(Alessandra Di Martino, lezione del 25 gennaio 2014) Riferimenti
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(Alessandra Di Martino, lezione del 25 gennaio 2014) Riferimenti
LA QUESTIONE RAZZIALE NEGLI STATI UNITI SCHIAVITÙ, DESEGREGAZIONE, AZIONI POSITIVE (Alessandra Di Martino, lezione del 25 gennaio 2014) Riferimenti normativi e giurisprudenziali I. Dalle origini alla Reconstruction Costituzione Americana (1787): Art. I, sec. 9, cl. 1 e Art. V: 1808 clause. Art. I sec. 2, cl. 3: 3/5 clause. Art. IV, sec. 2 cl. 2: restituzione degli schiavi fuggitivi. Corte Suprema : Dred Scott v. Sanford (1857): chi discende da uno schiavo africano non può essere un cittadino americano ai sensi dell’art. III Cost.; il compromesso del Missouri viola il diritto di proprietà del padrone di schiavi (due process clause: V emendamento). Lincoln, Emancipation Proclamation (1863). Reconstruction amendments: Proposta (1864) e ratifica (1865) del XIII emendamento: abolizione della schiavitù. Esclusione dal Congresso dei rappresentanti degli stati del sud. Proposta (1866) e ratifica (1868) del XIV emendamento: diritto di cittadinanza federale e degli stati per le persone nate sul suolo americano; due process clause applicata agli stati; equal protection clause. Reconstruction Acts e procedura di emendamento oltre l’art. V Cost. Riammissione degli stati del sud alla Federazione condizionata alla ratifica del XIV emendamento. Proposta (1869) e ratifica (1870) del XV emendamento: conferimento del diritto di voto agli uomini neri liberi. Corte Suprema: Civil Rights Cases (1883): il XIV emendamento non consente al Congresso federale di adottare leggi antidiscriminatorie che incidono, negli stati, sul settore privato. Plessy v. Ferguson (1896): legittimità costituzionale della segregazione razziale (separate but equal doctrine). Le decisioni della Corte Suprema degli Stati Uniti sono reperibili sul sito www.oyez.org. 1 II. Desegregazione e tutela dei diritti civili Corte Suprema [Corte Warren: 1954-1969; Corte Burger: 1969-1986]: Brown v. Board of Education I (1954): la segregazione razziale nelle scuole viola la equal protection clause. Brown v. Board of Education II (1955): i rimedi giuridici per desegregare le scuole vanno definito dalle corti inferiori with all deliberate speed. Loving v. Virginia (1967): incostituzionalità del divieto di matrimonio interrazziale. Green v. New Kent County (1968): incostituzionalità dei piani di desegregazione orientati al principio del freedom of-choice. Swann v. Charlotte Mecklenburg Board of Education (1971): delimitazione del rapporto tra autorità scolastiche e corti inferiori; specificazione dei rimedi, adottabili dalle corti, volti a promuovere la desegregazione. Keyes v. School District No. 1 (1973): incostituzionalità della segregazione di fatto negli stati del Nord. Milliken v. Bradley (1974): divieto per le corti di adottare misure di desegregazione interdistrettuali. United Steelworkers of America v. Weber (1979): compatibilità di un programma di affirmative action, adottato volontariamente dal datore di lavoro o disposto in seguito a un accordo con i sindacati, con il Title VII del Civil Rights Act (1964). Legislazione: Civil Rights Act (1964): vieta le discriminazioni in hotels, teatri e altre public accommodations e public facilities, promuove la desegregazione nelle scuole e vieta le discriminazioni nell’ambito del rapporto di lavoro. Il relativo fondamento costituzionale è rinvenuto nella interstate commerce clause di cui all’art. I sec. 8 Cost. (Corte Suprema, Heart of Atlanta Motel e Katzenbach v. McClung,1964). Voting Rights Act (1965): vieta i requisiti restrittivi all’esercizio del diritto di voto (come i test di alfabetizzazione) e rende effettivo il XV emendamento. Fair Housing Act (1968): vieta le discriminazioni nell’ambito dei rapporti contrattuali di vendita e locazione di abitazioni. Mentre nella Corte Warren e nella Corte Burger prevale l’idea di desegrazione come integrazione, nella Corte Rehnquist (e in parte nella Corte Roberts) la desegregazione è intesa in maniera prevalentemente formale. Acquista centralità la questione della compatibilità costituzionale delle affirmative actions. 2 III. Affirmative Actions Corte Burger [1969-1986]: Regents of the University of California v. Bakke (1978), in particolare l’opinion del giudice Powell: l’academic diversity rappresenta un interesse idoneo a giustificare un’affimative action, ma le quote non sono compatibili con la equal protection clause. Wygant v. Jackson Board of Education (1986): incostituzionalità dei criteri razziali che, nell’ambito della disciplina dei licenziamenti, derogano il criterio del “last hired-first hired”. Corte Rehnquist [1986-2005]: Richmond v. Croson (1989): applicazione alle affirmative actions del criterio di strict scrutiny. Un’azione positiva è compatibile con la equal protection clause se è provata la sussistenza di un compelling interest (interesse imperativo) dello stato e se la misura è narrowly tailored (formulata restrittivamente). Il compelling interest è identificato con il superamento di una situazione di discriminazione radicata nel passato. Le quote non sono misure narrowly tailored. Adarand Constructors Inc. v. Pena (1995): estensione dei criteri di Croson ai programmi di affirmative actions federali. Grutter v. Bollinger (2003): l’academic diversity è un compelling interest dello stato; criteri individualizzati di ammissione ad una Law School sono misure narrowly tailored. Gratz v. Bollinger (2003): criteri di ammissione ad un college basati su punteggi automatici (bonus extra per l’appartenenza ad una minoranza razziale) non sono narrowly tailored. Corte Roberts [2005- ]: Parents involved in Community Schools v. Seattle (2007): l’academic diversity nelle scuole non è un compelling interest (distinguishing rispetto a Grutter, che riguardava le università); discriminazione intesa in maniera formale. Concurring opinion del giudice Kennedy: academic diversity nelle scuole è un compelling interest; le misure race-conscious ma raceneutral sono da preferire rispetto alle misure che assumono come prioritario il criterio razziale; se si impiega il criterio razziale, questo non può essere esclusivo. Fisher v. University of Texas (2013): il criterio di strict scrutiny impone che le corti inferiori non siano del tutto deferenti rispetto alle autorità scolastiche. Rinvio alle corti inferiori. Shelby County v. Holder (2013): incostituzionalità delle norme del Voting Rights Act sugli stati che devono richiedere, nel caso di modifica alla disciplina elettorale, un’autorizzazione federale (le norme erano volte ad impedire una discriminazione a danno delle minoranze razziali). Violazione del criterio di ragionevolezza e della equal sovereignty degli stati. 3