Recensione del film Minority Report

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Recensione del film Minority Report
Recensione del film Minority Report
Alla domanda "si può punire una persona per qualcosa che non ha fatto?" siamo tutti portati a
rispondere: "assolutamente no!".
Ma, se sapessimo che la suddetta persona compirà un omicidio, allora è lecito fermarla prima che lo
commetta e punirla di conseguenza anche se, teoricamente, è ancora innocente? Inoltre, se ciò
fosse realmente possibile, se fossimo noi a decidere del futuro degli altri, è ancora lecito parlare di
libero arbitrio? Ed infine se alcune persone avessero la capacità di prevedere gli omicidi, è giusto
lasciar loro la possibilità di vivere una vita per quanto possibile normale oppure devono essere
messe nelle condizioni di poter solo e soltanto “prevedere" il futuro?
Il film “Minority Report” è un ottimo punto di partenza per provare a dare una risposta a queste
domande, in quanto offre lo spunto per riflettere su questioni quanto mai controverse ma che in un
ipotetico futuro potrebbero diventare tema d’attualità.
Il film mette in scena un fantomatico 2054 nel quale la Precrime, avvalendosi del potere precognitivo
dei “Precog”, è riuscita a porre fine a una delle piaghe che affliggono la società di oggi: l’omicidio. È in
sostanza impossibile commettere un crimine perché, appena esso è stato solamente pensato, gli
agenti della Precrime entrano in azione catturando il futuro assassino.
A questo punto sorge spontaneo un quesito: prevenire il crimine è un’intenzione nobile?
Sicuramente, ma anche rischiosa se la si trasforma in punizione anticipata per un crimine che non è
stato ancora commesso e che, paradossalmente, non si è nemmeno certi che avverrà. Bisogna quindi
essere certi che le previsioni sulle quali si regge l’intero sistema della Precrime non ammettano
margine di errore.
Inizialmente nel film si pone l’accento sulla presunta infallibilità dei “Precog”, tuttavia, quando la
situazione coinvolge il protagonista John Anderton in prima persona, che da agente diventa
potenziale criminale, veniamo a conoscenza dell’esistenza del rapporto di minoranza che offre una
seconda opportunità. Si ha quindi un punto di svolta in quanto si ipotizza la possibilità della scelta, la
libertà di decidere delle proprie azioni che rende l’uomo degno di essere definito tale.
Il rapporto di minoranza, il cosiddetto ”Minority Report”, offre quel barlume di speranza alla quale
nessuno può rinunciare.
Quanti sono coloro che sono stati condannati ma che avrebbero potuto avere un futuro diverso?
Persino il protagonista stesso si pone questa domanda.
Tema centrale del film sono, infatti, il libero arbitrio e la responsabilità delle nostre scelte.
Partendo dal presupposto che la caratteristica fondamentale di un’azione realmente libera sia
l’indeterminazione, le predizioni dei Precog, indiscutibilmente di grande aiuto alla società, negano
tuttavia la libertà dell’individuo perché si può dire che un atto è libero quando non è determinato,
cioè quando accade, ma potrebbe anche non avvenire. Quest’ultimo quindi non può essere previsto
con assoluta certezza, perché, finché è futuro, può essere ma anche non essere: ”le previsioni dei
Precog non sbagliano mai ma non è il futuro se noi lo fermiamo. Non è questo un fondamentale
paradosso? (Witwer, Minority Report) ”.
Il film offre quindi anche lo spunto per interrogarci circa la libertà di creare il nostro destino o al
contrario la predestinazione del nostro futuro.
Infatti, se i Precog conoscono già in anticipo come agiremo, se essi hanno una conoscenza
assolutamente certa delle nostre azioni future, allora vuol dire che non siamo liberi ma
predeterminati, che la nostra vita è già stata scritta da qualcun altro a noi superiore e che, di
conseguenza il corso degli eventi non può essere modificato.
Tuttavia la posizione del film mette in luce come, nonostante la predeterminazione, sia una
concatenazione di eventi ciò che porta al verificarsi dell’azione criminale.
Infatti, sebbene progressivamente vengano a delinearsi i fatti previsti dai Precog, e quindi per loro
diventi più facile stabilire ciò che accadrà realmente, fino al momento della scelta, rimane sempre per
chi agisce la possibilità di decidersi diversamente.
Emblematica a questo proposito è la frase che Agatha urla al protagonista: “Sei libero, puoi
scegliere!”.”Chi conosce il futuro, perché lo ha visto, non è più sottoposto a esso. Conoscere il futuro
permette di cambiarlo, di sottrarsi alla sua necessità: il conoscere cambia il futuro. Così facendo, però
la Precrime diventa un paradosso: o il pre-assassino non può sottrarsi al corso degli eventi o può farlo:
nel primo caso la sua azione non è morale poiché, come sosteneva Kant, senza libertà non c’è
moralità; di conseguenza l’individuo non è punibile e non va arrestato. Per quanto riguarda il secondo
caso, se il soggetto può sottrarsi al corso degli eventi, se il suo futuro è aperto, allora, di nuovo, non lo
si può arrestare fintantoché non avrà commesso il reato.”(Paolo Vidali, Libertà o determinismo? in
AAVV, Esercizi di Filosofia al cinema, Pensa multimedia, Lecce, 2006)
Infine l’ultima questione sulla quale porre l’accento riguarda i Precog: è possibile, infatti, che Agatha
sia tanto spaventata dal mondo reale, che gli sia estranea, che abbia difficoltà a compiere gesti banali
come camminare in posizione eretta?
Sicuramente non è lecito ridurre un essere umano in questo stato perché per quanto esso possieda
un potere soprannaturale la prima cosa da salvaguardare è la dignità di una persona, dato che "La
libertà di un individuo finisce laddove inizia la libertà di un altro”.
Ma è libertà l’essere “corpi semi-coscienti”? E’ libertà il vivere immersi in un liquido nutritivo e
connessi a un supercomputer? Inutile precisare che la domanda è retorica: ”i Precog, poiché possono
prevedere il futuro, non hanno diritto ad una vita normale? Non sono anche loro esseri umani in
grado di provare sentimenti, emozioni e sofferenze?
Sono sicuramente degli esseri umani da questo punto di vista e per questo devono essere rispettati,
anche se sono “speciali” per il dono che possiedono.
Debora, Elena, Giada, Giulia
VB Liceo Tito Lucrezio Caro