Il vademecum del Tecnico dell`edilizia salubre

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Il vademecum del Tecnico dell`edilizia salubre
Il vademecum del Tecnico
dell’edilizia salubre
Formaldeide e Voc, Illuminazione, Colore
a cura dei geomm. Donatella Curletto, Fausto Mosele, Alessio Gallo, Fabio Sonni

FORMALDEIDE E VOC

ILLUMINAZIONE

INFLUENZA DEL COLORE NEGLI AMBIENTI CONFINATI

STORIA DELL'ABITAZIONE: L'abitazione in epoca medievale

RESPONSABILITÁ CIVILI PENALI-DISCIPILINARI
GRUPPO DI RICERCA
Geometra Donatella Curletto
Collegio di Asti, n° iscr. 995, Via G. Natta n.30 – 14100 Asti
Tel. 0141 595634 – Cell. 335 1410833; e-mail: [email protected]
Geometra Fausto Mosele
Collegio di Vicenza, n° iscr. 2770, Via Tito Livio n.9 – 36071 Arzignano (VI)
Tel/fax. 0444 602019 Cell. 331 4723072; e-mail: [email protected]
Geometra Dott. Alessio Gallo
Collegio di Potenza, n° iscr. 1965, Via Roma 82, int. 3 - 85040 Nemoli (PZ)
Tel/fax 0973 40191 - Cell. 339 3154958; e-mail: [email protected]
Geometra Fabio Sonni
Collegio di Frosinone, n° iscr. 2592 Via Valeria n.98, - 03013 Ferentino. (FR)
Tel/fax 0775 244119 ; e-mail: [email protected]
1
PREMESSA
Un edificio per essere definito salubre deve rispondere a molteplici requisiti
che garantiscano il benessere di chi lo abita. Gli elementi principali sono:
benessere ambientale, legato a fattori quali: qualità dell’aria, temperatura,
umidità, ventilazione, luminosità e colore; salubrità dei materiali utilizzati;
conformità degli impianti; protezione dai rumori.
Questi fattori coinvolgono diversi aspetti che vanno dalla progettazione alla
scelta dei materiali, dalle soluzioni tecniche ai comportamenti quotidiani degli
utenti.
Scopo di questo documento è quello di fornire una documentazione conoscitiva
di base per quanto riguarda: formaldeide, VOC, illuminazione, l’influenza del
colore negli ambienti confinati, la storia delle abitazione in epoca medioevale,
le responsabilità civili e penali connesse.
Il documento illustra, in chiave molto sintetica, i principali passi da compiere
per costruire azioni efficaci nel ridurre i rischi negli ambienti abitati confinati e
garantire il benessere degli abitanti.
Gli autori
2
CAPITOLI
I documento si sviluppa attraverso i seguenti capitoli:
1.
1.1.
1.2.
1.3.
1.4.
1.5.
1.6.
1.7.
1.8.
1.9.
1.10.
Formaldeide
Definizione
La storia
Proprietà
Usi
Dove si trova
Smog fotochimico
Rischio
Prevenzione
Che cosa provoca
Quali materiali usare per evitare la formaldeide
pag. 5
2.
2.1.
2.2.
2.3.
2.4.
2.5.
2.6.
2.7.
2.8.
2.9.
2.10.
2.11.
VOC (Volatile Organic Compounds)
pag. 27
Introduzione
Definizione ambiente indoor e VOC
Elenco dei VOC
Prodotti/Materiali contenenti VOC
Danni sull’uomo e malattie connesse
Valori limite
Monitoraggio e rilevazione negli ambienti indoor
Metodi di certificazione e obblighi di indicazione dei produttori
Soluzioni all’inquinamento indoor
Ambienti scolastici
Normativa
3.
3.1.
3.2.
3.3.
3.4.
3.5.
3.6.
3.7.
3.8.
3.9.
Illuminazione
Premessa
La storia
Fondamenti
La natura della luce
La luce sull’uomo
Le grandezze della luce
Caratteristiche ottiche dei materiali
Normativa illuminotecnica
Studi degli effetti della luce sull’uomo
pag. 47
4.
Influenza del colore negli ambienti confinati
pag. 59
3
4.1.
4.2.
4.3.
4.4.
4.5.
4.6.
4.7.
4.8.
Storia
Il colore
Colori primari, generalità
Temperatura colore: definizione dei colori caldi e freddi
I colori negli ambienti confinati
I colori in ufficio
Fabbriche e laboratori
Le strutture socio-assitenziali e residenziali per anziani e disabili
5.
Conclusioni
pag. 91
4
1. Formaldeide
1.1
Definizione
FORMALDEIDE O ALDEIDE FORMICA: ha formula chimica HCOH. La
Formaldeide è un composto chimico della classe delle aldeidi alifatiche. È
l’aldeide più semplice e più comune, è un gas dall’odore pungente ed
appartiene al gruppo di sostanze definite composti organici volatili, presenti nei
luoghi di vita e lavoro.
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La sua molecola è planare; l’atomo di carbonio ha ibridazione sp2 ed è al
centro di un triangolo circa equilatero ai cui vertici si trovano due atomi di
idrogeno e quello di ossigeno. In presenza di basi subisce la Reazione di
Cannizzaro trasformandosi in acido formico o metanolo. La reazione di
Cannizzaro è un esempio di dismutazione ossia una reazione in cui parte di un
composto subisce un’ossidazione mentre un’altra parte subisce una riduzione.
La formaldeide in soluzione acquosa reagisce facilmente con l’ossigeno
dell’aria, che la ossida ad acido formico.
1.2
La Storia
La FORMALDEIDE (Aldeide metilica, Metanal, Ossido di metilene,
H−CHO). - Fu scoperta nel 1867 da A.W. Hofmann e allo stato puro, di gas
liquefatto, fu preparata da F.A. Kekulé nel 1892. La preparazione industriale di
soluzioni acquose di formaldeide fu iniziata nel 1889 dalla ditta Merklin e
Lösekann di Linden (Hannover), dietro suggerimento di Y. Schwartz.
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L'aldeide formica si ottiene facendo passare una corrente d'aria carica di vapori
di alcool metilico (METILICO, ALCOOL o Metanolo - Ha formula CH3OH
ed è il primo termine della serie degli alcoli alifatici) sopra una spirale di rame
scaldata verso i 450°. Il calore che si svolge nella reazione di ossidazione è
sufficiente a riscaldare la spirale fino al calor rosso e a mantenerla a questa
temperatura, purché la corrente gassosa passi con sufficiente rapidità. Piccole
quantità di formaldeide si possono anche ottenere per distillazione a secco del
formiato di calcio.
Quantità maggiori si hanno impiegando il formiato di zinco. Con rendimento
quasi quantitativo si può poi ottenere la formaldeide scaldando il bibromometano con acqua e ossido di piombo. Piccole quantità si producono per
riduzione dell'ossido di carbonio o dell'anidride carbonica mediante l'idrogeno
in presenza di platino o di palladio o anche sotto l'influenza della scarica
elettrica oscura. A temperatura piuttosto bassa la reazione procede nel senso
della formazione dell'aldeide; a temperatura alta in senso contrario.
Secondo una ben nota ipotesi, dovuta ad A. von Baeyer, l'aldeide formica
rappresenterebbe il primo prodotto che si origina da anidride carbonica e acqua
nel processo di assimilazione effettuato dalle piante verdi sotto l'azione dei
raggi solari.
Ora, in presenza di un enzima che va decomponendo l'H2O2 a mano a mano
che essa si forma, è facile intendere come la detta reazione possa procedere
continuamente da sinistra verso destra. L'ossigeno emesso dalle piante durante
il processo di assimilazione proverrebbe pertanto dalla decomposizione
dell'H2O2.
La formaldeide è notoriamente un veleno per i vegetali, appena formatasi essa
deve però immediatamente trasformarsi in altri prodotti; questo spiega le
difficoltà che si sono incontrate per constatarne la presenza nelle piante. Dalla
formaldeide, per un processo di polimerizzazione (aldolica) cui sarà accennato
più avanti, prenderebbero poi origine gli zuccheri e gli altri idrati di carbonio
che sono così diffusi nei tessuti vegetali.
Piccole quantità di aldeide formica si trovano altresì fra i prodotti della
combustione incompleta di molte sostanze organiche e perciò anche nel fumo,
nella fuliggine, come pure nelle carni affumicate; l'azione germicida
dell'affumicamento sarebbe dovuta, per lo meno in parte, alla formaldeide
contenuta nel fumo. Tracce di formaldeide si trovano anche nell'aria
atmosferica.
Oppio, ipercacuana, etilmorfina e tintura di belladonna, borato, mentolo,
cocaina e arsenico, sostanza cerebrale, ipofisi e testicoli essiccati. Sono farmaci
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e, per quanto possa sembrare bizzarro, erano venduti ancora nel ventesimo
secolo. L’oppio era alla base di pastiglie per la tosse; la cocaina, invece, delle
antisettiche e francesi Mbc (menthol, borate et cocaïne); lo Iodarsolo era un
ricostituente all’arsenico e i testicoli secchi e la sostanza cerebrale erano alla
base dell’Osaka, il rimedio per ogni uomo sfibrato, antenato dell’odierno
Viagra. il Formitrol, contro il mal di gola, a base di formaldeide, la cui
ingestione in quantità consistenti può essere letale; e la Nevrovitamina 4,
barbiturico «specifico delle turbe nervose dell’infanzia e dell’adolescenza».
1.3
Proprietà
La formaldeide pura è un gas incolore, solubilissimo nell'acqua, di odore molto
pungente, che a − 20° si liquefa e a − 92° si solidifica. La formaldeide pura,
liquefatta, è poco stabile e per polimerizzazione si trasforma in una massa
solida bianca. Dai vapori di formaldeide si ottiene facilmente un prodotto di
polimerizzazione assai bene definito, corrispondente alla formula (CH2O)3 che
vien chiamato triossimetilene, o anche a-triossimetilene; si presenta come una
massa bianca, cristallina, fusibile a 63°, sublimabile, la quale a temperatura più
alta si trasforma di nuovo in vapore di formaldeide; non ha più proprietà
riducenti e non presenta le reazioni del gruppo aldeidico.
Per gli usi più comuni invece dell'aldeide gassosa si adopera la sua soluzione
acquosa (40%) che si chiama anche formalina o formòlo. È un liquido incolore,
di odore pungente che dà tutte le reazioni della formaldeide. Pare che nelle
soluzioni acquose concentrate la formaldeide si trovi in parte anche allo stato
d'idrato: chiamato glicole metilenico. Le soluzioni acquose di formaldeide
lasciate a sé per qualche tempo, o quando vengano concentrate, danno luogo
alla formazione di una massa fioccosa bianca (paraformaldeide o
poliossimetilene) che si deposita al fondo del recipiente e che è un polimero
assai complesso della formaldeide (CH2O)2.
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Un'altra polimerizzazione molto importante dell'aldeide formica è quella di tipo
aldolico che le sue soluzioni acquose subiscono in presenza di piccole quantità
di sostanze debolmente basiche, come p. es. latte di calce, latte di magnesia,
idrato di piombo, ecc., e in seguito alla quale si forma un miscuglio di
composti del tipo degli zuccheri semplici (monosaccaridi).
Una trasformazione analoga, secondo la già citata ipotesi del Baeyer, subirebbe
la formaldeide non appena originatasi nel processo fotosintetico che si compie
nelle parti verdi delle piante.
La formaldeide riduce già a freddo la soluzione ammoniacale di nitrato
d'argento, e così pure il reattivo di Fehling colora prontamente il reattivo
fucsin-solforoso e si combina formando un composto ben cristallizzato coi
bisolfiti alcalini. Ma oltre a queste reazioni, che sono comuni alle altre aldeidi,
si hanno per la formaldeide numerose reazioni caratteristiche, alcune delle
quali anche molto sensibili; p. es.:1. con un volume eguale di H2SO4
concentrato e qualche cristallino di morfina: color violetto intenso; 2. con pochi
centimetri cubi di soluzione di cloridrato di fenilidrazina (4%), qualche goccia
di nitroprussiato sodico (soluzione diluitissima) e alcalinizzando debolmente
con soda (10%): intenso colore azzurro; 3. con pochi centimetri cubi di
soluzione di cloridrato di fenilidrazina (4%), qualche goccia di cloruro ferrico
(4%) e acido cloridrico concentrato: color rosso ciliegia. L'aldeide formica,
come primo termine di una serie omologa, in alcune sue proprietà si discosta
un po' dal comportamento delle altre aldeidi alifatiche. Così, p. es., per azione
della potassa non subisce la resinificazione ma si trasforma in acido formico e
in alcool metilico (reazione di Cannizzaro).
Con l'ammoniaca non forma un prodotto di addizione del tipo delle
ammonaldeidi, ma si condensa con eliminazione di acqua dando origine a un
composto chiamato esametilen-tetrammina o urotropina: (CH2)6N4, che si
presenta in cristalli bianchi, assai solubili nell'acqua e trova uso anche in
terapia.
1.4
Usi
Farmacologia e tossicologia. - La formaldeide è un potente veleno del
protoplasma (la sostanza vivente, a struttura colloidale, che costituisce le
cellule animali e vegetali), e ha grande affinità con le sostanze proteiche, con le
quali si combina, ma da cui può essere distaccata con mezzi opportuni.
Impedisce la coagulazione del sangue in concentrazione 1 : 200 −1 : 400. Per
applicazione prolungata indurisce e rende coriacei i tessuti animali. Assorbita,
determina fenomeni di paralisi del sistema nervoso centrale e solo in parte
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compare nelle urine sotto forma di acido formico. La Farmacopea ufficiale
(1929) registra la soluzione di aldeide formica al 35-40% (formaldehydum
solutum: formaldeide, formolo, formalina), liquido limpido, incolore, d'odore
irritante, della densità 1,08-1,087, miscibile in tutti i rapporti con l'alcool e con
l'acqua. La formaldeide è un antisettico energico (antisettico: Sostanza
organica o inorganica in grado di inibire lo sviluppo e la moltiplicazione di
microrganismi, usata a tale scopo in medicina; per uso esterno, per es. l'alcol e
le soluzioni di acido fenico, o per uso interno, per es. l'elmitolo e l'urotropina).
E’ usata nell'industria alimentare per impedire o ritardare l'alterazione di cibi e
bevande. Sotto forma gassosa, o in soluzione al 40:100 (formalina), si usa nella
disinfezione di ambienti e masserizie; diluita al 10:100, per la disinfezione di
ferri chirurgici e per la conservazione di pezzi anatomici. L'odore penetrante
della formaldeide scompare con l'ammoniaca. Come deodorante s'adopera per
togliere i cattivi odori degli ambienti.
Si usano largamente i prodotti di condensazione: lisoformio, sapoformio,
amiloformio, destroformio, ittioformio, autano, glutoformio, tannoformio,
almateina; specie l'urotropina, la citarina, l'elmitolo, ecc., o il suo polimero, la
paraformaldeide (triossimetilene).
Il lisoformio: liquido giallo chiaro, solubilissimo nell'acqua, si ottiene facendo
gorgogliare la formaldeide attraverso una soluzione di sapone potassico a 50°;
ha azione antisettica meno attiva della formaldeide, della quale però è assai
meno irritante; serve specialmente alla disinfezione della cute (1-2 cucchiai in
un litro di acqua). Anche il sapoformio è una soluzione saponosa contenente
formaldeide e si adopera come disinfettante in soluzione all'1-3%. Polveri
aspersorie antisettiche, assorbenti, deodoranti senza azione irritante sui tessuti,
s'ottengono per condensazione della formaldeide con l'amido (amiloformio),
con la destrina (destroformio), con l'ittiolo (ittioformio).
L'autano: è un miscuglio di paraformaldeide, perossido di bario e di stronzio
che, mescolato con parti uguali di acqua, svolge tanto calore che fa
volatilizzare la formaldeide e l'acqua aggiunta, prestandosi bene per le
disinfezioni. Il glutoformio, o glutolo, ottenuto dalla condensazione della
formaldeide con la gelatina, polverizzato fornisce una polvere aspersoria e
serve inoltre a confezionare capsule che non sono disciolte dal succo gastrico
ma da quello intestinale.
L'almateina: condensazione dell'ematossilina con l'aldeide formica, è
disinfettante e astringente e si usa con vantaggio nelle forme diarroiche,
specialmente dell'infanzia. Il tannoformio, condensazione della formaldeide
con l'acido tannico, si somministra come astringente e antisettico intestinale ed
esternamente s'adopera in sostituzione dello iodoformio. L'urotropina (v.) o
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uroformina, o esametilentetrammina è la condensazione della formaldeide con
l'ammoniaca. La citarina, anidrometilencitrato sodico, condensazione dell'acido
citrico con la formaldeide, fu indicata come un antigottoso ritenendo, il che non
è dimostrato, che potesse sciogliere l'acido urico favorendone l'eliminazione.
L'elmitolo è la combinazione dell'urotropina con l'acido anidrometilencitrico
(v. urotropina). La paraformaldeide, o triossimetilene, svolge per riscaldamento
abbondanti vapori di formaldeide usati per la disinfezione degli ambienti.
La formaldeide è un composto chimico, che appartiene ai cosiddetti composti
organici volatili. Potenzialmente è presente in molti luoghi di vita e di lavoro.
Rappresenta un vero e proprio pericolo da tenere in considerazione, perché può
provocare diversi danni al nostro organismo. L’agenzia internazionale per la
ricerca sul cancro nel 2004 l’ha classificata nel gruppo dei cancerogeni con cui
l’uomo può entrare in contatto per inalazione. Bisogna stare molto attenti,
perché l’industria usa questa sostanza per diverse funzioni.
1.5
Dove si trova
Le sorgenti di Formaldeide in casa comprendono i materiali da costruzione, il
fumo di tabacco, i prodotti per la casa, gli apparecchi a combustione come
stufe a cherosene e stufe a gas. Inoltre può essere utilizzata in aggiunta ad altre
sostanze chimiche, nei prodotti di manifattura, ma anche come apprettante,
come componente di colle o adesivi, come conservante in alcune vernici o
prodotti di copertura quali schiume isolanti a base di urea-formaldeide, nei
prodotti di pulizia e nei prodotti cosmetici.
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In casa, le sorgenti più significative di formaldeide sono rappresentate dai
materiale da costruzione che contengono resine urea-formaldeide. Questi
materiali comprendono legno pressato, truciolato o compensato e vengono
utilizzati per pavimentazioni, scaffalature, armadi, mobili, pannelli e pareti.
Particolare attenzione va posta ai materiali contenenti legno a media densità
(MDF) in quanto contengono il più alto rapporto resina/legno e pertanto
risultano essere i prodotti che in casa, rilasciano le maggiori quantità di
formaldeide.
Esistono anche altri materiali di legno compensato, largamente utilizzati per
esterni, a base di fenolo-formaldeide, che rilasciano quantità inferiori di
formaldeide.
L’emissione diminuisce col tempo, pertanto le nuove abitazioni e quelle
appena ristrutturate risultano essere a maggior rischio di esposizione per gli
abitanti, rispetto a case meno recenti e con mobili antichi.
La formaldeide è un potente battericida, per questo motivo soluzioni acquose
che la contengono trovano largo impiego come disinfettanti per uso domestico;
nella produzione di tessuti, a livello industriale viene utilizzata come
battericida. Trova largo impiego nelle tecniche di imbalsamazione, per
conservare materiale biologico e per la produzione di vaccini.
Le principali fonti espositive per la popolazione generale sono i processi di
combustione: scarico dei veicoli, centrali elettriche, inceneritori, stufe, il fumo
di sigaretta, vernici e coloranti, cosmetici, cibi affumicati o fritti.
Viene usata dall’industria chimica per la sintesi di vari composti organici, in
particolare per la produzione di resine sintetiche. Viene usata come
disinfettante, insetticida, fungicida, sia per uso domestico (formalina) che per
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usi industriali o per la disinfezione di strumentazione medica. Le principali
sorgenti di formaldeide sono costituite dai materiali da costruzione pannelli
compensati e truciolati, dalle schiume isolanti contenenti resine
formaldeidiche, dagli arredi nuovi quali tendaggi, mobili e rivestimenti,
materiali per la pulizia.
Le emissioni di formaldeide sono più elevate quando i materiali sono nuovi e
variano a seconda della temperatura e dell’umidità nell’ambiente.
La maggior parte della formaldeide prodotta è destinata alla produzione di
polimeri e di altri composti chimici; per reazione con il fenolo polimerizza
dando la bachelite, una resina termo-indurente. In maniera analoga reagisce
con l’urea e la melammina, le cui resine trovano uso come laminati plastici,
adesivi e schiume isolanti.
La F. è anche un reagente impiegato per produrre altri composti organici, molti
di essi sono polioli, questi sono dei carbonati idrogenati usati come dolcificanti
in sostituzione allo zucchero sono non-cariogenici, hanno un basso indice
glicemico ed indice insulinico, hanno basso valore energetico, vengono digeriti
più lentamente e hanno proprietà osmotiche (idratazione del colon, con
lassativo e depurativo).
La formaldeide si trova anche nel fumo della sigaretta e nei bastoncini di
incenso, nei profumatori d’ambiente che “fanno fumo”.
Con la gelatina e con l'albumina forma composti solidi imputrescibili (non
soggetti a putrefazione) e perciò può essere adoperata nella concia delle pelli e
per la conservazione dei pezzi anatomici. I prodotti di condensazione che la
formaldeide forma coi fenoli (bakeliti) sono usati in luogo della gomma
indurita e dell'ebanite per la fabbricazione di oggetti svariati. Da caseina e
formaldeide si ottengono inoltre sostanze di consistenza cornea (galalite) che
possono sostituire il corno, la scaglia di tartaruga, l'avorio, ecc.
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Le principali fonti espositive di origine occupazionale derivano dai seguenti
impieghi della formaldeide: produzione di vari tipi di resine di fenolo
(bachelite), urea e melammina (per prodotti plastici, adesivi e schiume
isolanti); verniciatura e lavorazione del legno e dei mobili; sintesi industriale di
composti chimici quali: 1,4-butanediolo, 4,4′-metilendifenil diisocianato,
pentaeritritolo, esametilentetrammina; conservante; disinfettante e fissativo di
larghissimo impiego in tutto l’ambito medico-sanitario e delle scienze
biologiche e naturali.
La presenza della F. nel legno è nota da molto tempo, come sono note le sue
proprietà intossicanti, oltre a quelle antisettiche e conservanti, per cui viene
impiegata. Nel legno essa si presenta principalmente sotto forma di resina
collante unita all’urea, a fenoli e alla melammina. Il suo rilascio negli ambienti
confinati è dovuto al fatto che essa è solubile in acqua e che normalmente una
parte della quantità di F. impiegata per la costituzione della resina non si lega
stabilmente nella polimerizzazione, ma viene emessa costantemente dal
collante. Perciò l’umidità relativa dell’ambiente risulta essere uno dei fattori
principali di rilascio, caratterizzante anche i tipi di composti emessi.
L’emissione di F è poi determinata dalla temperatura: è dimostrato infatti che
l’aumento della temperatura ne incrementa quasi in modo iperbolico
l’emissione. Poiché la presenza umana negli ambienti confinati provoca un
inevitabile incremento della temperatura e dell’umidità relativa per effetto del
metabolismo, questo fenomeno si registra soprattutto in ambienti affollati.
L’emissione di questa sostanza diminuisce col tempo, probabilmente perché il
legno o il suo composto, rilascia gran parte dell’umidità assorbita durante le
fasi di lavorazione e per un periodo successivo limitato.
È stato calcolato che il periodo di rilascio in seguito all’espulsione dell’umidità
residua è in media di due anni e mezzo, dopo di che subentra una fase di
rilascio dovuta alla disgregazione del materiale collante instabile, favorita ed
accelerata dalle impurità che risultano essere presenti nella resina.
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La formaldeide viene utilizzata nell’industria chimica per mettere a punto
differenti composti organici e soprattutto per produrre le resine sintetiche. Ecco
perché è possibile rintracciarla anche nei mobili, in quanto la sua presenza è
frequente nei materiali da costruzione, come i compensati e i truciolati, nella
moquette e nei tendaggi, nei rivestimenti.
È presente nei materiali per pulire gli ambienti, o negli insetticidi, antitarme e
tarlicidi.
L’esposizione prolungata può determinare irritazione oculare, delle mucose
orali e della pelle. Altri sintomi che possono insorgere sono costituiti dal mal di
testa, dalla stanchezza, dalla tosse e dai disturbi dell’attenzione. Oltre una certa
soglia può causare asma bronchiale, polmoniti, edema polmonare. Esiste anche
un’allergia alla formaldeide, che si può manifestare sotto forma di dermatite da
contatto, con prurito, rossore ed eczemi.
La formaldeide viene utilizzata negli smalti. Su questo argomento ci sono
parecchie incertezze, in ogni caso la legge prescrive dei limiti per l’uso delle
resine con formaldeide negli smalti per indurire le unghie. Secondo alcuni,
comunque, le percentuali impiegate sono veramente minime e quindi
potrebbero anche non rivelarsi tossiche.
Bisogna stare attenti, comunque, in generale a tutti i tipi di cosmetici, perché il
rischio esiste, specialmente per i prodotti che provengono dai Paesi
extraeuropei, sui quali spesso non vengono fornite specifiche garanzie.
Alcune inchieste hanno messo in evidenza che, per la sua attività battericida e
fungicida, la formaldeide potrebbe essere utilizzata come conservante anche in
alcuni prodotti liscianti per i capelli. In realtà la concentrazione massima
ammessa dalle norme corrisponde allo 0,2%, anche se spesso sono stati ritirati
dal mercato dei liscianti con quantità di questa sostanza anche di 20 o 30 volte
superiori.
Attenzione anche agli alimenti, perché a volte potrebbe rientrare tra gli additivi
alimentari (con la sigla E240), come conservante, specialmente per la
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conservazione dei cibi affumicati, ma anche nei formaggi e nelle mele. La
sicurezza alimentare è importante ma non è detto che sempre tutti siano
propensi a rispettare le regole. Bisogna, comunque, specificare che la legge a
questo proposito è antiquata e per certi versi anche contraddittoria: nella carta
per alimenti è prevista la presenza regolamentata ed è ammessa come
conservante per i cibi. In analisi richieste da Legambiente, la si è rinvenuta
nelle confezioni per alimenti e, di conseguenza, nel cartone e nel legno da
riciclo. Anche il rivestimento di alcune lattine la contiene.
La Formaldeide viene utilizzata dall’industria farmaceutica per la realizzazione
dei Vaccini ad esempio: vaccino antidifterico, vaccino antitetanico, vaccino
antipertosse (trivalente), vaccino antiepatite, vaccini antinfluenzali, vaccino
contro l’encefalite, vaccino contro la meningite. Cosa e’ un virus? NON e’ un
essere vivente, come per esempio un batterio, bensì un pezzetto, un frammento
di DNA avviluppato da un involucro, detto capside, di lipidi; quindi il virus di
un vaccino e’ una “proteina tossica” (per esempio in un vaccino per la
Poliomielite vi sono circa 1.500.000 di queste "proteine") che vengono iniettate
nell’organismo umano per “tentare” di specializzare proteine che quindi
destabilizzano e mandano in confusione il Sistema immunitario del soggetto
vaccinato, predisponendolo e rendendolo permeabile e sensibile a qualsiasi
malattia, che può essere provocata oltre che dai virus (anche nascosti), dai
metalli tossici iniettati, dalla formaldeide e dagli “eccipienti” e dai
contaminanti, contenuti nei vaccini. Inoltre occorre segnalare che i virus
(proteine tossiche) una volta introdotte nel sangue, come sempre avviene con i
vaccini, sono veicolati alle cellule e quando questi virus passano la membrana
cellulare entrando nel citoplasma (liquidi endocellulare), possono facilmente
destabilizzare anche i mitocondri e modificare il DNA presente nel
mitocondrio (che e’ la centrale energetica della cellula) oltre ad intossicarlo,
generare in esso malfunzione e perdita di emissione di energia (elettroni
negativi), ecco come nascono per esempio le malattie genetiche trasmissibili
alla prole indotte dai vaccini, infatti dalle ricerche e scoperte del dott. M.
Montinari si e’ dimostrato che i vaccini mutano anche e non solo, il braccio
corto del cromosoma 6°, quello che controlla il sistema immunitario degli
esseri umani! Ma altre mutazioni di geni (alleli) sono possibili con i vaccini,
oltre alla demielinizzazione del sistema nervoso centrale (autismo, adhd,
malattie neurologiche, ecc.) per l’inibizione sostante che inducono la
produzione della mielina, la quale ricopre tutti i nervi, anche il sistema
nervoso periferico può essere attaccato (distrofia muscolare, che e’ una nuova
forma di polio anche da vaccino, ecc.) oltre alle malattie gastrointestinali
indotte dalla alterazione del pH digestivo, degli enzimi, della flora batterica,
con immediata e successiva irritazione della mucosa della parete intestinale,
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generando malnutrizione (difetti di crescita) per eccesso o per difetto,
dell’organismo intero.
La formaldeide è un inquinante così detto ubiquitario, lo si trova cioè
praticamente dappertutto. Si forma nelle giornate soleggiate in presenza di
inquinamento da traffico o da riscaldamento, ma persino in natura, in certi
processi fermentativi.
In campo industriale trova larghissimo impiego nella fabbricazione di resine
sintetiche, colle, solventi, vernici, imballaggi, tessuti, tappezzerie. Nella
cosmesi è diffusa in molti detergenti e saponi, nel detersivo per i piatti,
ammorbidenti, lucidi per scarpe, negli indurenti per le unghie, lozioni per i
capelli, nei trucchi, nelle creme, mascara e colluttori. Per la proprietà
battericida la troviamo nei disinfettanti, insetticidi, fungicidi, deodoranti con il
nome di “formalina”.
1.6
Smog Fotochimico
Lo smog fotochimico si forma in presenza di luce solare, ossidi di azoto e
composti organici volatili (VOC) e il processo è favorito dalla temperatura
atmosferica elevata.
Le città che si trovano in aree geografiche caratterizzate da intensa radiazione
solare e con temperatura elevata (come le aree mediterranee) sono facilmente
soggette allo sviluppo di episodi di inquinamento fotochimico. L’uso del
termine smog è giustificato dalla forte riduzione della visibilità che si
determina nel corso di questi episodi di inquinamento.
Lo sviluppo di un evento di smog fotochimico attraversa diverse fasi, che
possono essere così riassunte:
i raggi ultravioletti di origine solare investono un’atmosfera ricca di
inquinanti primari, quali ossidi di azoto, idrocarburi volatili e precursori di
radicali OH (acido nitroso, formaldeide e ozono);
la radiazione UV provoca la fotolisi di acido nitroso, formaldeide ed ozono,
con produzione di radicali OH;
i radicali OH attaccano varie specie di idrocarburi volatili, innescando una
serie di reazioni a catena che portano alla formazione di radicali perossido
(RO2).
i radicali RO2 ossidano il monossido di azoto, producendo biossido di azoto
NO2;
17
il biossido di azoto, per fotolisi (scissione causata dall'energia luminosa),
produce ozono e nuove molecole di NO che tornano ad essere disponibili per
nuove ossidazioni.
1.7
Rischi
L’inalazione di F può causare effetti irritativi sia a breve che a lungo termine. I
suoi effetti sulla salute dipendono da tre fattori: il livello di concentrazione, il
tempo di esposizione e la suscettibilità individuale. Tale sostanza causa
irritazione delle mucose, degli occhi del tratto respiratorio, provocando nausea
e difficoltà nella respirazione, ma anche reazioni allergiche e attacchi d’asma.
Pertanto i soggetti asmatici, i bambini e gli anziani risultano essere
sicuramente le categorie più suscettibili agli effetti irritativi.
L’esposizione avviene per via respiratoria, mentre la quota assorbita attraverso
la cute o per ingestione è del tutto trascurabile. In concentrazioni inferiori a 0.5
ppm non compaiono effetti; a livelli di 0.5-2 ppm viene rilevata la soglia
olfattiva e compaiono segni di irritazione agli occhi, se la concentrazione
cresce si manifestano sintomi di irritazione a livello nasale e, al di sopra dell 5
ppm, anche delle vie aeree inferiori, trachea e bronchi. Può causare asma
bronchiale. Oltre le 50 ppm insorgono polmoniti, edema polmonare, fino al
decesso.
L’esposizione prolungata nel tempo anche a basse dosi, può causare irritazione
oculare, irritazione della pelle e delle mucose orali, tosse, mal di testa,
stanchezza e disturbi dell’attenzione.. la formaldeide è stata recentemente
classificata dallo IARC come un cancerogeno certo.
1.8
Prevenzione
Nel caso di ristrutturazione di un fabbricato:
1) Evitare l’uso di prodotti in legno contenenti resine urea-formaldeide(UF)
quali: compensato di legno massiccio utilizzato per pannelli, accessori e
18
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
altri prodotti; tavole di legno compensato per rivestimento, armadi, ripiani,
pavimentazione in legno laminato;
Sostituire i precedenti materiali con materiali esenti da resine: quali il
legno massello, cartongesso, acciaio inossidabile, mattoni forati, piastrelle
ed altri materiali di muratura.
Preferire materiali da isolamento che non emettano o siano a bassa
emissione di formaldeide, quali i pressati di legno contenenti resine
fenolo-formaldeide (PF) o resine metilen-dissocianti (MDI). Queste resine
emettono bassi livelli di formaldeide nel tempo in quanto sono
maggiormente resistenti al vapor acqueo.
Evitare prodotti rivestiti di resine urea-formaldeide per armadi e
pavimentazioni in laminato.
Aerare molto i locali sia durante che dopo l’applicazione di vernici,
rivestimenti liquidi e carta da parati, anche utilizzando dei ventilatori.
Quando si acquistano accessori per la casa contenenti resine UF, è
consigliabile tenerli qualche giorno all’aperto prima di sistemarli in casa.
Non fumare in casa
È possibile rilevare la Formaldeide con particolari strumenti
Pertanto, l’esposizione alla formaldeide si evita eliminando i prodotti che la
contengono, è inoltre importante evitare di acquistare detergenti e cosmetici
che non abbiano l’etichetta, anche se sono più economici, ponendo particolare
attenzione alla loro composizione.
Nella camera da letto e nei locali più frequentati sarebbe opportuno evitare
moquette e mobili in truciolato o compensato, preferendo il legno massello,
19
con la classe FF (Formaldeide Free - senza formaldeide), anche se costano di
più.
Se i nostri arredi sono costruiti con materiale sospetto, prima di sistemarli
nell’ambiente domestico, è bene esporli all’aria aperta o ventilare a lungo le
stanze. Molto utile è un sistema di ventilazione meccanica controllata, che
serve a limitare l’inquinamento dell’aria interna, serve per risparmiare energia,
ma soprattutto per contenere l’inquinamento dell’aria interna. Il costo di tale
impianto sul nuovo è contenuto.
Anche il legno lamellare tradizionale può nascondere qualche mostro! Potrebbe
essere stato prodotto con colle a base di resorcina-formaldeide o melamminaureaformaldeide: questo legno emetterà gas formaldeide. Meglio informarsi e
conoscere se il legno lamellare utilizza solo colla poliuretanica, questa colla ha
tanti pregi: non emette formaldeide, è inodore e trasparente, non ha bisogno
di solventi, è monocomponente e funziona con l’umidità naturale del legno,
con 200 g/mq ha una resa migliore delle colle tradizionali.
20
Essenziali possono essere le piante in grado di neutralizzare questa sostanza
nociva, come il Ficus questa pianta molto diffusa può aiutarci a filtrare molti
agenti inquinanti come la formaldeide, contenuta nei tappeti e nei mobili di
casa, ma anche il tricloroetilene ed il benzene.
I coloratissimi fiori del crisantemo aiutano a filtrare il benzene, normalmente
presente nei collanti, nelle vernici, nelle plastiche e nei detersivi.
Dracena o lo Spatafillo, Grazie alle sue bordature di un rosso intenso, la
dracena aggiunge sicuramente un tocco di colore, ed il suo arbusto può
crescere per diversi metri. E’ l'ideale per combattere sostanze come lo xilene, il
tricloroetilene e la formaldeide, che possono essere presenti in lacche o vernici.
21
Lingua di Suocera questa pianta da interni è una delle più efficaci nel depurare
l’aria. E’ in grado di filtrare e rendere inoffensiva la formaldeide.
Anche la nostra casa può essere un ambiente in cui non mancano i pericoli
dettati da quella forma di inquinamento che può definirsi come domestica e che
è in grado di provocare parecchi disturbi come le dermatiti, ma anche disagi a
livello mentale come l’ansia e l’insonnia. Fastidi più o meno gravi che tuttavia
possono essere risolti.
Basta prendere dei piccoli accorgimenti. Le sostanze contenute nei materiali
per la casa possono essere fonte di poco rispetto nei confronti della nostra
salute. Perciò è bene adottare atteggiamenti di verifica rivolti ai materiali usati
per la realizzazione dei mobili che decidiamo di acquistare per la nostra
abitazione, allo scopo di appurare se in essi sono contenute sostanze tossiche
come il benzene o la formaldeide, che sono dannosi per la nostra salute.
Per eliminare o contenere l’inquinamento negli ambienti confinati si possono
percorrere diverse strade che essenzialmente, sono quelle della bonifica
ambientale e della ventilazione.
Per la bonifica degli ambienti inquinati si deve agire direttamente sulle
strutture, sui rivestimenti e sugli arredi, anche se non sempre ciò è fattibile. In
alcuni casi, comunque, anche se con costi elevati, non si può fare a meno di
intervenire: è il caso, fra questi di dover rimuovere rivestimenti in amianto o le
schiume isolanti in urea – formaldeide contenuta fra le pareti esterne quale
coibente. Rimuovere tale isolante potrà non essere semplice ma non è evitabile
perché le emissioni di formaldeide in ambiente non possono essere eliminate
22
con rivestimenti delle murature mediante pannelli di cartongesso o di altri
materiali.
Un esempio di rimozione semplice è la sostituzione di pavimenti vinilici o di
tipo tessile. Le moquette, per esempio, possono aggravare la qualità dell’aria
per diverse ragioni: il sottofondo gommato, la loro costituzione (fibre o
microfibre che vengono rilasciate nell’ambiente) l’effetto che ha il pelo stesso
della moquette e la sua capacità di assorbire e poi rilasciare le sostanze
inquinanti, ad esempio fumo di tabacco, acari che si annidano ecc..
L’eliminazione integrale è una buona soluzione al problema.
Assieme agli interventi di bonifica occorre comunque, sempre ricorrere al
rinnovo dell’aria dell’ambiente con altra presa dall’esterno, dopo che sia stata
opportunamente filtrata, allo scopo di privarla delle particelle che contiene in
sospensione. Le quantità di aria esterna di rinnovo possono essere fissate con
riferimento alle normative internazionali: ASHRAE, linee guida europee e la
norma UNI 10339. La norma si propone di fissare una portata minima di
ventilazione e il livello di qualità dell’aria interna che possa essere accettabile
dalle persone e che renda minimi i potenziali danni alla salute.
1.9
Che cosa provoca
Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) vi e’
sufficiente evidenza che la formaldeide sia cancerogena per l’uomo e in
particolare causi il cancro del nasofaringe (rinofaringe) e leucemia.
L’esposizione alla formaldeide e’ stata inoltre positivamente associata a cancro
del seno nasale, carcinomi delle ghiandole mammarie, dello stomaco,
dell'intestino, linfomi e leucemie. La cancerogenicità è stata accertata sui
roditori, dove la formaldeide provoca un tasso di incidenza di cancro al naso ed
alla gola superiori al normale; la formaldeide è in grado di interferire con i
legami tra DNA e proteine. Uno studio della American Academy of
Neurology, ha dimostrato che può provocare anche la sclerosi. Oltre a questo,
provoca irritazioni al naso e alla gola, arrossamenti degli occhi, congiuntivite,
tumefazione delle palpebre, dermatite per contatto, attacchi di asma, tosse,
stanchezza, sonnolenza, emicrania, nausea e vertigini. La gravità dei sintomi
cresce con l’aumentare della sua concentrazione nell’aria. Gli effetti comunque
variano anche di molto in base alla salute degli esposti, alla loro età e alla loro
suscettibilità. L’odore si può percepire a circa 30-600 µg/mcubo; a 0,1-3
mg/mc c’è la soglia dove scatta l’irritazione a naso, gola e occhi; a circa 37-60
mg/mc insorge l’edema polmonare e la polmonite; verso i 60-125 mg/mc c’è la
morte.
Altera le proteine dei tessuti creando: apatia, sangue nelle urine, dolori
muscolari, compromissione cardiaca, palpitazioni e le aritmie, depressione del
23
sistema nervoso centrale, cambiamenti nelle funzioni cognitive superiori,
dolori al petto e senso di costrizione, raffreddori, coma, costipazione,
convulsioni, morte, distruzione dei globuli rossi, depressione, diarrea, difficoltà
di concentrazione, disorientamento, vertigini, mal di orecchio, eczema,
turbamenti emotivi, fatica anche cronica, asfissia del feto, simil-influenzali o
freddo, gastrite, infiammazione gastrointestinale, mal di testa, iperattività,
sindrome hypomenstrual, sistema immunitario sensibilizzante, compromessa
(breve) di attenzione, incapacità di ricordare le parole e nomi, asma, irritabilità,
itterizia, discorsi e modelli di ritardo mentale, sintomi di tipo schizofrenico,
ipersensibilità al suono. Effetti della formaldeide sul midollo osseo: leucemia
linfocitica cronica.
1.10 Quali materiali usare per evitare la Formaldeide
Al fine di chiarire quali sono i materiali che non contengono Formaldeide è
nostro compito eseguire una ricerca sui materiali.
Tra gli arredi, preferire tessuti naturali, i mobili realizzati in legno massiccio
(essenze dure: ciliegio, rovere, castagno, faggio, olmo) e finiti con vernici
naturali. Se in casa sono già presenti mobili, armadi, cassettoni, librerie di
compensato o truciolato è possibile eliminare il rischio Formaldeide
verniciandoli con prodotti appositi, in grado di ridurre le esalazioni, creando
una barriera protettiva con l’esterno.
Evitare i collanti sintetici in genere, per esempio la messa in opera della
moquette o della carta da parati; questa inoltre impedisce la traspirazione delle
pareti.
24
Tenere separati in luoghi chiusi e separati dalle scorte alimentari i prodotti per
la manutenzione della casa. Quando si stirano indumenti o tessuti nuovi è
necessario tenere aperta una finestra al fine di favorire la dispersione di
formaldeide.
Per eliminare queste sostanze tossiche presenti in casa, senza invadere
l’appartamento con particolari impianti di aerazione, sono le piante, in
particolare il ficus benjamin, l’aloe e la darcena compacta etc... Come
sappiamo, la principale capacità di purificazione dell’aria da parte delle piante
avviene nel processo di fotosintesi clorofilliana, dove dei piccoli fori presenti
sulle foglie (detti stomi) assorbono l’anidride carbonica trattenendo il carbonio
e rilasciando ossigeno. Bene, alcuni tipi di piante nel loro nutrirsi d’aria sono
capaci di assorbire anche inquinanti, trattenendoli al posto nostro e migliorando
la qualità dell’aria interna.
Pannelli in legno o simili:
i pannelli di legno detengono il primato, dopo il fumo di sigaretta come fonte
di emanazione di formaldeide.
Vengono usati tre tipi di F per la loro realizzazione:
o Resina Ureica di F (combinazione instabile)
o Resina melaminica di F (combinazione instabile)
o Resina fenolica di F (combinazione abbastanza stabile)
L’emissione è collegata con umidità temperatura e scambi d’aria. In condizioni
standard si conoscono tre classi di emissioni:



E1 max 0.1 ppm (meno di 10 mg F/100 g di pannello)
E2 max 1.0 ppm (10-30 mg F/100 g di pannello)
E3 max 2.3 ppm (30-60 mg F/100 g di pannello)
25
Ppm: concentrazione dell’aria interna in ml/mc, questo valore non deve venire
superato in condizioni normali. Dal 1986 in Germania è permessa soltanto la
produzione di pannelli E1, ma importano pannelli di minore qualità.
I mobili moderni vengono realizzati con truciolare. I punti critici sono le
superfici senza strato protettivo, gli spigoli di taglio, i fori del trapano.
Pannelli DHF: pannello in materiale legnoso, permeabile al vapore, idoneo per
la realizzazione di pareti e tetti antivento a prova di reflusso di acqua piovana;
adatto anche per il rivestimento esterno di elementi costruttivi portanti. È
composto da fibra di legno paraffinato, incollato con resina di poliuretano
senza formaldeide. Queste caratteristiche lo rendono il materiale da costruzione
per eccellenza nelle costruzioni in bioedilizia.
Pannello ECO-Boards è una nuova generazione di pannelli naturali, biocompatibili, ecologici, non realizzati in legno, bensì prodotti di agro fibre, quali
ad esempio: paglia di frumento, paglia di riso, paglia di canapa?? In totale
assenza di formaldeide, ignifugo, idrofugo, resistente all’umidità e all’acqua, il
pannello ECO- Boards è una buona alternativa ai soliti pannelli MDF, OSB o
in fibra. È ignifugo, resiste al fuoco per 20 minuti, fino a 120 minuti.
Alternative per isolamento termico: sughero, cocco, pannelli in fibra di legno o
di canapa, cellulosa, paglia, esistono anche pannelli truciolari legati con
magnesite o cemento.
_______________________________________________________________
26
2. VOC (Volatile Organic Compounds)
COV (Composti Organici Volatili)
2.1
Introduzione
Solitamente si è poco consapevoli dell’importanza della qualità dell’aria negli
ambienti confinati, nonostante la maggiore parte delle nostre attività, si svolga
in luoghi chiusi.
Mentre negli ambienti industriali l'inquinamento dell'aria è direttamente legato
al processo tecnologico ed alle materie prime utilizzate, negli uffici e negli
edifici ad uso civile gli inquinanti dell'aria sono primariamente legati alle
caratteristiche dell'edificio ed ai suoi componenti, alla presenza degli occupanti
ed agli strumenti e materiali propri dell'attività lavorativa svolta. La
popolazione trascorre il proprio tempo in ambienti confinati (di media il 90%
del tempo) e, per vari motivi concomitanti, si è assistito ad un rapido
scadimento della qualità complessiva dell'aria di questi ambienti.
Negli ultimi decenni si è imposto un modello edilizio molto diverso dal
passato. Inoltre, a seguito della crisi delle risorse energetiche mondiali, sono
stati sviluppati nuovi criteri tecnico-progettuali per gli edifici ad uso civile. In
particolare la necessità di contenere i consumi per il riscaldamento e per la
ventilazione, ha imposto un migliore isolamento degli edifici, con conseguente
spinta a sigillare gli ambienti interni, ed un aumento del riciclo dell'aria. A
questo, si sono accompagnate modifiche rilevanti degli arredi (nuovi materiali
per mobili, rivestimenti, ecc.) e degli strumenti di lavoro (crescente impiego di
fotocopiatrici, videoterminali, stampanti, ecc.). Non ultimi per importanza
vanno infine ricordati i problemi posti dal fumo di sigaretta e dal
condizionamento dell'aria.
Si sono quindi verificati profondi mutamenti nella qualità dell'aria degli
ambienti confinati, con un progressivo aumento delle sostanze inquinanti.
L’esposizione agli inquinanti presenti nell’aria degli ambienti confinati, può
essere
responsabile
dell’insorgenza
di
specifiche
patologie
o
dell’aggravamento di patologie preesistenti in fasce di popolazione più
vulnerabile, quali i bambini che trascorrono la maggior parte del loro tempo a
casa e a scuola.
27
2.2
Definizione “ambiente indoor” e “VOC”
Con il termine indoor si definiscono gli ambienti di vita adibiti a dimora,
svago, lavoro (non industriale) e trasporto.
Tale definizione è stata proposta nell’accordo Stato-Regioni del 27-09-2001
riferendola ad abitazioni, uffici privati e pubblici, strutture comunitarie
(ospedali, scuole, uffici, caserme, alberghi, banche, ecc.), locali destinati ad
attività ricreative e sociali (cinema, ristoranti, bar, negozi, strutture sportive,
ecc.), mezzi di trasporto pubblico e privato (auto, treno, aereo, nave, ecc.).
L’inquinamento indoor si riferisce alla presenza di contaminanti fisici, chimici
e biologici nell’aria degli ambienti chiusi di vita e di lavoro non industriali e in
particolare di tutti i luoghi confinati adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto.
I VOC (acronimo inglese Volatile Organic Compounds) in italiano COV
(Composti organici Volatili) sono una serie di sostanze chimiche con
comportamenti fisici e chimici diversi, il termine volatile sta ad indicare la
capacità di queste sostanze chimiche ad evaporare facilmente a temperatura
ambiente. Costituiscono una classe rilevante di inquinanti, con caratteristiche
intrinseche molto differenti fra una sostanza e l’altra e con impatti diversi in
relazione a fattori quali persistenza ambientale, tossicità, soglia olfattiva.
2.3
Elenco VOC
Comprendono una gran numero di sostanze eterogenee come idrocarburi
alifatici (dal n-esano, al nesadecano e i metilesani), i terpeni, gli idrocarburi
aromatici, (benzene e derivati, toluene, o-xilene, stirene), gli idrocarburi
clorinati (cloroformio, diclorometano, cloro benzeni), gli alcoli (etanolo,
propanolo, butanolo e derivati), gli esteri, i chetoni, e le aldeidi (formaldeide).
Nell’aria degli ambienti indoor, sono stati identificati più di 900 differenti
VOC.
I VOC di seguito elencati sono stati considerati prioritari nell’ambito del
progetto INDEX della Commissione Europea i cui principali risultati sono stati
recepiti nelle citate linee guida OMS: benzene, formaldeide, tricloroetilene,
tetracloroetilene e naftalene (anche quest’ultimo incluso nei VOC) oltre a
biossido di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici (in
particolare benzo[a]pirene).
28
Elenco dei principali VOC che possono essere presenti negli ambienti indoor:
Idrocarburi aromatici
Benzene
Clorobenzene
Cloruro di benzile
1,2,4-Triclorobenzene
1,4-Diclorobenzene
Nitrobenzene
Toluene
Etilbenzene
m-Xilene
p-Xilene
o-Xilene
n-Propilbenzene
1,2,4-Trimetilbenzene
1,3,5-Trimetilbenzene
2-Etiltoluene
Stirene
Naftalene
Metilnaftalene
Anilina
N,N-Dimetilanilina
o-Cresolo
Catecolo
Fenolo
Cumene
4-Fenilcicloesene
Idrocarburi alifatici
n-Esano
n-Eptano
n-Ottano
n-Nonano
n-Decano
n-Undecano
n-Dodecano
n-Tridecano
n-Tetradecano
n-Pentadecano
n-Esadecano
2-Metilpentano
3-Metilpentano
1-Ottene
1-Decene
2,2,4-Trimetilpentano
1,3-butadiene
Isobutene
Octen-3-olo
Terpeni
3-Carene
a-Pinene
b-Pinene
Limonene
Linalolo
Geraniolo
a-Terpineolo
Alcoli
Propanolo
Metanolo
Etanolo
2-Propanolo
1-Butanolo
2-Etilesanolo
Alcool benzilico
Glicoli/eteri/eteri glicolici
2-Metossietanolo
2-Etossietanolo
2-Butossietanolo
1-Metossi-2-propanolo
2-Butossietossietanolo
Clorometil metiletere
1,2-ossido di butilene
Metil-tert-butiletere
Bis-clorometiletere
Idrocarburi alogenati
Clorometano
Tricloroetene
Tetracloroetene
Cloroetano
Esacloroetano
Esaclorobutadiene
2-Cloro-1,3-butadiene
1,2-Dicloropropano
1,2-Dicloropropano
Cicloalcani
Metilciclopentano
Cicloesano
Metilcicloesano
29
Bis(2-cloroetil)etere
2-Fenossietanolo
Aldeidi
Formaldeide
Propionaldeide
Acetaldeide
Acroleina
Aldeide glutarica
Aldeide crotonica
o-Tolualdeide
m-Tolualdeide
p-Tolualdeide
Metacroleina
Butanale
Pentanale
Esanale
Nonanale
Benzaldeide
4-oxopentanale
Chetoni
Metiletilchetone
Metilisobutilchetone
Cicloesanone
Acetofenone
3,5,5-Trimetil-2-cicloesen-1-one
Acetone
2-Butanone
6-metil-5-epten-2-one
Altri
2-Pentilfurano
Tetraidrofurano
2-Propennitrile
Nicotina
1,2-Propilenimmina
Trietilammina
Disolfuro di carbonio
Solfuro di carbonile
Metilisocianato
1,1-Dimetilidrazina
Acetonitrile
Metilidrazina
Etilenimmina
2-Nitropropano
N-nitroso-N-metilurea
N-nitrosodimetilammina
1,2-Dicloroetano
3-Cloropropene
1,1-Dicloroetano
Epicloridrina
1,1-Dicloroetene
Triclorometano
Cloroetene
1,1,2-Tricloroetano
1,2-Dibromoetano
1,1,2,2,-Tetracloroetano
1,1,1-Tricloroetano
Pentaclorofenolo
Fosgene
Vinilbromuro
Iodometano
Tribromometano
Metilbromuro
Tetracloruro di carbonio
Diclorometano
1,3-Dicloropropene
1,2-Dibromo-3-cloropropano
1,4-Diclorobenzene
Esteri
Etilacetato
Butilacetato
Isopropilacetato
Vinilacetato
Metossipropilacetato
2-Etossietilacetato
Dimetilftalato
Metilmetacrilato
Etilacrilato
Beta-propiolattone
2,2,4-Trimetil-1,3- pentandioldiisobutirrato
Ossidi
Ossido di etilene
Ossido di stirene
Ossido di propilene
1,4-Diossano
Acidi
Acido acrilico
Acido cloro acetico
Acido cresilico
Acido acetico
30
Cloruro di N,N-dimetilcarbammide
Etilcarbammato
N,N-Dimetilformammide
N-Nitrosomorfolina
Acrilammide
Dietilsolfato
Dimetilsolfato
Diazometano
Etanolammina
Acido esanoico
Acido per acetico
Concentrazioni indoor e outdoor dei più frequenti VOC individuati (µg/m³)
31
2.4
Prodotti e materiali contenenti VOC
Negli ambienti indoor le fonti principali di VOC sono le normali attività
umane: fumo di sigaretta, fonti di combustibile, le fotocopiatrici, le stampanti
laser.
Sono rilasciati inoltre da arredi, moquette, pavimenti vinilici, mobili, tessuti,
rivestimenti, prodotti per la pulizia (cere liquide ed in aereosol, detergenti per
pavimenti, mobili, stoviglie), deodoranti solidi e spray per la casa, candele
profumate, vernici, pitture e prodotti associati (pitture ad olio, uretaniche,
acriliche, vernici a spirito per gommalacca, mordente e coloranti per legno,
diluenti, detergenti per pennelli, sverniciatori), pesticidi, insetticidi,
disinfettanti, collanti e adesivi, controsoffitti, isolanti, porte e finetre, prodotti
per la cura della persona e cosmetici (profumi, fondotinta), prodotti per l’auto.
Possono penetrare dall’ambiente esterno, emissioni industriali, emissioni da
automobili ed essere convogliati da sistemi di condizionamento dell’aria o
prodotti da batteri o funghi.
Le concentrazioni sono in genere maggiori nelle abitazioni che nell’ambiente
esterno, sia in ambiente urbano che rurale e perfino nelle zone ad alta
concentrazione industriale.
In funzione degli andamenti nel tempo dei livelli di emissione si possono
distinguere le sorgenti dei VOC. Possono essere continue o intermittenti, a sua
volta le sorgenti continue possono essere distinte in regolari o irregolari.
Sorgenti continue-costanti sono ad esempio i materiali di arredo, quelli
utilizzati in edilizia (linoleum, sughero, parquet, finiture in legno…), queste
generano emissioni uniformi nel tempo. Sorgenti continue-irregolari possono
essere una parete su cui si applica vernici o adesivi, in tale situazione
l’emissione proviene da solventi organici e dalla degradazione di prodotti per
la protezione dei materiali, queste generano flussi emissivi che diminuiscono
del tempo anche in funzione delle variazioni microclimatiche (aria, umidità,
temperatura ambiente). Le sorgenti intermittenti che pure possono essere
ricorrenti od occasionali, possono essere la cottura dei cibi (intermittente), i
prodotti per la pulizia e gli airfreshener (deodoranti, candele profumate,
incenso, fragranze, oli per legno…) rappresentano un esempio di intermittenteoccasionale. Oltre a queste nella pratica, si possono presentare varie
combinazioni, in sequenza o meno.
Le emissioni di VOC sono causate dalla diffusione delle sostanze volatili
dall’interno alla superficie dei materiali e successivamente dall’evaporazione
nell’aria. La natura delle sostanze come detto può essere varia, sono sostanze
già contenute nel materiale al momento della posa oppure da processi di
32
degradazione nel tempo. La migrazione dall’interno all’esterno può avvenire
anche attraverso materiali diversi. Un adesivo può considerarsi un materiale
nascosto ed emetterà VOC migrando attraverso il materiale oppure dai bordi di
giunzione o dalle fughe per poi raggiungere la superficie.
Considerando i materiali sintetici polimerici si pensa solitamente alle emissioni
di monomero residuo presente nel materiale, ma questo è raramente un
problema, perché solitamente viene attentamente controllato in sede di sintesi
del polimero. La maggior parte delle emissioni VOC è costituita dai prodotti
additivi che vengono aggiunti al prodotto per ottenere le caratteristiche
necessarie al prodotto finito.
Gli additivi possono comprendere stabilizzanti e antiossidanti per ridurre la
degradazione progressiva del prodotto, plastificanti per modularne le
caratteristiche meccaniche, agenti antibatterici e antimicotici, coloranti, ecc.
Oltre ai composti organici volatili contenuti nel materiale originale possono
aggiungersi i composti che si formano per la degradazione dovuta all’umidità,
all’ossigeno, all’azoto. Ancora una fonte secondaria di VOC è costituita dai
composti del metabolismo della flora microbiologica che in alcuni materiali si
può sviluppare.
Dalle macchine fotocopiatrici ad esempio le emissioni si formano con
processi chimici e fisici complessi nei quali i componenti del toner e della carta
reagiscono sotto l’effetto di temperature elevate durante la fase di stampa. Le
reazioni chimiche che avvengono in una fotocopiatrice possono liberare VOC
di diverse classi, particelle di toner, particelle di carta, ed anche diversi gas, che
vengono rilasciati nell’aria circostante. La qualità e la quantità delle sostanze
emesse dipendono dal procedimento tecnico, dal tipo di toner e di carta
utilizzati, dal modello e dall’età dell’apparecchio, dalla manutenzione e dalle
condizioni ambientali. Le emissioni nocive accertate sono Benzene: il toner
nero contiene una gran parte di derivati del carbone e del petrolio che,
sottoposti a riscaldamento elevato, possono rilasciare nell’aria il benzene;
Formaldeide: i processi fotochimici di stampa sollecitano con il calore la carta,
provocando il rilascio di formaldeide. La IARC valuta la formaldeide come un
cancerogeno certo per l’uomo. La formaldeide è presente, infatti, nel
rivestimento della carta; Oli Siliconici: sono stati utilizzati nelle fotocopiatrici
degli oli siliconici per tenere puliti i rulli fusori del forno onde evitare
inceppamenti della carta. Questi oli siliconici anche oggi sono utilizzati in
alcune apparecchiature. Ad esempio quelle che hanno dei feltrini o rulli
imbevuti di tale olio e che spesso sono insieme con la nuova cartuccia toner da
sostituire. Tale olio utilizzato è il dimetilpolisiloxano, olio con capacità di
produrre formaldeide a temperature oltre i 150 gradi centigradi (i forni di oggi
delle fotocopiatrici e stampanti arrivano anche a temperature ben più alte,
intorno ai 200 gradi); Ozono: è estremamente reattivo ed aggressivo; in
33
particolare, la presenza di ozono in prossimità delle macchine fotocopiatrici
viene normalmente avvertita già a basse concentrazioni a causa del tipico odore
pungente; altri VOC possono crearsi nell’unità di fissaggio delle fotocopiatrici
e derivano dalla fusione del toner e dal riscaldamento della carta e sono: il
toluolo, il benzolo, lo xilolo, i fenoli, le aldeidi, i chetoni, vapori di stirene.
Tabella ambienti e fonti degli inquinanti indoor:
AMBIENTE
CASA
UFFICIO
FONTI E INQUINANTI

fumo di tabacco: particolato respirabile (PM10), monossido
di carbonio, composti organici volatili (VOC)

fornelli a gas: ossidi di azoto, monossido di carbonio

forni a legna e camini: PM10, monossido di carbonio,
idrocarburi policiclici aromatici (IPA), polveri

materiali da costruzione: radon e formaldeide

terreno sottostante i fabbricati: radon

mobili e prodotti per la casa: VOC, formaldeide

riscaldamento a gas: ossidi di azoto, monossido di carbonio

riscaldamento a kerosene: ossidi di azoto, monossido di
carbonio, ossidi di zolfo, polveri

isolanti: amianto, lana di vetro

detergenti, solventi, vernici, colle: VOC

condizionatori: agenti biologici (batteri, muffe, virus); agenti
capaci di causare allergie (acari della polvere
domestica, spore fungine dalle muffe, derivati di animali
domestici)

fumo di tabacco: PM10, monossido di carbonio, VOCs

materiali da costruzione: VOCs, formaldeide

arredamento: VOCs, formaldeide

fotocopiatrici: VOCs, ozono

condizionatori: agenti biologici (batteri, muffe, virus); agenti
capaci di causare sensibilizzazione allergica (spore
34
fungine dalle muffe, raramente acari)

aria ambiente: ozono sugli aerei, monossido di carbonio e
idrocarburi

condizionatori per auto: agenti biologici (batteri, muffe,
virus)
TRASPORTI
2.5
Danni sull’uomo e malattie connesse
Esistono quattro livelli di interferenza dei VOC con la vita dell’uomo:
 composti di cui si sente l’odore come aromi naturali o di sintesi,
interferiscono solo con i recettori olfattivi, nulla con le altre cellule;
 altri sono irritanti sulle mucose, ci si deve allontanare dalla fonte di
emissione;
 altri ancora sono liposolubili e quindi si sciolgono nei grassi rimanendovi
attaccati, ci si deve lavare con detergenti e sapone, possono creare lesioni
cutanee, faringiti, congiuntiviti;
 alcuni come gli idrocarburi policiclici, penetrano le barriere e interferiscono
con i processi metabolici inserendosi all’interno della doppia elica del dna.
I possibili effetti dannosi dipendono dalla natura dei VOC, dalla loro
concentrazione ambientale e dalla durata dell'esposizione. Possono variare da
un semplice disagio legato all'odore ad effetti acuti quindi irritativi a carico di
occhi, naso e gola. Possono causare anche mal di testa, nausea, vertigini, asma
e difficoltà di coordinazione. Possono dare effetti cronici per esposizione ad
alte concentrazioni come danni ai reni, al fegato, al sistema nervoso centrale.
Alcune delle sostanze presenti nei VOC sono riconosciute cancerogene per
l'uomo (benzene, formaldeide, idrocarburi aromatici policiclici) o per l'animale
(trielina e altri solventi clorurati).
Circa il 20% della popolazione e il 34% delle porsone con asma riportano
problemi di salute da deodoranti per ambienti – spiega il presidente ACAAI
(America College of Allergy, Asthma, Immunology) Stanley Fineman –
sappiamo che i profumatori dell’aria possono scatenare sintomi allergici,
aggravare le allergie esistenti e peggiorare l’asma. (LA STAMPA salute del
08-11-2011).
Alcune malattie connesse all’esposizione sono: asma, sarcoidosi,
granulomatosi, siderosilicosi, papilliti, allergie, Sick Building Sindrome,
35
M.C.S. o Sensibilità Chimica Multipla, lupus eritematoso, antifosfolipide
sindrome, disfunzione corde vocali, problemi polmonari.
I dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che:
 ogni giorno centinaia di milioni di persone soffrono per malattie respiratorie
croniche;
 circa 235 milioni di persone nel mondo soffrono di asma; l’asma
rappresenta la malattia cronica più frequente nell’infanzia;
 nel 2004 circa 64 milioni di persone nel mondo soffrivano di
broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO); nel 2005 più di 3 milioni di
persone sono morte a causa di questa patologia (il 5% delle morti totali);
 altri milioni di persone soffrono le conseguenze di forme lievi di BPCO,
riniti allergiche e altre patologie respiratorie croniche, spesso sotto
diagnosticate.
Sempre secondo l’OMS l’incremento delle patologie allergiche e dell’asma è
correlabile a fenomeni di urbanizzazione ed alla crescente tendenza delle
popolazioni occidentali a vivere gran parte del tempo in ambienti indoor,
spesso scarsamente ventilati, con microclima caldoumido e con presenza di
elevati livelli di inquinanti chimici e di allergeni.
È dimostrato, inoltre, che i fattori ambientali possono influenzare la possibilità
di sviluppare asma in soggetti predisposti e sono causa di riacutizzazioni e/o di
persistenza della sintomatologia asmatica.
Alcuni inquinanti chimici (fumo di tabacco ambientale, benzene, biossido di
azoto (NO2), particolato e formaldeide) possono causare un incremento della
frequenza di sintomi respiratori cronici, iper-reattività bronchiale, aumentato
rischio di sviluppare patologia asmatica, un incremento del numero di episodi
broncospastici e ridotta risposta alla terapia antiasmatica, nei soggetti asmatici.
Nella tabella sottostante sono elencati in modo schematico gli effetti tossici
osservati ai vari livelli di esposizione ad inquinanti indoor.
36
37
2.6
Valori limite
Nelle linee guida per la qualità dell’aria indoor, l’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) indica valori guida per un certo numero di inquinanti, tra
cui alcuni VOC, quali: benzene, formaldeide, tricloroetilene, tetracloroetilene e
naftalene (anche quest’ultimo incluso nei VOC) oltre a biossido di azoto,
monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici (in particolare
benzo[a]pirene).
Tabella valori limite indicati per la commercializzazione di prodotti in Francia,
dove la classe C ha un’alta emissione a diminuire fino alla A+.
2.7
Monitoraggio e rilevazione negli ambienti indoor
Possono essere effettuati campionamenti a breve termine (tempo di
campionamento compreso tra alcuni minuti e diverse ore), generalmente
realizzati con un campionamento attivo su cartucce adsorbenti o canister o
campionamenti a lungo termine (tempo di campionamento da qualche ora a
diversi giorni), generalmente condotti con campionatori diffusivi.
Campionamento attivo con cartucce
adsorbenti: Il campionamento con tubi contenenti materiali adsorbenti, viene
38
effettuato con idonei sistemi di aspirazione (pompe di campionamento)
opportunamente calibrati alla portata richiesta. Questa procedura di
campionamento è applicabile ad una vasta gamma di VOC.
Campionamento diffusivo (passivo): il campionamento
passivo di VOC viene effettuato esponendo un campionatore di tipo diffusivo
contenente un opportuno materiale solido adsorbente. Tale campionamento
risulta particolarmente conveniente per attività di monitoraggio a lungo
termine. Anche il campionamento diffusivo in relazione alle caratteristiche del
materiale adsorbente utilizzato si presta alla determinazione di una vasta
gamma di VOC.
Campionamento mediante canister: sono contenitori
in acciaio inox con volume variabile da 400 ml a 15 l, sottoposti a processo di
elettropassivazione per ridurre la presenza di siti polari chimicamente attivi e
successivamente inertizzati mediante il rivestimento della superficie interna
con uno strato sottile di silice chimicamente legata, per ridurre la probabilità di
reazione dei VOC tra di loro e con la superficie stessa.
Esiste anche della strumentazione portatile per il monitoraggio dei VOC basata
sulla tecnologia del detector a fotoionizzazione. In funzione del potenziale di
ionizzazione del composto da rilevare e dalla lampada fotoionizzante in uso si
possono monitorare fino a 250 composti.
Con prove di laboratorio è possibile testare i vari materiali per determinarne il
livello di emissione sostante organiche volatili. Il campione viene inserito in
una camera di prova in condizioni di umidità e temperatura controllata per 28
giorni, successivamente le analisi vengono fatte sull’aria in uscita dalla camera
dopo 3 e 28 giorni (secondo la norma UNI EN ISO 16000-9).
39
2.8
Metodi di certificazione e obblighi di indicazione dei produttori
In Italia il controllo dell’inquinamento dell’aria indoor per gli ambienti
lavorativi è competenza dei Servizi di Prevenzione. Igiene e Sicurezza neglia
Ambienti di Lavoro (SPISAL) delle ASL. Non dispone ancora di una
normativa per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti di vita chiusi.
In Francia, Gemania, Belgio dove l’attenzione sui VOC è più sentita, esiste una
normativa cogente.
Sempre in Francia tutti i prodotti commercializzati dal 1° gennaio del 2012
hanno l’obbligo di riportare un’etichetta che identifichi il loro livello di
emissione dei VOC. Dopo 1° settembre 2013 anche i prodotti immessi sul
mercato prima del 1° gennaio del 2012 dovranno rispettare le stesse
prescrizioni.
Attualmente a livello europeo, esiste un marchio di qualità Ecolabel
(Regolamento CE n. 66/2010) uno strumento volontario, selettivo che ha come
scopo principale quello di informare ed aiutare i consumatori a scegliere
prodotti in base alle loro caratteristiche ambientali. L'obiettivo non è di mettere
al bando alcuni materiali nocivi, ma piuttosto di promuovere la diffusione di
quei prodotti che abbiano effetti trascurabili sulla salute e sul comfort. Per
raggiungere questo obiettivo deve essere promosso il sistema di (labelling)
etichettatura "positiva" che identifichi i prodotti "salubri". L’etichetta attesta
che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero
ciclo di vita.
Si riportano alcune etichette, targhe, marchi
L’NSF (National Sanitation Fondation) è un marchio volontario italiano.
40
2.9
Soluzioni all’inquinamento indoor
Per abbattere la concentrazione dei VOC presenti negli ambienti confinati
bisogna essenzialmente eliminarne le fonti principali, inoltre è sempre
opportuno utilizzare prodotti e materiali con un basso contenuto di composti
organici volatili. Nei limiti del possibile, si dovrebbero anche favorire la
ventilazione e la frequente aerazione delle stanze, soprattutto se si stanno
facendo le pulizie con prodotti che li contengono. Nel caso in cui non si riesca
ad abbassare la concentrazione di questi inquinanti indoor con i metodi
tradizionali, magari anche per la presenza di forti immissioni dall’esterno su
cui non si riesce ad agire, allora si deve necessariamente operare cercando di
purificare l’aria con metodi più tecnologici. Per far questo si possono utilizzare
degli opportuni scambiatori d’aria, che sono in grado di ridurre la
concentrazione di questi inquinanti in un tempo più o meno breve.
Si riporta, solo a scopo indicativo, alcune categorie di materiali e sostanze da
prendere in considerazione nella scelta, in base alle caratteristiche certificate
dal marchio Ecolabel.
Pavimentazioni: le pavimentazioni resistenti/resilienti devono essere testate
per le emissioni di VOC, devono essere mantenute con prodotti di pulizia low
VOC.
Muri e Soffitti: dovrebbero essere privi di formaldeide, i materiali non
dovrebbero contenere VOC, è necessario un adeguato impianto di ventilazione
durante l’istallazione o la manutenzione dei materiali che emettono inquinanti
indoor, rimuovere ogni causa di umidità per evitare le muffe, evitare materiali
contenenti asbesto o formaldeide per i soffitti.
Vernici e Rivestimenti: vernici “low toxicity”, “Zero-COV” o “Low COV”
possono minimizzare l’inquinamento indoor e ridurre i rischi per la salute.
Solitamente le vernici a base di acqua (idropitture) hanno un basso contenuto di
COV. Vernici senza piombo, mercurio, cromo, cadmio, arsenico, bario
(escluso il solfato di bario), selenio e antimonio.
Colle e Sigillanti: preferire le formulazioni a base di acqua a basso contenuto
di VOC. Utilizzare le preparazioni meno tossiche e la minore quantità di
prodotto possibile.
Prodotti di legno: porte, mobili, armadietti, pannelli di compensato possono
contenere formaldeide, urea.
Detergenti multiuso: devono rispettare alcuni criteri quali: Tossicità; Sostanze
o preparati pericolosi; Biocidi; Tinture o sostanze coloranti; Fragranze;
Sostanze sensibilizzanti; Composti organici volatili; Fosforo.
41
Azioni utili per controllare l’esposizione ai VOC:
 Ridurre il numero di prodotti contenenti VOC e comunque utilizzare
materiali che abbiamo un basso contenuto di composti organici volatili.
 Ventilare adeguatamente gli ambienti.
 È raccomandabile l’uso di purificatori d’aria.
 Evitare l’uso di deodoranti per la casa (meglio usare fiori freschi, rametti di
lavanda, potpourri di spezie profumate e bucce d’arancia).
 Limitare l’uso dei pesticidi ed insetticidi
 Utilizzare correttamente i prodotti secondo le indicazioni riportate in
etichetta;
 Assicurarsi di ventilare gli ambienti durante le pulizie;
 Ventilare i vestiti lavati a secco (le lavanderie solitamente utilizzano
percloroetilene per asciugare);
 Dotare gli ambienti di piante che sono in grado di ridurre le concentrazioni
di VOC, come filodendro, dracena e spatifillo;
 Installare impianti di ricambio aria con recupero di calore o impianti di
climatizzazione con presa aria esterna.
Diluire gli inquinanti aerodispersi come i VOC è importantissimo e l’unico
modo per garantire un ricambio aria costante, quindi un miglioramento della
qualità dell’aria in casa, è installare un impianto di ricambio aria con recupero
di calore.
I vantaggi di questi impianti:
 diluire gli inquinanti indoor per migliorare la qualità dell’aria
 filtrare gli inquinanti outdoor nell’aria che viene immessa negli ambienti di
casa
 fornire nuovo ossigeno ed espellere gli inquinanti senza buttare il calore
 fare risparmio energetico
Come accennato le piante possono essere di aiuto per garantire una adeguata
pulizia dell’aria. Alcune piante riescono ad assorbire anche l’80%
dell’inquinamento presente all’interno delle abitazioni. Tra le sostanze tossiche
che riescono ad eliminare ci sono la formaldeide lo xilene o il benzene.
Le più efficaci sono la dracena, il filodendro, lo spatifillo e la gerbera, che
assorbono più dell’80% di inquinanti, attive anche l’aloe, il ciclamino, la
begonia e la stella di Natale.
La tabella seguente indica alcune delle principali piante e le sostanze tossiche
che ciascuna di esse è in grado di assorbire:
42
Dracena compacta: benzene (30%), formaldeide (14.4%), tricloroetilene
(10.5%)
Dracena marginata: benzene (79%), tricloroetilene (13%)
Edera (Hedera helix): benzene (90%), tricloroetilene (10%)
Ficus Benjamin: benzene (50%), formaldeide (50%), tricloroetilene (10%)
Spatifillum (Spatiphillum wallisii): benzene (80%), tricloroetilene (20%)
Crisantemo: assorbe trielina e ammoniaca
Margherita: assorbe benzene, trielina e monossido di carbonio
Aloe: assorbe formaldeide
Molto utili anche i tulipani d’aiuto contro la formaldeide, lo xilene e
l’ammoniaca, la sansevieria ha la particolarità che riesce ad assorbire anidride
carbonica e produrre ossigeno anche durante la notte.
Si indica anche una elencazione delle piante in base alla sostanza inquinante:
acetone:
spatifillo;
ammoniaca:
anturio, spatifillo, tulipano;
benzene:
dracena, edera spatifillo;
benzolo:
sansevieria, tronchetto della felicità;
formaldeide:
aloe vera, azalea, bambù, crisantemo, dracena, falangio
variegato, ficus benjamin, gerbera, spatifillo, tronchetto
della felicità, tulipano;
metanolo:
spatifillo;
toluene:
anturio, areca;
tricloroetilene:
bambù, crisantemo, dracena,
tronchetto della felicità, tulipano;
xilene:
anturio, areca, tulipano;
gerbera,
spatifillo,
Nello scegliere però dovranno essere tenuti d’occhio alcuni fattori
potenzialmente di rischio per la salute nostra, dei più piccoli, dei nostri cani e
gatti.
43
In definitiva per assicurare il contenimento dell’inquinamento dell’aria negli
ambienti confinati è necessario agire sia sul piano tecnico che
comportamentale. In primo luogo è importante costruire o ristrutturare gli
edifici rendendoli igienicamente sani, compatibili con l’ambiente ed efficienti
nell’uso dell’energia e sottoporre gli impianti di condizionamento e
ventilazione ad un puntuale programma di manutenzione . E’ importante
incentivare nella collettività stili di vita più sani e favorire la produzione e
l’utilizzo di prodotti sia negli ambienti di vita che di lavoro in grado di
comportare minori rischi per la salute e per l’ambiente. In questo ambito è di
primaria importanza vietare e scoraggiare l’abitudine al fumo. In ambito
domestico è possibile utilizzare detergenti e disinfettanti ugualmente efficaci
ma meno irritanti e tossici di quelli che contengono cloro, ammoniaca o
formaldeide. Tra i prodotti vernicianti è preferibile scegliere i colori all’acqua
che danno le stesse garanzie di durata dei prodotti tradizionali a base di
solventi organici. Esistono inoltre tanti altri prodotti potenzialmente pericolosi
utilizzati in casa come ad esempio gli antiparassitari, gli smacchiatori, alcuni
tipi di colle, ecc., il cui utilizzo dovrebbe avvenire sempre secondo le norme di
sicurezza indicate nelle confezioni. Un’azione preventiva fondamentale è
comunque sempre quella di assicurare un buon ricambio d’aria negli ambienti.
2.10 Ambienti scolastici
I bambini sono tra i soggetti più a rischio.
Alcuni studi condotti nell’Europa del nord hanno dimostrato come l’asma in
bambini e adolescenti sia risultata positivamente associata anche alla presenza
nell’ambiente scolastico di VOC. Inoltre una cattiva qualità dell’aria e
condizioni microclimatiche non ottimali possono influenzare negativamente la
performance del lavoro scolastico degli studenti.
L’Unione Europea ha intensificato i suoi sforzi nella lotta alle malattie
croniche nell’infanzia e nell’adolescenza ed ha promosso importanti iniziative.
La prevenzione delle malattie respiratorie, dell’asma e delle allergie
nell’infanzia si configura come un obiettivo prioritario della strategia per
l’ambiente e la salute dell’Unione Europea, che raccomanda alle istituzioni
sanitarie di promuovere misure intersettoriali e multidisciplinari volte a
migliorare la qualità dell'aria indoor specialmente nelle scuole e in tutti gli
ambienti frequentati dai bambini.
L’iniziativa dell’OMS “Global School Health” sostiene che “una scuola che
promuove salute può essere descritta come una scuola che rafforza
costantemente la sua capacità di essere un setting salutare in cui vivere,
44
imparare e lavorare”. “Rispetto a questo obiettivo, una scuola che promuove
salute coinvolge funzionari della salute e dell’istruzione,insegnanti, studenti,
genitori ed i leader della comunità nel tentativo di promuovere la salute. Essa
promuove la salute e l’apprendimento con tutte le misure a sua disposizione, e
lotta per fornire ambienti favorevoli alla salute e una vasta gamma di
programmi e servizi per l’educazione e la promozione della salute nelle
scuole” (Rapporto tecnico OMS n. 870, Ginevra, 1997)
In Italia l’asma e la rinite allergica, assieme all’obesità, sono le patologie
croniche più diffuse nell’infanzia e nell’adolescenza.
2.11 Normativa
L’Italia non dispone ancora di una normativa organica e specifica per il
controllo della qualità dell’aria negli ambienti di vita chiusi, ma a seguito di un
accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome sono
state emanate delle linee guida per la tutela e la promozione della salute negli
ambienti confinati (Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n. 276 del 27/11/2001).
Le linee guida forniscono informazioni fondamentali per la valutazione e la
gestione, in termini di sanità pubblica, dei rischi per la salute connessi
all’inquinamento dell’aria indoor ed indicazioni tecniche per orientare le azioni
di prevenzione e controllo di tali rischi. Sul piano legislativo un importante
intervento per la riduzione dell’inquinamento indoor da fumo di tabacco è dato
dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 dicembre 2003 che
recepisce l'Accordo tra Stato, Regioni e Province Autonome di Trento e
Bolzano sulla tutela della salute dei non fumatori e fissa i requisiti tecnici dei
locali per fumatori, dei relativi impianti di ventilazione e di ricambio d'aria e
dei modelli dei cartelli connessi al divieto di fumare. Il documento raccomanda
l’emanazione di una normativa che definisca i valori guida di IAQ (Qualità
dell’Aria Indoor) e gli standard di ventilazione per i diversi ambienti e le azioni
necessarie per garantirne il rispetto.
Di fondamentale importanza sono anche le linee guida su microclima,
aerazione e illuminazione nei posti di lavoro, realizzate dal Coordinamento
tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro e pubblicate il 01 giugno 2006.
Per il controllo dell’inquinamento indoor si fa riferimento a norme che
agiscono sulle fonti attraverso la limitazione delle emissioni di sostanze
inquinanti da prodotti (es. regolamento REACH - Registration, Evaluation,
Authorisation of Chemicals - e Marchio ECOLABEL) o un divieto generale di
esposizione (es. legislazione sul divieto di Fumo), o attraverso un divieto
esplicito di utilizzo di alcune sostanze (es. legislazione sull’Amianto).
45
• Il Regolamento REACH (CE n. 1907/2006) disciplina le attività di
Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione di tutte le sostanze
prodotte o importate nell’unione Europea.
• Il Marchio ECOLABEL è un sistema volontario del marchio di qualità
ecologica dell’Unione europea, disciplina le norme per l’istituzione e
l’applicazione del Marchio comunitario di qualità ambientale di un prodotto
(Regolamento CE n. 66/2010).
• La Direttiva sui prodotti da costruzione 89/106/CEE, denominata CPD
(Construction Products Directive), recepita in Italia dal DPR n. 246 del 21
aprile 1993 e dal Regolamento 305/2011 sui prodotti da Costruzione, ha
l'obiettivo di assicurare che i prodotti da costruzione che vengono immessi
sul mercato siano costruiti o realizzati in modo che l’opera di costruzione
nella quale sono integrati rispetti alcuni requisiti ritenuti essenziali per la
sicurezza, la salute e altre esigenze di ordine collettivo dell’utenza.
Elenco delle norme EN ISO recepite in Italia dall’UNI:
UNI EN ISO 16000 Aria in ambienti confinati.
UNI EN ISO 16017 Aria in ambienti confinati, aria ambiente ed aria negli
ambienti di lavoro. Campionamento ed analisi di composti organici volatili
mediante tubo di adsorbimento/desorbimento termico/cromatografia gassosa
capillare.
UNI EN 13779 Ventilazione degli edifici non residenziali- Requisiti di
prestazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione.
UNI EN 14412 Qualità dell’aria in ambienti confinati Campionatori diffusivi
per la determinazione della concentrazione di gas e di vapori Guida per la
scelta, l’utilizzo e la manutenzione.
UNI EN 15242 Ventilazione degli edifici: metodi di calcolo per la
determinazione delle portate d’aria negli edifici, comprese le infiltrazioni.
UNI EN 15251 Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la
valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità
dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica.
_______________________________________________________________
46
3. Illuminazione
3.1
Premessa.
L’illuminazione intesa come intensità della luce, la sua distribuzione e le sue
caratteristiche creano determinati fattori che influenzano la nostra percezione.
La disciplina che si occupa dell’illuminazione di spazi ed ambienti esterni ed
interni è l’illuminotecnica.
La progettazione luminosa è la progettazione dell’ambiente visivo dell’uomo,
sia attraverso l’illuminazione naturale della luce solare che di quella artificiale.
L’obiettivo della progettazione luminosa è quello di ottenere delle condizioni
in cui la percezione consenta: di soggiornare in un ambiente, di lavorare
efficacemente, di orientarsi con sicurezza, di procurare una sensazione di
piacevolezza dell’ambiente stesso cogliendone gli aspetti estetici.
Le caratteristiche fisiche di una situazione luminosa possono essere calcolate e
misurate, l’aspetto che determina il successo di un concetto illuminotecnico è
però l’effetto sull’uomo, la sua percezione soggettiva.
Per descrivere la percezione visiva non è sufficiente rappresentare l’occhio
come un sistema ottico, ma si deve spiegare anche l’interpretazione
dell’immagine e la psicologia della percezione dell’oggetto della percezione
stessa, che costituisce degli elementi importanti, per la progettazione
illuminotecnica. Infatti lo stesso oggetto in ambienti differenti o con
illuminazione diversa può essere interpretato in modo diverso.
3.2
La Storia.
La vita dell’uomo e l’architettura è stata condizionata per lungo tempo e
precisamente fino al XVIII secolo, dalle uniche sorgenti luminose disponibili:
la luce naturale del giorno e la fiamma che, fin dall’età della pietra, è stata
l’unica sorgente luminosa artificiale.
Ebbe inizio una nuova epoca con l’invenzione dell’illuminazione a gas, ed in
seguito, con l’invenzione delle sorgenti luminose elettriche.
L’illuminazione simile alla luce del giorno con l’elettricità divenne un
problema di profusione di impegno tecnico, infatti con le prime illuminazioni
sia interne e soprattutto esterne a torre, alla fine del XIX secolo, si ottennero
più svantaggi che vantaggi a causa dell’abbagliamento e delle ombre proiettate.
47
Se in un primo periodo il problema era dovuto alle sorgenti luminose
inadeguate, successivamente, con l’industrializzazione e le nuove scoperte, si
ebbe il problema dell’eccesso di luce. Nacquero così un insieme di regole
quantitative, tuttora valide, che indicavano sia gli illuminamenti minimi, che le
quantità della resa cromatica e la limitazione dell’abbagliamento.
Solo dopo la seconda guerra mondiale, negli USA, emersero approcci di una
nuova filosofia dell’illuminazione che prendeva in esame l’aspetto qualitativo,
inteso come le modalità in cui l’uomo percepisce l’illuminazione, l’effetto
estetico dell’illuminazione stessa, la psicologia della percezione. Si
cominciarono a prendere in esame tutti i fattori dell’interazione tra il
percettore, l’oggetto visto e la luce come mezzo di comunicazione.
Il pioniere della progettazione illuminotecnica qualitativa fu l’architetto
Richard Kelly (1910-1977), che si svincolò dal
principio di un illuminamento come criterio
centrale della progettazione illuminotecnica,
sostituendo il problema della quantità della luce
con quello della qualità della luce stessa,
secondo
una
serie
di
funzioni
dell’illuminazione orientate all’osservatore che
le percepisce.
Kelly elaborò nel 1950 una distinzione fra le tre
funzioni fondamentali: ambient luminescence (luce per vedere), focal glow
(luce per guardare) e Play of brilliants (luce per osservare).
Luce per vedere, con questo elemento
l’illuminazione provvede ad assicurare che
nell’ambiente siano visibili lo spazio, gli
oggetti e le persone, fornendo loro la possibilità
di orientarsi e di compiere azioni. Questa forma
di
illuminazione
non
si
discosta
dall’illuminazione quantistica ma tuttavia, a
differenza di questa, la luce per vedere non è la finalità, bensì la base per la
progettazione illuminotecnica che va oltre. Quindi non si cerca di ottenere
un’illuminazione di massa o ottimale ma bensì un illuminazione differenziata.
Luce per guardare, con questo concetto si
assegna, per la prima volta, alla luce il
compito esplicito di contribuire alla
trasmissione di informazioni. Tenendo conto
che le zone maggiormente illuminate
attraggono istintivamente l’attenzione delle
48
persone, una distribuzione opportuna dell’illuminazione di un ambiente
permette di dare ordine alla categoria delle informazioni dell’ambiente stesso.
Le informazioni di maggiore interesse vengono evidenziate da una maggiore
illuminazione facilitando con rapidità la trasmissione delle informazioni.
L’ambiente visivo viene riconosciuto nelle sue strutture e nel significato dei
suoi oggetti evidenziati dall’illuminazione. Ciò vale anche per l’orientamento
nello spazio, infatti si agevola l’ingresso, differenziando l’illuminazione di un
ingresso principale dal secondario o ad esempio in una presentazione di
articoli, evidenziando quello di maggior pregio.
Luce per osservare, questo concetto deriva
dalla consapevolezza che la luce non solo può
guidare l’attenzione sulle informazioni, ma
rappresenta un informazione di per sé. Questo
vale per gli effetti di brillanza creati sia dalla
sorgente luminosa stessa che sulle superfici
degli oggetti rifrangenti.
Molti sono stati gli architetti che con le loro opere hanno posto in essere studi
di progettazione illuminotecnica come Philip Johnson (Glass House), Ludwig
Mies van der Rohe e Philip Johnson (Seagram Building), Philip Johnson (New
York State Theater), Louis I. Kahn (Kimbell Art Museum, Yale Center For
British Art).
Negli anni settanta uno dei sostenitori maggiormente impegnati in una
progettazione illuminotecnica ad orientamento qualitativo è stato William M.C.
Lam il quale stilò un catalogo di criteri, da poterlo definire un vero e proprio
vocabolario sistematico per la descrizione contestualizzata dei requisiti di un
impianto di illuminazione. Egli distingueva due gruppi principali di criteri: gli
“activity needs” e “biological needs”. Il primo rappresenta le esigenze
scaturite dalle attività svolte in un ambiente visivo, il secondo raggruppa i
requisiti psicologici di un ambiente visivo importante in ogni contesto.
3.3
Fondamenti.
La maggior parte delle informazioni sull’ambiente che ci circonda le
raccogliamo attraverso l’occhio.
Per illustrare il procedimento di percezione è utile il raffronto tra l’occhio e la
macchina fotografica. Nella macchina fotografica, l’immagine, attraverso un
sistema di lenti regolabili, viene proiettata sulla pellicola; la quantità di luce
viene regolata dal diaframma. Con lo sviluppo e l’inversione
dell’ingrandimento si ha l’immagine visibile e bidimensionale dell’oggetto.
49
Allo stesso modo nell’occhio si ha la proiezione, sul fondo dell’occhio stesso,
di
un’immagine
inversa
attraverso il cristallino,
una
lente deformabile,
l’iride
assume
la
funzione
del
diaframma e la retina, sensibile
alla luce, assume il ruolo della
pellicola.
Dalla
retina
l’immagine viene trasportata dal
nervo ottico fino al cervello
dove, nella regione del cervello
detta corteccia visiva, viene nuovamente raddrizzata per prenderne coscienza.
Nell’elaborazione dell’immagine il nostro cervello corregge vari errori:
-
-
la distorsione dell’immagine dovuta alla sua proiezione sulla retina che è
curva;
l’aberrazione cromatica, anelli di colore che si formano intorno agli oggetti
dovuti ai raggi di luce che hanno diverse lunghezze d’onda e quindi
diverse rifrazioni;
la distorsione delle immagine viste in prospettiva, ad esempio un rettangolo
visto da una data angolazione assume una forma trapezoidale sulla retina;
la distorsione di un oggetto rimane addirittura costante quando
l‘osservatore o l’oggetto si muovono, anche se la forma dell’immagine
proiettata sulla retina cambia continuamente al variare della prospettiva.
3.4
La natura della luce.
La luce rappresenta la coscienza dell’esistenza della realtà. L’uomo percepisce
l’esistenza del mondo in quanto lo sente, lo tocca, ma soprattutto, lo vede.
Eppure la luce non è tangibile. La luminosità, il colore e quindi l’apparenza
delle cose sono solo l’effetto prodotto sulla retina da una particolare forma di
energia nota con il nome di radiazione elettromagnetica.
Quello che realmente esiste è l’energia elettromagnetica, la luce si può definire
un’invenzione del sistema costituito dall’occhio-cervello che cattura l’energia
radiante, emessa in un determinato intervallo di lunghezze d’onda, per
trasformarla in sensazione visiva.
Molte radiazioni, apparentemente diverse, come le onde radio o hertziane, i
raggi ultravioletti, gli infrarossi e i raggi X, appartengono alla grande famiglia
delle onde elettromagnetiche.
50
Delle radiazioni elettromagnetiche solo una piccola parte viene catturata dagli
occhi e trasformata in immagini, ciò ci permette di conoscere ed interpretare la
realtà che ci circonda. L’ energia raggiante è data dalla luce. Nel vuoto la luce
si diffonde in forma di onde elettromagnetiche o particelle, dette fotoni, alla
velocità di circa 300.000 km/s.
Le onde elettromagnetiche possono avere una lunghezza d’onda che va dal
milionesimo di millimetro sino a decine di metri, di questa solo una piccola
parte viene trasformata dal sistema visivo in sensazione luminosa.
Le onde radio, i raggi X e Gamma, i raggi cosmici sono anch’esse radiazioni
elettromagnetiche, della stessa natura della luce, ma non producono alcuna
sensazione visiva sul nostro occhio.
Alcune di queste radiazioni producono altri effetti, che possono essere benefici,
come è il caso dell’abbronzamento indotto da alcune radiazioni ultraviolette,
ma anche dannosi, come è il caso dei processi degenerativi delle cellule
provocati dai raggi X.
Le radiazioni elettromagnetiche sono caratterizzate da tre parametri:
-
velocità di propagazione nel vuoto;
lunghezza d’onda, ossia lo spazio percorso da un’onda per compiere
un’oscillazione completa;
frequenza, ossia il numero di oscillazioni nell’unità di tempo.
Il primo è un dato costante per tutte le radiazioni, gli altri due sono variabili.
Lo spettro delle radiazioni visibili non ha dei limiti ben precisi, in quanto la
sensibilità dell’occhio umano varia da individuo a individuo.
Per questo motivo la sua
estensione è stata fissata,
per
convenzione,
nell’intervallo che va da
380 a 780 nm (1 nm
(manometro)
=
1/1.000.000 m), confinato
a sinistra dalle radiazioni
ultraviolette (lunghezza
d’onda inferiore a 380
nm) e a destra dalle
radiazioni
infrarosse
(lunghezza
d’onda
superiore a 780 nm).
Lo spettro elettromagnetico ed il campo del visibile
51
Lo spettro delle radiazioni visibili può essere a sua volta suddiviso in sei bande
principali, ciascuna corrispondente ad una determinata sensazione cromatica:
-
380 - 436 nm: viola;
436 - 495 nm: blu;
495 - 566 nm: verde;
566 - 589 nm: giallo;
589 - 627 nm: arancio;
627 - 780 nm: rosso.
3.5
La luce sull’uomo.
Circa l’80% di tutte le impressioni sensoriali sono di natura ottica e necessitano
della luce come veicolo di informazioni. Una buona luce non solo facilita le
funzioni del vedere e del riconoscere, ma aumenta anche lo stimolo lavorativo
ed il benessere fisico accrescendo la capacità di concentrazione ed evitando la
stanchezza precoce.
La maggior capacità di attenzione che ne deriva fa diminuire il pericolo di
incidenti. Soprattutto quelli causati da banalità (i cui effetti possono costituire
un notevolissimo impedimento al buon svolgimento del lavoro) regrediscono
allorché viene migliorata l’illuminazione. L’effetto stimolante della luce si
mostra anche in attività che con questa hanno poco o nulla a che vedere. È stato
possibile dimostrare che una buona luce promuove capacità di attenzione, di
pensiero logico, nonché sicurezza e velocità nel calcolo. Aumentando
l’illuminamento da 90 lx a 500 lx è risultato il seguente aumento delle
prestazioni:
- capacità di attenzione 15%;
- pensiero logico 9%;
- sicurezza e velocità di calcolo 5%.
Migliorando le condizioni visive e diminuendo di conseguenza l’affaticamento
ad esse legato, si ha (a seconda del tipo di lavoro) una notevole diminuzione
degli errori e degli scarti.
Questi effetti derivati da una migliore qualità dell’illuminazione comportano in
un’azienda un aumento veramente sorprendente delle prestazioni lavorative.
L’aumento del livello di illuminamento è particolarmente vantaggioso per le
persone anziane, poiché la necessità di luce aumenta con l’età.
52
La differenza nella necessità di luce per la medesima prestazione visiva tra una
persona giovane ed una anziana è però, con elevati illuminamenti, inferiore che
non con bassi livelli; con una buona illuminazione sussistono condizioni di
lavoro equilibrate per giovani e vecchi. Infatti mentre un anziano di 60 anni per
ottenere la stessa prestazione visiva di un giovane di 20 anni a 100 lx necessita
di un illuminamento doppio, a 900 lx necessita soltanto un illuminamento di
circa il 20% superiore.
3.6
Le grandezze della luce.
Le grandezze fondamentali della luce sono: il flusso luminoso, l’intensità
luminosa, l’illuminamento e la luminanza.
a) Flusso luminoso - Simbolo: - Unità di misura: lumen (lm)
Questa grandezza indica la quantità di energia luminosa emessa nell’unità di
tempo (1 secondo) da una sorgente.
b) Intensità luminosa - Simbolo: I - Unità di misura: candela (cd = lm / sr)
Indica la quantità di flusso luminoso emessa da una sorgente all’interno
dell’angolo solido unitario (steradiante) in una direzione data.
c) Illuminamento - Simbolo: E - Unità di misura: lux (lx = lm / m²)
È il rapporto tra il flusso luminoso ricevuto da una superficie e l’area della
superficie stessa. In altre parole indica la quantità di luce che colpisce un’unità
di superficie.
d) Luminanza - Simbolo: L - Unità di misura: candela / m² (cd / m²)
È il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da una superficie in una data
direzione e l’area apparente di tale superficie. L’area apparente è la proiezione
della superficie su un piano normale alla direzione considerata. In pratica
indica la sensazione di luminosità che si riceve da una sorgente luminosa
primaria o secondaria. (Si dice sorgente primaria un corpo che emette
direttamente radiazioni; si dice sorgente secondaria un corpo che riflette le
radiazioni emesse da una sorgente primaria).
È importante avere ben chiara la differenza esistente tra illuminamento e
luminanza. Se la prima grandezza indica la quantità di luce, emessa da una
sorgente, che colpisce la superficie considerata, la seconda indica la sensazione
di luminosità che riceviamo da questa superficie; ciò vuol dire che su due
superfici, una bianca e l’altra nera, possiamo avere lo stesso valore di
53
illuminamento, ad esempio 500 lux, ma la sensazione di luminosità ricevuta, e
quindi la luminanza, sarà completamente differente, in quanto quelle due
superfici riflettono la luce in modo diverso.
3.7
Caratteristiche ottiche dei materiali.
Un raggio di luce che colpisce una superficie viene riflesso, diffuso, assorbito o
trasmesso modificandosi per intensità, direzione e verso in funzione delle
caratteristiche fisiche del mezzo intercettato.
Le caratteristiche ottiche dei materiali nei confronti della luce incidente sono
espresse con i fattori di riflessione, trasmissione ed assorbimento.
La riflessione può essere:
-
-
“speculare” quando il raggio non viene modificato in intensità e l’angolo di
riflessione è uguale a quello incidente;
“diffusa” quando il raggio incidente viene modificato in una serie di raggi
di minore intensità uniformemente distribuiti con angoli di riflessione
diversi da quello incidente;
“mista” quando sono presenti entrambi i tipi sopra descritti.
In genere i materiali che si utilizzano nella realtà pratica presentano una
riflessione di tipo mista, con prevalenza della componente diffusa o della
componente speculare.
Il fattore di riflessione di una superficie è dato dal rapporto tra flusso luminoso
riflesso e flusso luminoso incidente e può andare dal 3, 4% nel caso di una
superficie molto scura e polverosa, fino al 90% di una superficie liscia bianca.
Il fattore di trasmissione è dato dal rapporto tra flusso luminoso trasmesso e
flusso luminoso incidente, riferito ad un determinato spessore del materiale in
esame. Il vetro chiaro ha fattore di trasmissione tra 80 e 90%. Il vetro
smerigliato ha fattore di trasmissione tra 70 e 80%. Il vetro opalino ha fattore
di trasmissione tra 55 e 70%. I suddetti dati variano, naturalmente, in relazione
allo spessore del materiale, al tipo di lavorazione ed al tipo di composizione
dello stesso.
L’aria di montagna, non inquinata e quindi priva di particelle in sospensione,
ha un fattore di trasmissione estremamente prossimo al 100%, per spessori di
qualche decina di metri. Il fattore di trasmissione dell’intero strato di atmosfera
che avvolge il pianeta è di circa il 30%.
54
3.8
Normativa illuminotecnica.
La normativa italiana sull’illuminazione naturale degli ambienti è abbastanza
carente. I documenti legislativi e tecnici che danno indicazioni sono i seguenti:
-
-
-
-
-
-
Decreto Presidente della Repubblica n. 303 del 19/3/56 – “Norme generali
per l’igiene del lavoro”;
Circolare Ministero LL. PP. n. 3151 del 22/5/67 – “Criteri di valutazione
delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di
ventilazione e di illuminazione delle costruzioni edilizie”, relativa
all’edilizia civile sovvenzionata;
Circolare Ministero LL. PP. n. 13011 del 22/12/74 – “Requisiti fisicotecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere. Proprietà termiche,
igrometriche, di ventilazione e di illuminazione”;
Decreto del Ministero della Sanità del 5/7/75 – “Modificazioni alle
istruzioni ministeriali del 20/6/1896 relative altezza minima dei locali ed ai
requisiti igienico sanitari principali dei locali di abitazione”;
Decreto del Ministero dei LL. PP. del 18/12/75 – “Norme tecniche
aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di
funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella esecuzione
di opere di edilizia scolastica”;
Legge Regionale n. 48 della Regione Emilia Romagna del 9/11/1984 –
“Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle opere di edilizia
residenziale pubblica”;
Legge Regionale n.19 della Regione Emilia Romagna del 29/09/2003 e la
Direttiva Regionale n.1688 del 18/11/2013;
Norma Europea EN 12464 del 2004 che ha introdotto interessanti novità
per quanto riguarda l'utilizzo della luce artificiale negli ambienti interni.
In particolare le principali indicazioni sono contenute nel DM del 5/7/75,
relativo all’edilizia residenziale e nelle due Circolari del Ministero LL. PP.
relative
all’edilizia
residenziale
sovvenzionata
ed
ospedaliera.
Specificatamente l’art. 5 del DM 5/7/75 dispone quanto segue: “Tutti i locali
degli alloggi, tranne vani scala, ripostigli, ...., devono fruire di illuminazione
naturale diretta adeguata alla destinazione d’uso. L’ampiezza delle finestre
deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore del Fattore Medio di
Luce Diurna non inferiore al 2% (0.02) e comunque la superficie apribile non
dovrà essere inferiore ad 1/8 della superficie del pavimento”.
55
3.9
Studi degli effetti della luce sull’uomo.
Oggi trascorriamo la maggior parte del tempo all’interno di ambienti confinati
dove l’illuminazione è spesso prevalentemente artificiale.
Nel 2002 è stato scoperto nella retina umana un terzo fotoricettore, chiamato
“melanopsina”, responsabile della sincronizzazione dell’orologio biologico.
Con questa scoperta si è capito che le condizioni d’illuminazione influenzano i
nostri ritmi corporei in modo molto preciso. Gli studi effettuati hanno
dimostrato la relazione tra la luce e il tracciato di alcune secrezioni ormonali, in
particolare i livelli di melatonina prodotta dalla ghiandola pineale in
condizioni di assenza di stimolazioni luminose. Gli studi effettuati hanno
prodotto la pubblicazione il Final Report della CIE 158:2004, che elenca i
principi dell’“illuminazione salubre” (healthy lighting).
È stato dimostrato che un’esposizione sbagliata alla luce può causare problemi
di salute, tra cui alcuni specifici tipi di cancro, in particolare al seno e al colon
retto.
Altri studi dimostrano il legame tra alterazione del ritmo circadiano e un’errata
esposizione alla luce, scoprendo alcuni aspetti importanti sul sistema
circadiano (ritmo giornaliero veglia-sonno).
Un altro aspetto importante riguarda la relazione tra la luce e i parametri
psicofisiologici: la relazione tra la psicologia e la luce.
Nel 2009 è stata fornita evidenza preliminare che la luce monocromatica rossa,
generalmente considerata elemento di riposo per il sistema circadiano, può allo
stesso tempo attivare la reazione psicologica di allerta. Questa scoperta pone
seri dubbi sulla pratica corrente legata all’uso di luce con particolari
distribuzioni spettrali per ottimizzare l’allineamento circadiano, senza tener
conto di possibili effetti collaterali sul piano psicologico.
56
Reazioni psicofisiche ai colori
La luce in condizioni normali è lo
stimolo principale per mantenere
in fase l’orologio biologico. I
cambiamenti stagionali, i viaggi
transmeridiani, i turni di lavoro
notturni,
comportano
una
desincronizzazione
dei
ritmi
biologici da quelli di luce ed
oscurità, creando così effetti
dannosi sulla salute. La luce
influisce sulla salute sia come
fattore nell’insorgenza di patologie varie che come elemento terapeutico di
diverse malattie come la SAD (depressione invernale), l’Alzheimer, la
demenza, i disturbi del sonno. Dal punto di vista prettamente fisico, la luce,
ha un impatto diretto sull’attività della corteccia celebrale, sulla temperatura
corporea e sulla frequenza cardiaca. Dal punto di vista psicofisiologico le
reazioni sono inconsapevoli o poco coscienti, le reazioni possono essere
immediate rispetto ad alcuni stimoli legati alla sopravvivenza: per esempio il
rosso è collegato ad una condizione di pericolo, mente il blu è inconsciamente
associato ad uno stato di quiete. In maniera più generale una luce calda o una
luce fredda indipendentemente dalla composizione spettrale provocano nei
soggetti differenti reazioni. Possiamo affermare oggi che la luce rossa dal
punto di vista cicardiano crea calma, rilassamento e quindi una predisposizione
al sonno, mentre dal punto di vista psicologico aumenta l’allerta perché
collegata al senso di pericolo. La luce blu dal punto di vista del sistema
cicardiano aumenta l’allerta e l’individuo è maggiormente predisposto ad
attività sia fisiche che mentali, mentre dal punto di vista psicologico induce
calma.
La conoscenza dell’influenza dell’illuminazione ambientale sulle reazioni
umane è importante perché può portare verso nuove regole per il “lighting
design” rispetto alle caratteristiche e alle funzioni di un ambiente da realizzare.
Ciò che invece è stato appreso finora a portato ad una comprensione e
all’importanza della luce ambientale per le reazioni sulle persone, tutto ciò
rappresenta un punto di partenza per ulteriori studi e sperimentazioni in
particolare su sorgenti luminose con differente spettro:
-
sorgenti LED bianche di differenti CCT;
sorgenti LED monocromatiche;
altre sorgenti luminose (lampade fluorescenti, lampade alogene…),
caratterizzate da differenti spettri;
luce naturale.
57
Nel futuro un’illuminazione salubre e sostenibile dovrà prevedere una
progettazione orientata sia negli aspetti visivi che a quelli cicardiani, cinque
sono i principi generali per un’illuminazione orientata alla salute e al
benessere:
1. Esposizione alla luce giornaliera. Ad oggi un’idea chiara di qual’è la dose
giornaliera di luce ottimale non è conosciuta;
2. Illuminazione biologica connessa al buio biologico. Il mantenimento dei
ritmi cicardiani richiede sia periodi di buio che di luce. Le dosi giornalieri
di buio e di luce sono importanti ma non si conosce ad oggi il giusto
quantitativo;
3. L’illuminazione biologica deve essere ricca nelle regioni dello spettro cui il
sistema circadiano sia più sensibile: la zona dello spettro di maggiore
interesse sembra essere quella compresa nella regione blu-verde. Un
approfondimento delle conoscenze permetterebbe di trasferire informazioni
per la progettazione e realizzazione di ambienti e sorgenti orientati a
massimizzare i loro effetti per la salute, contenendo così i problemi
connessi con l’efficienza energetica.
4. Per determinare l’esposizione giornaliera alla luce un aspetto fondamentale
è rappresentato dalla quantità di luce ricevuta all’occhio sia direttamente
che indirettamente. L’illuminazione biologica dovrebbe essere pensata
rispetto alla luce che arriva all’occhio non a quella che arriva sul piano di
lavoro.
5. Il tempo di esposizione alla luce influenza gli effetti dell’esposizione. Il
sistema cicardiano rispetto all’esposizione luminosa varia durante le 24 ore.
Ad oggi non si conoscono né il periodo né i tempi di esposizione più adatti.
La luce naturale a largo spettro sicuramente non danneggia la nostra salute.
Un’alta efficienza energetica di illuminazione è cosa buona e giusta, ma perché
usare la luce artificiale a tutti i costi, quando tutti noi abbiamo accesso a una
fonte rinnovabile libera della luce del cielo?
Certo, abbiamo bisogno di luce artificiale per illuminare durante la notte, ma
se le nostre case fossero ben concepite e ben progettate, avremmo accesso a
grandi quantità di luce naturale attraverso le finestre ben posizionate, lucernari
e pannelli traslucidi…
_______________________________________________________________
58
4. Utilizzo del
confinati
4.1
colore
negli
ambienti
Storia
Il colore, sin dall’alba della civiltà, è stato lo strumento espressivo più
conosciuto e diffuso fra tutte le popolazioni. Nel corso della storia il senso del
colore si è sviluppato con l’evolversi delle civiltà e l’ampliarsi di scambi e
conoscenze sui materiali, leganti, terre e le tecniche pittoriche. Le prime
testimonianze sull’uso del colore risalgono ai dipinti rupestri di epoca
preistorica. Gli uomini decoravano le pareti con terre e pigmenti minerali
frantumati e mescolati a grasso animale o vegetale che, evaporando,
permetteva una buona adesione del colore al substrato. I pigmenti
maggiormente utilizzati erano l’ocra rossa, l’ocra gialla, il manganese, il
carbone e l’ematite. Essi venivano cavati sottoforma di blocchi e si trovavano
nelle immediate vicinanze delle grotte, così da consentire un trasporto più
facile e immediato. Le tecniche preistoriche di applicazione del colore erano : i
pigmenti venivano soffiati all’interno di ossa cave, con un effetto a spruzzo, in
altri casi semplicemente tamponati sulla parete con le dita o con pennelli
rudimentali e ancora, utilizzati come gessi direttamente sulla parete.
Utilizzarono per i loro graffiti pigmenti contenenti ossido di ferro, molto più
resistenti di altri al tempo e alle intemperie, ed è per questo motivo che i
graffiti rupestri sono giunti fino ai giorni nostri. Al popolo dell’Antico Egitto è
da attribuire il simbolismo dei colori e il loro significato sacro e religioso. La
tavolozza egiziana è basata principalmente su sei tonalità, inclusi il bianco e il
nero, e comprende per la prima volta il blu, ricavato dal tetrasilicato di calcio e
rame e diffusosi rapidamente presso le civiltà di Creta e dell’Antica Grecia.
Nell’Antica Grecia i colori più utilizzati erano pigmenti minerali, vegetali e
animali di colore rosso, giallo, azzurro e bianco. Le tonalità del rosso
derivavano dal cinabro e dall’ematite ed erano impiegate per decorare i capelli
e la pelle delle statue, il giallo proveniva dall’ocra e dalla limonite e serviva per
decorare gli abiti e le armi delle sculture. L’azzurro, invece, derivava dalla
combinazione di polvere di lapislazzuli, blu egizio e azzurrite e veniva
impiegato principalmente per rappresentazioni funebri mentre il bianco si
otteneva dalla calce. I romani ereditarono la cultura cromatica della civiltà
egizia e greca e grazie ad uno scritto di Plinio possiamo risalire alla formazione
dei vari colori in epoca romana, l’azzurro si otteneva dai lapislazzuli,
dall’indaco, dal blu egiziano e dall’azzurrite; il bianco si ricavava dal gesso e
dalla calce; il rosso derivava dalle terre rosse, dal cinabro, dalla lacca, dai rossi
vegetali e dal rosso di piombo; il verde si otteneva dalla malachite, dal
59
verdegris, dalla terra verde e dai vegetali. In epoca medioevale sempre più
importanti divennero la saturazione e la luminosità dei colori: si prediligevano
colori saturi e carichi, dai contorni ben definiti e non c’era spazio per sfumature
e per mezze tinte. La pittura medioevale si distinse particolarmente per il suo
carattere religioso e per la ricerca di elementi che potessero apportare luce al
colore come oro o pietre preziose. La luce assumeva un valore estetico oltre
che mistico e i colori si caricavano di un forte simbolismo e di sacralità. In
epoca medioevale il blu veniva associato alla ricchezza, nobiltà ed era
utilizzato per il repertorio cristiano della Madonna e del Cristo. I principali
pigmenti impiegati per ottenere il blu medioevale erano l’azzurrite e
l’oltremare, che proveniva dalla civiltà egizia. si faceva ampio uso del rosso
vermiglio anche se spesso fu sostituito con lacche ottenute da tinture con
pigmenti rossi. Il pigmento più utilizzato per ottenere il giallo era il giallorino
unitamente ad altri pigmenti derivati da ossidi di piombo e stagno. Il giallo
molto luminoso e intenso trasmetteva anche virtù e qualità positive e,
originariamente, sostituiva le tonalità dorate. L’oro assunse carattere pittorico
ed era associato ad un senso di regalità, preghiera e devozione; le tonalità del
verde si originavano dal verde linfa e dal verde iris, ottenuti in modo naturale.
Il bianco aveva un carattere ambivalente perché rappresentava il vuoto e la
mancanza di cromatismo. Il nero, sinonimo di mancanza di colore, era il
simbolo del maligno, del negativo e contemporaneamente delle virtù clericali.
In epoca rinascimentale ci fu una notevole attenzione rispetto ai colori, con
l’introduzione di nuovi pigmenti cocciniglia e giallo di Napoli e si
migliorarono le tecniche di applicazione combinando i pigmenti con acqua e
olio di noce o di lino. Con il passare del tempo alla brillantezza dei colori si
sostituirono tonalità pastello, più pacate e sfumate, che segnavano il passaggio
ad un maggior realismo cromatico. Il processo di mutamento delle tinte arrivò
a compimento alla fine del 1500 con tavolozze dai colori decisamente più cupi
e scuri. Il Settecento: In questo secolo furono scoperti altri pigmenti coloranti:
il blu di Prussia, il bianco di zinco, il giallo di cromo, il blu di cobalto, il verde
smeraldo, l’Oltremare artificiale, il verde cobalto, il giallo di cadmio, il giallo
di cobalto, l’ossido di cromo verde, il blu ceruleo. In questo secolo
l’esperimento di Isaac Newton dimostrò la correlazione tra il colore e i
fenomeni fisici e ottici: nel 1672 lo scienziato riuscì a scomporre un fascio di
luce in sette colori fondamentali, dimostrando che il bianco era la somma dei
medesimi. L’Ottocento: All’inizio dell’Ottocento molti artisti, pittori e
scienziati si dedicarono alle teorie cromatiche realizzando moltissimi trattati e
atlanti dei colori per rendere l’applicazione del colore più accessibile e
immediata. Gli studi, gli esperimenti e le ricerche scientifiche di Maxwell
portarono alla definizione di una nuova scienza: la colorimetria, che aveva
come obiettivo lo studio e la suddivisione dei colori in sistemi semplici. Otto
Runge studiava la realizzazione di una sfera cromatica a partire dai tre colori
60
primari rosso, giallo e blu per ottenere una vasta gamma di sfumature. Goethe
si occupò approfonditamente di questioni cromatiche considerando il colore
non solo come fenomeno fisico ma come mezzo in grado di coinvolgere
psicologicamente ed emotivamente l’osservatore. Von Helmotz che ebbe il
merito di introdurre la classificazione dei colori secondo tono, luminosità e
saturazione, adottata ancora oggi, e di teorizzare le miscele additive e
sottrattive dei colori. Il Novecento: Il Novecento è un periodo ricco in campo
cromatico in cui si susseguono moltissime correnti culturali e avanguardie.
Alcune risultano più interessanti dal punto di vista dell’originalità cromatica e
tra queste citiamo il cubismo di Picasso. Anche l’arte di Kandinsky si avvicina
molto alla cromia, infatti il pittore sostiene che l’arte debba attingere dal
linguaggio dei colori perché ogni tonalità è capace di suscitare emozioni e di
coinvolgere lo spettatore. Nel 1900 il colore verrà largamente impiegato in
tutte le arti figurative e nei campi della grafica, della pubblicità e della
comunicazione.
In base alla loro origine, i pigmenti sono distinti in naturali e artificiali ed, in
base alla loro composizione, in chimici, organici e minerali. Le principali
tecniche per la preparazione sono la macinazione di minerali, la calcinazione o
la cottura di sostanze animali o vegetali ed i processi chimici. I colori che
vediamo sulle policromie lignee, sugli affreschi e, successivamente, sulle
pitture ad olio su tela sono quindi pigmenti disciolti ed elaborati con leganti
secondo antiche e minuziose ricette pittoriche.
Azzurro: L’azzurrite è un pigmento di origine naturale estratto dalle miniere di
rame assieme con la malachite. Per la preparazione del colore, così come
argomentano antichi trattati, il minerale una volta purificato, va rielaborato con
acqua insieme alla gomma arabica, alcuni trattati indicano di mescolarvi anche
del miele. L’azzurrite viene usata dal medioevo fino al XVII sec. Anticamente
veniva usato a tempera su muro sopra una base rossa di sinopia e nero di vite.
L’azzurrite annerisce tendendo spesso al tono verde per la sua tendenza a
trasformarsi nel carbonato basico verde. Anticamente veniva usato a tempera
su muro sopra una base rossa di sinopia e nero di vite. L’azzurrite annerisce
tendendo spesso al tono verde per la sua tendenza a trasformarsi nel carbonato
basico verde. Ciò spiega perché molte pitture murali, realizzate a campiture
celesti sono divenute con il tempo, più o meno verdi.
Lapislazzuli: o oltremare naturale (o azzurro ultramarino) è di origine naturale
e deriva dalla macinazione di una pietra semipreziosa composta da lazulite.
Questo pigmento, già noto alle civiltà mesopotamiche e agli egizi ed ancora più
fiorente in epoca romana, viene usato con sempre più grandi capacità artistiche
dal XIV al XV sec. In questo periodo storico vengono perfezionati antichi
metodi di preparazione e, il lapislazzuli, è così preparato ed impastato a caldo,
61
con cere, oli e resine, poi, trattato con liscive a base di cenere, per separare il
colore dalle impurità. Il nome “ oltremarino “ deriva dal fatto che questo
pigmento veniva importato dall’oriente per via mare, mentre il nome
lapislazzuli deriva da lapis=pietra e lazward=azzurro (in persiano). Dato il suo
alto costo è stato usato raramente dagli antichi dove ad esempio, per la tecnica
ad affresco, spesso veniva sostituito con l’azzurrite. E’ preferibile usarlo a
tempera perché se mescolato con oli siccativi diventa scuro e opaco. Questo
pigmento tende ad ingrigire. Il blu di smalto è un vetro colorato di blu con
l’aggiunta di ossido di cobalto. Si usa a tempera o ad affresco poiché con l’olio
si opacizza ed ingrigisce. Ebbe larghissimo impiego negli affreschi dal XVI al
XVIII sec., fino a che nel 1800 non venne sostituito dall’attuale blu di cobalto
artificiale.
Indaco: è un colore di origine vegetale ricavato dalla pianta indiana indigofera
tinctoria, o estratto dalla ”erba gualda“ coltivata nelle zone di Gualdo Tadino
presso Nocera Umbra. L’antica preparazione consisteva in una prima
fermentazione in acqua dopodiché aggiungendo della calce, e dopo una breve
ossidazione all’aria, si formava il pigmento color blu. Anticamente si usava
insieme alla biacca (ad olio) per ottenere un colore simile all’azzurrite. Buono
per la pittura ad olio e per la coloritura delle stoffe.
Bianco: Il bianco di S. Giovanni detto anche bianco di calce è di origine
minerale. Usato fin dall’antichità nella pittura a fresco, in quanto è stabile alla
luce a all’umidità. La biacca detta anche bianco di piombo o cerussa è di
origine minerale se estratta dalla cerussite o di origine artificiale quando è tratta
dal carbonato basico di piombo. Fin dall’antichità viene usata la biacca
artificiale. Solo dal 1800 si passa alla cerussa, e si comincia a considerare
tossica la biacca contenente appunto bianco di piombo. Buona per tempera,
ancora migliore nella pittura ad olio se mescolata con leganti oleosi. Si usava
prevalentemente in ampie velature mischiandola con la chiara d’uovo.
Rosso: I pigmenti rossi sono fra i più antichi usati dall’uomo e sono
comunemente le “ terre “ a base di ossidi di ferro dette anche “terre rosse“ o
“ocre rosse“ come il rosso veneziano, il rosso indiano e l’ematite. La terra di
Siena è composta da ossidi ferro e argilla ed ha un colore più caldo e rossiccio.
Simile per colore e composizione è la sinopia usata ad affresco per i disegni
preparatori. Questi pigmenti sono ottimi usati in tutte le tecniche pittoriche.
Giallo: Le ocre gialle sono pigmenti di origine minerale usati fin dalla
preistoria, composti da ossidi di ferro idrati, silicati e argille. Il loro
componente principale è la limonite. La loro tonalità varia a seconda del loro
luogo di provenienza. Se usati con oli tendono a scurirsi. Il giallo di piombo e
stagno è detto anche “ giallorino “ oggi denominato più comunemente come
62
giallo di Napoli. Questo colore era già noto ai babilonesi, ma solo a partire dal
XV sec. viene comunemente usato in pittura (buono per gli affreschi) e la sua
preparazione comincia così ad essere inserita in antichi trattati. Il litargirio è
monossido di piombo e si ottiene riscaldando la biacca a 300°. E’ buono se
usato con leganti oleosi, ma è tossico ed annerisce se viene a contatto con
pigmenti contenenti zolfo. L’orpimento è un minerale giallo associato al
solfuro di arsenico (realgar). Già noto agli egizi. I greci lo chiamavano
arsenicon. Nel medioevo si comincia a produrlo artificialmente facendo reagire
insieme lo zolfo con il realgar. E’ tossico e annerisce a contatto con quei
pigmenti che contengono zolfo.
Nero: Fin dall’antichità i pigmenti neri si ottenevano dai residui di
combustione :il nero animale come il nero di avorio (per gli affreschi); il nero
fumo o nero di lampada (ha una tonalità lievemente azzurra); il nero vegetale o
nero di vite o di carbone.
Verde: La terra di Verona o terra verde è di origine naturale. Fin dall’antichità
è usata a tempera e ad affresco. La malachite è un minerale (rame associato
all’azzurrite).Buono con tutte le tecniche. Il verderame fin dall’antichità è stato
usato in tutte le tecniche eccetto che per l’affresco, in quanto questo pigmento
deve essere stemperato con oli e resine per divenire brillante e molto velato. Si
ha così il resinato di rame usato per le “velature“. E’ buono usato sulla carta
dopo essere stato temperato con rosso d’uovo. Non si deve mai mettere il
verderame ha contatto con la biacca in quanto, per reazione chimica, si
decompongono.
Marrone: La terra d’ombra naturale è di origine minerale comincia ad essere
usata a partire dal XV sec. per eseguire le ombre dei visi e dei panneggi, da qui
la denominazione di “ombra“. Se usata ad olio si altera per l’alta percentuale di
legante che riesce ad assorbire. La terra d’ombra bruciata si ottiene per
calcinazione della terra d’ombra naturale. Ha un tono più caldo ed è più
coprente della terra naturale. Il bitume è conosciuto fin dall’antichità, ma è solo
dal 1500 che comincia ad essere usato come pigmento elaborato
esclusivamente con leganti oleosi in quanto idrorepellente. Si usa per le
velature perché ha un basso potere coprente,inoltre va mescolato con sostanze
siccative perché non asciuga. Il color seppia è ricavato dalla secrezione delle
seppie. In origine viene usato dagli antichi come inchiostro e, dal XVIII sec. è
usato in pittura con la tecnica ad acquerello. E’ il tipico colore usato anche
nelle monocromie su pergamena elaborato spesso con biacca diluita in olio di
lino crudo e, successivamente, con il bianco di S. Giovanni diluito con chiara
d’uovo.
63
Fin dalla preistoria, le strutture in legno, canne intrecciate, terra, pietra o
muratura venivano rivestite con un intonaco per riparare l'edificio dal freddo,
dall'umidità, ma anche dal calore. Spesso, inoltre, la superficie intonacata
veniva dipinta con colori vegetali stemperati in un legante organico. Anche
sugli edifici costruiti con mattoni lasciati a vista, di solito venivano applicate
leggere stesure di colore sia per unificare e rendere omogenea la superficie, sia
per limitare l'assorbimento dell'acqua da parte dei mattoni. Forse già l'uomo
delle palafitte proteggeva e ispessiva la struttura lignea con un rinzaffo di
argilla e fibre vegetali, facilmente reperibili lungo i corsi d'acqua, completando
l'opera con una stesura di sterco di cavallo, che ha la proprietà di rendere meno
assorbente la superficie: del resto ancora oggi in molti paesi del mondo si usa
lo stesso tipo di rivestimento. Fin dall'antichità gli intonaci hanno rappresentato
il rivestimento di superficie più diffuso. Le origini dell'intonaco si perdono
nella notte dei tempi. Alcune testimonianze del V secolo a.C. ci provengono
dalla Mesopotamia. L'usanza di stendere l'intonaco sulla superficie delle pareti
realizzate in mattoni crudi era diffusa anche in Egitto. L'impasto era
generalmente costituito da limo misto a paglia sminuzzata con cui veniva
realizzato lo strato grezzo sul quale si procedeva a stendere successivamente
uno strato di finitura costituito da gesso e calcare macinato. Questi intonaci in
molti casi costituivano il fondo per le pitture tombali. Anche l'architettura
greca ha utilizzato estesamente, al contrario di quanto si possa pensare, gli
intonaci, qualsiasi struttura dell'architettura greca era sempre rivestita da un
sottilissimo strato di intonaco se non addirittura ricoperta da uno spesso strato
di stucco. Durante il periodo romano l'intonaco raggiunge il suo massimo
splendore. E' Vitruvio a definire le modalità di realizzazione dell'intonaco,
concepito a più strati.
4.2
Il colore
64
Le discussioni sul colore iniziano sempre con la ruota dei colori e con i colori
primari. Secondo l'applicazione e l'ambiente i colori primari si suddividono in
tre famiglie:
RGB (Rosso / Verde / Blu) Red - Green - Blue
CMY (Ciano / Magenta / Giallo) Cyan - Magenta - Yellow
YRB YRB (Giallo / Rosso / Blu) Yellow - Red - Blue
RGB è utilizzato dalla maggior parte dell'elettronica e delle tecnologie che
trasmettono la luce, come TV, film e tecniche digitali, CMY (in realtà CMYK
in quanto include il nero) viene utilizzato con le tecnologie della luce riflessa
come gli inchiostri da stampa. YRB sono i colori primari.
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Culture: A: Occidentale, B: Giapponese, C: Hindu, D: Indiani d'America, E:
Cinese; F: Asiatica; G: est Europa; H: Musulmana; I: Africana; J: Sud
America
Significati: 1) rabbia; 2) arte/creatività; 3) autorità; 4) sfortuna; 5) equuilibrio;
6) bellezza; 7) calma; 8) celebrazione; 9) bambini; 10) freddo; 11)
compassione; 12) coraggio; 13) viltà; 14) crudeltà; 15) pericolo; 16) morte; 17)
decadenza; 18) inganno; 19) desiderio; 20) terreno; 21) energia; 22) erotismo;
23) eternità; 24) diavolo; 25) eccitazione; 26) famiglia; 27) femminilità; 28)
fertilità; 29) vistosità; 30) fratellanza; 31) amicizia; 32) divertimento; 33) dio;
34) divinità; 35) buona fortuna; 36) graditudine; 37) crescita; 38) felicità; 39)
guarigione; 40) salute; 41) calore; 42) paradiso; 43) santità; 44) malattia; 45)
introspezione; 46) intelligenza; 47) intuizione; 48) religione; 49) gelosia; 50)
gioia; 51) apprendimento; 52) vita; 53) amore; 54) lealtà; 55) lusso; 56)
matrimonio; 57) modestia; 58) denaro; 59) cordoglio; 60) natura; 61) natura;
62) passione; 63) pace; 64) confessione; 65) potere; 66) potere personale; 67)
purezza; 68) radicalismo; 69) razionalità; 70) affidabilità; 71) scacciare il
diavolo; 72) rispetto; 73) regalità; 74) auto miglioramento; 75) forza; 76) stile;
77) successo; 78) problemi; 79) tregua; 80) fiducia; 81) infelicità; 82) virtù; 83)
calore; 84 saggezza.
66
La percezione del colore dipende da un fattore soggettivo: un comando
impartito dal cervello all’occhio umano. Per alcuni daltonici, infatti, il colore
rosso non esiste, e le stesse parole rosso, bianco, grigio non hanno senso se
pensiamo al centinaio di rossi dei Maori, ai sette tipi di bianco degli eschimesi
e alle più di 600 tonalità di grigio percepite dall’uomo urbano europeo del XX
secolo. Parlare di colore implica che si parli di luce, dal momento che senza la
luce non vi può essere colore. Per il pittore è di fondamentale importanza
conoscere perfettamente le caratteristiche del colore poiché è questo il mezzo
di cui si avvale per la realizzazione delle sue opere.
La luce è la forma di energia che consiste in un movimento ondulatorio ad
altissima frequenza. La lunghezza d’onda è compresa tra 0,7 e 0,4 micron e
corrisponde all’aspetto dei sette colori conosciuti: il magenta (rosso tendente al
violaceo), l’arancione, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il violetto che,
componendosi, danno la luce bianca del sole.
In laboratorio, per mezzo di un prisma, si può procedere alla scomposizione
cromatica delle luce del sole, provocando artificialmente il fenomeno
dell’arcobaleno. Ecco allora apparire i sette colori dell’Iride.
La luce è quindi colore. Quando poi la luce incontra un corpo opaco, dà luogo
a effetti diversi a seconda della composizione molecolare di quest’ultimo. Nel
caso in cui sia completamente assorbita dal corpo, vedremo nero, cioè ombra,
assenza di luce. Nel caso in cui venga riflessa, apparendo quindi nel suo colore
originale, vedremo il bianco.
67
Perciò possiamo dire che il bianco e il nero non sono propriamente colori, ma
luce e ombra. Vediamo i colori soltanto quando il corpo opaco assorbe la luce,
riflettendone una parte. Ma occorre considerare che, in assenza di condizioni di
massima luce e massima ombra, sarà sempre presente una valenza cromatica.
Infatti in natura non esistono il bianco e il nero assoluti. È bene chiarire che,
parlando di colore, si possono intendere due cose diverse: la luce, che è il
colore vero e proprio, cioè l’effetto visibile o la materia colorante, ossia il
pigmento. Fra i sette colori dello spettro solare tre sono primari: il magenta, il
giallo e il blu. I colori primari costituiscono una classe a sé stante, in quanto
ciascuno di essi è diverso dall’altro, unico e non ottenibile come mescolanza di
altri colori. I rimanenti colori dell’Iride si ottengono mescolando questi tre
colori di base. Se mescoliamo blu e giallo, avremo come risultato il verde; con
magenta e giallo otteniamo il rosso, che diventa arancione se aggiungiamo
ancora giallo; blu e magenta, invece, danno il violetto. L’indaco è considerato
blu scuro, privo di giallo e influenzato dal magenta.
La percezione della forma, la profondità e il chiaroscuro sono strettamente
connessi alla percezione del colore. Il colore è un attributo degli oggetti che
percepiamo quando c'è luce. La luce è composta da onde elettromagnetiche che
si propagano a circa 300.000 chilometri al secondo. Questo significa che i
nostri occhi reagiscono all'impatto dell'energia e non alla materia stessa. Le
onde formano, secondo la loro lunghezza, i vari tipi di luce, dall'infrarossa, a
quella visibile dall'occhio umano, fino ai raggi ultravioletti. Le lunghezze
d'onda visibili sono tra 380 e 770 nanometri. Il nanometro (simbolo nm) è
un'unità di misura di lunghezza, corrispondente a 10-9 metri (cioè un
milionesimo di millimetro). Più in generale nano è un prefisso che moltiplica
per un fattore 10-9 l'unità di misura a cui è applicato (equivalente a dividere
per un miliardo). In spettroscopia, il nanometro è usato per indicare la
lunghezza d'onda della luce visibile (compresa tra 400 e 700 nm) e della luce
ultravioletta (tra 320 e 400 nm).
Gli oggetti ritornano la luce che non assorbono intorno a loro. Il nostro campo
visivo interpreta queste radiazioni elettromagnetiche, che l'ambiente emette o
riflette, con la parola COLORE. L'arcobaleno ha tutti i colori dello spettro
solare. I Greci hanno personificato questo spettacolare fenomeno luminoso con
Iris, il messaggero degli dei disceso tra gli uomini, agitando le sue ali colorate.
La scienza che applica l'esperienza, spiega che i colori sono i componenti della
luce bianca (luce solare o artificiale del giorno). La luce bianca è incolore, ma
contiene tutti i colori, come ha dimostrato Isaac Newton. Un corpo opaco, cioè
non trasparente, assorbe gran parte della luce che lo illumina e ne riflette una
parte più o meno piccola. Quando il corpo assorbe tutti i colori della luce
bianca, l'oggetto appare nero. Quando riflette tutti i colori dello spettro,
l'oggetto appare bianco. I colori assorbiti scompaiono all'interno dell'oggetto,
68
quelli riflessi raggiungono l'occhio umano. I colori che vediamo, sono quindi
quelli che non son assorbiti, ma propagati, dagli oggetti stessi.
4.3
Colori primari, generalità
La problematica del colore e il suo studio è molto ampia potendo essere
affrontata nel campo della percezione fisica, fisiologica e psicologica, per il
suo significato culturale, nell'arte, industria, ecc. Le conoscenze che abbiamo
acquisito sul colore nella scuola elementare, si riferisce al pigmento di colore e
proviene dagli insegnamenti della vecchia Accademia francese di pittura che
considerava come colori primari (quelli che mescolati producono tutti gli altri
colori) rosso (RO), giallo (GI) e blu (BL). Colori che usiamo per costruire il
nostro cerchio dei colori di riferimento. Definiamo primaria la triade: Rosso,
Giallo e Blu. Come secondaria ci sarà la triade composta da miscele pure dei
colori primari: Arancione (AR) (Rosso + Giallo), Verde (VE) (Giallo + Blu) e
Viola (VI) (Blu + Rosso).
I colori secondari sono il gruppo di 6 cromatismi intermedi, che sul cerchio
cromatico, si collocano appunto in posizione intermedia tra quelli primari.
Nella pratica professionale ci sono due set di colori primari: colori primari
prodotti dalla luce e quelli riflessi dai pigmenti.
4.4
Temperatura colore: Definizione dei colori caldi e freddi
Sono definiti colori caldi quelli che vanno dal rosso al giallo mentre colori
freddi sono le sfumature dal blu al verde. Questa divisione si trova solo nel
senso e nell'esperienza umana. Calore e freddo sono sensazioni termiche e i
colori, in nessuna maniera, possono arrivare a trasmetterle. Un colore freddo e
uno caldo, o un colore primario e uno composto, sono complementari.
La psicologia del colore è stata studiata da grandi maestri come Goethe e
Kandinsky. Il colore è denotativo quando viene utilizzato come
rappresentazione della figura, o di un altro elemento, vale a dire, incorporato
nelle immagini reali della fotografia o delle opere d'arte, riconoscendo sempre
l'iconicità del modo in cui è presentato.
La connotazione è l'azione di fattori non descrittivi, ma psicologici, simbolici
ed estetici che generano una certa atmosfera. Si tratta di un elemento estetico
che colpisce le sottigliezze della sensibilità percettiva. Le associazioni di
significato variano a seconda della cultura, della regione e dell'esperienza
dell'osservatore.
69
Scegliere la giusta tonalità di colore non è un aspetto secondario del progetto,
così come è importante la qualità dei pigmenti e delle pitture, meglio se
ecologiche. Il fenomeno naturale del colore non è altro che pura energia
radiante, rappresentabile da leggi fisiche come il suono. Come due suoni, anche
due colori diversi si distinguono nei valori di lunghezza d’onda e frequenza. In
sostanza i colori sono vibrazioni elettromagnetiche e come tali influenzano tutti
gli esseri viventi; la cromoterapia, ad esempio, è efficace nella cura di alcuni
stati patologici dell’uomo. Nel campo dell’architettura vi è una particolare
attenzione alla capacità riflettente dei colori, caratteristica che spesso guida le
scelte cromatiche per i muri interni ed esterni delle abitazioni: in genere la
regola è quella di usare tonalità più calde e intense in climi freddi e tonalità
chiare per i climi caldi.
I colori possono influenzare perfino la circolazione sanguigna: i toni freddi
come verde o blu la rallentano mentre quelli caldi come giallo, arancio e rosso
contribuiscono ad accelerarla. Da non sottovalutare anche gli effetti psicologici
che questi hanno in architettura: i toni chiari amplificano gli spazi, dando
sensazioni di freschezza e pulizia, nei casi disarmonici di troppo distacco e
freddezza; quelli scuri invece danno una sensazione di calore ma anche
compressione e riduzione degli ambienti, nei casi peggiori di soffocamento.
Insomma ai vari gruppi di colori sono legati determinati effetti particolari: blu,
azzurro e verde sono calmanti e distensivi; indaco e viola sono sedativi e
malinconici; rosso è eccitante ed energetico; giallo e arancione sono colori
tonificanti.
È importante che i colori per gli interni siano scelti in base alla sensibilità
individuale, ma ci sono delle costanti generali nelle loro caratteristiche che è
bene seguire nella scelta delle tonalità più adatte per i vari ambienti della casa.
Per ingressi e corridoi dovrebbero essere utilizzate tonalità chiare che
amplificano le luce; sono da evitare i colori scuri i quali rischiano di
trasmettere un senso di oppressione e una prima sensazione negativa che può
ripercuotersi nell’immagine di tutta la casa. Si consiglia inoltre di evitare salti
cromatici eccessivi.
In soggiorno sono da preferire le gradazioni calde del giallo e dell’arancio, è
l’ambiente più vissuto durante il giorno quando si è più attivi, questi sono
colori che stimolano i movimento e danno energia. Da evitare il blu che ha
effetti troppo calmanti.
In cucina come in soggiorno, sono da prediligere i colori caldi giallo, rosso e
arancio legati al fuoco. Anche il bianco in questo caso è indicato perché
contribuisce ad evidenziare il colore dei cibi e a trasmettere una sensazione di
freschezza e di igiene.
70
Per il bagno il giallo, il rosso, e l’arancio conferiscono sensazione di vitalità
molto gradite durante il bagno, in particolar modo per le persone freddolose,
flemmatiche ed un po’ depresse. Per le persone molto vitali o tendenti al
nervosismo più indicati i toni sul blu, verde, rosa chiaro e bianco.
In camera da letto è preferibile il verde e le sue sfumature, azzurro e rosa, non è
indicato il giallo ancora meno il rosso che può provocare insonnia.
Nelle camere dei bambini si consiglia una maggiore attenzione ai colori perché
molto spesso sono più sensibili e influenzabili degli adulti. Di solito le tonalità
sull’azzurro, verde e rosa aiutano ad espandere la fantasia e la creatività in
modo armonico.
Il locale adibito a studio all’interno dell’abitazione, i colori giallo ed arancio
saranno ottimali per stimolare l’attività mentale. Ottimo l’effetto se accostati al
turchese e al verde.
Il colore è un valido strumento che, applicato negli ambienti della vita di tutti i
giorni, può migliorare la nostra esistenza nel lavoro, nella casa, nella scuola.
Con il colore si può mantenere o reinventare il significato di uno spazio. In
modo particolare la Cromoterapia ed il Feng Shui si occupano del colore e del
suo corretto uso.
Secondo la Cromoterapia i colori influenzano l’uomo, la sua salute ed i suoi
stati d’animo, esiste una medicina alternativa che vuole curare proprio con i
colori. Alla base della cromoterapia vi è la convinzione che questi colori
possano influenzare il corpo e la mente di un soggetto, al fine di ripristinare e
favorire l’equilibrio o controllare determinati disturbi. Questo metodo
terapeutico sfrutta le vibrazioni cromatiche per ristabilire un equilibrio
energetico alterato. L’irradiazione colorata provoca l’assorbimento di onde
elettromagnetiche con una frequenza oscillatoria, che varia da colore a colore,
stimolando la risonanza vibratoria degli atomi contenuti nelle cellule. È
esperienza comune che la luce influenzi, in alcuni soggetti più che in altri,
almeno gli stati d’animo.
Il Feng shui è un’arte orientale, di origine cinese, che si propone di supportare
l’architettura tradizionale nella progettazione delle abitazioni e nella scelta dei
mobili in modo da creare la giusta armonia tra interno ed esterno per chi abita
la casa.
Nell’architettura moderna spoglia di elementi scultorei e semplice nelle linee, il
colore è uno dei pochi elementi decorativi con ruolo basilare. Il suo uso deve
essere coscienzioso e non dipendere solo dalla fantasia o dalla moda del
momento, il buon senso, il gusto e la misura sono sempre utili.
71
La maggior parte della popolazione vive la maggior parte del tempo in
ambienti chiusi ed illuminati artificialmente. Siamo pertanto sottoposti ad una
sorta di “inquinamento luminoso” dato dal forte impiego della luce artificiale a
cui l’occhio umano non è abituato per sua natura, tutto ciò sfalsa i livelli
ormonali e i ritmi naturali notte e giorno.
Alcuni studi condotti da importanti istituti di ricerca sull’influenza dei diversi
tipi di illuminazione su microrganismi, piante e animali hanno portato alla
conclusione che l’illuminazione artificiale utilizzata non permette un
armonioso e normale sviluppo, perché priva della gamma benefica degli
ultravioletti. La luce influisce su molti processi vitali: metabolici, sulle
ghiandole endocrine, e sulla sintesi enzimatica.
Il colore è un utile strumento per creare volumi: può essere usato per
correggere relazioni tra superfici non armoniche, per ampliare o restringere,
abbassare o alzare, il tutto con l’aiuto della luce.
I difetti di proporzione degli ambienti possono essere attenuati con semplici
espedienti: se il soffitto è troppo basso, si può dare l’illusione di una maggiore
altezza riducendo o schiarendo gli zoccoli e le cornici, cercando motivi
decorativi verticali che slancino o contrapponendo al soffitto chiaro un
pavimento anch’esso chiaro. Se la camera è piccola bisognerà evitare di
frammentare il pavimento con troppi tappeti. I contrasti troppo forti sono da
evitare, la continua contrazione e dilatazione della pupilla stanca l’occhio
provocando spossatezza e cefalee.
72
73
4.5
I colori negli ambienti confinati
BIANCO: il bianco è il colore più diffuso nelle nostre case, anche in virtù della
sua duttilità e praticità. La tinta è luminosa ma può causare un senso di
freddezza e di monotonia. Se aggiungiamo un po’ di giallo il risultato può
contribuire a creare calore in ogni ambiente della casa. Il bianco mostra
connotazioni diverse in funzione dell'atmosfera: può trasmettere un senso di
calma, soddisfazione, gioia, violenza, male e così via. Ha la maggiore
sensibilità alla luce. E' la somma, o la sintesi, di tutti i colori, simbolo
dell'assoluto, dell'unità e dell'innocenza, che significa pace o resa. Miscelato
con un altro colore ne riduce la potenza psichica; quella del bianco sempre
positiva e affermativa. Gli oggetti bianchi ci danno un'idea di purezza e di
modestia. La luce bianca crea una sensazione di vuoto e infinito positivo.
Cromoterapia: Il bianco è il colore della purezza in quanto è il colore della
luce. Nella teoria di Newton, una superficie è bianca quando riflette
contemporaneamente tutte le radiazioni cromatiche. Jung considera il bianco
come un momento evolutivo ed esistenziale, come "il grado più elevato che la
meditazione umana possa mai raggiungere". La luce bianca è vitalizzante,
permette la sintesi della vitamina D, stimola le cellule e le ghiandole endocrine.
Il Bianco è utile in caso di: inappetenza, debolezza e ipotonia muscolare,
pallore, anemia, carenza di vitamina D, invecchiamento precoce, eccesso di
pensieri, ansia, memoria debole, fragilità psichica. Controindicazioni: non
utilizzare il bianco nei bambini iperattivi.
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NERO: simbolo dell'errore, del male, del mistero e talvolta di qualcosa
d'impuro e maligno. La morte è l'assenza del colore. Trasmette anche nobiltà
ed eleganza. Il nero è il colore dell'autorità e del potere. È molto usato nella
moda perché fa apparire le persone più slanciate. È anche elegante e senza
tempo. Implica anche la sottomissione. I sacerdoti indossano nero per indicare
la sottomissione a Dio. Alcuni esperti di moda dicono che una donna che
indossa il nero implica sottomissione agli uomini. Gli abiti neri possono anche
dimostrare prepotenza ed aggressività. Manca di tonalita’ e luminosita’,
assorbendo la luce, senza riflettere nessuno dei raggi che la compongono.
Produce un sentimento di solidarieta’ e di formalita’. Il nero e’ un colore
classico naturale. E' il colore dell'autorita’ e del potere, ma implica anche la
sottomissione. Simboleggia l'oscurita' primordiale, l'inconscio, il vuoto, il
male, le tenebre della morte, vergogna, disperazione, distruzione, corruzione,
dolore, tristezza, umiliazione, rinuncia, solennita', costanza. Rappresenta anche
il tempo, duro, spietato e irrazionale. E' il colore del caos viene associato anche
al lutto, alla stregoneria e alla magia nera. Il nero è dato dalla combinazione di
tutti i colori insieme mescolati, esso è assenza di luce, come si è già detto. E’
particolarmente utilizzato negli interni di discoteche, pubs e locali notturni.
Nelle abitazioni può essere impiegato per esaltare il contrasto tra le pareti o per
evidenziare degli oggetti appesi ad esse come quadri, sculture, etc. Può essere
utilizzato anche per dare il senso della profondità pitturando solo un lato di una
stanza, o la parete di fondo di un corridoio, che in questa maniera sembrerà più
lontana. Pittura a Lavagna: è un’idea molto carina, infatti è molto utilizzata in
ludoteche e spazi per la ricreazione: la pittura Lavagna è una vernice composta
da acril poliuretano, è facile da applicare a pennello, a rullo o a spruzzo su
75
superfici lisce e ben trattate. Il prodotto crea un film protettivo colorato super
resistente e scrivibile con gessetto. Si cancella con cassino di lana o fazzolettini
di carta tipo scottex.
Cromoterapia: Il nero è il colore opposto al bianco anche a livello simbolico,
esso rappresenta infatti il vuoto, ma anche il male contrapposto al bene Il primo
stadio alchemico della trasmutazione della materiaviene definito "nigredo",
alludendo non solo al colore nero della materia, ma anche al "tenebroso". Il
nero è anche il simbolo di ciò che non si può conoscere, di ciò che è segreto,
misterioso, ignoto. Ma il nero è anche il colore della depressione, della
sofferenza psichica, della morte, del lutto; proprio per i suoi significati
profondi e per il suo effetto negativo sull'umore, non viene utilizzato in
cromoterapia.
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GRIGIO: E' il centro di tutto quanto si trova nella transizione tra bianco e nero,
è il prodotto di una miscela di entrambi. Il grigio è un mix di gioia e dolore, di
bene e male. Comunica la freddezza dei metalli, ma anche sensazioni di
luminosità, lusso ed eleganza. Sono particolarmente facili da abbinare al resto
della casa in quanto sono indicati sia in ambientazioni con arredo moderno che
classico.
Cromoterapia: Il grigio è un colore completamente privo di ogni stimolo e di
ogni tendenza psicologica. É neutro. Né soggetto, né oggetto. Né introversione
né estroversione. Né tensione, né rilassamento. Il grigio non é un territorio
occupato, ma una frontiera. Una terra di nessuno, una zona smilitarizzata, un
muro dì Berlino. Un confine tra zone diverse, l’approccio al quale differisce a
seconda della direzione da cui si proviene. Chi sceglie il grigio in prima
posizione vuole separare tutto con un muro, rifiuta di impegnarsi per
proteggersi da ogni stimolo e da qualsiasi influenza esterna, Non desidera
lasciarsi coinvolgere, e rinuncia a qualsiasi partecipazione spontanea, facendo
ciò che deve in modo meccanico ed artificiale. Anche quando dà l’impressione
di partecipare pienamente, in effetti partecipa solo da lontano: si mette da un
lato e si osserva senza lasciarsi coinvolgere da scelte o rifiuti drastici. Il grigio
svolge dunque un ruolo giustificativo per il soggetto.
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MARRONE: è un colore maschile, grave, tranquillo, ricorda l'atmosfera
autunnale e dà l'impressione della gravità e dell'equilibrio. E' realistico, forse
perchè è il colore della terra che calpestiamo. Solido e affidabile è il colore
della terra ed è abbondante in natura. Il Marrone chiaro implica genuinità,
mentre il marrone scuro è simile al legno o al cuoio. Marrone può anche essere
triste e malinconico. Gli uomini sono più inclini a scegliere il marrone come
uno dei colori preferiti.
Cromoterapia: Il marrone conserva la dinamicità e lo slancio del rosso, ma in
versione mitigata: libera da situazioni di sconforto, assicura una vitalità più
ricettiva che attiva.
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VERDE: è frutto della mescolanza tra blu e giallo, è un colore freddo con
potere rilassante. Il verde è associato all’aria aperta e agli alberi al relax, è
ideale per la camera da letto, ovviamente bisogna fare attenzione all’intensità
del colore, prediligendo le tinte tenui a quelle molto scure che sono assai più
impegnative. Il verde è indicato nei bagni, dove non è presente l’areazione
diretta, stimola la respirazione polmonare. È un colore di estremo equilibrio,
sia perché è composto dai cromatismi delle emozioni (giallo = caldo) e del
giudizio (blu = freddo), sia per la sua situazione di transizione nello spettro.
Viene associato alle persone superficialmente intelligenti e sociali che amano
la vanità dell'oratoria. Richiama la primavera e la carità. Incoraggia lo
squilibrio ed è uno dei preferiti dagli psico-nevrotici perché produce
rilassamento dall'ansia e riposo nella calma e tranquillità, anche perché
suggerisce amore e pace. Al tempo stesso è il colore della gelosia, il degrado
morale e della follia. Significa realtà, speranza, ragione, logica e gioventù.
Coloro che lo preferiscono detestano la solitudine e cercano la compagnia. Con
il bianco esprime debolezza o povertà. Suggerisce umidità, freschezza e
simboleggia la natura e la crescita. Chi preferisce usare il verde, vuole essere
rispettato ed è competente. Simboleggia la natura. È il colore più semplice per
l'occhio e può migliorare la visione. È calmante e rinfrescante. Gli ospedali
utilizzano spesso il verde perché rilassa i pazienti. Le spose nel Medioevo
portavano il verde per simboleggiare la fertilità. Verde scuro è maschile,
conservatore e implica la ricchezza.
Cromoterapia: Il verde nella cromoterapia riveste un ruolo fondamentale, in
quanto il verde è armonia. È il colore della natura e dell'equilibrio tra le forze
in campo. È il colore della spinta verso il benessere. In cromoterapia, il verde si
consiglia agli iperattivi, a coloro i quali si trovano costantemente sotto
pressione e a chi necessita di fare chiarezza dentro si sé, specie se parliamo di
'sentimenti'. Meglio ancora funziona con l'ansia. Ecco perché si dipinge di
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verde la parte conviviale della casa, luogo in cui si incontrano le relazioni
sociali con i nostri simili.
ROSSO: è il colore della potenza e della passione, l’importante è sempre non
abusarne, la forza può infatti sfociare in eccesso di vigoria ed in sentimenti
distruttivi che rischiano di opprimere le persone. Il rosso deve pertanto essere
dosato con cura, il rosso chiaro ed il rosa contribuiscono a creare un effetto
rilassante ed armonioso, perfetto per la camera da letto, mentre le tinte scure
sono troppo “vivaci” per l’ambiente del riposo. Il lilla è inoltre particolarmente
indicato per il soggiorno, il luogo in cui accogliere gli amici in un’atmosfera
che stimoli la comunicazione e la socialità. Il rosso è comunque utilizzabile per
le finiture in ogni locale, è sufficiente non esagerare. È considerato come un
carattere estroverso, che ha un temperamento vitale, materiale ambizioso,
spinto dall'impulso, piuttosto che dalla riflessione. Simboleggia sangue, fuoco,
calore, rivoluzione, gioia, azione, passione, forza, controversia, diffidenza, la
distruzione d'impulso, così come la stessa crudeltà e la rabbia. E' il colore dei
maniaci e di Marte e anche dei generali ed imperatori romani, evoca la guerra,
il
diavolo
e
il
male.
Come colore richiede molta attenzione e controllo di quantità ed intensità, in
quanto dato il suo potere di eccitazione, se usato troppo, può stancare. Se
mescolato col bianco esprime frivolezza, innocenza e gioia giovanile, mentre
se miscelato col nero stimola l'immaginazione e suggerisce dolore,
dominazione e tirannia. E' il colore della sensualità, virilità e dell'energia,
considerato simbolo di una passione ardente e travolgente. Grazie alla sua
associazione con il sole e il calore è un colore specifico per le persone che
desiderano esperienze forti.
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Cromoterapia: Associato al fuoco, rappresenta l’energia per eccellenza, infatti,
è il colore della vita ma solo se assumiamo che il concetto di vita ha implicito
in sé quello di morte, perché richiama quanto scorre nelle vene. E' eccitante e
vivace, è il colore dell'eros e dell'affettività più profonda. Nell'alchimia
rappresenta l'uomo, il sole, lo zolfo, l'oro. Per gli Indiani d'America significa
gioia e fertilità. Dal punto di vista fisico stimola le funzioni vitali: aumenta la
pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e respiratoria, stimola l'adrenalina.
Da un punto di vista psicologico rappresenta l'attività, l'estroversione. E' anche
il colore dell'eros e dell'affettività più profonda ma anche della corporeità
erotica e sessuale. Nella Cromoterapia Olistica è utilizzato per trattare malattie
da raffreddamento, mal di gola, a tosse cronica e asma. Utilissimo per trattare
paralisi parziali e totali. E’ indicato in tutti quei casi in cui ci si sente stanchi,
apatici, ipotesi, incapaci di provare emozioni, pensare, prendere parte alla vita
sociale.
GIALLO: il colore del sole, evoca energia e dona sensazione di calore. La tinta
nella tonalità più calda è indicata per la cucina, quando è molto chiara anche
per il soggiorno. Bisogna ricordare che il giallo dà carica e stimola la creatività.
È meno indicato per i locali destinati al riposo. È il colore più intellettuale e
può essere associato con un'intelligenza elevata o con una deficienza mentale,
Van Gogh ne aveva una predilezione speciale, soprattutto negli ultimi anni.
Simboleggia invidia, rabbia, codardia e bassi impulsi. Con il rosso e l'arancione
è il colore delle emozioni. Evoca anche il satanismo (è il colore dello zolfo) e
del tradimento. E' il colore della luce, del sole, dell'azione, evoca potere,
arroganza, oro, forza, volontà e incoraggiamento. Miscelato con tonalità neroverdi è molto sgradevole e suggerisce l'inimicizia, la dissimulazione, la
criminalità, la brutalità, la gelosia e la lussuria. Mescolato con il bianco può
esprimere la codardia, debolezza o paura; la ricchezza, quando si ha una lieve
tendenza verdastra. I gialli sono spesso visti come allegri, emotivi, emozionanti
e impulsivi, sono relazionati con la natura. Psicologicamente è un colore
associato con il desiderio di libertà. Giallo sole allegro è un richiamo di
attenzione. Anche se è considerato un colore ottimistico, le persone perdono il
loro temperamento più spesso nelle sale gialle, e i bambini piangono di più. È il
colore più difficile per l'occhio, così se abusato può risultare opprimente. Il
Giallo migliora la concentrazione e accelera anche il metabolismo.
Cromoterapia: Per la cromoterapia, ma non solo, il giallo rappresenta un colore
vitale che sottolinea la ricerca del nuovo. Ecco che questo potere che
contraddistingue il giallo nella cromoterapia viene utilizzata in diverse
circostanze di disagio psicofisico, apatia e depressione su tutte. Il giallo sembra
essere ancora più efficace in situazioni di disordine alimentare, nei casi di
inappetenza e anoressia cronica, in quanto le specifiche vibrazioni cromatiche
sono in grado di stimolare il metabolismo e il senso di fame. L'utilizzo del
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giallo stimola la razionalità e la parte sinistra del cervello, migliorando inoltre
le funzioni gastriche e tonificando il sistema linfatico. Aiuta ad eliminare le
tossine attraverso il fegato e l'intestino. Un'eccessiva esposizione a questa
cromia, potrebbe creare nervosismo e irritabilità.
ARANCIONE: è un po' più caldo rispetto al giallo e agisce come stimolante di
timidi, tristi o linfatici. Simboleggia l'entusiasmo e l'eccitazione, quando è
acceso o vicino al rosso, ardore e passione. Utilizzato in aree di piccole
dimensioni o per esaltare un altro colore è molto utile, ma usato in grandi aree
risulta troppo audace, impulsivo, e può creare un'impressione di aggressività.
L’arancio è particolarmente adatto perciò negli ambienti in cui si lavora: per
questo è molto utilizzato in studi e uffici dove è richiesta molta energia
neuronale. Possiede una forza attiva raggiante che esprime un carattere
stimolante, di qualità dinamica positiva ed energetica. Mescolato con il nero
suggerisce l'inganno, la cospirazione e l'intolleranza. Quando è molto scuro
risulta opprimente.
Cromoterapia: In cromoterapia, l'arancio rappresenta il colore di chi necessita
di ottimismo e del piacere dei sensi, L'arancio dona allegria e strappa dalle
morse della depressione, trasformando l'ambiente. Come colore caldo, l'arancio
favorisce la circolazione sanguigna, sciogliendo le tensioni in modo particolare
quelle che si annidano lungo la schiena. Chi si veste di arancio è solito essere
un tipo espansivo, costruttivo, energico, eccitabile, socievole, estroverso,
frettoloso, gioioso e sicuro di sé. Viene utilizzato per la stimolazione della
pressione arteriosa e la tiroide. Combatte lo stress e la cervicale, donando
energia a chi è stanco. In molte palestre, l'arancio riveste le pareti. È indicato
nella lotta a disturbi quali anemia, arteriosclerosi, bradicardia, impotenza,
iposecrezione gastrica, ipotensione, paresi, sonnolenza, stipsi, vomito.
Controindicato invece in caso di infiammazioni, epatopatie ed emorragie.
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BLU: è ottimo contro l’insonnia perché calma mente e corpo e regola la
pressione sanguigna. Ottimo in camera da letto, ma solo una parete, magari
dietro alla testiera del letto è bene non tutta la camera. Il blu profondo è
sconsigliato un po’ in tutti gli ambienti, accettabile nelle tonalità dell’azzurro
per i locali del riposo. Il blu rappresenta la profondità, ma il rischio è di
navigare eccessivamente nel proprio mondo interiore lasciandosi vincere dalla
malinconia. Simboleggia la profondità immateriale e la freddezza. La
sensazione di tranquillità suscitata dal blu è diversa da quella di calma e riposo
che evoca il verde. E' associata a personalità introverse che preferiscono la vita
interiore ed è collegata con la circospezione, l'intelligenza e le emozioni
profonde. E' il colore dell'infinito, dei sogni e della meraviglia, e simboleggia
la saggezza, l'amicizia, la lealtà, la serenità, la pace, la verità eterna e
l'immortalità. Significa anche riposo. Mescolato con il bianco evoca la purezza,
la fede, e il cielo; mescolato col nero simboleggia disperazione, fanatismo e
intolleranza. Anche se applicato su vaste aree non affatica gli occhi.
Cromoterapia: La cromoterapia individua il blu come il colore rilassante per
antonomasia. Essendo un colore molto freddo, astringente, induce a una forte
concentrazione mentale, distende il sistema nervoso, allevia l'ansia, ha un
effetto calmante ed è utile per curare casi di iperemotività, psoriasi, orticaria,
eczemi. Inoltre il blu è considerato un grande purificatore del sangue e ha una
spiccata azione sulla mente. E' il colore associato alla meditazione, allo spazio
interiore, al pensiero, al riposo, all'armonia. Nell'iconografia simboleggia il
sacro, lo ieratico: la Madonna, il Cristo, gli Angeli ed i Santi vengono ritratti
con mantelli o tuniche azzurre. La cromoterapia individua il blu come il colore
rilassante per antonomasia. Essendo un colore molto freddo, astringente,
induce a una forte concentrazione mentale, distende il sistema nervoso, allevia
l'ansia, ha un effetto calmante ed è util eper curare casi di iperemotività,
psoriasi, orticaria, eczemi. Inoltre il blu è considerato un grande purificatore
del sangue e ha una spiccata azione sulla mente.
VIOLA: il viola è il colore della temperanza, intuizione e riflessione. Trasmette
la profondità e l'esperienza. Ha a che fare con l'emotività e la spiritualità. E'
mistico, malinconico e si può dire rappresenti anche l'introversione. Nella sua
variazione, porpora, evoca dignità e splendore. Mescolato col nero indica
slealtà, disperazione e miseria. Mescolato con il bianco: morte, rigidità e
dolore. Il colore della regalità, connota lusso, ricchezza e raffinatezza. È anche
femminile e romantico. Tuttavia, poiché è raro in natura, può apparire
artificiale.
Cromoterapia: Il viola nella cromoterapia rappresenta un colore freddo,
indicativo dell’estro creativo e della forza spirituale. Viola come pensiero e
intelletto, favorisce l’ispirazione. E anche il colore della calma e della
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meditazione, modera l’irritabilità e seda gli stati impetuosi di irragionevolezza
improvvisa. A livello fisiologico, il viola rallenta l’attività cardiaca,
solleticando la circolazione venosa. Il viola facilita l’equilibrio fra il sodio e il
potassio, contribuendo allo sviluppo osseo. Il corpo si rilassa: nervi, muscoli e
persino la fame viene sedata. In cromoterapia il viola viene utilizzato per
curare diversi disturbi tra cui dermatosi, malattie del cuoio capelluto, crampi,
difficoltà di sviluppo osseo, reumatismi, nevralgie, sciatica e ipertensione.
4.6
I colori in ufficio
l’attività che si svolge in ufficio esige molta osservazione, riflessione e
concentrazione. Il colore la luce devono essere dosati e studiati con attenzione.
La piacevolezza data dall’ equilibrio tra spazio, tonalità e luce può portare ad
un minor dispendio di energia umana e quindi ad un miglior rendimento
mentale. Passare da un ambiente deprimente ad un ambiente di lavoro
gradevole può essere stimolante al pari di un aumento di stipendio. A seconda
del lavoro che viene svolto, può essere più adatto un colore calmo come il
verde. Molto adatti il giallo e l’arancione. Il giallo aiuta a sviluppare le attività
logiche, la mente tende ad essere più brillante e quindi viene facilitata la
nascita di nuove idee. Il colore violetto inoltre complementare del giallo ed
accostato ad esso, aggiunge ispirazione e profondità alla brillantezza analitica.
L’arancio è il colore dell’energia costruttiva, della creatività e della gioia di
stare insieme, ma anche dello spirito di indipendenza e della fiducia in se
stessi. Un po’ di rosso potrà essere utile perché infonde coraggio, volontà di
successo, desiderio di rinascita nel lavoro e nell’attività. Il rosso rosato è il
colore della persona in grado di controllarsi. Meno indicati i toni di blu e
azzurro che possono indurre sonnolenza. Il turchese nelle sale d’aspetto aiuta a
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rilassarsi, il rosso rende meno pazienti. L’ufficio direzionale in genere è
caratterizzato da una maggiore ampiezza e dall’utilizzo di materiali di pregio,
oltre che di oggetti di qualche valore, piccole sculture, quadri d’autore .. tocchi
di porpora possono sottolineare il ruolo di comando e di autorità. Negli uffici
operativi, gli spazi sono più ridotti e simili tra loro ed arredati con materiali
meno costosi. Alcuni tocchi di colori vivi sono indispensabili per dare carattere
ad un ambiente che potrebbe facilmente risultare monotono.
4.7
Fabbriche e laboratori
l’uso del colore crea anche all’interno di fabbriche o laboratori, un’atmosfera
più accettabile, può facilitare il lavoro, la visione degli oggetti, aumentare la
sicurezza, e l’identificazione del personale. Lo studio del colore deve
estendersi all’arredamento, alle macchine, alle installazioni tecniche, agli abiti
da lavoro, e alle segnalazioni, tutto diventa più complesso rispetto ad una
abitazione. La luce deve essere più possibile uniforme e naturale e non vi
devono essere contrasti troppo forti nel campo visivo di lavoro ordinario. Il
pavimento non deve essere troppo scuro ma nemmeno troppo chiaro, più scuro
delle pareti per dare un senso di solidità e sicurezza. In base all’illuminazione
si devono studiare le sfumature, tenendo conto del fattore riflessione di ciascun
colore. Il colore deve integrarsi con l’ambiente, per esempio i colori caldi
(arancio, giallo) per dinamizzare l’ambiente, e al contrario (verde e azzurro)
per le macchine da utilizzare. In un ambiente dove si svolge un lavoro
snervante e delicato può essere adatto il verde chiaro; in un ambiente troppo
caldo le gamme degli azzurri, in uno freddo le gamme dei rosa e arancio. Nei
locali dove si utilizzano macchinari o attrezzi pericolosi e taglienti una
presenza di rosso può essere pericolosa, perché può indurre al nervosismo e
rendere più probabili gli incidenti.
Luoghi sotterranei e privi di finestre: la claustrofobia è avvertita più o meno
da tutti, i luoghi opprimenti generano una sorta di disagio che nel sub cosciente
crea angoscia. Gli studi sull’arredamento dei sottomarini sono la base per tutti
gli spazi chiusi: in questi luoghi manca la luce naturale, questa infiltrandosi nei
nostri tessuti, stimola l’attività cerebrale, favorisce la moltiplicazione dei
globuli rossi ed è un fattore determinante per i nostri pensieri ed i nostri atti.
L’acclimatamento è molto più difficile, bisogna quindi richiamare le condizioni
fisiche e psichiche della normalità. Prima di tutto devono essere richiamati il
clima al quale le persone coinvolte sono abituate, che non consiste solo nella
temperatura e nella salubrità dell’aria ma si basa sull’intensità dei raggi solari, i
colori e l’atmosfera dei paesaggi. È necessario avvicinarsi il più possibile alla
luce naturale, al senso del verde, del cielo azzurro e dello spazio aperto.
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L’uomo privato del contatto con la natura potrà trovare nei colori tutti i simboli
utili al suo spirito: la loro potenza suggestiva lo condizionerà positivamente. Il
giallo gli ricorderà il sole, l’azzurro il cielo, il bianco la neve, il blu la notte, il
verde le piante e l’acqua etc.. bisogna inoltre tener conto delle variazioni di
luce e ombra, freddo e caldo, indispensabili alla salute: l’omogeneità di questi
fattori è innaturale e dannosa.
Scuole: normalmente nelle scuole non c’è un vero studio dei colori, si presta di
sicuro più attenzione alla praticità e alla necessaria poca manutenzione. I colori
normalmente sono banali e l’illuminazione scadente, ma è in questi luoghi che
avviene la prima formazione delle regole del vivere civile, i colori sono un vero
stimolo alla creatività e alla crescita, uno studio appropriato migliora la crescita
ed il rendimento. I colori adatti sono il verde acqua, il blu cielo, il rosa corallo,
sfumature di arancione, gialli chiari, il giallo in particolare acutizza le capacità
intellettive. È stato accertato che bambini con ritardi nella crescita imparano
più velocemente in ambienti colorati di giallo. Per i piani dei banchi l’ideale è
ancora il verde chiaro.
4.8
Le strutture socio-assistenziali e residenziali per anziani e
disabili
Negli ultimi anni la progettazione di strutture ospedaliere si è orientata verso
una rivoluzione cromatica: al freddo ed asettico bianco si sostituiscono tinte
più vivaci e colorate, capaci di migliorare sensibilmente l'attitudine e la
condizione dei pazienti e contribuendo a creare ambienti più accoglienti e
piacevoli. Infatti i processi di umanizzazione e l'impiego del colore nelle
strutture sanitarie possono alleviare il senso di disagio e di instabilità dei
pazienti, aiutandoli a recuperare un atteggiamento più positivo ed ottimista.
L'immagine tradizionale dell'ospedale va sparendo per essere sostituita da una
rete di strutture socio-sanitarie che rispondono ad un nuovo concetto di salute,
intesa non più come assenza di malattia ma come ricerca di benessere. Ci sono
vari progetti pilota fondati sul criterio dell'umanizzazione, sia come principio
organizzativo del servizio, sia come presupposto per la progettazione degli
spazi nel rispetto della persona e della sua condizione emotiva. L'ospedale San
Bortolo di Vicenza, esempio realizzato, utilizza i colori come aiuto psicologico
alla guarigione, diventando così capofila di un progetto nazionale in
collaborazione col Politecnico di Milano per rendere più umani, accoglienti e
"a colori", gli ospedali italiani. Gli ambienti vengono pensati secondo percorsi
fluidi, in modo che il fruitore abbia punti di vista molteplici dalla stanza in cui
si trova verso le altre stanze e anche verso l’esterno dell’edificio, vengono
eliminati gli spazi rigidi, geometrici e con arredi ortogonali, lasciando il posto a
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linee morbide che concorrono a dare agli ambienti fluidità e dinamicità.
Fondamentale nell’umanizzazione degli spazi è l'uso del colore. E' infatti
provato che il colore riesce a modificare il tono dell'umore, ma non solo: essere
ricoverati in una stanza con un colore "positivo" può influenzare l'andamento
della guarigione. Il bianco è deprimente, i colori preferiti sono i toni del blu e
di celeste in tutte le sfumature possibili e del verde, colori considerati più
riposanti, mentre il giallo e l'arancione aiutano ad affrontare la giornata in
modo più positivo. I gialli, gli arancioni e i rossi avrebbero, in particolare,
l'effetto di dare una certa carica ai pazienti, aiutandoli ad affrontare la giornata
con maggiore energia. Mentre i colori più tenui sarebbero molto più adatti alla
meditazione, al riposo ed al sonno. Colori positivi: l'intera tavolozza, nelle
diverse tonalità, reparto per reparto, ambiente per ambiente, a seconda delle
patologie, dell'età dei pazienti, dei tempi di permanenza. Dai gialli e gli
arancioni per l'asilo nido agli azzurrini e verdini della radioterapia, ai blu dei
corridoi. Le linee guida degli interventi dei progetti pilota nelle strutture
sanitarie vengono suggerite dagli esperti della Facoltà di Design del Politecnico
di Milano. I colori vengono utilizzati per ricreare sensazioni che siamo abituati
a vivere e sentire in natura. In natura c'è una grande varietà di luci e di colori:
attraversando un bosco passiamo da momenti di luce intensa, dove entrano i
raggi del sole, ad angoli quasi bui, sotto al fitto della vegetazione. L'ambiente
del bosco è per gli esperti del colore il modello da seguire per rendere più
gradevole un ambiente, con cambiamenti anche repentini nelle intensità
cromatiche, della luce e delle ombre, che spezzino la monotonia del bianco
ospedaliero e dell’illuminazione al neon. Altro progetto interessante di
umanizzazione degli ambienti ospedalieri, è quello dell’Ospedale Niguarda,
opera di Jorrit Tornquist, a Milano. All’interno di questo edificio i colori
aiutano ad orientarsi e a definire meglio gli spazi per ottenere un ambiente
piacevole sia per i pazienti che per il personale. Le camere dei pazienti sono
verdi ed arancioni per sollevare l’animo, trasmettere sensazioni positive di
apertura al mondo e combattere il ripiegamento su se stessi. Per le sale
operatorie la scelta si è orientata verso colori verdi tendenti all’azzurro per
diminuire la percezione del complementare rosso del sangue mentre per gli
ambienti adibiti a spogliatoio del personale si è preferita una tonalità arancio
così da trasmettere energia, operosità e vitalità. Il reparto di ginecologia,
invece, ha tonalità rosa pastello che ispirano sentimenti di affetto e di
protezione mentre i corridoi sono verdi e rosa più accesi. Per l'intera struttura
Tornquist bandisce l'uso del rosso, perché contribuirebbe a suscitare un senso
di ansia e di pericolo, e del blu, che intensifica il dolore fisico. Negli ospedali
pediatrici il ricorso al linguaggio cromatico ha risvolti ancora più interessanti
ed efficaci all'assistenza e alla cura dei bambini: i colori, infatti, permettono ai
piccoli pazienti di interfacciarsi positivamente con l'ambiente che li circonda
favorendo stati d'animo più rilassati e collaborativi. In questo modo i bambini
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riescono ad orientarsi meglio in un ambiente nuovo come quello ospedaliero e
a viverlo con minor ostilità e maggior fiducia in loro stessi e nei dottori. Al
nuovo ospedale pediatrico Meyer di Firenze c'è stata una vera e propria
revisione cromatica delle divise del personale: i camici sono variopinti e
coloratissimi, a pois e a strisce, disegnati dai bambini stessi in modo da
favorire il rapporto con i dottori e trasmettere un clima di serenità e di armonia.
Il nuovo Meyer vanta anche un'attenta progettazione cromatica di spazi ed
ambienti: i corridoi bianchi ed asettici vengono sostituiti con percorsi colorati
ed ogni piano si tinge di una tonalità diversa per facilitare l'orientamento
all'interno della struttura. Al piano terra si trova il Pronto Soccorso con tonalità
verdi, al primo piano le sale operatorie e di rianimazione si tingono di blu
mentre l'ultimo piano, dedicato alle camere dei pazienti, presenta i toni caldi
dell'arancione. I colori però non si limitano a spazi ed ambienti ma vengono
impiegati anche nei particolari di arredi e di mobili, evidenziando la massima
cura cromatica dedicata al mondo dei bambini. L'impiego del colore risulta
particolarmente efficace anche per i malati di Alzheimer contribuendo a
rendere gli spazi più accoglienti e riconoscibili e aiutando i pazienti ad
ambientarsi meglio. Grazie all'impiego di colori intensi gli ambienti si
definiscono e si identificano in modo più immediato aiutando il paziente a
raggiungere un senso di tranquillità e di stabilità emotiva e psicologica. Il
linguaggio dei colori diventa uno strumento utilissimo di comunicazione e
predilige forti contrasti di tonalità, perchè le sfumature difficilmente vengono
percepite dai pazienti di età avanzata, facendo attenzione a non creare
combinazioni cromatiche che possano provocare stati di stress e di ansia. Il
Centro Alzheimer “Massimo Lagostina” ad Omegna costituisce un caso
esemplificativo in cui i colori contribuiscono a creare ambienti piacevoli,
capaci di suscitare ricordi ed emozioni nei pazienti. In questo contesto si
raggiunge un'ottima combinazione tra la funzionalità e le necessità dei pazienti
di orientamento e di definizione degli spazi. All'interno di questa struttura si
rispettano semplici regole per un'efficace progettazione cromatica: la scelta di
colori saturi, l'impiego di colori uniformi e compatti per i pavimenti, la
capacità di comunicare funzioni e destinazioni d'uso degli ambienti mediante
diverse tonalità. In questo modo i pazienti possono muoversi e vivere tali spazi
con più consapevolezza e libertà. Per i piccoli pazienti con Disturbo Autistico,
porteremo una particolare attenzione: l’uso del colore rosso non è idoneo in
quanto fonte di eccitazione per alcuni bambini. Sono indicati il blu e i rosa.
La comunità protetta per malati psichici di Villa Moretti (Varese): Durante
la ristrutturazione della Villa è stato seguito un principio guida fondamentale,
che dà al paziente la responsabilità del progetto. Nel malato psichico il
rapporto con l’ambiente domestico risulta centrale nel percorso riabilitativo,
l’esigenza fondamentale della Comunità Protetta è quella di creare un ambiente
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famigliare, piacevole e stimolante. Altro principio guida è l’orientamento,
fondamentale a tale riguardo l’illuminazione naturale adeguatamente schermata
per non risultare abbagliante. Ed infine la personalizzazione: per gli ambienti
privati è consentita la personalizzazione e l’introduzione di oggetti personali. I
pavimenti dei locali comuni (soggiorni, sale, cucina) sono stati scelti dei colori
tenui (beige), per i corridoi e luoghi di passaggio i marroni, nei locali privati
(camere) un laminato che riproduce il parquet. Le Pareti dei corridoi
presentano un colore caldo (giallo) mentre negli spazi comuni il rosa. Nelle
camere private il progetto prevede di utilizzare tinte tenui con la possibilità di
personalizzare cromaticamente la stanza.
Daltonici: Abbiamo dedicato una parte della nostra ricerca sui criteri
progettuali di percezione e colore ai daltonici, perché sono utenti come noi che,
a volte a ragione, ma spesso a torto, sono ritenuti non in grado di partecipare a
determinate attività lavorative o, peggio ancora, persone di intralcio se non
addirittura pericolose a causa della loro caratteristica visiva, penalizzata da un
punto di vista cromatico. Parlando con loro, ci siamo resi conto dei limiti delle
interfacce (grafica, segni e colore per indicare un percorso) e di quanto studio e
lavoro correttivo ci sia ancora da fare. Un lavoro da fare non solo a loro favore
affinché non risultino discriminati, ma per tutti i così detti “utenti”. Il
Daltonismo è un problema visivo, una sorta di cecità totale o parziale per i
colori. Nel raro caso di cecità totale la persona affetta vede con le gradazioni di
grigio. Nei casi parziali c’è il disfunzionamento dei coni ottici, ovvero, quelli
che ci permettono all’interno dell’occhio di vedere, grazie alla luce, il rosso, il
blu e il giallo (i colori primari che generano tutti gli altri). I daltonismi parziali
si suddividono in Deuteranopia per chi non vede il verde, Protanopia per il
rosso e Tritanopia per il blu; questi si possono combinare. Una persona può
confondere il rosso con il verde oppure non distinguere tonalità simili come il
viola dal blu. Ne soffrono maggiormente gli uomini (10%) delle donne (meno
dell’1%) per un discorso di cromosomi. La maggior parte dei casi è dovuta a
un fattore genetico, quindi i daltonici vedono in quel modo da tutta la loro vita.
Ma può capitare anche dopo un danno all’occhio, ai nervi o al cervello.
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5. Conclusioni
I sottoscritti geometri: Donatella Curletto, Fausto Mosele, Alessio Gallo e
Fabio Sonni, per approfondire il Corso “Esperto dell’Edificio Salubre” hanno
redatto la presente ricerca e dagli studi effettuati è emerso quanto di seguito
elencato in sintesi.
Tanti, forse troppi, sono gli usi che fa l’industria di formaldeide, è stato utile
svolgere una ricerca per poterla conoscere a fondo, al fine di essere
consapevoli di quali sono i rischi a livello personale e a quali rischi
sottoponiamo i nostri clienti, quali sono le nostre responsabilità nel momento in
cui progettiamo e consigliamo una persona. Si .. una persona, o una famiglia ..
perché da oggi non potremo sottrarci alla nuova consapevolezza e alla
conoscenza di alcuni materiali che fino a ieri erano utilizzati.
I Composti Organici Volatili (VOC), fanno parte della nostro vivere, è
fondamentale riconoscerli, conoscerli ed eventualmente difendersi. Ricerche e
studi dimostrano senza alcun dubbio oramai quanto negativamente possono
incidere nella nostra qualità di vita, di benessere e confort, all’interno di
ambienti confinati. Il geometra esperto edificio salubre, può avere le
competenze e le conoscenze fondamentali per consigliare e dirigere le scelte
dell’utente finale per poter condurre una vita più sana e consapevole.
L’illuminazione degli ambienti confinati è indispensabile per avere un
“edificio salubre” e la luce deve essere quanto più naturale possibile. Una
carenza di luce naturale può provocare sull’uomo effetti dannosi: psicologici
(stress, depressione, SAD, irritabilità, alterazione dell’equilibrio neurovegetativo), fisiologici (tendenza alla miopia, affaticamento oculare, cefalea,
abbattimento percezione visiva, esaltazione dei difetti dell’occhio), psicofisiologici (alterazione del ritmo cardiaco, alterazione del ritmo biologico,
alterazione del metabolismo, alterazione della pressione sanguigna). Una buona
illuminazione naturale ha effetti benefici: battericidi (distruzione dei germi e
batteri prodotti dagli ambienti per aerodiffusione), fisiologici (stimolazione e
produzione di vitamina D, effetti antirachitici, attivazione del ricambio calciofosforo, effetto sulle attività endocrine, effetto sul metabolismo del glucosio,
aumento delle difese immunitarie), pisco-fisiologici (mantiene il corretto
equilibrio biologico, aumento dell’attività lavorativa).
La ricerca sui colori è stata molto importante come quando si studia la Storia
dell’arte o il latino .. da dove veniamo? Per capire e sapere dove andiamo..
l’influenza che hanno i colori sulle persone è davvero importante anche per la
buona salute e l’armonia, al fine di migliorarla, sia nell’abitazione che nei
luoghi di lavoro.
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Negli ultimi decenni vi è stato un crescente interesse per gli aspetti costruttivi
di edifici storici, e molti hanno cominciato a chiedersi come potessero i nostri
progenitori realizzare,
gli spettacolari monumenti dell'antichità e del
Medioevo con mezzi relativamente così primitivi.
La casa del mercante e la casa dell'artigiano sono quelle che caratterizzano
maggiormente le città medievali d'Europa. Esse appartengono spesso al tipo
unifamiliare a schiera. Nella casa medievale il piano terra era destinato al
laboratorio dell'artigiano, che spesso utilizzava, per alcune lavorazioni, lo
stretto cortile retrostante. Il primo piano era occupato da cucina e soggiorno e
quello ancora superiore dalle camere da letto. Le persone non disponevano di
stanze private.
Nelle case semplici spesso molte persone di diversa età e sesso dormivano
nella stessa grande stanza, anche nelle case dei ricchi le ancelle dormivano ai
piedi del letto della padrona e i garzoni in un angolo della camera del padrone.
La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto fu una conseguenza dei grandi
incendi che devastarono le città europee.
Le abitazioni urbane delle famiglie ricche o nobili non differivano molto
dalle case mercantili, se non per le dimensioni. Più spesso le case delle
famiglie più rappresentative adottavano lo schema a corte o domus, anche nelle
città dove era prevalente il tipo a schiera. Nelle case a traliccio la decorazione
era affidata, in parte, al disegno geometrico dei tralicci, con l'inserimento di
ampie parti finestrate, in parte all'intaglio delle parti lignee. Nelle case in pietra
o cotto la decorazione era invece ottenuta con strisce a decorazione geometrica,
cornicioni, variazione nella forma delle aperture
Tale scienza, che nel Medioevo venne definita "geometria", può essere
paragonata a ciò che oggi chiamiamo "coordinazione modulare". Come sistema
di misura, essa costituì il legame tra progetto e messa in opera, nonché il
rapporto tra piccoli e grandi elementi prodotti in laboratori diversi, e
rappresentò anche una base per il disegno estetico dell'edificio nel suo
complesso e delle singole parti.
Il professionista geometra ha delle responsabilità civili, penali e disciplinari e
nello svolgere la propria attività lavorativa deve conoscere i rischi per poterli
gestire e per poter salvaguardare il proprio operato e quindi per tutelarsi deve:
-
resistere alle pressioni per scorciatoie di vario genere, sia del committente
che dell’impresa;
cercare di documentare sempre i processi decisionali a futura memoria
evitare assenze prolungate dai cantieri e dai processi operativi;
investire nelle necessarie consulenze;
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-
cercare di non operare con fretta;
procedere ad un corretto aggiornamento professionale;
dotarsi di un’assicurazione finanziariamente seria e completa di copertura
dei rischi della propria attività lavorativa.
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