L`assistenza al paziente affetto da demenza e la formazione
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L`assistenza al paziente affetto da demenza e la formazione
IPASVI_News_1_04D 27-02-2004 15:31 Pagina 26 attualità L’assistenza al paziente affetto da demenza e la formazione infermieristica specialistica Laura Aletto, Segretario U no dei dati epidemiologici più noti relativamente alla popolazione italiana è quello che riferisce l’aumento della durata della vita media che, di pari passo con il persistente decremento delle nascite, ha fatto del nostro Paese uno tra quelli più popolati da persone anziane. Infatti il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è un problema che caratterizza il nostro Paese come il resto dei paesi occidentali ed è il risultato dei profondi mutamenti demografici correlati alla riduzione della mortalità in seguito al miglioramento delle condizioni socio-ambientali, degli attuali mezzi di assistenza e cura ed al contemporaneo calo della natalità che trova la sua ragione nella diminuzione della fecondità e nel controllo delle nascite. Abbiamo così sempre più persone anziane e sempre meno persone giovani, questa tendenza è confermata dalle proiezioni ISTAT, che mostrano che nel 2038 le persone di età superiore ai 65 anni saranno circa 15 milioni che equivale al 30% della popolazione italiana. Il cambiamento sociale che consegue a questi cambiamenti demografici e al mutamento delle condizioni di vita necessita di una cultura nuova e nuove competenze affinché l’assistenza all’anziano, nonché l’orientamento alla famiglia, avvenga nel rispetto della globalità dell’individuo e dei suoi bisogni fisici, psichici e sociali, nel proprio contesto di vita. È fuor di dubbio che se da un lato il fenomeno dell’invecchiamento demografico rappresenta una delle più grandi conquiste nel nostro secolo, dall’altro pone una serie di preoccupaIO INFERMIERE - N.1 /2004 zioni sotto il profilo dell’assistenza e della cura con complicazioni assai significative dal punto di vista della qualità e quantità delle risorse da utilizzare in campo sanitario. Infatti, molte patologie correlate all’invecchiamento sono destinate ad assumere un peso crescente nella nostra società, sia in termini di carico sociale che di spesa sanitaria. “L’invecchiamento (o senescenza), è un processo legato alla vita, non si conosce un essere vivente che non invecchi… L’invecchiamento non è mai dovuto a un deficit funzionale di un solo organo: esso è un fenomeno generale… un processo ineluttabile, non si realizza in modo (Bourlière) uniforme…” Formulare una definizione di invecchiamento è un compito difficile. Si tratta di un processo ritenuto fisiologico, ma che si lega strettamente a eventi patologici le cui conseguenze si sovrappongono a quelle indotte dall’invecchiamento propriamente detto. L’invecchiamento, secondo una definizione comune, è quell’insieme di mutamenti fisici e psichici, non dovuti a malattia, che interviene negli individui dopo la maturità: è più o meno comune a tutti i membri di una specie, riduce la capacità di adattamento allo stress e di mantenimento dell’equilibrio omeostatico. La senescenza fisiologica, con le sue modificazioni lente e graduali, porta lentamente l’anziano verso una sempre più restrittiva autoemarginazione dal mondo, una incapacità di stare al passo con gli altri. Nell’uomo tale definizione è complicata da importanti differenze individuali sulla modalità di invecchiare che rendo25 IPASVI_News_1_04D 27-02-2004 15:31 Pagina 27 no l’età anagrafica difficilmente sovrapponibile a quella biologica e giustificano la variabilità che si osserva nei soggetti anziani. Dal punto di vista delle capacità funzionali si può considerare che generalmente la maggioranza della popolazione con più di 65 anni invecchia in modo autonomo senza aver bisogno di ricorrere a forme specifiche di cura e sostegno. In molte persone, tuttavia, si manifesta una senilità che può definirsi “patologica”, che si concreta quando sono presenti fenomeni morbosi e/o minoranti e/o regressivi equilibranti in eccesso rispetto alla fisiologica involuzione somatica, psichica e relazionale. La persona anziana è anche un soggetto spesso alle prese con più o meno rilevanti disturbi psichici e non bisogna dimenticare che, nell’ambito delle risorse e delle facoltà psichiche, con l’invecchiamento si ripetono i fenomeni, che come già detto, si realizzano in sede somatica. La senilità può pertanto essere contrassegnata dalla comparsa di variegate e progressive perdite intellettive e debilitazioni emozionali. Nelle forme e nei livelli più gravi queste perdite possono dar luogo all’ampio problema che viene detto “demenza senile”, cioè quella condizione che, nei quadri limite, si configura come sfacelo della personalità, come una regressione senza speranza verso un penoso psichismo infantile e come umiliante riduzione di un soggetto, magari prima molto brillante per prontezza intellettiva e per vitalità espressiva, in un essere umano opaco e spento, apparentemente ridotto ad un vissuto puramente vegetativo. Infatti la demenza è una sindrome clinica caratterizzata da una riduzione delle funzioni cognitive (memoria, linguaggio, prassia, capacità logica, funzioni visuo-spaziali) di entità tale da interferire in modo significativo con le attività lavorative, sociali, relazionali e con la qualità della vita in presenza di un normale stato di coscienza. Si considera che la malattia di Alzheimer sia la causa più frequente della demenza (50-60% dei casi), il 10-20% invece è su base vascolare (demenza vascolare ischemi26 ca), il restante è costituito dalle forme degenerative corticali e sottocorticali. Il trattamento della demenza comprende una serie di interventi, farmacologici e non, rivolti non solo al controllo dei deficit cognitivi ma anche alla cura dei sintomi non cognitivi, delle malattie concorrenti, al miglioramento dello stato funzionale, o mirati a fornire un supporto al paziente ed alla famiglia durante il decorso della malattia. Curare il paziente demente è una sfida professionale ed umana per la professione infermieristica che nell’assistenza al paziente cronico e in particolare demente può mettere in gioco tutte le sue potenzialità per progettare e realizzare interventi di “care” che sono l’espressione principale del nursing. La progressività e variabilità di molte forme di demenza rende necessario un approccio flessibile e multidisciplinare che dà spazio all’infermiere di operare in sinergia con altri professionisti in un percorso di cura che ponga attenzione verso terapie ed approcci che valorizzano i bisogni affettivi e relazionali della persona anziana. Infatti gli attori dell’aiuto sanitario alla persona anziana con demenza sono diversi ed ognuno entra in campo con intensità e responsabilità differenziate e progressivamente spostate da una valenza curativa, ad una valenza più riabilitativa o assistenziale in relazione allo stato di bisogno della persona-paziente. Nel paziente con malattia demenziale, la cui caratteristica peculiare consiste nell’essere progressiva ed irreversibile, l’obiettivo dell’assistenza e della terapia è molto più ampio che non la sola malattia, comprendendo principalmente lo stato funzionale, la correzione dei IO INFERMIERE - N.1 /2004 IPASVI_News_1_04D 27-02-2004 15:31 Pagina 28 sintomi cognitivi e non, la prevenzione delle complicanze; difatti il miglioramento della funzione mentale si tradurrà in un livello di benessere complessivo e una qualità di vita migliore sia per il paziente che per l’intero entourage. La perdita dell’autosufficienza accade come un evento critico, spesso molto destabilizzante, che stravolge l’assetto delle relazioni esistenti e che determina la ricerca di modalità relazionali in parte o del tutto nuove, induce tensioni e presa di decisioni. Nelle sindromi demenziali sono state sperimentate nella “cura” complessiva del paziente diverse modalità per sostenere le abilità residue e rallentare il decadimento delle performance cognitive. Nel loro insieme queste terapie si caratterizzano per il coinvolgimento attivo della persona curata e sulla preliminare valutazione delle capacità residue, nonché su una accurata raccolta dati relativa al vissuto esperienziale del paziente, alle sue abitudini, alle sue preferenze e alle caratteristiche della sua personalità. Questi programmi terapeutici non farmacologici trovano sempre più spazio nella cura del paziente con demenza di tipo Alzheimer e rispetto ai trattamenti farmacologici richiedono grande impegno e continuità per il paziente; soprattutto richiedono un’alta partecipazione degli infermieri nel gruppo multidisciplinare per pianificare, programmare ed applicare i vari programmi. Un’attenta e preliminare valutazione degli aspetti peculiari del paziente permetterà l’individuazione degli interventi per esso più adeguati. Fra le tecniche non farmacologiche maggiormente utilizzate nella malattia di Alzheimer rientrano la terapia occupazionale, la musicoterapica, la Reality Orientation Therapy, il Memory training e la Gentlecare di Moira Jones. Altre terapie, quali il training sensoriale, e la psicoterapia, sono state variamente utilizzate in anziani con gradi lievi di decadimento cerebrale, anche se non vi sono dati sulla loro utilità in pazienti affetti da demenza. Nella logica basata sull’evidance based nursing IO INFERMIERE - N.1 /2004 molti dei trattamenti orientati alla stimolazione come l’attività ricreativa, la terapia artistica, la musicoterapia e le pat-terapy, assieme ad altri mezzi formali e informali che massimizzano le attività piacevoli per i pazienti, non sono sostenuti da prove di efficacia per migliorare funzione e l’umore, ma il buon senso ne suggerisce il loro uso come parte integrante dell’assistenza. L’assistenza infermieristica adotta un approccio di tipo olistico verso la persona, infatti nella presa in carico del paziente sono considerate le problematiche relative alla sfera clinica, motoria/funzionale, psicologica, relazionale e sociale. L’infermiere, quale unico responsabile dell’assistenza generale infermieristica, ha una parte preponderante all’interno dell’équipe perché è in grado, attraverso l’utilizzo della metodologia scientifica del processo di nursing, di cogliere tutte le istanze assistenziali, di individuare idonei approcci, di attivare le risorse più adeguate. Un valido supporto è costituito dai modelli infermieristici, che rappresentano le linee guida e gli orientamenti specifici sui quali si fonda la professione infermieristica, per definire l’area dei bisogni individuali da soddisfare e le competenze necessarie per operare con responsabilità e in piena autonomia. I “bisogni fondamentali” di V. Henderson, oppure la visione di C. Roy dell’uomo come unità biopsico-sociale e della malattia come rottura degli equilibri e delle armonie tra uomo e ambiente, o la teoria di D. Orem incentrata sul self care possono costituire un valido supporto di contenuti e di strumenti per affrontare al 27 IPASVI_News_1_04D 27-02-2004 15:31 Pagina 29 meglio le problematiche del paziente anziano. Nel prendersi cura del paziente demente è molto importante l’attenzione alla persona, ai comportamenti, ai sentimenti, e alle emozioni per entrare in relazione con lui ed aprire dei canali di comunicazione che permettano l’instaurarsi di una efficace relazione d’aiuto, di rispondere alle continue richieste e gestire i disturbi comportamentali. Le problematiche poste da questo tipo di pazienti trova l’infermiere impreparato con la sola formazione teorico-pratica di base. Infatti la cura del paziente anziano demente è emblematica della preparazione degli operatori sanitari: a questi è sì richiesta una preparazione tenico-professionale, ma è altresì richiesta una preparazione umana, che è influente sugli stessi risultati terapeutici. Il prendersi cura di questi pazienti deve essere degli infermieri con una formazione professionale specifica, cioè quei professionisti che in forza del rapporto personale con il paziente, in funzione dei bisogni affrontati e a causa dei tempi e dei modi operativi adottati nell’espletamento delle proprie attività, si configurano come “persona-aiuto” non più condizionata dalle esigenze operative del medico quanto piuttosto attivata per soddisfare le esigenze e le attese della persona malata. In quest’ottica l’infermiere viene ad assumere una significanza superiore a quella del medico, coprendo uno spazio operativo più rilevante e offrendo, in larga autonomia, prestazioni atte a produrre, all’interno di un positivo rapporto interpersonale, il contenimento o il compenso delle insufficienze e delle perdite della persona assistita. Nel pianificare l’assistenza a un anziano, l’infermiere 28 può avvalersi dell’intervento degli operatori di supporto, per attribuire lo svolgimento contestuale di alcune attività per le quali è stato adeguatamente formato e che sono state individuate nel progetto di cure, restando l’infermiere l’unico responsabile del raggiungimenti degli obiettivi di salute prefissati. Diventa necessario un ripensamento e la trasformazione dei percorsi formativi, in termini di adeguatezza delle competenze specifiche degli operatori coinvolti nell’assistenza alla persona e alla sua famiglia, per tendere a favorire il mantenimento delle migliori condizioni di vita. Quindi la formazione del personale infermieristico non deve e non può concludersi con la formazione di base, ma ha bisogno di svilupparsi e adeguarsi alle esigenze della popolazione tramite la “formazione complementare”, peraltro già prevista dal DM.739/94, che permetta all’infermiere di fronteggiare le difficoltà quotidiane, acquisire una maggiore sicurezza in se stessi e superare le condizioni di frustrazione che inevitabilmente si instaurano in coloro che assistono pazienti senza grandi prospettive di miglioramento, e che andrebbero ad incidere in modo negativo sulla qualità dell’assistenza, con il rischio di andare incontro alla sindrome del bourn-out. L’obiettivo di una formazione complementare è quello di migliorare la qualità dell’assistenza, garantendo competenze specifiche nell’ambito delle funzioni previste dal profilo stesso, e tendenti a valorizzare gli ambiti di autonomia propri dell’infermiere; si delinea così un professionista con competenze assistenziali, educative, relazionali e gestionali specifiche per l’assistenza all’anziano. Bibliografia Zanetti E., Il nursing delle demenze, Lauri Edizioni, Milano, 1997 Gobbi A., Assistenza alla persona anziana in condizioni di non salute, Vita e Pensiero, Milano,1994 Aletto L., Nucchi M., La formazione infermieristica in ambito geriatrico, Atti Contempo 2003, Milano 2003 IO INFERMIERE - N.1 /2004 IPASVI_News_1_04D 27-02-2004 15:31 Pagina 30 Collegio IPASVI Milano-Lodi Istituzione della Commissione Geriatria Referenti: Paola Gobbi, Simona Mapelli, suor Virginia Cattaneo La Commissione Geriatria, nata dalla constatazione che gli anziani rappresentano la fascia di popolazione più numerosa alla quale gli infermieri erogano assistenza in diversi setting (ospedali, RSA, domicilio) si propone di aggregare gli iscritti del Collegio che hanno sviluppato competenze avanzate nell’area geriatrica (sia di tipo clinico che organizzativogestionale) gli iscritti che desiderano approfondire aspetti relativi all’assistenza in area geriatrica. L’obiettivo della Commissione è quello di sviluppare le competenze degli infermieri che assistono gli anziani attraverso: contatti con le Associazioni che si occupano esclusivamente o in modo trasversale dell’area geriatrica e documentazione della loro attività mappatura degli eventi formativi (master, corsi, convegni) in area geriatrica e realizzazione di eventi formativi ad hoc creazione di un archivio (cartaceo ed informatizzato), a disposizione degli iscritti, della letteratura più accreditata relativa all’assistenza agli anziani: revisioni sistematiche, trials, esperienze, ma anche indicazioni su siti e riviste, suddivise per argomenti (che verranno individuati dagli infermieri che aderiranno alla Commissione). Invitiamo quindi i colleghi interessati a questa proposta ad inviare al più presto la propria candidatura, accompagnata da un breve curriculum vitae, al seguente indirizzo: Commissione Geriatria - Collegio Ipasvi MI-LO - Via Adige 20 - 20135 Milano via fax al numero 02 55189977 e mail [email protected] (indicando nell’oggetto: Commissione Geriatria) Studio infermieristico e di ostetricia Calzoni e Associati registrato presso il Collegio IPASVI di Milano-Lodi Cerchiamo Infermieri Professionali (anche in pensione e anche solo per orari diurni) disponibili ad associarsi al nostro Studio per svolgimento attività presso Case di Cura e R.S.A. con noi convenzionate nella zona di Milano. Garantiamo massima serietà e professionalità. Saremo lieti di fornire ulteriori e più esaurienti informazioni ai seguenti recapiti: Tel. 0332 – 332783 IO INFERMIERE - N.1 /2004 Fax 0332 – 333018 29