Intervento di Maria Cerasi, Rappresentante degli studenti
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Intervento di Maria Cerasi, Rappresentante degli studenti
Discorso presentazione Anno Accademico 2014-2015 - Maria Cerasi Buongiorno a tutti i presenti, in particolare un caloroso benvenuto agli studenti di questo Ateneo. Vorrei subito partire con un ringraziamento speciale a coloro che mi hanno dato l’opportunità di essere qui oggi e di rappresentare il corpo studentesco. Sono molto orgogliosa di poter dare una piccola testimonianza dei miei cinque anni vissuti in questa grande famiglia composta da persone che, silenziosamente, ogni giorno, si impegnano per offrire agli studenti e ai docenti un ambiente piacevole e accogliente, che cerca di rispondere alle necessità di tutti. Fatti i doverosi ringraziamenti, vorrei parlare oggi di passione, perché credo sia il segreto per vivere l’università senza affanni, ma con dedizione e persino divertimento. Appassionarsi significa predisporre il proprio animo all’amore per le cose. Nell’ambito accademico, avere passione vuol dire arrivare all’università con la consapevolezza che quel giorno uscirai con qualcosa a cui pensare, con l’animo scosso dal dubbio, con la fatica di chi si è addentrato nel mondo della conoscenza. Fare, leggere, ascoltare con una sete insaziabile di curiosità e stupore per ciò che ci circonda. È questo l’atteggiamento che la nostra università pretende da noi, è questa la chiave per vivere l’Ateneo come una bellissima, nonché vitale, occasione di crescita. Il primo appello voglio dunque rivolgerlo ai miei colleghi: in questo mondo in cui il nichilismo ci affligge e ci rende schiavi di computer e telefonini, appassioniamoci alle cose: godiamo del piacere di una lettura, sforziamoci di capire cosa succede nel mondo, iniziamo a farci un’opinione sulle cose importanti, e non su chi ha messo il “mi piace” su Facebook. Non dobbiamo temere l’errore, non vergogniamoci di alzare la mano e domandare, poiché il dubbio è segno di grande rispetto e amore per la ricerca della verità. Distinguersi dalla massa significa oggi dubitare delle proprie idee, significa domandare agli altri per confrontarsi, significa amare spassionatamente qualcosa che dà senso alla nostra vita e che ci permette, dunque, di pensare. Scommetto che molti di voi staranno pensando “belle parole, facile a dirsi, difficile a farsi” So che questa università richiede molto impegno perché le ore di lezione sono tante e intense, ma spesso non ci rendiamo conto che quelle ore in cui siamo impegnati nello studio ci stanno salvando dalla mediocrità, dal pensiero di massa, dalla maleducazione e dalle insidie della vita. L’amore per la conoscenza, invece, ci apre le porte della libertà: conoscere una lingua e la relativa cultura, ad esempio, ci rende liberi di vivere a nostro agio in un paese straniero, sapere qual è la situazione economica e politica attuale del nostro paese ci permette di interpretare lo spirito del tempo, non solo in termini di numeri e leggi, ma anche da un punto di vista culturale. La cultura, dunque, non è fine a se stessa, ma è espressione di un orientamento di vita, è alla base di ogni nostra singola scelta. Ma come ci si appassiona veramente alla cultura? Qui subentra il ruolo fondamentale dell’insegnante, che se non è in grado di ispirare nello studente il desiderio di imparare, rischia di perdere quello stesso studente per sempre. L’insegnante deve colpire per l’eternità al cuore dei ragazzi, deve divertire e divertirsi, deve rompere la barriera dell’autorità senza scalfire l’autorevolezza. L’insegnante ha il dovere di trasmettere la sensibilità per ciò che è bello, lo stupore che si sperimenta attraverso la conoscenza, l’emozione che si prova quando capiamo che siamo una risorsa infinita di sentimento, genialità e intuizione. Ecco noi studenti abbiamo bisogno di passione, di curiosità, di amore inteso come incoraggiamento, presenza, guida, e perché no, quando è necessario, anche rimprovero. In questo senso, l’Università degli Studi Internazionali si è rivelata e continua a rivelarsi una grande famiglia, dove i professori, come i nostri stessi genitori, combattono ogni giorno per renderci migliori non come studenti, ma come persone. Certo, noi studenti, in quanto parte di questa famiglia, abbiamo il dovere di chiedere alla nostra università tutto ciò che può giovare alla nostra formazione professionale, perché solo dando voce alle nostre esigenze possiamo ottenere un miglioramento dei servizi. A tal proposito, qualche giorno fa ho contattato i ragazzi del triennio e della magistrale, per cercare di capire cosa si aspettano dal nostro Ateneo per questo nuovo anno accademico. Ho potuto constatare che le loro richieste dimostrano non solo un forte interesse per il perfezionamento dei servizi, ma anche un contagioso entusiasmo, una grande volontà di alimentare quella passione di cui parlavo pocanzi. Tra queste, sottolineo l’importanza di un orario che sia accessibile a tutti: spesso le ore di lezione si sovrappongono e noi studenti siamo costretti a scegliere tra due corsi a cui non vorremmo rinunciare. Siamo consapevoli della difficoltà di costruire un orario che possa rispondere alle esigenze di tutti gli studenti, ma questo non significa che non si possa migliorare o trovare un’alternativa a questo disagio. Un’altra richiesta emersa riguarda la lingua portoghese: molti studenti vorrebbero poterla inserire nel loro piano di studi come prima o seconda lingua. Sappiamo che questo corso è stato inserito recentemente e pertanto è in fase di assestamento, ma dato che con il tempo sta sollevando sempre più consensi e apprezzamenti, sollecitiamo chi di dovere perché si organizzi un percorso di lingua portoghese al pari delle altre lingue. Ultimo ma non meno importante, molti ragazzi hanno esternato alcune difficoltà nell’intraprendere l’esperienza del progetto Erasmus. Tali ostacoli derivano soprattutto dalla scelta dei corsi da frequentare presso le università ospitanti: spesso gli studenti sono costretti a scegliere materie troppo difficili o poco interessanti rispetto alle loro preferenze, per cui chiediamo una maggiore flessibilità sul riconoscimento degli esami. Il progetto Erasmus è per noi un’esperienza fondamentale per la crescita personale e professionale: sappiamo che la nostra università dispone di una rete di rapporti eccellente con gli atenei di altri paesi, e siamo profondamente grati dell’impegno e dell’entusiasmo che ogni giorno il personale dell’ufficio Erasmus dimostra di applicare nell’istituire e mantenere relazioni a livello internazionale: proprio per questa sincera riconoscenza, chiediamo anche agli insegnanti un supporto maggiore a noi studenti per l’organizzazione del piano di studi all’estero. Sulle richieste da parte di noi studenti concludo ringraziando nuovamente questo Ateneo per averci dato la possibilità qui, oggi, di dare voce ai nostri diritti, altresì pienamente consapevoli dei doveri e delle responsabilità che ci appartengono, come il rispetto del lavoro svolto dal personale, l’impegno e la partecipazione attiva alle iniziative dell’università. Alla luce di ciò, vorrei ribadire ai miei colleghi quanto ho già detto: dedichiamo le nostre energie al sapere, viviamo questo Ateneo come una grande famiglia, sfruttiamo al massimo questa grande, se non unica, occasione di crescita formativa e personale, dando il cento per cento in tutto e per tutto attraverso la nostra vera, sola fonte di energia: la passione. Grazie a tutti