La “Damnatio memoriae” del Sud A cura del già Ministro della

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La “Damnatio memoriae” del Sud A cura del già Ministro della
ANNO XVII N° 8
MARZO 2012
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 247/96 del 16/5/96 -
La “Damnatio memoriae” del Sud
A cura del già Ministro della Pubblica Istruzione On. Mariastella Gelmini
di Dora Liguori
I romani, anzi il Senato romano per cancellare il
nome e le azioni di un qualche personaggio ritenuto particolarmente indegno, ne decretava la
“Damnatio Memoriae” (letteralmente condanna
della memoria), ossia ne cancellava gli scritti, le
statue (fu la sorte di alcuni imperatori ritenuti indegni) e addirittura condannava la famiglia del personaggio in questione a non usarne più il prenome.
Insomma il senato decretava la cancellazione
di un’esistenza vissuta poiché come dirà, circa diciotto secoli dopo, Foscolo, l’essere umano continua a vivere finché ne viene tramandata memoria e
ricordo ai posteri. Ebbene, negli scorsi mesi, una
condanna del genere, e non sappiamo per quali immonde colpe, è avvenuta, a cura del Ministero della P. I., nelle persone dei più illustri poeti e letterati meridionali. Infatti una commissione ministeriale, costituita all’uopo dalla Gelmini, ha redatto, in
perfetto burocratese (lingua, sì, da condannare), la
stesura di un “papiello” dal seguente impossibile
titolo:
A proposito della diffida riguardante la
trattenuta TFR che vi abbiamo invitato a
inoltrare (firmato dagli interessati) presso i
vostri Conservatori/Accademie, a seguito di
alcune richieste, vi sottolineiamo che le
Amministrazioni non possono rifiutarsi di
accogliere e protocollare dette diffide. In
caso di rifiuto spedire via fax poiché appare
la ricevuta di spedizione. Ricordiamo che,
comunque, questo rimane solo un primo
passo.
“Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli
insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all’art. 10, comma
3del decreto del Presidente della Repubblica 15
marzo 2010, n.89, in relazione all’articolo 2, comma 1e 3, del medesimo regolamento”.
In parole povere dicasi la stesura delle linee
guida per i docenti di ciò che dovrebbero insegnare ai loro discenti. E sin qui “nulla questio”, anche
se il concetto avrebbe potuto essere espresso con
semplicità, ma, diavolo, é pur vero che certa gente
“studia” tanto per non farsi capire, quindi … ma il
bello, anzi il brutto, arriva allorché la commissione
affronta il XX secolo e i suoi maggiori esponenti
letterari. Ebbene per questi illustri esperti, che
francamente non amerei conoscere, tutti gli esponenti della cultura del Sud sono da cancellare; la
condanna vale per Quasimodo, Rocco Scotellaro,
Dino Campana, Alfonso Gatto, Leonardo Sciascia,
etc., dicasi tutti … non ne salvano neppure uno.
Infine una vera “damnatio memoria” della letteratura e della poesia meridionale.
Pertanto, viste queste linee guida, uno studente del Nord (ma anche del Sud), appena un poco sveglio, potrebbe chiedersi: cosa è successo, più
o meno, dopo l’unità d’Italia? Forse che da Roma
in giù fossero diventati tutti analfabeti o al massimo in grado di scrivere soltanto qualche lettera o
cartolina?
Premessa l’enormità, e se consentite anche la
stupidità di un simile procedere, una qualche spiegazione a simile scelta, detta commissione, dovrebbe pur darla; e ciò ammesso che lor signori
L’ Unione degli Artisti
ritengano il Sud degno di interagire ed avere delucidazioni.
In attesa che lo facciano proviamo noi a darne un paio.
Ad esempio, la più semplice delle risposte,
potrebbe essere: non conoscono il novecento meridionale; oppure, e questa sarebbe la cosa più grave,
per un senso di incomprensibile razzismo, nell’anno in cui si sarebbe dovuta festeggiare l’Unità, la
commissione, formata riteniamo da esperti del
Nord nominati dalla Gelmini, ha deciso di festeggiarla a modo suo: per tutte le scuole della italica
penisola la cultura, da oggi, si ferma a Roma.
Evviva!
Questo provvedimento, comunque, non è
nuovo poiché altro non rappresenta che la logica
continuazione di quella perversa volontà dimostrata dai Ministeri della Pubblica Istruzione che,
dall’Unità d’Italia in poi, ha stabilito come, per
glorificare il Risorgimento, fosse necessaria la cancellazione di tutta la vera storia del Sud, con le sue
ombre e splendori. Insomma la decisione di negare
agli studenti conoscenza e memoria, di un regno
(quello delle Due Sicilie) che, in quanto a cultura,
vantava la più avanzata Università d’Europa e il
più attrezzato “Gabinetto di Scienze”. Pertanto la
Commissione non ha fatto altro che proseguire su
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questa “illuminata” via, e dopo la storia ha voluto
cancellare anche la cultura meridionale con i suoi
poeti e letterati. Restava la musica …
Fortuna che, essendo cambiato il Governo, si
presume che la Commissione (almeno lo spero) sia
andata a casa altrimenti la condanna, di certo, sarebbe puntualmente toccata ai musicisti. Di conseguenza, via dallo studio nei Conservatori di musica, di compositori del calibro del pugliese Umberto
Giordano, del calabrese Francesco Cilea, del capuano Giuseppe Martucci, del napoletano Ruggero
Leoncavallo, etc.
E dire che eravamo fratelli! A proposito, di
questa bella pensata, che ne dice il Ministro Profumo?
A parte le polemiche sarebbe interessante
conoscerne l’opinione.
Nel frattempo, a scopo propedeutico, perché
non stampare e offrire alla Pubblica Istruzione
( tanto per rinfrescare la memoria di certi personaggi) una raccolta dei maggiori esponenti letterari
del dimenticato Sud del XX secolo?
Come diceva una famosa trasmissione del
passato “per la conoscenza non è mai troppo tardi”.
L’ U.N.A.M.S
Augura
Buona Pasqua
D. L.
L’ Unione degli Artisti
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ATTENZIONE
Il presente articolo lo pubblichiamo a cosiddetta “futura memoria” in quanto al momento
apprendiamo che il Governo ha posto la fiducia, al maxiemendamento interamente sostitutivo del DDL 3194 di conversione del D. L. n. 5/2012.
Pertanto questa mattina 29 Marzo il maxiemendamento è stato approvato senza ulteriori
emendamenti.
Per il futuro, visto che i precari hanno tanti pareri discordanti e alla fine forse poco chiara la
situazione, l’UNAMS ritiene di programmare, dopo le vacanze di Pasqua, un incontro chiarificatore. Nel corso di detto incontro saranno affrontati dubbi e problematiche, compresi
quei retroscena che raramente vengono detti.
Ammesso che qualcuno ritenga utile conoscere la verità. Infatti spesso a rovinare le cose
intervengono le barriere ideologiche.
Ulteriori notizie per il precariato AFAM
Ci sono pervenute, da parte di alcuni precari, richieste circa il ritiro dell’emendamento
Sbarbati il quale, se accolto, immetterebbe in ruolo il personale docente precario delle graduatorie
ex lege 143/04 (circa 300 nei Conservatori).
L’emendamento presentato, nella sua stesura, subordina le immissioni in ruolo al pensionamento di un corrispondente professori in ruolo,
mentre la richiesta che ci perviene consiste nel
ritiro dell’emendamento in questione e la presentazione di un nuovo emendamento volto ad immettere in ruolo, gli attuali precari, sulle circa 600
cattedre attualmente non coperte da personale di
ruolo.
La seconda idea, di per se teoricamente
valida e apparentemente anche logica, in realtà
rappresenterebbe una presa in giro che il sindacato farebbe ai precari, in quanto è noto che
nell’attuale situazione finanziaria, il Parlamento
non accoglierebbe mai un emendamento del genere; la visione dello Stato (leggasi commissioni
bilancio di Camera e Senato) è completamente
diversa e prendono in considerazione solo opera-
zioni a costo zero.
E lo Stato, nel presente, non reputa
affatto libere le attuali circa 600 cattedre (non
occupate da personale di ruolo) poiché su dette
cattedre ormai, dopo tanti anni, ritiene consolidato il tetto di spesa che, al momento, rispetto al
ruolo, è minore. Infatti, un professore di ruolo
percepisce, grazie alla anzianità di servizio, uno
stipendio più alto di quello di un precario che
resta, invece, sempre a stipendio iniziale, cioè
senza progressione di carriera.
Pertanto lo Stato sa benissimo che immettere in ruolo personale precario su queste
600 cattedre corrisponderebbe ad una previsione, quasi immediata, di aumento di spesa in
quanto il personale docente di nuova immissione
in ruolo, nel giro di poco tempo, otterrebbe la
ricostruzione di carriera e la giusta progressione
stipendiale legata alla progressione della carriera
(l’eccezione ci è stata già fatta in un precedente
tentativo al Senato).
In sintesi è proprio la sopra descritta pre-
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visione di aumento della spesa che ha sempre determinato presso le commissioni bilancio il blocco
di qualsiasi proposta di immissione in ruolo. E, visti i tempi di vacche magre, anzi magrissime, nulla
fa presupporre che cambierebbero parere, anzi
vanno cercando dove apporre ulteriori tagli!
Ecco perché il sindacato ha fatto il tentativo di proporre qualcosa che, essendo scandita nel
futuro, avrebbe potuto rendere accettabile la spesa. Ma, appunto, era un tentativo che, qualora accolto, avrebbe potuto definirsi anche miracolo.
In parole povere l’emendamento Sbarbati
gioca proprio sul fronte: sostituzione per pensionamento di un docente di ruolo anziano per servizio con un docente in ruolo giovane.
Il “giovane” in ogni caso, anche in presenza della giusta ricostruzione di carriera, al momento costituirebbe comunque un risparmio perché
verrebbe a costare, alla fine del giro, sempre un
po’ meno del docente in ruolo “anziano”. E questa
soluzione (tra l’altro consigliata da espertissimi
tecnici) avrebbe potuto essere vista, non comportando un immediato aggravio di spesa, alquanto
indolore, e forse con trecentomila spinte anche
accolta.
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Se poi qualcuno, non comprendendo a pieno la “ratio” (in queste cose non ci s’improvvisa
esperti), preferisce perdere l’unica percorribile
via.... tranquillo poiché il marchingegno ideato (e
ormai anche troppo pubblicizzato) sarebbe difficilissimo da far ingoiare al Governo. Le commissioni
Bilancio, ormai allertate, troveranno, certamente,
da opporre, tremila ostacoli.
A questo punto appare chiaro che perdere
il presente treno significa restare precari “sine
die”, anzi significa porsi nelle mani dell’Amministrazione che, visto come ha proceduto in questi
anni, probabilmente (e potremmo anche cancellare l’avverbio voluto dall’avvocato) non desidera
affatto ruoli ma anzi parla addirittura di spacchettamenti. Infatti, se voleva l’immissione in ruolo poteva attivarsi, come fatto per la scuola secondaria, per far inserire anche i nostri precari nel cosiddetto Decreto Tremonti sullo Sviluppo.
Questa la verità! Francamente ormai torna
difficile all’UNAMS comprendere e andare dietro a
colleghi che, nonostante l’evidenza dei fatti, preferiscono farsi ingannare a tutti i costi.
D.L.