4B - Arci Lecco

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4B - Arci Lecco
Classe 4^ B
DIARIO DI BORDO
DI UNA GITA
Viaggio di istruzione presso la Cooperativa
“Lavoro e non solo” di Corleone
PRIMA GIORNATA del viaggio di istruzione della classe 4^B del Liceo Agnesi di Merate.
Sveglia ore 5.30. Vedere il Baccaro (il nostro
professore di religione pugliese) presentarsi in
anticipo all’aeroporto ci ha profondamente turbati,
giusto per sfatare qualche mito sul meridione.
Ma quello stupore non sarebbe stato paragonabile
a ciò che ci attendeva in Sicilia. Appena atterrati,
conosciuto Maurizio, ci siamo diretti alla casa di
Peppino Impastato a Cinisi. Ad accoglierci c’era un
inatteso ospite, Pino, un anziano signore e vecchio
compagno di Peppino. Con appena 10 minuti di
monologo è stato in grado di frantumare le nostre
aspirazioni, che d’un tratto sono diventate illusioni.
Beh, chi ben comincia è già a metà dell’opera! Pino
ci ha narrato del suo trascorso e dell’impegno
sociale preso da giovane a fianco di Peppino. Ha
condiviso con noi la sua frustrazione e
rassegnazione, poiché dopo anni di lotte dal suo
punto di vista niente è cambiato a Cinisi, se non in
peggio. Dopo questa ondata di ottimismo siamo
ritornati immediatamente coi piedi per terra.
Insomma, la mafia non si sconfigge con uno
schiocco di dita. La custode della casa però ci ha poi
dato una visione più moderata e speranzosa verso il
futuro della situazione locale. Mostrandoci anche le
camere private tappezzate di articoli e ricordi su
Peppino, compresa la sua libreria e due autori in
particolare: Lenin e Marx. Aveva le idee ben chiare,
una voce fuori dal coro per i tempi, ma anche ora.
Infatti sembra che il personaggio di Peppino non sia
ricordato positivamente dagli stessi abitanti di
Cinisi, che ne prendono le distanze, se non con
profonda riluttanza e nel migliore dei casi con
diffusa indifferenza. Ma qualcosa si sta muovendo,
soprattutto tra i giovani della zona. Anche con
alcune piccole iniziative come può essere il nostro
viaggio, si sensibilizza sempre di più la gente locale
al problema mafioso, un passo in avanti non
indifferente. C’è voglia di riscattarsi e di far vedere
che non tutta Cinisi è mafia, e lo si può fare solo
dando voce ai ragazzi che continuano la lotta di
Peppino. Il nostro viaggio è poi continuato con una
sosta a Palermo. Abbiamo avuto la fortuna di
visitare il Palazzo pretorio, sede della giunta
comunale e del sindaco. La cosa che più ci ha
colpito è che in quei stessi luoghi sono avvenuti gli
intrecci meschini fra politica e mafia. E come lo
sfarzo, la bellezza e la grandiosità dell’arte sia
accompagnata da decadenza e usura di molti
affreschi. Questo rappresenta in generale il clima
che si vive a Palermo. Perché ci sono questi
contrasti così forti? La tradizione millenaria, la storia
che forma la nostra stessa cultura di italiani viene
troppo spesso trascurata. L’albero di Borsellino è un
altro esempio di questo tipo. Assieme a delle
bellissime frasi di sostegno, l’albero era circondato
anche da mozziconi di sigarette o addirittura
bustine di ketchup. Queste contraddizioni sono
troppo forti e per ora non riusciamo a darci delle
risposte. Di sicuro la nostra indignazione ci fa
schierare contro questi problemi ed è il primo passo
da fare per affrontare questa condizione. Bisogna
A Corleone, in consiglio comunale, stiamo
ricordando tutte le vittime innocenti di mafia,
leggendone i nomi uno per uno. Insieme agli
studenti del liceo "Agnesi" di Merate (Lecco). Un
momento significativo... Ho presentato un ordine
del giorno per chiedere che il comune di Corleone,
accanto ai personaggi noti come Bernardino Verro e
Placido Rizzotto, intitoli degli spazi pubblici (strade,
piazze, giardini) alle vittime innocenti della mafia di
Corleone e dei comuni del circondario.
valorizzare quindi i lati positivi e mantenere al
meglio la memoria della lotta contro la mafia, come
il monumento in ricordo della strage di Capaci, la
gigantesca scritta “no mafia”, la lapide in via
d’Amelio, per mostrarli alla luce del sole.
Questi i nomi:
1. Luciano Nicoletti (1851-1905)
2. Andrea Orlando (1864-1906)
3. Lorenzo Panepinto (1865-1911)
4. Giovanni Zangara (1877-1919)
5. Giuseppe Rumore (1890-1919)
6. Nicola Alongi (1863-1920)
7. Calogero Cangelosi (1907-1948)
Il viaggio della 4^B continua...con gli studenti del Liceo Scientifico di Merate prima a Bisacquino alla benedizione
del Pane e poi a Portella della Ginestra con Mario e Serafino.
Qui abbiamo provveduto alla piantumazione di 30 ginestre!
SECONDA GIORNATA
Il nostro secondo giorno è stato dedicato
all'inserimento in una Corleone diversa da quella
presentata dalla televisione e dalla percezione
comune. Il preside dell'istituto agrario locale ci ha
invitati ad assistere alla celebrazione della festa
religiosa di San Giuseppe. Il preside ci è sembrato
molto accogliente. Ciò che ci ha colpiti è la forza con
cui ha ribadito l'importanza dei valori civili che la
scuola dovrebbe trasmettere ai ragazzi. La comunità
ci ha accolto con il tipico calore meridionale. La
celebrazione del santo è stato un evento che ha
coinvolto tutti, adulti e giovani. L'incontro si è
concluso con una offerta molto gradita, e inusuale
per la tradizione del nord, di crespelle e pignolata.
Abbiamo quindi appreso quali siano le dinamiche e
le problematiche della scuola in questi paesi: le
difficoltà che i professori incontrano ad insegnare ai
ragazzi (molti dei quali provengono da famiglie nelle
quali la cultura mafiosa è tuttora radicata) i valori
civili dello stato e della lotta alla mafia.
Il pomeriggio è stato occupato dalla visione del film
documentario "Scacco al re" che ci ha raccontato la
storia della cattura di Bernardo Provenzano. È stato
educativo per conoscere meglio le dinamiche con
cui hanno lavorato gli investigatori per catturarlo
dopo anni di latitanza: è stato un lavoro immane,
che ha incontrato ostacoli ma che grazie al lavoro di
uomini coraggiosi ha dato i suoi frutti. La giornata si
è conclusa con la visita alla cascata delle "due
rocce". Per concludere la giornata abbiamo
partecipato alla processione di San Giuseppe in un
clima di assoluta festa ed euforia.
Il senso di questa giornata è stato associato al ruolo
che la scuola deve avere nell'educazione: è lo
strumento di progresso e riscossa sociale dei
ragazzi. Solo grazie all'opera costante dei professori
si può far nascere il senso di legalità che a volte le
famiglie non sono in grado di insegnare. Il contesto
sociale rende difficile la chiara comprensione di
questi valori troppe volte considerati superflui e
improduttivi.
La cultura siciliana si rispecchia nelle celebrazioni a
cui abbiamo assistito: è ricca di fascino e coinvolge
chiunque creando un grande senso di unità e
fraternità.
TERZA GIORNATA
20 marzo 2015, venerdì
Per smaltire la colazione ci incamminiamo alla volta
del 'laboratorio della legalità', ex casa del boss
Bernardo Provenzano. Sembra una delle tante
abitazioni corleonesi ed è difficile immaginare
com'era prima dell'arrivo di “Libera”. Prodotti
marchio “Libera Terra”, stanze luminose e quadri
alle pareti; così veniamo introdotti alla mostra. La
storia della mafia, questo il tema della mostra che
non tace nomi, fatti e volti di carnefici e vittime.
Dalle tele traspare la forza della Sicilia che non si
vuole rassegnare. Attilio Manca, Bernardino
Provenzano, Peppino Impastato, sono solo alcuni
dei nomi di una battaglia che oggi si può vincere
solo togliendo la terra sotto i piedi della mafia, per
farla precipitare.
Ed è proprio nella terra, nei campi, che continua il
nostro viaggio. Tra gli ettari di terreni, dove
convivono magia e confisca, si trova il ridere di un
villaggio voluto da Mussolini, che neanche i fondi
europei hanno potuto salvare.
La mafia nel suo territorio non vuole cooperazione,
educazione e aggregazione tra gli abitanti;
sfortunatamente era questo lo scopo del villaggio.
Strade dissestate ci portano davanti al covo di
Provenzano latitante. Ma siamo solo di passaggio,
perché i parenti non gradiscono.
Dopo il pranzo saliamo, 800 metri sul livello del
mare: Portella della Ginestra. Il segreto di Stato
copre i nomi dei mandanti della strage di quel
lontano 1 Maggio 1947, che da giorno ci festa
divenne giorno di sangue per le famiglie che videro
cadere le 12 vittime sotto il fuoco della banda
Giuliano.
Sono rimasti giovani dentro due degli ormai anziani
sopravvissuti che con la loro forza ci trasmettono
messaggi di speranza. Speranza che oggi non può
morire perché è già sopravvissuta a quando nel
dopoguerra mancava veramente il pane. 'La nostra
generazione vi lascia sei cose importanti: la
Repubblica, la Costituzione, la libertà, la scuola, il
voto alle donne e una piccola cosa, sono solo 10
centimetri.. Una penna con cui farvi sentire!' E
ancora:
'democrazia,
libertà
e
legalità'.
Riappropriando ci di questi valori troppo spesso
dimenticati o dati per scontati dalla nostra
generazione e nonostante il gravoso compito di farli
sempre rivivere, riusciamo comunque ad essere
positivi e a sorridere vedendo i professori con le
mani nella terra a piantare le ginestre.
La commemorazione continua al comune di
Corleone dove assistiamo alla prima e purtroppo
poco partecipata cerimonia in memoria delle
centinaia di vittime della mafia.
Con la nostra presenza speriamo di aver dato un po’
di coraggio a quei corleonesi che ancora non hanno
trovato il coraggio di schierarsi con l'antimafia;
coraggio che invece si sta diffondendo grazie
all'impegno di persone come Maurizio, venuto dalla
Toscana volontario e volenteroso di perseguire
questa causa a cui si sono già accostati i proprietari
del forno “elle esse di” che in mattinata ci avevano
accolti calorosamente nel loro laboratorio e viziato
coi loro prodotti.
La giornata si conclude con Andrea e i suoi amici
che con la loro canzone di denuncia e memoria ci
hanno mostrato ancora una volta il volto della
Corleone che non si vuole arrendere.