Ciao dalla Calabria.» Non mi arrivava una cartolina

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Ciao dalla Calabria.» Non mi arrivava una cartolina
Anticipazione di
Alex Corlazzoli . Mattia Costa
SAI MAESTRO CHE… DA GRANDE VOGLIO FARE IL PREMIER
in libreria da settembre 2015, add editore
«Ciao dalla Calabria.» Non mi arrivava una cartolina dal 1996. L’ultima che avevo ricevuto, da
Loano, era di zia Elena. L’avevo conservata nella collezione che ai tempi facevo senza
minimamente immaginare che un giorno sarebbero sparite o quasi. Nemmeno in classe le
appendevamo più all’armadio grigio, di alluminio, che occupava un terzo della parete dell’aula:
non ne arrivavano. I bambini avevano perso l’abitudine di inviare al maestro i saluti dalle
vacanze.
Oltre al Novecento avevamo mandato in archivio le macchine Olivetti, le lettere scritte a
mano, le raccolte di francobolli, le cassette rosse con la scritta in maiuscolo “Poste” che si
trovavano in ogni piazza, in ogni frazione di paese. Quella cartolina fu una sorpresa: sullo
sfondo bianco spuntavano tre cerchi rotondi blu con le fotografie del mare di Bagnara
Calabra, Marina di Zambrone e Cosenza. Al centro la scritta gialla: «Souvenir Calabria». Per
destinatario: maestro Alex Corlazzoli, senza specificare l’indirizzo, e poi il saluto e
l’inconfondibile firma di Mattia.
Tra i suoi desideri, da sempre, ce n’era uno molto insistente: andare a conoscere il Sud di cui
avevamo parlato tanto in classe. Ogni volta mi raccontava di zio Benito che aveva avuto a che
fare con la criminalità organizzata. Di una nonna o forse di parenti che vivevano
nell’entroterra, a Paravati e a Mileto. Sapeva cos’era la ’ndrangheta. Sapeva cos’era la mafia.
Ne aveva già sentito parlare. In classe ogni giorno avevamo imparato a leggere i nomi delle
vittime della criminalità organizzata: Giuseppe Russo, ucciso a ventidue anni perché aveva
avuto una relazione con la cognata di un boss; Mariangela Ansalone di nove anni ammazzata
con il nonno Giuseppe nel 1998 mentre passavano casualmente davanti a un negozio dove si
era appena consumata una rapina; Daniele Polimeni, di diciotto anni, ucciso a Reggio Calabria
nel 2005.
Mattia era rimasto colpito soprattutto dalla storia di Dodò, un ragazzino della sua età ucciso
in un agguato a Crotone. Non riusciva a darsi pace nel pensare che un bambino, uno come lui,
che avrebbe potuto essere un suo compagno di classe, un amico, fosse stato trucidato. Si era
fissato di voler conoscere la Calabria e la ’ndrangheta. Voleva capire meglio cos’era questa
organizzazione.
Quando presi in mano quella cartolina mi immaginai subito il ritorno di Mattia e i suoi racconti.
Non è passato molto dal suo rientro a casa, e ci ritroviamo a fine estate per trascorrere
insieme un pomeriggio parlando di Calabria e di Sud.
Anticipazione di
Alex Corlazzoli . Mattia Costa
SAI MAESTRO CHE… DA GRANDE VOGLIO FARE IL PREMIER
in libreria da settembre 2015, add editore
«Sapevi che te l’ho inviata io la cartolina di quel bellissimo mondo vero? Sai maestro, è già il
secondo anno che frequento la Calabria: quando scendo al Sud vedo i parenti ovviamente, che
mi fanno ridere e allo stesso tempo piangere, quando me ne vado, quando devo lasciarli. Sono
loro ad avermi fatto conoscere molte vicende e tradizioni di quella terra; discutiamo delle cose
belle e di quelle brutte del Sud.»
So già a cosa si riferisce.
Mi piacerebbe partire dalla bellezza di quella terra, dai suoi profumi, dai suoi colori, dalle
storie di resistenza che la animano. Mi piacerebbe, appunto, ma ci pensa Mattia ad anticiparmi
e a stravolgere i miei desideri invertendo la rotta e cominciando con l’urgenza di raccontarmi
le cose che non gli sono piaciute: «Cominciamo con quelle brutte. Sai già di cosa ti voglio
parlare: una sola, cattiva, mostruosa, assassina, si chiama ’ndrangheta che non è nient’altro
che pura mafia che uccide, tortura e ammazza le persone. Ho avuto accesso alle prove di un
caso che è successo nel paese dove abitano i miei parenti». La questione si fa misteriosa.
Conoscendo Mattia posso aspettarmi di tutto. Potrebbe aver indagato su qualche omicidio,
chiesto informazioni al sindaco del paese, potrebbe anche aver fermato un carabiniere per
strada mettendolo alle strette con le sue domande che non danno scampo. «Si tratta di un
semplice campo da calcio che si trova a Paravati, le voci che circolano in giro non sono del
tutto chiare: questo campo è stato costruito dal comune di Paravati che ne era fiero. Il comune
di Mileto, un paese lì vicino, voleva comprarselo, ma Paravati non ha voluto venderlo. Una
notte il campo è saltato in aria. Ma non è finita qui: il comune di Paravati ricostruisce il campo,
ma finisce di nuovo in fiamme. Sono andato a vedere quel che resta: è una brutta sensazione
perché capisci che devi badare a te stesso e devi saperti proteggere, devi cercare di capire
con chi parli o con chi hai a che fare perché potrebbero essere compagnie losche o mafiose.»
Ho la sensazione che la questione del campo non sia per nulla chiara, forse neppure a Mattia.
Provo a cercare con lui informazioni in Internet. Alla ricerca della verità, delle fonti.
Tento di fargli capire quanto, per comprendere la complessità di un fenomeno, sia necessario
conoscere, sapere e studiare. La dico in maniera diversa: «Mattia, devi essere curioso.
Investigare, sapere cos’è la ’ndrangheta fin dalle sue radici. Conoscere la sua storia. Solo così
potrai capire davvero quello che è accaduto a Paravati».