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Mercoledì 13 agosto 2014
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IMMIGRATI COLPITA LA TENDOPOLI DELLA REGIONE A «CASA SANCARA», FRA FOGGIA E SAN SEVERO, A TRE CHILOMETRI DALLA BIDONVILLE
VIALE DEGLI AVIATORI TAGLIATA CON UN FLESSIBILE
Sfregiate le tende del campo Furto a «Brico»
che dovrà sostituire il ghetto svaligiata
la cassaforte
L’agguato nella notte, alla vigilia della visita di Minervini
LA CONDIVISIONE
DEI SERVIZI
CON L’UNIONE
TRA I COMUNI
di FILIPPO SANTIGLIANO
L’assessore regionale
ha presentato ieri
l’Ecovillaggio. «Solo un
gesto teppistico»
l Le tende del campo di accoglienza di Casa Sancara, nel nuovo
centro allestito dalla Regione, sono state sfregiate la notte scorsa
da ignoti. Il fatto è avvenuto alla vigilia della visita dell’assessore
regionale alla Cittadinanza sociale, Guglielmo Minervini, che ieri
ha presentato i nuovi moduli abitativi dell’Ecovillaggio. «Un atto
teppistico e niente più», il suo commento.
LEVANTACI A PAG. IV-V >>
I ladri hanno anche
distrutto l’hard disk del
sistema di
videosorveglianza
UNO CHEF ORIGINARIO DELLA PROVINCIA DI FOGGIA SPOPOLA A ISTANBUL
l Furto nella nottata nel punto
vendita «Brico Io» di fronte al
centro commerciale di viale degli Aviatori: i ladri sono penetrati
negli uffici e con un flessibile
hanno tagliato la cassaforte.
SERVIZIO A PAGINA III >>
FOGGIA
S
arà anche per la spending review o forse solo
per la riorganizzazione
«istituzionale» in corso
di preparazione in Parlamento,
ma la provincia di Foggia potrebbe fare da battistrada ai primi
servizi «condivisi» tra Comuni e
per di più in un settore come dire
delicato come quello della Polizia
municipale.
Per il momento si tratta solo di
una ipotesi, ma non per questo
campata in aria e soprattutto impossibile da attuarsi. Ma i cinque
«reali siti», ovvero i comuni di
Orta Nova (capofila), Stornara,
Stornarella, Carapelle e Ordona,
potrebbero dar vita ad una «unione» istituzionalizzata per la costituzione di un Corpo intercomunale della polizia locale in maniera tale da ottimizzare costi e
servizi peraltro in un momento
di grave carenza anche di personale, tanto che alcuni comuni
sono costretti a prendere in prestito ufficiali e vigili da altre amministrazioni.
L’idea di «unire» i servizi senza
rinunciare ai gonfaloni non è del
tutto sbagliata, soprattutto se c’è
una «omogeneità» territoriali (i
comuni dei cinque reali siti si
raggiungono tra loro nel giro di
pochi chilometri) e se l’operazione alla fine risulterà vantaggiosa
sia per le casse municipali (ci saranno sempre meno trasferimenti dallo Stato) sia per i cittadini
che avranno a disposizione un
corpo di polizia municipale più
attrezzato e non solo decorativo.
Quei ladri
«acrobati»,
altri 4 colpi
in abitazioni
SERVIZIO A PAGINA III >>
CERIGNOLA
Rifiuti nell’interporto
spunta l’ipotesi Gentile
TUFARIELLO A PAG.XI >>
Mamma li turchi
e come mangiano
CAGNANO, ROCCHETTA, ORSARA MATTINATA E MONTELEONE
l Da Casalnuovo a Istanbul,
da cuoco di paese a chef internazionale. E’ la favola di Antonio Lombardi, 53 anni. Emigrato a Milano, Antonio Lombardi
ha lavorato al Paper Moon di
New York insignito del premio
SPORT FOGGIA MARTINA
Dall’acqua sale ai fagioli Esordio il 31
è oggi il giorno delle sagre con un derby
IL TRIONFO
DEI CIBI
DELLA
TRADIZIONE
Nella foto una
delle tante
sagre che
animano al
Capitanata in
questi giorni
.
SERVIZI A PAG. XVII E XVIII >>
l Prima di campionato in casa per il Foggia che torna in Lega Pro (l’ex prima divisione) dopo due anni. Allo Zaccheria sarà
di scena il Martina Franca, ripescato ad agosto. Un esordio
casalingo nel pieno dell’estate
per i rossoneri. Non è escluso
che si possa giocare in notturna.
Nel frattempo vanno avanti i lavori allo Zaccheria. Per la Questura di Foggia 10 delle 19 gare
della stagione sono a rischio.
FIORELLA A PAG.XV >>
“2 Stele” dal grande critico culinario Brayan Miller, del New
York Times. Dal ‘97 è a Istanbul
nel nuovo ristorante “Emporio
Armani Caffè” aperto nello storico palazzo “Macka Palas”.
DE CESARE A PAG.VIII >>
TORRE MILETO
Aumento Tarsu: rivolta
dei 3 mila residenti
VILLANI A PAG.IX >>
IV I FOGGIA CITTÀ
Mercoledì 13 agosto 2014
VIA LA BARACCOPOLI
VISITA DELL’ASSESSORE REGIONALE
IL PROGETTO DELLA REGIONE
L’ecovillaggio al posto delle tende dal 1 ottobre.
Promossa la coltivazione di miglio e fagioli,
di cui i migranti sono grandi consumatori
Case in legno e nuove colture
per «pensionare» il Ghetto
Minervini va avanti col dialogo: «I migranti imprenditori di se stessi»
«Vogliamo accogliere queste
persone in modo civile.
Metodi innovativi a vantaggio
anche delle imprese»
MASSIMO LEVANTACI
l L’operazione “Capo free – Ghetto
off ” va avanti, nonostante i migranti
non abbiano alcuna intenzione di
lasciare la tanto vituperata baraccopoli di Rignano scalo e i caporali
continuino a fare il bello e il cattivo
tempo reclutando personale da mandare nei campi a lavorare. Ma il piano
intrapreso dalla Regione ha tempi
lunghi e l’assessore alla Cittadinanza
sociale, Guglielmo Minervini, è stato
chiaro ieri mattina durante la sua
visita nel centro di accoglienza di
Casa Sancara (sulla San Severo-Foggia, visibile dalla statale 16). «Il nostro obiettivo non è sgomberare il
ghetto di Rignano, ma rendere l’accoglienza dei migranti più civile.
Prima o poi lo capiranno e saranno
loro stessi a lasciare la bidonville per
andare ad abitare in luoghi più sicuri».
Le sirene di Minervini ieri hanno
emesso un altro segnale. A casa Sancara è stato presentato il primo modulo dell’Ecovillaggio sociale che dal
primo ottobre ospiterà i migranti
stanziali, coloro cioè che ormai vivono stabilmente tutto l’anno in Capitanata e buona parte del tempo lo
passano al ghetto. Per gli stagionali la
Regione aveva montato una tendopoli
nel villaggio Sancara (a tre chilometri dal ghetto), a tutt’oggi disabitate e anzi fatte oggetto la notte
scorsa di un gesto teppistico (ne
riferiamo a parte), proprio alla vigilia
della visita di Minervini. L’ecovillaggio invece si compone di casette in
legno, quattro posti letto per ognuna,
primo insediamento abitativo stanziale riconosciuto anche dalla legge.
Ad oggi la situazione per così dire
abitativa grava tutta sulle spalle del
ghetto: i migranti, per la gran parte
dei quali africani e divisi in numerose etnie, sono tutti lì dentro
nelle capanne di cartone e legno,
ospitati nelle condizioni malsane che
l’opinione pubblica in questi anni ha
imparato a conoscere. Saranno, secondo le stime, più di un migliaio a
vivere così.
Il progetto illustrato ieri da Minervini si divide in due fasi: «La
prima prevede la costruzione di un
ecovillaggio, con postazioni abitative
più stabili a beneficio degli stanziali a
partire dal 1 ottobre. Puntiamo a far
venire qui le persone che rimangono
nel ghetto. La seconda componente
del progetto riguarda la sperimentazione dell’autoimpresa agricola, la
possibilità cioè di produrre alcune
colture tipiche del territorio, almeno
fino a qualche decennio fa, come
miglio e fagioli. Proprio i migranti –
aggiunge l’assessore regionale – potrebbero costituire il primo zoccolo di
un mercato in espansione secondo
quanto rivela Altroconsumo: si tratta, infatti, di coltivazioni di largo
consumo che non hanno più volumi
adeguati rispetto alle richieste nel
nostro paese tanto è vero che siamo
costretti a importarle».
Minervini si è intrattenuto a colloquio con decine di migranti, ha
ascoltato i loro problemi e spiegato
loro che potrebbero essere «artefici di
un cambiamento epocale in Capitanata». Ha intrapreso la linea della
ragione, consapevole che il muro contro muro «non porta risultati». Il
problema è convincere i “capi”, fare
in modo che chi tiene oggi sotto le sue
redini il controllo del ghetto possa
perdere “affiliati” e vedersi costretto
a cambiare strategia. Anche sulle
liste di prenotazione rivelatesi un
flop, l’assessore non se la sente di
dare addosso alle imprese agricole,
smarcandosi dal sindacato (leggi intervista a pag. V): «Le liste di prenotazione sono previste dalla legge –
risponde – non ce le siamo inventate
noi. Va detto però che è stata una
stagione sfortunata, le piogge hanno
ridotto il volume del raccolto del
25-30% lo avete scritto anche voi…
Questa condizione di sofferenza per
le imprese li porta a un atteggiamento disattento rispetto agli impegni che avevano preso con noi. Ho
invitato Coldiretti, Confagricoltura,
Cia e Copagri a mantenere gli impegni assunti: la vera competizione si
ottiene solo attraverso la certificazione del prodotto, una valorizzazione anche sul mercato è la vera
risposta a questioni che osmai si
trascinano da troppo tempo».
FIDUCIA AI MIGRANTI L’assessore alla Cittadinanza sociale
Guglielmo Minervini incontra i migranti ospiti nel Ghetto di
Rignano. A destra nella foto in alto l’incontro promosso ieri dalla
Regione nel centro di accoglienza di «casa Sancara», fra Foggia e
San Severo. Sotto uno dei moduli dell’ecovillaggio
(foto Enzo Maizzi)
.
CASA SANCARA DISTRUTTE ANCHE QUINDICI BRANDINE, UN SOLO OSPITE NELLA STRUTTURA
Ma nella notte sfregiate
le tende nel centro regionale
l Ignoti la notte scorsa hanno fatto
irruzione nel campo di accoglienza al villaggio Sancara, dove c’è la tendopoli allestita dalla Regione per offrire ospitalità ai
migranti, sfregiando con il taglierino numerose tende. «Una decina quelle colpite,
non sappiamo se da una o più persone –
riferisce alla Gazzetta Raffaele Celeste,
responsabile del campo affidato alla Protezione civile – sono state danneggiate
anche una decina di brandine all’inter no
della tendopoli. Tutta merce di nuova dotazione - aggiunge - acquistata dalla Regione (al costo di 60mila euro: ndr) per
ospitare i migranti del ghetto e altri lavoratori che chiedono di poter dormire per
qualche giorno. Non so se saranno recuperabili le strutture danneggiate, vedremo se sarà possibile».
Molti hanno interpretato il gesto come un
avvertimento rivolto alla Regione che ha
avviato il piano di recupero degli ospiti dal
ghetto di Rignano per portarli nel nuovo
centro e all’assessore Minervini che proprio ieri mattina avrebbe dovuto visitare il
campo come da incontro programmato. Ieri
però l’esponente del governo Vendola ha
minimizzato l’accaduto: «E’ stato un atto
vandalico, per il momento vogliamo considerarlo così. Se in esso sono contenuti
altri messaggi lo vedremo».
Nel campo di Sancara c’era un solo ospite
che al momento dell’irruzione dormiva,
mentre un altro era andato via da qualche
giorno. Il centro di accoglienza è sorvegliato «h24» dai volontari della Protezione civile, ma ieri il direttore ha chiesto
formalmente al prefetto il rafforzamento
della vigilanza notturna con l’invio di
pattuglie di polizia e carabinieri per tenere
sotto controllo la tendopoli. «I nostri vo-
lontari - spiega Celeste - non hanno la forza
per intervenire in situazioni come quella
dell’altra notte. Temiamo che abbiamo agito più persone e che sia stato un atto
premeditato, deciso a tavolino. Chi ha pensato di sfregiare le tende, a mio avviso ha
voluto fare un dispetto alle istituzioni
infierendo con quei tagli sul logo della
Protezione civile riportato su tutte le tende
presenti nel centro di accoglienza».
CAPO FREE Le tende della Protezione civile
FOGGIA CITTÀ I V
Mercoledì 13 agosto 2014
500 LAVORATORI ISCRITTI
Gli elenchi sono pronti da un mese, ma
nessuna azienda li ha ancora consultati.
L’assessore Minervini: «C’è poco raccolto»
A VUOTO ANCHE GLI INCENTIVI
Le imprese se assumono intascano
300 euro a lavoratore per contratti di venti
giorni. Un incentivo che non funziona
Lavoro, poche chiamate
dalle liste di prenotazione
Calamita (Flai Cgil): «Gli imprenditori agricoli non hanno più scuse»
l Le liste di prenotazione segneranno il primato dell’inutilità
della mano dello Stato, almeno in
Capitanata, per regolamentare le
dinamiche occupazionali in agricoltura. Un segmento, quello
dell’intermediazione di lavoro
bracciantile, già complesso di
suo: lo testimoniano le decine di
inchieste condotte dall’Inps negliultimi quindici anni e i numerosi casi di braccianti fittizi
che ancora si annidano nelle liste
per la disoccupazione. Ma le procedure d’ingaggio
dei lavoratori migranti è qualcosa
che fa storia a sé
ed hanno imparato ad accorgersene
anche addetti ai lavori generalmente smaliziati come i sindacati
di categoria di Cgil, Cisl e Uil che
avevano abbracciato con entusiasmo la proposta della Regione
di istituire quest’anno le liste di
prenotazione per agevolare il
compito delle aziende nella ricerca di manodopera.
I sindacati erano così convinti
della bontà dell’intervento che su
mandato della Regione hanno fat-
to opera di persuasione tra i
migranti, convicendone molti di
loro ad iscriversi a quelle liste,
unico modo per riuscire a trovare
lavoro e tenere alla larga i caporali. Una convenzione che poggiava evidentemente anche sulla
forsa dell’incentivo in denaro: 300
euro a beneficio del datore di
lavoro per contratti minimi di
venti giorni, 500 euro se il rapporto si prolunga fino a sei mesi.
Ma è stato tutto
inutile,
a
quanto
pare.
«Nelle liste abbiamo
iscritto
più di 500 persone – commenta Daniele Calamita, segretario
della Flai Cgil – ma nemmeno
un’azienda agricola si è rivolta a
loro per farli lavorare. Non so
come definirla questa forma di
indifferenza, ma ho la chiara sensazione, spiace dirlo, che le imprese foggiane vogliamo rimanere nel limbo dell’illegalità che
fa comodo a tutti a loro principalmente».
Eppure la Regione si era mossa
con largo anticipo, il protocollo
RESPONSABILITÀ
«Le associazioni
datoriali hanno una
responsabilità diretta»
L’IMPRENDITORE TESTIMONIANZA (ANONIMA) DI UN AGRICOLTORE: «ECCO COSA C’È DA CAMBIARE»
«Trattativa libera nei campi
a cassone intascano di più»
LAVORO A
CASSONE
Alcuni
lavoratori
immigrati
presenti ieri
all’incontro
di casa
Sancara
.
l «La trattativa è libera in campagna,
i lavoratori vogliono essere ingaggiati a
cassone perchè guadagnano di più. Inutile prendersela con i datori di lavoro
che in tutta questa catena sono la voce
più silenziosa e anche quella meno difesa». A parlare così è un imprenditore
agricolo foggiano, che ha rilasciato alcune sue riflessioni alla Gazzetta chiedendo però il vincolo dell'anonimato.
«Già siamo bersagliati da tante critiche,
ci manca solo che ci
mettiamo a parlare ai
giornali... Però le cose
vanno dette perchè
siamo stufi di essere
sempre noi a pagare
per gli altri. E' tutto un
sistema che si approfitta del lavoro bracciantile sfruttato e
malpagato: sindacalisti, volontari, ispettori
del lavoro e poi il mondo della politica che fa
finta di vedere solo
quello che vuole».
Cosa ci sarebbe, allora, da fare? «Se fossi io un tutore della
legge – spiega la nostra fonte – cercherei
di riformare il sistema dall'interno, perchè prima di risolverli i problemi bisogna conoscerli. E io che sto in campagna tutto il giorno vi posso dire che
alle 5 del mattino vedo solo immigrati in
giro, e qualcuno che li organizza che i
benpensanti chiamano caporali. Poi a
mezzogiorno arrivano i sindacalisti che
pretendono di fare con queste persone il
bello e il cattivo tempo, cercando di
sottometterli alle loro ragioni. Perchè i
caporali sono i cattivi e il sindacato
invece la parte buona».
Il reclutamento nei campi per pochi
spiccioli, i ricoveri malsani e degradati:
anche questo denunciano i sindacati.
Molti imprenditori sanno dove hanno
dormito gli immigrati che andranno a
lavorare nel suo fondo, però girano lo
sguardo dall'altra parte. «Gli immigrati
– risponde il nostro imprenditore –
sanno bene che solo queste condizioni
di “schiavitù” in cui vivono permetteranno loro di fare un gruzzolo maggiore. Lo so, sto dicendo un'eresia, ma
loro, vi assicuro, non fanno molta differenza se andare a dormire in un
rudere oppure restare sotto un albero.
Del resto lo si è visto con la campagna
“Ghetto out” della Regione: le tende
linde e pulite sono lì, nel villaggio di
Sancara, ma tutti al Ghetto continuano
a vivere. A molti sta bene questa situazione, lo confesso anche a noi: ma,
mi creda, siamo gli ultimi responsabili
della catena. Noi imprenditori agricoli
abbiamo già le nostre gatte da pelare,
perchè il pomodoro si vende sempre di
meno e gli ispettori del lavoro ci massacrano quando vengono a fare i controlli perchè istigati a trovare l'illegalità. Ci fanno perdere mezza giornata
di lavoro e intanto noi queste cose a chi
le andiamo a dire? Lo vede, solo tutelando l'anonimato oggi si riescono a
dire le cose fuori dai denti. Io vorrei che
le autorità preposte mettessero davvero
il coltello della piaga dei tanti problemi
che vi sono su questo versante. Ma ne
hanno la forza e, soprattutto, la volontà?».
d’intesa firmato nel giugno scorso in Provincia con le associazioni datoriali sanciva il rispetto
di principi etici ai quali le imprese, in quella sede, non hanno
pensato di sottrarsi almeno a
giudicare dall’adesione convinta
di chi li rappresentava. «E’ proprio questo il punto – dice Calamita – le associazioni datoriali
hanno una responsabilità diretta
in questo insuccesso perché si
sono soffermate
alla firma del protocollo, senza promuovere un’azione di sensibilizzazione al proprio
interno. Per questo adesso non ci
sono più scuse, le
aziende preferiscono la strada della illegalità?
Bene, a questo punto chiediamo
più controlli da parte delle forze
dell’ordine e degli ispettori del
lavoro, se vogliono continuare a
stare in quella condizione di
sfruttamento bracciantile è giusto che ne paghino le conseguenze».
Secondo i calcoli del sindacato,
con la politica degli incentivi i
datori di lavoro risparmierebbero
il 30% sul costo di una giornata di
lavoro che in base all’ultimo contratto di categoria vale 49 euro
lordi. «Non parliamo di un aiuto
scadente, se ragioniamo nell’ottica che i lavoratori si assumono a
contratto. Ma evidentemente in
campagna è un concetto superato
perchè le imprese sanno di poter
agire sulla leva del lavoro a cottimo ed a questo gioco si prestano
i caporali con le loro angherie».
E’ un gioco di
complicità
da
scardinare: le imprese che chiedono manodopera a
precise condizioni e i lavoratori
sanno di dover
accettare (anche
i locali sottostanno ormai a questo andazzo) perchè il mercato si disciplina così:
«Sono le aziende agricole che
vogliono mantenere in piedi questo status. Noi ci siamo prodigati
in questo percorso - conclude Calamita - siamo stati nelle piazze di
tutti i comuni, la gente s'iscrive
ma le aziende non chiamano. Noi,
comunque, non molliamo e andiamo avanti».
[m.lev.]
PROTOCOLLO
«Non si partecipa
ai protocolli d’intesa
solo per onor di firma»