Giornale di Sicilia, 2015-03-25
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Giornale di Sicilia, 2015-03-25
© La riproduzione e la utilizzazione degli articoli e degli altri materiali pubblicati nel presente giornale sono espressamente riservate Cultura & Spettacoli 35 Giornale di Sicilia Mercoledì 25 Marzo 2015 reality. Oltre 6 milioni di telespettatori per l’ultima puntata dell’edizione su Canale 5. Vincono le Donatella, le due sorelle che avevano già partecipato a «X Factor» «L’isoladeifamosi»chiudecontrionfod’ascolti Rocco Siffredi, vincitore morale: «Dopo questa esperienza basta con il porno. Ho scoperto un nuovo me stesso» Grande seguito anche tra i giovanissimi con il 48,57% di share sul target 15-24 anni e il 47,05% tra i 15-19enni. Numeri da capogiro anche nel web con 1.500.000 tweet e 52 milioni di pagine sul sito ufficiale. Nicoletta Tamberlich ... roma L'isola dei famosi chiude con il botto di ascolti (32% di share su Canale 5 con 6.545.000 telespettatori e picco del 53% nel momento della proclamazione) e con una vittoria al quadrato che vale per uno: a salire sul podio le due simpatiche sorelle gemelle, le «Donatella» (le cantanti Silvia e Giulia Provvedi che avevano partecipato a X Factor nel 2012). A distinguerle solo il colore dei capelli, visto che per tutta la durata del reality non di rado hanno parlato e gesticolato all'unisono, a dimostrazione che l'unione fa la forza. Modenesi, classe 1993 e grandi occhi celesti, Giulia (la bionda) e Silvia (la mora). La coppia di gemelle si è aggiudicata il montepremi di 100.000 euro, devolvendo la metà della cifra alla campagna solidale de «La Fabbrica del Sorriso» dedicata quest'anno a fame e malnutrizione in Italia e nel mondo. La finalissima del reality show, condotto da Alessia Marcuzzi con Alfonso Signorini e Mara Venier in studio a fare la differenza, era cominciata con l'uscita di scena definitiva di Rocco Siffredi, sconfitto al televoto da Valerio Scanu e tornato in studio a riabbracciare la moglie Rosa e i due figli. Prima di sbarcare sulle spiagge del reality di Canale 5 l'ultima fatica artistica all'attivo della coppia di gemelle è il singolo Scarpe Diem, che nasce da una collabora- Le Donatella: modenesi, classe 1993, Silvia (la mora) e Giulia (la bionda). A destra, Rocco Siffredi che dopo «L’isola» ha deciso di lasciare la carriera di pornostar 4 le trionfatrici: «è stato bellissimo ma torneremo a fare le cantanti» zione musicale con i Two Fingerz e Fred De Palma. La loro contagiosa simpatia ha convinto il pubblico da casa tanto da avere la meglio su Rocco Siffredi, sul superfavorito dal televoto Valerio Scanu e su Brice Martinet. «È stata un'Isola dei famosi strepitosa, ha commentato il direttore di Canale 5 Giancarlo Scheri che ha dato appuntamento alla prossima edizione sottolineando ancora i numeri record raggiunti da quella che si è chiusa ieri tutte le piattaforme: televisione, social e web. «Grande seguito anche tra i giovanissimi con il 48.57% di share sul target 15-24 anni e il 47.05% tra i 15-19enni. Numeri da capogiro anche sul mondo so- cial con oltre 1.500.000 tweet, e sul web con 50.000.000 di pagine viste sul'app Mediaset Connect e 52.000.000 sul sito ufficiale www. isola.mediaset.it. Numeri incredibili per un programma moderno e multipiattaforma. Alessia Marcuzzi - tiene a far notare il direttore dell'ammiraglia Mediaset - è stata una padrona di casa perfet- ta: brillante, curiosa, ospitale. Con lei la grande verve e professionalità di Mara Venier e Alfonso Signorini, compagni di viaggio preziosi. Alvin è stato un inviato sorprendente». «Un sogno che si avvera - raccontano le Donatella subito dopo la finale del programma -. Non ci possiamo credere, ci sentiamo ancora sulle nuvole. L'Isola è tutta vera, siamo dimagrite sei chili ma li riprenderemo presto», ironizzano. «Il prossimo progetto? Usciranno dei nostri singoli - spiegano -.Sicuramente continueremo a cantare». Alessia Marcuzzi si è detta contenta della decisione dei telespettatori: «Se lo meritavano, sono state le amazzoni dell'isola». Valerio Scanu, ex concorrente di Amici e vincitore di Sanremo nel 2010, ha fatto sapere di avere vissuto l'esperienza sull'isola come un momento formativo: «Ho iniziato come un ragazzo, ho finito come un uomo. Certo - spiega - vincere sarebbe stato il 110 per cento». Rocco Siffredi ha invece sottolineato la sua decisione di abbandonare il porno. «Ho riflettuto, oggi non ho più dubbi: ho chiuso con il personaggio del porno attore. Mi rimetto definitivamente dietro le telecamere. O faccio così o non mi salvo più. Tantissime volte ho avuto voglia di morire per non avere più problemi in testa. Con l'Isola è venuto tutto fuori. Ho capito che se continuo a fare set, non posso essere la persona che vorrei in questo momento. Purtroppo ho sempre insistito a rispettare troppo i fan - ha concluso Siffredi - non ho mai visto il confine tra Rocco pornostar e Rocco persona. È il momento di smettere». cinema. La Ramazzotti è una dark lady in «Ho ucciso Napoleone» diretto da Giorgia Farina, da domani nelle sale. «Un personaggio così lontano da quel che sono nella realtà» Attenti a Micaela che si trasforma in Anita, donna spietata Emanuela Castellini roma «È la prima volta che interpreto una donna non sexy, che non seduce e che ha voglia di vendetta. Una dark lady gelida... come un sofficino surgelato», dice Micaela Ramazzotti, brava e intensa come poche, spontanea e disarmante, densa di sentimento in ogni cosa che fa, come nella commedia dalle tinte noir Ho ucciso Napoleone, scritto e diretto da Giorgia Farina, da domani nei cinema, per 01 Distribuzione. Nel film, l'attrice romana interpreta Anita, una manager in carriera che, da un giorno all'altro, si ritrova nei guai: licenziata e incinta del suo capo (Adriano Giannini) che ora la evita. Così, mette a punto un piano per vendi- così lontano da come sono io nella vita di tutti i giorni». carsi. Ma anche il piano perfetto può vacillare di fronte all'imprevisto che, in questo caso, ha le sembianze di un goffo e timido avvocato (Libero De Rienzo). Nel cast, anche Elena Sofia Ricci e Iaia Forte. Mentre il Napoleone del titolo è un pesciolino rosso. Cosa l’ha intrigata di questa Anita? «Avevo voglia di raccontare una donna non virtuosa, scorretta, che non si piange addosso. Anita è irraggiungibile perché è stata ferita nell'anima. È veloce, pratica, determinata, con i neuroni che viaggiano. In certi momenti è anche una femme fatale ma solo per finta, per portare a casa il suo obiettivo. Mi piace mettermi in gioco, interpretare ruoli differenti come questo, Il suo look, in questo ruolo, ricorda un po' Joan Croawford e una replicante di «Blade Runner». «Mi piace l'idea della trasformazione fisica. Il mio personaggio appare conciato con i capelli neri da “diavolessa” e gli occhiacci pestiferi. Fa un po’ paura ma è il fascino di questo ritratto femminile non convenzionale». Micaela Ramazzotti protagonista di «Ho ucciso Napoleone» È sempre stata diretta da autori come Luchetti, Avati, Verdone e Virzì, questa volta la regista è più giovane di lei. Giorgia Farina porta uno sguardo nuovo? «Sì. Il bello del nostro mestiere è avere la possibilità di essere diretti da registi sempre diversi ed entrare nel loro mondo. Mi piace questa generazione che sta cambiando il suo sguardo. Per me, che ho sempre fatto parte del cinema dei maestri, è importante far parte di questo immaginario». Questa commedia, cosa ha di diverso rispetto alle altre? «Non si tratta della classica commedia che siamo abituati a vedere nel nostro Paese. Credo che rappresenti un nuovo modo di fare cinema, moderno e spiazzante». Prossimi impegni? «Sto per girare La pazza gioia di Paolo Virzì, accanto a Valeria Bruni Tedeschi, ma è ancora presto per parlarne». (*EMC*) arte. Un libro di Giuseppe Fornari (edito da Nomos) ripercorre alcuni punti salienti della vita e dell’opera del grande pittore soffermandosi anche sul periodo siciliano Caravaggio a tutto tondo, al di là dei tanti misteri Antonella Filippi ... palermo «In secco contrasto con la marea di pubblicazioni e ricerche, avevo l'impressione che qualcosa di non detto restasse da dire e da cercare su di lui, a smentita delle tante approssimazioni e deformazioni che rischiano di trasformarlo in un irreale fantoccio». Così motiva la nuova monografia dedicata a Michelangelo Merisi da Caravaggio Giuseppe Fornari, autore della prefazione del volume La verità di Caravaggio (Caleidoscopio, Nomos Edizioni Magazine). Per Fornari Caravaggio è un personaggio dal carattere impossibile: «Impulsivo, arrogante e rissoso fino all'autolesionismo, e tuttavia capace di vedere, e far vedere, verità pittoriche, e non solo pittoriche, che prima di lui nessuno aveva visto e fat- to vedere, in quel modo e con uguale forza». Spiega: «Il primo nucleo di questo lavoro è stato un testo scritto per una conferenza sul Seppellimento di Santa Lucia a Siracusa, una delle composizioni più commoventi dell'estremo periodo del pittore. La bellezza dell'opera e il suo nesso inscindibile con l'esistenza del suo autore, sempre più precaria, e condannata a concludersi ben presto, mi hanno spalan- cato l'inquietante mondo umano e visivo di questo artista, reso di difficile accesso dalla popolarità mediatica che gli è piovuta addosso e dalla sua indole non facile». Lo studio non ripercorre la produzione dell'artista e tutti gli aspetti della sua intensa carriera ma ricostruisce alcune tappe fondamentali: «Cerco di scoprire qualcosa di più su quel nesso drammatico tra vita e opere che si era già ma- nifestato in un protagonista del Rinascimento come Michelangelo, ma che in Caravaggio raggiunge punte così lancinanti. Lo sviluppo della mia ricerca si è articolato su alcuni nodi e snodi importanti: una rassegna delle più importanti tesi critiche su Caravaggio, un'interpretazione non esteriore della formazione giovanile del pittore, una riflessione approfondita sulle sue convinzioni cristiane, un'anali- si della sua personalità problematica, fino a tentare un bilancio d'insieme sulle circostanze della fuga da Roma e della morte, una delle storie più tristi dell'arte italiana. Inoltre ho ritenuto giusto lasciare un posto privilegiato alle grandi pale del periodo siciliano, che inaugurano le riflessioni religiose sempre più personali e sentite che il pittore sviluppa dopo la fuga da Malta nel 1608. Dopo di lui nulla è rimasto come prima». Conclusioni? «La verità è che Caravaggio va cercato dove lui voleva essere trovato: nei suoi quadri». (*ANFI*)