La “Damnatio memoriae” del Sud A cura del già Ministro della
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La “Damnatio memoriae” del Sud A cura del già Ministro della
ANNO XVII N° 8 MARZO 2012 L’Unione degli ARTISTI - Direzione e Amministrazione: UNAMS - Viale delle Province, 184 - 00162 Roma - Tel. 06.442.90.892 - Fax 06.442.91.557 settimanale - Direttore: Dora Liguori - Direttore responsabile: Francesco Coviello Redattore Capo: Saverio Simi De Burgis - Comitato di redazione: Antonio Calosci - Mario Tomasello. REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 247/96 del 16/5/96 - La “Damnatio memoriae” del Sud A cura del già Ministro della Pubblica Istruzione On. Mariastella Gelmini di Dora Liguori I romani, anzi il Senato romano per cancellare il nome e le azioni di un qualche personaggio ritenuto particolarmente indegno, ne decretava la “Damnatio Memoriae” (letteralmente condanna della memoria), ossia ne cancellava gli scritti, le statue (fu la sorte di alcuni imperatori ritenuti indegni) e addirittura condannava la famiglia del personaggio in questione a non usarne più il prenome. Insomma il senato decretava la cancellazione di un’esistenza vissuta poiché come dirà, circa diciotto secoli dopo, Foscolo, l’essere umano continua a vivere finché ne viene tramandata memoria e ricordo ai posteri. Ebbene, negli scorsi mesi, una condanna del genere, e non sappiamo per quali immonde colpe, è avvenuta, a cura del Ministero della P. I., nelle persone dei più illustri poeti e letterati meridionali. Infatti una commissione ministeriale, costituita all’uopo dalla Gelmini, ha redatto, in perfetto burocratese (lingua, sì, da condannare), la stesura di un “papiello” dal seguente impossibile titolo: A proposito della diffida riguardante la trattenuta TFR che vi abbiamo invitato a inoltrare (firmato dagli interessati) presso i vostri Conservatori/Accademie, a seguito di alcune richieste, vi sottolineiamo che le Amministrazioni non possono rifiutarsi di accogliere e protocollare dette diffide. In caso di rifiuto spedire via fax poiché appare la ricevuta di spedizione. Ricordiamo che, comunque, questo rimane solo un primo passo. “Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all’art. 10, comma 3del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n.89, in relazione all’articolo 2, comma 1e 3, del medesimo regolamento”. In parole povere dicasi la stesura delle linee guida per i docenti di ciò che dovrebbero insegnare ai loro discenti. E sin qui “nulla questio”, anche se il concetto avrebbe potuto essere espresso con semplicità, ma, diavolo, é pur vero che certa gente “studia” tanto per non farsi capire, quindi … ma il bello, anzi il brutto, arriva allorché la commissione affronta il XX secolo e i suoi maggiori esponenti letterari. Ebbene per questi illustri esperti, che francamente non amerei conoscere, tutti gli esponenti della cultura del Sud sono da cancellare; la condanna vale per Quasimodo, Rocco Scotellaro, Dino Campana, Alfonso Gatto, Leonardo Sciascia, etc., dicasi tutti … non ne salvano neppure uno. Infine una vera “damnatio memoria” della letteratura e della poesia meridionale. Pertanto, viste queste linee guida, uno studente del Nord (ma anche del Sud), appena un poco sveglio, potrebbe chiedersi: cosa è successo, più o meno, dopo l’unità d’Italia? Forse che da Roma in giù fossero diventati tutti analfabeti o al massimo in grado di scrivere soltanto qualche lettera o cartolina? Premessa l’enormità, e se consentite anche la stupidità di un simile procedere, una qualche spiegazione a simile scelta, detta commissione, dovrebbe pur darla; e ciò ammesso che lor signori L’ Unione degli Artisti ritengano il Sud degno di interagire ed avere delucidazioni. In attesa che lo facciano proviamo noi a darne un paio. Ad esempio, la più semplice delle risposte, potrebbe essere: non conoscono il novecento meridionale; oppure, e questa sarebbe la cosa più grave, per un senso di incomprensibile razzismo, nell’anno in cui si sarebbe dovuta festeggiare l’Unità, la commissione, formata riteniamo da esperti del Nord nominati dalla Gelmini, ha deciso di festeggiarla a modo suo: per tutte le scuole della italica penisola la cultura, da oggi, si ferma a Roma. Evviva! Questo provvedimento, comunque, non è nuovo poiché altro non rappresenta che la logica continuazione di quella perversa volontà dimostrata dai Ministeri della Pubblica Istruzione che, dall’Unità d’Italia in poi, ha stabilito come, per glorificare il Risorgimento, fosse necessaria la cancellazione di tutta la vera storia del Sud, con le sue ombre e splendori. Insomma la decisione di negare agli studenti conoscenza e memoria, di un regno (quello delle Due Sicilie) che, in quanto a cultura, vantava la più avanzata Università d’Europa e il più attrezzato “Gabinetto di Scienze”. Pertanto la Commissione non ha fatto altro che proseguire su PAGINA 2 questa “illuminata” via, e dopo la storia ha voluto cancellare anche la cultura meridionale con i suoi poeti e letterati. Restava la musica … Fortuna che, essendo cambiato il Governo, si presume che la Commissione (almeno lo spero) sia andata a casa altrimenti la condanna, di certo, sarebbe puntualmente toccata ai musicisti. Di conseguenza, via dallo studio nei Conservatori di musica, di compositori del calibro del pugliese Umberto Giordano, del calabrese Francesco Cilea, del capuano Giuseppe Martucci, del napoletano Ruggero Leoncavallo, etc. E dire che eravamo fratelli! A proposito, di questa bella pensata, che ne dice il Ministro Profumo? A parte le polemiche sarebbe interessante conoscerne l’opinione. Nel frattempo, a scopo propedeutico, perché non stampare e offrire alla Pubblica Istruzione ( tanto per rinfrescare la memoria di certi personaggi) una raccolta dei maggiori esponenti letterari del dimenticato Sud del XX secolo? Come diceva una famosa trasmissione del passato “per la conoscenza non è mai troppo tardi”. L’ U.N.A.M.S Augura Buona Pasqua D. L. L’ Unione degli Artisti PAGINA 3 ATTENZIONE Il presente articolo lo pubblichiamo a cosiddetta “futura memoria” in quanto al momento apprendiamo che il Governo ha posto la fiducia, al maxiemendamento interamente sostitutivo del DDL 3194 di conversione del D. L. n. 5/2012. Pertanto questa mattina 29 Marzo il maxiemendamento è stato approvato senza ulteriori emendamenti. Per il futuro, visto che i precari hanno tanti pareri discordanti e alla fine forse poco chiara la situazione, l’UNAMS ritiene di programmare, dopo le vacanze di Pasqua, un incontro chiarificatore. Nel corso di detto incontro saranno affrontati dubbi e problematiche, compresi quei retroscena che raramente vengono detti. Ammesso che qualcuno ritenga utile conoscere la verità. Infatti spesso a rovinare le cose intervengono le barriere ideologiche. Ulteriori notizie per il precariato AFAM Ci sono pervenute, da parte di alcuni precari, richieste circa il ritiro dell’emendamento Sbarbati il quale, se accolto, immetterebbe in ruolo il personale docente precario delle graduatorie ex lege 143/04 (circa 300 nei Conservatori). L’emendamento presentato, nella sua stesura, subordina le immissioni in ruolo al pensionamento di un corrispondente professori in ruolo, mentre la richiesta che ci perviene consiste nel ritiro dell’emendamento in questione e la presentazione di un nuovo emendamento volto ad immettere in ruolo, gli attuali precari, sulle circa 600 cattedre attualmente non coperte da personale di ruolo. La seconda idea, di per se teoricamente valida e apparentemente anche logica, in realtà rappresenterebbe una presa in giro che il sindacato farebbe ai precari, in quanto è noto che nell’attuale situazione finanziaria, il Parlamento non accoglierebbe mai un emendamento del genere; la visione dello Stato (leggasi commissioni bilancio di Camera e Senato) è completamente diversa e prendono in considerazione solo opera- zioni a costo zero. E lo Stato, nel presente, non reputa affatto libere le attuali circa 600 cattedre (non occupate da personale di ruolo) poiché su dette cattedre ormai, dopo tanti anni, ritiene consolidato il tetto di spesa che, al momento, rispetto al ruolo, è minore. Infatti, un professore di ruolo percepisce, grazie alla anzianità di servizio, uno stipendio più alto di quello di un precario che resta, invece, sempre a stipendio iniziale, cioè senza progressione di carriera. Pertanto lo Stato sa benissimo che immettere in ruolo personale precario su queste 600 cattedre corrisponderebbe ad una previsione, quasi immediata, di aumento di spesa in quanto il personale docente di nuova immissione in ruolo, nel giro di poco tempo, otterrebbe la ricostruzione di carriera e la giusta progressione stipendiale legata alla progressione della carriera (l’eccezione ci è stata già fatta in un precedente tentativo al Senato). In sintesi è proprio la sopra descritta pre- L’ Unione degli Artisti visione di aumento della spesa che ha sempre determinato presso le commissioni bilancio il blocco di qualsiasi proposta di immissione in ruolo. E, visti i tempi di vacche magre, anzi magrissime, nulla fa presupporre che cambierebbero parere, anzi vanno cercando dove apporre ulteriori tagli! Ecco perché il sindacato ha fatto il tentativo di proporre qualcosa che, essendo scandita nel futuro, avrebbe potuto rendere accettabile la spesa. Ma, appunto, era un tentativo che, qualora accolto, avrebbe potuto definirsi anche miracolo. In parole povere l’emendamento Sbarbati gioca proprio sul fronte: sostituzione per pensionamento di un docente di ruolo anziano per servizio con un docente in ruolo giovane. Il “giovane” in ogni caso, anche in presenza della giusta ricostruzione di carriera, al momento costituirebbe comunque un risparmio perché verrebbe a costare, alla fine del giro, sempre un po’ meno del docente in ruolo “anziano”. E questa soluzione (tra l’altro consigliata da espertissimi tecnici) avrebbe potuto essere vista, non comportando un immediato aggravio di spesa, alquanto indolore, e forse con trecentomila spinte anche accolta. PAGINA 4 Se poi qualcuno, non comprendendo a pieno la “ratio” (in queste cose non ci s’improvvisa esperti), preferisce perdere l’unica percorribile via.... tranquillo poiché il marchingegno ideato (e ormai anche troppo pubblicizzato) sarebbe difficilissimo da far ingoiare al Governo. Le commissioni Bilancio, ormai allertate, troveranno, certamente, da opporre, tremila ostacoli. A questo punto appare chiaro che perdere il presente treno significa restare precari “sine die”, anzi significa porsi nelle mani dell’Amministrazione che, visto come ha proceduto in questi anni, probabilmente (e potremmo anche cancellare l’avverbio voluto dall’avvocato) non desidera affatto ruoli ma anzi parla addirittura di spacchettamenti. Infatti, se voleva l’immissione in ruolo poteva attivarsi, come fatto per la scuola secondaria, per far inserire anche i nostri precari nel cosiddetto Decreto Tremonti sullo Sviluppo. Questa la verità! Francamente ormai torna difficile all’UNAMS comprendere e andare dietro a colleghi che, nonostante l’evidenza dei fatti, preferiscono farsi ingannare a tutti i costi. D.L.