Rassegna Stampa
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Rassegna Stampa Sabato 9 ottobre 2010 TREVISO Sabato 9 ottobre, pag. 16 edizione NAZIONALE Prosecco: dal 2011 contrassegno di Stato Il Consorzio Prosecco Doc ha deciso di utilizzare dall’1 agosto 2011 l'applicazione del contrassegno di Stato. Le bottiglie di Prosecco Doc avranno così la fascetta ufficiale anti sofisticazione che garantirà l'origine del prodotto e non solo. Il contrassegno di Stato è obbligatorio solo per le Docg (denominazione di origine controllata e garantita), mentre per le Doc è una scelta volontaria. «Il contrassegno di Stato - spiega il Presidente del Consorzio Prosecco Doc, Fulvio Brunetta - ha il vantaggio di garantire, con maggiore sicurezza, il rispetto dei quantitativi immessi sul mercato rispetto agli ettari in produzione. Inoltre, il contrassegno è per il consumatore sinonimo di maggior valore». Sabato 9 ottobre, pag. 26 PORTOBUFFOLÈ Calici in festa con le pro loco a Casa Gaia Degustazione dei vini premiati alle mostre PORTOBUFFOLÈ - (an.fr.) «Calici in festa» oggi, con inizio alle 18. Nei suggestivi spazi di Casa Gaia il Consorzio delle Pro loco dell'opitergino-mottense organizza la «Rassegna dei vini tra Piave e Livenza». Giunta alla 10° edizione, essa vede l'esposizione e la degustazione guidata dai sommelier Fisar di tutti i vini premiati con medaglia d'oro nelle varie Rassegne/Mostre promosse sul territorio durante il 2010. In degustazione ben 121 vini - 71 rossi e 50 bianchi - di 64 aziende del territorio. Oggi inoltre sarà assegnato il «Vin Piave 2010» ai vini che hanno raggiunto o superato gli 88 punti. Per i bianchi premiato è il Manzoni Bianco di Giorgio Cecchetto. Per i rossi, il Merlot Doc Piave 2008 di Antonio Introvigne di Fontanelle, il Merlot Doc Lison Pramaggiore dell'azienda Vidisè di Lorenzaga e il Raboso igt Marca Trevigiana 2006 di Cà Franco di Roncadelle. La rassegna è aperta al pubblico domani (ci sarà il mercatino dell'antiquariato) e il fine settimana del 16-17 ottobre. Sabato 9 ottobre, pag. 15 edizione NAZIONALE Crociata anti-pannelli solari Galan: «Impediremo le sterminate distese del fotovoltaico nei nostri campi» Il ministro: «L’energia deve essere creata dai contadini» Tre consiglieri della Lega Nord: «I grandi impianti vanno limitati» VENEZIA - Il paradosso più grande sarebbe quello di una fonte di energia rinnovabile, e quindi teoricamente meno inquinante, che finisce per inquinare l’ambiente, deturpare il paesaggio e strappare terra coltivabile all’agricoltura. Con una singolare sincronia, mentre a Padova sono stati allacciati 3 megawatt di picco sui tetti dell’Interporto, l’impianto più imponente in Italia, il ministro Giancarlo Galan e tre consiglieri veneti leghisti lanciano l’allarme. I pannelli possono essere controproducenti, perchè impoveriscono le culture dei campi, favoriscono le speculazioni e le rendite, e pongono problemi di autorizzazioni e riciclaggio. Ha cominciato a Verona il ministro Galan. Ai margini del forum italo-russo sulle energie rinnovabili ha annunciato che al Ministero è allo studio una norma per vietare le «sterminate distese di pannelli fotovoltaici sui campi italiani». Galan ha spiegato: «L'energia dev'essere un nuovo prodotto dell'agricoltura, ma la devono creare gli agricoltori. Sono contrario alle grandi aree fotovoltaiche perché i pannelli li fanno gli industriali. Che facciano i soldi con altre attività». Insomma, la nuova frontiera del fotovoltaico - che trasforma la luce solare in energia - deve essere «una fonte aggiuntiva di reddito per chi non ce l'ha come gli agricoltori, senza però rovinare il paesaggio. Penso che studieremo qualcosa per evitare i 30 o i 70 ettari di pannelli fotovoltaici che mi fanno venire i brividi. Faremo di tutto per farli fare sui tetti o in piccoli appezzamenti». Negli ultimi tempi da governatore del Veneto si indignò per i troppi capannoni, adesso prova lo stesso sentimento per i pannelli solari da ministro. Ma nella stessa giornata scendono in campo - pensandola più o meno allo stesso modo - tre consiglieri regionali della Lega Nord. Ovvero, Luca Baggio che è presidente della Commissione energia a Palazzo Ferro Fini, Cristiano Corazzari e Nicola Finco. Hanno presentato un'interrogazione alla giunta veneta «per conoscere quali iniziative saranno adottate per limitare la proliferazione di pannelli solari di grandi dimensioni in aree non consone al loro sviluppo». Baggio ha studiato a fondo il problema. «Servono delle regole, se pensiamo che per produrre un megawatt di energia elettrica serve almeno un ettaro di terreno. Anzi, impianti da 10-13 megawatt arrivano ad occupare fino a 40-50 ettari». Gli effetti negativi esistono anche con il fotovoltaico. «Penso all’isola di calore che viene creata d’estate quando si arriva a temperature di 80-90 gradi centigradi e agli effetti ambientali conseguenti. E bisogna individuare una programmazione, che ora esiste solo con la valutazione di impatto ambientale per impianti di potenza superiore al megawatt». A marzo la Regione Veneto intervenne con una delibera per ovviare all’aggiramento di tale norma, grazie al frazionamento di terreni e impianti che in realtà appartenevano alla stessa produzione. «Non dimentichiamo che un impianto ha una vita di 30 anni. Poi cosa accade? Non esistono previsioni sullo smaltimento che per il 10-15 per cento non è riciclabile». I contadini? «Ovvio che se un ettaro rende normalmente dai 500 ai mille euro all’anno, un agricoltore può trovare conveniente affittare i terreni con rendite ben superiori». Insomma, una speculazione. Rincara il consigliere Corazzari: «In Polesine abbiamo sempre più numerosi esempi di grandi impianti di produzione di energia a pannelli solari che occupano decine e decine di ettari di terreno, tra i quali i più eclatanti sono a San Bellino e a Canaro». Sabato 9 ottobre, pag. 15 edizione NAZIONALE MATTEO SEGAFREDO (ENRIVE) «Con le biomasse possiamo coinvolgere gli agricoltori» PADOVA - «Capisco le preoccupazioni del ministro e credo si possano sviluppare le fonti alternative coinvolgendo gli agricoltori, non emarginandoli. Penso alle biomasse, all’utilizzo dei prodotti o degli scarti dell’agricoltura per produrre energia». Matteo Segafredo, padovano, esperto di reti energetiche, è il presidente di Enrive, società partecipata da Veneto Sviluppo che si occupa di energie rinnovabili. In Italia i 95 mila impianti fotovoltaici sono arrivati a 1.538 megawatt di picco (107 megawatt in Veneto). Sabato 9 ottobre, pag. 13 edizione di ROVIGO CANARO - SAN BELLINO Interrogazione in Regione dei leghisti Corazzari e Finco Fotovoltaico, porre limiti «Ingenti danni a paesaggio, flora e fauna, nonchè speculazioni sui terreni» «Gli impianti fotovoltaici nelle campagne distruggono il territorio». I consiglieri regionali della Lega Nord Luca Baggio, Cristiano Corazzari e Nicola Finco hanno presentato un'interrogazione alla giunta veneta «per conoscere quali iniziative saranno adottate per limitare la proliferazione di pannelli solari di grandi dimensioni in aree non consone al loro sviluppo». «La promozione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili è importantissima ma va sostenuta con criterio e cognizione di causa - afferma Baggio -. Il nostro territorio rischia di essere fortemente danneggiato dall'installazione sregolata di impianti fotovoltaici, pertanto è necessario intervenire al più presto affinché siano posti dei limiti precisi contro il deturpamento soprattutto delle aree a destinazione agricola». «Il Polesine, in particolare, conosce molto bene questa problematica - aggiunge Corazzari - in provincia di Rovigo, infatti, abbiamo sempre più numerosi esempi di grandi impianti di produzione di energia a pannelli solari che occupano decine e decine di ettari di terreno, tra i quali i più eclatanti sono a San Bellino e a Canaro. Su ques'ultimo, in via di realizzazione pende addirittura un giudizio davanti al giudice amministrativo. Il rischio più grosso è dunque rappresentato dalle speculazioni attuate dai privati che alterano in modo artificioso i prezzi del mercato relativamente agli affitti e alla vendita dei terreni, a danno degli agricoltori». «Inoltre - prosegue - questo sistema può provocare ingenti danni non solo al paesaggio ma anche alla flora e alla fauna autoctona. Esistono altre grandi superfici sulle quali applicare questi pannelli senza consumare ulteriormente il territorio, per esempio aree industriali dismesse, capannoni, edifici pubblici». «Lo sviluppo dell'energia solare va sostenuto - conclude Baggio - a condizione che la posa dei pannelli avvenga in armonia con il territorio e con le realtà agricole esistenti, facendo in modo che la pianificazione urbanistica resti saldamente in mano ai comuni». Sabato 9 ottobre, pag. 25 edizione di PADOVA Appello di Attiva a coltivare la colza per il cogeneratore (St.M.) Nonostante gli appelli a coltivare la colza per far funzionare il cogeneratore, fatti dai vari consorzi che raggruppano le associazioni di categoria degli agricoltori, tutto è praticamente caduto nel vuoto. Gli agricoltori hanno preferito continuare a seminare le colture che da sempre caratterizzano il Conselvano quali prodotti ortofrutticoli, mais e vite. E per correre ai ripari sta intervenendo Attiva spa, proprietaria del cogeneratore, che è stato dato in locazione per 15 anni alla ditta bolognese Newco 56, del gruppo Unipol e Coop emiliane. Circa 500 ettari di terreno per lottizzazioni, non ancora venduti, saranno destinati temporaneamente alla coltivazione di colza e girasole per fornire carburante al cogeneratore ad olio vegetale. L'obiettivo è quello di favorire la nascita di una filiera agroenergetica in Veneto e ridurre le importazioni di olio dal Sud Est Asiatico e dall'America Latina. I terreni dalla ex Cosecon, in questo momento di stagnazione economica, faticano a trovare degli acquirenti. E proprio per questo gli amministratori della spa lanciano agli agricoltori locali la proposta di cedere in usufrutto gratuito i terreni ancora da urbanizzare per la coltivazione di colza e girasole. I soldi della vendita andranno agli stessi agricoltori, che avranno l'obbligo di riconsegnare il terreno entro 60 giorni nel caso in cui Attiva riesca a venderlo. «Attualmente siamo costretti ad acquistare olio di jatropha, un arbusto che cresce nelle aree semi desertiche dei paesi Subequatoriali - spiega Rossano Mitillo della Newco 56 - ma vogliamo incentivare anche la produzione locale stringendo accordi con gli agricoltori, per avere almeno una parte di materia prima dal territorio. Secondo le nostre stime, serviranno circa 7 mila tonnellate l'anno».