa Legge proibisce ai Cittadini di essere
armati entro mille piedi (poco meno di 300 metri) da una qualsiasi scuola o università, pena una
multa di 5.000 dollari e la condanna a 5 anni di carcere. Questa misura di prevenzione servirebbe,
secondo il legislatore, a garantire che nessuno commetta una delle stragi alle quali gli Americani
sono abituati a subire, da decenni! Si dà il caso che gli stragisti, inoltre decisi a morire pur di
compiere il loro nefando atto, non si spaventino troppo per una multa e una pena, che comunque
non sconteranno mai. Per contrapposizione, se uno o più studenti o insegnanti, testimoni oppure
vittime delle stragi, avessero avuto con sé un’arma da fuoco, avrebbero potuto difendersi e
abbattere i forsennati killer. Seguendo il medesimo filone, il legislatore (parliamo di niente meno
che la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America!), per arginare il fenomeno terroristico, potrebbe
proibire ai Cittadini di indossare cinture esplosive, pena una multa di un milione di dollari e cento
anni di carcere! Il comune Cittadino, chiaramente, non si sognerebbe mai di imbottirsi di esplosivo,
mentre il terrorista suicida-omicida non sarebbe per niente turbato dal pensiero della punizione
che, anch’egli, non sconterà. E’ un pensiero faceto, naturalmente. La soluzione ideale sarebbe
quella di dare la possibilità a tutti i Cittadini sani di mente di armarsi, non disarmarli. Che le
armi, poi, siano o possano essere uno strumento di morte, è un fatto oggettivamente concreto,
ma soggettivamente interpretabile. Le armi non hanno una volontà propria e non sparano da sole.
E’ necessario che qualcuno tiri il grilletto. Se chi tira il grilletto è un criminale o una persona
mentalmente instabile, si capisce che la colpa della violenza omicida non è da attribuire all’arma,
che è semplice strumento, ma a colui il quale commette detta violenza. Piuttosto che limitare
o vietare il possesso delle armi ai comuni cittadini, sarebbe più giusto e accettabile stabilire la
certezza della pena. Va da sé che le armi possono anche essere usate per difendersi dai suddetti
individui e chi ne è privo, oppure non sa utilizzarle efficacemente, si trasforma – rapidamente ed
inesorabilmente – in vittima della violenza criminale e omicida.
Le armi da fuoco sono pericolose da maneggiare? No, se sono nelle mani di una persona
opportunamente istruita al maneggio in Sicurezza. Sì, se cadono nelle mani di un bambino, una
persona inesperta, instabile o male addestrata. Sembra logico che chi richiede il permesso di
acquisto di un’arma, oppure una licenza di porto d’arma, debba necessariamente essere edotto sulle
norme di maneggio e utilizzo dell’arma in Sicurezza. Purtroppo ciò non avviene in Italia, in quanto
l’organizzazione deputata dallo Stato a rilasciare il relativo certificato di Uso e Maneggio delle Armi,
il Tiro a Segno Nazionale, non riesce a svolgere detta mansione, in quanto insegna al cosiddetto
“socio obbligato” a mettere un certo numero di colpi all’interno di un bersaglio irrealisticamente
distante, con gli stessi presupposti del tiro al bersaglio effettuato dai tiratori sportivi. Tiro a segno
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e non Tiro Operativo o Difensivo! Del maneggio in Sicurezza, neanche l’ombra, se non un timido
accenno a puntare l’arma sul bersaglio di carta. Naturalmente, nel Maneggio in Sicurezza delle
armi da fuoco c’è di più, molto di più, in quanto molti poi portano con sé l’arma utilizzata in
Poligono. C’è poi chi si rivolge alle varie specialità del Tiro Dinamico Sportivo, nella speranza di
poter imparare a usare e maneggiare l’arma per scopi difensivi. Anche qui, il Tiro assume valore
fondamentale: bisogna fare ottimi centri, a costo di non utilizzare convenientemente il riparo e,
di conseguenza, camminare (dinamicamente?) tra un bersaglio e l’altro. Nella vita reale, stareste
ben nascosti dietro un riparo se vi sparano contro e, inoltre, correreste come il vento invece che
camminare. Ma non otterreste quei nitidi forellini nel centro del bersaglio! Occorre, ovviamente,
separare il gioco dall’addestramento all’evento drammatico. Né migliore praticità è riscontrabile
nel Personale militare e delle Forze dell’Ordine, il quale è addestrato in massa in base a concetti
superati e, incredibilmente, su basi sportive invece che operative. Persone appartenenti a tutti
i suddetti gruppi, nella stragrande maggioranza commettono grossolane violazioni alla Sicurezza
Operativa. Prova ne sono gli innumerevoli incidenti – anche fatali – che li vedono protagonisti e
vittime. Quale soluzione? E’ ipotizzabile che molti concetti e suggerimenti espressi in questo libro
possano aiutare il neofito a maneggiare le armi da fuoco con la dovuta cautela e indirizzarlo verso
un corso d’azione sicuro. Ciononostante, è bene dire che il Tiro Difensivo non si può imparare da
un libro. In questo volume, non c’è lo spazio sufficiente per esporre tutti gli Elementi del Tiro
Dinamico Operativo®, che è un Metodo di Tiro Operativo/Difensivo che ho ideato personalmente.
Sono fautore del predetto Metodo, in quanto esso è più appropriato alla funzione difensiva che
qualunque altro Metodo odiernamente utilizzato. Il perché è semplice, in quanto il Tiro Dinamico
Operativo® si basa su tre filoni fondamentali interconnessi, che sono accennati ma virtualmente
inesistenti in altri modelli di Tiro Operativo: l’Ergonomia, lo Stress e la Sicurezza. In altro volume
di questa collana, detti Elementi saranno analizzati e spiegati approfonditamente.
Qui, invece, tratteremo le armi, l’equipaggiamento, le circostanze e le Tecniche inerenti
la Difesa della persona, offrendo consigli sulla scelta del tipo di arma più indicata (scelta
che ultimamente è soggettiva e talora motivata da preferenze di carattere estetico,
piuttosto che funzionale), non tralasciando le considerazioni relative allo stato d’animo
di chi si imbatte in una pericolosa minaccia e le Leggi che regolamentano le armi. E altro
ancora. Aggiungo che alcune informazioni qui esposte sono difficilmente reperibili altrove.
E’ d’uopo l’esortazione al lettore di approfondire la vasta e intrigante materia riguardante le
armi da fuoco e il loro utilizzo a scopi difensivi, augurandogli che detta conoscenza non debba
mai servire.
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