resoconto Olimpiadi

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resoconto Olimpiadi
La vela italiana alle
Olimpiadi è stata ancora
una volta “salvata” dalla
grande Alessandra Sensini,
alla sua terza medaglia
Speciale Olimpiadi
Foto L. Villata
Foto L. Villata
SPECIALEOLIMPIADI
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
di Mauro Melandri
enultimo giorno dei Giochi della XXVIII Olimpiade. L’Italia del basket ha appena conquistato un
argento che brilla come l’oro, battuta in finale da
un’Argentina inarrivabile. Gianluca Basile e compagni
sono ancora sul parquet; attorno a loro i giocatori sudamericani festeggiano una vittoria meritata ma sofferta. E dire che i cestisti azzurri non partivano tra i favoriti ma, sommando l’indiscutibile talento a un carattere
senza pari, sono arrivati lontano.
E’ stata una delle soddisfazioni regalataci da una compagine olimpica che, oltre a svolgere brillantemente i
compiti di “normale amministrazione” (vedi i successi
ottenuti nella scherma), si è resa protagonista di imprese insperate, alcune addirittura titaniche. Portiamo come esempio l’imperturbabile arciere Marco Galiazzo,
campione olimpico a soli ventuno anni dopo aver battuto avversari accreditati di maggiori possibilità, o la
squadra di pallanuoto femminile che, dopo aver inseguito le padrone di casa per tutta la finale, ha chiuso il
discorso quando ai rigori mancava davvero poco, trovando un vantaggio fino alla sirena.
Gli unici a marcare visita, chiamandosi fuori da questo
turbine di successi e di convincenti piazzamenti, sono
stati gli azzurri della vela.
Dopo essere naufragati tra i capricciosi refoli di Atene, i
nostri velisti sono tornati a casa con un bottino piuttosto magro: una sola medaglia, conquistata dalla “solita”
Alessandra Sensini. Un bronzo che piange lacrime d’oro
e poi, fatta salva la buona Olimpiade degli “staristi”
Bruni-Antar Vigna e qualche buona performance di Marcolini-Bianchi nel Tornado, nulla più.
Sia ben chiaro, sapevamo di non poter raccogliere soddisfazioni in tutte le classi, ma tra i favoriti della vigilia, oltre alla Sensini, c’erano gli armi di Zandonà-Trani
e dei fratelli Sibello, reduci dall’importante successo ottenuto alla Preolimpica di Kiel.
Tra gli outsider venivano indicati Diego Negri (Laser), da
sempre vicino ai primi in una classe dove tra il succes-
Il tramonto
degli dei
Sopra i fratelli Sibello sui 49er; da loro ci si aspettava di
più. Come da Gabrio Zandonà (a destra con il capo ufficio
stampa della FIV Fabio Colivicchi), che già il primo giorno
di regate si è precluso ogni possibilità di podio
so e la quindicesima posizione scorrono spesso meno di venti secondi, e il già citato Francesco Bruni, giunto alla sua terza partecipazione e capace di incrociare spesso davanti a campioni come Loof,
Grael e Cayard.
Senza speranze di medaglie, ma destinate a essere ricordate almeno per l’effimera durata di una settimana, dovevano essere le partecipazioni dell’Yngling della giovanissima promessa Giulia Conti,
schiacciata psicologicamente dal “peso” dell’Olimpiade e incapace
di confermarsi ai livelli raggiunti durante l’avvio di stagione, dell’Europa della veterana Larissa Nevierov, la cui esperienza ben poco ha potuto contro la velocità delle avversarie, e del Mistral di
Riccardo Giordano.
E invece, tutti, chi più chi meno, hanno deluso le aspettative, accontentandosi in troppe occasioni di piazzamenti ben oltre la decima posizione.
I motivi di quella che solo pochi non ritengono una debacle, non
possono essere imputati all’impreparazione o alle carenze tecniche
dei nostri atleti, reduci da quattro anni di sacrifici e capaci, nel corso delle passate stagioni, di cogliere risultati importanti, talvolta addirittura eccellenti. Vanno in parte individuati negli errori, sia tecnici che tattici, in cui sono incappati e nell’incapacità di gestire l’enorme stress che un’Olimpiade comporta.
Stress che per alcuni equipaggi è divenuto pressante già una settimana prima della cerimonia d’apertura quando, immersi nella
Foto L. Villata
P
soffocante estate ateniese e non potendo contare sul concreto
aiuto di uno staff tecnico in continuo debito di risorse umane,
hanno dovuto dedicare alla preparazione degli scafi e dell’attrezzatura anche dodici ore al giorno, giungendo al via della prima regata fortemente provati.
Proprio lo scarso numero di tecnici presenti ad Atene è un punto su
cui ha concordato buona parte degli atleti azzurri. Pur non imputando a ciò le cause dei loro scarsi risultati, i nostri velisti hanno sottolineato come, pur avendo armi schierati in ognuna delle classi, a
seguirli ci fossero solo quattro tecnici federali (Luca De Pedrini, Angelo Glisoni, Valentin Mankin e Daniele De Luca) e l’attrezzista Giuseppe Spigno, mentre Raimondo Tonelli (vicino a Francesco Bruni durante gli ultimi mesi di preparazione) e Federica Salvà (allenatrice
della classe 470), dati tra i sicuri componenti dello staff olimpico in
un comunicato Federale del 1 luglio 2004, sono stati lasciati a casa
all’ultimo momento, adducendo come motivazione l’indisponi- Ottobre 2004 115
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Foto L. Villata
Foto L. Villata
Sopra,
SaccheggianiCutolo.
A destra,
l’equipaggio
italiano
dell’Yngling
capeggiato da
Giulia Conti
Michele Marchesini,
buttato nella mischia dei
Finn all’ultimo momento
116 Ottobre 2004
Foto L. Villata
Foto L. Villata
bilità di accrediti, concessi a ogni squadra in numero limitato.
Dando un’occhiata negli archivi, si nota che anche a Sydney l’Italia
era presente in tutte le classi, ma la Federazione inviò sei allenatori
(Ravaglia, Ferris, Fravezzi, Mercuriali, De Pedrini e Agostini), di cui
due si avvicendarono nel corso della manifestazione, oltre a uno specialista in fatto di rigging. A coordinare questa nutrita squadra di
tecnici furono il Direttore Sportivo Carlo Massone (riconfermato anche ad Atene e al seguito della vela olimpica dal 1980) e il Direttore Tecnico Valentin Mankin. Portammo a casa un oro e un argento,
nonostante il meteorologo fosse costretto a passare le informazioni
agli atleti attraverso la recinzione, mentre all’interno delle aree riservate avevano piena libertà di movimento le alte cariche della Federazione, impegnate a svolgere inderogabili compiti istituzionali.
Staff tecnico a parte, anche durante l’appena conclusa campagna
olimpica si sono verificati episodi che, se da un lato fanno sorridere,
dall’altro la dicono lunga sul modo in cui la Federazione ha gestito
la situazione. Alcuni dei nostri atleti ci hanno infatti raccontato di
come la FIV abbia cambiato diverse volte le date degli allenamenti,
dandone loro intempestivo preavviso, o delle continue difficoltà avute nel relazionarsi con i capi delegazione. Questi ultimi, pur di avere tutto sotto stretto controllo, hanno preteso di gestire anche l’utilizzo delle chiavi elettroniche fornite dall’organizzazione agli atleti
stessi che davano libero accesso ai numerosi distributori di bevande
posti all’interno del villaggio olimpico. Tutto questo, tanto per intenderci, mentre la Federvela spagnola spendeva cifre importanti per
acquistare un trimming fotografico digitale che aiutasse i campioni
L’ORGANIZZAZIONE E L’ASPETTO METEO
La vela, già penalizzata dal punto di vista mediatico per ovvie ragioni
logistiche, è stata la disciplina che ha maggiormente risentito delle
ferree misure di sicurezza imposte dall’organizzazione, con il risultato di aver terminato il suo programma nella quasi totale indifferenza del pubblico giunto in Grecia da tutto il mondo.
Il gigantesco Agios Kosmas Olympic Sailing Center risultava blindato e l’accesso alla struttura era riservato alle sole persone accreditate; agli spettatori era dedicata una piccola tribuna dalla quale
era possibile immaginare quanto stava avvenendo sui lontanissimi
campi di regata.
Anche in mare le cose non sono andate diversamente: i percorsi erano praticamente isolati dal mondo circostante grazie all’impiego di
numerose motovedette della Polizia che vietavano l’avvicinamento a
chiunque, mentre due gommoni giganteschi, muniti di mitragliatrici,
pattugliavano senza sosta lo specchio acqueo teatro dell’Olimpiade.
In un clima abbastanza surreale, gli atleti hanno dovuto fare i conti
con la continua variabilità delle condizioni meteo e con una fastidiosa onda corta, la cui presenza è risultata addirittura inquietante.
Il tanto atteso Meltemi ha faticato più del previsto a vincere le resistenze della brezza termica tanto che, a parte due o tre giorni abbastanza ventosi, il resto dell’Olimpiade se n’è andato accompagnato
nel suo cammino da raffiche instabili, la cui intensità ha raramente
raggiunto i nove nodi.
I continui cambiamenti di direzione della “sea breeze”, total- Sopra, nelle Star
Francesco “Checco”
Bruni e Guido
Antar Vigna,
possono ritenersi
soddisfatti della
loro Olimpiade.
A lato, Riccardo
Giordano, in
difficoltà con poco
vento.
Sotto, l’espressione
eloquente di
Alessandra Sensini
alla conferenza
stampa subito
dopo l’ultima prova
Foto L. Villata
Foto L. Villata
mondiali 49er Martinez-Fernandez a regolare al meglio il proprio
skiff, vedendosi poi ripagata con il titolo olimpico.
Comunque sia, gli azzurri indicati tra i favoriti della vigilia hanno ben
presto dimenticato il vero obiettivo della loro partecipazione, lasciando campo libero agli altri sorvegliati speciali che, strano a dirsi, non hanno deluso le attese, scrivendo il proprio nome nelle prime righe delle classifiche.
Magari alcuni hanno mancato l’oro e altri sono finiti fuori dal podio,
ma quasi tutti hanno lottato fino alla fine, inseguendo un piazzamento onorevole perché, piaccia o meno, un conto è chiudere quinti a una manciata di punti dal podio, ben altra cosa è dire addio ai
sogni di gloria dopo soli due giorni di regate.
Ecco allora come, nell’imbarazzante grigiore di un’Olimpiade che tutti noi appassionati di vela ci aspettavamo diversa, risulti difficile
gioire pienamente per il bronzo dell’immensa Alessandra Sensini, leader della classifica provvisoria al via dell’ultima prova e ridotta all’impotenza dai capricci di Eolo.
Risultati a parte, i tempi paiono ormai maturi per un riassetto all’interno della Federazione: un cambiamento che abbia come unico
obiettivo quello di rendere la vela azzurra vincente anche a livello
olimpico, dato che gli atleti validi non mancano (pensiamo, per
esempio, agli emergenti Giulia Conti e Mattia Pressich).
Foto L. Villata
Negli Europa, la nostra
Larissa Nevierov ha fatto
quello che era nelle sue
possibilità
Speciale Olimpiadi
Ottobre 2004 117
Foto L. Villata
Diego Negri si è
reso protagonista
solo di due belle
prove, ma le sue
potenzialità sono
ben altre
118 Ottobre 2004
Per noi italiani le speranze erano tante, le certezze poche e una veniva dal Mistral di Alessandra Sensini, giunta alla sua terza Olimpiade e campionessa uscente.
La Sensini ha regatato al massimo ma ha pagato oltre misura la sua
scarsa velocità in regime di vento leggero: “Dal punto di vista meteo
sono stata penalizzata - ha spiegato la velista azzurra - Abbiamo corso delle regate al limite del regolamento e anche altre atlete molto
forti, come Barbara Kendall e Lai Shan Lee, hanno incontrato grandi
difficoltà, finendo fuori dal podio”.
Nonostante questo la Sensini si è presentata al via della manche conclusiva come leader della classifica provvisoria, incappando nella
peggior regata della sua serie.
Infatti, mentre un quarto posto le avrebbe garantito l’oro, la surfista
grossetana ha chiuso in settima posizione, dopo essere stata costretta a inseguire le migliori per tutta la durata della prova: “Sono
partita male, perdendo subito contatto con le migliori. Visto il ritardo accumulato ho giocato d’azzardo buttandomi sulla destra del campo all’inizio della seconda bolina. Il mio tentativo non ha avuto l’esito sperato e a festeggiare, questa volta, sono state le altre”.
Ovvero la francese Faustine Merret, vincitrice di un oro comunque
meritato, e la cinese Yin Jian, argento. “Sono comunque contenta di
essere salita sul podio ancora una volta - ha raccontato Alessandra a
regate concluse - La conquista di una medaglia olimpica è sempre
una cosa importante. Certo, aver mancato il successo dopo averlo tenuto stretto tra le mani brucia parecchio, ma mi consolo pensando
che questa di Atene è stata la mia Olimpiade più difficile, soprattutto per la tensione, che ho sentito per quasi tutto il quadriennio e che
si è fatta pesantissima negli ultimi cinque mesi. Ora ho voglia di riposarmi, ma l’idea di smettere non mi sfiora nemmeno: Pechino non
è poi così lontana”.
Tanta amarezza, quindi, ma per la Sensini resta la grande soddisfazione di essere l’unica velista italiana ad aver vinto tre medaglie in
altrettante presenze ai Giochi e, soprattutto, resta il ricordo della
strepitosa performance di cui si è resa protagonista nel corso della
seconda prova quando, sfruttando le raffiche di Meltemi prossime ai
trenta nodi, ha vinto, infliggendo alle avversarie ben duecento metri di distacco.
Finale analogo anche tra gli uomini dove il brasiliano Ricardo Santos
è stato capace, nell’ultima prova, di dilapidare un vantaggio di ben
STAR
La classe regina dei Giochi ha chiuso il programma riservato alla vela consacrando la grandezza di Torben Grael e Marcelo Fereira, già
vincitori ad Atlanta e bronzo a Seul e Sydney.
I due velisti brasiliani hanno dominato la classifica sin dal secondo
giorno di regate grazie a un avvio fulminante (5-4-1-1-2), limitandosi a controllare la flotta con grande decisione.
Questo nuovo successo ha permesso a Grael di raggiungere ben due
primati: è stato il primo a vincere cinque medaglie nella vela ed è l’atleta brasiliano più “medagliato” di sempre. Alle spalle dei vincitori
si è scatenata la battaglia per la conquista delle piazze d’onore. Ad
avere la meglio sono stati i canadesi Ross MacDonald (bronzo a Barcellona nel 1992) e Mike Wolfs, che grazie a due ottime regate conclusive (2-2) hanno anticipato di poco i francesi Xavier Rohart e Pascal Rambeau, gli unici ex finnisti a salvarsi tra i leggeri refoli di vento ateniesi.
Molto buona è risultata l’Olimpiade di Francesco Bruni e Guido Antar Vigna, giunti settimi. Precisa la loro scelta - tesa a conseguire
la medaglia di bronzo, invece di un probabile quarto posto - attuata nel corso dell’ultima prova dove si portavano a sinistra del
campo di regata, dal lato opposto all’equipaggio canadese al quale la matematica non aveva ancora garantito il podio. Purtroppo, il
previsto salto a sinistra è giunto venti minuti dopo la fine della regata. Davanti all’armo azzurro si sono classificati l’inglese Iain
Percy, mai parso in grado di lottare per il podio, e Paul Cayard, che
per quasi tutta la manifestazione ha occupato le posizioni di testa,
eclissandosi nel finale.
Sopra, l’israeliano
Gal Friedman, oro
nel Mistral.
A sinistra, la gioia
della francese
Merret a pochi
metri dall’arrivo
dell’ultima prova
che l’ha consacrata
medaglia d’oro nel
Mistral femminile
a spese della
nostra Sensini.
Sotto, il grande
Torben Grael
medaglia d’oro
nella difficilissima
classe Star
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Sopra, la Sensini
ha sofferto le
condizioni di
poco vento che
hanno
caratterizzato le
regate olimpiche.
A destra,
l’equipaggio
italiano sui
Tornado
Marcolini-Bianchi
Foto M. Ranchi
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MISTRAL MASCHILE E FEMMINILE
quattordici punti, finendo addirittura fuori dal podio. Ad approfittarne è stato l’israeliano Gal Friedman, campione olimpico davanti all’idolo di casa Nikolaos Kaklamanakis che ha anticipato l’inglese Nick
Dempsey di una sola lunghezza. L’oro di Friedman, già bronzo ad
Atlanta ‘96 e campione iridato nel 2002, è il primo conquistato da
un atleta israeliano alle Olimpiadi.
Per trovare Riccardo Giordano bisogna scorrere la classifica fino alla
ventiseiesima piazza. Dopo essere partito abbastanza bene, l’atleta
azzurro è letteralmente svanito nel nulla man mano che la manifestazione avanzava, anche a causa di un forte mal di schiena che l’ha
obbligato a saltare le ultime due prove.
Foto L. Villata
mente differenti da quelli incontrati durante la Preolimpica dell’anno
scorso e da quelli pronosticati da chi si è affidato all’archivio storico
della meteorologia ateniese, hanno messo in seria difficoltà gli atleti che hanno trascorso buona parte della stagione allenandosi nella
capitale greca: basti pensare alle deludenti prestazioni ottenute nella Star dal fuoriclasse inglese Iain Percy, giunto sesto, e dal campione del mondo in carica Frederik Loof, addirittura dodicesimo.
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TORNADO
Rocambolesca e sorprendente è stata l’avventura olimpica di Francesco Marcolini e Edoardo Bianchi, cui spettava il difficile compito di
difendere i colori azzurri nel Tornado.
Perso il traghetto che doveva condurli all’ombra del Partenone, sono
giunti ad Atene in grave ritardo dove, ad attenderli, c’era una barca
totalmente priva di regolazioni.
Senza perdersi d’animo i due atleti si sono messi al lavoro Ottobre 2004 119
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PIAZZAMENTI NEI PRIMI CINQUE
GRAN BRETAGNA
FRANCIA
STATI UNITI
BRASILE
GRECIA
SPAGNA
AUSTRIA
DANIMARCA
NORVEGIA
OLANDA
POLONIA
SLOVENIA
SVEZIA
UCRAINA
6
5
5
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
ARGENTINA
AUSTRALIA
CANADA
CINA
CROAZIA
FINLANDIA
GIAPPONE
HONG KONG
ISRAELE
ITALIA
NUOVA ZELANDA
PORTOGALLO
REP. CECA
SVIZZERA
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Sopra, in ordine numerico, tutte le nazionali che
hanno piazzato loro equipaggi nei primi cinque delle
classifiche finali, quindi concretamente in lotta per il
podio. Interessante notare come, in questa classifica,
la Gran Bretagna abbia ben 6 equipaggi (su 11 classi
in totale) e di questi cinque a medaglia.
MEDAGLIERE OLIMPICO VELA
GRAN BRETAGNA
SPAGNA
BRASILE
AUSTRIA
GRECIA
STATI UNITI
FRANCIA
UCRAINA
DANIMARCA
ISRAELE
NORVEGIA
CANADA
CINA
REP. CECA
ARGENTINA
GIAPPONE
ITALIA
POLONIA
SLOVENIA
SVEZIA
TOTALE
5
3
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
ORO
2
1
2
1
1
1
1
1
1
-
ARGENTO
1
2
1
1
1
2
1
1
1
-
BRONZO
2
1
2
1
1
1
1
1
1
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Gli spagnoli Martinez
e Fernandez medaglia
d’oro nei 49er
e, una volta tra le boe, si sono fatti onore, centrando alcuni piazzamenti degni di nota.
Alla fine sono giunti decimi mentre gli austriaci Hagara-Steinacher
bissavano il successo di Sydney, anticipando gli statunitensi LovellOgletree e gli argentini Lange-Espinola, campioni iridati in carica.
ci. Quando abbiamo ritrovato la giusta concentrazione era ormai
troppo tardi. La mia reazione è un’immediata voglia di rivincita. Penso già a Pechino 2008 e credo che resterò sul 470”.
A laurearsi campioni olimpici sono stati i non più giovanissimi (41 e
45 anni) statunitensi Paul Foerster e Kevin Burnham, vincitori in
passato di ben cinque argenti regatando in diverse classi.
Alle loro spalle, davanti al sorprendente equipaggio giapponese, si
sono piazzati gli inglesi Nick Rogers e Joe Glanfield, campioni europei in carica e terzi al mondiale di Zara.
In campo femminile si è registrato il netto successo dell’equipaggio
di casa Bekatorou-Tsoulfa, la cui vittoria non ha stupito nessuno, visti i risultati strepitosi ottenuti nel corso delle ultime stagioni. Dietro, a completare il podio, si sono classificate le spagnole Via Dufresne-Azon e le svedesi Torgersson-Zachrisson.
Elisabetta Saccheggiani e Miriam Cutolo hanno chiuso addirittura ultime, con un ritardo dalle avversarie più immediate di ben
tredici punti.
470 MASCHILE E FEMMINILE
49ER
Tanto ci si aspettava da Gabrio Zandonà e Andrea Trani, iridati nel
2003 nelle acque di Cadice, ma i due atleti azzurri hanno salutato il
podio già al termine delle prime manche (21-23), finendo poi la loro serie con quattro prove convincenti che li hanno “traghettati” in
decima posizione: “E’ difficile accettare quello che è successo - ha
raccontato Zandonà - Ci aspettavamo di lottare per una medaglia, ma
le prime regate sono state un incubo a causa dei troppi errori tatti-
I fuoriclasse Iker Martinez e Xavier Fernandez hanno rispettato i pronostici conquistando, senza troppi problemi, la medaglia d’oro al
termine di sedici regate pressoché perfette.
Gli spagnoli hanno anticipato gli ucraini Luka-Leonchuk, che hanno
difeso l’argento dai ripetuti attacchi portati dai campioni europei gli
inglesi Draper-Hiscocks, giunti terzi.
A difendere i colori azzurri c’erano Pietro e Gianfranco Sibello, su cui
Foto L. Villata
120 Ottobre 2004
in molti riponevamo concrete speranze, visti gli incoraggianti piazzamenti raccolti nell’immediato periodo pre-olimpico. Dopo la squalifica rimediata nella prima prova, i due finanzieri hanno trovato l’immediato riscatto (1-4) ma, il vento leggero e alcuni errori tattici, li
hanno penalizzati pesantemente e la loro partecipazione si è chiusa
con un amaro quattordicesimo posto.
Foto L. Villata
YNGLING, EUROPA, FINN E LASER
Tutt’altro che convincenti sono risultate le partecipazioni dei nostri
atleti nelle classi Yngling, Europa e Finn.
La diciannovenne Giulia Conti (Alessandra Marenzi e Angela Baroni
con lei) ha chiuso la sua prima Olimpiade con un deludente quattordicesimo posto, nonostante le condizioni di vento leggero fossero le
sue preferite.
L’Yngling azzurro è partito male (16-12) e non è mai riuscito a inserirsi nella lotta di vertice: “siamo dispiaciute per come è andata. Dopo aver chiuso la regata d’esordio in ultima posizione non siamo quasi mai riuscite a esprimerci al meglio. La delusione è tanta: ora dovrò riflettere e poi decidere sul mio futuro”.
Mentre le azzurre arrancavano in fondo alla classifica, le inglesi
Robertson-Webb-Ayton si imponevano con una giornata di anticipo, rinunciando a prendere parte alla manche conclusiva. L’argento andava, a sorpresa, all’armo russo timonato da Ruslana Taran,
brava a mettere sotto costante pressione la favorita danese Dorte
Jensen che si doveva accontentare del bronzo a causa dell’OCS ri
mediato nell’ultima prova.
Siren Sundby, la norvegese
dominatrice nella classe Europa
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L’esultanza delle ragazze inglesi vincitrici
dell’oro nell’Yngling
Ottobre 2004 121
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Il mitico
Ben Ainslie,
ha distrutto
ogni
avversario
nei Finn.
Arrivederci
a Pechino
2008!
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Speciale Olimpiadi
Tra gli Europa si è avuta
conferma dell’imbattibilità di Siren Sundby,
sempre sul podio da due
anni a questa parte.
La velista norvegese,
campionessa mondiale
in carica, ha dominato
le regate olimpiche, infliggendo alle immediate avversarie un distacco di quasi venti punti.
Argento e bronzo sono
andati alla ceca Lenka
Smidova e alla danese
Signe Livbjerg mentre
la nostra Larissa Nevierov non è riuscita ad andare oltre la sedicesima posizione, raccogliendo ben otto piazzamenti oltre la quindicesima piazza.
Nel singolo maschile per eccellenza, il Finn, si è assistito all’assolo
del “cannibale” inglese Ben Ainslie, già medaglia d’oro a Sydney nel
Laser, capace di cancellare il brutto esordio (9-DSQ) con una serie
impressionante di piazzamenti (1-1-4-1-2-3-2-1-14).
La lotta per le piazze d’onore ha visto lo spagnolo Rafael Trujillo,
122 Gennaio 2003
eterno piazzato, salire sul secondo gradino del podio, seguito dal polacco Kusznierewicz, protagonista in passato di serrati testa a testa
con Ainslie.
L’armo azzurro, condotto da Michele Marchesini, è finito addirittura
penultimo, dopo aver chiuso nove delle undici manche oltre la ventesima posizione.
Discorso a parte merita la classe Laser, dove Diego Negri, giunto tredicesimo su ben quarantadue iscritti, ha lottato con alterna fortuna.
Dopo un avvio alquanto deludente (20-12-19) il rappresentante delle Fiamme Gialle si è imposto nella quarta manche, subendo però una
penalità per aver infranto la regola 42 (eccessivo pompaggio): “da
quel momento sapevo che un’altra penalità inflittami nel corso della
manifestazione per lo stesso motivo avrebbe comportato la mia immediata squalifica dalla manche in svolgimento e una terza mi avrebbe fatto salutare l’Olimpiade in anticipo. Ho preferito regatare sulla
difensiva nella speranza di migliorare il piazzamento di Sydney ma
non c’è stato nulla da fare. Ora guardo avanti: finirò di laurearmi e
poi potrei pensare a Pechino, magari in un’altra classe”.
Davanti a Negri la lotta per l’oro vedeva nel fuoriclasse brasiliano
Robert Scheidt (oro ad Atlanta e argento a Sydney) lo scontato
vincitore.
Le briciole se le dividevano l’austriaco Andreas Geritzer, speranzoso
sino a metà manifestazione di poter salire sul gradino più alto, e lo
sloveno Vasilij Zbogar.