Il vademecum del Tecnico dell`edilizia salubre
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Il vademecum del Tecnico dell`edilizia salubre
Il vademecum del Tecnico dell’edilizia salubre Formaldeide e Voc, Illuminazione, Colore a cura dei geomm. Donatella Curletto, Fausto Mosele, Alessio Gallo, Fabio Sonni FORMALDEIDE E VOC ILLUMINAZIONE INFLUENZA DEL COLORE NEGLI AMBIENTI CONFINATI STORIA DELL'ABITAZIONE: L'abitazione in epoca medievale RESPONSABILITÁ CIVILI PENALI-DISCIPILINARI GRUPPO DI RICERCA Geometra Donatella Curletto Collegio di Asti, n° iscr. 995, Via G. Natta n.30 – 14100 Asti Tel. 0141 595634 – Cell. 335 1410833; e-mail: [email protected] Geometra Fausto Mosele Collegio di Vicenza, n° iscr. 2770, Via Tito Livio n.9 – 36071 Arzignano (VI) Tel/fax. 0444 602019 Cell. 331 4723072; e-mail: [email protected] Geometra Dott. Alessio Gallo Collegio di Potenza, n° iscr. 1965, Via Roma 82, int. 3 - 85040 Nemoli (PZ) Tel/fax 0973 40191 - Cell. 339 3154958; e-mail: [email protected] Geometra Fabio Sonni Collegio di Frosinone, n° iscr. 2592 Via Valeria n.98, - 03013 Ferentino. (FR) Tel/fax 0775 244119 ; e-mail: [email protected] 1 PREMESSA Un edificio per essere definito salubre deve rispondere a molteplici requisiti che garantiscano il benessere di chi lo abita. Gli elementi principali sono: benessere ambientale, legato a fattori quali: qualità dell’aria, temperatura, umidità, ventilazione, luminosità e colore; salubrità dei materiali utilizzati; conformità degli impianti; protezione dai rumori. Questi fattori coinvolgono diversi aspetti che vanno dalla progettazione alla scelta dei materiali, dalle soluzioni tecniche ai comportamenti quotidiani degli utenti. Scopo di questo documento è quello di fornire una documentazione conoscitiva di base per quanto riguarda: formaldeide, VOC, illuminazione, l’influenza del colore negli ambienti confinati, la storia delle abitazione in epoca medioevale, le responsabilità civili e penali connesse. Il documento illustra, in chiave molto sintetica, i principali passi da compiere per costruire azioni efficaci nel ridurre i rischi negli ambienti abitati confinati e garantire il benessere degli abitanti. Gli autori 2 CAPITOLI I documento si sviluppa attraverso i seguenti capitoli: 1. 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5. 1.6. 1.7. 1.8. 1.9. 1.10. Formaldeide Definizione La storia Proprietà Usi Dove si trova Smog fotochimico Rischio Prevenzione Che cosa provoca Quali materiali usare per evitare la formaldeide pag. 5 2. 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7. 2.8. 2.9. 2.10. 2.11. VOC (Volatile Organic Compounds) pag. 27 Introduzione Definizione ambiente indoor e VOC Elenco dei VOC Prodotti/Materiali contenenti VOC Danni sull’uomo e malattie connesse Valori limite Monitoraggio e rilevazione negli ambienti indoor Metodi di certificazione e obblighi di indicazione dei produttori Soluzioni all’inquinamento indoor Ambienti scolastici Normativa 3. 3.1. 3.2. 3.3. 3.4. 3.5. 3.6. 3.7. 3.8. 3.9. Illuminazione Premessa La storia Fondamenti La natura della luce La luce sull’uomo Le grandezze della luce Caratteristiche ottiche dei materiali Normativa illuminotecnica Studi degli effetti della luce sull’uomo pag. 47 4. Influenza del colore negli ambienti confinati pag. 59 3 4.1. 4.2. 4.3. 4.4. 4.5. 4.6. 4.7. 4.8. Storia Il colore Colori primari, generalità Temperatura colore: definizione dei colori caldi e freddi I colori negli ambienti confinati I colori in ufficio Fabbriche e laboratori Le strutture socio-assitenziali e residenziali per anziani e disabili 5. Conclusioni pag. 91 4 1. Formaldeide 1.1 Definizione FORMALDEIDE O ALDEIDE FORMICA: ha formula chimica HCOH. La Formaldeide è un composto chimico della classe delle aldeidi alifatiche. È l’aldeide più semplice e più comune, è un gas dall’odore pungente ed appartiene al gruppo di sostanze definite composti organici volatili, presenti nei luoghi di vita e lavoro. 5 La sua molecola è planare; l’atomo di carbonio ha ibridazione sp2 ed è al centro di un triangolo circa equilatero ai cui vertici si trovano due atomi di idrogeno e quello di ossigeno. In presenza di basi subisce la Reazione di Cannizzaro trasformandosi in acido formico o metanolo. La reazione di Cannizzaro è un esempio di dismutazione ossia una reazione in cui parte di un composto subisce un’ossidazione mentre un’altra parte subisce una riduzione. La formaldeide in soluzione acquosa reagisce facilmente con l’ossigeno dell’aria, che la ossida ad acido formico. 1.2 La Storia La FORMALDEIDE (Aldeide metilica, Metanal, Ossido di metilene, H−CHO). - Fu scoperta nel 1867 da A.W. Hofmann e allo stato puro, di gas liquefatto, fu preparata da F.A. Kekulé nel 1892. La preparazione industriale di soluzioni acquose di formaldeide fu iniziata nel 1889 dalla ditta Merklin e Lösekann di Linden (Hannover), dietro suggerimento di Y. Schwartz. 6 L'aldeide formica si ottiene facendo passare una corrente d'aria carica di vapori di alcool metilico (METILICO, ALCOOL o Metanolo - Ha formula CH3OH ed è il primo termine della serie degli alcoli alifatici) sopra una spirale di rame scaldata verso i 450°. Il calore che si svolge nella reazione di ossidazione è sufficiente a riscaldare la spirale fino al calor rosso e a mantenerla a questa temperatura, purché la corrente gassosa passi con sufficiente rapidità. Piccole quantità di formaldeide si possono anche ottenere per distillazione a secco del formiato di calcio. Quantità maggiori si hanno impiegando il formiato di zinco. Con rendimento quasi quantitativo si può poi ottenere la formaldeide scaldando il bibromometano con acqua e ossido di piombo. Piccole quantità si producono per riduzione dell'ossido di carbonio o dell'anidride carbonica mediante l'idrogeno in presenza di platino o di palladio o anche sotto l'influenza della scarica elettrica oscura. A temperatura piuttosto bassa la reazione procede nel senso della formazione dell'aldeide; a temperatura alta in senso contrario. Secondo una ben nota ipotesi, dovuta ad A. von Baeyer, l'aldeide formica rappresenterebbe il primo prodotto che si origina da anidride carbonica e acqua nel processo di assimilazione effettuato dalle piante verdi sotto l'azione dei raggi solari. Ora, in presenza di un enzima che va decomponendo l'H2O2 a mano a mano che essa si forma, è facile intendere come la detta reazione possa procedere continuamente da sinistra verso destra. L'ossigeno emesso dalle piante durante il processo di assimilazione proverrebbe pertanto dalla decomposizione dell'H2O2. La formaldeide è notoriamente un veleno per i vegetali, appena formatasi essa deve però immediatamente trasformarsi in altri prodotti; questo spiega le difficoltà che si sono incontrate per constatarne la presenza nelle piante. Dalla formaldeide, per un processo di polimerizzazione (aldolica) cui sarà accennato più avanti, prenderebbero poi origine gli zuccheri e gli altri idrati di carbonio che sono così diffusi nei tessuti vegetali. Piccole quantità di aldeide formica si trovano altresì fra i prodotti della combustione incompleta di molte sostanze organiche e perciò anche nel fumo, nella fuliggine, come pure nelle carni affumicate; l'azione germicida dell'affumicamento sarebbe dovuta, per lo meno in parte, alla formaldeide contenuta nel fumo. Tracce di formaldeide si trovano anche nell'aria atmosferica. Oppio, ipercacuana, etilmorfina e tintura di belladonna, borato, mentolo, cocaina e arsenico, sostanza cerebrale, ipofisi e testicoli essiccati. Sono farmaci 7 e, per quanto possa sembrare bizzarro, erano venduti ancora nel ventesimo secolo. L’oppio era alla base di pastiglie per la tosse; la cocaina, invece, delle antisettiche e francesi Mbc (menthol, borate et cocaïne); lo Iodarsolo era un ricostituente all’arsenico e i testicoli secchi e la sostanza cerebrale erano alla base dell’Osaka, il rimedio per ogni uomo sfibrato, antenato dell’odierno Viagra. il Formitrol, contro il mal di gola, a base di formaldeide, la cui ingestione in quantità consistenti può essere letale; e la Nevrovitamina 4, barbiturico «specifico delle turbe nervose dell’infanzia e dell’adolescenza». 1.3 Proprietà La formaldeide pura è un gas incolore, solubilissimo nell'acqua, di odore molto pungente, che a − 20° si liquefa e a − 92° si solidifica. La formaldeide pura, liquefatta, è poco stabile e per polimerizzazione si trasforma in una massa solida bianca. Dai vapori di formaldeide si ottiene facilmente un prodotto di polimerizzazione assai bene definito, corrispondente alla formula (CH2O)3 che vien chiamato triossimetilene, o anche a-triossimetilene; si presenta come una massa bianca, cristallina, fusibile a 63°, sublimabile, la quale a temperatura più alta si trasforma di nuovo in vapore di formaldeide; non ha più proprietà riducenti e non presenta le reazioni del gruppo aldeidico. Per gli usi più comuni invece dell'aldeide gassosa si adopera la sua soluzione acquosa (40%) che si chiama anche formalina o formòlo. È un liquido incolore, di odore pungente che dà tutte le reazioni della formaldeide. Pare che nelle soluzioni acquose concentrate la formaldeide si trovi in parte anche allo stato d'idrato: chiamato glicole metilenico. Le soluzioni acquose di formaldeide lasciate a sé per qualche tempo, o quando vengano concentrate, danno luogo alla formazione di una massa fioccosa bianca (paraformaldeide o poliossimetilene) che si deposita al fondo del recipiente e che è un polimero assai complesso della formaldeide (CH2O)2. 8 Un'altra polimerizzazione molto importante dell'aldeide formica è quella di tipo aldolico che le sue soluzioni acquose subiscono in presenza di piccole quantità di sostanze debolmente basiche, come p. es. latte di calce, latte di magnesia, idrato di piombo, ecc., e in seguito alla quale si forma un miscuglio di composti del tipo degli zuccheri semplici (monosaccaridi). Una trasformazione analoga, secondo la già citata ipotesi del Baeyer, subirebbe la formaldeide non appena originatasi nel processo fotosintetico che si compie nelle parti verdi delle piante. La formaldeide riduce già a freddo la soluzione ammoniacale di nitrato d'argento, e così pure il reattivo di Fehling colora prontamente il reattivo fucsin-solforoso e si combina formando un composto ben cristallizzato coi bisolfiti alcalini. Ma oltre a queste reazioni, che sono comuni alle altre aldeidi, si hanno per la formaldeide numerose reazioni caratteristiche, alcune delle quali anche molto sensibili; p. es.:1. con un volume eguale di H2SO4 concentrato e qualche cristallino di morfina: color violetto intenso; 2. con pochi centimetri cubi di soluzione di cloridrato di fenilidrazina (4%), qualche goccia di nitroprussiato sodico (soluzione diluitissima) e alcalinizzando debolmente con soda (10%): intenso colore azzurro; 3. con pochi centimetri cubi di soluzione di cloridrato di fenilidrazina (4%), qualche goccia di cloruro ferrico (4%) e acido cloridrico concentrato: color rosso ciliegia. L'aldeide formica, come primo termine di una serie omologa, in alcune sue proprietà si discosta un po' dal comportamento delle altre aldeidi alifatiche. Così, p. es., per azione della potassa non subisce la resinificazione ma si trasforma in acido formico e in alcool metilico (reazione di Cannizzaro). Con l'ammoniaca non forma un prodotto di addizione del tipo delle ammonaldeidi, ma si condensa con eliminazione di acqua dando origine a un composto chiamato esametilen-tetrammina o urotropina: (CH2)6N4, che si presenta in cristalli bianchi, assai solubili nell'acqua e trova uso anche in terapia. 1.4 Usi Farmacologia e tossicologia. - La formaldeide è un potente veleno del protoplasma (la sostanza vivente, a struttura colloidale, che costituisce le cellule animali e vegetali), e ha grande affinità con le sostanze proteiche, con le quali si combina, ma da cui può essere distaccata con mezzi opportuni. Impedisce la coagulazione del sangue in concentrazione 1 : 200 −1 : 400. Per applicazione prolungata indurisce e rende coriacei i tessuti animali. Assorbita, determina fenomeni di paralisi del sistema nervoso centrale e solo in parte 9 compare nelle urine sotto forma di acido formico. La Farmacopea ufficiale (1929) registra la soluzione di aldeide formica al 35-40% (formaldehydum solutum: formaldeide, formolo, formalina), liquido limpido, incolore, d'odore irritante, della densità 1,08-1,087, miscibile in tutti i rapporti con l'alcool e con l'acqua. La formaldeide è un antisettico energico (antisettico: Sostanza organica o inorganica in grado di inibire lo sviluppo e la moltiplicazione di microrganismi, usata a tale scopo in medicina; per uso esterno, per es. l'alcol e le soluzioni di acido fenico, o per uso interno, per es. l'elmitolo e l'urotropina). E’ usata nell'industria alimentare per impedire o ritardare l'alterazione di cibi e bevande. Sotto forma gassosa, o in soluzione al 40:100 (formalina), si usa nella disinfezione di ambienti e masserizie; diluita al 10:100, per la disinfezione di ferri chirurgici e per la conservazione di pezzi anatomici. L'odore penetrante della formaldeide scompare con l'ammoniaca. Come deodorante s'adopera per togliere i cattivi odori degli ambienti. Si usano largamente i prodotti di condensazione: lisoformio, sapoformio, amiloformio, destroformio, ittioformio, autano, glutoformio, tannoformio, almateina; specie l'urotropina, la citarina, l'elmitolo, ecc., o il suo polimero, la paraformaldeide (triossimetilene). Il lisoformio: liquido giallo chiaro, solubilissimo nell'acqua, si ottiene facendo gorgogliare la formaldeide attraverso una soluzione di sapone potassico a 50°; ha azione antisettica meno attiva della formaldeide, della quale però è assai meno irritante; serve specialmente alla disinfezione della cute (1-2 cucchiai in un litro di acqua). Anche il sapoformio è una soluzione saponosa contenente formaldeide e si adopera come disinfettante in soluzione all'1-3%. Polveri aspersorie antisettiche, assorbenti, deodoranti senza azione irritante sui tessuti, s'ottengono per condensazione della formaldeide con l'amido (amiloformio), con la destrina (destroformio), con l'ittiolo (ittioformio). L'autano: è un miscuglio di paraformaldeide, perossido di bario e di stronzio che, mescolato con parti uguali di acqua, svolge tanto calore che fa volatilizzare la formaldeide e l'acqua aggiunta, prestandosi bene per le disinfezioni. Il glutoformio, o glutolo, ottenuto dalla condensazione della formaldeide con la gelatina, polverizzato fornisce una polvere aspersoria e serve inoltre a confezionare capsule che non sono disciolte dal succo gastrico ma da quello intestinale. L'almateina: condensazione dell'ematossilina con l'aldeide formica, è disinfettante e astringente e si usa con vantaggio nelle forme diarroiche, specialmente dell'infanzia. Il tannoformio, condensazione della formaldeide con l'acido tannico, si somministra come astringente e antisettico intestinale ed esternamente s'adopera in sostituzione dello iodoformio. L'urotropina (v.) o 10 uroformina, o esametilentetrammina è la condensazione della formaldeide con l'ammoniaca. La citarina, anidrometilencitrato sodico, condensazione dell'acido citrico con la formaldeide, fu indicata come un antigottoso ritenendo, il che non è dimostrato, che potesse sciogliere l'acido urico favorendone l'eliminazione. L'elmitolo è la combinazione dell'urotropina con l'acido anidrometilencitrico (v. urotropina). La paraformaldeide, o triossimetilene, svolge per riscaldamento abbondanti vapori di formaldeide usati per la disinfezione degli ambienti. La formaldeide è un composto chimico, che appartiene ai cosiddetti composti organici volatili. Potenzialmente è presente in molti luoghi di vita e di lavoro. Rappresenta un vero e proprio pericolo da tenere in considerazione, perché può provocare diversi danni al nostro organismo. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nel 2004 l’ha classificata nel gruppo dei cancerogeni con cui l’uomo può entrare in contatto per inalazione. Bisogna stare molto attenti, perché l’industria usa questa sostanza per diverse funzioni. 1.5 Dove si trova Le sorgenti di Formaldeide in casa comprendono i materiali da costruzione, il fumo di tabacco, i prodotti per la casa, gli apparecchi a combustione come stufe a cherosene e stufe a gas. Inoltre può essere utilizzata in aggiunta ad altre sostanze chimiche, nei prodotti di manifattura, ma anche come apprettante, come componente di colle o adesivi, come conservante in alcune vernici o prodotti di copertura quali schiume isolanti a base di urea-formaldeide, nei prodotti di pulizia e nei prodotti cosmetici. 11 In casa, le sorgenti più significative di formaldeide sono rappresentate dai materiale da costruzione che contengono resine urea-formaldeide. Questi materiali comprendono legno pressato, truciolato o compensato e vengono utilizzati per pavimentazioni, scaffalature, armadi, mobili, pannelli e pareti. Particolare attenzione va posta ai materiali contenenti legno a media densità (MDF) in quanto contengono il più alto rapporto resina/legno e pertanto risultano essere i prodotti che in casa, rilasciano le maggiori quantità di formaldeide. Esistono anche altri materiali di legno compensato, largamente utilizzati per esterni, a base di fenolo-formaldeide, che rilasciano quantità inferiori di formaldeide. L’emissione diminuisce col tempo, pertanto le nuove abitazioni e quelle appena ristrutturate risultano essere a maggior rischio di esposizione per gli abitanti, rispetto a case meno recenti e con mobili antichi. La formaldeide è un potente battericida, per questo motivo soluzioni acquose che la contengono trovano largo impiego come disinfettanti per uso domestico; nella produzione di tessuti, a livello industriale viene utilizzata come battericida. Trova largo impiego nelle tecniche di imbalsamazione, per conservare materiale biologico e per la produzione di vaccini. Le principali fonti espositive per la popolazione generale sono i processi di combustione: scarico dei veicoli, centrali elettriche, inceneritori, stufe, il fumo di sigaretta, vernici e coloranti, cosmetici, cibi affumicati o fritti. Viene usata dall’industria chimica per la sintesi di vari composti organici, in particolare per la produzione di resine sintetiche. Viene usata come disinfettante, insetticida, fungicida, sia per uso domestico (formalina) che per 12 usi industriali o per la disinfezione di strumentazione medica. Le principali sorgenti di formaldeide sono costituite dai materiali da costruzione pannelli compensati e truciolati, dalle schiume isolanti contenenti resine formaldeidiche, dagli arredi nuovi quali tendaggi, mobili e rivestimenti, materiali per la pulizia. Le emissioni di formaldeide sono più elevate quando i materiali sono nuovi e variano a seconda della temperatura e dell’umidità nell’ambiente. La maggior parte della formaldeide prodotta è destinata alla produzione di polimeri e di altri composti chimici; per reazione con il fenolo polimerizza dando la bachelite, una resina termo-indurente. In maniera analoga reagisce con l’urea e la melammina, le cui resine trovano uso come laminati plastici, adesivi e schiume isolanti. La F. è anche un reagente impiegato per produrre altri composti organici, molti di essi sono polioli, questi sono dei carbonati idrogenati usati come dolcificanti in sostituzione allo zucchero sono non-cariogenici, hanno un basso indice glicemico ed indice insulinico, hanno basso valore energetico, vengono digeriti più lentamente e hanno proprietà osmotiche (idratazione del colon, con lassativo e depurativo). La formaldeide si trova anche nel fumo della sigaretta e nei bastoncini di incenso, nei profumatori d’ambiente che “fanno fumo”. Con la gelatina e con l'albumina forma composti solidi imputrescibili (non soggetti a putrefazione) e perciò può essere adoperata nella concia delle pelli e per la conservazione dei pezzi anatomici. I prodotti di condensazione che la formaldeide forma coi fenoli (bakeliti) sono usati in luogo della gomma indurita e dell'ebanite per la fabbricazione di oggetti svariati. Da caseina e formaldeide si ottengono inoltre sostanze di consistenza cornea (galalite) che possono sostituire il corno, la scaglia di tartaruga, l'avorio, ecc. 13 Le principali fonti espositive di origine occupazionale derivano dai seguenti impieghi della formaldeide: produzione di vari tipi di resine di fenolo (bachelite), urea e melammina (per prodotti plastici, adesivi e schiume isolanti); verniciatura e lavorazione del legno e dei mobili; sintesi industriale di composti chimici quali: 1,4-butanediolo, 4,4′-metilendifenil diisocianato, pentaeritritolo, esametilentetrammina; conservante; disinfettante e fissativo di larghissimo impiego in tutto l’ambito medico-sanitario e delle scienze biologiche e naturali. La presenza della F. nel legno è nota da molto tempo, come sono note le sue proprietà intossicanti, oltre a quelle antisettiche e conservanti, per cui viene impiegata. Nel legno essa si presenta principalmente sotto forma di resina collante unita all’urea, a fenoli e alla melammina. Il suo rilascio negli ambienti confinati è dovuto al fatto che essa è solubile in acqua e che normalmente una parte della quantità di F. impiegata per la costituzione della resina non si lega stabilmente nella polimerizzazione, ma viene emessa costantemente dal collante. Perciò l’umidità relativa dell’ambiente risulta essere uno dei fattori principali di rilascio, caratterizzante anche i tipi di composti emessi. L’emissione di F è poi determinata dalla temperatura: è dimostrato infatti che l’aumento della temperatura ne incrementa quasi in modo iperbolico l’emissione. Poiché la presenza umana negli ambienti confinati provoca un inevitabile incremento della temperatura e dell’umidità relativa per effetto del metabolismo, questo fenomeno si registra soprattutto in ambienti affollati. L’emissione di questa sostanza diminuisce col tempo, probabilmente perché il legno o il suo composto, rilascia gran parte dell’umidità assorbita durante le fasi di lavorazione e per un periodo successivo limitato. È stato calcolato che il periodo di rilascio in seguito all’espulsione dell’umidità residua è in media di due anni e mezzo, dopo di che subentra una fase di rilascio dovuta alla disgregazione del materiale collante instabile, favorita ed accelerata dalle impurità che risultano essere presenti nella resina. 14 La formaldeide viene utilizzata nell’industria chimica per mettere a punto differenti composti organici e soprattutto per produrre le resine sintetiche. Ecco perché è possibile rintracciarla anche nei mobili, in quanto la sua presenza è frequente nei materiali da costruzione, come i compensati e i truciolati, nella moquette e nei tendaggi, nei rivestimenti. È presente nei materiali per pulire gli ambienti, o negli insetticidi, antitarme e tarlicidi. L’esposizione prolungata può determinare irritazione oculare, delle mucose orali e della pelle. Altri sintomi che possono insorgere sono costituiti dal mal di testa, dalla stanchezza, dalla tosse e dai disturbi dell’attenzione. Oltre una certa soglia può causare asma bronchiale, polmoniti, edema polmonare. Esiste anche un’allergia alla formaldeide, che si può manifestare sotto forma di dermatite da contatto, con prurito, rossore ed eczemi. La formaldeide viene utilizzata negli smalti. Su questo argomento ci sono parecchie incertezze, in ogni caso la legge prescrive dei limiti per l’uso delle resine con formaldeide negli smalti per indurire le unghie. Secondo alcuni, comunque, le percentuali impiegate sono veramente minime e quindi potrebbero anche non rivelarsi tossiche. Bisogna stare attenti, comunque, in generale a tutti i tipi di cosmetici, perché il rischio esiste, specialmente per i prodotti che provengono dai Paesi extraeuropei, sui quali spesso non vengono fornite specifiche garanzie. Alcune inchieste hanno messo in evidenza che, per la sua attività battericida e fungicida, la formaldeide potrebbe essere utilizzata come conservante anche in alcuni prodotti liscianti per i capelli. In realtà la concentrazione massima ammessa dalle norme corrisponde allo 0,2%, anche se spesso sono stati ritirati dal mercato dei liscianti con quantità di questa sostanza anche di 20 o 30 volte superiori. Attenzione anche agli alimenti, perché a volte potrebbe rientrare tra gli additivi alimentari (con la sigla E240), come conservante, specialmente per la 15 conservazione dei cibi affumicati, ma anche nei formaggi e nelle mele. La sicurezza alimentare è importante ma non è detto che sempre tutti siano propensi a rispettare le regole. Bisogna, comunque, specificare che la legge a questo proposito è antiquata e per certi versi anche contraddittoria: nella carta per alimenti è prevista la presenza regolamentata ed è ammessa come conservante per i cibi. In analisi richieste da Legambiente, la si è rinvenuta nelle confezioni per alimenti e, di conseguenza, nel cartone e nel legno da riciclo. Anche il rivestimento di alcune lattine la contiene. La Formaldeide viene utilizzata dall’industria farmaceutica per la realizzazione dei Vaccini ad esempio: vaccino antidifterico, vaccino antitetanico, vaccino antipertosse (trivalente), vaccino antiepatite, vaccini antinfluenzali, vaccino contro l’encefalite, vaccino contro la meningite. Cosa e’ un virus? NON e’ un essere vivente, come per esempio un batterio, bensì un pezzetto, un frammento di DNA avviluppato da un involucro, detto capside, di lipidi; quindi il virus di un vaccino e’ una “proteina tossica” (per esempio in un vaccino per la Poliomielite vi sono circa 1.500.000 di queste "proteine") che vengono iniettate nell’organismo umano per “tentare” di specializzare proteine che quindi destabilizzano e mandano in confusione il Sistema immunitario del soggetto vaccinato, predisponendolo e rendendolo permeabile e sensibile a qualsiasi malattia, che può essere provocata oltre che dai virus (anche nascosti), dai metalli tossici iniettati, dalla formaldeide e dagli “eccipienti” e dai contaminanti, contenuti nei vaccini. Inoltre occorre segnalare che i virus (proteine tossiche) una volta introdotte nel sangue, come sempre avviene con i vaccini, sono veicolati alle cellule e quando questi virus passano la membrana cellulare entrando nel citoplasma (liquidi endocellulare), possono facilmente destabilizzare anche i mitocondri e modificare il DNA presente nel mitocondrio (che e’ la centrale energetica della cellula) oltre ad intossicarlo, generare in esso malfunzione e perdita di emissione di energia (elettroni negativi), ecco come nascono per esempio le malattie genetiche trasmissibili alla prole indotte dai vaccini, infatti dalle ricerche e scoperte del dott. M. Montinari si e’ dimostrato che i vaccini mutano anche e non solo, il braccio corto del cromosoma 6°, quello che controlla il sistema immunitario degli esseri umani! Ma altre mutazioni di geni (alleli) sono possibili con i vaccini, oltre alla demielinizzazione del sistema nervoso centrale (autismo, adhd, malattie neurologiche, ecc.) per l’inibizione sostante che inducono la produzione della mielina, la quale ricopre tutti i nervi, anche il sistema nervoso periferico può essere attaccato (distrofia muscolare, che e’ una nuova forma di polio anche da vaccino, ecc.) oltre alle malattie gastrointestinali indotte dalla alterazione del pH digestivo, degli enzimi, della flora batterica, con immediata e successiva irritazione della mucosa della parete intestinale, 16 generando malnutrizione (difetti di crescita) per eccesso o per difetto, dell’organismo intero. La formaldeide è un inquinante così detto ubiquitario, lo si trova cioè praticamente dappertutto. Si forma nelle giornate soleggiate in presenza di inquinamento da traffico o da riscaldamento, ma persino in natura, in certi processi fermentativi. In campo industriale trova larghissimo impiego nella fabbricazione di resine sintetiche, colle, solventi, vernici, imballaggi, tessuti, tappezzerie. Nella cosmesi è diffusa in molti detergenti e saponi, nel detersivo per i piatti, ammorbidenti, lucidi per scarpe, negli indurenti per le unghie, lozioni per i capelli, nei trucchi, nelle creme, mascara e colluttori. Per la proprietà battericida la troviamo nei disinfettanti, insetticidi, fungicidi, deodoranti con il nome di “formalina”. 1.6 Smog Fotochimico Lo smog fotochimico si forma in presenza di luce solare, ossidi di azoto e composti organici volatili (VOC) e il processo è favorito dalla temperatura atmosferica elevata. Le città che si trovano in aree geografiche caratterizzate da intensa radiazione solare e con temperatura elevata (come le aree mediterranee) sono facilmente soggette allo sviluppo di episodi di inquinamento fotochimico. L’uso del termine smog è giustificato dalla forte riduzione della visibilità che si determina nel corso di questi episodi di inquinamento. Lo sviluppo di un evento di smog fotochimico attraversa diverse fasi, che possono essere così riassunte: i raggi ultravioletti di origine solare investono un’atmosfera ricca di inquinanti primari, quali ossidi di azoto, idrocarburi volatili e precursori di radicali OH (acido nitroso, formaldeide e ozono); la radiazione UV provoca la fotolisi di acido nitroso, formaldeide ed ozono, con produzione di radicali OH; i radicali OH attaccano varie specie di idrocarburi volatili, innescando una serie di reazioni a catena che portano alla formazione di radicali perossido (RO2). i radicali RO2 ossidano il monossido di azoto, producendo biossido di azoto NO2; 17 il biossido di azoto, per fotolisi (scissione causata dall'energia luminosa), produce ozono e nuove molecole di NO che tornano ad essere disponibili per nuove ossidazioni. 1.7 Rischi L’inalazione di F può causare effetti irritativi sia a breve che a lungo termine. I suoi effetti sulla salute dipendono da tre fattori: il livello di concentrazione, il tempo di esposizione e la suscettibilità individuale. Tale sostanza causa irritazione delle mucose, degli occhi del tratto respiratorio, provocando nausea e difficoltà nella respirazione, ma anche reazioni allergiche e attacchi d’asma. Pertanto i soggetti asmatici, i bambini e gli anziani risultano essere sicuramente le categorie più suscettibili agli effetti irritativi. L’esposizione avviene per via respiratoria, mentre la quota assorbita attraverso la cute o per ingestione è del tutto trascurabile. In concentrazioni inferiori a 0.5 ppm non compaiono effetti; a livelli di 0.5-2 ppm viene rilevata la soglia olfattiva e compaiono segni di irritazione agli occhi, se la concentrazione cresce si manifestano sintomi di irritazione a livello nasale e, al di sopra dell 5 ppm, anche delle vie aeree inferiori, trachea e bronchi. Può causare asma bronchiale. Oltre le 50 ppm insorgono polmoniti, edema polmonare, fino al decesso. L’esposizione prolungata nel tempo anche a basse dosi, può causare irritazione oculare, irritazione della pelle e delle mucose orali, tosse, mal di testa, stanchezza e disturbi dell’attenzione.. la formaldeide è stata recentemente classificata dallo IARC come un cancerogeno certo. 1.8 Prevenzione Nel caso di ristrutturazione di un fabbricato: 1) Evitare l’uso di prodotti in legno contenenti resine urea-formaldeide(UF) quali: compensato di legno massiccio utilizzato per pannelli, accessori e 18 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) altri prodotti; tavole di legno compensato per rivestimento, armadi, ripiani, pavimentazione in legno laminato; Sostituire i precedenti materiali con materiali esenti da resine: quali il legno massello, cartongesso, acciaio inossidabile, mattoni forati, piastrelle ed altri materiali di muratura. Preferire materiali da isolamento che non emettano o siano a bassa emissione di formaldeide, quali i pressati di legno contenenti resine fenolo-formaldeide (PF) o resine metilen-dissocianti (MDI). Queste resine emettono bassi livelli di formaldeide nel tempo in quanto sono maggiormente resistenti al vapor acqueo. Evitare prodotti rivestiti di resine urea-formaldeide per armadi e pavimentazioni in laminato. Aerare molto i locali sia durante che dopo l’applicazione di vernici, rivestimenti liquidi e carta da parati, anche utilizzando dei ventilatori. Quando si acquistano accessori per la casa contenenti resine UF, è consigliabile tenerli qualche giorno all’aperto prima di sistemarli in casa. Non fumare in casa È possibile rilevare la Formaldeide con particolari strumenti Pertanto, l’esposizione alla formaldeide si evita eliminando i prodotti che la contengono, è inoltre importante evitare di acquistare detergenti e cosmetici che non abbiano l’etichetta, anche se sono più economici, ponendo particolare attenzione alla loro composizione. Nella camera da letto e nei locali più frequentati sarebbe opportuno evitare moquette e mobili in truciolato o compensato, preferendo il legno massello, 19 con la classe FF (Formaldeide Free - senza formaldeide), anche se costano di più. Se i nostri arredi sono costruiti con materiale sospetto, prima di sistemarli nell’ambiente domestico, è bene esporli all’aria aperta o ventilare a lungo le stanze. Molto utile è un sistema di ventilazione meccanica controllata, che serve a limitare l’inquinamento dell’aria interna, serve per risparmiare energia, ma soprattutto per contenere l’inquinamento dell’aria interna. Il costo di tale impianto sul nuovo è contenuto. Anche il legno lamellare tradizionale può nascondere qualche mostro! Potrebbe essere stato prodotto con colle a base di resorcina-formaldeide o melamminaureaformaldeide: questo legno emetterà gas formaldeide. Meglio informarsi e conoscere se il legno lamellare utilizza solo colla poliuretanica, questa colla ha tanti pregi: non emette formaldeide, è inodore e trasparente, non ha bisogno di solventi, è monocomponente e funziona con l’umidità naturale del legno, con 200 g/mq ha una resa migliore delle colle tradizionali. 20 Essenziali possono essere le piante in grado di neutralizzare questa sostanza nociva, come il Ficus questa pianta molto diffusa può aiutarci a filtrare molti agenti inquinanti come la formaldeide, contenuta nei tappeti e nei mobili di casa, ma anche il tricloroetilene ed il benzene. I coloratissimi fiori del crisantemo aiutano a filtrare il benzene, normalmente presente nei collanti, nelle vernici, nelle plastiche e nei detersivi. Dracena o lo Spatafillo, Grazie alle sue bordature di un rosso intenso, la dracena aggiunge sicuramente un tocco di colore, ed il suo arbusto può crescere per diversi metri. E’ l'ideale per combattere sostanze come lo xilene, il tricloroetilene e la formaldeide, che possono essere presenti in lacche o vernici. 21 Lingua di Suocera questa pianta da interni è una delle più efficaci nel depurare l’aria. E’ in grado di filtrare e rendere inoffensiva la formaldeide. Anche la nostra casa può essere un ambiente in cui non mancano i pericoli dettati da quella forma di inquinamento che può definirsi come domestica e che è in grado di provocare parecchi disturbi come le dermatiti, ma anche disagi a livello mentale come l’ansia e l’insonnia. Fastidi più o meno gravi che tuttavia possono essere risolti. Basta prendere dei piccoli accorgimenti. Le sostanze contenute nei materiali per la casa possono essere fonte di poco rispetto nei confronti della nostra salute. Perciò è bene adottare atteggiamenti di verifica rivolti ai materiali usati per la realizzazione dei mobili che decidiamo di acquistare per la nostra abitazione, allo scopo di appurare se in essi sono contenute sostanze tossiche come il benzene o la formaldeide, che sono dannosi per la nostra salute. Per eliminare o contenere l’inquinamento negli ambienti confinati si possono percorrere diverse strade che essenzialmente, sono quelle della bonifica ambientale e della ventilazione. Per la bonifica degli ambienti inquinati si deve agire direttamente sulle strutture, sui rivestimenti e sugli arredi, anche se non sempre ciò è fattibile. In alcuni casi, comunque, anche se con costi elevati, non si può fare a meno di intervenire: è il caso, fra questi di dover rimuovere rivestimenti in amianto o le schiume isolanti in urea – formaldeide contenuta fra le pareti esterne quale coibente. Rimuovere tale isolante potrà non essere semplice ma non è evitabile perché le emissioni di formaldeide in ambiente non possono essere eliminate 22 con rivestimenti delle murature mediante pannelli di cartongesso o di altri materiali. Un esempio di rimozione semplice è la sostituzione di pavimenti vinilici o di tipo tessile. Le moquette, per esempio, possono aggravare la qualità dell’aria per diverse ragioni: il sottofondo gommato, la loro costituzione (fibre o microfibre che vengono rilasciate nell’ambiente) l’effetto che ha il pelo stesso della moquette e la sua capacità di assorbire e poi rilasciare le sostanze inquinanti, ad esempio fumo di tabacco, acari che si annidano ecc.. L’eliminazione integrale è una buona soluzione al problema. Assieme agli interventi di bonifica occorre comunque, sempre ricorrere al rinnovo dell’aria dell’ambiente con altra presa dall’esterno, dopo che sia stata opportunamente filtrata, allo scopo di privarla delle particelle che contiene in sospensione. Le quantità di aria esterna di rinnovo possono essere fissate con riferimento alle normative internazionali: ASHRAE, linee guida europee e la norma UNI 10339. La norma si propone di fissare una portata minima di ventilazione e il livello di qualità dell’aria interna che possa essere accettabile dalle persone e che renda minimi i potenziali danni alla salute. 1.9 Che cosa provoca Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) vi e’ sufficiente evidenza che la formaldeide sia cancerogena per l’uomo e in particolare causi il cancro del nasofaringe (rinofaringe) e leucemia. L’esposizione alla formaldeide e’ stata inoltre positivamente associata a cancro del seno nasale, carcinomi delle ghiandole mammarie, dello stomaco, dell'intestino, linfomi e leucemie. La cancerogenicità è stata accertata sui roditori, dove la formaldeide provoca un tasso di incidenza di cancro al naso ed alla gola superiori al normale; la formaldeide è in grado di interferire con i legami tra DNA e proteine. Uno studio della American Academy of Neurology, ha dimostrato che può provocare anche la sclerosi. Oltre a questo, provoca irritazioni al naso e alla gola, arrossamenti degli occhi, congiuntivite, tumefazione delle palpebre, dermatite per contatto, attacchi di asma, tosse, stanchezza, sonnolenza, emicrania, nausea e vertigini. La gravità dei sintomi cresce con l’aumentare della sua concentrazione nell’aria. Gli effetti comunque variano anche di molto in base alla salute degli esposti, alla loro età e alla loro suscettibilità. L’odore si può percepire a circa 30-600 µg/mcubo; a 0,1-3 mg/mc c’è la soglia dove scatta l’irritazione a naso, gola e occhi; a circa 37-60 mg/mc insorge l’edema polmonare e la polmonite; verso i 60-125 mg/mc c’è la morte. Altera le proteine dei tessuti creando: apatia, sangue nelle urine, dolori muscolari, compromissione cardiaca, palpitazioni e le aritmie, depressione del 23 sistema nervoso centrale, cambiamenti nelle funzioni cognitive superiori, dolori al petto e senso di costrizione, raffreddori, coma, costipazione, convulsioni, morte, distruzione dei globuli rossi, depressione, diarrea, difficoltà di concentrazione, disorientamento, vertigini, mal di orecchio, eczema, turbamenti emotivi, fatica anche cronica, asfissia del feto, simil-influenzali o freddo, gastrite, infiammazione gastrointestinale, mal di testa, iperattività, sindrome hypomenstrual, sistema immunitario sensibilizzante, compromessa (breve) di attenzione, incapacità di ricordare le parole e nomi, asma, irritabilità, itterizia, discorsi e modelli di ritardo mentale, sintomi di tipo schizofrenico, ipersensibilità al suono. Effetti della formaldeide sul midollo osseo: leucemia linfocitica cronica. 1.10 Quali materiali usare per evitare la Formaldeide Al fine di chiarire quali sono i materiali che non contengono Formaldeide è nostro compito eseguire una ricerca sui materiali. Tra gli arredi, preferire tessuti naturali, i mobili realizzati in legno massiccio (essenze dure: ciliegio, rovere, castagno, faggio, olmo) e finiti con vernici naturali. Se in casa sono già presenti mobili, armadi, cassettoni, librerie di compensato o truciolato è possibile eliminare il rischio Formaldeide verniciandoli con prodotti appositi, in grado di ridurre le esalazioni, creando una barriera protettiva con l’esterno. Evitare i collanti sintetici in genere, per esempio la messa in opera della moquette o della carta da parati; questa inoltre impedisce la traspirazione delle pareti. 24 Tenere separati in luoghi chiusi e separati dalle scorte alimentari i prodotti per la manutenzione della casa. Quando si stirano indumenti o tessuti nuovi è necessario tenere aperta una finestra al fine di favorire la dispersione di formaldeide. Per eliminare queste sostanze tossiche presenti in casa, senza invadere l’appartamento con particolari impianti di aerazione, sono le piante, in particolare il ficus benjamin, l’aloe e la darcena compacta etc... Come sappiamo, la principale capacità di purificazione dell’aria da parte delle piante avviene nel processo di fotosintesi clorofilliana, dove dei piccoli fori presenti sulle foglie (detti stomi) assorbono l’anidride carbonica trattenendo il carbonio e rilasciando ossigeno. Bene, alcuni tipi di piante nel loro nutrirsi d’aria sono capaci di assorbire anche inquinanti, trattenendoli al posto nostro e migliorando la qualità dell’aria interna. Pannelli in legno o simili: i pannelli di legno detengono il primato, dopo il fumo di sigaretta come fonte di emanazione di formaldeide. Vengono usati tre tipi di F per la loro realizzazione: o Resina Ureica di F (combinazione instabile) o Resina melaminica di F (combinazione instabile) o Resina fenolica di F (combinazione abbastanza stabile) L’emissione è collegata con umidità temperatura e scambi d’aria. In condizioni standard si conoscono tre classi di emissioni: E1 max 0.1 ppm (meno di 10 mg F/100 g di pannello) E2 max 1.0 ppm (10-30 mg F/100 g di pannello) E3 max 2.3 ppm (30-60 mg F/100 g di pannello) 25 Ppm: concentrazione dell’aria interna in ml/mc, questo valore non deve venire superato in condizioni normali. Dal 1986 in Germania è permessa soltanto la produzione di pannelli E1, ma importano pannelli di minore qualità. I mobili moderni vengono realizzati con truciolare. I punti critici sono le superfici senza strato protettivo, gli spigoli di taglio, i fori del trapano. Pannelli DHF: pannello in materiale legnoso, permeabile al vapore, idoneo per la realizzazione di pareti e tetti antivento a prova di reflusso di acqua piovana; adatto anche per il rivestimento esterno di elementi costruttivi portanti. È composto da fibra di legno paraffinato, incollato con resina di poliuretano senza formaldeide. Queste caratteristiche lo rendono il materiale da costruzione per eccellenza nelle costruzioni in bioedilizia. Pannello ECO-Boards è una nuova generazione di pannelli naturali, biocompatibili, ecologici, non realizzati in legno, bensì prodotti di agro fibre, quali ad esempio: paglia di frumento, paglia di riso, paglia di canapa?? In totale assenza di formaldeide, ignifugo, idrofugo, resistente all’umidità e all’acqua, il pannello ECO- Boards è una buona alternativa ai soliti pannelli MDF, OSB o in fibra. È ignifugo, resiste al fuoco per 20 minuti, fino a 120 minuti. Alternative per isolamento termico: sughero, cocco, pannelli in fibra di legno o di canapa, cellulosa, paglia, esistono anche pannelli truciolari legati con magnesite o cemento. _______________________________________________________________ 26 2. VOC (Volatile Organic Compounds) COV (Composti Organici Volatili) 2.1 Introduzione Solitamente si è poco consapevoli dell’importanza della qualità dell’aria negli ambienti confinati, nonostante la maggiore parte delle nostre attività, si svolga in luoghi chiusi. Mentre negli ambienti industriali l'inquinamento dell'aria è direttamente legato al processo tecnologico ed alle materie prime utilizzate, negli uffici e negli edifici ad uso civile gli inquinanti dell'aria sono primariamente legati alle caratteristiche dell'edificio ed ai suoi componenti, alla presenza degli occupanti ed agli strumenti e materiali propri dell'attività lavorativa svolta. La popolazione trascorre il proprio tempo in ambienti confinati (di media il 90% del tempo) e, per vari motivi concomitanti, si è assistito ad un rapido scadimento della qualità complessiva dell'aria di questi ambienti. Negli ultimi decenni si è imposto un modello edilizio molto diverso dal passato. Inoltre, a seguito della crisi delle risorse energetiche mondiali, sono stati sviluppati nuovi criteri tecnico-progettuali per gli edifici ad uso civile. In particolare la necessità di contenere i consumi per il riscaldamento e per la ventilazione, ha imposto un migliore isolamento degli edifici, con conseguente spinta a sigillare gli ambienti interni, ed un aumento del riciclo dell'aria. A questo, si sono accompagnate modifiche rilevanti degli arredi (nuovi materiali per mobili, rivestimenti, ecc.) e degli strumenti di lavoro (crescente impiego di fotocopiatrici, videoterminali, stampanti, ecc.). Non ultimi per importanza vanno infine ricordati i problemi posti dal fumo di sigaretta e dal condizionamento dell'aria. Si sono quindi verificati profondi mutamenti nella qualità dell'aria degli ambienti confinati, con un progressivo aumento delle sostanze inquinanti. L’esposizione agli inquinanti presenti nell’aria degli ambienti confinati, può essere responsabile dell’insorgenza di specifiche patologie o dell’aggravamento di patologie preesistenti in fasce di popolazione più vulnerabile, quali i bambini che trascorrono la maggior parte del loro tempo a casa e a scuola. 27 2.2 Definizione “ambiente indoor” e “VOC” Con il termine indoor si definiscono gli ambienti di vita adibiti a dimora, svago, lavoro (non industriale) e trasporto. Tale definizione è stata proposta nell’accordo Stato-Regioni del 27-09-2001 riferendola ad abitazioni, uffici privati e pubblici, strutture comunitarie (ospedali, scuole, uffici, caserme, alberghi, banche, ecc.), locali destinati ad attività ricreative e sociali (cinema, ristoranti, bar, negozi, strutture sportive, ecc.), mezzi di trasporto pubblico e privato (auto, treno, aereo, nave, ecc.). L’inquinamento indoor si riferisce alla presenza di contaminanti fisici, chimici e biologici nell’aria degli ambienti chiusi di vita e di lavoro non industriali e in particolare di tutti i luoghi confinati adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto. I VOC (acronimo inglese Volatile Organic Compounds) in italiano COV (Composti organici Volatili) sono una serie di sostanze chimiche con comportamenti fisici e chimici diversi, il termine volatile sta ad indicare la capacità di queste sostanze chimiche ad evaporare facilmente a temperatura ambiente. Costituiscono una classe rilevante di inquinanti, con caratteristiche intrinseche molto differenti fra una sostanza e l’altra e con impatti diversi in relazione a fattori quali persistenza ambientale, tossicità, soglia olfattiva. 2.3 Elenco VOC Comprendono una gran numero di sostanze eterogenee come idrocarburi alifatici (dal n-esano, al nesadecano e i metilesani), i terpeni, gli idrocarburi aromatici, (benzene e derivati, toluene, o-xilene, stirene), gli idrocarburi clorinati (cloroformio, diclorometano, cloro benzeni), gli alcoli (etanolo, propanolo, butanolo e derivati), gli esteri, i chetoni, e le aldeidi (formaldeide). Nell’aria degli ambienti indoor, sono stati identificati più di 900 differenti VOC. I VOC di seguito elencati sono stati considerati prioritari nell’ambito del progetto INDEX della Commissione Europea i cui principali risultati sono stati recepiti nelle citate linee guida OMS: benzene, formaldeide, tricloroetilene, tetracloroetilene e naftalene (anche quest’ultimo incluso nei VOC) oltre a biossido di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici (in particolare benzo[a]pirene). 28 Elenco dei principali VOC che possono essere presenti negli ambienti indoor: Idrocarburi aromatici Benzene Clorobenzene Cloruro di benzile 1,2,4-Triclorobenzene 1,4-Diclorobenzene Nitrobenzene Toluene Etilbenzene m-Xilene p-Xilene o-Xilene n-Propilbenzene 1,2,4-Trimetilbenzene 1,3,5-Trimetilbenzene 2-Etiltoluene Stirene Naftalene Metilnaftalene Anilina N,N-Dimetilanilina o-Cresolo Catecolo Fenolo Cumene 4-Fenilcicloesene Idrocarburi alifatici n-Esano n-Eptano n-Ottano n-Nonano n-Decano n-Undecano n-Dodecano n-Tridecano n-Tetradecano n-Pentadecano n-Esadecano 2-Metilpentano 3-Metilpentano 1-Ottene 1-Decene 2,2,4-Trimetilpentano 1,3-butadiene Isobutene Octen-3-olo Terpeni 3-Carene a-Pinene b-Pinene Limonene Linalolo Geraniolo a-Terpineolo Alcoli Propanolo Metanolo Etanolo 2-Propanolo 1-Butanolo 2-Etilesanolo Alcool benzilico Glicoli/eteri/eteri glicolici 2-Metossietanolo 2-Etossietanolo 2-Butossietanolo 1-Metossi-2-propanolo 2-Butossietossietanolo Clorometil metiletere 1,2-ossido di butilene Metil-tert-butiletere Bis-clorometiletere Idrocarburi alogenati Clorometano Tricloroetene Tetracloroetene Cloroetano Esacloroetano Esaclorobutadiene 2-Cloro-1,3-butadiene 1,2-Dicloropropano 1,2-Dicloropropano Cicloalcani Metilciclopentano Cicloesano Metilcicloesano 29 Bis(2-cloroetil)etere 2-Fenossietanolo Aldeidi Formaldeide Propionaldeide Acetaldeide Acroleina Aldeide glutarica Aldeide crotonica o-Tolualdeide m-Tolualdeide p-Tolualdeide Metacroleina Butanale Pentanale Esanale Nonanale Benzaldeide 4-oxopentanale Chetoni Metiletilchetone Metilisobutilchetone Cicloesanone Acetofenone 3,5,5-Trimetil-2-cicloesen-1-one Acetone 2-Butanone 6-metil-5-epten-2-one Altri 2-Pentilfurano Tetraidrofurano 2-Propennitrile Nicotina 1,2-Propilenimmina Trietilammina Disolfuro di carbonio Solfuro di carbonile Metilisocianato 1,1-Dimetilidrazina Acetonitrile Metilidrazina Etilenimmina 2-Nitropropano N-nitroso-N-metilurea N-nitrosodimetilammina 1,2-Dicloroetano 3-Cloropropene 1,1-Dicloroetano Epicloridrina 1,1-Dicloroetene Triclorometano Cloroetene 1,1,2-Tricloroetano 1,2-Dibromoetano 1,1,2,2,-Tetracloroetano 1,1,1-Tricloroetano Pentaclorofenolo Fosgene Vinilbromuro Iodometano Tribromometano Metilbromuro Tetracloruro di carbonio Diclorometano 1,3-Dicloropropene 1,2-Dibromo-3-cloropropano 1,4-Diclorobenzene Esteri Etilacetato Butilacetato Isopropilacetato Vinilacetato Metossipropilacetato 2-Etossietilacetato Dimetilftalato Metilmetacrilato Etilacrilato Beta-propiolattone 2,2,4-Trimetil-1,3- pentandioldiisobutirrato Ossidi Ossido di etilene Ossido di stirene Ossido di propilene 1,4-Diossano Acidi Acido acrilico Acido cloro acetico Acido cresilico Acido acetico 30 Cloruro di N,N-dimetilcarbammide Etilcarbammato N,N-Dimetilformammide N-Nitrosomorfolina Acrilammide Dietilsolfato Dimetilsolfato Diazometano Etanolammina Acido esanoico Acido per acetico Concentrazioni indoor e outdoor dei più frequenti VOC individuati (µg/m³) 31 2.4 Prodotti e materiali contenenti VOC Negli ambienti indoor le fonti principali di VOC sono le normali attività umane: fumo di sigaretta, fonti di combustibile, le fotocopiatrici, le stampanti laser. Sono rilasciati inoltre da arredi, moquette, pavimenti vinilici, mobili, tessuti, rivestimenti, prodotti per la pulizia (cere liquide ed in aereosol, detergenti per pavimenti, mobili, stoviglie), deodoranti solidi e spray per la casa, candele profumate, vernici, pitture e prodotti associati (pitture ad olio, uretaniche, acriliche, vernici a spirito per gommalacca, mordente e coloranti per legno, diluenti, detergenti per pennelli, sverniciatori), pesticidi, insetticidi, disinfettanti, collanti e adesivi, controsoffitti, isolanti, porte e finetre, prodotti per la cura della persona e cosmetici (profumi, fondotinta), prodotti per l’auto. Possono penetrare dall’ambiente esterno, emissioni industriali, emissioni da automobili ed essere convogliati da sistemi di condizionamento dell’aria o prodotti da batteri o funghi. Le concentrazioni sono in genere maggiori nelle abitazioni che nell’ambiente esterno, sia in ambiente urbano che rurale e perfino nelle zone ad alta concentrazione industriale. In funzione degli andamenti nel tempo dei livelli di emissione si possono distinguere le sorgenti dei VOC. Possono essere continue o intermittenti, a sua volta le sorgenti continue possono essere distinte in regolari o irregolari. Sorgenti continue-costanti sono ad esempio i materiali di arredo, quelli utilizzati in edilizia (linoleum, sughero, parquet, finiture in legno…), queste generano emissioni uniformi nel tempo. Sorgenti continue-irregolari possono essere una parete su cui si applica vernici o adesivi, in tale situazione l’emissione proviene da solventi organici e dalla degradazione di prodotti per la protezione dei materiali, queste generano flussi emissivi che diminuiscono del tempo anche in funzione delle variazioni microclimatiche (aria, umidità, temperatura ambiente). Le sorgenti intermittenti che pure possono essere ricorrenti od occasionali, possono essere la cottura dei cibi (intermittente), i prodotti per la pulizia e gli airfreshener (deodoranti, candele profumate, incenso, fragranze, oli per legno…) rappresentano un esempio di intermittenteoccasionale. Oltre a queste nella pratica, si possono presentare varie combinazioni, in sequenza o meno. Le emissioni di VOC sono causate dalla diffusione delle sostanze volatili dall’interno alla superficie dei materiali e successivamente dall’evaporazione nell’aria. La natura delle sostanze come detto può essere varia, sono sostanze già contenute nel materiale al momento della posa oppure da processi di 32 degradazione nel tempo. La migrazione dall’interno all’esterno può avvenire anche attraverso materiali diversi. Un adesivo può considerarsi un materiale nascosto ed emetterà VOC migrando attraverso il materiale oppure dai bordi di giunzione o dalle fughe per poi raggiungere la superficie. Considerando i materiali sintetici polimerici si pensa solitamente alle emissioni di monomero residuo presente nel materiale, ma questo è raramente un problema, perché solitamente viene attentamente controllato in sede di sintesi del polimero. La maggior parte delle emissioni VOC è costituita dai prodotti additivi che vengono aggiunti al prodotto per ottenere le caratteristiche necessarie al prodotto finito. Gli additivi possono comprendere stabilizzanti e antiossidanti per ridurre la degradazione progressiva del prodotto, plastificanti per modularne le caratteristiche meccaniche, agenti antibatterici e antimicotici, coloranti, ecc. Oltre ai composti organici volatili contenuti nel materiale originale possono aggiungersi i composti che si formano per la degradazione dovuta all’umidità, all’ossigeno, all’azoto. Ancora una fonte secondaria di VOC è costituita dai composti del metabolismo della flora microbiologica che in alcuni materiali si può sviluppare. Dalle macchine fotocopiatrici ad esempio le emissioni si formano con processi chimici e fisici complessi nei quali i componenti del toner e della carta reagiscono sotto l’effetto di temperature elevate durante la fase di stampa. Le reazioni chimiche che avvengono in una fotocopiatrice possono liberare VOC di diverse classi, particelle di toner, particelle di carta, ed anche diversi gas, che vengono rilasciati nell’aria circostante. La qualità e la quantità delle sostanze emesse dipendono dal procedimento tecnico, dal tipo di toner e di carta utilizzati, dal modello e dall’età dell’apparecchio, dalla manutenzione e dalle condizioni ambientali. Le emissioni nocive accertate sono Benzene: il toner nero contiene una gran parte di derivati del carbone e del petrolio che, sottoposti a riscaldamento elevato, possono rilasciare nell’aria il benzene; Formaldeide: i processi fotochimici di stampa sollecitano con il calore la carta, provocando il rilascio di formaldeide. La IARC valuta la formaldeide come un cancerogeno certo per l’uomo. La formaldeide è presente, infatti, nel rivestimento della carta; Oli Siliconici: sono stati utilizzati nelle fotocopiatrici degli oli siliconici per tenere puliti i rulli fusori del forno onde evitare inceppamenti della carta. Questi oli siliconici anche oggi sono utilizzati in alcune apparecchiature. Ad esempio quelle che hanno dei feltrini o rulli imbevuti di tale olio e che spesso sono insieme con la nuova cartuccia toner da sostituire. Tale olio utilizzato è il dimetilpolisiloxano, olio con capacità di produrre formaldeide a temperature oltre i 150 gradi centigradi (i forni di oggi delle fotocopiatrici e stampanti arrivano anche a temperature ben più alte, intorno ai 200 gradi); Ozono: è estremamente reattivo ed aggressivo; in 33 particolare, la presenza di ozono in prossimità delle macchine fotocopiatrici viene normalmente avvertita già a basse concentrazioni a causa del tipico odore pungente; altri VOC possono crearsi nell’unità di fissaggio delle fotocopiatrici e derivano dalla fusione del toner e dal riscaldamento della carta e sono: il toluolo, il benzolo, lo xilolo, i fenoli, le aldeidi, i chetoni, vapori di stirene. Tabella ambienti e fonti degli inquinanti indoor: AMBIENTE CASA UFFICIO FONTI E INQUINANTI fumo di tabacco: particolato respirabile (PM10), monossido di carbonio, composti organici volatili (VOC) fornelli a gas: ossidi di azoto, monossido di carbonio forni a legna e camini: PM10, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), polveri materiali da costruzione: radon e formaldeide terreno sottostante i fabbricati: radon mobili e prodotti per la casa: VOC, formaldeide riscaldamento a gas: ossidi di azoto, monossido di carbonio riscaldamento a kerosene: ossidi di azoto, monossido di carbonio, ossidi di zolfo, polveri isolanti: amianto, lana di vetro detergenti, solventi, vernici, colle: VOC condizionatori: agenti biologici (batteri, muffe, virus); agenti capaci di causare allergie (acari della polvere domestica, spore fungine dalle muffe, derivati di animali domestici) fumo di tabacco: PM10, monossido di carbonio, VOCs materiali da costruzione: VOCs, formaldeide arredamento: VOCs, formaldeide fotocopiatrici: VOCs, ozono condizionatori: agenti biologici (batteri, muffe, virus); agenti capaci di causare sensibilizzazione allergica (spore 34 fungine dalle muffe, raramente acari) aria ambiente: ozono sugli aerei, monossido di carbonio e idrocarburi condizionatori per auto: agenti biologici (batteri, muffe, virus) TRASPORTI 2.5 Danni sull’uomo e malattie connesse Esistono quattro livelli di interferenza dei VOC con la vita dell’uomo: composti di cui si sente l’odore come aromi naturali o di sintesi, interferiscono solo con i recettori olfattivi, nulla con le altre cellule; altri sono irritanti sulle mucose, ci si deve allontanare dalla fonte di emissione; altri ancora sono liposolubili e quindi si sciolgono nei grassi rimanendovi attaccati, ci si deve lavare con detergenti e sapone, possono creare lesioni cutanee, faringiti, congiuntiviti; alcuni come gli idrocarburi policiclici, penetrano le barriere e interferiscono con i processi metabolici inserendosi all’interno della doppia elica del dna. I possibili effetti dannosi dipendono dalla natura dei VOC, dalla loro concentrazione ambientale e dalla durata dell'esposizione. Possono variare da un semplice disagio legato all'odore ad effetti acuti quindi irritativi a carico di occhi, naso e gola. Possono causare anche mal di testa, nausea, vertigini, asma e difficoltà di coordinazione. Possono dare effetti cronici per esposizione ad alte concentrazioni come danni ai reni, al fegato, al sistema nervoso centrale. Alcune delle sostanze presenti nei VOC sono riconosciute cancerogene per l'uomo (benzene, formaldeide, idrocarburi aromatici policiclici) o per l'animale (trielina e altri solventi clorurati). Circa il 20% della popolazione e il 34% delle porsone con asma riportano problemi di salute da deodoranti per ambienti – spiega il presidente ACAAI (America College of Allergy, Asthma, Immunology) Stanley Fineman – sappiamo che i profumatori dell’aria possono scatenare sintomi allergici, aggravare le allergie esistenti e peggiorare l’asma. (LA STAMPA salute del 08-11-2011). Alcune malattie connesse all’esposizione sono: asma, sarcoidosi, granulomatosi, siderosilicosi, papilliti, allergie, Sick Building Sindrome, 35 M.C.S. o Sensibilità Chimica Multipla, lupus eritematoso, antifosfolipide sindrome, disfunzione corde vocali, problemi polmonari. I dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che: ogni giorno centinaia di milioni di persone soffrono per malattie respiratorie croniche; circa 235 milioni di persone nel mondo soffrono di asma; l’asma rappresenta la malattia cronica più frequente nell’infanzia; nel 2004 circa 64 milioni di persone nel mondo soffrivano di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO); nel 2005 più di 3 milioni di persone sono morte a causa di questa patologia (il 5% delle morti totali); altri milioni di persone soffrono le conseguenze di forme lievi di BPCO, riniti allergiche e altre patologie respiratorie croniche, spesso sotto diagnosticate. Sempre secondo l’OMS l’incremento delle patologie allergiche e dell’asma è correlabile a fenomeni di urbanizzazione ed alla crescente tendenza delle popolazioni occidentali a vivere gran parte del tempo in ambienti indoor, spesso scarsamente ventilati, con microclima caldoumido e con presenza di elevati livelli di inquinanti chimici e di allergeni. È dimostrato, inoltre, che i fattori ambientali possono influenzare la possibilità di sviluppare asma in soggetti predisposti e sono causa di riacutizzazioni e/o di persistenza della sintomatologia asmatica. Alcuni inquinanti chimici (fumo di tabacco ambientale, benzene, biossido di azoto (NO2), particolato e formaldeide) possono causare un incremento della frequenza di sintomi respiratori cronici, iper-reattività bronchiale, aumentato rischio di sviluppare patologia asmatica, un incremento del numero di episodi broncospastici e ridotta risposta alla terapia antiasmatica, nei soggetti asmatici. Nella tabella sottostante sono elencati in modo schematico gli effetti tossici osservati ai vari livelli di esposizione ad inquinanti indoor. 36 37 2.6 Valori limite Nelle linee guida per la qualità dell’aria indoor, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica valori guida per un certo numero di inquinanti, tra cui alcuni VOC, quali: benzene, formaldeide, tricloroetilene, tetracloroetilene e naftalene (anche quest’ultimo incluso nei VOC) oltre a biossido di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici (in particolare benzo[a]pirene). Tabella valori limite indicati per la commercializzazione di prodotti in Francia, dove la classe C ha un’alta emissione a diminuire fino alla A+. 2.7 Monitoraggio e rilevazione negli ambienti indoor Possono essere effettuati campionamenti a breve termine (tempo di campionamento compreso tra alcuni minuti e diverse ore), generalmente realizzati con un campionamento attivo su cartucce adsorbenti o canister o campionamenti a lungo termine (tempo di campionamento da qualche ora a diversi giorni), generalmente condotti con campionatori diffusivi. Campionamento attivo con cartucce adsorbenti: Il campionamento con tubi contenenti materiali adsorbenti, viene 38 effettuato con idonei sistemi di aspirazione (pompe di campionamento) opportunamente calibrati alla portata richiesta. Questa procedura di campionamento è applicabile ad una vasta gamma di VOC. Campionamento diffusivo (passivo): il campionamento passivo di VOC viene effettuato esponendo un campionatore di tipo diffusivo contenente un opportuno materiale solido adsorbente. Tale campionamento risulta particolarmente conveniente per attività di monitoraggio a lungo termine. Anche il campionamento diffusivo in relazione alle caratteristiche del materiale adsorbente utilizzato si presta alla determinazione di una vasta gamma di VOC. Campionamento mediante canister: sono contenitori in acciaio inox con volume variabile da 400 ml a 15 l, sottoposti a processo di elettropassivazione per ridurre la presenza di siti polari chimicamente attivi e successivamente inertizzati mediante il rivestimento della superficie interna con uno strato sottile di silice chimicamente legata, per ridurre la probabilità di reazione dei VOC tra di loro e con la superficie stessa. Esiste anche della strumentazione portatile per il monitoraggio dei VOC basata sulla tecnologia del detector a fotoionizzazione. In funzione del potenziale di ionizzazione del composto da rilevare e dalla lampada fotoionizzante in uso si possono monitorare fino a 250 composti. Con prove di laboratorio è possibile testare i vari materiali per determinarne il livello di emissione sostante organiche volatili. Il campione viene inserito in una camera di prova in condizioni di umidità e temperatura controllata per 28 giorni, successivamente le analisi vengono fatte sull’aria in uscita dalla camera dopo 3 e 28 giorni (secondo la norma UNI EN ISO 16000-9). 39 2.8 Metodi di certificazione e obblighi di indicazione dei produttori In Italia il controllo dell’inquinamento dell’aria indoor per gli ambienti lavorativi è competenza dei Servizi di Prevenzione. Igiene e Sicurezza neglia Ambienti di Lavoro (SPISAL) delle ASL. Non dispone ancora di una normativa per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti di vita chiusi. In Francia, Gemania, Belgio dove l’attenzione sui VOC è più sentita, esiste una normativa cogente. Sempre in Francia tutti i prodotti commercializzati dal 1° gennaio del 2012 hanno l’obbligo di riportare un’etichetta che identifichi il loro livello di emissione dei VOC. Dopo 1° settembre 2013 anche i prodotti immessi sul mercato prima del 1° gennaio del 2012 dovranno rispettare le stesse prescrizioni. Attualmente a livello europeo, esiste un marchio di qualità Ecolabel (Regolamento CE n. 66/2010) uno strumento volontario, selettivo che ha come scopo principale quello di informare ed aiutare i consumatori a scegliere prodotti in base alle loro caratteristiche ambientali. L'obiettivo non è di mettere al bando alcuni materiali nocivi, ma piuttosto di promuovere la diffusione di quei prodotti che abbiano effetti trascurabili sulla salute e sul comfort. Per raggiungere questo obiettivo deve essere promosso il sistema di (labelling) etichettatura "positiva" che identifichi i prodotti "salubri". L’etichetta attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita. Si riportano alcune etichette, targhe, marchi L’NSF (National Sanitation Fondation) è un marchio volontario italiano. 40 2.9 Soluzioni all’inquinamento indoor Per abbattere la concentrazione dei VOC presenti negli ambienti confinati bisogna essenzialmente eliminarne le fonti principali, inoltre è sempre opportuno utilizzare prodotti e materiali con un basso contenuto di composti organici volatili. Nei limiti del possibile, si dovrebbero anche favorire la ventilazione e la frequente aerazione delle stanze, soprattutto se si stanno facendo le pulizie con prodotti che li contengono. Nel caso in cui non si riesca ad abbassare la concentrazione di questi inquinanti indoor con i metodi tradizionali, magari anche per la presenza di forti immissioni dall’esterno su cui non si riesce ad agire, allora si deve necessariamente operare cercando di purificare l’aria con metodi più tecnologici. Per far questo si possono utilizzare degli opportuni scambiatori d’aria, che sono in grado di ridurre la concentrazione di questi inquinanti in un tempo più o meno breve. Si riporta, solo a scopo indicativo, alcune categorie di materiali e sostanze da prendere in considerazione nella scelta, in base alle caratteristiche certificate dal marchio Ecolabel. Pavimentazioni: le pavimentazioni resistenti/resilienti devono essere testate per le emissioni di VOC, devono essere mantenute con prodotti di pulizia low VOC. Muri e Soffitti: dovrebbero essere privi di formaldeide, i materiali non dovrebbero contenere VOC, è necessario un adeguato impianto di ventilazione durante l’istallazione o la manutenzione dei materiali che emettono inquinanti indoor, rimuovere ogni causa di umidità per evitare le muffe, evitare materiali contenenti asbesto o formaldeide per i soffitti. Vernici e Rivestimenti: vernici “low toxicity”, “Zero-COV” o “Low COV” possono minimizzare l’inquinamento indoor e ridurre i rischi per la salute. Solitamente le vernici a base di acqua (idropitture) hanno un basso contenuto di COV. Vernici senza piombo, mercurio, cromo, cadmio, arsenico, bario (escluso il solfato di bario), selenio e antimonio. Colle e Sigillanti: preferire le formulazioni a base di acqua a basso contenuto di VOC. Utilizzare le preparazioni meno tossiche e la minore quantità di prodotto possibile. Prodotti di legno: porte, mobili, armadietti, pannelli di compensato possono contenere formaldeide, urea. Detergenti multiuso: devono rispettare alcuni criteri quali: Tossicità; Sostanze o preparati pericolosi; Biocidi; Tinture o sostanze coloranti; Fragranze; Sostanze sensibilizzanti; Composti organici volatili; Fosforo. 41 Azioni utili per controllare l’esposizione ai VOC: Ridurre il numero di prodotti contenenti VOC e comunque utilizzare materiali che abbiamo un basso contenuto di composti organici volatili. Ventilare adeguatamente gli ambienti. È raccomandabile l’uso di purificatori d’aria. Evitare l’uso di deodoranti per la casa (meglio usare fiori freschi, rametti di lavanda, potpourri di spezie profumate e bucce d’arancia). Limitare l’uso dei pesticidi ed insetticidi Utilizzare correttamente i prodotti secondo le indicazioni riportate in etichetta; Assicurarsi di ventilare gli ambienti durante le pulizie; Ventilare i vestiti lavati a secco (le lavanderie solitamente utilizzano percloroetilene per asciugare); Dotare gli ambienti di piante che sono in grado di ridurre le concentrazioni di VOC, come filodendro, dracena e spatifillo; Installare impianti di ricambio aria con recupero di calore o impianti di climatizzazione con presa aria esterna. Diluire gli inquinanti aerodispersi come i VOC è importantissimo e l’unico modo per garantire un ricambio aria costante, quindi un miglioramento della qualità dell’aria in casa, è installare un impianto di ricambio aria con recupero di calore. I vantaggi di questi impianti: diluire gli inquinanti indoor per migliorare la qualità dell’aria filtrare gli inquinanti outdoor nell’aria che viene immessa negli ambienti di casa fornire nuovo ossigeno ed espellere gli inquinanti senza buttare il calore fare risparmio energetico Come accennato le piante possono essere di aiuto per garantire una adeguata pulizia dell’aria. Alcune piante riescono ad assorbire anche l’80% dell’inquinamento presente all’interno delle abitazioni. Tra le sostanze tossiche che riescono ad eliminare ci sono la formaldeide lo xilene o il benzene. Le più efficaci sono la dracena, il filodendro, lo spatifillo e la gerbera, che assorbono più dell’80% di inquinanti, attive anche l’aloe, il ciclamino, la begonia e la stella di Natale. La tabella seguente indica alcune delle principali piante e le sostanze tossiche che ciascuna di esse è in grado di assorbire: 42 Dracena compacta: benzene (30%), formaldeide (14.4%), tricloroetilene (10.5%) Dracena marginata: benzene (79%), tricloroetilene (13%) Edera (Hedera helix): benzene (90%), tricloroetilene (10%) Ficus Benjamin: benzene (50%), formaldeide (50%), tricloroetilene (10%) Spatifillum (Spatiphillum wallisii): benzene (80%), tricloroetilene (20%) Crisantemo: assorbe trielina e ammoniaca Margherita: assorbe benzene, trielina e monossido di carbonio Aloe: assorbe formaldeide Molto utili anche i tulipani d’aiuto contro la formaldeide, lo xilene e l’ammoniaca, la sansevieria ha la particolarità che riesce ad assorbire anidride carbonica e produrre ossigeno anche durante la notte. Si indica anche una elencazione delle piante in base alla sostanza inquinante: acetone: spatifillo; ammoniaca: anturio, spatifillo, tulipano; benzene: dracena, edera spatifillo; benzolo: sansevieria, tronchetto della felicità; formaldeide: aloe vera, azalea, bambù, crisantemo, dracena, falangio variegato, ficus benjamin, gerbera, spatifillo, tronchetto della felicità, tulipano; metanolo: spatifillo; toluene: anturio, areca; tricloroetilene: bambù, crisantemo, dracena, tronchetto della felicità, tulipano; xilene: anturio, areca, tulipano; gerbera, spatifillo, Nello scegliere però dovranno essere tenuti d’occhio alcuni fattori potenzialmente di rischio per la salute nostra, dei più piccoli, dei nostri cani e gatti. 43 In definitiva per assicurare il contenimento dell’inquinamento dell’aria negli ambienti confinati è necessario agire sia sul piano tecnico che comportamentale. In primo luogo è importante costruire o ristrutturare gli edifici rendendoli igienicamente sani, compatibili con l’ambiente ed efficienti nell’uso dell’energia e sottoporre gli impianti di condizionamento e ventilazione ad un puntuale programma di manutenzione . E’ importante incentivare nella collettività stili di vita più sani e favorire la produzione e l’utilizzo di prodotti sia negli ambienti di vita che di lavoro in grado di comportare minori rischi per la salute e per l’ambiente. In questo ambito è di primaria importanza vietare e scoraggiare l’abitudine al fumo. In ambito domestico è possibile utilizzare detergenti e disinfettanti ugualmente efficaci ma meno irritanti e tossici di quelli che contengono cloro, ammoniaca o formaldeide. Tra i prodotti vernicianti è preferibile scegliere i colori all’acqua che danno le stesse garanzie di durata dei prodotti tradizionali a base di solventi organici. Esistono inoltre tanti altri prodotti potenzialmente pericolosi utilizzati in casa come ad esempio gli antiparassitari, gli smacchiatori, alcuni tipi di colle, ecc., il cui utilizzo dovrebbe avvenire sempre secondo le norme di sicurezza indicate nelle confezioni. Un’azione preventiva fondamentale è comunque sempre quella di assicurare un buon ricambio d’aria negli ambienti. 2.10 Ambienti scolastici I bambini sono tra i soggetti più a rischio. Alcuni studi condotti nell’Europa del nord hanno dimostrato come l’asma in bambini e adolescenti sia risultata positivamente associata anche alla presenza nell’ambiente scolastico di VOC. Inoltre una cattiva qualità dell’aria e condizioni microclimatiche non ottimali possono influenzare negativamente la performance del lavoro scolastico degli studenti. L’Unione Europea ha intensificato i suoi sforzi nella lotta alle malattie croniche nell’infanzia e nell’adolescenza ed ha promosso importanti iniziative. La prevenzione delle malattie respiratorie, dell’asma e delle allergie nell’infanzia si configura come un obiettivo prioritario della strategia per l’ambiente e la salute dell’Unione Europea, che raccomanda alle istituzioni sanitarie di promuovere misure intersettoriali e multidisciplinari volte a migliorare la qualità dell'aria indoor specialmente nelle scuole e in tutti gli ambienti frequentati dai bambini. L’iniziativa dell’OMS “Global School Health” sostiene che “una scuola che promuove salute può essere descritta come una scuola che rafforza costantemente la sua capacità di essere un setting salutare in cui vivere, 44 imparare e lavorare”. “Rispetto a questo obiettivo, una scuola che promuove salute coinvolge funzionari della salute e dell’istruzione,insegnanti, studenti, genitori ed i leader della comunità nel tentativo di promuovere la salute. Essa promuove la salute e l’apprendimento con tutte le misure a sua disposizione, e lotta per fornire ambienti favorevoli alla salute e una vasta gamma di programmi e servizi per l’educazione e la promozione della salute nelle scuole” (Rapporto tecnico OMS n. 870, Ginevra, 1997) In Italia l’asma e la rinite allergica, assieme all’obesità, sono le patologie croniche più diffuse nell’infanzia e nell’adolescenza. 2.11 Normativa L’Italia non dispone ancora di una normativa organica e specifica per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti di vita chiusi, ma a seguito di un accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome sono state emanate delle linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati (Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n. 276 del 27/11/2001). Le linee guida forniscono informazioni fondamentali per la valutazione e la gestione, in termini di sanità pubblica, dei rischi per la salute connessi all’inquinamento dell’aria indoor ed indicazioni tecniche per orientare le azioni di prevenzione e controllo di tali rischi. Sul piano legislativo un importante intervento per la riduzione dell’inquinamento indoor da fumo di tabacco è dato dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 dicembre 2003 che recepisce l'Accordo tra Stato, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano sulla tutela della salute dei non fumatori e fissa i requisiti tecnici dei locali per fumatori, dei relativi impianti di ventilazione e di ricambio d'aria e dei modelli dei cartelli connessi al divieto di fumare. Il documento raccomanda l’emanazione di una normativa che definisca i valori guida di IAQ (Qualità dell’Aria Indoor) e gli standard di ventilazione per i diversi ambienti e le azioni necessarie per garantirne il rispetto. Di fondamentale importanza sono anche le linee guida su microclima, aerazione e illuminazione nei posti di lavoro, realizzate dal Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro e pubblicate il 01 giugno 2006. Per il controllo dell’inquinamento indoor si fa riferimento a norme che agiscono sulle fonti attraverso la limitazione delle emissioni di sostanze inquinanti da prodotti (es. regolamento REACH - Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals - e Marchio ECOLABEL) o un divieto generale di esposizione (es. legislazione sul divieto di Fumo), o attraverso un divieto esplicito di utilizzo di alcune sostanze (es. legislazione sull’Amianto). 45 • Il Regolamento REACH (CE n. 1907/2006) disciplina le attività di Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione di tutte le sostanze prodotte o importate nell’unione Europea. • Il Marchio ECOLABEL è un sistema volontario del marchio di qualità ecologica dell’Unione europea, disciplina le norme per l’istituzione e l’applicazione del Marchio comunitario di qualità ambientale di un prodotto (Regolamento CE n. 66/2010). • La Direttiva sui prodotti da costruzione 89/106/CEE, denominata CPD (Construction Products Directive), recepita in Italia dal DPR n. 246 del 21 aprile 1993 e dal Regolamento 305/2011 sui prodotti da Costruzione, ha l'obiettivo di assicurare che i prodotti da costruzione che vengono immessi sul mercato siano costruiti o realizzati in modo che l’opera di costruzione nella quale sono integrati rispetti alcuni requisiti ritenuti essenziali per la sicurezza, la salute e altre esigenze di ordine collettivo dell’utenza. Elenco delle norme EN ISO recepite in Italia dall’UNI: UNI EN ISO 16000 Aria in ambienti confinati. UNI EN ISO 16017 Aria in ambienti confinati, aria ambiente ed aria negli ambienti di lavoro. Campionamento ed analisi di composti organici volatili mediante tubo di adsorbimento/desorbimento termico/cromatografia gassosa capillare. UNI EN 13779 Ventilazione degli edifici non residenziali- Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione. UNI EN 14412 Qualità dell’aria in ambienti confinati Campionatori diffusivi per la determinazione della concentrazione di gas e di vapori Guida per la scelta, l’utilizzo e la manutenzione. UNI EN 15242 Ventilazione degli edifici: metodi di calcolo per la determinazione delle portate d’aria negli edifici, comprese le infiltrazioni. UNI EN 15251 Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica. _______________________________________________________________ 46 3. Illuminazione 3.1 Premessa. L’illuminazione intesa come intensità della luce, la sua distribuzione e le sue caratteristiche creano determinati fattori che influenzano la nostra percezione. La disciplina che si occupa dell’illuminazione di spazi ed ambienti esterni ed interni è l’illuminotecnica. La progettazione luminosa è la progettazione dell’ambiente visivo dell’uomo, sia attraverso l’illuminazione naturale della luce solare che di quella artificiale. L’obiettivo della progettazione luminosa è quello di ottenere delle condizioni in cui la percezione consenta: di soggiornare in un ambiente, di lavorare efficacemente, di orientarsi con sicurezza, di procurare una sensazione di piacevolezza dell’ambiente stesso cogliendone gli aspetti estetici. Le caratteristiche fisiche di una situazione luminosa possono essere calcolate e misurate, l’aspetto che determina il successo di un concetto illuminotecnico è però l’effetto sull’uomo, la sua percezione soggettiva. Per descrivere la percezione visiva non è sufficiente rappresentare l’occhio come un sistema ottico, ma si deve spiegare anche l’interpretazione dell’immagine e la psicologia della percezione dell’oggetto della percezione stessa, che costituisce degli elementi importanti, per la progettazione illuminotecnica. Infatti lo stesso oggetto in ambienti differenti o con illuminazione diversa può essere interpretato in modo diverso. 3.2 La Storia. La vita dell’uomo e l’architettura è stata condizionata per lungo tempo e precisamente fino al XVIII secolo, dalle uniche sorgenti luminose disponibili: la luce naturale del giorno e la fiamma che, fin dall’età della pietra, è stata l’unica sorgente luminosa artificiale. Ebbe inizio una nuova epoca con l’invenzione dell’illuminazione a gas, ed in seguito, con l’invenzione delle sorgenti luminose elettriche. L’illuminazione simile alla luce del giorno con l’elettricità divenne un problema di profusione di impegno tecnico, infatti con le prime illuminazioni sia interne e soprattutto esterne a torre, alla fine del XIX secolo, si ottennero più svantaggi che vantaggi a causa dell’abbagliamento e delle ombre proiettate. 47 Se in un primo periodo il problema era dovuto alle sorgenti luminose inadeguate, successivamente, con l’industrializzazione e le nuove scoperte, si ebbe il problema dell’eccesso di luce. Nacquero così un insieme di regole quantitative, tuttora valide, che indicavano sia gli illuminamenti minimi, che le quantità della resa cromatica e la limitazione dell’abbagliamento. Solo dopo la seconda guerra mondiale, negli USA, emersero approcci di una nuova filosofia dell’illuminazione che prendeva in esame l’aspetto qualitativo, inteso come le modalità in cui l’uomo percepisce l’illuminazione, l’effetto estetico dell’illuminazione stessa, la psicologia della percezione. Si cominciarono a prendere in esame tutti i fattori dell’interazione tra il percettore, l’oggetto visto e la luce come mezzo di comunicazione. Il pioniere della progettazione illuminotecnica qualitativa fu l’architetto Richard Kelly (1910-1977), che si svincolò dal principio di un illuminamento come criterio centrale della progettazione illuminotecnica, sostituendo il problema della quantità della luce con quello della qualità della luce stessa, secondo una serie di funzioni dell’illuminazione orientate all’osservatore che le percepisce. Kelly elaborò nel 1950 una distinzione fra le tre funzioni fondamentali: ambient luminescence (luce per vedere), focal glow (luce per guardare) e Play of brilliants (luce per osservare). Luce per vedere, con questo elemento l’illuminazione provvede ad assicurare che nell’ambiente siano visibili lo spazio, gli oggetti e le persone, fornendo loro la possibilità di orientarsi e di compiere azioni. Questa forma di illuminazione non si discosta dall’illuminazione quantistica ma tuttavia, a differenza di questa, la luce per vedere non è la finalità, bensì la base per la progettazione illuminotecnica che va oltre. Quindi non si cerca di ottenere un’illuminazione di massa o ottimale ma bensì un illuminazione differenziata. Luce per guardare, con questo concetto si assegna, per la prima volta, alla luce il compito esplicito di contribuire alla trasmissione di informazioni. Tenendo conto che le zone maggiormente illuminate attraggono istintivamente l’attenzione delle 48 persone, una distribuzione opportuna dell’illuminazione di un ambiente permette di dare ordine alla categoria delle informazioni dell’ambiente stesso. Le informazioni di maggiore interesse vengono evidenziate da una maggiore illuminazione facilitando con rapidità la trasmissione delle informazioni. L’ambiente visivo viene riconosciuto nelle sue strutture e nel significato dei suoi oggetti evidenziati dall’illuminazione. Ciò vale anche per l’orientamento nello spazio, infatti si agevola l’ingresso, differenziando l’illuminazione di un ingresso principale dal secondario o ad esempio in una presentazione di articoli, evidenziando quello di maggior pregio. Luce per osservare, questo concetto deriva dalla consapevolezza che la luce non solo può guidare l’attenzione sulle informazioni, ma rappresenta un informazione di per sé. Questo vale per gli effetti di brillanza creati sia dalla sorgente luminosa stessa che sulle superfici degli oggetti rifrangenti. Molti sono stati gli architetti che con le loro opere hanno posto in essere studi di progettazione illuminotecnica come Philip Johnson (Glass House), Ludwig Mies van der Rohe e Philip Johnson (Seagram Building), Philip Johnson (New York State Theater), Louis I. Kahn (Kimbell Art Museum, Yale Center For British Art). Negli anni settanta uno dei sostenitori maggiormente impegnati in una progettazione illuminotecnica ad orientamento qualitativo è stato William M.C. Lam il quale stilò un catalogo di criteri, da poterlo definire un vero e proprio vocabolario sistematico per la descrizione contestualizzata dei requisiti di un impianto di illuminazione. Egli distingueva due gruppi principali di criteri: gli “activity needs” e “biological needs”. Il primo rappresenta le esigenze scaturite dalle attività svolte in un ambiente visivo, il secondo raggruppa i requisiti psicologici di un ambiente visivo importante in ogni contesto. 3.3 Fondamenti. La maggior parte delle informazioni sull’ambiente che ci circonda le raccogliamo attraverso l’occhio. Per illustrare il procedimento di percezione è utile il raffronto tra l’occhio e la macchina fotografica. Nella macchina fotografica, l’immagine, attraverso un sistema di lenti regolabili, viene proiettata sulla pellicola; la quantità di luce viene regolata dal diaframma. Con lo sviluppo e l’inversione dell’ingrandimento si ha l’immagine visibile e bidimensionale dell’oggetto. 49 Allo stesso modo nell’occhio si ha la proiezione, sul fondo dell’occhio stesso, di un’immagine inversa attraverso il cristallino, una lente deformabile, l’iride assume la funzione del diaframma e la retina, sensibile alla luce, assume il ruolo della pellicola. Dalla retina l’immagine viene trasportata dal nervo ottico fino al cervello dove, nella regione del cervello detta corteccia visiva, viene nuovamente raddrizzata per prenderne coscienza. Nell’elaborazione dell’immagine il nostro cervello corregge vari errori: - - la distorsione dell’immagine dovuta alla sua proiezione sulla retina che è curva; l’aberrazione cromatica, anelli di colore che si formano intorno agli oggetti dovuti ai raggi di luce che hanno diverse lunghezze d’onda e quindi diverse rifrazioni; la distorsione delle immagine viste in prospettiva, ad esempio un rettangolo visto da una data angolazione assume una forma trapezoidale sulla retina; la distorsione di un oggetto rimane addirittura costante quando l‘osservatore o l’oggetto si muovono, anche se la forma dell’immagine proiettata sulla retina cambia continuamente al variare della prospettiva. 3.4 La natura della luce. La luce rappresenta la coscienza dell’esistenza della realtà. L’uomo percepisce l’esistenza del mondo in quanto lo sente, lo tocca, ma soprattutto, lo vede. Eppure la luce non è tangibile. La luminosità, il colore e quindi l’apparenza delle cose sono solo l’effetto prodotto sulla retina da una particolare forma di energia nota con il nome di radiazione elettromagnetica. Quello che realmente esiste è l’energia elettromagnetica, la luce si può definire un’invenzione del sistema costituito dall’occhio-cervello che cattura l’energia radiante, emessa in un determinato intervallo di lunghezze d’onda, per trasformarla in sensazione visiva. Molte radiazioni, apparentemente diverse, come le onde radio o hertziane, i raggi ultravioletti, gli infrarossi e i raggi X, appartengono alla grande famiglia delle onde elettromagnetiche. 50 Delle radiazioni elettromagnetiche solo una piccola parte viene catturata dagli occhi e trasformata in immagini, ciò ci permette di conoscere ed interpretare la realtà che ci circonda. L’ energia raggiante è data dalla luce. Nel vuoto la luce si diffonde in forma di onde elettromagnetiche o particelle, dette fotoni, alla velocità di circa 300.000 km/s. Le onde elettromagnetiche possono avere una lunghezza d’onda che va dal milionesimo di millimetro sino a decine di metri, di questa solo una piccola parte viene trasformata dal sistema visivo in sensazione luminosa. Le onde radio, i raggi X e Gamma, i raggi cosmici sono anch’esse radiazioni elettromagnetiche, della stessa natura della luce, ma non producono alcuna sensazione visiva sul nostro occhio. Alcune di queste radiazioni producono altri effetti, che possono essere benefici, come è il caso dell’abbronzamento indotto da alcune radiazioni ultraviolette, ma anche dannosi, come è il caso dei processi degenerativi delle cellule provocati dai raggi X. Le radiazioni elettromagnetiche sono caratterizzate da tre parametri: - velocità di propagazione nel vuoto; lunghezza d’onda, ossia lo spazio percorso da un’onda per compiere un’oscillazione completa; frequenza, ossia il numero di oscillazioni nell’unità di tempo. Il primo è un dato costante per tutte le radiazioni, gli altri due sono variabili. Lo spettro delle radiazioni visibili non ha dei limiti ben precisi, in quanto la sensibilità dell’occhio umano varia da individuo a individuo. Per questo motivo la sua estensione è stata fissata, per convenzione, nell’intervallo che va da 380 a 780 nm (1 nm (manometro) = 1/1.000.000 m), confinato a sinistra dalle radiazioni ultraviolette (lunghezza d’onda inferiore a 380 nm) e a destra dalle radiazioni infrarosse (lunghezza d’onda superiore a 780 nm). Lo spettro elettromagnetico ed il campo del visibile 51 Lo spettro delle radiazioni visibili può essere a sua volta suddiviso in sei bande principali, ciascuna corrispondente ad una determinata sensazione cromatica: - 380 - 436 nm: viola; 436 - 495 nm: blu; 495 - 566 nm: verde; 566 - 589 nm: giallo; 589 - 627 nm: arancio; 627 - 780 nm: rosso. 3.5 La luce sull’uomo. Circa l’80% di tutte le impressioni sensoriali sono di natura ottica e necessitano della luce come veicolo di informazioni. Una buona luce non solo facilita le funzioni del vedere e del riconoscere, ma aumenta anche lo stimolo lavorativo ed il benessere fisico accrescendo la capacità di concentrazione ed evitando la stanchezza precoce. La maggior capacità di attenzione che ne deriva fa diminuire il pericolo di incidenti. Soprattutto quelli causati da banalità (i cui effetti possono costituire un notevolissimo impedimento al buon svolgimento del lavoro) regrediscono allorché viene migliorata l’illuminazione. L’effetto stimolante della luce si mostra anche in attività che con questa hanno poco o nulla a che vedere. È stato possibile dimostrare che una buona luce promuove capacità di attenzione, di pensiero logico, nonché sicurezza e velocità nel calcolo. Aumentando l’illuminamento da 90 lx a 500 lx è risultato il seguente aumento delle prestazioni: - capacità di attenzione 15%; - pensiero logico 9%; - sicurezza e velocità di calcolo 5%. Migliorando le condizioni visive e diminuendo di conseguenza l’affaticamento ad esse legato, si ha (a seconda del tipo di lavoro) una notevole diminuzione degli errori e degli scarti. Questi effetti derivati da una migliore qualità dell’illuminazione comportano in un’azienda un aumento veramente sorprendente delle prestazioni lavorative. L’aumento del livello di illuminamento è particolarmente vantaggioso per le persone anziane, poiché la necessità di luce aumenta con l’età. 52 La differenza nella necessità di luce per la medesima prestazione visiva tra una persona giovane ed una anziana è però, con elevati illuminamenti, inferiore che non con bassi livelli; con una buona illuminazione sussistono condizioni di lavoro equilibrate per giovani e vecchi. Infatti mentre un anziano di 60 anni per ottenere la stessa prestazione visiva di un giovane di 20 anni a 100 lx necessita di un illuminamento doppio, a 900 lx necessita soltanto un illuminamento di circa il 20% superiore. 3.6 Le grandezze della luce. Le grandezze fondamentali della luce sono: il flusso luminoso, l’intensità luminosa, l’illuminamento e la luminanza. a) Flusso luminoso - Simbolo: - Unità di misura: lumen (lm) Questa grandezza indica la quantità di energia luminosa emessa nell’unità di tempo (1 secondo) da una sorgente. b) Intensità luminosa - Simbolo: I - Unità di misura: candela (cd = lm / sr) Indica la quantità di flusso luminoso emessa da una sorgente all’interno dell’angolo solido unitario (steradiante) in una direzione data. c) Illuminamento - Simbolo: E - Unità di misura: lux (lx = lm / m²) È il rapporto tra il flusso luminoso ricevuto da una superficie e l’area della superficie stessa. In altre parole indica la quantità di luce che colpisce un’unità di superficie. d) Luminanza - Simbolo: L - Unità di misura: candela / m² (cd / m²) È il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da una superficie in una data direzione e l’area apparente di tale superficie. L’area apparente è la proiezione della superficie su un piano normale alla direzione considerata. In pratica indica la sensazione di luminosità che si riceve da una sorgente luminosa primaria o secondaria. (Si dice sorgente primaria un corpo che emette direttamente radiazioni; si dice sorgente secondaria un corpo che riflette le radiazioni emesse da una sorgente primaria). È importante avere ben chiara la differenza esistente tra illuminamento e luminanza. Se la prima grandezza indica la quantità di luce, emessa da una sorgente, che colpisce la superficie considerata, la seconda indica la sensazione di luminosità che riceviamo da questa superficie; ciò vuol dire che su due superfici, una bianca e l’altra nera, possiamo avere lo stesso valore di 53 illuminamento, ad esempio 500 lux, ma la sensazione di luminosità ricevuta, e quindi la luminanza, sarà completamente differente, in quanto quelle due superfici riflettono la luce in modo diverso. 3.7 Caratteristiche ottiche dei materiali. Un raggio di luce che colpisce una superficie viene riflesso, diffuso, assorbito o trasmesso modificandosi per intensità, direzione e verso in funzione delle caratteristiche fisiche del mezzo intercettato. Le caratteristiche ottiche dei materiali nei confronti della luce incidente sono espresse con i fattori di riflessione, trasmissione ed assorbimento. La riflessione può essere: - - “speculare” quando il raggio non viene modificato in intensità e l’angolo di riflessione è uguale a quello incidente; “diffusa” quando il raggio incidente viene modificato in una serie di raggi di minore intensità uniformemente distribuiti con angoli di riflessione diversi da quello incidente; “mista” quando sono presenti entrambi i tipi sopra descritti. In genere i materiali che si utilizzano nella realtà pratica presentano una riflessione di tipo mista, con prevalenza della componente diffusa o della componente speculare. Il fattore di riflessione di una superficie è dato dal rapporto tra flusso luminoso riflesso e flusso luminoso incidente e può andare dal 3, 4% nel caso di una superficie molto scura e polverosa, fino al 90% di una superficie liscia bianca. Il fattore di trasmissione è dato dal rapporto tra flusso luminoso trasmesso e flusso luminoso incidente, riferito ad un determinato spessore del materiale in esame. Il vetro chiaro ha fattore di trasmissione tra 80 e 90%. Il vetro smerigliato ha fattore di trasmissione tra 70 e 80%. Il vetro opalino ha fattore di trasmissione tra 55 e 70%. I suddetti dati variano, naturalmente, in relazione allo spessore del materiale, al tipo di lavorazione ed al tipo di composizione dello stesso. L’aria di montagna, non inquinata e quindi priva di particelle in sospensione, ha un fattore di trasmissione estremamente prossimo al 100%, per spessori di qualche decina di metri. Il fattore di trasmissione dell’intero strato di atmosfera che avvolge il pianeta è di circa il 30%. 54 3.8 Normativa illuminotecnica. La normativa italiana sull’illuminazione naturale degli ambienti è abbastanza carente. I documenti legislativi e tecnici che danno indicazioni sono i seguenti: - - - - - - Decreto Presidente della Repubblica n. 303 del 19/3/56 – “Norme generali per l’igiene del lavoro”; Circolare Ministero LL. PP. n. 3151 del 22/5/67 – “Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione delle costruzioni edilizie”, relativa all’edilizia civile sovvenzionata; Circolare Ministero LL. PP. n. 13011 del 22/12/74 – “Requisiti fisicotecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere. Proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione”; Decreto del Ministero della Sanità del 5/7/75 – “Modificazioni alle istruzioni ministeriali del 20/6/1896 relative altezza minima dei locali ed ai requisiti igienico sanitari principali dei locali di abitazione”; Decreto del Ministero dei LL. PP. del 18/12/75 – “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica”; Legge Regionale n. 48 della Regione Emilia Romagna del 9/11/1984 – “Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle opere di edilizia residenziale pubblica”; Legge Regionale n.19 della Regione Emilia Romagna del 29/09/2003 e la Direttiva Regionale n.1688 del 18/11/2013; Norma Europea EN 12464 del 2004 che ha introdotto interessanti novità per quanto riguarda l'utilizzo della luce artificiale negli ambienti interni. In particolare le principali indicazioni sono contenute nel DM del 5/7/75, relativo all’edilizia residenziale e nelle due Circolari del Ministero LL. PP. relative all’edilizia residenziale sovvenzionata ed ospedaliera. Specificatamente l’art. 5 del DM 5/7/75 dispone quanto segue: “Tutti i locali degli alloggi, tranne vani scala, ripostigli, ...., devono fruire di illuminazione naturale diretta adeguata alla destinazione d’uso. L’ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore del Fattore Medio di Luce Diurna non inferiore al 2% (0.02) e comunque la superficie apribile non dovrà essere inferiore ad 1/8 della superficie del pavimento”. 55 3.9 Studi degli effetti della luce sull’uomo. Oggi trascorriamo la maggior parte del tempo all’interno di ambienti confinati dove l’illuminazione è spesso prevalentemente artificiale. Nel 2002 è stato scoperto nella retina umana un terzo fotoricettore, chiamato “melanopsina”, responsabile della sincronizzazione dell’orologio biologico. Con questa scoperta si è capito che le condizioni d’illuminazione influenzano i nostri ritmi corporei in modo molto preciso. Gli studi effettuati hanno dimostrato la relazione tra la luce e il tracciato di alcune secrezioni ormonali, in particolare i livelli di melatonina prodotta dalla ghiandola pineale in condizioni di assenza di stimolazioni luminose. Gli studi effettuati hanno prodotto la pubblicazione il Final Report della CIE 158:2004, che elenca i principi dell’“illuminazione salubre” (healthy lighting). È stato dimostrato che un’esposizione sbagliata alla luce può causare problemi di salute, tra cui alcuni specifici tipi di cancro, in particolare al seno e al colon retto. Altri studi dimostrano il legame tra alterazione del ritmo circadiano e un’errata esposizione alla luce, scoprendo alcuni aspetti importanti sul sistema circadiano (ritmo giornaliero veglia-sonno). Un altro aspetto importante riguarda la relazione tra la luce e i parametri psicofisiologici: la relazione tra la psicologia e la luce. Nel 2009 è stata fornita evidenza preliminare che la luce monocromatica rossa, generalmente considerata elemento di riposo per il sistema circadiano, può allo stesso tempo attivare la reazione psicologica di allerta. Questa scoperta pone seri dubbi sulla pratica corrente legata all’uso di luce con particolari distribuzioni spettrali per ottimizzare l’allineamento circadiano, senza tener conto di possibili effetti collaterali sul piano psicologico. 56 Reazioni psicofisiche ai colori La luce in condizioni normali è lo stimolo principale per mantenere in fase l’orologio biologico. I cambiamenti stagionali, i viaggi transmeridiani, i turni di lavoro notturni, comportano una desincronizzazione dei ritmi biologici da quelli di luce ed oscurità, creando così effetti dannosi sulla salute. La luce influisce sulla salute sia come fattore nell’insorgenza di patologie varie che come elemento terapeutico di diverse malattie come la SAD (depressione invernale), l’Alzheimer, la demenza, i disturbi del sonno. Dal punto di vista prettamente fisico, la luce, ha un impatto diretto sull’attività della corteccia celebrale, sulla temperatura corporea e sulla frequenza cardiaca. Dal punto di vista psicofisiologico le reazioni sono inconsapevoli o poco coscienti, le reazioni possono essere immediate rispetto ad alcuni stimoli legati alla sopravvivenza: per esempio il rosso è collegato ad una condizione di pericolo, mente il blu è inconsciamente associato ad uno stato di quiete. In maniera più generale una luce calda o una luce fredda indipendentemente dalla composizione spettrale provocano nei soggetti differenti reazioni. Possiamo affermare oggi che la luce rossa dal punto di vista cicardiano crea calma, rilassamento e quindi una predisposizione al sonno, mentre dal punto di vista psicologico aumenta l’allerta perché collegata al senso di pericolo. La luce blu dal punto di vista del sistema cicardiano aumenta l’allerta e l’individuo è maggiormente predisposto ad attività sia fisiche che mentali, mentre dal punto di vista psicologico induce calma. La conoscenza dell’influenza dell’illuminazione ambientale sulle reazioni umane è importante perché può portare verso nuove regole per il “lighting design” rispetto alle caratteristiche e alle funzioni di un ambiente da realizzare. Ciò che invece è stato appreso finora a portato ad una comprensione e all’importanza della luce ambientale per le reazioni sulle persone, tutto ciò rappresenta un punto di partenza per ulteriori studi e sperimentazioni in particolare su sorgenti luminose con differente spettro: - sorgenti LED bianche di differenti CCT; sorgenti LED monocromatiche; altre sorgenti luminose (lampade fluorescenti, lampade alogene…), caratterizzate da differenti spettri; luce naturale. 57 Nel futuro un’illuminazione salubre e sostenibile dovrà prevedere una progettazione orientata sia negli aspetti visivi che a quelli cicardiani, cinque sono i principi generali per un’illuminazione orientata alla salute e al benessere: 1. Esposizione alla luce giornaliera. Ad oggi un’idea chiara di qual’è la dose giornaliera di luce ottimale non è conosciuta; 2. Illuminazione biologica connessa al buio biologico. Il mantenimento dei ritmi cicardiani richiede sia periodi di buio che di luce. Le dosi giornalieri di buio e di luce sono importanti ma non si conosce ad oggi il giusto quantitativo; 3. L’illuminazione biologica deve essere ricca nelle regioni dello spettro cui il sistema circadiano sia più sensibile: la zona dello spettro di maggiore interesse sembra essere quella compresa nella regione blu-verde. Un approfondimento delle conoscenze permetterebbe di trasferire informazioni per la progettazione e realizzazione di ambienti e sorgenti orientati a massimizzare i loro effetti per la salute, contenendo così i problemi connessi con l’efficienza energetica. 4. Per determinare l’esposizione giornaliera alla luce un aspetto fondamentale è rappresentato dalla quantità di luce ricevuta all’occhio sia direttamente che indirettamente. L’illuminazione biologica dovrebbe essere pensata rispetto alla luce che arriva all’occhio non a quella che arriva sul piano di lavoro. 5. Il tempo di esposizione alla luce influenza gli effetti dell’esposizione. Il sistema cicardiano rispetto all’esposizione luminosa varia durante le 24 ore. Ad oggi non si conoscono né il periodo né i tempi di esposizione più adatti. La luce naturale a largo spettro sicuramente non danneggia la nostra salute. Un’alta efficienza energetica di illuminazione è cosa buona e giusta, ma perché usare la luce artificiale a tutti i costi, quando tutti noi abbiamo accesso a una fonte rinnovabile libera della luce del cielo? Certo, abbiamo bisogno di luce artificiale per illuminare durante la notte, ma se le nostre case fossero ben concepite e ben progettate, avremmo accesso a grandi quantità di luce naturale attraverso le finestre ben posizionate, lucernari e pannelli traslucidi… _______________________________________________________________ 58 4. Utilizzo del confinati 4.1 colore negli ambienti Storia Il colore, sin dall’alba della civiltà, è stato lo strumento espressivo più conosciuto e diffuso fra tutte le popolazioni. Nel corso della storia il senso del colore si è sviluppato con l’evolversi delle civiltà e l’ampliarsi di scambi e conoscenze sui materiali, leganti, terre e le tecniche pittoriche. Le prime testimonianze sull’uso del colore risalgono ai dipinti rupestri di epoca preistorica. Gli uomini decoravano le pareti con terre e pigmenti minerali frantumati e mescolati a grasso animale o vegetale che, evaporando, permetteva una buona adesione del colore al substrato. I pigmenti maggiormente utilizzati erano l’ocra rossa, l’ocra gialla, il manganese, il carbone e l’ematite. Essi venivano cavati sottoforma di blocchi e si trovavano nelle immediate vicinanze delle grotte, così da consentire un trasporto più facile e immediato. Le tecniche preistoriche di applicazione del colore erano : i pigmenti venivano soffiati all’interno di ossa cave, con un effetto a spruzzo, in altri casi semplicemente tamponati sulla parete con le dita o con pennelli rudimentali e ancora, utilizzati come gessi direttamente sulla parete. Utilizzarono per i loro graffiti pigmenti contenenti ossido di ferro, molto più resistenti di altri al tempo e alle intemperie, ed è per questo motivo che i graffiti rupestri sono giunti fino ai giorni nostri. Al popolo dell’Antico Egitto è da attribuire il simbolismo dei colori e il loro significato sacro e religioso. La tavolozza egiziana è basata principalmente su sei tonalità, inclusi il bianco e il nero, e comprende per la prima volta il blu, ricavato dal tetrasilicato di calcio e rame e diffusosi rapidamente presso le civiltà di Creta e dell’Antica Grecia. Nell’Antica Grecia i colori più utilizzati erano pigmenti minerali, vegetali e animali di colore rosso, giallo, azzurro e bianco. Le tonalità del rosso derivavano dal cinabro e dall’ematite ed erano impiegate per decorare i capelli e la pelle delle statue, il giallo proveniva dall’ocra e dalla limonite e serviva per decorare gli abiti e le armi delle sculture. L’azzurro, invece, derivava dalla combinazione di polvere di lapislazzuli, blu egizio e azzurrite e veniva impiegato principalmente per rappresentazioni funebri mentre il bianco si otteneva dalla calce. I romani ereditarono la cultura cromatica della civiltà egizia e greca e grazie ad uno scritto di Plinio possiamo risalire alla formazione dei vari colori in epoca romana, l’azzurro si otteneva dai lapislazzuli, dall’indaco, dal blu egiziano e dall’azzurrite; il bianco si ricavava dal gesso e dalla calce; il rosso derivava dalle terre rosse, dal cinabro, dalla lacca, dai rossi vegetali e dal rosso di piombo; il verde si otteneva dalla malachite, dal 59 verdegris, dalla terra verde e dai vegetali. In epoca medioevale sempre più importanti divennero la saturazione e la luminosità dei colori: si prediligevano colori saturi e carichi, dai contorni ben definiti e non c’era spazio per sfumature e per mezze tinte. La pittura medioevale si distinse particolarmente per il suo carattere religioso e per la ricerca di elementi che potessero apportare luce al colore come oro o pietre preziose. La luce assumeva un valore estetico oltre che mistico e i colori si caricavano di un forte simbolismo e di sacralità. In epoca medioevale il blu veniva associato alla ricchezza, nobiltà ed era utilizzato per il repertorio cristiano della Madonna e del Cristo. I principali pigmenti impiegati per ottenere il blu medioevale erano l’azzurrite e l’oltremare, che proveniva dalla civiltà egizia. si faceva ampio uso del rosso vermiglio anche se spesso fu sostituito con lacche ottenute da tinture con pigmenti rossi. Il pigmento più utilizzato per ottenere il giallo era il giallorino unitamente ad altri pigmenti derivati da ossidi di piombo e stagno. Il giallo molto luminoso e intenso trasmetteva anche virtù e qualità positive e, originariamente, sostituiva le tonalità dorate. L’oro assunse carattere pittorico ed era associato ad un senso di regalità, preghiera e devozione; le tonalità del verde si originavano dal verde linfa e dal verde iris, ottenuti in modo naturale. Il bianco aveva un carattere ambivalente perché rappresentava il vuoto e la mancanza di cromatismo. Il nero, sinonimo di mancanza di colore, era il simbolo del maligno, del negativo e contemporaneamente delle virtù clericali. In epoca rinascimentale ci fu una notevole attenzione rispetto ai colori, con l’introduzione di nuovi pigmenti cocciniglia e giallo di Napoli e si migliorarono le tecniche di applicazione combinando i pigmenti con acqua e olio di noce o di lino. Con il passare del tempo alla brillantezza dei colori si sostituirono tonalità pastello, più pacate e sfumate, che segnavano il passaggio ad un maggior realismo cromatico. Il processo di mutamento delle tinte arrivò a compimento alla fine del 1500 con tavolozze dai colori decisamente più cupi e scuri. Il Settecento: In questo secolo furono scoperti altri pigmenti coloranti: il blu di Prussia, il bianco di zinco, il giallo di cromo, il blu di cobalto, il verde smeraldo, l’Oltremare artificiale, il verde cobalto, il giallo di cadmio, il giallo di cobalto, l’ossido di cromo verde, il blu ceruleo. In questo secolo l’esperimento di Isaac Newton dimostrò la correlazione tra il colore e i fenomeni fisici e ottici: nel 1672 lo scienziato riuscì a scomporre un fascio di luce in sette colori fondamentali, dimostrando che il bianco era la somma dei medesimi. L’Ottocento: All’inizio dell’Ottocento molti artisti, pittori e scienziati si dedicarono alle teorie cromatiche realizzando moltissimi trattati e atlanti dei colori per rendere l’applicazione del colore più accessibile e immediata. Gli studi, gli esperimenti e le ricerche scientifiche di Maxwell portarono alla definizione di una nuova scienza: la colorimetria, che aveva come obiettivo lo studio e la suddivisione dei colori in sistemi semplici. Otto Runge studiava la realizzazione di una sfera cromatica a partire dai tre colori 60 primari rosso, giallo e blu per ottenere una vasta gamma di sfumature. Goethe si occupò approfonditamente di questioni cromatiche considerando il colore non solo come fenomeno fisico ma come mezzo in grado di coinvolgere psicologicamente ed emotivamente l’osservatore. Von Helmotz che ebbe il merito di introdurre la classificazione dei colori secondo tono, luminosità e saturazione, adottata ancora oggi, e di teorizzare le miscele additive e sottrattive dei colori. Il Novecento: Il Novecento è un periodo ricco in campo cromatico in cui si susseguono moltissime correnti culturali e avanguardie. Alcune risultano più interessanti dal punto di vista dell’originalità cromatica e tra queste citiamo il cubismo di Picasso. Anche l’arte di Kandinsky si avvicina molto alla cromia, infatti il pittore sostiene che l’arte debba attingere dal linguaggio dei colori perché ogni tonalità è capace di suscitare emozioni e di coinvolgere lo spettatore. Nel 1900 il colore verrà largamente impiegato in tutte le arti figurative e nei campi della grafica, della pubblicità e della comunicazione. In base alla loro origine, i pigmenti sono distinti in naturali e artificiali ed, in base alla loro composizione, in chimici, organici e minerali. Le principali tecniche per la preparazione sono la macinazione di minerali, la calcinazione o la cottura di sostanze animali o vegetali ed i processi chimici. I colori che vediamo sulle policromie lignee, sugli affreschi e, successivamente, sulle pitture ad olio su tela sono quindi pigmenti disciolti ed elaborati con leganti secondo antiche e minuziose ricette pittoriche. Azzurro: L’azzurrite è un pigmento di origine naturale estratto dalle miniere di rame assieme con la malachite. Per la preparazione del colore, così come argomentano antichi trattati, il minerale una volta purificato, va rielaborato con acqua insieme alla gomma arabica, alcuni trattati indicano di mescolarvi anche del miele. L’azzurrite viene usata dal medioevo fino al XVII sec. Anticamente veniva usato a tempera su muro sopra una base rossa di sinopia e nero di vite. L’azzurrite annerisce tendendo spesso al tono verde per la sua tendenza a trasformarsi nel carbonato basico verde. Anticamente veniva usato a tempera su muro sopra una base rossa di sinopia e nero di vite. L’azzurrite annerisce tendendo spesso al tono verde per la sua tendenza a trasformarsi nel carbonato basico verde. Ciò spiega perché molte pitture murali, realizzate a campiture celesti sono divenute con il tempo, più o meno verdi. Lapislazzuli: o oltremare naturale (o azzurro ultramarino) è di origine naturale e deriva dalla macinazione di una pietra semipreziosa composta da lazulite. Questo pigmento, già noto alle civiltà mesopotamiche e agli egizi ed ancora più fiorente in epoca romana, viene usato con sempre più grandi capacità artistiche dal XIV al XV sec. In questo periodo storico vengono perfezionati antichi metodi di preparazione e, il lapislazzuli, è così preparato ed impastato a caldo, 61 con cere, oli e resine, poi, trattato con liscive a base di cenere, per separare il colore dalle impurità. Il nome “ oltremarino “ deriva dal fatto che questo pigmento veniva importato dall’oriente per via mare, mentre il nome lapislazzuli deriva da lapis=pietra e lazward=azzurro (in persiano). Dato il suo alto costo è stato usato raramente dagli antichi dove ad esempio, per la tecnica ad affresco, spesso veniva sostituito con l’azzurrite. E’ preferibile usarlo a tempera perché se mescolato con oli siccativi diventa scuro e opaco. Questo pigmento tende ad ingrigire. Il blu di smalto è un vetro colorato di blu con l’aggiunta di ossido di cobalto. Si usa a tempera o ad affresco poiché con l’olio si opacizza ed ingrigisce. Ebbe larghissimo impiego negli affreschi dal XVI al XVIII sec., fino a che nel 1800 non venne sostituito dall’attuale blu di cobalto artificiale. Indaco: è un colore di origine vegetale ricavato dalla pianta indiana indigofera tinctoria, o estratto dalla ”erba gualda“ coltivata nelle zone di Gualdo Tadino presso Nocera Umbra. L’antica preparazione consisteva in una prima fermentazione in acqua dopodiché aggiungendo della calce, e dopo una breve ossidazione all’aria, si formava il pigmento color blu. Anticamente si usava insieme alla biacca (ad olio) per ottenere un colore simile all’azzurrite. Buono per la pittura ad olio e per la coloritura delle stoffe. Bianco: Il bianco di S. Giovanni detto anche bianco di calce è di origine minerale. Usato fin dall’antichità nella pittura a fresco, in quanto è stabile alla luce a all’umidità. La biacca detta anche bianco di piombo o cerussa è di origine minerale se estratta dalla cerussite o di origine artificiale quando è tratta dal carbonato basico di piombo. Fin dall’antichità viene usata la biacca artificiale. Solo dal 1800 si passa alla cerussa, e si comincia a considerare tossica la biacca contenente appunto bianco di piombo. Buona per tempera, ancora migliore nella pittura ad olio se mescolata con leganti oleosi. Si usava prevalentemente in ampie velature mischiandola con la chiara d’uovo. Rosso: I pigmenti rossi sono fra i più antichi usati dall’uomo e sono comunemente le “ terre “ a base di ossidi di ferro dette anche “terre rosse“ o “ocre rosse“ come il rosso veneziano, il rosso indiano e l’ematite. La terra di Siena è composta da ossidi ferro e argilla ed ha un colore più caldo e rossiccio. Simile per colore e composizione è la sinopia usata ad affresco per i disegni preparatori. Questi pigmenti sono ottimi usati in tutte le tecniche pittoriche. Giallo: Le ocre gialle sono pigmenti di origine minerale usati fin dalla preistoria, composti da ossidi di ferro idrati, silicati e argille. Il loro componente principale è la limonite. La loro tonalità varia a seconda del loro luogo di provenienza. Se usati con oli tendono a scurirsi. Il giallo di piombo e stagno è detto anche “ giallorino “ oggi denominato più comunemente come 62 giallo di Napoli. Questo colore era già noto ai babilonesi, ma solo a partire dal XV sec. viene comunemente usato in pittura (buono per gli affreschi) e la sua preparazione comincia così ad essere inserita in antichi trattati. Il litargirio è monossido di piombo e si ottiene riscaldando la biacca a 300°. E’ buono se usato con leganti oleosi, ma è tossico ed annerisce se viene a contatto con pigmenti contenenti zolfo. L’orpimento è un minerale giallo associato al solfuro di arsenico (realgar). Già noto agli egizi. I greci lo chiamavano arsenicon. Nel medioevo si comincia a produrlo artificialmente facendo reagire insieme lo zolfo con il realgar. E’ tossico e annerisce a contatto con quei pigmenti che contengono zolfo. Nero: Fin dall’antichità i pigmenti neri si ottenevano dai residui di combustione :il nero animale come il nero di avorio (per gli affreschi); il nero fumo o nero di lampada (ha una tonalità lievemente azzurra); il nero vegetale o nero di vite o di carbone. Verde: La terra di Verona o terra verde è di origine naturale. Fin dall’antichità è usata a tempera e ad affresco. La malachite è un minerale (rame associato all’azzurrite).Buono con tutte le tecniche. Il verderame fin dall’antichità è stato usato in tutte le tecniche eccetto che per l’affresco, in quanto questo pigmento deve essere stemperato con oli e resine per divenire brillante e molto velato. Si ha così il resinato di rame usato per le “velature“. E’ buono usato sulla carta dopo essere stato temperato con rosso d’uovo. Non si deve mai mettere il verderame ha contatto con la biacca in quanto, per reazione chimica, si decompongono. Marrone: La terra d’ombra naturale è di origine minerale comincia ad essere usata a partire dal XV sec. per eseguire le ombre dei visi e dei panneggi, da qui la denominazione di “ombra“. Se usata ad olio si altera per l’alta percentuale di legante che riesce ad assorbire. La terra d’ombra bruciata si ottiene per calcinazione della terra d’ombra naturale. Ha un tono più caldo ed è più coprente della terra naturale. Il bitume è conosciuto fin dall’antichità, ma è solo dal 1500 che comincia ad essere usato come pigmento elaborato esclusivamente con leganti oleosi in quanto idrorepellente. Si usa per le velature perché ha un basso potere coprente,inoltre va mescolato con sostanze siccative perché non asciuga. Il color seppia è ricavato dalla secrezione delle seppie. In origine viene usato dagli antichi come inchiostro e, dal XVIII sec. è usato in pittura con la tecnica ad acquerello. E’ il tipico colore usato anche nelle monocromie su pergamena elaborato spesso con biacca diluita in olio di lino crudo e, successivamente, con il bianco di S. Giovanni diluito con chiara d’uovo. 63 Fin dalla preistoria, le strutture in legno, canne intrecciate, terra, pietra o muratura venivano rivestite con un intonaco per riparare l'edificio dal freddo, dall'umidità, ma anche dal calore. Spesso, inoltre, la superficie intonacata veniva dipinta con colori vegetali stemperati in un legante organico. Anche sugli edifici costruiti con mattoni lasciati a vista, di solito venivano applicate leggere stesure di colore sia per unificare e rendere omogenea la superficie, sia per limitare l'assorbimento dell'acqua da parte dei mattoni. Forse già l'uomo delle palafitte proteggeva e ispessiva la struttura lignea con un rinzaffo di argilla e fibre vegetali, facilmente reperibili lungo i corsi d'acqua, completando l'opera con una stesura di sterco di cavallo, che ha la proprietà di rendere meno assorbente la superficie: del resto ancora oggi in molti paesi del mondo si usa lo stesso tipo di rivestimento. Fin dall'antichità gli intonaci hanno rappresentato il rivestimento di superficie più diffuso. Le origini dell'intonaco si perdono nella notte dei tempi. Alcune testimonianze del V secolo a.C. ci provengono dalla Mesopotamia. L'usanza di stendere l'intonaco sulla superficie delle pareti realizzate in mattoni crudi era diffusa anche in Egitto. L'impasto era generalmente costituito da limo misto a paglia sminuzzata con cui veniva realizzato lo strato grezzo sul quale si procedeva a stendere successivamente uno strato di finitura costituito da gesso e calcare macinato. Questi intonaci in molti casi costituivano il fondo per le pitture tombali. Anche l'architettura greca ha utilizzato estesamente, al contrario di quanto si possa pensare, gli intonaci, qualsiasi struttura dell'architettura greca era sempre rivestita da un sottilissimo strato di intonaco se non addirittura ricoperta da uno spesso strato di stucco. Durante il periodo romano l'intonaco raggiunge il suo massimo splendore. E' Vitruvio a definire le modalità di realizzazione dell'intonaco, concepito a più strati. 4.2 Il colore 64 Le discussioni sul colore iniziano sempre con la ruota dei colori e con i colori primari. Secondo l'applicazione e l'ambiente i colori primari si suddividono in tre famiglie: RGB (Rosso / Verde / Blu) Red - Green - Blue CMY (Ciano / Magenta / Giallo) Cyan - Magenta - Yellow YRB YRB (Giallo / Rosso / Blu) Yellow - Red - Blue RGB è utilizzato dalla maggior parte dell'elettronica e delle tecnologie che trasmettono la luce, come TV, film e tecniche digitali, CMY (in realtà CMYK in quanto include il nero) viene utilizzato con le tecnologie della luce riflessa come gli inchiostri da stampa. YRB sono i colori primari. 65 Culture: A: Occidentale, B: Giapponese, C: Hindu, D: Indiani d'America, E: Cinese; F: Asiatica; G: est Europa; H: Musulmana; I: Africana; J: Sud America Significati: 1) rabbia; 2) arte/creatività; 3) autorità; 4) sfortuna; 5) equuilibrio; 6) bellezza; 7) calma; 8) celebrazione; 9) bambini; 10) freddo; 11) compassione; 12) coraggio; 13) viltà; 14) crudeltà; 15) pericolo; 16) morte; 17) decadenza; 18) inganno; 19) desiderio; 20) terreno; 21) energia; 22) erotismo; 23) eternità; 24) diavolo; 25) eccitazione; 26) famiglia; 27) femminilità; 28) fertilità; 29) vistosità; 30) fratellanza; 31) amicizia; 32) divertimento; 33) dio; 34) divinità; 35) buona fortuna; 36) graditudine; 37) crescita; 38) felicità; 39) guarigione; 40) salute; 41) calore; 42) paradiso; 43) santità; 44) malattia; 45) introspezione; 46) intelligenza; 47) intuizione; 48) religione; 49) gelosia; 50) gioia; 51) apprendimento; 52) vita; 53) amore; 54) lealtà; 55) lusso; 56) matrimonio; 57) modestia; 58) denaro; 59) cordoglio; 60) natura; 61) natura; 62) passione; 63) pace; 64) confessione; 65) potere; 66) potere personale; 67) purezza; 68) radicalismo; 69) razionalità; 70) affidabilità; 71) scacciare il diavolo; 72) rispetto; 73) regalità; 74) auto miglioramento; 75) forza; 76) stile; 77) successo; 78) problemi; 79) tregua; 80) fiducia; 81) infelicità; 82) virtù; 83) calore; 84 saggezza. 66 La percezione del colore dipende da un fattore soggettivo: un comando impartito dal cervello all’occhio umano. Per alcuni daltonici, infatti, il colore rosso non esiste, e le stesse parole rosso, bianco, grigio non hanno senso se pensiamo al centinaio di rossi dei Maori, ai sette tipi di bianco degli eschimesi e alle più di 600 tonalità di grigio percepite dall’uomo urbano europeo del XX secolo. Parlare di colore implica che si parli di luce, dal momento che senza la luce non vi può essere colore. Per il pittore è di fondamentale importanza conoscere perfettamente le caratteristiche del colore poiché è questo il mezzo di cui si avvale per la realizzazione delle sue opere. La luce è la forma di energia che consiste in un movimento ondulatorio ad altissima frequenza. La lunghezza d’onda è compresa tra 0,7 e 0,4 micron e corrisponde all’aspetto dei sette colori conosciuti: il magenta (rosso tendente al violaceo), l’arancione, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il violetto che, componendosi, danno la luce bianca del sole. In laboratorio, per mezzo di un prisma, si può procedere alla scomposizione cromatica delle luce del sole, provocando artificialmente il fenomeno dell’arcobaleno. Ecco allora apparire i sette colori dell’Iride. La luce è quindi colore. Quando poi la luce incontra un corpo opaco, dà luogo a effetti diversi a seconda della composizione molecolare di quest’ultimo. Nel caso in cui sia completamente assorbita dal corpo, vedremo nero, cioè ombra, assenza di luce. Nel caso in cui venga riflessa, apparendo quindi nel suo colore originale, vedremo il bianco. 67 Perciò possiamo dire che il bianco e il nero non sono propriamente colori, ma luce e ombra. Vediamo i colori soltanto quando il corpo opaco assorbe la luce, riflettendone una parte. Ma occorre considerare che, in assenza di condizioni di massima luce e massima ombra, sarà sempre presente una valenza cromatica. Infatti in natura non esistono il bianco e il nero assoluti. È bene chiarire che, parlando di colore, si possono intendere due cose diverse: la luce, che è il colore vero e proprio, cioè l’effetto visibile o la materia colorante, ossia il pigmento. Fra i sette colori dello spettro solare tre sono primari: il magenta, il giallo e il blu. I colori primari costituiscono una classe a sé stante, in quanto ciascuno di essi è diverso dall’altro, unico e non ottenibile come mescolanza di altri colori. I rimanenti colori dell’Iride si ottengono mescolando questi tre colori di base. Se mescoliamo blu e giallo, avremo come risultato il verde; con magenta e giallo otteniamo il rosso, che diventa arancione se aggiungiamo ancora giallo; blu e magenta, invece, danno il violetto. L’indaco è considerato blu scuro, privo di giallo e influenzato dal magenta. La percezione della forma, la profondità e il chiaroscuro sono strettamente connessi alla percezione del colore. Il colore è un attributo degli oggetti che percepiamo quando c'è luce. La luce è composta da onde elettromagnetiche che si propagano a circa 300.000 chilometri al secondo. Questo significa che i nostri occhi reagiscono all'impatto dell'energia e non alla materia stessa. Le onde formano, secondo la loro lunghezza, i vari tipi di luce, dall'infrarossa, a quella visibile dall'occhio umano, fino ai raggi ultravioletti. Le lunghezze d'onda visibili sono tra 380 e 770 nanometri. Il nanometro (simbolo nm) è un'unità di misura di lunghezza, corrispondente a 10-9 metri (cioè un milionesimo di millimetro). Più in generale nano è un prefisso che moltiplica per un fattore 10-9 l'unità di misura a cui è applicato (equivalente a dividere per un miliardo). In spettroscopia, il nanometro è usato per indicare la lunghezza d'onda della luce visibile (compresa tra 400 e 700 nm) e della luce ultravioletta (tra 320 e 400 nm). Gli oggetti ritornano la luce che non assorbono intorno a loro. Il nostro campo visivo interpreta queste radiazioni elettromagnetiche, che l'ambiente emette o riflette, con la parola COLORE. L'arcobaleno ha tutti i colori dello spettro solare. I Greci hanno personificato questo spettacolare fenomeno luminoso con Iris, il messaggero degli dei disceso tra gli uomini, agitando le sue ali colorate. La scienza che applica l'esperienza, spiega che i colori sono i componenti della luce bianca (luce solare o artificiale del giorno). La luce bianca è incolore, ma contiene tutti i colori, come ha dimostrato Isaac Newton. Un corpo opaco, cioè non trasparente, assorbe gran parte della luce che lo illumina e ne riflette una parte più o meno piccola. Quando il corpo assorbe tutti i colori della luce bianca, l'oggetto appare nero. Quando riflette tutti i colori dello spettro, l'oggetto appare bianco. I colori assorbiti scompaiono all'interno dell'oggetto, 68 quelli riflessi raggiungono l'occhio umano. I colori che vediamo, sono quindi quelli che non son assorbiti, ma propagati, dagli oggetti stessi. 4.3 Colori primari, generalità La problematica del colore e il suo studio è molto ampia potendo essere affrontata nel campo della percezione fisica, fisiologica e psicologica, per il suo significato culturale, nell'arte, industria, ecc. Le conoscenze che abbiamo acquisito sul colore nella scuola elementare, si riferisce al pigmento di colore e proviene dagli insegnamenti della vecchia Accademia francese di pittura che considerava come colori primari (quelli che mescolati producono tutti gli altri colori) rosso (RO), giallo (GI) e blu (BL). Colori che usiamo per costruire il nostro cerchio dei colori di riferimento. Definiamo primaria la triade: Rosso, Giallo e Blu. Come secondaria ci sarà la triade composta da miscele pure dei colori primari: Arancione (AR) (Rosso + Giallo), Verde (VE) (Giallo + Blu) e Viola (VI) (Blu + Rosso). I colori secondari sono il gruppo di 6 cromatismi intermedi, che sul cerchio cromatico, si collocano appunto in posizione intermedia tra quelli primari. Nella pratica professionale ci sono due set di colori primari: colori primari prodotti dalla luce e quelli riflessi dai pigmenti. 4.4 Temperatura colore: Definizione dei colori caldi e freddi Sono definiti colori caldi quelli che vanno dal rosso al giallo mentre colori freddi sono le sfumature dal blu al verde. Questa divisione si trova solo nel senso e nell'esperienza umana. Calore e freddo sono sensazioni termiche e i colori, in nessuna maniera, possono arrivare a trasmetterle. Un colore freddo e uno caldo, o un colore primario e uno composto, sono complementari. La psicologia del colore è stata studiata da grandi maestri come Goethe e Kandinsky. Il colore è denotativo quando viene utilizzato come rappresentazione della figura, o di un altro elemento, vale a dire, incorporato nelle immagini reali della fotografia o delle opere d'arte, riconoscendo sempre l'iconicità del modo in cui è presentato. La connotazione è l'azione di fattori non descrittivi, ma psicologici, simbolici ed estetici che generano una certa atmosfera. Si tratta di un elemento estetico che colpisce le sottigliezze della sensibilità percettiva. Le associazioni di significato variano a seconda della cultura, della regione e dell'esperienza dell'osservatore. 69 Scegliere la giusta tonalità di colore non è un aspetto secondario del progetto, così come è importante la qualità dei pigmenti e delle pitture, meglio se ecologiche. Il fenomeno naturale del colore non è altro che pura energia radiante, rappresentabile da leggi fisiche come il suono. Come due suoni, anche due colori diversi si distinguono nei valori di lunghezza d’onda e frequenza. In sostanza i colori sono vibrazioni elettromagnetiche e come tali influenzano tutti gli esseri viventi; la cromoterapia, ad esempio, è efficace nella cura di alcuni stati patologici dell’uomo. Nel campo dell’architettura vi è una particolare attenzione alla capacità riflettente dei colori, caratteristica che spesso guida le scelte cromatiche per i muri interni ed esterni delle abitazioni: in genere la regola è quella di usare tonalità più calde e intense in climi freddi e tonalità chiare per i climi caldi. I colori possono influenzare perfino la circolazione sanguigna: i toni freddi come verde o blu la rallentano mentre quelli caldi come giallo, arancio e rosso contribuiscono ad accelerarla. Da non sottovalutare anche gli effetti psicologici che questi hanno in architettura: i toni chiari amplificano gli spazi, dando sensazioni di freschezza e pulizia, nei casi disarmonici di troppo distacco e freddezza; quelli scuri invece danno una sensazione di calore ma anche compressione e riduzione degli ambienti, nei casi peggiori di soffocamento. Insomma ai vari gruppi di colori sono legati determinati effetti particolari: blu, azzurro e verde sono calmanti e distensivi; indaco e viola sono sedativi e malinconici; rosso è eccitante ed energetico; giallo e arancione sono colori tonificanti. È importante che i colori per gli interni siano scelti in base alla sensibilità individuale, ma ci sono delle costanti generali nelle loro caratteristiche che è bene seguire nella scelta delle tonalità più adatte per i vari ambienti della casa. Per ingressi e corridoi dovrebbero essere utilizzate tonalità chiare che amplificano le luce; sono da evitare i colori scuri i quali rischiano di trasmettere un senso di oppressione e una prima sensazione negativa che può ripercuotersi nell’immagine di tutta la casa. Si consiglia inoltre di evitare salti cromatici eccessivi. In soggiorno sono da preferire le gradazioni calde del giallo e dell’arancio, è l’ambiente più vissuto durante il giorno quando si è più attivi, questi sono colori che stimolano i movimento e danno energia. Da evitare il blu che ha effetti troppo calmanti. In cucina come in soggiorno, sono da prediligere i colori caldi giallo, rosso e arancio legati al fuoco. Anche il bianco in questo caso è indicato perché contribuisce ad evidenziare il colore dei cibi e a trasmettere una sensazione di freschezza e di igiene. 70 Per il bagno il giallo, il rosso, e l’arancio conferiscono sensazione di vitalità molto gradite durante il bagno, in particolar modo per le persone freddolose, flemmatiche ed un po’ depresse. Per le persone molto vitali o tendenti al nervosismo più indicati i toni sul blu, verde, rosa chiaro e bianco. In camera da letto è preferibile il verde e le sue sfumature, azzurro e rosa, non è indicato il giallo ancora meno il rosso che può provocare insonnia. Nelle camere dei bambini si consiglia una maggiore attenzione ai colori perché molto spesso sono più sensibili e influenzabili degli adulti. Di solito le tonalità sull’azzurro, verde e rosa aiutano ad espandere la fantasia e la creatività in modo armonico. Il locale adibito a studio all’interno dell’abitazione, i colori giallo ed arancio saranno ottimali per stimolare l’attività mentale. Ottimo l’effetto se accostati al turchese e al verde. Il colore è un valido strumento che, applicato negli ambienti della vita di tutti i giorni, può migliorare la nostra esistenza nel lavoro, nella casa, nella scuola. Con il colore si può mantenere o reinventare il significato di uno spazio. In modo particolare la Cromoterapia ed il Feng Shui si occupano del colore e del suo corretto uso. Secondo la Cromoterapia i colori influenzano l’uomo, la sua salute ed i suoi stati d’animo, esiste una medicina alternativa che vuole curare proprio con i colori. Alla base della cromoterapia vi è la convinzione che questi colori possano influenzare il corpo e la mente di un soggetto, al fine di ripristinare e favorire l’equilibrio o controllare determinati disturbi. Questo metodo terapeutico sfrutta le vibrazioni cromatiche per ristabilire un equilibrio energetico alterato. L’irradiazione colorata provoca l’assorbimento di onde elettromagnetiche con una frequenza oscillatoria, che varia da colore a colore, stimolando la risonanza vibratoria degli atomi contenuti nelle cellule. È esperienza comune che la luce influenzi, in alcuni soggetti più che in altri, almeno gli stati d’animo. Il Feng shui è un’arte orientale, di origine cinese, che si propone di supportare l’architettura tradizionale nella progettazione delle abitazioni e nella scelta dei mobili in modo da creare la giusta armonia tra interno ed esterno per chi abita la casa. Nell’architettura moderna spoglia di elementi scultorei e semplice nelle linee, il colore è uno dei pochi elementi decorativi con ruolo basilare. Il suo uso deve essere coscienzioso e non dipendere solo dalla fantasia o dalla moda del momento, il buon senso, il gusto e la misura sono sempre utili. 71 La maggior parte della popolazione vive la maggior parte del tempo in ambienti chiusi ed illuminati artificialmente. Siamo pertanto sottoposti ad una sorta di “inquinamento luminoso” dato dal forte impiego della luce artificiale a cui l’occhio umano non è abituato per sua natura, tutto ciò sfalsa i livelli ormonali e i ritmi naturali notte e giorno. Alcuni studi condotti da importanti istituti di ricerca sull’influenza dei diversi tipi di illuminazione su microrganismi, piante e animali hanno portato alla conclusione che l’illuminazione artificiale utilizzata non permette un armonioso e normale sviluppo, perché priva della gamma benefica degli ultravioletti. La luce influisce su molti processi vitali: metabolici, sulle ghiandole endocrine, e sulla sintesi enzimatica. Il colore è un utile strumento per creare volumi: può essere usato per correggere relazioni tra superfici non armoniche, per ampliare o restringere, abbassare o alzare, il tutto con l’aiuto della luce. I difetti di proporzione degli ambienti possono essere attenuati con semplici espedienti: se il soffitto è troppo basso, si può dare l’illusione di una maggiore altezza riducendo o schiarendo gli zoccoli e le cornici, cercando motivi decorativi verticali che slancino o contrapponendo al soffitto chiaro un pavimento anch’esso chiaro. Se la camera è piccola bisognerà evitare di frammentare il pavimento con troppi tappeti. I contrasti troppo forti sono da evitare, la continua contrazione e dilatazione della pupilla stanca l’occhio provocando spossatezza e cefalee. 72 73 4.5 I colori negli ambienti confinati BIANCO: il bianco è il colore più diffuso nelle nostre case, anche in virtù della sua duttilità e praticità. La tinta è luminosa ma può causare un senso di freddezza e di monotonia. Se aggiungiamo un po’ di giallo il risultato può contribuire a creare calore in ogni ambiente della casa. Il bianco mostra connotazioni diverse in funzione dell'atmosfera: può trasmettere un senso di calma, soddisfazione, gioia, violenza, male e così via. Ha la maggiore sensibilità alla luce. E' la somma, o la sintesi, di tutti i colori, simbolo dell'assoluto, dell'unità e dell'innocenza, che significa pace o resa. Miscelato con un altro colore ne riduce la potenza psichica; quella del bianco sempre positiva e affermativa. Gli oggetti bianchi ci danno un'idea di purezza e di modestia. La luce bianca crea una sensazione di vuoto e infinito positivo. Cromoterapia: Il bianco è il colore della purezza in quanto è il colore della luce. Nella teoria di Newton, una superficie è bianca quando riflette contemporaneamente tutte le radiazioni cromatiche. Jung considera il bianco come un momento evolutivo ed esistenziale, come "il grado più elevato che la meditazione umana possa mai raggiungere". La luce bianca è vitalizzante, permette la sintesi della vitamina D, stimola le cellule e le ghiandole endocrine. Il Bianco è utile in caso di: inappetenza, debolezza e ipotonia muscolare, pallore, anemia, carenza di vitamina D, invecchiamento precoce, eccesso di pensieri, ansia, memoria debole, fragilità psichica. Controindicazioni: non utilizzare il bianco nei bambini iperattivi. 74 NERO: simbolo dell'errore, del male, del mistero e talvolta di qualcosa d'impuro e maligno. La morte è l'assenza del colore. Trasmette anche nobiltà ed eleganza. Il nero è il colore dell'autorità e del potere. È molto usato nella moda perché fa apparire le persone più slanciate. È anche elegante e senza tempo. Implica anche la sottomissione. I sacerdoti indossano nero per indicare la sottomissione a Dio. Alcuni esperti di moda dicono che una donna che indossa il nero implica sottomissione agli uomini. Gli abiti neri possono anche dimostrare prepotenza ed aggressività. Manca di tonalita’ e luminosita’, assorbendo la luce, senza riflettere nessuno dei raggi che la compongono. Produce un sentimento di solidarieta’ e di formalita’. Il nero e’ un colore classico naturale. E' il colore dell'autorita’ e del potere, ma implica anche la sottomissione. Simboleggia l'oscurita' primordiale, l'inconscio, il vuoto, il male, le tenebre della morte, vergogna, disperazione, distruzione, corruzione, dolore, tristezza, umiliazione, rinuncia, solennita', costanza. Rappresenta anche il tempo, duro, spietato e irrazionale. E' il colore del caos viene associato anche al lutto, alla stregoneria e alla magia nera. Il nero è dato dalla combinazione di tutti i colori insieme mescolati, esso è assenza di luce, come si è già detto. E’ particolarmente utilizzato negli interni di discoteche, pubs e locali notturni. Nelle abitazioni può essere impiegato per esaltare il contrasto tra le pareti o per evidenziare degli oggetti appesi ad esse come quadri, sculture, etc. Può essere utilizzato anche per dare il senso della profondità pitturando solo un lato di una stanza, o la parete di fondo di un corridoio, che in questa maniera sembrerà più lontana. Pittura a Lavagna: è un’idea molto carina, infatti è molto utilizzata in ludoteche e spazi per la ricreazione: la pittura Lavagna è una vernice composta da acril poliuretano, è facile da applicare a pennello, a rullo o a spruzzo su 75 superfici lisce e ben trattate. Il prodotto crea un film protettivo colorato super resistente e scrivibile con gessetto. Si cancella con cassino di lana o fazzolettini di carta tipo scottex. Cromoterapia: Il nero è il colore opposto al bianco anche a livello simbolico, esso rappresenta infatti il vuoto, ma anche il male contrapposto al bene Il primo stadio alchemico della trasmutazione della materiaviene definito "nigredo", alludendo non solo al colore nero della materia, ma anche al "tenebroso". Il nero è anche il simbolo di ciò che non si può conoscere, di ciò che è segreto, misterioso, ignoto. Ma il nero è anche il colore della depressione, della sofferenza psichica, della morte, del lutto; proprio per i suoi significati profondi e per il suo effetto negativo sull'umore, non viene utilizzato in cromoterapia. 76 GRIGIO: E' il centro di tutto quanto si trova nella transizione tra bianco e nero, è il prodotto di una miscela di entrambi. Il grigio è un mix di gioia e dolore, di bene e male. Comunica la freddezza dei metalli, ma anche sensazioni di luminosità, lusso ed eleganza. Sono particolarmente facili da abbinare al resto della casa in quanto sono indicati sia in ambientazioni con arredo moderno che classico. Cromoterapia: Il grigio è un colore completamente privo di ogni stimolo e di ogni tendenza psicologica. É neutro. Né soggetto, né oggetto. Né introversione né estroversione. Né tensione, né rilassamento. Il grigio non é un territorio occupato, ma una frontiera. Una terra di nessuno, una zona smilitarizzata, un muro dì Berlino. Un confine tra zone diverse, l’approccio al quale differisce a seconda della direzione da cui si proviene. Chi sceglie il grigio in prima posizione vuole separare tutto con un muro, rifiuta di impegnarsi per proteggersi da ogni stimolo e da qualsiasi influenza esterna, Non desidera lasciarsi coinvolgere, e rinuncia a qualsiasi partecipazione spontanea, facendo ciò che deve in modo meccanico ed artificiale. Anche quando dà l’impressione di partecipare pienamente, in effetti partecipa solo da lontano: si mette da un lato e si osserva senza lasciarsi coinvolgere da scelte o rifiuti drastici. Il grigio svolge dunque un ruolo giustificativo per il soggetto. 77 MARRONE: è un colore maschile, grave, tranquillo, ricorda l'atmosfera autunnale e dà l'impressione della gravità e dell'equilibrio. E' realistico, forse perchè è il colore della terra che calpestiamo. Solido e affidabile è il colore della terra ed è abbondante in natura. Il Marrone chiaro implica genuinità, mentre il marrone scuro è simile al legno o al cuoio. Marrone può anche essere triste e malinconico. Gli uomini sono più inclini a scegliere il marrone come uno dei colori preferiti. Cromoterapia: Il marrone conserva la dinamicità e lo slancio del rosso, ma in versione mitigata: libera da situazioni di sconforto, assicura una vitalità più ricettiva che attiva. 78 VERDE: è frutto della mescolanza tra blu e giallo, è un colore freddo con potere rilassante. Il verde è associato all’aria aperta e agli alberi al relax, è ideale per la camera da letto, ovviamente bisogna fare attenzione all’intensità del colore, prediligendo le tinte tenui a quelle molto scure che sono assai più impegnative. Il verde è indicato nei bagni, dove non è presente l’areazione diretta, stimola la respirazione polmonare. È un colore di estremo equilibrio, sia perché è composto dai cromatismi delle emozioni (giallo = caldo) e del giudizio (blu = freddo), sia per la sua situazione di transizione nello spettro. Viene associato alle persone superficialmente intelligenti e sociali che amano la vanità dell'oratoria. Richiama la primavera e la carità. Incoraggia lo squilibrio ed è uno dei preferiti dagli psico-nevrotici perché produce rilassamento dall'ansia e riposo nella calma e tranquillità, anche perché suggerisce amore e pace. Al tempo stesso è il colore della gelosia, il degrado morale e della follia. Significa realtà, speranza, ragione, logica e gioventù. Coloro che lo preferiscono detestano la solitudine e cercano la compagnia. Con il bianco esprime debolezza o povertà. Suggerisce umidità, freschezza e simboleggia la natura e la crescita. Chi preferisce usare il verde, vuole essere rispettato ed è competente. Simboleggia la natura. È il colore più semplice per l'occhio e può migliorare la visione. È calmante e rinfrescante. Gli ospedali utilizzano spesso il verde perché rilassa i pazienti. Le spose nel Medioevo portavano il verde per simboleggiare la fertilità. Verde scuro è maschile, conservatore e implica la ricchezza. Cromoterapia: Il verde nella cromoterapia riveste un ruolo fondamentale, in quanto il verde è armonia. È il colore della natura e dell'equilibrio tra le forze in campo. È il colore della spinta verso il benessere. In cromoterapia, il verde si consiglia agli iperattivi, a coloro i quali si trovano costantemente sotto pressione e a chi necessita di fare chiarezza dentro si sé, specie se parliamo di 'sentimenti'. Meglio ancora funziona con l'ansia. Ecco perché si dipinge di 79 verde la parte conviviale della casa, luogo in cui si incontrano le relazioni sociali con i nostri simili. ROSSO: è il colore della potenza e della passione, l’importante è sempre non abusarne, la forza può infatti sfociare in eccesso di vigoria ed in sentimenti distruttivi che rischiano di opprimere le persone. Il rosso deve pertanto essere dosato con cura, il rosso chiaro ed il rosa contribuiscono a creare un effetto rilassante ed armonioso, perfetto per la camera da letto, mentre le tinte scure sono troppo “vivaci” per l’ambiente del riposo. Il lilla è inoltre particolarmente indicato per il soggiorno, il luogo in cui accogliere gli amici in un’atmosfera che stimoli la comunicazione e la socialità. Il rosso è comunque utilizzabile per le finiture in ogni locale, è sufficiente non esagerare. È considerato come un carattere estroverso, che ha un temperamento vitale, materiale ambizioso, spinto dall'impulso, piuttosto che dalla riflessione. Simboleggia sangue, fuoco, calore, rivoluzione, gioia, azione, passione, forza, controversia, diffidenza, la distruzione d'impulso, così come la stessa crudeltà e la rabbia. E' il colore dei maniaci e di Marte e anche dei generali ed imperatori romani, evoca la guerra, il diavolo e il male. Come colore richiede molta attenzione e controllo di quantità ed intensità, in quanto dato il suo potere di eccitazione, se usato troppo, può stancare. Se mescolato col bianco esprime frivolezza, innocenza e gioia giovanile, mentre se miscelato col nero stimola l'immaginazione e suggerisce dolore, dominazione e tirannia. E' il colore della sensualità, virilità e dell'energia, considerato simbolo di una passione ardente e travolgente. Grazie alla sua associazione con il sole e il calore è un colore specifico per le persone che desiderano esperienze forti. 80 Cromoterapia: Associato al fuoco, rappresenta l’energia per eccellenza, infatti, è il colore della vita ma solo se assumiamo che il concetto di vita ha implicito in sé quello di morte, perché richiama quanto scorre nelle vene. E' eccitante e vivace, è il colore dell'eros e dell'affettività più profonda. Nell'alchimia rappresenta l'uomo, il sole, lo zolfo, l'oro. Per gli Indiani d'America significa gioia e fertilità. Dal punto di vista fisico stimola le funzioni vitali: aumenta la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e respiratoria, stimola l'adrenalina. Da un punto di vista psicologico rappresenta l'attività, l'estroversione. E' anche il colore dell'eros e dell'affettività più profonda ma anche della corporeità erotica e sessuale. Nella Cromoterapia Olistica è utilizzato per trattare malattie da raffreddamento, mal di gola, a tosse cronica e asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali. E’ indicato in tutti quei casi in cui ci si sente stanchi, apatici, ipotesi, incapaci di provare emozioni, pensare, prendere parte alla vita sociale. GIALLO: il colore del sole, evoca energia e dona sensazione di calore. La tinta nella tonalità più calda è indicata per la cucina, quando è molto chiara anche per il soggiorno. Bisogna ricordare che il giallo dà carica e stimola la creatività. È meno indicato per i locali destinati al riposo. È il colore più intellettuale e può essere associato con un'intelligenza elevata o con una deficienza mentale, Van Gogh ne aveva una predilezione speciale, soprattutto negli ultimi anni. Simboleggia invidia, rabbia, codardia e bassi impulsi. Con il rosso e l'arancione è il colore delle emozioni. Evoca anche il satanismo (è il colore dello zolfo) e del tradimento. E' il colore della luce, del sole, dell'azione, evoca potere, arroganza, oro, forza, volontà e incoraggiamento. Miscelato con tonalità neroverdi è molto sgradevole e suggerisce l'inimicizia, la dissimulazione, la criminalità, la brutalità, la gelosia e la lussuria. Mescolato con il bianco può esprimere la codardia, debolezza o paura; la ricchezza, quando si ha una lieve tendenza verdastra. I gialli sono spesso visti come allegri, emotivi, emozionanti e impulsivi, sono relazionati con la natura. Psicologicamente è un colore associato con il desiderio di libertà. Giallo sole allegro è un richiamo di attenzione. Anche se è considerato un colore ottimistico, le persone perdono il loro temperamento più spesso nelle sale gialle, e i bambini piangono di più. È il colore più difficile per l'occhio, così se abusato può risultare opprimente. Il Giallo migliora la concentrazione e accelera anche il metabolismo. Cromoterapia: Per la cromoterapia, ma non solo, il giallo rappresenta un colore vitale che sottolinea la ricerca del nuovo. Ecco che questo potere che contraddistingue il giallo nella cromoterapia viene utilizzata in diverse circostanze di disagio psicofisico, apatia e depressione su tutte. Il giallo sembra essere ancora più efficace in situazioni di disordine alimentare, nei casi di inappetenza e anoressia cronica, in quanto le specifiche vibrazioni cromatiche sono in grado di stimolare il metabolismo e il senso di fame. L'utilizzo del 81 giallo stimola la razionalità e la parte sinistra del cervello, migliorando inoltre le funzioni gastriche e tonificando il sistema linfatico. Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l'intestino. Un'eccessiva esposizione a questa cromia, potrebbe creare nervosismo e irritabilità. ARANCIONE: è un po' più caldo rispetto al giallo e agisce come stimolante di timidi, tristi o linfatici. Simboleggia l'entusiasmo e l'eccitazione, quando è acceso o vicino al rosso, ardore e passione. Utilizzato in aree di piccole dimensioni o per esaltare un altro colore è molto utile, ma usato in grandi aree risulta troppo audace, impulsivo, e può creare un'impressione di aggressività. L’arancio è particolarmente adatto perciò negli ambienti in cui si lavora: per questo è molto utilizzato in studi e uffici dove è richiesta molta energia neuronale. Possiede una forza attiva raggiante che esprime un carattere stimolante, di qualità dinamica positiva ed energetica. Mescolato con il nero suggerisce l'inganno, la cospirazione e l'intolleranza. Quando è molto scuro risulta opprimente. Cromoterapia: In cromoterapia, l'arancio rappresenta il colore di chi necessita di ottimismo e del piacere dei sensi, L'arancio dona allegria e strappa dalle morse della depressione, trasformando l'ambiente. Come colore caldo, l'arancio favorisce la circolazione sanguigna, sciogliendo le tensioni in modo particolare quelle che si annidano lungo la schiena. Chi si veste di arancio è solito essere un tipo espansivo, costruttivo, energico, eccitabile, socievole, estroverso, frettoloso, gioioso e sicuro di sé. Viene utilizzato per la stimolazione della pressione arteriosa e la tiroide. Combatte lo stress e la cervicale, donando energia a chi è stanco. In molte palestre, l'arancio riveste le pareti. È indicato nella lotta a disturbi quali anemia, arteriosclerosi, bradicardia, impotenza, iposecrezione gastrica, ipotensione, paresi, sonnolenza, stipsi, vomito. Controindicato invece in caso di infiammazioni, epatopatie ed emorragie. 82 BLU: è ottimo contro l’insonnia perché calma mente e corpo e regola la pressione sanguigna. Ottimo in camera da letto, ma solo una parete, magari dietro alla testiera del letto è bene non tutta la camera. Il blu profondo è sconsigliato un po’ in tutti gli ambienti, accettabile nelle tonalità dell’azzurro per i locali del riposo. Il blu rappresenta la profondità, ma il rischio è di navigare eccessivamente nel proprio mondo interiore lasciandosi vincere dalla malinconia. Simboleggia la profondità immateriale e la freddezza. La sensazione di tranquillità suscitata dal blu è diversa da quella di calma e riposo che evoca il verde. E' associata a personalità introverse che preferiscono la vita interiore ed è collegata con la circospezione, l'intelligenza e le emozioni profonde. E' il colore dell'infinito, dei sogni e della meraviglia, e simboleggia la saggezza, l'amicizia, la lealtà, la serenità, la pace, la verità eterna e l'immortalità. Significa anche riposo. Mescolato con il bianco evoca la purezza, la fede, e il cielo; mescolato col nero simboleggia disperazione, fanatismo e intolleranza. Anche se applicato su vaste aree non affatica gli occhi. Cromoterapia: La cromoterapia individua il blu come il colore rilassante per antonomasia. Essendo un colore molto freddo, astringente, induce a una forte concentrazione mentale, distende il sistema nervoso, allevia l'ansia, ha un effetto calmante ed è utile per curare casi di iperemotività, psoriasi, orticaria, eczemi. Inoltre il blu è considerato un grande purificatore del sangue e ha una spiccata azione sulla mente. E' il colore associato alla meditazione, allo spazio interiore, al pensiero, al riposo, all'armonia. Nell'iconografia simboleggia il sacro, lo ieratico: la Madonna, il Cristo, gli Angeli ed i Santi vengono ritratti con mantelli o tuniche azzurre. La cromoterapia individua il blu come il colore rilassante per antonomasia. Essendo un colore molto freddo, astringente, induce a una forte concentrazione mentale, distende il sistema nervoso, allevia l'ansia, ha un effetto calmante ed è util eper curare casi di iperemotività, psoriasi, orticaria, eczemi. Inoltre il blu è considerato un grande purificatore del sangue e ha una spiccata azione sulla mente. VIOLA: il viola è il colore della temperanza, intuizione e riflessione. Trasmette la profondità e l'esperienza. Ha a che fare con l'emotività e la spiritualità. E' mistico, malinconico e si può dire rappresenti anche l'introversione. Nella sua variazione, porpora, evoca dignità e splendore. Mescolato col nero indica slealtà, disperazione e miseria. Mescolato con il bianco: morte, rigidità e dolore. Il colore della regalità, connota lusso, ricchezza e raffinatezza. È anche femminile e romantico. Tuttavia, poiché è raro in natura, può apparire artificiale. Cromoterapia: Il viola nella cromoterapia rappresenta un colore freddo, indicativo dell’estro creativo e della forza spirituale. Viola come pensiero e intelletto, favorisce l’ispirazione. E anche il colore della calma e della 83 meditazione, modera l’irritabilità e seda gli stati impetuosi di irragionevolezza improvvisa. A livello fisiologico, il viola rallenta l’attività cardiaca, solleticando la circolazione venosa. Il viola facilita l’equilibrio fra il sodio e il potassio, contribuendo allo sviluppo osseo. Il corpo si rilassa: nervi, muscoli e persino la fame viene sedata. In cromoterapia il viola viene utilizzato per curare diversi disturbi tra cui dermatosi, malattie del cuoio capelluto, crampi, difficoltà di sviluppo osseo, reumatismi, nevralgie, sciatica e ipertensione. 4.6 I colori in ufficio l’attività che si svolge in ufficio esige molta osservazione, riflessione e concentrazione. Il colore la luce devono essere dosati e studiati con attenzione. La piacevolezza data dall’ equilibrio tra spazio, tonalità e luce può portare ad un minor dispendio di energia umana e quindi ad un miglior rendimento mentale. Passare da un ambiente deprimente ad un ambiente di lavoro gradevole può essere stimolante al pari di un aumento di stipendio. A seconda del lavoro che viene svolto, può essere più adatto un colore calmo come il verde. Molto adatti il giallo e l’arancione. Il giallo aiuta a sviluppare le attività logiche, la mente tende ad essere più brillante e quindi viene facilitata la nascita di nuove idee. Il colore violetto inoltre complementare del giallo ed accostato ad esso, aggiunge ispirazione e profondità alla brillantezza analitica. L’arancio è il colore dell’energia costruttiva, della creatività e della gioia di stare insieme, ma anche dello spirito di indipendenza e della fiducia in se stessi. Un po’ di rosso potrà essere utile perché infonde coraggio, volontà di successo, desiderio di rinascita nel lavoro e nell’attività. Il rosso rosato è il colore della persona in grado di controllarsi. Meno indicati i toni di blu e azzurro che possono indurre sonnolenza. Il turchese nelle sale d’aspetto aiuta a 84 rilassarsi, il rosso rende meno pazienti. L’ufficio direzionale in genere è caratterizzato da una maggiore ampiezza e dall’utilizzo di materiali di pregio, oltre che di oggetti di qualche valore, piccole sculture, quadri d’autore .. tocchi di porpora possono sottolineare il ruolo di comando e di autorità. Negli uffici operativi, gli spazi sono più ridotti e simili tra loro ed arredati con materiali meno costosi. Alcuni tocchi di colori vivi sono indispensabili per dare carattere ad un ambiente che potrebbe facilmente risultare monotono. 4.7 Fabbriche e laboratori l’uso del colore crea anche all’interno di fabbriche o laboratori, un’atmosfera più accettabile, può facilitare il lavoro, la visione degli oggetti, aumentare la sicurezza, e l’identificazione del personale. Lo studio del colore deve estendersi all’arredamento, alle macchine, alle installazioni tecniche, agli abiti da lavoro, e alle segnalazioni, tutto diventa più complesso rispetto ad una abitazione. La luce deve essere più possibile uniforme e naturale e non vi devono essere contrasti troppo forti nel campo visivo di lavoro ordinario. Il pavimento non deve essere troppo scuro ma nemmeno troppo chiaro, più scuro delle pareti per dare un senso di solidità e sicurezza. In base all’illuminazione si devono studiare le sfumature, tenendo conto del fattore riflessione di ciascun colore. Il colore deve integrarsi con l’ambiente, per esempio i colori caldi (arancio, giallo) per dinamizzare l’ambiente, e al contrario (verde e azzurro) per le macchine da utilizzare. In un ambiente dove si svolge un lavoro snervante e delicato può essere adatto il verde chiaro; in un ambiente troppo caldo le gamme degli azzurri, in uno freddo le gamme dei rosa e arancio. Nei locali dove si utilizzano macchinari o attrezzi pericolosi e taglienti una presenza di rosso può essere pericolosa, perché può indurre al nervosismo e rendere più probabili gli incidenti. Luoghi sotterranei e privi di finestre: la claustrofobia è avvertita più o meno da tutti, i luoghi opprimenti generano una sorta di disagio che nel sub cosciente crea angoscia. Gli studi sull’arredamento dei sottomarini sono la base per tutti gli spazi chiusi: in questi luoghi manca la luce naturale, questa infiltrandosi nei nostri tessuti, stimola l’attività cerebrale, favorisce la moltiplicazione dei globuli rossi ed è un fattore determinante per i nostri pensieri ed i nostri atti. L’acclimatamento è molto più difficile, bisogna quindi richiamare le condizioni fisiche e psichiche della normalità. Prima di tutto devono essere richiamati il clima al quale le persone coinvolte sono abituate, che non consiste solo nella temperatura e nella salubrità dell’aria ma si basa sull’intensità dei raggi solari, i colori e l’atmosfera dei paesaggi. È necessario avvicinarsi il più possibile alla luce naturale, al senso del verde, del cielo azzurro e dello spazio aperto. 85 L’uomo privato del contatto con la natura potrà trovare nei colori tutti i simboli utili al suo spirito: la loro potenza suggestiva lo condizionerà positivamente. Il giallo gli ricorderà il sole, l’azzurro il cielo, il bianco la neve, il blu la notte, il verde le piante e l’acqua etc.. bisogna inoltre tener conto delle variazioni di luce e ombra, freddo e caldo, indispensabili alla salute: l’omogeneità di questi fattori è innaturale e dannosa. Scuole: normalmente nelle scuole non c’è un vero studio dei colori, si presta di sicuro più attenzione alla praticità e alla necessaria poca manutenzione. I colori normalmente sono banali e l’illuminazione scadente, ma è in questi luoghi che avviene la prima formazione delle regole del vivere civile, i colori sono un vero stimolo alla creatività e alla crescita, uno studio appropriato migliora la crescita ed il rendimento. I colori adatti sono il verde acqua, il blu cielo, il rosa corallo, sfumature di arancione, gialli chiari, il giallo in particolare acutizza le capacità intellettive. È stato accertato che bambini con ritardi nella crescita imparano più velocemente in ambienti colorati di giallo. Per i piani dei banchi l’ideale è ancora il verde chiaro. 4.8 Le strutture socio-assistenziali e residenziali per anziani e disabili Negli ultimi anni la progettazione di strutture ospedaliere si è orientata verso una rivoluzione cromatica: al freddo ed asettico bianco si sostituiscono tinte più vivaci e colorate, capaci di migliorare sensibilmente l'attitudine e la condizione dei pazienti e contribuendo a creare ambienti più accoglienti e piacevoli. Infatti i processi di umanizzazione e l'impiego del colore nelle strutture sanitarie possono alleviare il senso di disagio e di instabilità dei pazienti, aiutandoli a recuperare un atteggiamento più positivo ed ottimista. L'immagine tradizionale dell'ospedale va sparendo per essere sostituita da una rete di strutture socio-sanitarie che rispondono ad un nuovo concetto di salute, intesa non più come assenza di malattia ma come ricerca di benessere. Ci sono vari progetti pilota fondati sul criterio dell'umanizzazione, sia come principio organizzativo del servizio, sia come presupposto per la progettazione degli spazi nel rispetto della persona e della sua condizione emotiva. L'ospedale San Bortolo di Vicenza, esempio realizzato, utilizza i colori come aiuto psicologico alla guarigione, diventando così capofila di un progetto nazionale in collaborazione col Politecnico di Milano per rendere più umani, accoglienti e "a colori", gli ospedali italiani. Gli ambienti vengono pensati secondo percorsi fluidi, in modo che il fruitore abbia punti di vista molteplici dalla stanza in cui si trova verso le altre stanze e anche verso l’esterno dell’edificio, vengono eliminati gli spazi rigidi, geometrici e con arredi ortogonali, lasciando il posto a 86 linee morbide che concorrono a dare agli ambienti fluidità e dinamicità. Fondamentale nell’umanizzazione degli spazi è l'uso del colore. E' infatti provato che il colore riesce a modificare il tono dell'umore, ma non solo: essere ricoverati in una stanza con un colore "positivo" può influenzare l'andamento della guarigione. Il bianco è deprimente, i colori preferiti sono i toni del blu e di celeste in tutte le sfumature possibili e del verde, colori considerati più riposanti, mentre il giallo e l'arancione aiutano ad affrontare la giornata in modo più positivo. I gialli, gli arancioni e i rossi avrebbero, in particolare, l'effetto di dare una certa carica ai pazienti, aiutandoli ad affrontare la giornata con maggiore energia. Mentre i colori più tenui sarebbero molto più adatti alla meditazione, al riposo ed al sonno. Colori positivi: l'intera tavolozza, nelle diverse tonalità, reparto per reparto, ambiente per ambiente, a seconda delle patologie, dell'età dei pazienti, dei tempi di permanenza. Dai gialli e gli arancioni per l'asilo nido agli azzurrini e verdini della radioterapia, ai blu dei corridoi. Le linee guida degli interventi dei progetti pilota nelle strutture sanitarie vengono suggerite dagli esperti della Facoltà di Design del Politecnico di Milano. I colori vengono utilizzati per ricreare sensazioni che siamo abituati a vivere e sentire in natura. In natura c'è una grande varietà di luci e di colori: attraversando un bosco passiamo da momenti di luce intensa, dove entrano i raggi del sole, ad angoli quasi bui, sotto al fitto della vegetazione. L'ambiente del bosco è per gli esperti del colore il modello da seguire per rendere più gradevole un ambiente, con cambiamenti anche repentini nelle intensità cromatiche, della luce e delle ombre, che spezzino la monotonia del bianco ospedaliero e dell’illuminazione al neon. Altro progetto interessante di umanizzazione degli ambienti ospedalieri, è quello dell’Ospedale Niguarda, opera di Jorrit Tornquist, a Milano. All’interno di questo edificio i colori aiutano ad orientarsi e a definire meglio gli spazi per ottenere un ambiente piacevole sia per i pazienti che per il personale. Le camere dei pazienti sono verdi ed arancioni per sollevare l’animo, trasmettere sensazioni positive di apertura al mondo e combattere il ripiegamento su se stessi. Per le sale operatorie la scelta si è orientata verso colori verdi tendenti all’azzurro per diminuire la percezione del complementare rosso del sangue mentre per gli ambienti adibiti a spogliatoio del personale si è preferita una tonalità arancio così da trasmettere energia, operosità e vitalità. Il reparto di ginecologia, invece, ha tonalità rosa pastello che ispirano sentimenti di affetto e di protezione mentre i corridoi sono verdi e rosa più accesi. Per l'intera struttura Tornquist bandisce l'uso del rosso, perché contribuirebbe a suscitare un senso di ansia e di pericolo, e del blu, che intensifica il dolore fisico. Negli ospedali pediatrici il ricorso al linguaggio cromatico ha risvolti ancora più interessanti ed efficaci all'assistenza e alla cura dei bambini: i colori, infatti, permettono ai piccoli pazienti di interfacciarsi positivamente con l'ambiente che li circonda favorendo stati d'animo più rilassati e collaborativi. In questo modo i bambini 87 riescono ad orientarsi meglio in un ambiente nuovo come quello ospedaliero e a viverlo con minor ostilità e maggior fiducia in loro stessi e nei dottori. Al nuovo ospedale pediatrico Meyer di Firenze c'è stata una vera e propria revisione cromatica delle divise del personale: i camici sono variopinti e coloratissimi, a pois e a strisce, disegnati dai bambini stessi in modo da favorire il rapporto con i dottori e trasmettere un clima di serenità e di armonia. Il nuovo Meyer vanta anche un'attenta progettazione cromatica di spazi ed ambienti: i corridoi bianchi ed asettici vengono sostituiti con percorsi colorati ed ogni piano si tinge di una tonalità diversa per facilitare l'orientamento all'interno della struttura. Al piano terra si trova il Pronto Soccorso con tonalità verdi, al primo piano le sale operatorie e di rianimazione si tingono di blu mentre l'ultimo piano, dedicato alle camere dei pazienti, presenta i toni caldi dell'arancione. I colori però non si limitano a spazi ed ambienti ma vengono impiegati anche nei particolari di arredi e di mobili, evidenziando la massima cura cromatica dedicata al mondo dei bambini. L'impiego del colore risulta particolarmente efficace anche per i malati di Alzheimer contribuendo a rendere gli spazi più accoglienti e riconoscibili e aiutando i pazienti ad ambientarsi meglio. Grazie all'impiego di colori intensi gli ambienti si definiscono e si identificano in modo più immediato aiutando il paziente a raggiungere un senso di tranquillità e di stabilità emotiva e psicologica. Il linguaggio dei colori diventa uno strumento utilissimo di comunicazione e predilige forti contrasti di tonalità, perchè le sfumature difficilmente vengono percepite dai pazienti di età avanzata, facendo attenzione a non creare combinazioni cromatiche che possano provocare stati di stress e di ansia. Il Centro Alzheimer “Massimo Lagostina” ad Omegna costituisce un caso esemplificativo in cui i colori contribuiscono a creare ambienti piacevoli, capaci di suscitare ricordi ed emozioni nei pazienti. In questo contesto si raggiunge un'ottima combinazione tra la funzionalità e le necessità dei pazienti di orientamento e di definizione degli spazi. All'interno di questa struttura si rispettano semplici regole per un'efficace progettazione cromatica: la scelta di colori saturi, l'impiego di colori uniformi e compatti per i pavimenti, la capacità di comunicare funzioni e destinazioni d'uso degli ambienti mediante diverse tonalità. In questo modo i pazienti possono muoversi e vivere tali spazi con più consapevolezza e libertà. Per i piccoli pazienti con Disturbo Autistico, porteremo una particolare attenzione: l’uso del colore rosso non è idoneo in quanto fonte di eccitazione per alcuni bambini. Sono indicati il blu e i rosa. La comunità protetta per malati psichici di Villa Moretti (Varese): Durante la ristrutturazione della Villa è stato seguito un principio guida fondamentale, che dà al paziente la responsabilità del progetto. Nel malato psichico il rapporto con l’ambiente domestico risulta centrale nel percorso riabilitativo, l’esigenza fondamentale della Comunità Protetta è quella di creare un ambiente 88 famigliare, piacevole e stimolante. Altro principio guida è l’orientamento, fondamentale a tale riguardo l’illuminazione naturale adeguatamente schermata per non risultare abbagliante. Ed infine la personalizzazione: per gli ambienti privati è consentita la personalizzazione e l’introduzione di oggetti personali. I pavimenti dei locali comuni (soggiorni, sale, cucina) sono stati scelti dei colori tenui (beige), per i corridoi e luoghi di passaggio i marroni, nei locali privati (camere) un laminato che riproduce il parquet. Le Pareti dei corridoi presentano un colore caldo (giallo) mentre negli spazi comuni il rosa. Nelle camere private il progetto prevede di utilizzare tinte tenui con la possibilità di personalizzare cromaticamente la stanza. Daltonici: Abbiamo dedicato una parte della nostra ricerca sui criteri progettuali di percezione e colore ai daltonici, perché sono utenti come noi che, a volte a ragione, ma spesso a torto, sono ritenuti non in grado di partecipare a determinate attività lavorative o, peggio ancora, persone di intralcio se non addirittura pericolose a causa della loro caratteristica visiva, penalizzata da un punto di vista cromatico. Parlando con loro, ci siamo resi conto dei limiti delle interfacce (grafica, segni e colore per indicare un percorso) e di quanto studio e lavoro correttivo ci sia ancora da fare. Un lavoro da fare non solo a loro favore affinché non risultino discriminati, ma per tutti i così detti “utenti”. Il Daltonismo è un problema visivo, una sorta di cecità totale o parziale per i colori. Nel raro caso di cecità totale la persona affetta vede con le gradazioni di grigio. Nei casi parziali c’è il disfunzionamento dei coni ottici, ovvero, quelli che ci permettono all’interno dell’occhio di vedere, grazie alla luce, il rosso, il blu e il giallo (i colori primari che generano tutti gli altri). I daltonismi parziali si suddividono in Deuteranopia per chi non vede il verde, Protanopia per il rosso e Tritanopia per il blu; questi si possono combinare. Una persona può confondere il rosso con il verde oppure non distinguere tonalità simili come il viola dal blu. Ne soffrono maggiormente gli uomini (10%) delle donne (meno dell’1%) per un discorso di cromosomi. La maggior parte dei casi è dovuta a un fattore genetico, quindi i daltonici vedono in quel modo da tutta la loro vita. Ma può capitare anche dopo un danno all’occhio, ai nervi o al cervello. 89 _______________________________________________________________ 90 5. Conclusioni I sottoscritti geometri: Donatella Curletto, Fausto Mosele, Alessio Gallo e Fabio Sonni, per approfondire il Corso “Esperto dell’Edificio Salubre” hanno redatto la presente ricerca e dagli studi effettuati è emerso quanto di seguito elencato in sintesi. Tanti, forse troppi, sono gli usi che fa l’industria di formaldeide, è stato utile svolgere una ricerca per poterla conoscere a fondo, al fine di essere consapevoli di quali sono i rischi a livello personale e a quali rischi sottoponiamo i nostri clienti, quali sono le nostre responsabilità nel momento in cui progettiamo e consigliamo una persona. Si .. una persona, o una famiglia .. perché da oggi non potremo sottrarci alla nuova consapevolezza e alla conoscenza di alcuni materiali che fino a ieri erano utilizzati. I Composti Organici Volatili (VOC), fanno parte della nostro vivere, è fondamentale riconoscerli, conoscerli ed eventualmente difendersi. Ricerche e studi dimostrano senza alcun dubbio oramai quanto negativamente possono incidere nella nostra qualità di vita, di benessere e confort, all’interno di ambienti confinati. Il geometra esperto edificio salubre, può avere le competenze e le conoscenze fondamentali per consigliare e dirigere le scelte dell’utente finale per poter condurre una vita più sana e consapevole. L’illuminazione degli ambienti confinati è indispensabile per avere un “edificio salubre” e la luce deve essere quanto più naturale possibile. Una carenza di luce naturale può provocare sull’uomo effetti dannosi: psicologici (stress, depressione, SAD, irritabilità, alterazione dell’equilibrio neurovegetativo), fisiologici (tendenza alla miopia, affaticamento oculare, cefalea, abbattimento percezione visiva, esaltazione dei difetti dell’occhio), psicofisiologici (alterazione del ritmo cardiaco, alterazione del ritmo biologico, alterazione del metabolismo, alterazione della pressione sanguigna). Una buona illuminazione naturale ha effetti benefici: battericidi (distruzione dei germi e batteri prodotti dagli ambienti per aerodiffusione), fisiologici (stimolazione e produzione di vitamina D, effetti antirachitici, attivazione del ricambio calciofosforo, effetto sulle attività endocrine, effetto sul metabolismo del glucosio, aumento delle difese immunitarie), pisco-fisiologici (mantiene il corretto equilibrio biologico, aumento dell’attività lavorativa). La ricerca sui colori è stata molto importante come quando si studia la Storia dell’arte o il latino .. da dove veniamo? Per capire e sapere dove andiamo.. l’influenza che hanno i colori sulle persone è davvero importante anche per la buona salute e l’armonia, al fine di migliorarla, sia nell’abitazione che nei luoghi di lavoro. 91 Negli ultimi decenni vi è stato un crescente interesse per gli aspetti costruttivi di edifici storici, e molti hanno cominciato a chiedersi come potessero i nostri progenitori realizzare, gli spettacolari monumenti dell'antichità e del Medioevo con mezzi relativamente così primitivi. La casa del mercante e la casa dell'artigiano sono quelle che caratterizzano maggiormente le città medievali d'Europa. Esse appartengono spesso al tipo unifamiliare a schiera. Nella casa medievale il piano terra era destinato al laboratorio dell'artigiano, che spesso utilizzava, per alcune lavorazioni, lo stretto cortile retrostante. Il primo piano era occupato da cucina e soggiorno e quello ancora superiore dalle camere da letto. Le persone non disponevano di stanze private. Nelle case semplici spesso molte persone di diversa età e sesso dormivano nella stessa grande stanza, anche nelle case dei ricchi le ancelle dormivano ai piedi del letto della padrona e i garzoni in un angolo della camera del padrone. La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto fu una conseguenza dei grandi incendi che devastarono le città europee. Le abitazioni urbane delle famiglie ricche o nobili non differivano molto dalle case mercantili, se non per le dimensioni. Più spesso le case delle famiglie più rappresentative adottavano lo schema a corte o domus, anche nelle città dove era prevalente il tipo a schiera. Nelle case a traliccio la decorazione era affidata, in parte, al disegno geometrico dei tralicci, con l'inserimento di ampie parti finestrate, in parte all'intaglio delle parti lignee. Nelle case in pietra o cotto la decorazione era invece ottenuta con strisce a decorazione geometrica, cornicioni, variazione nella forma delle aperture Tale scienza, che nel Medioevo venne definita "geometria", può essere paragonata a ciò che oggi chiamiamo "coordinazione modulare". Come sistema di misura, essa costituì il legame tra progetto e messa in opera, nonché il rapporto tra piccoli e grandi elementi prodotti in laboratori diversi, e rappresentò anche una base per il disegno estetico dell'edificio nel suo complesso e delle singole parti. Il professionista geometra ha delle responsabilità civili, penali e disciplinari e nello svolgere la propria attività lavorativa deve conoscere i rischi per poterli gestire e per poter salvaguardare il proprio operato e quindi per tutelarsi deve: - resistere alle pressioni per scorciatoie di vario genere, sia del committente che dell’impresa; cercare di documentare sempre i processi decisionali a futura memoria evitare assenze prolungate dai cantieri e dai processi operativi; investire nelle necessarie consulenze; 92 - cercare di non operare con fretta; procedere ad un corretto aggiornamento professionale; dotarsi di un’assicurazione finanziariamente seria e completa di copertura dei rischi della propria attività lavorativa. 93